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Autore: BALTO97    25/10/2019    2 recensioni
Uther è morto, Artù è salito al trono, Merlino e i fedeli cavalieri non potrebbero essere più felici e fieri di lui, ma siamo a Camelot e tra cattivi, creture magiche e misteri da risolvere dovrenno fare l'impossibile per proteggere la loro amata Camelot
riuscirà Artù a dimostrarsi degno del trono? e Emrys verra in soccorso del suo protetto?
NO MERTHUR
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quel giorno, a Camelot,  era atteso un ospite molto importante, re Jhon delle terre oltre il confine, Il sovrano e i suoi uomini si recavano nel regno dei Pendragon per porgere le condoglianze ad Artù e parlare del trattato di pace che per anni il re aveva proposto a Uther, senza successo in quanto il vecchio re sapeva che, al contrario di lui, Jhon non disprezzava la magia ma anzi, durante la grande epurazione aveva dato asilo ad alcuni fuggitivi
Jhon sapeva che il suo erede era di altre vedute e non avrebbe rifiutato quantomeno di provare a parlare di una possibile pace tra i loro regni
 “è bellissimo” disse Hunith osservando i vari festoni e stendardi appesi ad ogni casa
abituata al suo semplice villaggio, trovarsi in una cittadina così viva con strade piene di gente, tanto cibo, musicanti, giocolieri e acrobati era come essere in un mondo di meraviglie.
Will invece non sembrava affatto aver subito il fascino della cittadella lamentandosi della troppa gente e di quanto cibo ci fosse per dare il benvenuto agli ospiti mentre nei paesi fuori c’era chi moriva di fame
“dov’è Merlino?” domandò la donna arrivati all’arena dove tutti gli abitanti si stavano riunendo per assistere ai giochi
“sta aiutando i cavalieri a prepararsi” rispose Gaius prendendo posto accanto a lei nelle tribune riservati ai membri della corte, più vicine per poter vedere meglio lo spettacolo
 
“a cosa serve tutto questo? Per dimostrare la forza e la brutalità dei cavalieri?” domandò il giovane sedendosi davanti al grande spiazzo dove gli addetti stavano preparando il palo per la giostra
“è una tradizione” rispose il guaritore
“quando un’ospite importante come un re arriva lo si accoglie dilettandolo con dei tornei, infine i migliori dei due regni combattono in un duello e il vincitore è considerato il campione” spiegò
“chi è il campione adesso?” chiese Unit
 
Gaius sorrise “Artù”
“è il migliore in carica da quando era un ragazzo” aggiunse
 
“deve essere una bella responsabilità mantenere questo titolo e non deludere le aspettative” disse la donna
“già! Proprio una bella responsabilità” parafrasò Will
“fare colpo sulle principesse e sui nobili!”
 
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Nel frattempo nella tenda il giovane mago stava, come sempre, aiutando i cavalieri a vestirsi
“l’unguento di Gaius è miracoloso” affermò Elyan
“Non avete neanche un livido!” aggiunse osservando come sul viso del biondo non ci fosse neanche l’ombra di un segno
Artù annuì mentre Merlino sorrise di sottecchi, nessuno sapeva che quella mattina prima di aprire le tende delle stanze reali con il suo solito “BUONGIORNO FUORI DAL LETTO” aveva fatto brillare gli occhi e scomparire il livido dal viso del re
“già!” si intromise Lancillotto
“un lavoro eccellente” disse scambiandosi uno sguardo complice con il servitore, infondo il cavalieri era l’unico a sapere che il livido non era scomparso grazie ad un unguento 
 
“Artù” lo chiamò Merlino
“dovete preparavi per il duello”
Il re annuì e salutò il resto degli uomini che uscirono dalla tenda augurandogli buona fortuna
 
“è pronto il trattato?” domandò il biondo una volta rimasti soli
“si” rispose il servitore allacciandogli la cintura
“ti sei assicurato che le stanze siano pronte?”
“si, sire”
“hai controllato che i suoi uomini avessero i cavalli migliori?”
 
Merlino alzò gli occhi al cielo sorridendo
“si, ma adesso concentratevi sul duello” affermò finendo di sistemare la parte superiore della pesante armatura in ferro allacciandola cosicché non fosse troppo stretta né troppo larga, dopo anni ormai poteva farlo ad occhi chiusi e sapeva esattamente come l’altro la preferiva
 
“ho visto il loro guerriero, cavolo le sue braccia sembrano due tronchi!” disse cecando di farlo ridere e, soprattutto, distrarre dai tanti pensieri che gli offuscavano la mente
 
“non è né più né meno di tanti altri” esclamò Artù come se niente fosse
 
Merlino prese la grossa e lucente spada dal tavolo e gliela porse
“Mi raccomando” disse mentre distrattamente gli sistemava l’armatura  
“state attento” aggiunse
Ormai era diventata una sorta di abitudine tra loro e il mago si sentiva meglio dopo averglielo detto
 
Artù sorrise al fedele servitore poi, dandogli una pacca sulla spalla uscì  
 
Quando la tromba e i tamburi informarono gli spettatori che l’ultimo duello, il più atteso, stava per iniziare tutti i presenti iniziarono a fremere dall’impazienza
Il cavaliere di re Jhon era già in mezzo all’arena saltellando da un piede all’altro respirando a scatti, stringendo forte l’impugnatura della spada
Merlino non scherzava, era davvero muscoloso, con braccia e gambe possenti
 
Il popolo scoppiò in un forte applauso quando Artù comparve con sguardo fiero, la camminata sicura e l’armatura scintillante
 
Il mago, salì sul patio dove vi erano le persone più importanti; re Jhon e altri nobili seduti sul piano rialzato e sotto i cavalieri schierati
 dopo aver sorriso agli uomini e a Ginevra, seduta sull’arena, riportò lo sguardo sul re osservandolo con orgoglio.
 
L’addetto con vece ferma annunciò “che il duello abbia inizio!”
Il popolo tacque e si sedette in trepidante attesa di vedere i due combattere
 
Artù e l’altro si scambiarono un cenno poi si misero in posizione di guardia e pochi istanti dopo si udì il primo inconfondibile tintinnio di due spade che sbattono una contro l’altra
I due si muovevano a scatti brandendo l’arma e scagliandola con una tale abilità da sembrare che questa fosse un prolungamento del braccio
 
All’improvviso lo sfidante, Caio, dopo un colpo ben assestato ma altrettanto ben parato dal Artù, si portò una mano sulla spalla dove tutti posarono lo sguardo notando chiaramene che il laccio che teneva unite l’armatura del busco con quella del braccio si stava slacciando facendo scivolare i pezzi di ferro lungo l’arto rendendo difficoltoso muoverlo
 
Le regole dei combattimenti erano semplici; vinceva chi atterrava prima l’avversario impedendogli di rialzarsi, era permessa solo un’arma a testa e una volta che questo aveva inizio poteva essere interrotto solo in caso di emergenza
una chiusura slacciata non rappresentava una situazione estrema da richiedere una pausa; farlo sarebbe stato visto come un gesto di estrema debolezza da parte di Caio
 
Ma proprio mentre tutti i presenti stavano pensando che l’incidente era uno sfortunato evento che avrebbe compromesso le capacità del combattente ma che non poteva impedirgli di continuare a lottare, Artù alzò il braccio indicando che voleva fermarsi.
 
La gente mormorò confusa, i cavalieri scattarono sull’attenti pronti ad intervenire in caso di problemi e Merlino fece un passo avanti cercando di capire perché il re avesse fatto qualcosa di così strano
Nemmeno quando era malato o ferito, terribilmente ferito quasi incapace di reggersi in piedi, avrebbe mai e poi mai fermato un combattimento
Anche Caio era confuso ma non ebbe il tempo chiedere spiegazioni che Artù dopo aver appoggiato a terra la spada e gli si avvicinò
 
Sotto gli occhi di tutti il re prese tra le mani il laccio e senza dire niente la sistemò
 
Ginevra era così emozionata che si portò la mano sulla bocca
I cavalieri sorrisero guardando il loro sovrano compiere un simile atto, così semplice ma anche così importante
Anche Gaius era visibilmente fiero del re, così diverso dal padre e simile alla madre; buono e generoso
 
Infine Merlino che proprio come il giorno dell’incoronazione sorrideva stracolmo di orgoglio
 
Caio, colpito dal gesto, non poté fare altro che restare in silenzio e quando l’altro si allontanò lo ringraziò con un cenno del capo e il combattimento ricominciò
 non durò molto perché il neo re, con due abili mosse, riuscì a disarmare l’avversario e farlo cadere a terra puntandogli la spada alla gola guadagnandosi l’applauso del pubblico che, entusiasta, di alzò in piedi gioendo per la vittoria del sovrano
 
“EVVIVA RE ARTU’!” urlarono alcuni poi tutta la folla si unì al coro
“EVVIA RE ARTU’!”
Anche re Jhon si alzò unendosi all’applauso del popolo
 
“Re Artù mantieni il titolo di campione” annunciò la voce mentre il re si tolse l’elmo porgendo la mano all’avversario aiutandolo a rimettersi in piedi congratulandosi a vicenda poi, salutando il popolo uscì dall’arena passando in mezzo ai cavalieri che, entusiasti gli davano pacche sulle spalle e scompigliandogli i capelli con gesti fraterni, come Galvano ed il suo
“ben fatto principessa”
 
“avete fatto un gran bel gesto, sono fiero di voi!” affermò Merlino mentre, tornati nella tenda, gli toglieva l’armatura
“se non lo avessi aiutato non sarebbe stato un combattimento equo” rispose il biondo slacciandosi i guanti
Il mago sorrise sempre più orgoglioso dell’amico che sembrava non capire che quello che aveva fatto non era stato interpretato come un semplice parità ma soprattutto rispetto
Era anche felice che tra il pubblico ci fosse Will per costatare con i suoi occhi che le sue parole erano vere e Artù era davvero una brava persona
 
“smettila di sorridere come un ebete Merlino!”
 
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La cena andò bene; gli ospiti si divertirono e si godettero la compagnia di cavalieri e del resto della corte, nel frattempo Artù ebbe l’opportunità di parlare con re Jhon del trattato di pace tra i loro regni
 
Questa era insolito, Artù si preoccupava sempre della pace, ma durante un banchetto solitamente rideva, beveva, scherzava, parlava con tutti per intrattenerli con storie di missioni e nemici battuti
 
Adesso la sua postura era composta e rigida proprio come si addice ad un perfetto sovrano
Sorrideva ma non rideva e non faceva battute con gli altri cavalieri
 
“tutto bene?” domandò Ginevra appoggiandogli una mano sulla spalla
 
“si, si certo” rispose Artù sorpreso dalla sua domanda

“non hai parlato che di questioni del regno per tutta la sera” affermò la donna cercando di sorridere e celare la sua preoccupazione
“divertiti, goditi una delle storie di Galvano, credo stia raccontando di aver battuto 30 uomini da solo armato esclusivamente di un bastone” aggiunse portando gli occhi sul cavaliere che, seduto al tavolo, usava un osso di pollo per mimare la scena con gli occhi di tutti gli ospiti puntati addosso, solo gli altri cavalieri ridevano sotto i baffi
 
“perdonami, ma non ho molta voglia di ascoltare storie inventate” disse il biondo ridendo proprio mentre Merlino si avvicinava al tavolo con l’ennesima portata
La regina sorrise poi alzò lo sguardo incontrando quello del mago che, anche lui, si mostrò scettico davanti alla sua risposta
 
Tutti e due sapevano che Artù, benché le ritenesse assurde, apprezzava il modo in cui Galvano raccontava le loro imprese gonfiandole facendo passare una semplice battuta di caccia per una grande impresa leggendaria degna di essere raccontata dal migliore cantastorie
ma dalla morte di Uther, Artù sentiva molto il peso del regno e per questo doveva mantenere un certo contegno
Anche se questo voleva dire non essere più sé stesso
 
Quando il banchetto giunse al termine gli ospiti si ritirarono nelle loro stanze, anche i cavalieri che dopo aver sollevato il loro amico incapace di reggersi in piedi (naturalmente Galvano) diedero la buonanotte al sovrano  
 
Merlino, dopo aver acceso il fuoco, sistemato le coperte e essersi assicurato che Artù avesse tutto il necessario, chiedendogli per l’ennesima volta se stesse bene, tornò nelle sue stanze dove sua madre e Gaius stavano già dormendo mentre Will lo stava aspettando seduto sul gradino
 
“ti aspetto da un’ora!” disse visibilmente scocciato
“pensavo che stasera ci saremmo divertiti!” aggiunse sbattendo le braccia lungo i fianchi
 
“mi dispiace Will, non pensavo che il banchetto finisse così tardi” rispose il giovane sospirando
 
“ma hey, ti andrebbe di fare un giro del castello?” propose il mago, benché fosse stanco gli dispiaceva molto non passare del tempo con l’amico che non vedeva da tanto anni.
 
L’altro accetto facendo comunque notare che i suoi piani erano diversi e si sarebbero divertiti molto di più se non avesse dovuto fare il cameriere al re assicurandosi che il suo cuscino fosse sprimacciato a dovere
 
Merlino non rispose limitandosi a scuotere la testa e seguirlo
 
I due ragazzi, chiacchierando della loro infanzia e delle avventure nei boschi vicino al villaggio il giovane mago era felice di vedere che l’altro avesse finalmente smesso di lamentarsi e si stesse godendo la visita privata al castello
 
Ma, quando passarono davanti alla sala del trono, Merlino si fermò bruscamente sussurrando un “ma che…”
Anche Will si fermò non capendo cosa avesse sconvolto l’altro, almeno fino a quando non lo vide anche lui
 
Seduto alla tavola rotonda con davanti una pila di carte e 3 candele accese, Artù era intendo a scrivere con lo sguardo concentrato e mano tra i capelli per sostenere la testa
 
Will, deluso ma non stupito, vide Merlino lasciarlo indietro per entrare nella grande sala
“Non dormite” esclamò
Il re sussultò lasciando cadere la penna che teneva in mano
“Merlino… mi hai colto di sorpresa” esalò osservando il servitore che a sua volta lo guardava quasi preoccupato
“non sono stanco” affermò riportando gli occhi sulle carte
 
“sul serio?” domandò il giovane mago prendendo posto sula sedia accanto a quella di Artù
“stamattina vi siete alzato prima dell’alba e il pomeriggio è stato abbastanza impegnativo” aggiunse
 
“ho troppe cose da fare per dormire” rispose il re senza smettere di intingere la penna nel calamaio
Ma a nessuno dei due sfuggì come la sua mano tremasse leggermente, probabilmente per la stanchezza
Merlino sospirò “se siete preoccupato per il trattato con re jhon state tranquillo, l’ho visto molto colpito e poi è stata sua l’idea di unire i regni”
Il re annuì anche se poi sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia
“non… non è solo quello…” sussurrò con lo sguardo basso
Il giovane servitore ormai lo conosceva bene e sapeva che costringerlo a parlare non serviva a molto ma, al contrario, aspettare pazientemente che si aprisse
 
Esprimere i propri sentimenti o lasciar trapelare le sue insicurezze era vietato per un re
Un segno di debolezza

“credi che se non avessi fatto intervenire quello stregone mio padre sarebbe ancora vivo?” domandò con voce estremamente bassa
 
Il mago sospirò “Non lo sapremo mai temo”
Artù annuì per poi aggiungere
“vorrei dire a mio padre che mi dispiace per non essere riuscito a salvarlo”
 
“avete fatto del vostro meglio” esclamò prontamente l’altro ma il re, come se non avesse sentito le sue parole, continuò
“per la prima volta… inizio a pensare… temere che…” sospirando per riprendere il controllo Merlino a malincuore lo vide asciugarsi velocemente gli occhi per nascondere una lacrima ribelle
“non so se sarò in grado di gestire il regno… non mi sento all’altezza”
 
Il servitore, abbandonando il suo atteggiamento allegro, si fece serio
“Artù ascoltatemi!”
“ siete arrabbiato con quello stregone e ne avete tutto il diritto ma dovete smettere di pensare di non essere all’altezza di governare perché non è così! il vostro popolo lo sa, io lo so, tutti i cavalieri lo sanno, perché voi non lo vedete?”
 
Finalmente il re alzò lo sguardo incontrando gli occhi del servitore
“dareste la vita per ogni singolo abitante di Camelot! Siete saggio e coraggioso! È vero dovete ancora imparare ma non siete solo, siete circondato da persone che vi vogliono bene e non perché siete il re, ma perché siete voi!”
 
“certo è tanto da assorbire per una testa di fagiolo come la vostra!” affermò sorridendo, felice quando anche sul viso del sovrano nacque un piccolo sorriso
 
“grazie Merlino”
 
“adesso andate a letto” disse il servitore
“si… si fammi solo finire questo”
 
“NO” il servitore ridendo tolse la penna dalla mano
“adesso andate a letto”
Il sovrano arresosi all’idea che il suo servitore non lo avrebbe lasciato in pace fino a quando non sarebbe tornato a letto si alzò
 
“buona notte” disse Merlino arrivati nel corridoio
“anche a te” rispose il biondo prima di girarsi e andare verso il corridoio
 
Il servitore, felice di essere riuscito ad aiutare il suo amico, quando sentì la voce del re
“resti comunque il peggior servitore del mondo!”
 
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 tornato nelle sue stanze Merlino si ricordò del suo amico e sospirando pronto per affrontare l’ennesimo scontro entrò
“Will perché sei andato via? Non avevamo ancora finito… che stai facendo?” chiese quando lo vide intento a farei bagagli
 
“Me ne vado?” rispose stizzito Will mentre con movimenti frenetici infilava i vestiti nella sacca
 
“cosa? Solo perché ho parlato due minuti con Artù?! Stai diventando ridicolo!” affermò il mago
Ma l’altro scosse la testa sbattendo con violenza la maglietta
“è per quello che gli hai detto!” affermò
 
“gli hai detto che ha il diritto di essere arrabbiato con te! Insomma stai scherzando? Tu hai fatto del tuo meglio per guarire quel mostro di Uther! Volevi addirittura salvarlo dopo che ha sterminato quelli come te!” aggiunse
il giovane mago sospirò
“è vero Uther era una brutta persona ma se lui meritava di morire Artù non merita si soffrire! se non fosse stato per me suo padre sarebbe vivo! Mi sento in colpa e lui ha tutto il diritto di odiarmi” disse
Ma quando vide che l’amico non accennava a cambiare idea decise che ne aveva abbastanza
Will aveva le sue buone ragioni per odiare i nobili ma non poteva più stare zitto
 
“e poi parli proprio tu? Tuo padre è morto a causa dei nobili e li puoi disprezzare, i genitori di Artù sono morti a causa della magia ma lui non può odiare i maghi?” chiese alterato, anzi proprio arrabbiato
 
“è diverso!” affermò Will distogliendo lo sguardo
 
Merlino non demorse “in che modo?”
“Non capisci che lui è come noi? È solo un ragazzo”
 
“un ragazzo che fin dalla nascita è stato educato da un padre severo e spesso assente, mentre noi facevamo gli scherzi al vecchio Simons lui imparava ad usare la spada e cavalcare, passa le notti a studiare le carte, si allena ogni giorno per essere sempre in forma con il sole o la pioggia, che sia malato o ferito, devo mostrarsi forte in ogni situazione anche se dentro sta soffrendo! È vero è un arrogante ma è l’uomo migliore che abbia conosciuto… e mio amico”
 
Le sue parole scioccare l’altro che lo guardava con occhi sgranati, perplessi davanti a quello sfogo e, principalmente, deluso dal fatto che chiaramente Merlino, il suo migliore amico, stesse scegliendo Artù, un nobile, a lui
 

Will non lo poteva accettare, si mise in spalla il sacco e dando un’ultima occhiata al suo ormai vecchio amico, uscì mentre Merlino esclamava
“non è colpa sua! Sei tu che non riesci a comprendere quanto significherà la nascita di Albione per tutti noi… e per me!”
   
 
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