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Autore: BALTO97    01/11/2019    2 recensioni
Uther è morto, Artù è salito al trono, Merlino e i fedeli cavalieri non potrebbero essere più felici e fieri di lui, ma siamo a Camelot e tra cattivi, creture magiche e misteri da risolvere dovrenno fare l'impossibile per proteggere la loro amata Camelot
riuscirà Artù a dimostrarsi degno del trono? e Emrys verra in soccorso del suo protetto?
NO MERTHUR
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La fioca luce della fiaccola illuminava a malapena il sentiero ma, nonostante quello e i mille pericoli, Will non aveva la minima intenzione di tornare indietro
Continuava a ripensare alle parole di Merlino e il suo cuore straboccava di rabbia
Dopo tutto quello che avevano passato insieme!
Dopo che anni aveva mantenuto il suo silenzio benché sapesse che aiutare un mago fosse un reato punibile con la morte!
 
“Artù non è diverso dagli altri!” borbottò
“solo un viziato! Borioso e arrogante!”
 
“un ragazzo come te non dovrebbe girare per questi boschi da solo”
La voce estranea lo prese alla sprovvista spaventandolo
“CHIA VA LA’?!” urlò alzando il bastone puntandolo verso la direzione della voce
Dalla fitta e oscura boscaglia si avvicinò la luce di un’altra torcia dietro alla quale c’era un uomo d’aspetto quasi minaccioso, il mento pronunciato, gli occhi infossati nel viso scarno con lunghi capelli rossi, la corporatura possente e un ghigno sinistro alquanto spaventoso
Se Will non lo avesse riconosciuto come uno dei cavalieri di re Jhon sarebbe sicuramente scappato “io ti ho giù visto” mormorò senza smettere di fissarlo
 
“sono Sir Ruber” rispose questo con un leggero inchino, anche se chiaro che fosse una sorta di presa in giro
Il giovane non ci diede troppo peso, non si sarebbe mai messo a discutere con qualcuno che aveva un’ascia affilata in mano, dei guanti con grossi spuntoni sopra e muscoli con i quali avrebbe potuto tranquillamente spezzare le sue ossa come fossero state un ramoscello secco
“che ci fate qui?” domandò
 
Rubern sbuffò “il re ci ha ordinato di aiutare i cavalieri prestando i nostri servigi, così mi occupo della ronda notturna fuori dalle mura”
 
Ci fu qualche secondi di silenzio dopo di che Sir Ruber distrattamente esclamò 
“ti ho sentito parlare prima… proprio non ti piace Artù”  
Wil non poté trattenersi dal lanciargli uno sguardo incuriosito, anzi intimorito, parlare male di un nobile voleva dire tradimento e tradimento era uguale alle prigioni se non peggio, alla forca
 
“stai tranquillo, se dovessi dire cosa penso di lui userei termini assai più coloriti”
Will rimase colpito, non credeva possibile che un cavaliere provasse disprezzo per un nobile ma, sorprendentemente, benché l’aspetto del cavaliere non fosse dei più rassicuranti si trovò a pensare che, probabilmente, anche lui doveva avere le sue buone ragioni
 
Così accesero un fuoco e si sedettero su un tronco d’albero caduto
 
 Parlarono di come entrambi avessero perso i genitori a causa di un re troppo interessato a difendere i suoi soldi piuttosto che il suo popolo durante un assedio
 
“Artù è come loro! Viziato e spocchioso! al primo segno di pericolo si nasconderebbe tremante e piangente come un bambino” affermò Rubern lanciando un ceppo di legna nel fuoco
 
Will sospirò “Merlino dice che non è così… dice che Artù sarebbe disposto a dare la vita per chiunque” mormorò
“nell’arena si è comportato bene, ha nominato cavalieri uomini popolani, una cosa che non era mai successa. la donna che ama era una serva e si è battuto per lei, era addirittura disposto a rinunciare al trono per lui” aggiunse
“quindi credi davvero che sarebbe disposto a abdicare per salvare la sua gente? ” chiese il cavaliere senza però smettre di fissare il fuoco scoppiettante, come se trovasse una sorta di piacere contorto nell’osservare come le fiamme divoravano la legna bruciandola fino a ridurla in cenere
 
Il giovane sospirò alzando le spalle
“non saprei, con le parole è bravo…  creo che bisognerebbe metterlo alla prova”
 
Ruber lo osservò e borbottò un “Interessante”
 
Quando il fuoco si spense il cavaliere consigliò al ragazzo di tornare indietro per proseguire l’indomani la sua strada verso casa, con la luce del sole in suo favore
Il giovane voleva andare via da Camelot il prima possibile ma, ragionando, ammise che inoltrarsi nella foresta in piena notta con una fioccale che non sarebbe durata ancora per molto e bastone non sarebbe stato affatto prudente, così decise di seguire il consiglio del cavaliere e tornare indietro
 
Prima si andare via sir Rubern disse “è stato un vero piacere parlare con te!”
Will prese molto bene quella parole ,era felice di aver conosciuto qualcuno che fosse d’accordo con la sua visione sui nobili.
Se sono avesse saputo che il senso delle parole del cavaliere era tutt’altro… e la loro conversazione avrebbe avuto un esito davvero nefasto per tutti.
 
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La mattina dopo Merlino fu sorpreso di vedere che Will non se ne era andato ma, anzi, era tornato indietro e adesso, seduto al tavolo con sua madre e Gaius evitava il suo sguardo mentre mangiava
Forse era un buon segno, la prova che poteva sistemare le cose tra loro, tornare amici, ma onestamente il servitore non era sicuro di voler fare pace
egoisticamente credeva, sperava, che l’altro sarebbe stato felice per lui invece che lamentarsi e rovinare una visita che poteva essere piacevole
soprattutto credeva che una volta conosciuto Artù, Will avrebbe cambiato idea sui nobili, ma così non era stato e questo lo infastidiva molto.
 
Per questo dopo una colazione veloce uscì in fretta salutando Gaius e Unith
 
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La mattina procedette tranquilla, Merlino aveva i suoi tanti doveri da sbrigare e mentre i cavalieri si allenavano Artù e re Jhon, nella sala del trono, discutevano del trattato che avrebbe portato la pace nei loro regni sancendo un’alleanza
 
Quando il sole fu alto nel cielo annunciando il mezzodì sia nobili che villici, stavano per mettersi a tavola quando come all’improvviso qualcosa ruppe la quiete idilliaca di Camelot
 
La campana del castello, quella che suonava sono in caso di emergenza, suonò facendo rimbombare i forti tocchi per tutte le vie
 
Tutti sussultarono tenendo l’orecchio ma quando la spiacevole consapevolezza che si trattava proprio l’allarme uscirono dalla case spaventati
Lo stesso fecero i cavalieri che, confusi, abbandonarono il campo d’addestramento per precipitarsi nella piazza principale
 
Anche Merlino fu alquanto sorpreso e, uscendo di tutta fretta dalle stanze del re, corse nei corridoi arrivando nella sala principale dove i due re erano in piedi con espressioni serie
“che sta succedendo?” domandò Artù
 
“SIRE!” arrivò l’urlo di Sir Leon che, trafelato, anche lui correva nel corridoio
“presto venite”
 
Si affrettarono a seguire il cavaliere e il biondo lanciò anche uno sguardo al servitore che, ricambiando il suo sguardo, gli fece un cenno del capo
 
Quando il portone principale si aprì “che diavolo significa!” esclamò re Jhon trovandosi davanti tutti i suoi cavalieri, schierati in fila, che riempivano tutta la piazza
Gli uomini, immobili, tenevano una mano sull’impugnatura della spada infilata nella cintura, e la testa bassa
Sembrava come se non stessero respirando
 
Artù, i cavalieri, Merlino, persino Gaius erano alquanto confusi
Ma prima che potessero dire qualcosa, dal gruppo si fece avanti proprio sir Rubern che con il suo solito ghigno beffardo disse
“significa, che sto prendendo il potere”
 
“Rubern ! spero si tratti di un qualche tipo di scherzo” quasi urlò Jhon, poi si rivolse ai suoi soldati aggiungendo un severo “voi! Vi ordino di deporre le armi!”
 
Rubern rise “Non ti ubbidiranno… non possono”


“vedi questo?” affermò mostrando un ciondolo che portava al collo, Merlino e Gaius, anche se non lo diedero a vedere riconobbero il disegno riprodotto sulla pietra come uno di quelli appartenenti alla magia più potente e pericolosa, quella oscura
“è un medaglione magico che mi permette di controllare la mente” spiegò quasi con orgoglio
“me lo ha dato una strega… in cambio della mia anima!”
 
Jhon scese uno scalino alzando il braccio puntandogli un dito contro e, a denti stretti, disse “sei sempre stato un piantagrane Ruber! Niente a che vedere con tuo padre! lui si che era un vero uomo!”
Le dure parole del re non scalfirono il sorriso beffardo di Rubern che, sotto gli occhi di tutti affermò
“a mio caro Jhon… di te ora non ho più bisogno” fu il suo turno di puntare il dito, solo che dalla sua mano uscì un raggio di luce accecante che si scagliò sull’uomo che, dopo un urlo straziante carico di dolore, crollò a terra
 
I presenti, sconvolti, facevano volare lo sguardo dal corpo immobile del re caduto, accasciato sugli scalini, al cavaliere intento a ridere quasi istericamente
 
Artù si precipitò al fianco di Jhon e gli toccò il petto, ma ormai per lui non c’era più niente da fare
“perché lo hai fatto?!” chiese
 
Rubern disse “Mettiamola così… tu adesso mi consegnerai il tuo regno e insieme ai tuoi cavalieri te ne andrai altrimenti ucciderò ogni singolo abitante di Camelot”
Dopo questa sua affermazione si udirono delle urla e dalle porte della cittadella entrarono altri soldati solo che questi, in modi assai brutali, stavano trascinando uomini, donne, bambini, che se non cercavano di liberarsi o scappare, imploravano di essere lasciati andare
 
“a cominciare da loro”
Due degli uomini di Ruben presero di forza due bambini con lo sguardo spaventato, strappandoli dalle braccia della mamma in lacrime, trascinandoli in avanti
 
“Lasciali!” urlò Artù facendo per avvicinarsi e tirare fuori la spada
Fortunatamente Leon e Parsifal, rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, lo presero per le braccia trattenendolo
 
“quale torto ti ho mai fatto!” affermò il re inveendo contro Ruben e il suo perfido ghigno mentre i suoi uomini faticavano a trattenerlo
 
“non meriti di essere un re! Non meriti questo regno! Sei solo un ragazzino! Tu vuoi la pace BLEAH” disse sputando per terra
“un grande regno non si costruisce sulla pace e sulla gentilezza! Un re deve incute terrore nei suoi sudditi! Deve far tremare tutti di terrore! Solo qualcuno di potente deve governare Camelot, il regno più grande mai visto!”


Dalla folla del popolo si alzò una voce “e quel qualcuno saresti tu ?!” a cui ne seguirono altri
“sei un mostro” “lunga vita al re!” che imbestialirono non poco l’uomo
“SILENZIO” urlò poi si rivolse al cavaliere che, malamente tratteneva il bambino per il braccio e che ,dopo aver annuito,  estrasse la spada dal fodero
Gli uomini e le donne iniziarono ad urlare e quei pochi che provarono a ribellarsi furono colpiti o spinti per terra
 
“VA BENE!” la voce di Artù sovrastò quella dei presenti che si ammutolirono osservandolo
“farò quello che vuoi” affermò il re con lo sguardo fisso sul piccolo che, con le guancie rigate dalla lacrime lo osservava
 
“sei davvero disposto a lasciare il tuo regno per salvare dei servi?!” domandò Rubern
 
Artù non rispose e, senza distogliere lo sguardo del bambino, si tolse la corona dalla testa e dopo un respiro profondo sotto lo sguardo dei fedeli sudditi, dei cavalieri e del servitore, dietro di lui, la lasciò cadere a terra
 
“Artù…” esalò Merlino in lotta con se stesso tra lo stare fermo o il far brillare gli occhi per scaraventare quel farabutto contro il muro
 
Rubern, davanti alla corona caduta, sorrise “molto bene” disse poi
“tu! Raccoglila”
Il giovane magò seguì lo sguardò del cavaliere e quando vide su chi si posava sussultò
Will
Il ragazzo, accanto a Gaius e Unith, si irrigidì spaventato ma quando il cattivo urlò “MUOVITI!” si fece avanti con passi tramanti
 
“e mentre lo fai guarda gli uomini che hai tradito” aggiunse Rubern
 
Tutti, compreso Artù, portarono gli occhi sul ragazzo e lo fissarono “proprio così mio caro! era da tempo che progettavo un modo per sconfiggerti…” spiegò mentre prendeva Will per la giacca e lo tirava in piedi abbracciandolo per le spalle con modi rudi
“poi, ieri sera, questo piccoletto mi ha confessato di come tu, al contrario di tuo padre, saresti disposto a dare la vita per ogni singolo abitante di Camelot” raccontò  
“sei così patetico!”
 
Merlino, incapace di continuare a restare zitto e fermo al suo posto, dopo aver saputo come Artù  era stato tradito e soprattutto da chi, non ci vide più dalla rabbia
“TRADITORE” urlò prima di precipitarsi giù per la scalinata
Fortunatamente, più per Will che per Merlino, Lancilotto intervenne fermandolo
 
Il mago, all’iniziò si dimenò cercando di liberarsi dalla stretta presa dall’altro, ma poi quando osservando il re che lo guardava e scuoteva la testa, smise di muoversi capendo che Artù aveva ragione; in quel momento la rabbia era inutile e avventarsi contro Will non avrebbe certo aiutato
 
Rubern fece un cenno ai suoi uomini che si avvicinarono al re
Subito i cavalieri, Leon, Elyan, Lancilotto, Parsifal, Galvano e anche Merlino fecero un passo avanti
“se prendete lui prendete anche noi!” affermò serio il cavaliere ricciolo
 
Fu così che si ritrovarono disarmati e ammanettati uno all’altro mentre osservavano impotenti Rubern prendere la corona e mettersela in testa ridendo
 
Poi, abbandonando per un momento la sua espressione beffarda si avvicinò al re, arrivandogli ad un soffio dal viso per esclamare
“ricorda; se ti dovesse venire in mente di fare qualcosa ti stupido li ucciderò uno a uno e appenderò i loro corpi alle mura della città”
 
Artù non rispose anzi, prendendo un respiro profondo, mantenne la sua posa rigida e fiera tenendo gli occhi azzurri in quelli dell’altro mostrando tutta la sua fierezza fino a quando non fu l’altro ad allontanarsi e ordinare ai suoi uomini di portali via
 
Essi ubbidirono subito e con modi molto poco cortesi iniziarono a tirarli fino
Passando tra le vie il re guardava con rammarico tutti i volti dei suoi sudditi che in lacrime scuotevano la testa e sussurravano “sarete sempre il nostro re”
Ad Artù si spezzò il cuore, Ruben era una persona malvagia e non si sarebbe accontentato del suo esilio, anzi, avrebbe reso la vita dei poveri abitanti di Camelt un vero incubo, tassandoli fino a toglierli tutto ciò che possedevano, sfruttandoli senza pietà
 
Una volta arrivati fuori dalla cittadella e attraversato il ponte, il re si voltò appena ammirando il castello, le ultime case e la torre provando rabbia ma soprattutto tristezza mista ad un terribile senso di impotenza
Aveva perso tutto ciò che aveva
Aveva fallito nel proteggere la sua gente
Aveva deluso il suo popolo… suo padre… sua madre… sé stesso
 
Inoltratisi nella foresta i traditori non si fermarono e continuarono a tirarli senza pietà con la corda ruvida che gli stringeva i polsi
Lancilotto, in fondo alla fila, proprio davanti a Merlino si guardò intorno poi
“Merlino” bisbigliò
“devi fare qualcosa” aggiunse tenendo sotto controllo le guardie e gli altri controllando che non sentissero
 
Il giovane mago non aveva ancora del tutto elaborato quello che era appena successo
Solo pochi minuti prima stava ridendo e scherzando con i suoi amici e adesso Artù era stato spodestato, bandito e il suo “amico” Will lo aveva tradito
Forse questa era la cosa peggiore
Ma Lancillotto aveva ragione, adesso dovevano pensare a liberarsi
 
Si guardò intorno a sua volta poi abbassò lo sguardo e bisbigliò una formula, i suoi occhi si illuminarono e un secondo dopo una delle radici si mosse alzandosi facendo inciampare una delle guardie
Lancillotto prese al volo l’occasione e con una mossa rubò la spada dell’uomo e lo infilzò poi, veloce, liberò leon che con altrettanta destrezza atterrò l’altro uomo
Anche Parsifal si diede da fare, gli bastò una gomitata per fa perdere i sensi ad un’altra guardia
Infine Artù, appena capì che c’era l’opportunità di liberarsi si avventò sull’uomo davanti a lui, ma senza armi o la forza bruta non fu facile e l’altro senza le mani legate dopo averlo colpito alla spalla gli diede un pugno, molto forte, nelle costole
Il biondo indietreggiò gemendo dal dolore mentre leon lo raggiungeva e finiva anche l’ultimo uomo dicendo “ resta giù vigliacco!”
 
“è stato facile” affermò Galvano ridendo guardando fiero gli uomini a terra
“già tutto grazie a te” lo canzonò Elian liberandolo dalle corde
 
“state bene?” chiese Parsifal avvicinandosi ad Artù per aiutarlo a rialzarsi sciogliendo i nodi
Il re annuì, nonostante si massaggiasse le costole
“tutto a posto” esclamò
Fece qualche passo sicuro poi si fermò gemendo nuovamente riportandosi le mani sulle costole stringendo i denti appoggiandosi ad un albero
“Artù” lo chiamò Merlino raggiungendolo preoccupato
“va tutto bene” esalò con un respiro spezzato sotto lo sguardo scettico del servitore e degli altri
 
“ora che facciamo?” domandò Elyan sbattendo le mani lungo i fianchi
“non possiamo tornare” affermò Lancilotto
“Ma non possiamo neanche lasciare il popolo nelle mani di quell’assassino” si accodò Leon 
 
Gli uomini si scambiarono alcuni sguardi preoccupati poi osservarono il loro re preoccupati per il suo silenzio
“Artù” lo chiamò Parsifal
“che cosa facciamo?” chiese sottovoce
 
Il biondo scosse la testa, alzò gli occhi guardandoli uno per uno, poi sospirò e con un tono di voce che non aveva mai sentito ammise sconsolato
“non lo so…”
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I cavalieri, dopo aver camminato per qualche miglio, trovarono un luogo dove accamparsi, sulle rive di un fiume in una piccola radura dove raccolsero la legna e accesero un fuoco
“neanche uno stupido pesce!” borbottò Galvano lanciando una pietra dentro l’acqua frustrato
“sentiranno l’odore dei tuoi piedi!” affermò Parsifal facendo ridere tutti
 
Anche Leon rise ma poi notò che l’unico che non stava ridendo era proprio Artù che, seduto su un sasso, poco lontano dal gruppo aveva lo sguardo perso nel vuoto
Il cavaliere vide che anche Merlino stava osservando il re preoccupato
E i due si scambiarono uno sguardo
Merlino alzò le spalle sconsolato mentre Leon si avvicinò
 
Sentendolo arrivare Artù lo guardo spostandosi appena per fargli posto sulla grossa roccia dove era seduto
 “troveremo un modo” affermò Leon sedendosi
“ho fiducia in voi” aggiunse e non era tanto per dire, ci credeva sul serio e cercò di mettere tutta la sua sicurezza nel suo tono
 
Ma nonostante questo il re scosse la testa sospirando “allora hai fiducia in qualcuno che non la merita” mormorò
 
Il cavaliere stava per replicare quando dalle loro spalle arrivò una voce “vi sbagliate”
Entrambi si voltarono per trovarsi davanti, schierati, gli altri cavalieri
 
“abbiamo tutti fiducia in voi” affermò Elyan
“so che ora non è facile, ma siamo usciti da situazioni peggiori” esclamò Parsifal
“grazie a voi” aggiunse
“mi costa ammetterlo…” borbottò Galvano
“Ma siete l’uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto”
 
“e nobile” si accodò Lancillotto
“dareste la vita per difendere ciò che è giusto, Siete andato oltre il sangue e le origini facendoci diventare cavalieri”
Gli uomini annuirono sorridendo orgogliosi
“insomma la tavola rotonda è la prova che siamo uguali, voi un re e noi! Fabbri, contadini, vagabondi” esclamò ancora Elyan guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Galvano
“nessun’altro lo avrebbe fatto” 
Lancillotto fece un passo avanti “Artù abbiamo giurato di proteggere Camelot e voi, non siete solo il re ma nostro amico”
“daremmo la vita per voi perché vi vogliamo bene, non siete solo”
 
Artù osservò uno per uno i suoi uomini, i suoi amici, e provò una profonda ondata di orgoglio e si sentì davvero fortunato ad averli accanto
Si alzò e con un ritrovato sorriso disse un sincero “grazie”
 
I cavalieri annuirono poi Galvano si girò e sorrise “Merlino” chiamò il servitore che per tutto il tempo era rimasto appoggiato ad un albero intento ad osservarli e ascoltarli
“Non ha niente da dire?”
Il servitore alzò le spalle e con il solito sorriso beffardo rispose
“che è una testa di fagiolo già lo sa!”
 
Rincuorati si sedettero attorno al fuoco e mangiarono quel poco che aveva trovato ridendo di vecchie avventure passare
Avrebbero trovato un modo per salvare Camelot e tutti i suoi abitanti, ma in quel momento erano solo uomini, ragazzi, senza titoli o differenze, seduti intorno al fuoco a parlare
 
“vi sentite meglio?” domandò Merlino sdraiandosi sul giaciglio accanto ad Artù, come sempre quando erano fuori dal castello impegnati in qualche pattuglia o missione
 
Stranamente la sera sotto il manto stellato, accanto al leggero tepore del fuoco il sovrano e il servitore parlavano come se la notte fosse capace di rompere quella invisibile barriera che li separava quando di giorno Artù era il re e Merlino il suo servitore
“non credevo che pensassero questo di me” affermò il biondo rivolgendo uno sguardo verso i cavalieri addormentati
 
“certo! Non siete solo il re, ma anche un loro amico” replicò il mago


Ci fu qualche minuto di silenzio in cu Merlino credette che l’altro si fosse addormentato ma poi “sei sempre stato un fedele amico” esclamò il re sorprendendolo non poco
Certo sapeva che a modo suo e, dopo tutto quello che aveva fatto per lui, Artù lo considerava un amico, ma sentirglielo ammettere era allo stesso strano e appagante
 
Scherzare dicendo che erano quasi assurdo sentirlo chiamare amico sarebbe stato tipico del servitore ma notando l’espressione serie del re disse
“e continuerò a esserlo fino al giorno della mia mia morte”
 
Ancora una volta cadde il silenzio interrotto solo dai rumori del bosco a cui ormai erano abituati, anzi, trovavano quasi rilassanti
Merlino chiuse gli occhi addormentandosi
Mentre Artù con lo sguardo perso nel manto stellato sussurrò
“o fino alla mia”
 
   
 
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