Il locale
in cui dovevano riposare era non simile, ma praticamente identico a
quello
della Piana dei Lampi. Era della stessa filiare di Rin, con
l’insegna
caratteristica, e perfino gli stessi oggetti e pozioni in vendita.
L’ingresso
era a forma semicircolare, e là vicino c’era una
stufa accesa e carica al
massimo di legna, per contrastare quell’improvviso gelo,
vicino al lago
ghiacciato. Quelli vestiti più scoperti, come
l’ex-capitano, l’invocatrice e
Rikku, comprarono delle giacche o dei scalda spalle per contrastare il
freddo
improvviso e pungente. Il Ronso non sembrava per niente soffrire il
freddo:
quella specie di leoni viola era ben abituata ai climi gelidi,
poiché la loro
terra d’origine, il monte Gagazet, era anche più
freddo di quel posto stesso.
Per il guardiano in giacca rossa quel gelo era come se non esistesse:
non aveva
fatto la minima piega passando da un posto all’altro. Il
gruppo infine non si
scambiò molte parole, per via della stanchezza e del grande
sonno, anche se
alcuni si chiedevano che era preso alla ragazza di Metropolis. Per
giunta, Yuna
era andata a letto senza nemmeno dare una buonanotte e, arrivata nella
sua
camera piccola ma accogliente, si chiuse dentro appena ci mise piede,
cosa che di
solito non faceva. Wakka e Rikku corsero ad assalire i primi letti che
videro,
con materassi di buona qualità…anche contando
quanto Guil erano stati spesi. Lulu
li stava seguendo con tutta calma, quando vide Auron appoggiato al
muretto di
destra vicino alla porta d’ingresso, con gli occhi chiusi
dietro i suoi
occhiali scuri, come se davvero attendessero quella ragazza.
‘La
stai
aspettando, vero?’ gli chiese girando lentamente la testa.
‘No…
non mi
sto preoccupando di lei, ma di quello che potrebbe fare
lui…’ le rispose,
alzando leggermente la testa rimanendo immobile. Lei gli si
avvicinò.
‘Mi
sembrava pensosa… io però l’ho
avvertita dei rischi connessi… e lei non è una
che rischia…da quello che ho visto ci tiene molto alla sua
vita…’.
‘Che
faccia
quello che vuole… Il problema qui non è lei, ma
è Tidus… Meno cose fa quel
ragazzo, meglio è…’.
continuò, con occhi profondi.
‘Pensavo
che fosse solo uno stralunato… Non che
fosse…’ lo sguardo serio di Auron la
fermò.
‘E’
tutt’altro di quello che pensi…se volesse,
potrebbe essere più forte di un
invocatore esperto…’.
La ragazza
orfana, ripensando alle facce severe del padre, quelle sfocate della
madre
perduta, e tutti i suoi guai da ladra, avanzava a passi lenti e quasi
calcolati
verso una piccola radura, ben aperta al cielo stellato sopra di lei,
che dava ad
ogni cosa un’atmosfera quasi incantata. Il suolo era
completamente fatto
d’acqua, dura di sotto e liquida di sopra, con diverse liane
che attraversavano
tutta la zona, fino ad incontrare gli alberi vicini tutti a fianco sui
lati,
dotati di sfere brillanti e foglie splendenti come diamanti appuntiti.
Il blu
dominante dei tronchi, delle piante, dell’acqua
cristallizzata che vi era dava
una strana sensazione di tranquillità, relax,
anche…come dire…fiducia nel cuore
di quella ragazza. Forse. Dispersa
chissà
dove, in un mondo sconosciuto, senza conoscere nessuno…se
anche loro mi
abbandonano non so che cosa mi accadrà…
è vero, sto meglio rispetto a quando
ero a Metropolis ma…ma…
I suoi
pensieri vennero rotti appena vide cosa c’era nella parte
terminale della
radura d’acqua. Le liane poco fitte sul suolo, si diramavano
tutte a destra ed
a sinistra, circondando una specie di mini-lago, al centro del quale vi
era un
albero di medie dimensioni, dal tronco tutto intricato e dalle forme
più in
sinuose possibili, e le foglie, tutte raccolte in alto, attiravano una
grande
quantità di farfalle, che svolazzavano al chiaro di luna,
che ne sembrava
fendere con i suoi bianchi raggi il tronco avviluppato, illuminandolo
da ogni
parte possibile. Su di esso, poi, c’era una gigantesca sfera
quasi trasparente,
grande quanto l’intero diametro del tronco, al quale Noemi
venne bloccata dal
solo stupore del magnifico spettacolo. Quell’intensa luce
riflessa illuminava
anche tutta l’acqua fin dalle profondità di quel
lago, che si originava da una
continua, piccola e leggera cascata d’acqua che cadeva da
quella magnifica
sfera.
Lei si
avvicinò lentamente alla radura e si sedette là
dove l’acqua era ancora
cristallizzata, a gambe incrociate e fissando quella grande sfera.
Forse devo
ancora dimostrare che
posso far parte di questo gruppo… Ma…ho tanta
paura!!! Forse mi hanno tagliata
fuori perché non sono all’altezza del
compito… Se solo qualcuno potesse capire
come ci si sente!! Essere abbandonati da un padre che non si degna
nemmeno di
ascoltarti…non sapendo nemmeno se c’è
ancora o no l’unica che poteva volerti
bene… mi manchi tanto… dove sei?? Io non credo
che tu sei morta come lui mi ha
detto…
A quel
punto lei sospirò, alzò gli occhi lucidi al
cielo, cercando di trovare in
quelle stelle la verità che tanto sembrava nascosta. La sua
tristezza la spinse
a parlare ad alta voce da sola, tenendo le mani raccolte vicino alle
sue gambe.
‘Mamma…sei ancora viva??!! Rispondi!!! Ti
prego…io…io…non so cosa
fare…non so
come ritornare indietro…io voglio
solo…solo…v…vederti…’.
Poi
abbassò
lentamente la testa chiudendo lentamente gli occhi fino a guardare il
suolo
brillante sotto di sé. Alcune lacrime trasparenti
scivolarono sul suo viso pallido
e senza speranze, fino a raccogliersi su quell’acqua magica,
resa azzurra dal
chiarore della luna piena.
No…ti
prego…non
piangere…è…è una tra
le cose che davvero non sopporto!!! Non fare il mio stesso
errore… devi trovare
la forza per andare avanti… solo così saprai la
verità…
Lei
alzò la
testa d’un tratto, mentre altre lacrime le rigavano il
giovane viso.
‘Tu…come
puoi sapere se mia madre c’è ancora??!! Smettila
di trattarmi in questo
modo!!!’ urlò quasi, a voce rotta.
Credimi…lo
so che è difficile… farò
di tutto per aiutarti…con ogni cosa, ogni forza, ogni
desiderio… Vorrei solo un
po’ di fiducia nei tuoi confronti…
Noemi si
alzò di colpo. Non sapeva se arrabbiarsi come una belva, o
cercare di tendere
verso la massima comprensione. ‘F...fiducia??
Tu…tu ti fidi di me??’.
Rimase poi
ferma per diversi secondi come una statua di sale aspettando una
risposta.
Aveva sia paura, sia desiderio di conforto. Forse…desiderio
di avere un amico…
Mi fido
ciecamente di te… Come posso
abbandonare l’unica che può salvarmi?? Ti
sarò sempre vicino, ti darò sempre
una mano…
‘Ma…ma…
Lulu mi ha detto che devo starti alla larga perché
tu…tu…’.
Poi si
fermò di colpo ed abbassò la testa tenendo gli
occhi socchiusi.
‘Mi
sento
sola… e ho tanta paura… come posso fidarmi di
qualcuno dopo così tanti anni di
solitudine e di ruberie??...’.
Lei si mise
a fissare quella brillante sfera, come se cercasse davanti ad essa il
volto
della propria madre.
Loro non sanno
nulla… non possono
dirti niente… Se hai bisogno di aiuto, chiamami e
sarò lì da te… con ogni
mezzo, in ogni modo risolverò il problema senza farti del
male…
Insieme
raggiungeremo le nostre due
verità del passato assopite da tempo…
Lei si
sbalordì a quelle parole, e volse le spalle a
quell’albero incantato ed
intricato, pensando a cosa fare. Fidarsi o non fidarsi?? Solo insieme
sarebbero
riusciti a scoprire cosa gli altri volevano celare?? Oppure era un
tranello per
ingannarla e doveva seguire il consiglio della maga esperta??
Così
chiuse
gli occhi ed ascoltò il suo cuore. Non l’aveva mai
fatto prima di quel momento,
lei che aveva un carattere razionale al cento per cento. Quella volta
ascoltò
il suo istinto, che sembrava più certo che mai della
decisione da prendere. Intanto,
dietro dall’albero, sbucò un enorme e silenzioso
serpente verdognolo, come le
foglie appena nate, dalla pelle viscida e ricca di scaglie, che si
avvicinava
sinuosamente alla sua preda, rigida ed immobile. Aveva il corpo lungo
che
terminava con una coda vibrante e dotata di numerosi anelli gelatinosi
e
giallastri, con la testa avente scaglie più grosse che
spuntavano sulla parte
superiore, quasi a costituire una criniera color verde scuro, per non
parlare di
quel “rubino” che aveva conficcato sulla fronte,
quasi a costituire un terzo
occhio. Nella parte del corpo vicino alla testa, spuntavano due arti
anteriori,
simili a lame appuntite ed affilate, che venivano nascoste nel
movimento
furtivo dell’animale per cogliere alla sprovvista la sua
vittima.
Lo strano
sibilo del mostro dalla lunga lingua scurissima che continuava ad
uscire ed
entrare dalla bocca impastata fece girare di colpo la ragazza, che
scattò
all’indietro per lo spavento, schivando per sua fortuna il
suo primo e duro
attacco. La testa sbatté duramente contro l’acqua
cristallina, creando un
tremendo tonfo che rimbombò per poco, facendo cadere
all’indietro Noemi quasi
senza rendersene conto.
Il rumore
raggiunse debolmente la casa di riposo vicino al lago ghiacciato, e
venne
sentito dal guardiano professionista, che aprì
d’un tratto gli occhi e mise
mano sulla sua grossa katana.
‘Lo
sapevo
che doveva succedere qualcosa stanotte…’.
Uscì
di
scatto sfondando la porta chiusa del locale con un duro colpo di
spalla, e si
affrettò verso la radura, però da numerosi
mostri, attirati dalle luci del
locale in quella notte.
‘Che…che…diavolo…!!’.
La ragazza
alzò la testa e vide davanti a sé dieci metri di
corpo allungato e viscido,
mentre alcune gocce vischiose della grossa bocca caddero sopra il suo
viso,
confondendosi con le sue lacrime ancora sul volto. Lei venne presa dal
panico,
si alzò quanto più velocemente poté,
scivolando un poco, ed evitando a pelo un
altro attacco di quel mostro. Così corse
all’impazzata verso l’uscita della
radura, con quel passo con cui era riuscita ad evitare
chissà quanti venditori
di Metropolis, ma il serpente si mosse molto velocemente, e sembrava
divertirsi
ad apparire tutte le volte di colpo davanti a lei, bloccandole la
strada.
Così
la sua
corsa subito si arrestò, per poi riprendere
nell’altra direzione, per fermarsi
ancora davanti all’albero incantato dalla grande e bianca
sfera. Una via
d’uscita…devo...trovare una via
d’uscita….!!
Si
girò a
destra ed a sinistra con agitazione, mentre il serpente si avvicinava
emettendo
strani sibili disgustosi. La sua mente non trovava un’idea o
una soluzione da
nessuna parte. Poi, quasi inconsciamente, chiuse gli occhi per un
secondo e
fece un gran respiro, voltandosi verso il mostro che strisciava
lasciando delle
“S” sull’acqua bassa. Fu lì
che lo guardò negli occhi giallastri con serietà
e
quasi con sfida.
‘Scommetto
che siete lì a dormire pensando solo a Yuna,
vero??!!’—iniziò a gridare, come in
una battaglia, come se gli altri stessero
ascoltando—‘Benissimo, allora
significa che dovrò fidarmi di più di qualcun
altro!!!’.
Senza
neanche pensare, lei mise le mani congiunte davanti a sé,
con tutte le dita,
eccetto gli indici e i pollici, piegate, tanto da darne la forma di
pistola,
con la canna verso l’alto. Tutt’intorno si
creò una strana luce blu,
accompagnata da una brezza leggera, che fece muovere le scaglie del
mostro
ormai vicinissimo. Lei poi chiuse gli occhi lentamente senza pensare a
nulla,
seguendo solo l’istinto.
‘Diamine!!
Devo sbrigarmi!!’ esclamò il guardiano
professionista, scontrandosi con api
giganti e velenose, mostri bassi dotati di spessissima corazza, ed
altri che
erano gelatinosi, e che lanciavano attacchi magici di ghiaccio con la
formula Blizzard.
Aveva sentito sinistre folate di vento e cercò di sbrigarsi
con ogni mezzo.
In
realtà,
mai lui si era preoccupato così tanto di qualcuno. Doveva
mantenere delle
promesse. Già, quel vecchio pellegrinaggio con Jecht lo
aveva proprio cambiato
tantissimo. Chissà se sarebbe ancora cambiato, ancora
più radicalmente??
Nonostante
la corazza pesante, la grossa spada, e la sua giacca, corse a gran
velocità,
schivando tutti gli ostacoli, imboccando subito il bivio e la strada
alla sua
sinistra.
Quello che
lui vide fu una breve luce azzurra che poi svanì
all’improvviso, appena prima
che il grosso serpente attaccò con un morso lo spazio
davanti a sé. Poi questo
si voltò intorno, con la sua scura lingua
all’infuori, notando con i suoi occhi
quelli castani del guardiano professionista, che tolse la katana
appoggiata
sulle sue spalle, e si posizionò per difendersi da un
possibile suo attacco, vedendolo
lentamente avvicinarsi.
Dopo
un’altra piccola folata di vento, Auron
indietreggiò un poco, appena che vide Tidus
davanti a sé, disarmato, piombatogli davanti senza che lui
se ne accorgesse.
Era rivolto davanti al serpente, determinato e forse anche un
po’ arrabbiato,
con il volto segnato da strane lacrime, e quando il mostro
accelerò il passo,
lui si portò l’indice destro sulla fronte, coperta
ai lati dalle lunghe frange
bionde, e quando chiuse gli occhi recitò sottovoce Thundaga, ed in
breve tempo, vicino al serpente si crearono delle piccole cariche
volanti attorno,
che si avvicinarono piano piano al
centro. Appena che questi si congiunsero, un tremendo fulmine, dello
stesso
diametro dell’albero, colpì in pieno il mostro,
liberando numerosi lunioli qua
e là, dopo un violento tonfo a terra. La scarica si diffuse
più debolmente
anche attraverso l’acqua di sotto, rendendo per alcuni
secondi quel posto una
vera e propria zona elettrificata e pericolosa.
Ci fu uno
strano silenzio per alcuni secondi, in cui si sentì un
piccolo respiro
affannoso.
‘Ahahahahahahah…
bel lavoro, complimenti…devo ammettere che potresti superare
tuo padre!!!’.
Alle parole
del guardiano l’altro non gli rispose. Né un
cenno, né una parola. Così lui si
avvicinò a passo lento, guardando oltre i suoi scuri
occhiali qualche residuo
luniolo.
‘Questo
posto…mi ricorda tante cose… Passano mille anni e
qui non cambia proprio
nulla…!!’.
Il biondo,
quasi facendo finta di niente, si avvicinò alla fonte
d’acqua vicino all’albero
incantato, e si sciacquò il volto segnato dallo schifo di
quel serpente e dalle
lacrime che sentiva come sue. E fece questo lentamente, come se
aspettasse che
il suo compagno se ne andasse via.
‘E’
stata
Noemi questa volta… eheh…Perché sei
così serio? Era assolutamente necessario
che imparasse a fidarti di te… altrimenti come potresti
tu…’.
‘Auron…’—rispose
lui senza girarsi—‘…questi sono fatti
miei e suoi. Non ti intromettere. Già
troppe persone sembrano non fidarsi abbastanza di
noi…’.
L’altro
si
avvicinò ancora un poco, appoggiando il suo braccio destro
sulla sua katana che
spaccava quasi l’acqua cristallina con la punta.
‘Parli al plurale? Che
miglioramenti… cos’è successo? Guarda
che questo potrebbe essere cruciale…’.
Tidus si
girò poi lentamente rimettendosi in piedi.
‘Siccome avete così tanti segreti e
misteri da nascondere, perché mai io dovrei dirvi tutto??!!
Cosa vuoi che
faccia??... Ora che posso contare finalmente su
qualcuno…!!’.
Lo sguardo
dell’altro si fece improvvisamente serio. ‘Tu non
lo ricordi…ma c’è qualcosa
che non puoi controllare, e che forse nessuno potrebbe!!!’
gli ribatté Auron,
prima che Tidus lo sorpassasse senza neanche guardarlo in faccia.
‘Credi di
averti sotto controllo?? Credi che lei possa aiutarti in questo,
facendoti
tornare qui, nella realtà, di nuovo?? Non fare il solito
testardo!! Hai perso
la memoria, guarda che ti sto…’.
Lui poi si
girò di scatto verso il guardiano, quasi in preda
all’ira ed a pugni chiusi,
come se quelle parole, o domande fossero più aspre di
qualche offesa. ‘Non mi
interessa quello che mi dici!!! Qui nessuno vuole dirmi la
verità!!! Se nessuno
vuole dirmela, me la cercherò da
solo!!!’—e si
indicò—‘Almeno potrò spiegare
tutto… anche a lei…’.
Auron lo
seguì, vedendolo con le mani in tasca e la testa bassa. Non ti sopporto più… Non vuoi
aiutarmi ma confondermi la testa?? Ok,
allora fai bene a starmi alla larga!!! Parlare di mio padre, poi!!!
Però…sono
contento che si sia fidata di me… e speriamo che non mi veda
come chi che se ne
approfitta facilmente... Se potessi darle delle spiegazioni
l’avrei già fatt…
Con un
“Uh?”
si fermò di colpo, prima di lasciare la radura. Aveva notato
per terra una
foto, che sembrava essere stata lasciata lì di recente. La
raccolse e la studiò
con gran stupore. Raffigurava Jecht seduto a gambe incrociate davanti
all’albero dove Noemi aveva chiesto il suo aiuto. Era
stranamente sorridente,
sereno, in quella foto, quasi irriconoscibile per lui. Quella fascia
rossa,
meno severa di quanto potesse sembrare, quel tatuaggio sul petto
scoperto con
quel simbolo… quegli occhi che non esprimevano odio come al
solito…
Quando
Auron vide la scena, si toccò tutte le tasche possibili,
sopra e sotto la sua
giacca. Quella foto gli era caduta quando entrò nella radura
e vide il
serpente. Già, quella foto… si ricordava quando
Braska l’aveva fatta... e cosa
dicevano insieme….in quella radura…
———Flashback–––
‘Allora,
Jecht!!! Ti muovi??!! Non c’è tempo da
perdere!!!’ esclamava un uomo dalla
giacca rossa, dai capelli neri e lisci, lunghi abbastanza da portare
anche una
piccola coda di cavallo dietro. Non portava occhiali, e questo forse
era il
peggio, perché mostrava sempre il suo sguardo arrabbiato e
sempre stufato di
ogni cosa. Non possedeva borracce, ma solo una lunga e grossa spada
grigia ed
appuntita.
‘Oh,
avanti
Auron… Che fretta c’è?? Lascia che gli
faccia questa foto, no?? Tanto il
prossimo tempio è vicino...’ gli rispose Braska
sorridendo alla grande, con una
macchina fotografica in mano, mentre il suo amico si sistemava davanti
all’albero.
‘Questa
non
è una gita turistica, ma un pellegrinaggio!!! E voi vi
divertite in questo modo
mentre c’è Sin??!! Dobbiamo sconfiggerlo prima
possibile, ora che è solo uno
spirito magico! Potrebbe diventare un giorno quasi impossibile fermarlo
se
diventa reale, ci avete pensato??!!’.
‘Ohhhh…calmati
un attimo. Partiremo subito…accontentalo per una
volta!!’ disse l’invocatore,
mentre aggiustava la fotocamera.
Jecht si
posizionò per bene, più sorridente che mai. Aveva
bevuto?? No, stranamente no…
‘Braska…deve
venire bene, mi raccomando!! Ah!!!! TU!!!!
EHI!!!!’—rivolgendosi al compagno in
rosso con voce rauca—‘Se un giorno mi
capiterà qualcosa, dai tu questa foto a
mio figlio… ed…anche questo messaggio,
già che sei lì…!!!’. Lui si
schiarì la
voce dopo che vide Auron sbuffare qua e là, e si mise a
parlare come se stesse
facendo un testamento. Era così ridicolo che
l’invocatore non fece altro che
ridere, e l’obiettivo iniziò a traballare.
‘Allora…digli
che…ecco… se vedrà questa foto e
capirà il luogo in cui mi trovo, significa che
sta diventando grande finalmente… Io non posso tornare
più a Zanarkand… forse
neanche lui un giorno… Ora ho un grande desiderio che mi
preme più che mai e
che mi pulsa nel sangue… arriverà il
momento…spero…in cui dovrà
capire pure quel piagnucolone che dovrà
smettere di piangere ed andare avanti… ecco…
digli che… mi mancano le sue
frignate…eheheh!!!’.
Un flash
scattò ed illuminò per un istante la radura.
‘E’
venuta
bene!!! Bravo!! E io che pensavo che tu non eri
fotogenico!!!’ disse Braska.
‘DI
CHE
desiderio parli??!!’ subito chiese Auron, con tono
estremamente serio. Jecht
rimase stranamente in silenzio, prima di ridere a crepapelle,
chissà per quale
motivo…per la domanda??
‘Ahahahah…
Un desiderio che ho sempre avuto…e che presto
diverrà vero…se è come
penso…ahahahah!!! Così starò
finalmente in pace con me stesso!!!’.
Lui
continuò a ridere, mentre Braska guardò
scetticamente l’altro suo guardiano.
‘Andiamo…
avrà bevuto come al solito…!!!’
tagliò corto il giovane in giacca rossa,
voltandosi verso la radura.
‘Oh,
andiamo… smettila!!! Perché
dovrei…’.
‘Mi
aveva
detto questo, davvero… Se mi vuoi credere o
no…’.
Il guardiano professionista
bevve un po’ dalla
sua borraccia, mentre Tidus continuava a guardare scettico la foto in
mano.
Quale desiderio a quello premeva di più?? E
perché improvvisamente era
diventato in quel momento un poco più padre del solito??
‘Forse
se
lo nascondeva, ma sotto sotto credo che ti volesse bene…
Anche se… in realtà
quello che fece poi fu terribile, imperdonabile…’
continuò lui, imboccando
l’uscita della radura.
‘Oh,
andiamo, per favore!!!... E poi cosa ha fatto di tanto
grave??’ chiese il
biondo, continuando a negare il tutto con la testa e seguendo il
compagno.
‘Cosa
ha
fatto??? Quello per cui noi siamo qua a combattere ed a
pellegrinare…’.
‘Già…è
diventato Sin…’ chiese l’altro,
mostrando sorpresi occhioni al chiaro di luna.
‘Hai
usato
un termine molto adatto…e a che prezzo lo
fece…!!’.
Tutt’e
due
poi improvvisamente tacquero. La casa di riposo era ormai di fronte a
loro, e i
primi sprizzi d’alba cominciavano ad apparire
all’orizzonte.