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Autore: Will Darklighter    03/11/2019    9 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 26 – Una cocente delusione


LEIA
 

Sdraiata sul sofà collocato nella stiva principale del Millenium Falcon, Leia meditava sugli ultimi avvenimenti, cercando vanamente di razionalizzarli.
Era arrivata nel sistema di Naboo, a bordo della nave pilotata da C3-PO che non era un grande pilota ma era senza dubbio migliore di lei, si erano precipitati a tutta velocità verso l’atmosfera del pianeta senza rispondere a nessun tentativo di comunicazione fatto dalle autorità locali, aveva individuato Luke tramite la Forza, lo aveva salvato da un’intera compagnia delle truppe d’assalto imperiali sparando all’impazzata con i cannoni della nave, si era messa a correre verso l’amico in quella placida pianura costeggiata di laghi e mausolei e lui …  lui l’aveva piantata in asso, andandosene con quella misteriosa ragazza che lo accompagnava e lasciandola unicamente con quel criptico messaggio telepatico e quello strano oggetto cubico poggiato sul tavolo davanti a lei.
Si mise in a sedere di scatto; non sapeva se essere arrabbiata o preoccupata ma da quel poco che aveva visto propendeva per la prima ipotesi. La giovane donna che era con Luke non lo stava obbligando in alcun modo e anzi sembrava proprio che lo stesse mandando via ma il suo miglior amico, dopo averci pensato neanche così tanto a lungo, aveva abbandonato LEI, che era corsa fin li soltanto per salvarlo e se ne era andato con una perfetta sconosciuta !

“Non può trattarmi così ! – disse a voce alta e colma di delusione rabbiosa – ho fatto tutto questo soltanto per lui! SOLTANTO PER LUI !”
Afferrò il misterioso cubo e lo lanciò con vigore contra la paratia della nave: l’oggetto rimbalzo sulla parete e atterrò con un rumore secco sul pavimento della stanza, emettendo una strana luce bluastra.
Più infastidita che incuriosita per quello strano fenomeno, la ragazza si mise in piedi contro voglia per andare a raccoglierlo e non appena lo prese in mano, ne uscì un’immagine olografica di un uomo di mezz’eta dai capelli lunghi che indossava una tunica simile a quella del Generale Kenobi.
“Salute a te, apprendista. Sono il maestro Cin Drallig, istruttore di spada e in questo holocron ho inciso tutta la mia conoscenza. In cosa posso aiutarti ?”
La frase venne pronunciata dall’immagine con voce solenne e la giovane donna non potette far altro che fissarla impietrita.
“ Devo ripeterti la domanda, apprendista? O forse non comprendi il Basic Galattico ? – la ragazza percepì una punta di sarcasmo in quelle domande ed era ancora abbastanza irritata da voler rispondere per le rime.
“Lo comprendo perfettamente e so parlare altre cinque lingue fluentemente – replicò senza indugio – ma francamente non pensavo che una semplice immagine olografica potesse perdere la pazienza tanto facilmente.”
La figura le fece uno sguardo molto severo.
“Come ti permetti, apprendista? – nulla della solennità della sua voce era andata perso – comunicami il nome del tuo precettore affinché possa raccomandargli di darti una accurata lezione di educazione.”
Alla giovane donna veniva quasi da ridere; prima l’ingratitudine di Luke e ora i rimproveri di questo strano ologramma che aveva una parvenza da essere senziente. Ma in quel preciso istante non aveva alcuna voglia di continuare con quella bizzarra conversazione. Tornò a poggiare il cubo sul tavolo e dopo pochi secondi si spense da solo.

Tornò a sedersi sul divano e decise di provare a meditare: era troppo nervosa e la cosa non le piaceva affatto. Non voleva che i Maestri Yoda e Kenobi la vedessero così disturbata emotivamente e grazie alla Forza il viaggio sarebbe stato sufficientemente lungo da permetterle di ritrovare la sua serenità. Con l’aiuto dei due mentori avrebbe poi pianificato la sua prossima mossa.
L’irritazione fu molto difficile da scacciare: a sua memoria non ricordava un momento della sua vita in cui una persona amica l’avesse trattata tanto male. Era certo di non aver fatto nulla per essersi meritata una simile indifferenza ma arrivò, a fatica, alla conclusione che continuare a rimuginarci non avrebbe portato a nulla.
 
“Avrà avuto i suoi buoni motivi – riuscì a dire fra se e se, con un sospiro, quando un familiare cicalino l’avvisò che stavano uscendo dall’iperspazio.
“Vostra Grazia – disse la voce di 3 PO all’interfono – siamo tornati nello spazio reale, nel sistema di Dagobah. Desiderate recarvi nel medesimo luogo del vostro addestramento ?”
“ Si, grazie – rispose semplicemente la giovane donna rimettendosi in piedi.
Una volta atterrati, Leia si recò all’esterno e … percepì sin da subito che qualcosa era cambiato rispetto a quando aveva lasciato il pianeta palude, neanche un giorno prima.
Si mise a correre verso la ormai familiare casupola e li ritrovò entrambi i suoi mentori, entrambi attorniati da quella singolare luminescenza attorniata di azzurro che li faceva brillare nella Forza.
“Maestro Yoda – la ragazza prese a parlare con voce bassa e molto triste,  cadendo in ginocchio – mi dispiace, io non sono stata abbastanza veloce e voi …”
Non sapeva neanche bene come finire quella frase, il fragile corpo del piccolo alieno aveva smesso di soffrire ed ora era pura luce, come il suo confratello. Avrebbe dovuta esserne contenta e invece si sentì ancora una volta abbandonata.
“… e anche voi mi avete lasciato sola – disse, buttando fuori quello che pensava. Un velo di lacrime le rigò il volto. Anche se avevano passato poco tempo insieme, si era molto legata all’anziano Jedi e vederlo non più nel mondo dei vivi aveva inficiato di colpo l’efficacia della meditazione fatta sulla nave.
“Luke non ha voluto seguirmi – continuò a sfogarsi, asciugandosi con una manica del vestito gli occhi – tutto quello che ho fatto è stato inutile. Non ha voluto il mio supporto, a malapena mi ha salutato e se ne è andato. Ho bisogno del vostro aiuto, maestri. Vi prego ditemi, cos’altro posso fare ?”
“Disperarti, tu non devi – replicò Yoda – meglio, molto meglio di prima io sto.”
Le fece uno dei suoi soliti sorrisetti al che Leia riuscì a ritrovare un po’ di coraggio.
“ E siamo più che certi che Luke avrà presto bisogno del tuo aiuto – disse Kenobi con la sua consueta tranquillità – presto entrambi verrete messi alla prova in una maniera inimmaginabile e purtroppo né io ne il maestro potremo interferire.”
La sicurezza con la quale lo spettro dell’umano pronunciava quelle parole servirono a scuoterla del tutto. Si rimise in piedi; avevano ragione, doveva restare vigile e pronta. Lo sconforto non avrebbe aiutato nessuno.
“Figliola – Kenobi riprese a parlare – è arrivato il momento di dirti la verità circa le tue origini. Non possiamo più aspettare, forse riusciremo a manifestarci ancora una singola volta a te a Luke ma ormai la Forza ci reclama a se e non possiamo garantirti che ci riusciremo. La notizia che stai per udire sarà terribile per le tue orecchie ma devi essere forte e seppellire in profondità il tuo dolore. Sei pronta ?”
Leia percepì appieno l’importanza di quel momento, la vicinanza dei due mentori le aveva restituito tutta la sua sicurezza.
“Sono pronta – rispose semplicemente.
“Ti dissi che tu e Luke siete accomunati da un comune destino e oltre a questo c’è altro che vi rende vicini, molto vicini.”
La ragazza deglutì, il momento era finalmente giunto.
“Siete fratelli, gemelli per la precisione – lo spettro fece una breve pausa – i vostri genitori sono o meglio erano Padme Amidala, regina e poi senatrice di Naboo e Anakin  Skywalker, cavaliere Jedi e eroe della guerra dei Cloni.”
La rivelazione la  colpì come uno schiaffo in pieno volto; e se ci pensava bene, quello rispondeva ad un importante interrogativo. Quante volte si era chiesta come mai avesse trovato nel biondo contadino di Tatooine un amico con tantà rapidità e al contempo con tanta profondità, come mai le era accaduto in precedenza. Si era spesso chiesta se ci fosse un perché a un tale istintivo legame e la risposta a quella domanda era finalmente arrivata.
“Ma non è terribile, maestro Kenobi … anzi, è meraviglioso. Sono davvero felice per aver fatto questa scoperta. Vi ringrazio ! – parlò con voce piena di speranza e gioia ma guardando lo sguardo dell’anziano umano si accorse che non aveva ancora finito.
“ Anakin Skywalker, sedotto dal potere dell’Imperatore Palpatine, anche conosciuto come Darth Sidius, Maestro e Signore dei Sith, tradì i suoi confratelli, portandoci alla semi estinzione e … divenne Darth Vader.”
E quello fu come ricevere una serie di frustate. Anzi, probabilmente sopportarle sul suo corpo avrebbe fatto meno male che subirle nel proprio animo come era appena accaduto. L'Esecutore dell'Imperatore, colui che l'aveva torturata a bordo della Morte Nera, che aveva assistito impassibile alla distruzione di Alderaan e che aveva compiuto infinti misfatti agli ordini del suo padrone era il suo vero genitore! La spina dorsale parve diventarle di ghiaccio e le mancò per un istante il respiro ma non cedette.
“Luke non era d’accordo con noi nel volerlo eliminare, per questo si è allontanato. Gli abbiamo fatto credere che Anakin e Vader fossero due persone diverse e che la seconda avesse assassinato la prima. Ma lui ha saputo comunque la verità e per bocca di vostro padre, per giunta.”
Assorbì anche quella tragica notizia e quello spiegava ancora una volta molte cose, tra le quali probabilmente anche la decisione del biondo guerriero di andarsene con quella donna e il suo turbamento a bordo della nave ospedale subito dopo i fatti di Cloud City, quando aveva cercato conforto tra le braccia della sorella. Ma non se la sentiva di accusare i due Jedi di essere stati dei crudeli manipolatori, avevano anzi cercato da un certo punto di vista di proteggere Luke da una verità che difficilmente avrebbe tollerato, conoscendo la sua grande emotività.
“Riteniamo che provi pietà per lui e che voglia aiutarlo a lasciare l’oscurità, un proposito estremamente nobile ma pericolosissimo. Ciò nonostante, chiediamo a te perdono per aver perpetrato quest’inganno affinché tu possa comunicarlo a Luke quando vi rincontrerete.”
Lo spettro aveva finito con quanto aveva da dire e la sua immagine prese a sbiadire mentre la giovane donna lo guardava emozionata e riconoscente per quanto avevano fatto per lei e per averle dato un nuovo scopo: sostenere il suo nobile fratello nella redenzione del padre. Non condivideva pienamente quella sua decisione, troppo era il male che l'uomo nella nera armatura aveva inflitto in tutta la galassia per meritare tanta compassione ma se Luke credeva in quella possibilità, allora lo avrebbe fatto anche lei. Si fidava ciecamente di lui e lo avrebbe dimostrato anche in quella difficile circostanza.
“La Forza ci reclama, Leia – disse mentre le parole che pronunciava si facevano via via più distanti – siate non soltanto i nostri eredi ma anche i fondatori di un nuovo ordine Jedi.”
La ragazza allungò una mano verso Kenobi come se potesse impedire alla figura di dissolversi e quando ciò avvenne, volse il suo sguardo su Yoda.
“Alla Forza Vivente sempre fedeli, essere dovrete. A istituzioni, no. A leader politici, no. Solo alla Forza e a voi stessi.”

E anche il piccolo alieno svanì, con il suo sorrisetto allegro come ultimo ricordo per Leia.
La ragazza lanciò un’occhiata alla casupola e al luogo dove si era addestrata anche se per poco tempo. Quel posto le sarebbe mancato e quello sarebbe stato l’ultima volta che lo avrebbe visto, se mai fosse tornata su Dagobah; presto o tardi la palude l’avrebbe reclamato, sommergendolo.
Si recò all’interno della magione; c’era qualcosa che voleva portare con se come ricordo di quel posto. Raccolse il bastone di Yoda, poco distante dal lettino ancora caldo che l’anziano mentore aveva utilizzato fino a pochissimo tempo prima. Spense le luci della casupola per l’ultima volta e si allontanò, senza mai voltarsi indietro, alla volta del Falcon. Non avrebbe pianto, non era più il caso.
Una volta rientrata sulla nave, si diresse spedita in cabina di comando dove trovò il fidato droide dorato.
“ Allontaniamoci 3-PO – disse decisa all’umanoide metallico – quando saremo fuori dall’atmosfera comunicheremo con il QG dell’Alleanza.
“Subito, Vostra Grazia – il protocollare sembrava ben lieto di potersi allontanare dal pianeta palude – prego, sedetevi. Partiremo immediatamente.”
E così fecero.
Lasciatisi alle spalle Dagobah, la ragazza accese l’holoproiettore facendo attivare al suo fidato aiutante tutti i sistemi di protezione e di decriptazione delle comunicazioni del Falcon, che non erano pochi.
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, comparve davanti alla giovane donna l’immagine del Cancelliere Mon Mothma.
“Leia ! – disse la donna con un tono quasi materno – come procede il tuo addestramento Jedi ?”
“Per ora è sospeso, Cancelliere. Desidero continuarlo in un luogo dove posso rendermi più utile, con il vostro permesso.”
“Concesso, mia cara – il leader dell’Alleanza le era molto affezionata e la cosa era reciproca e in privato osavano prendersi reciproche confidenze l’una con l’altra – desideri rientrare nel tuo ruolo di Ministro di Stato? Il tuo sostituto, l’ex Generale Rieekan, è un collaboratore più che valido. Ma è pur sempre un uomo e ci sono limiti che non riesce a superare.”
Leia sorrise a quel moto di spirito.
“No, voglio tornare a servire senza un incarico ufficiale ed essere semplicemente me stessa: una principessa di un pianeta distrutto che possa dare l’esempio sul campo di battaglia.”
Questa volta fu il Cancelliere a sorridere.
“Non sei stata lontana per molto tempo, ragazza mia, ma mi sei mancata molto. Puoi dirigerti su Kashyyyk, li stanno convergendo tutte le nostre forze a supporto degli Wookie.”
Leia venne colta di sorpresa a quella notizia.
“Gli Wookie sono insorti? E noi li sosteniamo con tutte le nostre forze? Ma quindi…”
“Esatto, mia cara – replicò seria Mon Mothma – il momento è giunto. L’Impero ci ha sfidati e noi rispondiamo. Sarà la più grande battaglia dall’inizio della Guerra Civile Galattica, da quattro anni a questa parte. Ti sto già inviando copia di un discorso pubblico fatto dall’Imperatore a reti unificate. Ascoltalo con attenzione.”
La ragazza si sentì più determinata che mai a quelle parole.
“Ascolterò la registrazione durante il viaggio, grazie mille Cancelliere.”
“Grazie a te, Leia. Che la Forza sia con te!”

Chiusa la comunicazione, la giovane donna ascoltò il messaggio lasciato da Palpatine. Se ancora dentro di lei ci fosse stata la minima oncia di dubbio, le parole pronunciate da quell’essere corrotto e viscido l’ avrebbero definitivamente spazzata via. Ma così già non era più da quando era tornata al bordo del Falcon.
Ordinò a 3PO di portare la nave in iperspazio e tornò a sedersi sul sofà nella stiva principale, riflettendo sul da farsi: molti pensieri le sovvennero ma quello ritenne più importante era come fare ad essere di supporto al suo appena scoperto gemello. Sicuramente Darth Vader sarebbe stato presente in quella battaglia e quello significava che probabilmente Luke sarebbe stato in sua compagnia: se conosceva abbastanza bene il suo impavido consanguineo, sapeva che avrebbe fatto di tutto per provare a salvare loro padre. Improbabile però che la ragazza riuscisse ad incontrarlo, ci sarebbero state decine di migliaia di soldati in mezzo a loro. Si chiese pertanto se esistesse una tecnica della Forza tramite la quale potesse essere più vicina al suo coraggioso gemello e d’istinto gli occhi le caddero sul misterioso oggetto, immoto sul tavolo.
Lo attivò come aveva fatto poco tempo prima ed ecco comparire la sagoma del Maestro Jedi.
“Ah sei tu, insolente – a quanto pare l’ologramma conservava i ricordi delle persone con le quali colloquiava – sei pronta a chiedere scusa ?”
“Vi chiedo scusa, Maestro Drallig. Sono stata sciocca e precipitosa – replicò la ragazza sinceramente pentita - vi chiedo di aiutarmi ed è una richiesta di una certa urgenza.”
“Scuse accettate – rispose serafico l’uomo – quanto alla richiesta urgente, dimmi pure.”
“Esiste un sistema in cui uno Jedi può essere di supporto ad un altro, senza essere fisicamente presente ? Affinché, se è possibile, lo possa sostenere e incoraggiare ?”
“Certo che esiste, ragazza – replicò con la medesima tranquillità di poc’anzi l’immagine – è una tecnica conosciuta come Meditazione da Battaglia. La Forza che è in te viene trasmessa in parte ad un altro individuo potente nella Grande Energia; in questo modo, il soggetto ricevente riesce ad essere più efficace in combattimento. Ma devo avvisarti; è una capacità che richiede una certa predisposizione per essere appresa, oltre che un rigidissimo allenamento. Sei pronta a metterti alla prova ?”
“Anche subito, Maestro. Cominciamo immediatamente.”
“Il tuo primo esercizio consisterà nell’ottenere una meditazione pressoché perfetta: prima di poter concedere una parte del tuo potere ad un altro, devi imparare a sentirlo dentro di te alla perfezione – disse l’immagine olografica.
“Procedo immediatamente – Leia era piuttosto abile nella meditazione, come le aveva detto Yoda e questo non mancò di farla gioire.
Stette tutto il tempo del viaggio in iperspazio concentrata su se stessa, abbracciando il manto stellato attraverso le luci dell’iperspazio. La Forza era con lei solo che questa volta si mosse alla più dettagliata conoscenza di quell’universo che era dentro di lei: voleva conoscerne ogni singola particella e atomo, nulla le doveva essere sconosciuto.
Mai prima d’ora si era immersa così tanto in profondità nelle vastità della Forza e non si accorse minimamente di aver perso qualunque cognizione dello spazio e del tempo.
Il suo risveglio fu brusco ma molto dolce, non avrebbe potuto desiderarne uno migliore.
Un uomo, il suo uomo, inconfondibile per l’odore che emanava, l’aveva abbracciata con vigore distogliendola dalla meditazione. Tanto era l’impeto con la quale l’aveva stretta che l’aveva praticamente fatta mettere in piedi , da seduta che era. Senza praticamente accorgersene, aveva meditato per diverse ore.
“Dimmi che non sei sparita per punirmi per come ti ho risposto su Bespin e ti crederò – le disse lui con il suo consueto tono insolente e lei non potette fare a meno di sorridere.
“Proprio così – gli rispose – e non azzardarti mai più a rispondere in quella maniera orrenda quando ti dico che ti amo.”
“Promesso, promesso – le sussurro per poi baciarla. Un bacio che entrambi agognavano da tempo, visto come era stati brutalmente interrotti dalle truppe d’assalto imperiali l’ultima volta che erano stati così tanto vicini.
Quando si distaccarono, lei riprese a parlare.
“Mi sei mancato, Han – disse lei felice, facendolo sedere con se sul divano – tanto che non riesco ad esprimerlo.”
“Non più di quanto tu sia mancata a me – gli rispose lui ghignando – al mio risveglio era sparita. Per poco non accoppavo Lando quando me lo sono trovato davanti! Ma ora sei qui e questo è ciò che conta.”
“Dovevo essere lì per aiutarti e per dirti che … - fece cadere la frase, mordendosi la lingua. Non voleva certamente ricordargli di Chewie in un momento felice come quello.
“Shhh, non ti preoccupare di questo – replicò lui prendendole le mani – piuttosto, ma che diamine stavi facendo prima? Quando 3 PO ha chiesto il permesso di atterrare, mi stava venendo un colpo. Poi mi ha spiegato che era tutto a posto e che eri come addormentata.”
“Più o meno, Han – la ragazza sospirò – ci sono tantissime cose che devo dirti ma dimmi, hai il tempo per ascoltarmi?” Sentiva chiaramente la concitazione presente nell'animo dell'uomo.
“Temo di no. Non so se hai saputo la notizia ma mi hanno fatto Generale e mi hanno affidato il comando delle forze di terra di Kashyyyk! Ma ti rendi conto? Tutti vogliono parlare con me e si affidano a me. Non sto avendo un istante di respiro!”
“No, non lo sapevo – evidentemente Mon Mothma aveva preferito che lo scoprisse in autonomia e quella notizia la rese ancora più fiera dell’uomo che aveva scelto come suo compagno - allora sarò breve: devo allontanarmi in un luogo non troppo lontano dalla prossima battaglia ma abbastanza sicuro per continuare ad … addestrarmi.”
“Addestrarti ? E a fare cosa ? – rispose il corelliano sconcertato
“Mi sto addestrando come Jedi, Han. Proprio come sta facendo Luke – rispose lei, sperando di non confonderlo troppo.
“Anche tu con queste manie di grandezza? Ma per favore! – disse sarcastico poi si accorse dal volto della sua amata che non stava affatto scherzando e cambiò tono – c’è veramente tanto che devi spiegarmi e alla prima occasione utile verrò da te, allora. Ti affiderò una scorta che ti possa condurre in un luogo ideale per continuare con … qualunque cosa tu stia facendo.”
“Grazie – disse lei riconoscente – così finalmente potrò vedere Kashyyyk!”
“Non che ti sia persa molto: tanti alberi, verde, bestie feroci e tantissimi Wookie. Vieni a vedere.”
Si recarono uno al fianco dell’altra verso l’esterno e li vide uno dei posti più incantevoli che avesse mai visto in tutti i suoi numerosi viaggi diplomatici: alberi magnificenti che svettavano verso l’alto rigogliosi e possenti per decine di metri, prateria di erba verde incontaminata e come aveva detto Han, tantissimi Wookie.
Si trovavano al centro di una struttura che doveva essere stata una base imperiale a giudicare dalla muratura e dalle torrette di guardia standardizzate.
“E a proposito di Luke – disse il corelliano all’improvviso, irrigidendosi – so che ha lasciato la flotta poco prima che cominciaste il mio salvataggio. Credevo che il ragazzo ci tenesse un po’ di più a me ma come si dice, così è la vita.”
“ Ti sbagli, Han – le rispose la ragazza, un po’ rattristita – l’Alleanza ha bisogno di uno Jedi ben addestrato e al nostro … amico è stato ordinato non appena si fosse ripreso dalla grave ferita che aveva subito su Cloud City di riprendere immediatamente il suo incarico.”
Leia deglutì, preparandosi mentalmente a continuare con quella menzogna.
“Lui avrebbe voluto esserci ma sai come è fatto, ligio al dovere. L’ho tranquillizzato dicendo che non doveva preoccuparsi e che ci avrei pensato io con l’aiuto di Lando e di … - si fermò appena in tempo – e dei Bothan.”
Il corelliano scosse la testa, ancora contrariato.
“Io avrei disobbedito a quell’ordine per lui – concluse – comunque poche ore prima del tuo arrivo, è giunto anche qui il caccia Ala X del nostro eroe solo che a pilotarlo è stato R2 senza il suo proprietario.”
L’ex contrabbandiere si voltò a guardare la ragazza all’improvviso.
“Vedo che questa notizia non ti sorprende né ti meraviglia più di tanto. Comunque, se vuoi saperlo, il droide mi ha detto che Luke è al sicuro, che non aveva più bisogno della sua nave e che è stato lui ad ordinargli di venire qui. Ho provato a chiedergli altro ma è stato insolitamente poco loquace come se – fissò la giovane donna profondamente e con uno sguardo molto serio – volesse nascondermi qualcosa.”
La ragazza sospirò, un po’ troppo stanca di continuare a mentire.
“Ti dirò tutto quando verrai a trovarmi – gli rispose semplicemente.
“Cercherò di liberarmi quanto prima allora. Ora scusami, devo proprio andare. Troverai la tua scorta all’ingresso sud.”
E se ne andò, piuttosto infastidito.
La giovane donna lo guardò mesta mentre si allontanava e fece come gli era stato detto.

   

Giunta alla porta sud della fortezza, restò in attesa e di li a poco venne raggiunta da un curioso quanto ingegnoso mezzo di trasporto: sembrava uno di quegli antichi trabiccoli volanti che un tempo venivano chiamati elicotteri prima che gli airspeeder li soppiantassero secoli or sono. Alla sua guida c’erano due Wookie, uno decisamente gigantesco, l’altro doveva avere più o meno l’altezza di Han.
Fu quello di altezza più modesta a prendere la parola, il suo ruggito era più gentile di quello di Chewie ma era al contempo molto deciso. Le disse che il suo nome era Florral, figlia di Salporin e che l’altro al suo fianco era Jakarro, figlio di Groznik, nonché suo marito e che avrebbero avuto l’onore di essere la sua scorta in un posto tranquillo non molto lontano dalla base.

“A quanto pare in questa famiglia è la donna che comanda, mi chiedo se sia lo stesso per tutti gli Wookie – pensò Leia con un mezzo sorriso mentre si accomodava sul trasporto.
   
 
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