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Autore: SweetPaperella    02/11/2019    4 recensioni
Questa storia é il sequel di “There's no storm we can't out run, we will always find the sun” consiglio la lettura della storia precedente prima di leggere questa.
Sono passati tre anni, Emma é ormai felice accanto a Killian stanno per sposarsi, oltre Henry, hanno una splendida bambina di nome Hope.
Regina Mills é felicemente sposata con il suo fuorilegge Robin e ha finalmente l’amore di sua figlia.
Ma può la morte di una persona cara, distruggere la felicità costruita con tanta fatica? E il passato può tornare distruggendo il presente con la forza devastante di un ciclone?
Un nuovo caso, nuovi personaggi e verità sconvolgenti dal passato, che non è mai del tutto passato.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo otto - Il momento sbagliato 



Sono passate due settimane dalla festa, la scientifica ha confermato che la pistola che ha sparato a Booth è la stessa che ha sparato anche alla docente universitaria di sua sorella. Ma oltre questo navigano ancora nel completo buio. Sono andati a parlare con altri docenti della stessa facoltà della ragazza, si ricordano della docente come una persona fantastica e che si era presa tanto a cuore la storia della dolce Lucy Booth, per questo l’aiutava e le è stata accanto, quando ha scoperto che avesse litigato anche con il fratello. Non hanno saputo dire altro in merito. In quanto a Lucy, hanno detto che fosse una ragazza sveglia, in gamba e piena di vita. Ma non hanno mai visto il suo fidanzato. Da alcune colleghe universitarie invece hanno saputo che Lucy, da quando si era fidanzata era sparita, non usciva più con nessuno a parte che con il suo compagno. 
Emma, è arrivata alla conclusione infatti, che lui l’avesse soggiogata, perché ha trovato una ragazza debole, sola in cerca d’amore, essendo che avesse perso i genitori in tenera età. L’ha allontanata da suo fratello, per poterla manipolare meglio e ha fatto lo stesso con le sue amiche. Emma ha capito che deve usare un’altra strategia per poter ricavar altre informazioni, userà i suoi metodi da hacker del computer per scovare qualcosa che possa esserle utile. Ha già iniziato a fare una ricerca approfondita da quel poco che ha saputo sul ragazzo, come il fatto che fosse entrato in polizia e poi dopo la morte di Lucy è sparito e ha lasciato il suo lavoro. In realtà Emma crede che non abbia lasciato per sua volontà ma perché August gli abbia fatto terra bruciata intorno e che sia stato costretto a cambiare città e vita. Ma pensa anche che c’è qualcuno che lo abbia coperto o non è possibile che sia riuscito a farla franca, magari qualcuno in polizia che ha insabbiato il tutto. Un collega o addirittura un superiore.
Le indagini quindi, non procedono in nessuna direzione utile, ma almeno il matrimonio si. Se pur non sa ancora che ben presto riceverà una sorpresa sconvolgente anche in questo senso.
Ha un’altra prova del vestito da sposa e come al solito, va in atelier con sua mamma, le sue due migliori amiche, Ruby e Trilli. 
Ma improvvisamente quando lo prova nuovamente, si rende conto che il vestito da sposa non le sta più. Non riesce a capire il motivo. Non ha mangiato cose strane, anzi in realtà sta mangiano perfino poco e dovrebbe essere dimagrita, l’unica è che.... Le hanno sbagliato a prendere le misure e le modifiche che hanno fatto al vestito sono state sbagliate. 
Subito Regina infatti chiama la commessa irritata dalla cosa. Lei non tollera le cose fatte male. 
Ma le misure sono state prese bene. L’atelier non ha sbagliato nulla, allora come mai ora il vestito non le entra più? 
«Emma, non è che sei incinta?» le dice Trilli, pensando che magari possa essere quello il problema della sua amica, si ricorda anche una serie tv che ha visto tempo indietro “Gilmore  Girl” in cui la protagonista scopriva di essere incinta proprio perché non le entrava più il vestito per il ballo del debutto in società che doveva fare. 
Proprio come Emma.
«No, non sono incinta.» conferma decisa, è sicura di non esserlo.
«Sicura? Perché tornerebbe sai... Dopo la sera della festa mi hai detto che tu e Killian... non eravate nemmeno così lucidi...» si lascia scappare Ruby ingenuamente dimenticando che presente c’è Regina, la madre della sua migliore amica.
La donna infatti se fino quel momento è rimasta in silenzio, sentendo nominare la sera della festa, prontamente si gira verso la figlia per capirne di più. Cosa è successo la famosa sera della festa e che vuol dire che lei e Killian non fossero tanto lucidi? 
«No Ruby, non sono incinta. La sera della festa io e Killian abbiamo dormito una volta rientrati.» dice con tono stridulo e guardando male la sua amica per aver parlato troppo come al suo solito. Ma un dubbio le si insinua nella testa... potrebbe essere incinta? Certo che potrebbe, potrebbe esserlo eccome. Ritorna mentalmente alla nottata di passione con il suo pirata e... non hanno usato precauzioni. Per la fretta di appartenersi e per colpa dell’alcol ingerito, quindi la loro poca lucidità, non hanno usato le dovute precauzioni. Lei poi non prende più la pillola, perché dopo la nascita di Hope ha avuto paura che potesse nuovamente cancellarsi l’effetto della pillola, quindi ha preferito tornare alle precauzioni classiche. 
È sempre stata super attenta, precisa, proprio per evitare di rimanere nuovamente incinta, visto che al momento la sua intenzione è quella di dedicarsi a lavoro, oltre che alla famiglia e poi ha già due figli che la occupano a sufficienza... Invece a quanto pare si è persa in un bicchiere d’acqua, è stata un’incosciente, una perfetta irresponsabile. Sapeva che non dovesse andare a quella festa, sapeva che non avrebbe dovuto bere, l’alcol non fa mai bene, porta solo guai. E ora ne ha uno enorme da risolvere. 
Ma deve mantenere la calma, deve farlo perché non vuole farsi vedere terrorizzata da sua madre, non sa se prenderebbe bene una nuova gravidanza e prima che sia certa non ha intenzione di dirglielo. Inoltre, non vuole certo dirle che ha concepito il suo terzo ipotetico nipote perché ha bevuto come una spugna e una volta tornata a casa si è lasciata andare alla passione con il suo fidanzato. 
Per non parlare di come la prenderebbe David, lui andrà fuori di testa. 
No, non può essere incinta, non deve essere incinta. 
Fa un respiro profondo e torna a guardare sua mamma dritto negli occhi, sperando che non si è accorta di nulla, nemmeno del suo sguardo sconvolto per questa ipotesi. 
«E cosa vuol dire che non eravate lucidi?»
«Ma nulla signora Mills, sto semplicemente prendendo in giro Emma perché quella sera lei e Killian avevano litigato per colpa di una che ci provava con lui.» cerca di rimediare Ruby, dicendo una mezza verità. 
Ma non è convinta che Regina Mills se la sia bevuta come scusa. Tanto che continua a guardare Emma se pur non dice nulla. Spera solo che sia la verità e che sua figlia non le stia mentendo, che non è veramente incinta. Ma non perché è una mamma bigotta, per il semplice fatto che ha già due figli e una marea di responsabilità, non sarebbe in grado di gestire anche questa nuova gravidanza, per non parlare del lavoro pericoloso che fa e il caso che la sta impegnando tanto. Trova che non sia veramente il momento adatto e poi non le va per niente a genio che lei e Killian abbiano bevuto. L’alcol non è mai la soluzione.
E poi il vestito comunque non le sta e devono ora prendere nuove misure. 
La ragazza pensa che sua mamma si è bevuta la nuova scusa che la sua amica troppo chiacchierona le ha propinato, ma una volta di nuovo a casa torna prontamente sull’argomento. Non ci è assolutamente passata sopra. 
«Emma, parliamoci chiaramente... Pensi di essere incinta?» le dice a brucia pelo, senza tanti giri di parole, non è da lei farne, al contrario, va sempre dritta al punto. In questo caso più che mai, vuole capire. Deve capire.
«NO! Non sono incinta, mamma. Te lo direi...» non non lo farebbe, perché ha già capito che lei non approverebbe e che la ritiene una irresponsabile se lo fosse veramente e forse, non ha tutti i torti, perché lo è stata davvero. 
«Okay. Ti credo su questo. Ma non credo al fatto che avessi litigato con Killian, quel poco lucidi che la tua amica ha detto, si riferisce al fatto che hai bevuto?» la rimprovera, il suo tono è di puro rimprovero. Non vuole che sua figlia per dimenticare i problemi si ubriachi. Non è nemmeno la prima volta che lo fa. La prima volta è stata quando ha scoperto la verità su di lei e David. 
«Un po’, ma ero lucida! Volevo solo divertirmi per una sera, dimenticare le responsabilità... A volte mi sento una quarantenne disperata. Non sai quanto non andavo a una festa e mi divertivo con i miei coetanei. Sono sommersa dalla responsabilità e per una volta volevo essere una ragazza di ventitré anni e basta.» ammette sinceramente, certo non le va a dire che ha bevuto non sa quanto bicchiere di sangria. 
«E per fare la ragazza di ventitré anni devi bere?» non le è piaciuta per niente questa motivazione a Regina. Se si sente schiacciata dal peso delle responsabilità, poteva non fare tante cose che ha fatto, poteva non rimanere incinta a vent’anni o ancora prima a quattordici, ora ha necessariamente delle responsabilità. 
«Non ho detto questo... Sto semplicemente dicendo che volevo essere solo una ragazza per una sera, non solo uno sceriffo e una mamma, non mi sembra un reato.» ovviamente non sopporta che sua mamma non capisca, non sta dicendo certo che non ama i suoi figli, ma sta solo dicendo che a volte vorrebbe godersi la sua giovane età come fanno i suoi coetanei, non è un reato questo. Lavora da un pezzo, non ha mai chiesto niente a nessuno, si occupa brillantemente dei suoi figli, se per una volta vuole evadere, non lo reputa così grave. Magari non doveva bere, questo sì, ma lei sembra che le stia facendo il processo per essersi voluta divertire, invece che per il fatto che abbia bevuto. O Emma la vede così perché adesso è arrabbiata, non si sente capita da colei che l’ha messa al mondo, ma che è anche la sua più cara amica, lo è sempre stata. Ma sa anche che vuole interrompere al più presto quella conversazione e così entra in casa, salutando sua mamma dicendole che vuole mettersi a lavoro, che visto che ha delle responsabilità, ha perfino fin troppo tempo quella mattina e deve svolgere delle ricerche.
Regina la saluta, ma la discussione non è certo finita qui, ha intenzione di approfondirla, specialmente perché le parole di sua figlia le hanno fatto capire che tutte queste responsabilità le pesano, forse è solo lo stress da lavoro, dal fatto che non ci sia più August ad aiutarla, ma ciò che è certo é che ha bisogno di averla vicino e lei le starà vicino. Le sta chiaramente chiedendo aiuto.
La giovane in realtà é voluto rientrare in casa per fare il test di gravidanza, una volta che si è accertata che sua madre si andata via, si precipita in farmacia a comprarne uno e poi raggiunge Killian in centrale. 
Il suo uomo é meravigliosamente bello, intento a lavorare e parlare per cercare di risolvere il problema di uno dei cittadini dì Storybrooke. Rimane ad osservarlo, fino a che non è lui ad accorgersi di lei e le sorride dolce. 
Ma si accorge prontamene che Emma non ha l’umore molto felice, al contrario sembra tesa e nervosa. 
«Ehi love, tutto bene?» chiede prontamente, non appena chiude la conversazione telefonica. 
Lei scuote la testa e senza parlare tira fuori dalla borsa la scatolina del test di gravidanza che ha appena comprato, mostrandola al suo uomo. 
Killian guarda lei e poi la scatola che lei ha in mano incredulo, non riesce a formulare una sola frase di senso compiuto. La sua Emma è incinta?! Da quando, perché lui non si è accorto di nulla? 
«Emma, sei...» prova a dire, ma viene prontamente interrotto. 
«Non lo so, volevo fare il test insieme a te. Ho paura Killian.» e lui le si avvicina per stringerla, Emma si lascia abbracciare e cullare tra le sue braccia, ma poi la consapevolezza che nemmeno lui è stato attento e che, in parte, è anche colpa sua, la fanno allontanare prontamente. 
«Andiamo a casa? Voglio fare il test» dice semplicemente e lui non può far altro che annuire e seguirla fuori. Consapevole che lei sta inalzando un muro, un altro. È spaventata e si vede, ma vorrebbe che parlassero, invece di allontanarlo. Forse però, prima è meglio capire se saranno di nuovo genitori o meno. Potrebbe essere benissimo un falso allarme. Lui però non vuole che lo sia, ha sempre sognato le famiglie numerose, forse perché lui ha perso la sua troppo presto. È felice, anche se hanno già Hope e Henry, perché è un altro piccolo pargoletto frutto dell’amore suo e di Emma. Del vero amore. È convinto che il loro lo sia. 
Emma dal canto suo spera che invece non sia incinta, che sia solo un falso allarme. Ha paura, ha terribilmente paura di essere nuovamente mamma. È già terribilmente sommersa dalle responsabilità, che avere un nuovo bambino significherebbe nuove responsabilità, maggiori responsabilità e non sa se è pronta. Spesso pensa anche di non essere una buona madre per Henry ed Hope, che passa troppo tempo a lavoro e che ciò inevitabilmente le fa trascurare i suoi figli. E poi si sente terribilmente in colpa a fare solo questi pensieri, si sente in colpa a voler essere una ragazza di ventitré anni, perché i suoi figli sono la cosa più bella che possiede, ma non può a volte non pensare a ciò. 
Il tragitto dalla centrale a casa è silenzioso, entrambi sono assorti e soprattutto, sono totalmente contrapposti i loro pensieri e le loro considerazioni. 
Arriva a casa e Killian prende la mano di Emma per stringerla dolce nella sua, per infonderle il coraggio che lei non ha di fare quel test. La capisce da una parte, un nuovo figlio, sono responsabilità maggiori, ma se questo bambino esiste davvero, è nella pancia della sua Emma, allora lui già lo ama, non può non farlo. 
Le da anche un leggero bacio a fior di labbra e solo allora Emma si convince ad entrare in bagno. Deve sapere, a questo punto ha bisogno di capire. 
Quando esce con la scatolina in mano, pensa che cinque minuti sono davvero troppo lunghi e che lei non riesce più ad attendere oltre. Ha in mano il bastoncino di plastica in attesa che compaiono le righe... Se pur lei speri che ne appaia solo una. 
Killian al suo fianco, fa lo stesso fissa il bastoncino in mano di Emma con il fiato sospeso, cercando di far passare il tempo più velocemente. Fissandolo intensamente forse fa prima, no? No, è come la pasta, quando la fissi nella speranza che possa bollire prima, in realtà non lo fa, al contrario, sembra non bollire mai. 
Ma poi eccole comparire quelle due strisce rosa. 
Due. Positivo. 
Due. Incinta. 
Di nuovo. 
«Emma...» ha notato subito la sua espressione terrorizzata, continua a guardarlo ancora, con la speranza stavolta di cambiare la sentenza. Ma non può cambiare. È incinta. Un piccolo nuovo bambino sta crescendo dentro alla sua pancia. 
«No Killian, non dire niente. NIENTE. Siamo due irresponsabili, noi dovevamo stare attenti... Perché diavolo quella sera non siamo stati attenti eh? Perché hai assecondato la mia follia... perché? Ero ubriaca, ma tu non eri così ubriaco da non pensare a usare un cazzo di preservativo, no?» gli punta il dito contro il petto, quasi volesse minacciarlo e accusarlo di tutto ciò che è successo, della sua gravidanza e poi inizia a muoversi nevrotica, come se fosse sotto effetto di qualche sostanza stupefacente. Non riesce a calmarsi, non vuole farlo. Ha ragione sua mamma, è stata incosciente, immatura. Ha ancora una volta fatto un casino, si è nuovamente incasinata con le sue stesse mani. È bravissima in questo. È la regina del mettersi nei guai. 
«Abbiamo sbagliato, sono d’accordo! Ma non possiamo stare qui a recriminare, questo bambino è qui, è nostro.» prova a calmarla, capisce perfettamente le sue paure e prova a farle vedere la cosa da una prospettiva diversa, ovvero quella che insieme possono affrontare ogni cosa, anche questa nuova sfida. 
«Ma io questo bambino non lo volevo.» dice di getto, facendo calare il gelo tra loro.
Solo nel momento in cui lo dice però si rende conto anche dello sguardo deluso di Killian. 
«Non ora almeno. Non così presto. A volte sento la necessità di essere una ragazza normarle, come le mie coetanee. Guarda Ruby, vive senza pensieri, responsabilità, si gode la vita, esce, va alle feste... E io? Lavoro, poi devo stare dietro a compiti di Henry, ai capricci, alla cena, alla casa, metti a letto Hope, porta i bambini a scuola e di nuovo lavoro... Non faccio altro!» ed ecco che finalmente inizia a tirare subito tutto il suo dolore. A far capire al suo uomo quali sono i suoi timori. 
«E adesso che ti sto dicendo tutto questo mi sento anche uno schifo, una pessima madre perché io amo Henry e Hope, li amo più della mia stessa vita. Che madre direbbe una cosa del genere dei suoi figli, quale?» piange ora, tira fuori tutte le sue lacrime, quelle che ha trattenuto fino a quel momento, che ora finalmente stanno venendo fuori copiose. Non riesce a fermarle, tanto che presto subentrano anche i singhiozzi. Killian quindi, l’attira a sé e l’abbraccia. 
«Love, non sei una pessima madre solo per questo, non lo sei affatto. Henry e Hope ti amano più di ogni altra cosa. È normale che tu ti senta schiacciata dalle responsabilità, ne hai tante per la tua giovane età. Forse io non ti aiuto nemmeno abbastanza... Mi impegnerò per aiutarti più spesso e quando vorrai potrai uscire con le tue amiche e tengo io i monelli.» le dice per cercare di farle capire che possono affrontare tutto insieme, che niente non si può risolvere, ma che soprattutto non è lei a essere sbagliata. Non lo è affatto, spesso anche lui si sente inadeguato, ma poi guarda quanto sia felice sua figlia o la guarda giocare con Emma e capisce di aver fatto sicuramente qualcosa di buono per meritarsi quelle sue meraviglie. Per meritarsi il bene di Henry, che non è nemmeno suo figlio, ma lui gli vuole bene come un padre. 
«Per non parlare del lavoro, hai tutte le pressioni addosso per il caso di August, è normale che tu ti senta così... Sei solo stressata! Questa gravidanza è venuta nel momento sbagliato, ma non è detto che non possa portare luce e amore nella nostra vita, ulteriore luce e amore.»
Emma in risposta si stringe ancora di più al suo Killian, le sue parole le fanno capire che non è sola. 
Ragionando sulle sue parole, Emma si rende conto che effettivamente è sotto pressione molto per il lavoro, prima della morte di August e quindi prima, che non aveva tutte queste responsabilità lavorative, non aveva mai pensato a voler uscire così spesso, le stava bene la sua vita famigliare e felice. È ora, che sente il peso di tutto ciò, del lavoro, della famiglia. 
Anzi si ricorda che ha una ricerca su Ade che l’attende, non ha fatto nulla in quella giornata e si sente in colpa anche per ciò. Non è da lei trascurare il lavoro per questioni private. 
«Oggi tu ti riposi o chiedi a Ruby di uscire, io vado a prendere i bambini a scuola.» le propone ancora Killian.
Ma Emma scuote vistosamente la testa, ha un’idea migliore. 
Alza il viso che ha ancora nel collo di Killian, se pur si sia calmata e lo guarda negli occhi. I suoi sono ancora lucidi e rossi per il pianto. 
«Andiamo insieme, Hope ne sarà felice.» propone pensando alla sua bambina. 
È raro che vadano a prenderla insieme e immagina che la loro monella non possa che esserne felice nel vederlo tutti e due. 
Si sente meglio, ma ciò non toglie che ora, ora non sa come dirlo ai suoi genitori di questa nuova gravidanza. Sa già che non la prenderanno a fatto bene e che soprattutto, sua mamma che sa la verità su come è stata concepito questo nuovo Jones, non la prenderà affatto bene. Per non parlare di suo padre, suo padre ha sempre voluto che prima di sposasse e invece é ancora una volte incinta, senza essere nemmeno sposata. 
«Love, sai che dobbiamo dirlo ai tuoi vero?» le dice Killian, mentre entrambi si stanno iniziando a preparare per andare a prendere i due bambini. Ha avuto i suoi stessi pensieri, ha immaginato perfettamente l’espressioni di Regina e David, ma lui si è immaginato ulteriormente quella di David, pensano che forse seriamente rischia il setto nasale stavolta. 
«Non diciamoglielo, non subito almeno.. Aspettiamo un po’.» propone la ragazza e lui annuisce, forse è meglio aspettare un attimo per dirglielo, tanto essendo solo alla seconda settimana, non si vede ancora nulla e possono permettersi di prendere tempo e trovare le parole più adatte. 
Emma è ancora scossa poi dalla notizia, non è riuscita a riprendersi del tutto e i pensieri negativi ancora la stanno tormentando. È sicuramente meglio evitare ora. 


Una volta che hanno raggiunto la scuola di Hope, sono andati a prendere prima lei, visto e considerando che Henry essendo più grande esce da scuola alle 16:30 precise. 
Ed è grazie a Hope che Emma si rende conto che le parole di Killian siano veritiere. 
Hope non appena li vede insieme sgrana gli occhi dalla sorpresa e corre felice nella loro direzione, come se avesse visto babbo natale in persona o avesse ricevuto il regalo più bello del mondo e forse, in un certo senso è così per lei. 
«Com’è andata oggi a scuola?» chiede all’educatrice Emma, facendole le solite domande di rito, se ha mangiato e fatto il riposino. Soprattutto quest’ultimo visto che di solito è un’impresa far addormentare quella monella. 
«Ha fatto come al solito un po’ di capricci che non voleva dormire, ma poi si addormentata... Guardate, ho una foto tenerissima da mostrarvi.» tira fuori l’iPad dalla tasca e mostra ai due la fotografia che ha scattato alla piccola Hope. È rappresentata lei che dorme, con una manina sul suo distintivo come se avesse paura di perderlo, nonostante ciò sia impossibile perché lo ha attaccato alla maglia con una spilla. Non se ne separa mai da quel piccolo oggetto di carta fatto con la sua mamma.
«Oggi diceva a tutti: “sono lo sceriffo Hope Jones”, non solo andava dai suoi compagni dicendo che lei avrebbe fatto lo sceriffo come te.» rivolgendosi ad Emma. L’educatrice non sa che quelle parole sono un piccolo spiraglio di luce per la ragazza. Sua figlia è fiera di lei. Sua figlia è felice. 
Ringrazia e chiede se può ricevere la foto, per poi prendere la mano di sua figlia e recarsi fuori dall’asilo. Hope ha una mano in quella di Emma e una in quella di Killian e saltella contenta in mezzo a loro.
Direzione scuola di Henry e poi al parco tutti quanti insieme, all’insegna dell’allegria. Ne hanno bisogno tutti e due. Sia Emma, che Killian.









Spazio autrice: Ciao a tutti e buon sabato, ecco il nuovo capitolo. Visto, cosa vi avevo detto che la serata della festa avrebbe portato a delle conseguenze e che non era stata inserita per casualità. Mi sono divertita a leggere le vostre ipotesi che ci potesse essere nascosto Ade o qualche complice da qualche parte, ma in questo caso, non c'é il caso, ma bensì che Emma é incinta. Di nuovo e penso che sia arrivato nel momento più sbagliato questo nuovo pargoletto, la ragazza si sente tutte le pressioni addosso, si sente un fallimento su tutta la linea, perché non riesce a ricavare notizie proficue su Ade, ma allo stesso tempo ha tante resposabilitá in casa, tra Henry e Hope. Non ci voleva proprio questo piccolo imprevisto. Ma io, ho pensato che, potesse essere un buon colpo di scena, anche perché sarà il motore di questa storia, succederanno tante cose, alcune in famiglia, alcune per il caso e questa gravidanza sarà fondamentale. In realtà credo di non avervi detto nulla, ma non posso certo svelarvi i colpi di scena che ho in mente. Arriveranno e avranno molto conseguenze. 
Ade non è coinvolto personalmente in questo capitolo, ma cova sempre nell'ombra, non ve lo scordate. 😉 Teorie in merito? 
Fatemi sapere che cosa pensate di questo capitolo e ci sentiamo la prossima settimana. Buon week end, spero che vi stia godendo il lungo ponte. A prestissimo.
   
 
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