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Autore: 1Beatris_    02/11/2019    0 recensioni
Scarlett e Victoria sono due agenti federali, come molti altri. Il loro lavoro è duro, pericoloso, ecetera eccetera. Ma se lo sono andate a cercare, dopotutto: il loro non è certo un tipo di lavoro che ti capita per caso, un "massì, perché non provarci?". No, quindi non stiamo a compatirle, piuttosto siamo fieri del loro successo.
In ogni caso, non sono sole, e questo le aiuta ad andare avanti.
E in fondo, si divertono un mondo; noi, sicuramente, ci divertiamo a scriverne. Chissà, forse voi potreste divertirvi a leggere.
「Una casa vera è fatta dalle persone con cui la riempi. E le persone possono spezzarsi, è vero, ma chiunque sa che quello che si è spezzato si può ricomporre. Una ferita può guarire. E non importa quanto sia buio fuori. Il sole sorgerà di nuovo.」
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
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                                        ~ Capitolo 3~

DRIIIN DRIIIN.

Scarlett sapeva che quel suono sarebbe arrivato, se l'aspettava; anche se non esattamente alle cinque del mattino, quando Victoria e suo fratello entrarono nel suo salotto, era ancora in pigiama e con la faccia impastata dal sonno.

-Buongiorno bellezze. Qual buon vento?-

- Non sono in vena di scherzi, quindi stai brava e siediti. Dobbiamo parlare.-

Così dicendo Victoria le indicò il divano, davanti al quale aveva iniziato a camminare nervosamente avanti e indietro.

-Sissignora.-, Scarly ubbidì. 

Vic era chiaramente preoccupata; e incazzata; e stanca. Perciò l'amica pensò fosse meglio non contestare i suoi ordini, e si mise ad aspettare che l'altra iniziasse a parlare. 

-Allora Scarlett, stammi bene a sentire: io e tuo fratello Dylan partiremo per l'Inghilterra, tra poco meno di cinque ore. Come probabilmente ti sarai resa conto anche tu, Matt è stato imprigionato a Bath, e so perfettamente che il fatto che il luogo sia proprio quello in cui hai passato la tua infanzia non fa altro che dimostrare che è una trappola, ma io devo andarci. Dylan verrà con me, e gliene sono molto grata, ma io ho anche assolutamente bisogno di te, e della tua pistola. Per favore. Se non per Matt, fallo per me.-

Si era fermata, a guardare l'amica seduta sul divano dall'alto del suo metro e settantacinque, gli occhi lucidi; la durezza iniziale era stata rimpiazzata dalla preoccupazione, e dal timore di un rifiuto. 

Scarlett, dal canto suo, aveva già preso la sua decisione tempo prima. Per quanto la scocciasse scomodarsi tanto per un criminale, non avrebbe mai potuto lasciare che Victoria andasse sola. E sì, Dylan non contava come accompagnatore.

Comunque non aveva intenzione di cedere così facilmente, aveva pur sempre una dignità. Si alzò dal divano, stiracchiandosi.

-Okay, ci penserò. Magari sotto la doccia. Intanto fate come se foste a casa vostra, nella dispensa credo  ci sia qualcosa da mangiare; conoscendo Vic, scommetto che non avete neanche fatto colazione.-

- Ma guarda che non ha mica dormito da me.-

-Ah sì? E allora dove ha dormito? Per strada? Nella macchina che ho usato io per tornare a casa?... Ehy, cosa ti sei fatto sulla guancia?-

Rivolgendo l'attenzione al fratello per la prima volta, Scarly aveva notato un segno rossastro sulla guancia sinistra. Uno schiaffo. Si sforzò di non ridere, giusto perché lui sembrava già abbastanza abbattuto, mentre si sfiorava la guancia.

-Niente. Tu non fare domande, e io non ti dirò bugie. Ora vai a lavarti che puzzi.-

 A Victoria non andava molto di stare da sola con Dylan. Così come non le andava di mangiare, e non le andava assolutamente di stare da sola con Dylan che l'obbligava a mangiare dei biscotti che, tra l'altro, non erano neanche buoni. Però era comunque felice. Insomma, felice era una parola grossa, ma era molto sollevata. Scarlett sarebbe venuta. Si affrettò ad acquistare un biglietto aereo anche per l'amica.

Una mezz'oretta più tardi la padrona di casa era di ritorno con i capelli ancora umidi, annunciando che la sua magnanimità l'aveva portata ad accettare di prestare il suo prezioso aiuto ai due.

- Anche perché se doveste morire non avrei più nessuno che mi rompa i coglioni, sai che noia.-


 

Pioveva. Dylan non ne poteva più della pioggia. Aveva trascorso la sua infanzia in Inghilterra, dove i giorni di sole sono rari; poi c'erano stati gli anni di luce passati in Francia o in giro per l'America, alla fine dei quali aveva deciso di stanziarsi a Seattle, posto non meno piovoso di Bath. E ora rieccolo lì, a ripararsi dai fitti goccioloni sotto il balcone di un edificio, bagnato e infreddolito.

-Finita questa storia, voglio una vacanza in un qualche posto caldo, caldissimo. E senza neanche una fottuta goccia di pioggia.-

-Uh, credo di conoscere un posto più che adatto a te. È anche gratis.-

-E sarebbe?-

-L'Inferno.-

-Ah, che simpatica.-

E tornarono ad osservare in silenzio le strade di Londra battute dalla pioggia scrosciante. Almeno fino a quando Dylan non sentì nuovamente l'impellente bisogno di esprimere il suo malcontento.

-No seriamente, ragazze, come abbiamo fatto a partire per l'Inghilterra senza un ombrello?-

-Nello stesso modo in cui tu sei partito per la vita senza un cervello, e ora stai zitto, Dyl, per favore.-

Victoria stava iniziando a scocciarsi. E a preoccuparsi.

-State zitti tutti e due, per favore. Dobbiamo organizzarci, il treno parte tra meno di mezz'ora, e noi ce ne stiamo bloccati qui sotto come dei deficienti. Vi fanno davvero così tanta paura due gocce d'acqua?-

-A me assolutamente no, è Dylan quello che ha paura di rovinarsi la messa in piega.-

Il ragazzo si sentì offeso da quel commento: la sorella non faceva altro che ridicolizzarlo e dargli del mollaccione davanti a Victoria, senza contare che aveva sempre odiato bagnarsi sotto la pioggia, e lei lo stava prendendo in giro per quella sua debolezza.

-Non è vero, non mi causa alcun problema, andiamo.-, e così dicendo uscì dal loro riparo, sotto la pioggia battente.

Victoria si sentì leggermente in colpa a fargli presente che King's Cross era dall'altra parte, facendogli fare ancora la figura del cretino. Corsero sotto la pioggia per le strade di Londra, e riuscirono a non perdere il treno per un soffio; così finalmente si sedettero all'asciutto, ed ebbero modo di prendere fiato e riflettere.

 L'entusiasmo per quella missione che inizialmente animava il ragazzo sembrava essersi spento, e Victoria aveva paura che potesse pentirsi di averla seguita e abbandonarle. Le sarebbe dispiaciuto molto. Senza contare che per il resto del viaggio tra i tre la comunicazione fu ridotta al minimo, il disagio era quasi palpabile. Victoria e Scarlett avevano fatto pace, certo, ma tra le due c'era ancora una certa elettricità e imbarazzo. Non si erano ancora del tutto chiarite.

Quando finalmente si alzarono per scendere dal treno, i sedili su cui erano stati seduti si rivelarono decisamente umidi. Dylan si sentiva bagnato e stanco, gli era venuto il torcicollo. Voleva un letto morbido morbido. E questo gli vece venire in mente che non aveva idea di dove stessero andando. 

-Scusate, ma dove dormiremo stanotte?-

-Ha architettato tutto Scarly, chiedi a lei.-

Il ragazzo rivolse uno sguardo interrogativo alla sorella.

-Cammina e vedrai, fratellino. Dai, andiamo. A sinistra.-

Camminarono per svariati minuti, e ogni tanto Dylan riconosceva vari luoghi della sua infanzia. Ad un certo punto, quando svoltarono in una strada un po' fuori città, capì dove stavano andando, e fu come se un'altro temporale l'avesse investito in pieno con la sua acqua gelida.

-No, ferme, un momento.-

Le due lo guardarono male, ma quando il ragazzo inchiodò sul posto si videro costrette a fermarsi. In quel momento la voglia di uccidere Dylan era pari in tutte e due le ragazze.

-Per l'amor di Dio, cosa vuoi adesso? Ti scappa? C'è un cespuglio laggiù.-

Lui la fissò con serietà.

-Scarlett, dove stiamo andando?-

Lei sospirò, avvicinandosi al fratello e poggiandogli una mano sulla spalla.

-Dai Dyl, sono passati molti anni ormai, sei cresciuto. Per noi lei è la soluzione migliore, ha tutto quello che serve e non farà troppe domande.-

-No, no, io non voglio. Troviamo un albergo, un alloggio o qualsiasi cosa, ma non da lei.-

-Dylan, hai deciso tu di aiutare Victoria con questa storia, non puoi tirarti indietro adesso per così poco. Cosa credevi? Che sarebbe bastato venire qua, magari alloggiare in un bell'albergo a cinque stelle, andare a chiedere gentilmente ai tizi di liberare Matt e tornarcene in America come se niente fosse? Beh, mi spiace deluderti ma non sarà così, probabilmente saremo fortunati se riusciremo a tornare a casa per Natale.-

Victoria si sentiva delusa, e allo stesso tempo in colpa. Era stata molto grata al ragazzo per averla supportata, ma ormai più passava il tempo e più si convinceva che l'avesse fatto solo per far colpo su di lei, senza che gliene importasse in realtà, o senza che avesse valutato attentamente la situazione e i rischi; le dispiaceva di averlo messo in quella situazione.

E intanto la pioggia aveva preso nuovamente a scendere su di loro, inzuppandoli per la seconda volta in quel giorno.

-Senti Scarly, lascia perdere. Se non se la sente va bene, è già stato gentilissimo ad accompagnarci fino a qui. Può andare in città per la notte e ripartire domani mattina, andremo avanti noi...-

-No Vic, non lascio perdere! Perché non fa altro che comportarsi come un bimbo egoista, cavolo: tutti devono sempre stare ad ascoltare i suoi capricci e assecondarlo, altrimenti non se ne fa niente. Guarda, mi piacerebbe farlo andare via, anche perché fino ad ora è stato solo d'intralcio, e dubito si rivelerà molto più utile, ma non ho intenzione di farlo. Deve crescere un po' anche lui, non può sempre pretendere che...-

Gli abbaglianti di un'auto li accecarono, e il suono del suo clacson coprì le parole della ragazza.

La misteriosa Jeep molestatrice si avvicinò a loro, e il finestrino del lato del conducente si abbassò. Al volante c'era una donna con un viso dai tratti spigolosi, i capelli corti, dritti e scuri a incorniciarlo, gli occhi chiari e attenti. Le braccia erano muscolose, lasciate coperte da una semplice canotta nera, nonostante il freddo. Quando parlò, la voce era tuonante

-Ehy passerotti, serve un passaggio?-

Scarlett drizzò la schiena, precipitandosi verso l'auto.

-Zia Meggy! Non dovevi aspettarci a casa?-

-Sì, ma siccome pioveva ho pensato di fare un giro per vedere se potevo darvi un passaggio. Non vorrei ospiti malati, sarebbe una bella seccatura.-

Alzò le spalle, e rivolse loro un'occhiata come a dire:"Allora volete salire o stiamo qui fino a domani mattina?".

-Okay, grazie zia, saliamo. Dylan, aiutami a mettere le valige dietro, su.-

-Ah ma ci sei anche tu, che piacere nipotino.- Il tono era sarcastico, ma Victoria trovò che il sorriso fosse sincero. Non sapeva bene cosa pensare di quella donna, tantomeno sapeva che problemi avesse con Dylan, ma decise che l'avrebbe scoperto nei giorni seguenti. In quel momento si limitò a salire sull'auto e a ringraziala.

-Bene, se ci siamo tutti possiamo partire. È bello rivedervi.-

E partirono a tutta birra vero la casa di zia Meggy.
 

   
 
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