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Autore: Moony16    02/11/2019    1 recensioni
Una Rose nanerottola e discretamente schizzata, uno Scorpius tanto dolce quanto idiota e una famiglia un po' ingombrante: mescolateli insieme e avrete una scorose di tutto rispetto.
Dal testo:
«Guarda un po' la Weasley, tutta allegra e pimpante ... che è successo, Merlino ti ha forse finalmente donato qualche centimetro in più?» Scorpius, stravaccato su una delle finestre del castello la osservò meglio dall'alto del suo metro e ottanta.
«Evidentemente no. Peccato» Lei lo guardò male fermandosi davanti a lui, senza però smettere di emanare felicità da tutti i pori.
«Brutta giornata, Malfoy? Mi dispiace ma non rovinerai la mia»
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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«Weasley mollami»

Il ragazzo biondo tirò via la sua manica con forza dalla stretta che Rose, un metro e cinquanta di testardaggine, era riuscita ad ottenere.

«Malfoy devi ascoltarmi» lo stava quasi pregando, ma lui non ne voleva sapere di rallentare, nè di starla a sentire. Chiunque sarebbe rimasto scioccato guardando quella scena, ma a dire il vero i possibili spettatori erano davvero pochi, Hagrid escluso: erano nel parco di Hogwarts, in mezzo a quella che presto sarebbe diventata una bufera di neve in piena regola. Scorpius era scappato nel parco sperando che, visto quanto la ragazza pativa notoriamente il freddo, non lo avrebbe seguito anche lì: era da una settimana che gli stava alle calcagna.

«Malfoy fermati, o ti giuro su Merlino, Salazar e Godric che ti lancio un pietrificus» si era fermata anche lei, con la neve fino alle caviglie e i capelli rosso fuoco pieni di piccoli fiocchi bianchi. Scorpius si era fermato, conscio che la ragazza faceva sul serio, ma non si era girato a guardarla in faccia.

«Non abbiamo niente da dirci Rose. Assolutamente niente» In fondo, era la verità. Non si erano mai realmente parlati in quei sette anni di scuola, se non per urlarsi addosso e per lanciarsi a vicenda i peggiori incantesi che conoscevano, per poi passare intere settimane insieme in punizione in un rigoroso silenzio, rotto solo da ulteriori insulti. Però si conoscevano bene, si capivano a vicenda come forse non avrebbero fatto neanche se avessero instaurato la più solida delle amicizie.

Ma intanto lui l'aveva chiamata Rose, e lo aveva fatto con tono rassegnato, con il tono di un ragazzo -quasi un uomo- che non sapeva più che fare.

«Non pensavo le cose che ti ho detto. Io non sono così, e tu lo sai» Scorpius sospirò. Lo sapeva, ma la cosa lo aveva ferito ugualmente.

Una settimana prima

Rose camminava svelta nel corridoio del secondo piano, tanto allegra che quasi si sarebbe messa a saltellare: c'era il sole, aveva preso un eccezzionale in pozioni -cosa più unica che rara- ed essendo venerdì non ci sarebbero state più lezioni fino al lunedì successivo, per cui era libera di godersi un sacrosanto e meritatissimo riposo. In più dopo cena si sarebbe vista per qualche ora con James Harris, un suo compagno di corvonero abbastanza carino e che le piaceva discretamente. Non poteva andare meglio di così, insomma.

«Guarda un po' la Weasley, tutta allegra e pimpante ... che è successo, Merlino ti ha forse finalmente donato qualche centimetro in più?» Scorpius, stravaccato su una delle finestre del castello la osservò meglio dall'alto verso il basso.

«Evidentemente no. Peccato» Lei lo guardò male fermandosi davanti a lui, senza però smettere di emanare felicità da tutti i pori.

«Brutta giornata, Malfoy? Mi dispiace ma non rovinerai la mia» lui rise

«Considerando la gente di cui ti circondi non credo che potrei fare di peggio. Harris, seriamente? Sei tanto disperata Weasley?» rise lui. Come faceva a sapere che quella sera si sarebbe vista con James, era un mistero per la rossa.

«Sai com'è, almeno con lui non rischerei una malattia venerea» osservò lei pungente.

«E invece con me si? Se è questo che ti preoccupa, uso sempre le precauzioni, quindi la mia salute è di ferro. E poi, onestamente, ho decisamente di meglio» osservò lui, tagliente.

Rose non capì perchè se la prese tanto. Arrossì violentemente, tutta la felicità di poco prima scoppiata come un palloncino.

«Bhe sai che c'è Malfoy? Per quanto mi riguarda, chiunque sarebbe meglio di te, quindi non si pone il problema. E non mi preoccupo per la tua, di salute, ma per quelle povere malcapitate che si ritrovano con te»

«E questo meglio sarebbe Harris?» Malfoy rise.

«Ah la volpe e l'uva... » aggiunse poi continuando a ridere, mentre lei raggiungeva la tonalità di rosso dei suoi capelli.

Scorpius sapeva di stare toccando un tasto dolente. Rose era insicura con i ragazzi, aveva una bella collezione di due di picche e di friendzone notevole per una diciottenne, sapeva che Harris un po' le piaceva e voleva darle fastidio. Di più del solito, non sapeva perchè. Anzi lo sapeva, e lo sapeva maledettamente bene, ed era pure convinto che lui sarebbe stato mille volte meglio di quello scemo di Harris, un quattrocchi tutto sorriso e moine. Se lui fosse stato al posto di Harris si sarebbe fatto avanti anni prima, ma lui non era Harris, non poteva chiedere di uscire alla ragazza che aveva di fronte e quindi, per la teoria geometrica della gelosia del maschio adolescente, odiava Harris e si sentiva in dovere di infastidire Rose.

E Rose davvero non aveva idea, o forse un po' si. Beh ok, in realtà sapeva benissimo  perchè se l'era presa tanto. Ma alla fine aveva davanti Malfoy, cosa si sarebbe dovuta aspettare? Magari l'averlo sognato costantemente negli ultimi mesi a parlarle senza insultarla e con quel sorriso che vedeva -perchè lui era anche capace di sorridere alla gente- rivolto finalmente verso di lei, forse, le aveva fatto pensare che alla fin fine lui non era arrivato poi tanto lontano dalla verità. Magari il fatto che si era presa una cotta madornale per lui da piccola poteva vagamente centrare qualcosa, considerando che lei in fondo in fondo sapeva di non averla mai superata.

Quindi rispose nel modo più acido e cattivo che le riuscì, dove sapeva che avrebbe fatto male, il nervo scoperto di un nemico che non aveva mai colpito per puro rispetto verso sè stessa.

«Io, con te, Malfoy? Io?» Sottolineò l'ultima parola con sguardo altezzoso.

«Io sono figlia di Hermione Granger e Ronald Weasley, cerca di non scordarlo mai. A casa tua torturarono mia madre durante la guerra. Hai mezza famiglia ad Azkaban e tuo padre si è tenuto fuori per pura bontà d'animo di mio zio. E io non starei mai con il figlio di uno schifoso mangiamorte»

Lui rimase paralizzato. E Rose sapeva, mentre pronunciava quelle parole che grondavano cattiveria, di star commettendo uno sbaglio. Non dovevano tirare fuori quegli argomenti, non lo avevano mai fatto, non era giusto. Malfoy aveva subito negli anni diversi atti di ritorsione e bullismo da parte di chiunque. Avevano smesso, quando era cresciuto e aveva imparato a difendersi, mai mai avrebbe dimenticato quello che gli era stato fatto per il solo motivo di chiamarsi Malfoy.

Mai avrebbe dimenticato che per tanti era solo il figlio di uno schifoso mangiamorte, il nipote di chi aveva torturato fino alla pazzia una nonna, di chi aveva ucciso uno zio; alcuni non avrebbero mai dimenticato che casa sua era stata la base di Voldemort, che una padre, una madre, un parente, erano passati dalle segrete di Villa Malfoy e che alcuni erano persino statati torturati, ed altri uccisi, lì.

Lui restò di ghiaccio davanti lo sguardo semi trionfante di Rose. Poi chinò lo sguardo, tutta l'arroganza e la boria di poco prima sparite dal suo viso e dal suo portamento.

«Hai ragione. Ma sinceramente ti facevo migliore di così» Poi girò i tacchi e se ne andò, perchè stava davero per mettersi a piangere, e certe cose un maschio serpeverde di diciotto anni non può permettersele, così nascose gli occhi lucidi e si rifugiò nel primo bagno che trovò. Sarebbe voluto sprofondare.

***

Malfoy continuava a guardare davanti a sè, nella neve. Poi si disse che tanto non aveva più senso nulla, e che se lei era lì per scusarsi con lui, in mezzo ad una bufera, allora avrebbe potuto finalmente mettere un punto a quella commedia che mandavano avanti da quasi sette anni.

«Sai che c'è Rose?» finalmente si girò guardandola in faccia, mostrandosi finalmente com'era. Senza maschere e senza filtri, un po' malinconico e rassegnato.

«Non scusarti. Avevi ragione: niente di tutto quello che hai detto era una cavolata o un'esagerazione e qua non si tratta di un parere: è la realtà dei fatti, e tu sei stata solo troppo educata per dirlo prima» aveva le braccia buttate lungo i fianchi, stremato.

«Malfoy, davvero io ...»

«No, ora parlo io. Avevi ragione. E sai che c'è? Lo so. L'ho sempre saputo, che una come te con uno come me non ci starebbe mai» rise amaro e guardò verso l'alto, cercando il coraggio di continuare.

«Tua madre è stata torturata nel salotto di casa mia, dalla sorella di mia nonna, da Bellatrix Lestrange, la più fedele luogotenete di Volemort. E tua nonna l'ha uccisa, capisci? Tua nonna ... E mio padre, quante volte ha cercato di fare fuori i tuoi? Pensi che non lo sappia? Lo so, l'ho sempre saputo. Ma tu, invece, davvero non lo sai quanto mi fa incazzare questa cosa. Non lo sai, quanto vorrei spaccare la faccia ad Harris solo perchè lui ha il diritto di parlarti e di chiederti di uscire, mentre io l'unica cosa che posso fare con te è litigare e poi finire in punizione insieme, solo per guardarti di nascosto mentre sbuffi perché non puoi essere da qualche altra parte»

Quando finì Scorpius aveva il fiatone come se avesse corso una maratona e lo sguardo sollevato di chi, finalmente, si è tolto un peso dal petto dopo troppo tempo.

Rose lo fissava sconvolta, immobile, pietrificata. Sapeva che avrebbe dovuto rispondergli qualcosa, qualsiasi cosa, che lui era lì davanti a lei e aspettava che lei parlasse, ma mentre lo osservava non sapeva davvero da dove cominciare.

E poi, si arrabbiò. Perché, per un motivo tanto stupido, lui le era sempre andato contro. Perché dal momento stesso in cui avevano messo piede nel castello lui non l'aveva mai considerata, mentre lei da stupida bambina undicenne avrebbe solo voluto che lui le rivolgesse la parola, perché era dannatamente diverso da tutto ciò che conosceva e la affascinava come nessun'altro. E poi, quando erano cresciuti e lui si era sciolto un po' con tutti, invece di parlarle aveva preso a insultarla e a deridera come nessuno in quella scuola aveva mai fatto. Si arrabbiò perché lui non aveva mai neanche provato a parlare normalmente con lei, a cercare di capire le sue idee, se condividesse quell'assurdo punto di vista che gli era stato inculcato da anni di disprezzo da parte di quasi chiunque lo circondasse.

Si arrabbiò, le si arrossarono le orecchie e assottigliò gli occhi. Perchè lui era un codardo, che aveva preferito mettersela contro piuttosto che provare a creare qualcosa ed essere rifiutato. Si arrabbiò e le si avvicinò lentamente, finalmente sbloccata da quello stato di trance in cui inizialmente le sue parole l'avevano fatta cadere.

Si avvicinò a lui, ad un passo dal suo viso, e poi gli tirò un ceffone inaspettato sulla guancia sinitra con tutta la forza che aveva in corpo.

«Questo è per avermi giudicata senza sapere praticamente nulla di me. Per avermi tormentata per anni, senza un motivo. Per essere un tale codardo» disse con voce tremante. E Scorpius era lì a fissarla con gli occhi sbarrati e la guancia formicolante e rosso fuoco, sperando di aver capito male.

E poi Rose lo afferrò per la cravatta e lo baciò.

E lui davvero dimenticò tutto, guancia dolorante compresa, mentre lei premeva con forza le sue labbra contro le sue e spalmava il suo corpo minuto su di lui, che non poté fare a meno di chinarsi e abbracciarla stretto, infilando le mani sotto il mantello, nei fianchi, mentre lei gli esplorava la schiena e i capelli con le mani guantate. Rose, che non aspettava di fare altro da tanto, tantissimo tempo, finalmente si prese la sua rivincita. Le loro lingue si sfiorarono, si rincorsero, mentre le labbra combaciavano come se fossero state create a posta per quello.

«Cosa significa, Rose?» Scorpius aveva la voce roca e gli occhi speranzosi quando alla fine si staccò da lei con le labbra rosse per i baci. Lei lo guardò con un pizzico di malizia.

«Cosa vuoi che significhi Malfoy?» Lui l'aveva guardata incredulo, per poi abbracciarla stretto, ancora incapace di registrare la notizia. Si sentiva un palloncino nel petto e aveva paura che scoppiasse.

«Non chiamarmi Malfoy» disse, e la sua voce era stranamente ferma, mentrele parlava fra i capelli.

«Non voglio più essere chiamato così da te. Ogni volta che ci chiamiamo per cognome ci allontaniamo. Ogni volta che mi chiami Malfoy penso che provare quello che provo sia sbagliato, e se fino a un minuto fa aveva senso, ora non più» continò allontanandosi e fissandola negli occhi.

«Scorpius, allora» le sorrise lei.

«Rose» assaporò il suo nome nella lingua, fiero di poterlo finalmente pronunciare senza problemi.

«Ti va di provare a costruire qualcosa con me? Ti avverto: i nostri genitori rischieranno prima un colpo al cuore e poi il carcere, se lo verranno a sapere. E qui nessuno si farà i fatti suoi e vorranno sapere come è successo. E ...»

«Smettila. Ci voglio provare e ti assicuro che so benissimo a cosa andiamo incontro» scoppiò a ridere.

«Non mi immaginavo che sarebbe finita così, oggi. Che ne diresti di entrare e andare a riscaldarci da qualche parte? Lo so che è romantica la neve e tutto quanto, ma sto congelando» Si era già incamminata verso il castello, camminando al contrario e aspettando che lui la seguisse. Scorpius scosse la testa ridendo e cominciando a camminare nella sua direzione.

«E dove vorresti andare?» Lei gli sorrise biricchina.

«Hai presente la Stanza delle Necessità? Ho trovato un modo con mio cugino Al per rimetterla in funzione»

***

3 Mesi dopo

Era Marzo inoltrato e i due ragazzi erano chini sulla scrivania piena di libri che avevano di fronte, nella Stanza delle Necessità.

Scorpius sbadigliò, poi guardò la sua ragazza con lo sguardo concentrato in un difficile calcolo di aritmanzia. Fissando il suo tema, totalmente inventato, di divinazione, si sentì stupido. Si passò una mano fra i capelli, che aveva fatto crescere più del solito, visto che a lei piacevano così (in realtà le piaceva più che altro tirarglieli, ma questo era un altro discorso), poi si allargo la cravatta, accaldato a causa del fuoco che lei si ostinava a tenere acceso.

«Rose?» lei mugugnò qualcosa, ignorandolo completamente. Le aveva picchettato la spalla con il dito, non ottendendo nessuna risposta, poi aveva provato a spostarle il libro, che lei si era ripresa ostinata.

«Eddai Rose» aveva esclamato alla fine, seccato.

«Cosa?» era un po' scocciata: odiava essere interrotta mentre studiava.

«La settimana prossima è Pasqua» Scorpius aveva deciso di andarci alla larga. Era nervoso, e avrebbe voluto che la sua ragazza fosse un attimino più accondiscendente con lui: non era riuscito a concentrarsitutto il pomeriggio, cercando di trovare il coraggio per dirle quanto doveva. Lei lo aveva guardato incuriosita e aveva posato la penna: quando tergiversava voleva dire che stava covando qualcosa.

«'Sco. Parla» era andata dritta al punto, appoggiando il mento fra le mani e guardandolo concentrata. Lui era arrossito ma aveva sorretto il suo sguardo.

«Ai miei è arrivata voce che ho una ragazza. E che sei tu» Deglutì, nervoso, e Rose gli guardò affascinata il pomo d'Adamo che faceva su e giù.

«Mi hanno detto che avrebbero voluto saperlo da me, piuttosto che da mia zia Daphne» Scorpius alzò gli occhi al cielo e continuò con voce sempre più acuta.

«Che poi davvero non so come diamine faccia a sapere sempre tutto. Comunque, mi hanno chiesto se ti va di venire da me, una delle sere in cui saremo a casa ... io gli ho detto che non so se torneremo» si grattò la testa, imbarazzato, mentre lei continuava a guardarlo stupita.

«Non so, magari è presto... però ho pensato che fra qualche mese finiremo la scuola e potrebbe essere una buona idea per fare abituare alla cosa i miei ... e anche tuo padre» aveva aggiunto lui intimorito.

«'Sco. Ma tu pensi che i miei non lo sappiano?» Lei aveva ridacchiato.

«Metà della mia famiglia è qui con me, compreso mio fratello, per non parlare di Neville che è un vecchio amico dei miei e la McGranitt con cui mia madre tiene una bella corrispondenza. Sei stato più coraggioso di me, però. È da circa un mese che mio padre insiste per conoscerti» si era sistemata i capelli, sfuggendo il suo sguardo, poi inclinò la testa guardandolo meglio.

«Solo che avevo paura che ti evirasse o una cosa del genere, per questo non ti ho detto niente. Visto che me lo stai dicendo tu, però, siamo d'accordo» aveva sorriso, sadica, mentre Scorpius sbiancava.

«Sai forse in effetti è meglio se ... » lei si era alzata, iniziando a raccogliere le sue cose, e l'aveva interrotto.

«Vado a scrivere a mamma, così le dico che per uno dei giorni di vacanza sei con noi alla Tana, allora ... forse è meglio il lunedì dopo Pasqua, così nonna non sclera subito» lui era sbiancato ancora di più, e aveva cercato di dire qualcosa a proposito che avrebbe preferito una cosa più intima, visto che alla Tana ci sarebbero state circa tre generazioni di maschi Weasley pronti a farlo fuori, ma lei lo aveva baciato, e lui si era intontito come sempre sulle sua labbra, e poi aveva lasciato la stanza delle necessità e lui era rimasto lì, a guardare la porta.

Come diamine sopravviverò?


 

Spazio autrice

Anche se chiamarmi autrice mi pare un attimino esagerato, ma rende l'ide. Vedete so che dovrei scrivere la mia long nei brevi lassi di tempo di cui dispongo per scrivere. Ma a volte il mio cervello parte per la tangente e scrivo cose che non c'entrano assolutamente niente,che la maggior parte delle volte vengono poi cestinate, ma che mi divertono un casino. Ecco questo è un esperimento di qualche tempo fa, che stasero ho inspiegabilimente riletto, trovato discretamente carino, aggiustato, completato e pubblicato.

Spero vi sia piaciuto e abbraccio tutti coloro che hanno avuto il coraggio di arrivare fin qui: grazie ragazzi!

Moony16 

  
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