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Autore: ManuEL73    05/11/2019    0 recensioni
Royce Rollster è un 29 enne inglese naturalizzato statunitense trasferitosi in Transilvania per motivi di lavoro. L'agenzia per cui lavora va molto forte in tutto il mondo, ma hanno bisogno di sfondare anche in Romania per detenere il record mondiale di entrate e uscite. Royce ha tutto: soldi, donne, e un ambiente dove puo’ rilassarsi e fare quel che gli pare e piace. E’ molto popolare tra le donne dato il carattere molto aperto e solare, oltre che al suo fascino irresistibile nel circondarsi di auto di lusso. La sua vita è un misto tra movimentate serate a base di donne ed alcol e la monotona vita dell’impiegato in ufficio Promozioni di Agenzia di viaggi All ‘round the World. C’è una sola cosa che gli impedisce di vivere la vita correttamente: è un vampiro.
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“…e questo è già il terzo di una catena di omicidi, con lo stesso modus operandi. A questo punto si potrebbe cominciare a parlare di un serial killer, non ti pare, Damian?” Royce stava guardando la TV in salotto con tanto di sottotitoli inglesi, mentre mangiava involtini di pasta alla carne. Se c’era una cosa che Royce sapeva fare bene, è cucinare. In effetti aveva fatto la scuola di alberghiero, dove gli avevanoinsegnato il mestiere del cuoco, ma non gli era piaciuto e preferì concentrarsi su tutt’altro ambito. Quello dell’addetto alle vendite è un mestiere che richiede anni di pratica di parlantina, ironia vuole che Royce non era il tipo che parlava molto, ma con quelle poche cose che diceva era capace di convincere chiunque. “Se questa cosa comincerà a diventare grande, potrebbe essere un problema per il turismo. O magari il contrario, la gente potrebbe venirne affascinata!” Pensava Royce davanti la TV. Il conduttore, un tipetto dalla testa pelata con occhiali dalle sottilissime cornici ma ben delineate di un intenso blu, donando gran professionalità mentre parlava. Sullo sfondo dietro di loro, avevano una città notturna piena di luci. L’intervistato doveva essere qualcuno della polizia, non molto felice di parlare in diretta forse, a giudicare dalla faccia con cui gli stava per rispondere. “Ancora non lo sappiamo con certezza, ma sì, le vittime vengono conciate nello stesso modo. Ci sono bambini che stanno guardando la TV? Insomma, i corpi sono completamente disidratati, già due autopsie hanno confermato che quasi il 95% dei liquidi del corpo sono stati tolti via… e della testa, nessuna traccia. Come se non bastasse, è stato un lavoro pulito perché le vittime sono state trovate senza… pozze intorno, come se prima venissero prosciugate dei liquidi o poi le siano staccate la testa.” Il conduttore era rimasto sorpreso, ma in positivo, era eccitato. “Come, come? Mi sta dicendo che… alle vittime, viene tolta la testa? E non l’avete trovata in nessuno dei tre casi?” Il poliziotto si stava mordendo le labbra scuotendo la testa. “No.” La platea del telegiornale ha cominciato ad animarsi, facendo domande di ogni tipo, con flash di foto che scattavano e microfoni che cominciavano a comparire alle cornici dello schermo. Il giornalista ha provato a calmarli prima di ricominciare a parlare, col sorriso e la soddisfazione di una persona che sa di aver fatto colpo con le domande giuste. “Calma, gente, calma. Un ultima domanda se posso, dopodiché mando la linea alla nuova serie tv prodotta da Abraham H.P. James. Sapete chi potrebbe essere il colpevole? Colpirà di nuovo questo serial killer? Sarà mica Dracula?” Il poliziotto non sapeva cosa dire, ma era evidente che avrebbe voluto dir qualcosa, alla fine si era ridotto dicendo “Di questo non sono autorizzato a parlare, ma sappiate che ci stiamo lavorando e i comuni sono pattugliati. State tranquilli!” Royce pensava che era ovvio che ancora non sapevano chi il colpevole fosse, con soli tre omicidi si hanno poche informazioni, specie se poi il killer è bravo a nascondere le proprie tracce. Ma amava mettersi in mostra se le vittime venivano lasciate tutte nello stesso identico stato. Si sentiva quasi colpevole di dover iniziare un’agenzia di viaggi con un tizio che uccide persone senza motivo nel posto in cui vuole che le persone vadano. Ma giunti a questo punto era ormai indeciso se partire subito oppure far passare un po’ di tempo per permettere alla polizia di svolgere le indagini e catturare il malato di mente. Con questi pensieri, Royce se ne andò a dormire.

Il mattino seguente, però, ha ben pensato di cominciare ad andare in comune per ottenere il foglio di registrazione dell’impresa. Meglio mettersi in avanti, almeno per la burocrazia. Non sapeva quali i tempi fossero in Romania ma sicuramente sapeva quanto fosse lenta in altri paesi come l’America. Si è considerato fortunato ma soprattutto previdente che quando stava in America si era già procurato un permesso di guida internazionale, non avrebbe altrimenti potuto guidare un’auto fuori dagli Stati Uniti. La coda per ottenere quel permesso fu… lunga chilometri. Un’intera mattinata agli uffici della motorizzazione, nemmeno fosse stato dal medico, per ottenere quel pezzo di foglio, e tutto per cosa? Un guasto ai server aveva messo KO tutti gli uffici e gli impiegati son dovuti ricorrere alle scatole piene di documenti fisici che non usavano più da anni. Anziché prelevare il PDF da stampare, infatti, le copie dei permessi fisiche le avevano in un magazzino a cinquanta chilometri di distanza. E i tecnici erano imbottigliati nel traffico a causa di un incidente. Quindi la fila di persone aveva formato un lungo serpente che iniziava dai banchi degli uffici, fino al parcheggio fuori il cancello dell’edificio. Ed è perciò che Royce se lo ricorda così bene. Una gran sfiga, quel giorno. Stavolta però ottenere il foglio di registrazione dell’impresa da far copiare alla camera di commercio non c’era voluto niente, e la camera di commercio non era ancora aperta, aveva quindi deciso di fermarsi in un bar per prendere un cappuccino visto che era da quelle parti. Il centro di Pujla, sebbene poco popolato e abbastanza lontano da Huedin, era ben rifornito di servizi e realtà lavorative: bar, piccoli negozi di alimentari, una farmacia, il comune, e a qualche chilometro di distanza, la camera di commercio. L’autunno voleva che il paesaggio fosse cosparso di foglie arancioni per le strade e alberi spogli con rami spigolosi. C’era addirittura della lieve nebbia e il cielo per giunta era anche bianco ricolmo di nuvole. Viaggiando tra una via e l’altra del fatiscente centro Transilvano, Royce non era ancora riuscito a trovare un parcheggio per la sua Bentley Continental GT da ben mezz’ora. Pochi posti e tutti occupati. A malincuore, gli è toccato lasciarla davanti a tre auto correttamente parcheggiate, a cinque minuti dal bar in cui voleva andare, dietro ad un distributore di benzina. Lo stesso distributore di benzina, vendeva auto usate, e probabilmente il parcheggio, un’area di una cinquantina di metri per trenta, doveva essere proprio il loro. Valicando la soglia del bar, in cui stava apprezzando l’aroma di caffè e cappuccino che aleggiava nell’aria, non ha potuto fare a meno di ammirare una ragazza che sedeva al banco su di uno sgabello. Nel posto c’era anche molta altra gente a gustare del buon caffellatte mattiniero, ma lei in particolare risaltava come un’eclissi di sole a mezzogiorno. Ed era seduta di spalle.

Con calma, Royce aveva aperto Google Traduttore e memorizzato alcune frasi per poterle pronunciare, quindi si era seduto davanti al bancone dove il barista stava lavorando ed esattamente accanto alla ragazza. Indossava una felpa nera col cappuccio sulla testa, i suoi pantaloni erano dei jeans molto sgualciti, con dei fori che lasciavano scoperte le ginocchia. “Buongiorno.” L’aveva salutata, con la sua lingua Romena alquanto improvvisata ad un livello bambinesco, guardandola con un candido sorriso. Ma per lei Royce era come un fantasma. “Ha già fatto colazione? Le offro qualcosa?” La ragazza stava ridendo, poi ha iniziato a parlare, in inglese. “Mi approcci con spavalderia in una lingua non tua ed un tono che dovrebbe essere seducente, e poi mi dai del lei? Ma chi cazzo sei scusa ha ah hah!” Royce era rimasto spiazzato, e all’improvviso lo prende per mano, trascinandolo in bagno con una notevole forza che Royce da una ragazza non si sarebbe mai aspettato. La ragazza aveva sbattuto la porta per chiuderla con una certa fretta e violenza, poi ha iniziato a parlargli, tenendo l'indice sulle labbra di Royce come per dirgli di stare zitto. “Chi diavolo ti ha mandato? E come puoi non sapere la lingua del posto? Chi cazzo sei?” Royce cercava di parlare, provando a muovere le labbra socchiuse dal dito della ragazza, ma quest’ultima non glielo permetteva. “No, no, no, non dire niente. Sei della loro stessa eleganza, ma americano. Sei anche troppo ingenuo per venire qua in pieno giorno.” Royce aveva cominciato a farsi qualche domanda, domande che era assolutamente necessario che le porgesse, quindi si era tolto il dito della ragazza dalla bocca, per poi parlare con calma e classe. “Deve esserci stato un malinteso… E poi cosa vuoi dire che sono troppo ingenuo per venire qua di giorno? Chi sei tu?” Aveva detto, enfatizzando il “tu” finale. “Vedo anche che sei molto stupido. Non hai ancora imparato a capire chi hai davanti.” Gli dice lei. “Dipende in che senso lo stai dicendo…” Si difendeva Royce, ma aveva già intuito di cosa stavano per parlare. “Devi essere un vampiro neonato, oppure non ne avevi ancora incontrato nessuno di simile a te, vero o no?” Diceva scocciata ma allo stesso tempo con una gran soddisfazione di aver capito all’istante chi Royce era. “Ehm, beh sì, diciamo che sei il secondo vampiro che vedo di persona.” Le aveva risposto. “Allora no, non puo’ averti mandato nessuno… che cazzo, mi sono allarmata per nulla.” La ragazza stava per andarsene lasciando il vampiretto da solo, ma aveva incuriosito Royce così tanto che non poteva fare a meno di chiederle tante cose. “Ma mandato chi?!” Vedendo che se ne stava andando via ignorandolo completamente, il vampiro l’aveva presa per le braccia con la forza, aveva chiuso la porta di nuovo e l’aveva sbattuta al muro. Un intenso sguardo reciproco stava avvenendo tra i due, ognuno guardava nel profondo dell’animo dell’altro attraverso gli occhi marron dorati di lui e quelli di ghiaccio di lei. La presa di Royce diminuiva pian piano, divenendo una dolce carezza per mano su le due braccia della ragazza. “Quale è il tuo nome?” Le aveva chiesto Royce. I due si conoscevano a mala pena, eppure il vampiretto sentiva di potersi fidare di lei e voleva parlarle di tutto ciò che riguardava essere dei succhia sangue in maniera più personale. Il dottore era fin troppo minaccioso. “Amanda.” Gli aveva risposto lei, con fare svogliato. “Amanda… ti sta cercando qualcuno? Chi? Perché?” La vampira aveva ricominciato a ridere, con la testa bassa davanti a Royce. “Ci siamo appena conosciuti e già parti con domande simili? Che sfacciato…” Gli aveva detto. “Hai ragione, hai ragione ma… ecco, okay che non sei la prima che vedo, ma sei la prima con cui sento di poter parlare in modo più aperto.” Amanda lo guardava con occhi folli, quasi volesse ridere non con lui, ma di lui. “Ah, sì? E dimmi, signor…” Il vampiretto era talmente in preda della conversazione da essersi scordato di presentarsi. “Perdonami che sbadato, il mio nome è Royce Rollster.” “Royce, dimmi, e se io fossi che so, un capo setta, o un personaggio di rilievo? Dimmi, se fossi potente quanto certi vampiri in circolazione, potrei farti a pezzi. Come potresti fidarti di un vampiro appena conosciuto?” Royce aveva spostato lo sguardo da una parte per pensare, Amanda aveva ragione. “Touché. Tuttavia, non ho scelta. Anche volendo, non saprei dove andare a cercare altri vampiri. Vi nascondete tutti alla luce del sole, dentro un castello, od una cripta.” Amanda guardava Royce con rabbia, stringendo i pugni. “A che scopo voler incontrare altri vampiri, Royce? Spocchiosi, ricchi, esageratamente eleganti. Non ti perdi proprio nulla.” Si era fermata all’improvviso come volendosi prendere una pausa per tutto il rancore che evidentemente provava nei confronti di qualcuno, o dei vampiri in generale. “Sei un vampiro tu stessa, Amanda. Perché provare così tanta rabbia?” Le aveva domandato Royce, con un tono di voce calmo e candido. “Certi umani odiano gli altri umani, dove sta la differenza? Non amo i loro modi di fare così regali, le loro cerimonie, mi sento come avere delle catene ai piedi. Ma mi trasmettono questa sensazione, capisci? Potrei strappar loro le budella, ma prima si offenderebbero e poi… poi ti danno la caccia.” Royce le sorrideva, finalmente stava cominciando a rivelare qualcosa. “Ti stanno dando la caccia, Amanda? Perché sei scappata?” Improvvisamente alla porta del bagno avevano battuto due colpi, poi un uomo dalla voce rauca aveva cominciato a lamentarsi urlando qualcosa che Royce non riusciva a capire. Amanda si era tolta dalla docile morsa di Royce, il vampiretto con un briciolo di amarezza, l’aveva lasciata andare. “Non attiriamo troppo l’attenzione. Ho visto la tua macchina, quando posso, ci incontreremo di nuovo. Tu vivi la tua vita come stavi facendo prima, non preoccuparti per me.”

Royce, rimasto solo nel bagno, uscì fuori e andandosi a sedere ad un tavolo all’angolo del locale, chiamò la cameriera, per ordinare qualcosa. Mentre la cameriera stava per arrivare al tavolo, Royce si era preparato il telefono con Google Traduttore già aperto, in modo da comunicare subito nella loro lingua nel caso la cameriera non avesse saputo l’inglese. “Mi dica!” Aveva esclamato la cameriera. Royce ne era restato sorpreso. “Parli la mia lingua?” Le domandava. “Poco poco, ma felice di servire te. Ho sentito parlare te e tua amica bagno in inglese.” Il vampiretto non ci aveva fatto caso inizialmente ma poi aveva realizzato: la tipa poteva sapere. Royce deve esser restato imbambolato con lo sguardo nel vuoto per qualche secondo, perché la cameriera, allegra e senza che sapesse nulla, ha incoraggiato Royce affinché potesse prendere le sue ordinazioni. “Signore? Voleva qualcosa?” Aveva alla fine deciso di dar poco peso alla cosa vista la nonchalance della cameriera. “Sì, sì, uuuhh… Un cappuccino e una brioche per favore…” Il poveretto che aveva bussato alla porta del bagno, vestito di giacca in jeans, pantaloni cargo neri, barba cresciuta mal colta e testa pelata, era finalmente entrato in bagno. A Royce non restava altro che aspettare che la cameriera gli portasse la colazione, mentre non gli rimaneva altro che osservare Amanda nella sua uscita dal bar, scomparendo per le strade del centro. Intanto aveva tirato fuori il suo PC portatile dalla valigetta, che una volta acceso, era andato a visitare il sito della camera di commercio per registrare il foglio che si era procurato. Tutto rigorosamente con Google Traduttore. Royce pensava di dover assolutamente trovarsi un procacciatore di affari in seconda a lui del posto e che sapesse l’inglese. Quasi cominciava a sbuffare, ma non voleva perdersi d’animo, tutto questo dopotutto è la normalità!

   
 
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