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Autore: __World_Of_Dreams__    31/07/2009    1 recensioni
[500 views!!!! Grazieeee XD] Cosa succederebbe se si venisse cataplutati all'improvviso dalla sorte più nera alla speranza più pura di Spira? Se si devesse far fronte ad un proprio alterego ('seconda identità'), con un passato oscuro e forse orribile? E qual è la potenza delle cinque Arti Proibite, tra cui il segretissimo Sacrificio, tenuto nascosto dal clero per evitare il panico e il caos tra la gente? Entra nei panni di una ragazza orfana di diciassette anni, di nome Noemi, e rivivi speciali avventure in tutto il magico continente, ed un lungo viaggio con tutti i tuoi personaggi preferiti, tra nuovi amici e bizzarri antagonisti, e tanti segreti misteri da svelare ed inseguire... Capitolo per capitolo, trova la chiave per capire come tornare a Metropolis e cambiare il destino infelice della ragazza, di Tidus e di tutti gli altri. Per cambiare il proprio futuro, molti pericoli si devono affrontare... [Aggiornamento ad ogni mese o meno^^]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il locale in cui dovevano riposare era non simile, ma praticamente identico a quello della Piana dei Lampi. Era della stessa filiare di Rin, con l’insegna caratteristica, e perfino gli stessi oggetti e pozioni in vendita. L’ingresso era a forma semicircolare, e là vicino c’era una stufa accesa e carica al massimo di legna, per contrastare quell’improvviso gelo, vicino al lago ghiacciato. Quelli vestiti più scoperti, come l’ex-capitano, l’invocatrice e Rikku, comprarono delle giacche o dei scalda spalle per contrastare il freddo improvviso e pungente. Il Ronso non sembrava per niente soffrire il freddo: quella specie di leoni viola era ben abituata ai climi gelidi, poiché la loro terra d’origine, il monte Gagazet, era anche più freddo di quel posto stesso. Per il guardiano in giacca rossa quel gelo era come se non esistesse: non aveva fatto la minima piega passando da un posto all’altro. Il gruppo infine non si scambiò molte parole, per via della stanchezza e del grande sonno, anche se alcuni si chiedevano che era preso alla ragazza di Metropolis. Per giunta, Yuna era andata a letto senza nemmeno dare una buonanotte e, arrivata nella sua camera piccola ma accogliente, si chiuse dentro appena ci mise piede, cosa che di solito non faceva. Wakka e Rikku corsero ad assalire i primi letti che videro, con materassi di buona qualità…anche contando quanto Guil erano stati spesi. Lulu li stava seguendo con tutta calma, quando vide Auron appoggiato al muretto di destra vicino alla porta d’ingresso, con gli occhi chiusi dietro i suoi occhiali scuri, come se davvero attendessero quella ragazza.

‘La stai aspettando, vero?’ gli chiese girando lentamente la testa.

‘No… non mi sto preoccupando di lei, ma di quello che potrebbe fare lui…’ le rispose, alzando leggermente la testa rimanendo immobile. Lei gli si avvicinò.

‘Mi sembrava pensosa… io però l’ho avvertita dei rischi connessi… e lei non è una che rischia…da quello che ho visto ci tiene molto alla sua vita…’.

‘Che faccia quello che vuole… Il problema qui non è lei, ma è Tidus… Meno cose fa quel ragazzo, meglio è…’. continuò, con occhi profondi.

‘Pensavo che fosse solo uno stralunato… Non che fosse…’ lo sguardo serio di Auron la fermò.

‘E’ tutt’altro di quello che pensi…se volesse, potrebbe essere più forte di un invocatore esperto…’.

 

La ragazza orfana, ripensando alle facce severe del padre, quelle sfocate della madre perduta, e tutti i suoi guai da ladra, avanzava a passi lenti e quasi calcolati verso una piccola radura, ben aperta al cielo stellato sopra di lei, che dava ad ogni cosa un’atmosfera quasi incantata. Il suolo era completamente fatto d’acqua, dura di sotto e liquida di sopra, con diverse liane che attraversavano tutta la zona, fino ad incontrare gli alberi vicini tutti a fianco sui lati, dotati di sfere brillanti e foglie splendenti come diamanti appuntiti. Il blu dominante dei tronchi, delle piante, dell’acqua cristallizzata che vi era dava una strana sensazione di tranquillità, relax, anche…come dire…fiducia nel cuore di quella ragazza. Forse. Dispersa chissà dove, in un mondo sconosciuto, senza conoscere nessuno…se anche loro mi abbandonano non so che cosa mi accadrà… è vero, sto meglio rispetto a quando ero a Metropolis ma…ma…

I suoi pensieri vennero rotti appena vide cosa c’era nella parte terminale della radura d’acqua. Le liane poco fitte sul suolo, si diramavano tutte a destra ed a sinistra, circondando una specie di mini-lago, al centro del quale vi era un albero di medie dimensioni, dal tronco tutto intricato e dalle forme più in sinuose possibili, e le foglie, tutte raccolte in alto, attiravano una grande quantità di farfalle, che svolazzavano al chiaro di luna, che ne sembrava fendere con i suoi bianchi raggi il tronco avviluppato, illuminandolo da ogni parte possibile. Su di esso, poi, c’era una gigantesca sfera quasi trasparente, grande quanto l’intero diametro del tronco, al quale Noemi venne bloccata dal solo stupore del magnifico spettacolo. Quell’intensa luce riflessa illuminava anche tutta l’acqua fin dalle profondità di quel lago, che si originava da una continua, piccola e leggera cascata d’acqua che cadeva da quella magnifica sfera.

Lei si avvicinò lentamente alla radura e si sedette là dove l’acqua era ancora cristallizzata, a gambe incrociate e fissando quella grande sfera.

Forse devo ancora dimostrare che posso far parte di questo gruppo… Ma…ho tanta paura!!! Forse mi hanno tagliata fuori perché non sono all’altezza del compito… Se solo qualcuno potesse capire come ci si sente!! Essere abbandonati da un padre che non si degna nemmeno di ascoltarti…non sapendo nemmeno se c’è ancora o no l’unica che poteva volerti bene… mi manchi tanto… dove sei?? Io non credo che tu sei morta come lui mi ha detto…

A quel punto lei sospirò, alzò gli occhi lucidi al cielo, cercando di trovare in quelle stelle la verità che tanto sembrava nascosta. La sua tristezza la spinse a parlare ad alta voce da sola, tenendo le mani raccolte vicino alle sue gambe. ‘Mamma…sei ancora viva??!! Rispondi!!! Ti prego…io…io…non so cosa fare…non so come ritornare indietro…io voglio solo…solo…v…vederti…’.

Poi abbassò lentamente la testa chiudendo lentamente gli occhi fino a guardare il suolo brillante sotto di sé. Alcune lacrime trasparenti scivolarono sul suo viso pallido e senza speranze, fino a raccogliersi su quell’acqua magica, resa azzurra dal chiarore della luna piena.

No…ti prego…non piangere…è…è una tra le cose che davvero non sopporto!!! Non fare il mio stesso errore… devi trovare la forza per andare avanti… solo così saprai la verità…

Lei alzò la testa d’un tratto, mentre altre lacrime le rigavano il giovane viso.

‘Tu…come puoi sapere se mia madre c’è ancora??!! Smettila di trattarmi in questo modo!!!’ urlò quasi, a voce rotta.

Credimi…lo so che è difficile… farò di tutto per aiutarti…con ogni cosa, ogni forza, ogni desiderio… Vorrei solo un po’ di fiducia nei tuoi confronti…

Noemi si alzò di colpo. Non sapeva se arrabbiarsi come una belva, o cercare di tendere verso la massima comprensione. ‘F...fiducia?? Tu…tu ti fidi di me??’.

Rimase poi ferma per diversi secondi come una statua di sale aspettando una risposta. Aveva sia paura, sia desiderio di conforto. Forse…desiderio di avere un amico…

Mi fido ciecamente di te… Come posso abbandonare l’unica che può salvarmi?? Ti sarò sempre vicino, ti darò sempre una mano…

‘Ma…ma… Lulu mi ha detto che devo starti alla larga perché tu…tu…’.

Poi si fermò di colpo ed abbassò la testa tenendo gli occhi socchiusi.

‘Mi sento sola… e ho tanta paura… come posso fidarmi di qualcuno dopo così tanti anni di solitudine e di ruberie??...’.

Lei si mise a fissare quella brillante sfera, come se cercasse davanti ad essa il volto della propria madre.

Loro non sanno nulla… non possono dirti niente… Se hai bisogno di aiuto, chiamami e sarò lì da te… con ogni mezzo, in ogni modo risolverò il problema senza farti del male…

Insieme raggiungeremo le nostre due verità del passato assopite da tempo…

Lei si sbalordì a quelle parole, e volse le spalle a quell’albero incantato ed intricato, pensando a cosa fare. Fidarsi o non fidarsi?? Solo insieme sarebbero riusciti a scoprire cosa gli altri volevano celare?? Oppure era un tranello per ingannarla e doveva seguire il consiglio della maga esperta??

Così chiuse gli occhi ed ascoltò il suo cuore. Non l’aveva mai fatto prima di quel momento, lei che aveva un carattere razionale al cento per cento. Quella volta ascoltò il suo istinto, che sembrava più certo che mai della decisione da prendere. Intanto, dietro dall’albero, sbucò un enorme e silenzioso serpente verdognolo, come le foglie appena nate, dalla pelle viscida e ricca di scaglie, che si avvicinava sinuosamente alla sua preda, rigida ed immobile. Aveva il corpo lungo che terminava con una coda vibrante e dotata di numerosi anelli gelatinosi e giallastri, con la testa avente scaglie più grosse che spuntavano sulla parte superiore, quasi a costituire una criniera color verde scuro, per non parlare di quel “rubino” che aveva conficcato sulla fronte, quasi a costituire un terzo occhio. Nella parte del corpo vicino alla testa, spuntavano due arti anteriori, simili a lame appuntite ed affilate, che venivano nascoste nel movimento furtivo dell’animale per cogliere alla sprovvista la sua vittima.

Lo strano sibilo del mostro dalla lunga lingua scurissima che continuava ad uscire ed entrare dalla bocca impastata fece girare di colpo la ragazza, che scattò all’indietro per lo spavento, schivando per sua fortuna il suo primo e duro attacco. La testa sbatté duramente contro l’acqua cristallina, creando un tremendo tonfo che rimbombò per poco, facendo cadere all’indietro Noemi quasi senza rendersene conto.

Il rumore raggiunse debolmente la casa di riposo vicino al lago ghiacciato, e venne sentito dal guardiano professionista, che aprì d’un tratto gli occhi e mise mano sulla sua grossa katana.

‘Lo sapevo che doveva succedere qualcosa stanotte…’.

Uscì di scatto sfondando la porta chiusa del locale con un duro colpo di spalla, e si affrettò verso la radura, però da numerosi mostri, attirati dalle luci del locale in quella notte.

 

‘Che…che…diavolo…!!’.

La ragazza alzò la testa e vide davanti a sé dieci metri di corpo allungato e viscido, mentre alcune gocce vischiose della grossa bocca caddero sopra il suo viso, confondendosi con le sue lacrime ancora sul volto. Lei venne presa dal panico, si alzò quanto più velocemente poté, scivolando un poco, ed evitando a pelo un altro attacco di quel mostro. Così corse all’impazzata verso l’uscita della radura, con quel passo con cui era riuscita ad evitare chissà quanti venditori di Metropolis, ma il serpente si mosse molto velocemente, e sembrava divertirsi ad apparire tutte le volte di colpo davanti a lei, bloccandole la strada.

Così la sua corsa subito si arrestò, per poi riprendere nell’altra direzione, per fermarsi ancora davanti all’albero incantato dalla grande e bianca sfera. Una via d’uscita…devo...trovare una via d’uscita….!!

Si girò a destra ed a sinistra con agitazione, mentre il serpente si avvicinava emettendo strani sibili disgustosi. La sua mente non trovava un’idea o una soluzione da nessuna parte. Poi, quasi inconsciamente, chiuse gli occhi per un secondo e fece un gran respiro, voltandosi verso il mostro che strisciava lasciando delle “S” sull’acqua bassa. Fu lì che lo guardò negli occhi giallastri con serietà e quasi con sfida.

‘Scommetto che siete lì a dormire pensando solo a Yuna, vero??!!’—iniziò a gridare, come in una battaglia, come se gli altri stessero ascoltando—‘Benissimo, allora significa che dovrò fidarmi di più di qualcun altro!!!’.

Senza neanche pensare, lei mise le mani congiunte davanti a sé, con tutte le dita, eccetto gli indici e i pollici, piegate, tanto da darne la forma di pistola, con la canna verso l’alto. Tutt’intorno si creò una strana luce blu, accompagnata da una brezza leggera, che fece muovere le scaglie del mostro ormai vicinissimo. Lei poi chiuse gli occhi lentamente senza pensare a nulla, seguendo solo l’istinto.

 

‘Diamine!! Devo sbrigarmi!!’ esclamò il guardiano professionista, scontrandosi con api giganti e velenose, mostri bassi dotati di spessissima corazza, ed altri che erano gelatinosi, e che lanciavano attacchi magici di ghiaccio con la formula Blizzard. Aveva sentito sinistre folate di vento e cercò di sbrigarsi con ogni mezzo.

In realtà, mai lui si era preoccupato così tanto di qualcuno. Doveva mantenere delle promesse. Già, quel vecchio pellegrinaggio con Jecht lo aveva proprio cambiato tantissimo. Chissà se sarebbe ancora cambiato, ancora più radicalmente??

Nonostante la corazza pesante, la grossa spada, e la sua giacca, corse a gran velocità, schivando tutti gli ostacoli, imboccando subito il bivio e la strada alla sua sinistra.

Quello che lui vide fu una breve luce azzurra che poi svanì all’improvviso, appena prima che il grosso serpente attaccò con un morso lo spazio davanti a sé. Poi questo si voltò intorno, con la sua scura lingua all’infuori, notando con i suoi occhi quelli castani del guardiano professionista, che tolse la katana appoggiata sulle sue spalle, e si posizionò per difendersi da un possibile suo attacco, vedendolo lentamente avvicinarsi.

Dopo un’altra piccola folata di vento, Auron indietreggiò un poco, appena che vide Tidus davanti a sé, disarmato, piombatogli davanti senza che lui se ne accorgesse. Era rivolto davanti al serpente, determinato e forse anche un po’ arrabbiato, con il volto segnato da strane lacrime, e quando il mostro accelerò il passo, lui si portò l’indice destro sulla fronte, coperta ai lati dalle lunghe frange bionde, e quando chiuse gli occhi recitò sottovoce Thundaga, ed in breve tempo, vicino al serpente si crearono delle piccole cariche volanti  attorno, che si avvicinarono piano piano al centro. Appena che questi si congiunsero, un tremendo fulmine, dello stesso diametro dell’albero, colpì in pieno il mostro, liberando numerosi lunioli qua e là, dopo un violento tonfo a terra. La scarica si diffuse più debolmente anche attraverso l’acqua di sotto, rendendo per alcuni secondi quel posto una vera e propria zona elettrificata e pericolosa.

Ci fu uno strano silenzio per alcuni secondi, in cui si sentì un piccolo respiro affannoso.

‘Ahahahahahahah… bel lavoro, complimenti…devo ammettere che potresti superare tuo padre!!!’.

Alle parole del guardiano l’altro non gli rispose. Né un cenno, né una parola. Così lui si avvicinò a passo lento, guardando oltre i suoi scuri occhiali qualche residuo luniolo.

‘Questo posto…mi ricorda tante cose… Passano mille anni e qui non cambia proprio nulla…!!’.

Il biondo, quasi facendo finta di niente, si avvicinò alla fonte d’acqua vicino all’albero incantato, e si sciacquò il volto segnato dallo schifo di quel serpente e dalle lacrime che sentiva come sue. E fece questo lentamente, come se aspettasse che il suo compagno se ne andasse via.

‘E’ stata Noemi questa volta… eheh…Perché sei così serio? Era assolutamente necessario che imparasse a fidarti di te… altrimenti come potresti tu…’.

‘Auron…’—rispose lui senza girarsi—‘…questi sono fatti miei e suoi. Non ti intromettere. Già troppe persone sembrano non fidarsi abbastanza di noi…’.

L’altro si avvicinò ancora un poco, appoggiando il suo braccio destro sulla sua katana che spaccava quasi l’acqua cristallina con la punta. ‘Parli al plurale? Che miglioramenti… cos’è successo? Guarda che questo potrebbe essere cruciale…’.

Tidus si girò poi lentamente rimettendosi in piedi. ‘Siccome avete così tanti segreti e misteri da nascondere, perché mai io dovrei dirvi tutto??!! Cosa vuoi che faccia??... Ora che posso contare finalmente su qualcuno…!!’.

Lo sguardo dell’altro si fece improvvisamente serio. ‘Tu non lo ricordi…ma c’è qualcosa che non puoi controllare, e che forse nessuno potrebbe!!!’ gli ribatté Auron, prima che Tidus lo sorpassasse senza neanche guardarlo in faccia. ‘Credi di averti sotto controllo?? Credi che lei possa aiutarti in questo, facendoti tornare qui, nella realtà, di nuovo?? Non fare il solito testardo!! Hai perso la memoria, guarda che ti sto…’.

Lui poi si girò di scatto verso il guardiano, quasi in preda all’ira ed a pugni chiusi, come se quelle parole, o domande fossero più aspre di qualche offesa. ‘Non mi interessa quello che mi dici!!! Qui nessuno vuole dirmi la verità!!! Se nessuno vuole dirmela, me la cercherò da solo!!!’—e si indicò—‘Almeno potrò spiegare tutto… anche a lei…’.

Auron lo seguì, vedendolo con le mani in tasca e la testa bassa. Non ti sopporto più… Non vuoi aiutarmi ma confondermi la testa?? Ok, allora fai bene a starmi alla larga!!! Parlare di mio padre, poi!!! Però…sono contento che si sia fidata di me… e speriamo che non mi veda come chi che se ne approfitta facilmente... Se potessi darle delle spiegazioni l’avrei già fatt…

Con un “Uh?” si fermò di colpo, prima di lasciare la radura. Aveva notato per terra una foto, che sembrava essere stata lasciata lì di recente. La raccolse e la studiò con gran stupore. Raffigurava Jecht seduto a gambe incrociate davanti all’albero dove Noemi aveva chiesto il suo aiuto. Era stranamente sorridente, sereno, in quella foto, quasi irriconoscibile per lui. Quella fascia rossa, meno severa di quanto potesse sembrare, quel tatuaggio sul petto scoperto con quel simbolo… quegli occhi che non esprimevano odio come al solito…

Quando Auron vide la scena, si toccò tutte le tasche possibili, sopra e sotto la sua giacca. Quella foto gli era caduta quando entrò nella radura e vide il serpente. Già, quella foto… si ricordava quando Braska l’aveva fatta... e cosa dicevano insieme….in quella radura…

 

 

Flashback

 

‘Allora, Jecht!!! Ti muovi??!! Non c’è tempo da perdere!!!’ esclamava un uomo dalla giacca rossa, dai capelli neri e lisci, lunghi abbastanza da portare anche una piccola coda di cavallo dietro. Non portava occhiali, e questo forse era il peggio, perché mostrava sempre il suo sguardo arrabbiato e sempre stufato di ogni cosa. Non possedeva borracce, ma solo una lunga e grossa spada grigia ed appuntita.

‘Oh, avanti Auron… Che fretta c’è?? Lascia che gli faccia questa foto, no?? Tanto il prossimo tempio è vicino...’ gli rispose Braska sorridendo alla grande, con una macchina fotografica in mano, mentre il suo amico si sistemava davanti all’albero.

‘Questa non è una gita turistica, ma un pellegrinaggio!!! E voi vi divertite in questo modo mentre c’è Sin??!! Dobbiamo sconfiggerlo prima possibile, ora che è solo uno spirito magico! Potrebbe diventare un giorno quasi impossibile fermarlo se diventa reale, ci avete pensato??!!’.

‘Ohhhh…calmati un attimo. Partiremo subito…accontentalo per una volta!!’ disse l’invocatore, mentre aggiustava la fotocamera.

Jecht si posizionò per bene, più sorridente che mai. Aveva bevuto?? No, stranamente no…

‘Braska…deve venire bene, mi raccomando!! Ah!!!! TU!!!! EHI!!!!’—rivolgendosi al compagno in rosso con voce rauca—‘Se un giorno mi capiterà qualcosa, dai tu questa foto a mio figlio… ed…anche questo messaggio, già che sei lì…!!!’. Lui si schiarì la voce dopo che vide Auron sbuffare qua e là, e si mise a parlare come se stesse facendo un testamento. Era così ridicolo che l’invocatore non fece altro che ridere, e l’obiettivo iniziò a traballare.

‘Allora…digli che…ecco… se vedrà questa foto e capirà il luogo in cui mi trovo, significa che sta diventando grande finalmente… Io non posso tornare più a Zanarkand… forse neanche lui un giorno… Ora ho un grande desiderio che mi preme più che mai e che mi pulsa nel sangue… arriverà il momento…spero…in cui  dovrà capire pure quel piagnucolone che dovrà smettere di piangere ed andare avanti… ecco… digli che… mi mancano le sue frignate…eheheh!!!’.

Un flash scattò ed illuminò per un istante la radura.

‘E’ venuta bene!!! Bravo!! E io che pensavo che tu non eri fotogenico!!!’ disse Braska.

‘DI CHE desiderio parli??!!’ subito chiese Auron, con tono estremamente serio. Jecht rimase stranamente in silenzio, prima di ridere a crepapelle, chissà per quale motivo…per la domanda??

‘Ahahahah… Un desiderio che ho sempre avuto…e che presto diverrà vero…se è come penso…ahahahah!!! Così starò finalmente in pace con me stesso!!!’.

Lui continuò a ridere, mentre Braska guardò scetticamente l’altro suo guardiano.

‘Andiamo… avrà bevuto come al solito…!!!’ tagliò corto il giovane in giacca rossa, voltandosi verso la radura.

 

‘Oh, andiamo… smettila!!! Perché dovrei…’.

‘Mi aveva detto questo, davvero… Se mi vuoi credere o no…’.

Il  guardiano professionista bevve un po’ dalla sua borraccia, mentre Tidus continuava a guardare scettico la foto in mano. Quale desiderio a quello premeva di più?? E perché improvvisamente era diventato in quel momento un poco più padre del solito??

‘Forse se lo nascondeva, ma sotto sotto credo che ti volesse bene… Anche se… in realtà quello che fece poi fu terribile, imperdonabile…’ continuò lui, imboccando l’uscita della radura.

‘Oh, andiamo, per favore!!!... E poi cosa ha fatto di tanto grave??’ chiese il biondo, continuando a negare il tutto con la testa e seguendo il compagno.

‘Cosa ha fatto??? Quello per cui noi siamo qua a combattere ed a pellegrinare…’.

‘Già…è diventato Sin…’ chiese l’altro, mostrando sorpresi occhioni al chiaro di luna.

‘Hai usato un termine molto adatto…e a che prezzo lo fece…!!’.

Tutt’e due poi improvvisamente tacquero. La casa di riposo era ormai di fronte a loro, e i primi sprizzi d’alba cominciavano ad apparire all’orizzonte.

  
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