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Autore: paige95    03/11/2019    3 recensioni
Quante volte è necessario toccare il fondo per poter rialzarsi più forti di prima? E quante volte è necessario attraversare il buio per raggiungere una luce che nemmeno si sapeva potesse esistere?
Riscoprire l’amore nei momenti più delicati può essere il miglior modo per affrontare le difficoltà e le incomprensioni.
In questo clima nascerà, inaspettatamente anche per loro, l'amore tra Pan e Trunks, proprio quando entrambi avranno bisogno di dare una svolta alla loro vita e di comprendere meglio se stessi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Pan, Trunks, Un po' tutti, Videl | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Estate – Il paradiso può attendere*

 

Il paradiso. Non c'era niente di meglio della pace di quel luogo per Serleena. Forse solo l'amore dei suoi cari avrebbe potuto donarle una sensazione più piacevole; cari che lei non vedeva da moltissimi anni, per i quali non poteva garantire che l'affetto fosse corrisposto. Aveva accettato la proposta di Goku, spinta dal desiderio di poterli riabbracciare. Il giovane spirito insieme al suo accompagnatore stava attraversando luoghi che per lei erano stati casa per moltissimo tempo e dal modo in cui quell’uomo percorreva quelle strade fittizie comprese che non era una presenza nuova. Serleena non possedeva più un corpo, come credeva di tornare a vivere senza. Nonostante ciò però era ancora dotata della capacità di notare quanto Goku sembrasse estremamente giovane rispetto all’età che approssimativamente avrebbe dovuto avere. Trascorrere tempo in paradiso bloccava qualsiasi processo di invecchiamento e lei ne era la prova. Era stato sincero, in cielo solo coloro che erano stati effettivamente buoni in vita, senza alcune riserve, potevano ambire a godere della serenità di quei giardini. Gli era appena dietro, lo spirito avanzava più lentamente del vivente, ma lei non si sorprese affatto, Goku le aveva confessato che suo figlio era in difficoltà e mettendosi nei panni di quell’uomo, non avrebbe potuto fare altro se non incitarlo a non perdere altro tempo prezioso.
«Goku, aspetta. Io non posso uscire da qui, lo sai meglio di me, guardami, sono diventata solo un’essenza inconsistente, nulla di più. Sono passati così tanti anni, il mio corpo è ormai distrutto, probabilmente insieme al mio pianeta. Hai l’aria di essere un uomo pieno di risorse, ma sono certa che nemmeno tu puoi l’impossibile»
In un certo senso Serleena aveva ragione, quando era morto gli era stata donata la grazia di mantenere intatto il proprio corpo e lo stesso era successo a Radish, probabilmente affinché le sofferenze degli Inferi fossero per lui più insopportabili. Omise tutto ciò a quella ragazza. Anche se non aveva più un corpo, aveva un viso grazioso, capelli color oro scambiabili per un continuo fascio di luce quasi accecante. Non le dava più di diciotto anni, all’incirca l’età in cui lui aveva conosciuto l’amore. Sosteneva che a quell’età Radish fosse diverso. Per Goku non era difficile crederlo, l’amore cambiava e la perdita della persona amata poteva lasciare ferite indelebili sul cuore. Era ciò che quasi sicuramente aveva indurito l’animo di suo fratello, rendendolo totalmente assoggettabile a Freezer. Si ritrovò a sperare che fosse accaduto questo. Benché l’avesse ucciso, non gli dispiacque affatto l’idea che suo fratello non fosse il mostro che ricordasse. Si ritrovò a elargire un leggero sorriso tra sé, lasciando perplessa la sua interlocutrice.
«Desidero davvero offrirti la possibilità di conoscere tuo figlio e riabbracciare Radish. Posso chiedere a Baba qualche ora per te sulla Terra, il mio pianeta, al momento rimarresti uno spirito, ma potresti rivederli e parlare con loro. Troverò il modo di riportare in vita te e Radish, è la soluzione migliore per placare la rabbia di Inazuma»
«E tuo figlio? Goku, sei troppo altruista e rischiamo che lui muoia per salvare noi, non voglio questo, lui non c’entra nulla. Apprezzo ciò che hai fatto per me, mi sarebbe piaciuto fossi diventato mio cognato, ma non possiamo andare contro il destino, questo lo sai anche tu. Porta i miei saluti a Radish e Inazuma. Se riesci, evita di far ritornare Radish negli inferi, ma, per favore, dai qualsiasi priorità a tuo figlio. So cosa significa per una madre doversi allontanare da suo figlio a causa della morte, non voglio che lo provi anche tua moglie»
Era estremamente generosa. Sicuramente se Radish avesse avuto lei al suo fianco, non avrebbe pensato di uccidere più nemmeno una mosca. Goku si sentì in un vicolo cieco, Re Kaioh gli aveva tristemente ricordato che le Sfere del Drago, che Vegeta stava cercando in quegli istanti, mettevano a loro disposizione un solo desiderio.
«Serleena, ti prego di fidarti. Chiedo a Baba una piccola concessione, sei una persona buona, non potrà rifiutare. Dopodiché ti prometto che penserò a mio figlio e subito dopo cercherò di riportare in vita te e Radish»
Lo sguardo di Goku si illuminò. Serleena sorrise, senza nemmeno rendersene conto quel sayan le aveva dato la possibilità di rivedere nei suoi occhi la stessa determinazione che spesso leggeva in Radish. Erano fratelli e il luccichio che illuminava i loro volti era identico o perlomeno quello che faceva risplendere l’uomo che lei aveva conosciuto almeno mezzo secolo prima.
«Hai la sua medesima determinazione, non siete tanto diversi come sostieni. Ricordo quando lo supplicai di non lasciarmi, ma lui non volle sentir ragione, voleva solo proteggermi»
«Credo si sia pentito di averti abbandonata. Radish si è sempre e solo impegnato a sottolineare le nostre differenze, sosteneva che stessi disonorando la razza sayan, solo perché non volevo uccidere i terrestri»
A Serleena parve di aver conosciuto un uomo totalmente differente, non lo riconosceva nelle parole di Goku e probabilmente quest’ultimo faceva una certa fatica ad immaginare un fratello amorevole e buono verso il prossimo. L’espressione amareggiata dell’uomo incontrò all’improvviso delle bolle di medie dimensioni. Quando notò che il giovane spirito le osservava come se fossero normale routine, capì che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Con un sorriso ella lo invitò ad osservarne una che aveva richiamato proprio accanto a loro.
«Guarda con attenzione»
 

Un giovane dai lunghi e maestosi capelli si trovava su un pianeta che a Goku non era affatto familiare, eppure in comune alla sua Terra aveva dei rigogliosi alberi e prati fioriti. Quella che riconobbe essere la versione molto più giovane di suo fratello era seduta tra papaveri rossi – Goku li distinse subito, sua moglie in primavera riempiva la casa sui Monti Paoz di quegli esemplari– e indossava la sua divisa dell’esercito di Freezer con tanto di scouter a coprirgli l’occhio sinistro. Una ragazza gli si stava avvicinando un po’ intimorita, ma più per la sua presenza, temeva ciò che lui rappresentava in quel momento: un nemico.

 
Goku alzò per un istante gli occhi stupefatti sulla sua interlocutrice, non gli stava solo mostrando gli eventi, ma le stava anche infondendo le stesse sensazioni che lei stessa aveva provato in quella situazione.
«Continua a guardare, te ne prego»
Sembrava davvero essere importante per lei che quell’uomo, che da poco aveva scoperto essere suo cognato, fosse a conoscenza di più dettagli possibili del passato di suo fratello. Serleena in fondo al suo cuore si rifiutava di accettare che Radish fosse diventato uno spietato assassino, come molti soldati – o forse tutti - dell’esercito di Freezer. Non poteva essere scomparsa quella luce di bontà che ogni volta coglieva nelle pupille profonde del suo innamorato. Goku, ancora incredulo per ciò che stava vivendo, come se in quel momento si trovasse nel cuore e nella mente dei protagonisti di quel ricordo, accolse il suggerimento di quella sventurata ragazza.
 

Radish fu più audace di lei, riuscì in poche falcate a coprire la distanza che li divideva. Per Serleena era solo un povero ingenuo a credere che ciò sarebbe bastato ad annullare tutte le difficoltà. Lo fissò a pochi centimetri da lei, non aveva affatto l’aria di essere un combattente, se non fosse per quello scouter perennemente in azione che la turbava; era il simbolo, insieme alla sua divisa, di quanto i loro mondi fossero lontani. Il ragazzo non impiegò molto a capire il disagio della ragazza e lo tolse all’istante.
«E se dovessero cercarti?»
«Confesserò di essere stato con te»
Pronunciò quelle parole con un sorriso divertito, ma Serleena non aveva affatto voglia di scherzare, quel giovane desiderava rischiare la vita pur di trascorrere con lei qualche ora.
«Radish, Freezer ha il pieno controllo di questo pianeta, forse tu non ti rendi minimamente conto della posizione in cui mi trovo io e in cui invece ti trovi tu»
«Intendi dire che sei mia schiava? Serleena, io ti amo»
Glielo rivelò con naturalezza, nemmeno lui si rese realmente conto di ciò che aveva detto, ma dall’espressione contraria della giovane capì di essere stato indiscreto. Girò i tacchi, maledicendosi di aver accettato quell’incontro inappropriato e rischioso. Radish non poteva però permetterle di allontanarsi, con uno scatto felino – risultato del suo costante allenamento - la bloccò afferrandole l’avambraccio. Nella frazione di un secondo la mano di Serleena si era avvicinata al cuore del ragazzo ed ora lo stava minacciando con una potente scarica di energia che lo avrebbe gettato quasi sicuramente sul punto di morte. Si era fermata, qualcosa, forse un pensiero o una sensazione, aveva inchiodato la sua mano a mezz’aria, facendola tremare. La giovane richiuse più lentamente il palmo, abbassando la guardia e il muro di tensione che tra loro si era alzato.
«Radish, non voglio farti del male, ti prego, vattene e non tornare più. Non puoi più salvarci e non puoi cambiare nemmeno il mio destino. Non è colpa tua, hai fatto solo il tuo dovere»
«Come faccio a fare finta di nulla? Sai, Vegeta non approverebbe se glielo dicessi, lui mi ripete sempre che “per un vero sayan non c’è spazio per l’amore, noi non sappiamo nemmeno cosa sia”, ma io lo conosco grazie a te. Vorrei portarti via di qui, Serleena»
«Non voglio, qui c’è il mio popolo, la mia famiglia, non scappo. Il principe ha ragione, è saggio, ascoltalo»
«Non può essere saggio, se non si è mai innamorato»
Avrebbe voluto muovere qualche passo indietro, attaccarlo, immobilizzarlo, intimarlo ad andarsene altrimenti lo avrebbe ucciso, invece non mosse alcun muscolo e lasciò che le labbra di Radish si posassero sulle sue. Un fremito la percorse, una scosse che apparteneva al suo essere, ma che allo stesso tempo le era nuova ed era piacevole.

 
Goku discostò l’attenzione dal ricordo, interrompendolo imbarazzato. Aveva visto a sufficienza del passato e poteva solo immaginare cosa fosse accaduto dopo, i pensieri di Serleena erano piuttosto allusivi.
«Era giovane, lo so, sono cambiate molte cose, ma forse tu non hai avuto modo di conoscerlo in quegli anni. Era determinato a lottare affinché il male non prevaricasse sul bene, era persino disposto a tradire Freezer pur di salvarmi e poter vivere con me»
«Era giovane, hai detto bene, è cambiato molto negli anni, altrimenti non avrei mai pensato di annientare mio fratello, ma sarei stato ben lieto di scoprire la sua esistenza»
Vide Goku rattristarsi, come forse nel corso di quella visita in paradiso non aveva ancora fatto.
«Scusa, non volevo essere indiscreta. Se non hai avuto modo di conoscerlo, ci sarà sicuramente un motivo sofferto»
«Siamo rimasti orfani, ma forse questo tu lo sai già. Ciò che forse non sai è che solo lui ha conosciuto i nostri genitori, io non li ricordo. Freezer li ha uccisi e ha distrutto il nostro pianeta, ma non ero abbastanza grande per capirlo. So solo che i miei genitori sono riusciti a salvare me e Radish»
Serleena tacque, non conosceva quell’uomo così bene da poter dire di comprendere nel profondo i suoi sentimenti, specie dopo averle confessato di essere l’assassino dell’uomo che amava. Era confusa: una parte di lei riusciva a credere fino in fondo alle buone intenzioni di Goku, ma era presente nel suo cuore anche una piccola riserva, suggerita da quei ricordi così dolci, che lasciavano una notevole lacuna nelle ragioni del cambiamento di Radish. Era forse stata la sua morte? L’amava così tanto? O forse l’ennesima morte di una persona a lui cara aveva con il tempo indurito il suo cuore. Serleena non poteva ancora esserne certa, l’unica fonte di verità sarebbe potuta essere Goku, a cui avrebbe solo dovuto affidarsi, infondo non aveva più molto da perdere.
«Freezer? Radish non lo sapeva, lavorava per lui, era un suo soldato. Prendeva ciecamente ordini da quell’assassino prima di conoscermi e di tradirlo»
«Lo so e Vegeta ha mantenuto il segreto fino ad ora, consentendo a Radish di prendersi cura di vostro figlio. Nemmeno Inazuma conosceva la verità sui suoi genitori fino a qualche ora fa»
Serleena iniziava a comprendere la situazione difficile in cui aveva lasciato Radish dopo la sua morte: un soldato dell’esercito di Freezer non avrebbe potuto occuparsi del figlio concepito con una donna diventata per l’imperatore una schiava. Data la situazione, il solo fatto di averlo protetto poteva considerarsi un’azione degna di un padre.
«Mi dispiace per ciò che hanno dovuto vivere Radish e Inazuma in tutti questi anni. Siamo stati incoscienti, abbiamo dato retta ai nostri sentimenti, mi sono lasciata convincere da lui e ho riscoperto in me un coraggio pericoloso, ma purtroppo non credevo di ferirli così tanto, forse speravo con tutta me stessa in un lieto fine per noi, il nostro amore mi infondeva tanto ottimismo. Lui però mi ha lasciato e solo ora capisco quel suo ultimo disperato tentativo di salvarmi, ma ovviamente era troppo tardi»
«Se avesse saputo che aspettavi quel bambino, sono sicuro che ti avrebbe protetta, a costo di rivelare il vostro amore a Freezer. Se n’è andato sperando di essere ancora in tempo, Freezer però è spietato, dà l’ordine di uccidere e senza alcun preavviso»
Ora iniziava a riconoscere dalla bocca di Goku il Radish di cui si era innamorata. L’uomo davanti a lei assomigliava tanto al giovane sayan che moltissimi anni prima le aveva dichiarato tutto il suo amore senza alcuna paura del destino che avrebbe atteso loro. Ciò che Goku omise a Serleena fu quanto anche i sayan fossero soliti essere spietati con le loro vittime e che lei probabilmente era diventata per Radish troppo preziosa da trattare come una sua conquista.
«Mi dispiace, Goku, credo tu abbia vissuto la stessa esperienza di mio figlio, senza l’amore dei tuoi genitori. Freezer ha distrutto più di una famiglia»
«Non preoccuparti, ho ricevuto comunque amore sulla Terra. Radish non l’ha subito capito, per conto di Freezer voleva sterminare i terrestri, ma vedo che qualcosa in lui sta cambiando, ha finalmente capito che un’alternativa c’è, rivedere Inazuma lo ha aiutato e manchi solo tu per aiutarlo ad iniziare una nuova vita. Riporto in vita entrambi, non so ancora come, ma trovo una soluzione»
«Sai se i tuoi genitori sono in paradiso? Radish una volta disse che sarei piaciuta a sua madre, mi piacerebbe conoscerla prima di tornare in vita»
 
∞∞∞
 
La giovane Brief sul pianeta del Dio della Distruzione non riusciva a trovare un angolo di pace. Non aveva ancora compreso a pieno cosa stesse succedendo, aveva solo avvertito forti boati a causa della battaglia in corso, aveva visto suo padre volare via e sua madre disperarsi per chissà cosa poi, forse aveva colto dalle loro labbra la parola passato, forse, non ne era affatto sicura. Ciò di cui era certa però era la condizione febbricitante di Gohan. In una stanza del palazzo non molto lontana da quella in cui aveva cercato raccoglimento, sapeva che Chichi stava vegliando il capezzale di suo figlio, alla disperata ricerca di un miracolo e i due amici d’infanzia, Goten e Trunks, scortati da Whis, avevano raggiunto Balzar per recuperare velocemente un senzu. Risultato: Gohan non era migliorato, la febbre era in continuo aumento e l’atmosfera che aleggiava su quel pianeta odorava di morte e distruzione. Bra, dalla sua giovane età, non aveva molte risorse, lei non era infondo una guerriera, non era mai stata dedita alle arti marziali, come invece suo padre avrebbe desiderato, ma in quel frangente le sue difficoltà riguardavano anche il suo ruolo di amica. Aveva tentato in tutti i modi di placare la disperazione di Pan, era rimasta svariati minuti in attesa che la Son le aprisse la porta, senza alcun successo. Ora l’ansia stava attanagliando lei. Odiava sentirsi inerme, se solo avesse potuto, sarebbe corsa all’esterno e avrebbe intimato Inazuma di cessare quella lotta incontrastabile contro il padre, non le importava assolutamente nulla di ciò che era stato costretto a vivere sotto le grinfie di Radish, Bra desiderava solo che non coinvolgesse anche la sua famiglia e i suoi amici.
Non seppe resistere in quell’angolo buio della stanza, quando dall’altra parte della parete la sua migliore amica stava affogando nelle sue stesse lacrime, terrorizzata per le sorti di suo padre. Si alzò da una scomoda sedia, si avvicinò al muro e posò una mano, sperando che Pan avvertisse i suoi voluti sussurri.
«Amica mia, non potevi prevederlo. Avremmo agito tutti in quel modo, non hai nulla da rimproverarti. Pan, mi senti?»
La stava sicuramente ascoltando, ma era chiaro non volesse risponderle. Ciò che preoccupò Bra fu il forte boato che avvertì poco dopo nella stanza.
«Pan!»
Non era affatto brava a percepire l’aura altrui, ma la preoccupazione le fece rapidamente riscoprire la sua grezza dote che Vegeta aveva senza mai troppo successo cercato di affinare. Fu un sollievo per la ragazza avvertire la presenza di Goten. Il giovane, stufo dei continui rifiuti della nipote, doveva aver atterrato la porta per entrare con la forza. Ora Pan non era più sola in quei drammatici minuti, ma nonostante la presenza di Goten avesse tranquillizzato in parte Bra, preferì rimanere incollata alla parete per avere aggiornamenti indiretti sulle condizioni dell’amica che continuava a rifiutarle un confronto. La voce del giovane Son era una soave melodia per entrambe, Bra fece scivolare la schiena contro il muro divisorio per godere anch’essa di quel sollievo.
«Respira, Pan, tuo padre starà bene, non viene facilmente sconfitto un sayan. Coraggio, piangere non serve a nulla, non gli infondi alcuna forza così»
I singulti di Pan erano ora percepiti attutiti da Bra, come se si stesse sfogando sul petto dello zio. Goten aveva la voce leggermente incrinata, sua nipote in quello stato non l’avrebbe mai colta, Bra invece era particolarmente concentrata sul suo timbro e non le fu difficile catturare le più piccole sfumature. Chiuse gli occhi immaginando suo padre solcare i cieli in cerca delle Super Sfere del Drago, ma nessuno aveva ancora idea di come gestire quell’unico desiderio disponibile.
«Tesoro, stai tranquilla, Vegeta torna presto e tutto si sistema»
Bugia. Da quando Goten era solito mentire? Lo sguardo sbarazzino della sua giovane età, complice il fatto di essere sempre stato restio a seguire le orme della madre e del fratello, non lo avrebbe mai dipinto come un ragazzo affidabile, ma mentire così spudoratamente a Pan in quel momento fece ritenere da Bra quel comportamento scorretto. Goku desiderava riportare in vita quella donna per cessare l’astio tra Inazuma e Radish, da quanto lei ne sapeva, non era nemmeno a conoscenza delle sorti del primogenito. Vegeta torna presto, le aveva detto.
 - Papà, fa che sia vero, ti prego –
Il silenzio improvviso che proveniva dall’altra stanza attirò l’attenzione di Bra. Goten stava invitando Pan a riposare con una dolce nenia, che quasi sicuramente Chichi era stata solita usare per tranquillizzarlo, forse nelle notti insonni quando l’assenza del padre si faceva particolarmente sentire. Lei poteva solo ipotizzarlo, ma il fatto era che quel ragazzo era in grado di colmare anche la breve assenza del principe nel cuore di Bra. Sentì il peso di Goten far scricchiolare la rete del letto, forse alzandosi. Non sentì più una sillaba dalla bocca di Pan, udì soltanto poco dopo un corpo stendersi delicatamente e di peso sul materasso. Presuppose che l’amica fosse crollata tra le braccia dello zio e che Goten si fosse premurato di rimboccarle le coperte per favorire il suo sonno.
«Ora non pensare a nulla, piccola, del resto ci occupiamo noi»
Lasciò Bra totalmente senza fiato, era consapevole del legame stretto che intercorresse tra Goten e Pan, ma ciò che la stupì più di tutto furono le accurate premure del ragazzo. Non era molto più grande di loro, anzi era addirittura più giovane di Trunks, eppure in quella circostanza seppe perfettamente come agire, neanche fosse stata Videl ad accudire sua figlia. Bra ne era certa, era stato tutto merito delle doti materne di Chichi.
Si alzò velocemente e prima che Goten potesse uscire dalla stanza, sicuramente con più grazia rispetto a come era entrato, sussurrò contro la parete per attirare la sua attenzione.
«Goten. Mi senti? Sei ancora lì?»
Trascorse qualche secondo prima che il giovane si accorgesse della sua presenza, ma quando lo fece non indugiò nemmeno un istante ad avvicinarsi alla parete e ad intimarla di fare piano.
«Sshh, Bra, mia nipote sta riposando»
«Lo so, tranquillo, non è mia intenzione svegliarla. Hai qualche novità?»
«Purtroppo no»
Dalla voce di Goten traspariva molta tristezza e demoralizzazione, ora, senza che Pan lo vedesse, poteva dare libero sfogo alle sue emozioni, era infatti impensabile che lui ne fosse rimasto indifferente. Come non avrebbe mai creduto di fare, fu lei ad impegnarsi per risollevare il morale di Goten e per ringraziarlo della vicinanza che le aveva fatto percepire, anche se involontariamente.
«Hai sentito l’ultima novità? Pan e mio fratello fanno coppia fissa ora. Chissà se mio padre se ne sia già accorto»
«Vegeta non andrà in escandescenza per questo, vedrai. Piuttosto dovrà stare attento al ragazzo che sceglierai come compagno di vita, su quell’argomento sarà molto più intransigente»
«Magari resto in famiglia, come ha fatto Pan»
Goten aveva accolto con piacere il tentativo di affrontare temi più lieti, anche se si mostrò un po’ meno entusiasta per la battuta della ragazza.
«C-cosa intendi?»
«Bhe, mi risulta che tu abbia rotto con Valese o sbaglio?»
Il cuore di Goten perse un battito, ringraziò in quel frangente gli dei per non averla avuta di fronte, altrimenti Bra avrebbe sicuramente colto la sua espressione sconvolta e confusa. La ragazza si rese conto di averlo scioccato, così tentò di rimediare con un sorriso, la cui percezione arrivò facilmente al giovane.
«Goten, stavo scherzando, su coraggio, respira. Non ti farei mai affrontare mio padre a duello solo per vincere la mia mano, mi ritieni davvero così crudele? Io ti voglio troppo bene per rischiare così la tua vita»
Forse infondo all’animo a Goten non sarebbe affatto dispiaciuto giocarsi e vincere la mano di quella ragazza.

 
∞∞∞
 
Goku, come avrebbe dovuto aspettarsi, subì la furia della veggente, quando le propose di concedere qualche ora di vita anche a Serleena. A suo rischio e pericolo, il sayan aveva esposto il problema a Baba, la quale iniziò a sentirsi oltraggiata nel suo ruolo. Lei, custode del passato, futuro e presente, doveva assistere alle follie di un sayan che nella maggior parte dei casi per far tornare la pace metteva a soqquadro la terra, il cielo, gli inferi e il paradiso.
«Baba, sono accuse totalmente infondate quelle che mi sta rivolgendo»
«E non osare contraddirmi, razza di scimmione arrogante! Ma mi spieghi chi ti credi di essere per riportare in vita tutte le anime buone e malvage?! Per tutti gli dei, Goku, stai sovvertendo il normale flusso temporale, ti credi forse un dio?!»
«Bhe, tecnicamente riesco a …»
«E pensi che il super sayan god o blue, o come accidenti si chiama, ti elevi a qualche forma di divinità e ti dia qualche diritto di veto o decisionale?!»
Serleena, conscia del fatto di essere l’oggetto di quella discussione così accesa, soprattutto da parte della veggente, cercò di stemperare la tensione creatasi tra loro.
«Baba, non ho alcuna pretesa, stia tranquilla, non desidero nel modo più assoluto creare problemi. Chiedo solo di poter incontrare i genitori di Goku e Radish, mi piacerebbe conoscerli se anche loro si trovano qui in paradiso»
Entrambi gli interlocutori dello spirito rimasero in silenzio davanti a quella richiesta. La rassegnazione stava per colpire il sayan, senza un minimo di intenzione da parte di quella donna non avrebbe potuto risolvere molto. Le parole di Serleena placarono la furia della veggente.
«Ma certo, cara, questo posso concedertelo»
Goku venne ignorato dalle due, le quali gli voltarono le spalle in direzione di quelle anime. Baba però, che non era del tutto priva di sensibilità, lo degnò di attenzione prima di allontanarsi.
«Mi dispiace, Goku, so quanto desidereresti anche tu poter rivedere i tuoi genitori»
«Me ne farò una ragione, come ho sempre fatto in questi anni. Concede almeno allo spirito di Serleena, dopo che avrà incontrato i miei genitori, ti raggiungere il pianeta di Lord Beerus?»
La veggente sbuffò, ma dalla sua espressione rassegnata il sayan comprese grato che avrebbe accettato nonostante tutto.
 
∞∞∞
 
L’impresa che a Vegeta era stata affidata non era affatto facile, specie se il suo compagno di guerriglia non aveva ancora mantenuto la promessa di raggiungerlo e di aiutarlo nella ricerca. Era impossibile da solo trovare le Super Sfere, non che il principe si arrendesse così facilmente, ma si trattava di ispezionare due universi interi, il sei e il sette. A differenza di ciò che probabilmente Goku credeva, Vegeta si trovava ancora con i piedi ben saldi alla terra in dubbio sul luogo da esaminare per primo, ma soprattutto sul modo di raggiungerlo, visto che non c’era nemmeno l’ombra dell’Angelo nei paraggi e il Cubo era l’unico mezzo di trasporto per viaggiare tra gli universi. Avrebbe volentieri affrontato con la scienziata più competente che conoscesse quel problema, invece anche lei si trovava dispersa da qualche parte nel cielo azzurro … azzurro come i suoi occhi. Si maledisse per essere stato così sentimentale, accidenti a lui, non lo era e non aveva alcuna intenzione di diventarlo in quel momento, solo perché una forza maggiore li aveva allontanati.
 - Cosa farebbe Bulma senza il radar cerca-sfere e in un raggio d’azione così ampio? –
Si ritrovò a pensare in solitudine su una grossa pietra levigata in uno spiazzo di terreno desolato in cerca di qualche ispirazione. Era sposato con lei da anni ormai, possibile che non avesse preso dimestichezza anche con il suo modo di ragionare? Forse era troppo impegnato a far valere le sue opinioni per ascoltarla davvero.
 - Idiota –
«Caro principe, sono d’accordo con te»
Riconobbe quasi subito quella voce, ciò che non riusciva a comprendere era il motivo per il quale si stesse rivolgendo proprio a lui.
«Re Kaioh. Non ho bisogno anche dei suoi consigli, li conservi per Kakaroth che ha perennemente bisogno di una guida spirituale e se riesce gli indichi la strada giusta, temo si sia perso»
Il sarcasmo di Vegeta arrivò fin sul pianeta della divinità, la quale non fu per nulla entusiasta di quella battuta infelice.
«È così, Vegeta, che accogli un aiuto? Mi risulta che tu non ti possa proprio permettere di essere arrogante e orgoglioso. Non puoi farcela da solo e Goku è indaffarato»
«E per tutti gli dei, cosa avrebbe di meglio da fare quell’idiota?»
Alzò persino gli occhi al cielo, convinto di parlare con uno strenuo amico del suo rivale, motivo per il quale discutere con lui diventava inutile. Re Kaioh aveva ragione era bloccato ancora prima di dare inizio alla sua ricerca e, per quanto la divinità non gli fosse particolarmente simpatica, doveva ammettere la sua saggezza.
«Ciò che ritiene giusto, per carità, opinabile, ma in questo momento sono il primo a non trovare soluzioni alternative, quindi persino Baba sarà costretta prima o poi a cedere. Tornando a te, se hai bisogno dei consigli di tua moglie, posso metterti in contatto con lei»
La serena proposta di Re Kaioh fece sbiancare Vegeta. Ogni volta che la divinità metteva in contatto un vivente con qualcun altro significava che la persona in questione era passata a miglior vita e lui non poteva nemmeno pensare che Bulma potesse essere morta.
«No, un momento, mi sta dicendo che …»
«Non sto affatto dicendo che lei si trovi qui con me, solo che posso mettere in comunicazione la Terra con il pianeta di Lord Beerus attraverso me. Attendi solo un istante»
Vegeta tirò un sospiro di sollievo e per riprendersi da quel colpo dovette persino stropicciarsi gli occhi spaventati. Per una volta nella sua vita sottostò ai comandi di qualcuno e aspettò impaziente che la voce di sua moglie giungesse a lui. Si ritrovò a pensare, come il più innamorato dei mariti, a quanti pochi passi avrebbe potuto fare senza di lei e proprio mentre lei era nella sua mente, poté anche udirla.
«Vegeta? Come posso aiutarti?»
«Ehi, Bulma, non sono nemmeno sicuro che si possa realizzare, ma non ho la più pallida idea di come spostarmi per cercare le sfere»
Capì che stava riflettendo sulla sua richiesta, era entrata nella modalità pensierosa, quella che riscopriva solo quando necessitava di concentrarsi sul suo lavoro.
«Ti serve una navicella abbastanza potente per viaggiare tra gli universi e tra i pianeti dell’universo sette, giusto?»
«Giusto. Non puoi però costruirne una, specie da dove ti trovi»
«Come, scusa? Mio caro, mi stai per caso sottovalutando? Chiedo a Whis un passaggio sulla Terra, ci vediamo alla Capsule Corporation, aspettami lì»
Non gli diede nemmeno la possibilità di replicare, aveva staccato fulminea la comunicazione forse in cerca dell’Angelo. Non aveva alcun dubbio sul fatto che lei sarebbe riuscita in poco tempo a mettere a punto ciò di cui lui aveva bisogno, ma il tempo era loro avverso, chissà se la scienziata aveva anche il potere di rallentarlo o di costruire una macchina molto simile al teletrasporto del suo rivale che avrebbe potuto bagnare persino il naso al Cubo di Whis.

 
∞∞∞
 
Quando Goku tornò a mettere piede sul pianeta del Dio della Distruzione, poté verificare con i suoi occhi la lealtà di Baba. Lo spirito di Serleena si trovava proprio lì, ma qualcosa non andava, la ragazza era china su Radish, mandato per l’ennesima volta al tappeto da Inazuma. Il sayan si sentì in dovere di avvicinarsi al giovane spirito per tranquillizzarla, era disperata, anche se non possedeva più le lacrime, si poteva percepire chiaramente il suo dolore che impregnava l'atmosfera. Serleena non poteva nemmeno sfiorare il suo amato, Goku iniziò a sentirsi in colpa, quello non era un incontro degno per due giovani amanti che non si vedevano da quasi mezzo secolo, non era certo ciò che aveva pensato per loro. Goku non coprì nemmeno metà della strada che lo separava dalla cognata, Inazuma si avvicinò a lei con passo lento, intuendo forse – ma Goku non ne era del tutto sicuro – a chi appartenesse quello spirito luminoso che soffriva.
«Tranquilla, non può morire una seconda volta, per quanto io mi sia sforzato di fargliela pagare»
Quelle parole riecheggiarono nell’aria fino a giungere a Serleena. Era una voce sconosciuta per lei, eppure un’inspiegabile intuizione le stava suggerendo che poteva appartenere sola ad una persona che in occasione del loro ultimo incontro non pronunciava ancora nemmeno una sillaba. La gioia di poterlo vedere e l’illusione di poterlo abbracciare le fecero dimenticare la rabbia nei confronti di Radish per non aver dato al loro bambino tutto l’amore di cui necessitava. La figura fittizia della donna alzò lo sguardo sull’uomo in piedi accanto al corpo inerme di Radish e lei poté esaminarlo. Era molto più maturo di lei, ma infondo Serleena non aveva più un’età definita, solo il suo corpo era morto adolescente, la sua anima era eterna e immutabile. Ciò che le consentì di riconoscerlo fu la grande somiglianza con lei e Radish. Si percepiva un’immensa forza in lui e non fece alcuna fatica a comprendere il motivo per il quale gli era stato affidato proprio quel nome, l’elettricità era una caratteristica del popolo da cui Serleena proveniva e che era stato sterminato da Freezer.
Radish la distrasse, nello svegliarsi borbottava il nome della donna che si trovava a pochi centimetri da lui, convinto di vivere un bellissimo sogno lontano dalle rivalità con il figlio. Quando finalmente il sayan aprì totalmente gli occhi e tornò a mettere a fuoco l’ambiente circostante, rimase confuso da ciò che vide e il primo impulso che ebbe fu quello di allungare una mano verso di lei. Non la sfiorò nemmeno e l’uomo, non riuscendo più a capire nulla, iniziò ad agitarsi.
«Radish, sono io, calmati»
«Ma cosa … Serleena, sei …»
«No, purtroppo non sono viva»
Le speranze del sayan si spensero subito, iniziava a capire il motivo per il quale non gli fosse consentito toccarla. Si mise in piedi senza scostare lo sguardo da quello spirito. Non era cambiata per niente, era giovane e bella, ma non era più viva, i suoi occhi non splendevano più, nonostante ciò però non riusciva a non squadrarla, non la vedeva da troppo tempo, eppure era stata sempre nei suoi pensieri, esattamente così com’era rimasta.
«Mamma?»
Inazuma distrasse il profondo sguardo che i due si stavano lanciando. Il fatto di non poter abbracciare nemmeno suo figlio la straziò, la fortuna volle che non poteva piangere, era quello senza dubbio il lato migliore della morte: le emozioni non potevano essere manifestate.
«Sì, tesoro. Tuo padre ti ha dato un nome, io purtroppo non ho fatto in tempo»
«Ti somigliava»
Radish, ancora incredulo per quell’incontro poco convenzionale, le rimase alle spalle, seguì le sue parole lontane e le rispondeva, nonostante lei non gli avesse rivolto una domanda specifica. Inazuma si accorse che Serleena stava giustificando silenziosamente il comportamento passato di Radish e ciò non gli piacque affatto.
«No, un momento, tu approvi ciò che mi ha fatto? Approvi il fatto che non mi abbia rivelato di essere mio padre e di avermi disprezzato?»
Se ne andò volando lontano, per quanto il pianeta limitato di Lord Beerus glielo consentisse, prima che lei potesse fermarlo. Lo spirito della madre tentò di afferrarlo, dimenticandosi che quel gesto non le era più concesso e lo avrebbe attraversato da parte a parte. Non fu semplice per lei accettare che un semplice abbraccio le fosse precluso, forse per sempre. Fece per inseguirlo, ma la voce profonda di Radish non la fece proseguire subito, lui era reduce da una violenta battaglia contro di lui, conosceva la forza di quell'uomo.
«Serleena, attenta»
«Mio figlio non mi farà del male e poi sono già morta, cos’altro può succedermi?»
Radish avrebbe desiderato che fosse rimasta lì con lui qualche minuto, era ancora troppo sconvolto per quell’incontro e il fatto che si fosse allontanata nuovamente da lui gli avrebbe provocato una fitta allo stomaco, se solo fosse stato ancora vivo. Lei era scesa dal paradiso, lui era salito dagli inferi, era stato fino a quel momento un incontro impensabile se non fosse stato per suo fratello. Goku gli si era avvicinato con attenzione.
«Kakaroth, pensiamo noi a Inazuma. Gohan è stato colpito da mio figlio, va’ da lui»
Lo sapeva già e aveva paura di affrontare Chichi, ciò di cui non era a conoscenza però era il nome di colui che aveva colpito Gohan. Goku seguì la scia dell’aura di suo figlio, era debole, troppo debole. Aumentò il passo, entrò nel palazzo di Lord Beerus e individuò con il cuore in gola la stanza dove lo avrebbe trovato. Le sue doti di sayan gli avevano consentito di percepire altre presenze intorno a Gohan. La prima contro cui lui si imbatté fu proprio quella del Dio della Distruzione, il quale aveva l’aria di non poter fare molto per il suo ragazzo, ma era ben consapevole dell’umore di Chichi.
«Son Goku, ti consiglio di entrare con i piedi di piombo, tua moglie è irascibile»
Era buffo che proprio lui gli parlasse di irascibilità, Beerus era l’essere più irritabile dell’universo sette, se non di ogni universo, e perciò quell’avvertimento era ancora più spaventoso. Conosceva Chichi senza che qualcuno lo mettesse in guardia, eppure più avanzava più temeva. Videl uscì dalla stanza insieme al Dio, porgendo a Goku una carezza sofferta e sentita sul braccio. Sua nuora aveva un’espressione cupa e rivolta verso il basso, aveva forse pianto e fuori, lontano da occhi indiscreti, avrebbe probabilmente ricominciato. La moglie era seduta sulla sponda del letto, accanto a suo figlio e Goku poteva intuirlo, si stava sforzando di ignorarlo, ma non fu facile per lei, il dolore non riuscì a contenere la sua rabbia.
«Vattene Goku. È da quando ti ho sposato che soffro. Può un uomo provocare tanta sofferenza?! Ma tu non sei un uomo qualsiasi, sei un sayan, Baba me lo ha giustamente ricordato nel caso, per qualche strana ragione, me lo fossi dimenticata»
Non si voltò nemmeno verso di lui, continuava ad occuparsi di suo figlio febbricitante e del panno che gli stava adagiando delicatamente sulla fronte calda. Goku, a suo rischio e pericolo, si avvicinò ai piedi del letto, tentò persino di sfiorarla, ma, come poteva prevedere, lei si era scostata quasi disgustata dalle sue attenzioni. Nonostante il gesto di Chichi, Goku non indietreggiò, anzi si sporse e si appoggiò al letto per poter incontrare lo sguardo della moglie, visto che lei continuava a mostrargli le spalle.
«Non mi toccare e non osare farlo mai più»
«Troviamo una soluzione, la trovo sempre. Tesoro, Gohan starà bene. Avete provato con il senzu? Volo da Balzar, impiego pochi secondi»
«Credi davvero che non ci abbiamo già provato? Pensi che altri, a differenza tua, abbiano abbandonato Gohan al suo destino? L'unica impresa che ti riesce bene è deludermi, non hai modo di trovare una soluzione»
Chichi sapeva di avere esagerato, ma era esasperata e nonostante il dolore, il suo cuore ricordava le innumerevoli imprese eroiche di suo marito che si erano concluse con successo. L’aveva ascoltata veramente e in quello stesso frangente si era voltato verso quel giovane uomo che aveva tutta l’aria di soffrire dolori atroci. Una ferita profonda gli solcava il fianco, era bendata e quasi sicuramente era stata Bulma ad occuparsi di lui. La sua migliore amica aveva pensato a suo figlio e non lui che era suo padre. Una morsa al petto lo attanagliò all’improvviso, non ricordava di aver sentito tanto dolore da quando era stato colpito da quella maledetta malattia cardiaca. Teneva lo sguardo basso rivolto al candido lenzuolo e il letto continuava a fungere da supporto. Chichi, essendosi accorta del suo silenzio, posò lo sguardo sul marito e ciò che vide la lasciò senza fiato: una lacrima era scesa dai suoi profondi occhi neri e si era posata nell’esatto punto in cui Goku stringeva con tutta la forza e la rabbia che poteva la coperta. La spaventò quando i suoi capelli iniziarono a svolazzare e ad intermittenza si tinsero di oro. Non ricordava di averlo mai visto avere una simile reazione durante un loro litigio, non ebbe di certo paura per se stessa, ma fu comunque per lei inquietante.
«G-Goku?»
Posò con rabbia gli occhi tinti di celeste su di lei. Non lo riconosceva quando era trasformato, non era l’uomo di cui si era innamorata, ma il sayan che aveva portato così tanti drammi nella loro vita. Persino la sua voce era più grave e profonda, non c’era più ombra della sua ingenuità.
«Tu pensi che per me sia facile vedere mio figlio su questo letto per colpa mia? Mi sento come se gli avessi scagliato quel colpo e tu continui a ripetermelo. Mai nessuno che si metta nei miei panni!»
«Ora sei tu quello arrabbiato?»
Non sapeva spiegarsi per quale ragione gliel’avesse domandato, non era forse palese la sua ira? La stava contenendo, in caso contrario avrebbe distrutto quel palazzo. Era il suo modo per sfogare la sofferenza, era sincero, sentiva pressanti i sensi di colpa e la preoccupazione. Non credeva Chichi di averlo mai visto in quello stato, perlomeno non in sua presenza.
«Io sono deluso da me stesso, di non riuscire mai a salvare le persone che amo di più»
Era disperato, emanava una grande energia e questo era chiaro persino a lei che non possedeva alcun potere. La forte aura non consentiva nemmeno alle lacrime di scorrere, si asciugavano prima ancora di formarsi. Chichi non si mosse, non lo abbracciò, non gli venne affatto spontaneo consolare un uomo che lei faceva fatica a riconoscere fisicamente e moralmente.  Gli rivolse solo poche e fredde parole.
«Riportarmelo indietro, Goku»
«Sarà fatto, Gohan starà bene, prima di quanto immagini»
Con uno scatto Goku uscì dalla stanza con altrettanta freddezza e frustrazione, sbattendo la porta. Quel forte botto non ruppe l’imposta, ma provocò a Chichi un pianto sconsolato. Si coprì il volto con entrambi i palmi per contenerlo. Desiderava solo un marito più responsabile, un marito normale.
 
 
 
* Titolo tratto dal film “Il paradiso può attendere” del 1978 
 


Ciao ragazzi!
Questo capitolo è stato un po’ più lungo, ammetto inoltre che a me l’ispirazione (lascio come sempre giudicare a voi se sia buona oppure no) arrivi mentre scrivo, quindi nella maggior parte dei casi tutto ciò, o quasi, che mi programmo viene puntualmente ribaltato 😂
Un ringraziamento doveroso va a Amily Ross che mi ha dato un importante spunto per questo capitolo, ma che non svelo perché non voglio anticipare, sono certa che tu lo coglierai❤
Marlena_Libby non me ne volere, ho dato una svolta diversa a quella che ti avevo detto per quanto riguarda un paio di personaggi 😅
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi, nonostante il disastro che sono su qualsiasi fronte, ritardi, trama, narrazione ecc. Grazie di cuore per la fiducia che riponete in me❤
Alla prossima!
Baci
-Vale
Ps ho modificato l'impaginazione per rendere più compatto e ordinato il capitolo, fatemi sapere se avete difficoltà a leggere.
   
 
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