Semplicemente, io
Si passò una mano tra i capelli ondulati e li scompigliò leggermente.
«Oh, che bello!» cinguettò estasiata la ragazzina in fila accanto a lui.
«Sì, lo so, grazie» replicò gonfiando il petto.
«Non parlavo di te, ma del soffitto» lo contradisse lei.
Del soffitto! Gilderoy non era mai stato tanto offeso in undici anni, ma d’altronde cosa poteva capire quella ragazzina bassa e… oddio, che cos’era quel filo di ferro sui denti? Lui era Gilderoy Allock e sarebbe stato il migliore allievo della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Da lì a qualche giorno – anche solo qualche ora – tutti avrebbero saputo chi era e quella stessa ragazzina l’avrebbe supplicato pur di godere della sua compagnia.
Gilderoy osservò distrattamente la professoressa McGranitt, la vicepreside, posizionare uno sgabello di fronte al tavolo dei professori; sopra vi era il Cappello Parlante più brutto, lacero e fuori moda che avesse mai visto. Sapeva che avrebbe dovuto indossarlo, sua mamma gliel’aveva spiegato, ma inorridì al solo pensiero.
All’improvviso sulla tesa del Cappello si aprì uno strappo ed esso iniziò a cantare.
Cantare! Lui di certo cantava molto meglio! S’immaginò avanzare, cantare con la sua bellissima e melodiosissima voce, tutti avrebbero applaudito, alzandosi in piedi, il Preside in persona, commosso, lo avrebbe ringraziato e invitato a dare qualche lezione al Cappello durante il tempo libero o prenderne direttamente il posto l’anno successivo.
«Ehi, sei tu Allock?».
Gilderoy abbassò lo sguardo sulla ragazzina di prima. Come si permetteva a tirargli la manica della divisa? Gliela stava sgualcendo.
«Allock!». La voce irritata della professoressa McGranitt attirò la sua attenzione prima che potesse rimproverare la ragazzina.
Era arrivato il suo momento.
Il ragazzino, ignorando totalmente il fatto di essere stato più volte chiamato, avanzò a testa alta e a passo sicuro, minimamente toccato dallo sguardo di rimprovero dell’austera donna. Effettivamente i suoi unici pensieri in quel momento erano le rughe della professoressa – ma non usava alcun prodotto? – e la prospettiva di dover indossare quel cappello. Nonostante ciò non dimenticò le buone maniere: s’inchinò ai professori, che sicuramente non aspettavano altro che il suo Smistamento; solo dopo sedette sullo scomodo sgabello sorridendo, almeno finché il Cappello non gli scivolò sul viso e il sorriso si trasformò in una smorfia indignata perché era stato coperto agli occhi degli altri. Sperò che almeno non avesse i pidocchi.
Non ho i pidocchi.
Oh, tu parli, pensò Gilderoy dopo essere sobbalzato.
Già, ma solo io. Tu mi sembri un bel chiacchierone.
Dicono che Grifondoro sia la Casa migliore, mettimi pure lì, pensò il ragazzino tranquillamente e con tono accondiscendente.
Decisamente un chiacchierone… ma sei anche intelligente…
Sì, molto. E non sai quante magie ho compiuto fino a oggi, lo interruppe il ragazzino vantandosi. Sarò il migliore della Scuola e poi il migliore…
Sì, sì, un ottimo proposito, lo tacitò il Cappello Parlante. La Casa migliore per te è sicuramente: «Corvonero»!
Gilderoy si sorprese, ma poi sorrise: dopotutto era bellissimo e intelligentissimo, la sua mamma glielo diceva sempre.
«Oh, che bello!» cinguettò estasiata la ragazzina in fila accanto a lui.
«Sì, lo so, grazie» replicò gonfiando il petto.
«Non parlavo di te, ma del soffitto» lo contradisse lei.
Del soffitto! Gilderoy non era mai stato tanto offeso in undici anni, ma d’altronde cosa poteva capire quella ragazzina bassa e… oddio, che cos’era quel filo di ferro sui denti? Lui era Gilderoy Allock e sarebbe stato il migliore allievo della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Da lì a qualche giorno – anche solo qualche ora – tutti avrebbero saputo chi era e quella stessa ragazzina l’avrebbe supplicato pur di godere della sua compagnia.
Gilderoy osservò distrattamente la professoressa McGranitt, la vicepreside, posizionare uno sgabello di fronte al tavolo dei professori; sopra vi era il Cappello Parlante più brutto, lacero e fuori moda che avesse mai visto. Sapeva che avrebbe dovuto indossarlo, sua mamma gliel’aveva spiegato, ma inorridì al solo pensiero.
All’improvviso sulla tesa del Cappello si aprì uno strappo ed esso iniziò a cantare.
Cantare! Lui di certo cantava molto meglio! S’immaginò avanzare, cantare con la sua bellissima e melodiosissima voce, tutti avrebbero applaudito, alzandosi in piedi, il Preside in persona, commosso, lo avrebbe ringraziato e invitato a dare qualche lezione al Cappello durante il tempo libero o prenderne direttamente il posto l’anno successivo.
«Ehi, sei tu Allock?».
Gilderoy abbassò lo sguardo sulla ragazzina di prima. Come si permetteva a tirargli la manica della divisa? Gliela stava sgualcendo.
«Allock!». La voce irritata della professoressa McGranitt attirò la sua attenzione prima che potesse rimproverare la ragazzina.
Era arrivato il suo momento.
Il ragazzino, ignorando totalmente il fatto di essere stato più volte chiamato, avanzò a testa alta e a passo sicuro, minimamente toccato dallo sguardo di rimprovero dell’austera donna. Effettivamente i suoi unici pensieri in quel momento erano le rughe della professoressa – ma non usava alcun prodotto? – e la prospettiva di dover indossare quel cappello. Nonostante ciò non dimenticò le buone maniere: s’inchinò ai professori, che sicuramente non aspettavano altro che il suo Smistamento; solo dopo sedette sullo scomodo sgabello sorridendo, almeno finché il Cappello non gli scivolò sul viso e il sorriso si trasformò in una smorfia indignata perché era stato coperto agli occhi degli altri. Sperò che almeno non avesse i pidocchi.
Non ho i pidocchi.
Oh, tu parli, pensò Gilderoy dopo essere sobbalzato.
Già, ma solo io. Tu mi sembri un bel chiacchierone.
Dicono che Grifondoro sia la Casa migliore, mettimi pure lì, pensò il ragazzino tranquillamente e con tono accondiscendente.
Decisamente un chiacchierone… ma sei anche intelligente…
Sì, molto. E non sai quante magie ho compiuto fino a oggi, lo interruppe il ragazzino vantandosi. Sarò il migliore della Scuola e poi il migliore…
Sì, sì, un ottimo proposito, lo tacitò il Cappello Parlante. La Casa migliore per te è sicuramente: «Corvonero»!
Gilderoy si sorprese, ma poi sorrise: dopotutto era bellissimo e intelligentissimo, la sua mamma glielo diceva sempre.