Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Ricorda la storia  |      
Autore: Kim WinterNight    06/11/2019    9 recensioni
Kisshu desidera ossessivamente quella ragazza, tanto che non può fare a meno di seguirla, osservarla, ascoltare le sue conversazioni e intromettersi senza riguardo nei momenti più intimi della sua quotidianità.
Ma lei non ha occhi per lui, sembra totalmente assorta da qualcun altro.
DAL TESTO:
L’immagine di loro due avvinghiate lo tormentava, ce l’aveva incastrata nella mente anche quando combatteva contro di loro, anche quando si prostrava al cospetto di Profondo Blu o quando veniva rimbeccato da Pai.
Se qualcuno avesse letto nei suoi pensieri, sarebbe già stato eliminato da tempo. Non poteva assolutamente desiderare di unirsi con il nemico, eppure Kisshu non faceva altro che pensarci ossessivamente.

- TERZA CLASSIFICATA al contest “Il triangolo no!” indetto da _ Freya Crescent _ sul forum di EFP.
- SESTA CLASSIFICATA al contest “My beloved villain” indetto da Dark Sider sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Mint Aizawa/Mina
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I'll vanquish any foe because you're mine








Appollaiato fuori dalla finestra le osservava, ascoltando la loro conversazione. Il fatto che le imposte fossero spalancate gli facilitava il compito di cogliere le parole che le due ragazze si scambiavano.
«Ci siamo fatte ingannare anche questa volta! Io non ne posso più, sono stanca di questa lotta infinita!» stava blaterando la corvina, portandosi le mani tra i capelli.
«Vuoi gettare la spugna?» replicò la rossa, puntando le mani sui fianchi e tenendo gli occhi fissi sul viso teso dell’altra.
«No! Ma non finirà mai, vero?»
La rossa fece un passo avanti e allungò una mano verso la compagna. «Non te lo so dire. Ryou e Kei cosa dicono?»
Minto fece spallucce e lisciò distrattamente il grembiule bianco che indossava. «Sono misteriosi come sempre.»
Ichigo fece un altro passo avanti e prese l’altra tra le braccia, un gesto fulmineo e inaspettato, che colse Minto alla sprovvista.
Ichigo accostò il viso a quello dell’amica e sfiorò appena le sue labbra con le proprie.
«Potrebbero vederci…» sospirò Minto, aggrappandosi ai fianchi dell’altra.
Kisshu strinse i pugni. Se solo quelle due avessero guardato fuori dalla finestra, si sarebbero accorte che lui le spiava, le teneva d’occhio senza mai staccare gli occhi dorati dai loro corpi morbidi avvinghiati l’uno all’altro.
Voleva che Minto si allontanasse dalla sua Ichigo.
Più la battaglia tra alieni e umani proseguiva, più lui aveva modo di trascorrere del tempo a contatto con quella ragazza meravigliosa e di fantasticare su come sarebbe stato delizioso spogliarla e possederla.
Inoltre, quando aveva scoperto che tra Ichigo e Minto era nata una relazione clandestina, il suo corpo aveva reagito in maniera violenta, facendogli capire che non avrebbe resistito a lungo senza prendere la rossa alla sprovvista e pretendere di averla.
Poteva darle ciò che Minto non era in grado di offrirle.
L’immagine di loro due avvinghiate lo tormentava, ce l’aveva incastrata nella mente anche quando combatteva contro di loro, anche quando si prostrava al cospetto di Profondo Blu o quando veniva rimbeccato da Pai.
Se qualcuno avesse letto nei suoi pensieri, sarebbe già stato eliminato da tempo. Non poteva assolutamente desiderare di unirsi con il nemico, eppure Kisshu non faceva altro che pensarci ossessivamente.
Distolse lo sguardo da Ichigo che soffocava Minto con l’ennesimo bacio, mentre la corvina si sgretolava tra le sue braccia e rispondeva ai suoi assalti con ardore.
Si guardò attorno e strinse più forte i pugni.
«Maledizione!» sibilò tra i denti, decidendo di andarsene.
Doveva mettersi comodo, stare lontano da Ichigo ed escogitare un piano per poterla avvicinare.


Minto e Ichigo erano sdraiate sul grande letto della corvina e stavano in silenzio ad ascoltare il rumore della pioggia. Rintanate sotto il caldo piumone color pesca, si godevano il calore reciproco, regalandosi lievi carezze sulla pelle liscia e soffice delle braccia e del viso.
Ichigo indossava un pigiama in pile punteggiato di gatti di tutti i colori, mentre Minto aveva optato per una raffinata camicia da notte in seta azzurra. Erano totalmente diverse, eppure sembravano completarsi alla perfezione.
La rossa sbuffò. «Domani non voglio andare a scuola!» si lamentò, infilando la testa sotto il piumone e appallottolandosi su se stessa.
Minto rise appena. «Ti toccherà andarci, hai già fatto un sacco di assenze» commentò, sdraiata supina con le mani intrecciate sul ventre piatto.
«È tutta colpa di quei dannati alieni! Hai idea di quanti attacchi hanno orchestrato mentre andavo a scuola le scorse settimane?»
La corvina ridacchiò ancora e si mise su un fianco, cercando lo sguardo dell’altra. «Mi dici che preferiresti stare qui con me per tutto il giorno?» domandò in tono malizioso.
Ichigo si accostò subito a lei e la abbracciò stretta, strofinando il viso sul suo collo. «Sì» mormorò.
Minto pensò a quanto Ichigo fosse stata capace di renderla vulnerabile, di scalfire la sua corazza e di farle comprendere quanto un po’ di dolcezza le servisse per lenire le ferite della sua triste e solitaria esistenza. Quando qualche ragazzo aveva provato ad avvicinarla, lei si era sempre mostrata restia e aveva sollevato una barriera insormontabile, convinta che i ragazzi fossero tutt’altro che comprensivi e intelligenti.
Ma con Ichigo era diverso. Anche se spesso si mostrava goffa, sciocca e immatura, lei stava imparando a conoscerla sempre più a fondo e a capire quanto fosse matura, apprensiva e affettuosa.
Minto ricambiò la stretta e insinuò le mani tra i capelli rossi della compagna, tirandoli un poco all’indietro per costringerla a sollevare il capo e incontrare le sue labbra.
Si scambiarono un bacio morbido, lento, caldo e rassicurante. Le loro lingue danzarono senza urgenza, in quel modo magico che soltanto loro conoscevano e che non avevano mai sperimentato con qualcun altro.
Una risata stridente e inopportuna le fece sobbalzare. Ichigo si staccò bruscamente da Minto e cacciò un grido, mettendosi a sedere e guardandosi attorno come una furia, mentre Minto sbatteva le palpebre e si portava una mano sulla fronte, timorosa di voltarsi.
Ichigo si inginocchiò sul materasso e sgranò gli occhi. «Maledetto! Esci subito di qui!»
Minto udì un applauso teatrale e fastidioso risuonare all’interno della grande stanza, poi si mise a sedere a sua volta e puntò gli occhi azzurri sull’alieno indesiderato che levitava accanto alla sua finestra.
Kisshu sorrideva beffardo e teneva le braccia incrociate sul petto, il capo inclinato leggermente verso sinistra per poterle scrutare con più attenzione.
«Esci immediatamente da casa mia» gli ordinò la corvina, mantenendosi calma e inflessibile.
«Adesso fai tanto la preziosa, passerotto? Ho visto come ti lasciavi baciare dalla tua amichetta.»
«Non sono affari tuoi, idiota!» strillò Ichigo, balzando giù dal letto e mettendosi in posizione di difesa. Fronteggiava senza alcuna esitazione l’alieno, gli occhi fiammeggianti e privi di timore.
«Oh, sì che lo sono!» esclamò l’alieno, per poi balzare su Ichigo e artigliarla per i polsi.
Minto sentì una rabbia incontrollabile farsi strada dentro di lei. Scese dal letto in tutta la sua eleganza e il tessuto della camicia che indossava scivolò soave contro la pelle liscia delle sue cosce.
Ichigo mugolò e tentò di divincolarsi, mentre Kisshu le stava alle spalle e le teneva fermi i polsi, chinandosi sul suo orecchio per parlarle con fare suadente.
«Micetta, sai che cosa voglio? Voglio te.»
«Lasciala» ordinò Minto, avanzando con passo deciso verso di loro.
Kisshu alzò lo sguardo su di lei e la fissò. «Perché non lasciamo da parte i nostri dissapori per stasera?» propose, allentando un poco la presa sui polsi di Ichigo.
La rossa subito ne approfittò per sferrargli una gomitata sul costato. L’alieno balzò all’indietro ed emise un mugolio di dolore, premendo le mani sulla parte lesa.
Tuttavia non perse l’espressione beffarda. «Siete veramente deliziose e simpatiche.»
Minto afferrò Ichigo per un polso e la trascinò accanto a sé, fissando con astio l’alieno. «Vattene, lasciaci in pace» ripeté.
Kisshu scosse il capo e si sedette sul pavimento, incrociando le gambe. «Ragazze, sul serio. Non voglio farvi del male.»
«Tu non potresti mai farci del male» replicò Ichigo acida, stringendo i pugni.
«Sono venuto qui in amicizia, perché Ichigo mi piace tanto. E so che anche io piaccio a lei, non è vero micetta?» Sorrise malizioso, scandagliando da capo a piedi il corpo della rossa, avvolto nel voluminoso pigiama in pile.
«Tu non hai nessun amico. Non piaci a nessuno» chiarì Minto senza scomporsi.
Ichigo scosse il capo e si accovacciò, ritrovandosi alla stessa altezza dell’alieno. «Cosa vuoi da me, Kisshu?»
Fu un istante, poi Kisshu fu di fronte alla rossa, le labbra a pochi millimetri dalle sue.
Minto fece per intervenire, ma l’alieno afferrò il viso di Ichigo tra le mani e la baciò con impeto.
La corvina rimase sbigottita, notando come la sua compagna rispondesse a quel gesto inaspettato, lasciandosi accarezzare sul viso e tra i capelli, lasciandosi invadere con prepotenza la bocca dalla lingua di lui.
La rossa tentò di respingere l’alieno, ma lui la strinse forte a sé e la spinse contro il bordo del letto, continuando a baciarla senza sosta.
Minto crollò in ginocchio e rimase immobile, una sfilza di coltelli ad affondare nel suo petto.
«No… no!» strillò d’improvviso Ichigo, spingendo finalmente via l’alieno.
Minto assisteva alla scena completamente immobile, passiva, incapace di reagire. Il dolore la stava completamente paralizzando.
«Che c’è, micetta? Hai cambiato idea?» domandò Kisshu.
0La rossa gli mollò un ceffone in pieno volto, lo schiocco secco non scalfì l’apatia di Minto.
«Adesso vattene!» ululò Ichigo, gli occhi pieni di lacrime e le mani tremanti.
La corvina si rimise lentamente in piedi e lisciò con cura la camicia da notte, poi sollevò lo sguardo gelido e lo posò prima sull’alieno, poi sull’altra ragazza. Sollevò la mano destra e indicò con un gesto secco la porta della sua stanza.
«Fuori» ordinò in tono piatto e agghiacciante. «Tutti e due.»
Furono parole dure da accettare per Ichigo, dure come la grandine intensa che la accolse quando lasciò la grande villa della sua compagna.


I ciliegi in fiore creavano uno spettacolo meraviglioso, il parco profumava di fiori soffici e rigogliosi; il temporale della sera prima pareva soltanto un lontano e vago ricordo.
Ma ciò che Kisshu vedeva sul viso di Ichigo non faceva che ricordargli quanto era successo la sera prima a casa di Minto.
Lui e Ichigo si erano baciati e lui l’aveva sentito, aveva sentito quel desiderio bruciante e pulsante, aveva provato l’impulso di andare oltre, di prendersi tutto di lei.
E Minto… Minto era scomparsa, non era riuscito più a vederla, lei aveva semplicemente smesso di esistere.
Ichigo lo tormentava e in quel momento aveva deciso di andare da lei, per vederla e per cercare si parlarle. Lei lo avrebbe respinto perché lui era il nemico, nemico che l’aveva allontanata dalla ragazza con cui aveva una relazione clandestina.
Ichigo non splendeva di luce propria come sempre. In mezzo a quel paesaggio luminescente e profumato, era una figura cupa e scura, rannicchiata sulla panchina del palco come se volesse proteggersi dall’attacco di un’invisibile belva feroce.
Kisshu si guardò attorno e notò che non c’era nessuno nei paraggi, così decise di avvicinarsi a lei. Camminò verso di lei e si fermò a circa un metro di distanza, osservandola con più attenzione.
Le guance della ragazza erano segnate da una lieve scia di lacrime ormai essiccate, i capelli ricadevano attorno al suo viso in maniera scomposta, il suo corpo pareva abbandonato completamente contro il legno umido della panchina.
L’alieno schiuse le labbra, incantato dalla bellezza di quella creatura. Sapeva che avrebbe dovuto attaccarla, ma in quel momento non gliene fregava niente della lotta tra alieni e umani. Immaginava già l’espressione astiosa di Pai se lo avesse visto in quel momento, oppure le punizioni che Profondo Blu gli avrebbe inferto se fosse venuto a conoscenza del suo comportamento sleale.
Scosse il capo e si accovacciò di fronte a Ichigo, appoggiando una mano sul ginocchio di lei.
La ragazza sobbalzò e sollevò il capo, impallidendo visibilmente. «Lasciami…» protestò.
«Micetta, calmati. Non voglio farti niente che tu non voglia.»
«Anche ieri lo hai detto, e guarda cos’hai combinato! Adesso Minto mi detesta, non risponde al telefono e non vuole vedermi! È tutta colpa tua!»
Kisshu scosse lentamente il capo e sorrise tristemente. «Ieri non ho fatto qualcosa che non volevi» puntualizzò.
«E con questo cosa vorresti dire?»
L’alieno risalì lentamente con la mano lungo la coscia della ragazza, scostando la stoffa della gonna a pieghe che indossava. Ichigo sgranò gli occhi e rimase immobile, il cuore in gola e il respiro mozzato.
«Guarda come tremi quando ti sfioro» sussurrò suadente Kisshu. «Ichigo, la tua amica non può darti quello che vuoi. Ti stai illudendo che lei possa soddisfare i tuoi bisogni, ma non è così.»
«Lasciami andare!» La rossa scattò in piedi e fece per scattare di lato.
Kisshu la afferrò per le spalle e la sbatté nuovamente sulla panchina, sovrastandola e respirandole sulle labbra. «Non fare così» mormorò. «Non resistermi.»
Lei incrociò gli occhi dorati di lui e si perse al loro interno, trovandoli talmente intensi e caldi, leggendo per la prima volta qualcosa che non fosse cattiveria e desiderio di distruggerla. Sollevò le mani e le appoggiò sulle braccia di lui, sentendole magre ma forti sotto il suo tocco.
Chiuse gli occhi e lo spinse via con tutta la forza che aveva in corpo, per poi rimettersi in piedi e assumere una posizione di difesa. «Ti ho detto di lasciarmi stare.»
Kisshu, amareggiato, la guardò e sospirò. «Devi capire che non potrai combattere in eterno contro i tuoi desideri» concluse, per poi voltarle le spalle e andarsene così com’era arrivato.
Improvvisamente i ciliegi sembravano appassire insieme al suo cuore ferito.


Kisshu la braccò all’ingresso di un vicolo, inchiodandola con lo sguardo affilato.
Minto indietreggiò e si rese conto che non aveva via di fuga, a meno che non si fosse trasformata e avesse attinto ai suoi poteri.
L’alieno sollevò le mano in segno di resa e sospirò. «Non voglio combattere, voglio solo…»
«Non mi interessa» tagliò corto la corvina, lo sguardo imperturbabile e il corpo teso in posizione di difesa.
«Passerotto, non fare così.»
«Mew Minto!» strillò la giovane, ma lui scosse il capo e la afferrò fulmineo per i polsi.
«Ascoltami, dannazione! Lo so che adesso ti senti tradita da Ichigo, ma devi capire che lei non può avere bisogno di te!»
«Tu non sai niente, Kisshu, niente!» Minto tentò di divincolarsi, ma lui la tenne ferma con forza.
«Io so che lei vuole me come io voglio lei» puntualizzò l’alieno, abbassando il tono di voce e assottigliando lo sguardo pungente.
«Ti sbagli!» protestò la ragazza, strattonandolo per cercare di allontanarsi da lui.
«Perché credi che mi abbia baciato ieri?»
Minto alzò gli occhi al cielo, poi scosse energicamente il capo e riuscì a liberarsi dalla morsa che la intrappolava.
«Non puoi negare l’evidenza. Devi lasciarla andare e devi perdonarla, perché non è colpa sua se vuole stare con me. La stai facendo soffrire, passerotto» proseguì mellifluo l’alieno, prendendole il mento tra le mani.
La corvina lo fissò con astio, poi sollevò un pugno e lo colpì sul petto, facendolo balzare all’indietro. «Nessuno può dirmi cosa devo fare, chiaro? E adesso sparisci, parassita!»
«Io tengo a Ichigo, cosa credi?» abbaiò Kisshu, facendosi improvvisamente serio e mettendo da parte il tono di voce canzonatorio.
Lei incrociò le braccia al petto e lo fronteggiò senza timore. «Tu non sai neanche cosa significhi amare qualcuno. Ami soltanto te stesso.»
«Questo non è vero!»
«Allora perché provi gusto a distruggere la vita degli umani? La mia vita e quella di Ichigo? Perché?»
Kisshu si portò una mano all’orecchio sinistro, sfiorandone appena la punta. «Ho una missione, sono stato mandato qui per riprendere questo pianeta e restituirlo alla mia gente. Il fatto che io mi sia innamorato di un’umana era totalmente fuori programma.»
Minto sbatté le palpebre, mentre una risata dai toni isterici si faceva largo tra le sue labbra. «Innamorato di un’umana» lo scimmiottò, battendosi una mano sulla fronte.
«Perché sei sempre così acida e senza sentimenti?» la accusò Kisshu, puntandole contro un dito.
«Non sei certo nella posizione di parlare di sentimenti!»
L’alieno sospirò pesantemente e lasciò cadere le braccia lungo il corpo magro. «Va bene, d’accordo, me ne vado. Solo, cerca di perdonare Ichigo, non merita che tu la detesti.»
Minto non replicò, non aprì bocca finché l’alieno non scomparve. Dopodiché, si portò le mani tra i capelli e si lasciò sfuggire un rantolo strozzato, abbandonando la schiena contro la parete retrostante.
«E io? Io merito di soffrire?» singhiozzò, sola e ferita come era sempre stata abituata a essere.


«Ti sei lasciata baciare da quel parassita, che cosa vuoi ancora da me?»
Minto era infuriata, non riusciva più a trattenere la rabbia che scorreva nelle vene al posto del sangue. Stringeva tra le mani uno dei vassoi che utilizzava per servire all’interno del Café Mew Mew e lo brandiva come a creare una barriera tra lei e Ichigo.
Non voleva che la rossa la avvicinasse, non sopportava l’idea che lei avesse permesso a Kisshu di baciarla e di toccarla in quel modo.
Era vero, le due ragazze non avevano mai dato una definizione al loro rapporto fatto di baci e carezze che due amiche non avrebbero mai condiviso, però Ichigo, da quando aveva intrapreso quella strana relazione con lei, aveva smesso di pensare continuamente a Masaya, rifiutando le attenzioni del ragazzo che le piaceva da un sacco di tempo.
E adesso era comparso un nuovo avversario. Minto non riusciva a capire perché lei non potesse avere il primato su Ichigo: forse aveva aspettato troppo per chiarire i canoni del loro rapporto con la rossa, e adesso sentiva che le stava scivolando dalle dita come la seta dei suoi abiti più belli.
«Io non so cosa sia successo, ma ti giuro che…» tentò di replicare Ichigo.
«Non mi interessa. I fatti valgono più delle parole» la interruppe bruscamente Minto, sollevando maggiormente il vassoio di fronte a sé.
In quel momento, Auro fece capolino sulla soglia della cucina del Café e lanciò a entrambe un’occhiata preoccupata. «Ragazze?» le chiamò.
Minto si lasciò sfuggire un sospiro e sgattaiolò in direzione dell’attrice. Aveva gli occhi lucidi e si sentiva sfinita, così a Zakuro non restò che accoglierla tra le braccia e tentare di tranquillizzarla.
La Mew viola era l’unica a sapere della relazione tra Ichigo e Minto, perché spesso le due ragazze si erano confidate con lei o erano andate a cercarla, bisognose di consigli.
Zakuro sollevò gli occhi blu su Ichigo, fissandola in attesa di una spiegazione.
La rossa sospirò e si prese la testa tra le mani. «Ho baciato Kisshu» mormorò.
Zakuro alzò gli occhi al cielo. «Sapevo che prima o poi sarebbe successo» commentò.
«Che cosa?» sbottò Ichigo confusa.
«Ho notato come ti guarda e come lo guardi. Anche se si tratta del nemico» replicò con calma Zakuro, accarezzando affettuosamente i capelli di Minto, la quale tremava tra le sue braccia e tratteneva a stento le lacrime.
«Io…» balbettò la Mew rosa, scuotendo il capo come per scacciare la consapevolezza che si faceva sempre più strada dentro di lei.
«Non puoi negarlo a te stessa, ma soprattutto non puoi illudere Minto» aggiunse ancora la ragazza dai capelli viola.
Ichigo si ritrovò ad annuire piano, il cuore che batteva all’impazzata e la testa che scoppiava per i troppi pensieri che la stavano tormentando.
Zakuro lanciò un’ultima occhiata colma di malinconia in direzione della rossa, poi afferrò delicatamente Minto per le spalle e la trascinò via, sussurrandole parole rassicuranti.
Ichigo si lasciò cadere su una sedia e pianse in silenzio, conscia di non poter più negare a se stessa i sentimenti che provava per l’alieno dai capelli verdi.
Non si era mai sentita tanto in colpa in vita sua.


Ichigo stava tornando a casa dopo il lavoro al Café e si sentiva terribilmente triste, quando Kisshu la raggiunse e le si parò di fronte.
La giovane non reagì, si sentiva talmente giù di morale che non aveva alcuna voglia di combattere con lui. Si limitò a fermarsi e a fissarlo con aria stanca, sospirando pesantemente.
«Non voglio combattere» furono le prime parole pronunciate dall’alieno.
«Nemmeno io. Ti prego, dimmi cosa vuoi e lasciami tornare a casa. Sono stanca» replicò in tono piatto la rossa, sentendo la borsa sulla spalla destra più fastidiosa del solito.
Kisshu avanzò verso di lei e le sollevò il mento con delicatezza, prendendolo tra le dita. La guardò intensamente negli occhi e lesse un tormento che non aveva mai scorto prima.
«Voglio soltanto stare con te, come devo dirtelo ancora?» mormorò.
«Sei un tormento, Kisshu!» esclamò lei, ma non si ritrasse dal tocco delicato dell’alieno.
«Tu sei il mio tormento, Ichigo.»
Lei sentiva il cuore talmente impazzito da temere di avere un infarto. Un calore intenso si espandeva per il suo corpo, le dita le formicolavano e i muscoli si facevano morbidi, come a suggerirle di abbandonarsi contro il corpo magro e pallido di lui.
Era così diverso da Minto e da Masaya, non avrebbe mai creduto di potersi sentire attratta da un essere simile, eppure le stava succedendo e non era in grado di fermare quel processo.
La ragazza sollevò una mano e la posò sul braccio di Kisshu, lasciando scorrere piano le dita fino a raggiungere la sua spalla ossuta, nascosta dal tessuto della maglia nera.
Rimasero sospesi in quell’istante infinito, finché lei non si sporse in avanti e intrappolò le labbra dell’alieno in un bacio lento, delicato, timoroso.
Lui la prese immediatamente tra le braccia e la strinse forte, approfondendo subito quel contatto e rendendolo più passionale e irruento. La spinse contro la parete più vicina, facendo aderire la sua schiena all’intonaco giallo.
Ichigo intrecciò le dita tra i capelli verdi di Kisshu, tirandoli appena per avvicinarlo maggiormente a sé. Lasciò che il corpo di lui si plasmasse sul proprio, accogliendolo senza più opporre resistenza.
Si staccarono per riprendere fiato e Kisshu sorrise, portando una mano ad accarezzare piano la guancia leggermente arrossata di Ichigo. «Hai visto? Era così semplice» sussurrò.
Lei nascose il viso nel suo petto e sospirò, aggrappandosi alle sue spalle con entrambe le mani. «Non possiamo… non è giusto per Minto e non è giusto per la guerra che c’è in corso tra umani e alieni.»
Kisshu scosse il capo e la abbracciò più forte che poté. «Possiamo rinunciare a tutto, io sono pronto a lasciare tutto per te.»
Ichigo si lasciò sfuggire un singhiozzo. «Non possiamo!» ripeté.
L’alieno la scostò appena da sé e le prese il viso tra le mani, incrociando gli occhi marroni e liquidi della ragazza. «Della battaglia non mi importa, io voglio stare con te.»
«Se dovessero scoprirci, sarebbe la fine!»
«Non ci scopriranno.» Kisshu si guardò attorno. «Andiamo via di qui.»
«E dove?» chiese Ichigo allarmata.
L’alieno la strinse nuovamente a sé. «Tieniti forte» disse, poi insieme scomparvero.


Giacevano in silenzio sul letto di Ichigo, respirando tranquilli e ascoltando il ticchettio della sveglia posta sul comodino.
Kisshu se ne stava sdraiato con la schiena contro il materasso, un braccio piegato sotto la nuca e l’altro avvolto saldamente alla vita di Ichigo. Lei era accoccolata al suo petto e teneva gli occhi chiusi, mentre con le dita tracciava il profilo delle costole sporgenti, lasciate scoperte dalla maglia.
Si erano chiusi là dentro e non avevano fatto altro che stare vicini, scambiandosi baci e carezze, senza mai andare oltre né bruciare le tappe. Dovevano conoscersi, imparare ad amarsi.
Ichigo pensava a Minto e a quanto stesse soffrendo, ma pian piano stava capendo che non poteva incolparsi per essersi innamorata di Kisshu.
L’alieno, dal canto suo, non riusciva a credere che quella ragazza fosse realmente tra le sue braccia di sua spontanea volontà, senza opporgli alcuna resistenza.
L’aveva voluta così tanto e in quel momento stentava a credere che stesse succedendo davvero.
Il giovane rabbrividì quando Ichigo gli lasciò un piccolo bacio sul collo, sollevando il capo per cercare i suoi occhi dorati.
«È incredibile» mormorò la ragazza.
«Che cosa?»
«Essere qui con te. Se i miei genitori dovessero entrare e trovarti qui…»
Kisshu ridacchiò e scostò il braccio che teneva sotto la nuca per portare la mano a scompigliarle i capelli. «Posso scomparire immediatamente, i tuoi non mi troveranno mai.»
«Kisshu.» Ichigo si fece seria. «Ho paura» ammise, socchiudendo le palpebre.
«Temi di essere scoperta?»
«Non solo. Temo di star sbagliando tutto.»
Lui scosse il capo e si sistemò meglio, accogliendola tra le braccia e stringendola a sé con fare protettivo. «Non devi. La mia unica paura è quella di perderti e di deluderti, micetta.»
Ichigo si sentì avvampare. Non aveva mai visto Kisshu così vulnerabile, lui non si era mai mostrato tanto dolce e sensibile. Questo significava che non si era sbagliata su di lui: c’era qualcosa di umano nel suo animo, qualcosa che lo faceva essere il ragazzo per cui aveva perso la testa senza neanche rendersene conto.
«Non mi perderai» affermò, ricambiando con ardore la stretta di lui.
Si scambiarono una lunga occhiata, per poi concedersi l’ennesimo bacio colmo di sentimenti non rivelati e di timori da esorcizzare insieme.


Minto sorseggiava una tazza di tè, seduta a uno dei tavoli del Café Mew Mew. Se di solito aveva ben poca voglia di lavorare, quel giorno si sentiva totalmente apatica e svogliata.
La rottura con Ichigo l’aveva destabilizzata completamente; convinta di aver trovato qualcuno capace di amarla e di farla sentire speciale, era piombata in un mare di disperazione quando quelle si erano rivelate soltanto delle stupide e inutili illusioni.
«Il tè finirà per agitarti ancora di più» commentò Zakuro, avvicinandosi a lei con un vassoio stracolmo di biscotti alla cannella tra le mani.
La corvina scosse il capo e si allungò fulminea, arraffando una manciata di biscotti.
«Come ti senti oggi?» domandò ancora la Mew viola, senza rimproverarla per il gesto che aveva appena compiuto. Quei biscotti erano destinati ai clienti, ma nessuno si sarebbe accorto della mancanza.
«In nessun modo» replicò Minto in tono piatto, per poi osservare con attenzione uno dei dolcetti dal profumo invitante.
«Cosa intendi?»
«Hai presente l’apatia?» La corvina lasciò cadere il biscotto sul tavolo e incrociò le braccia al petto.
Non avvertiva più alcun dolore, sentiva soltanto un enorme vuoto nel petto. Forse era meglio così, dopotutto.
«Cerca di…»
«Ragazze!» strillò Purin, zampettando allegramente verso le sue amiche.
Retasu, trafelata, la seguiva e respirava affannosamente, stringendo tra le mani alcuni sacchetti stracolmi di alimenti. «Mi ha fatto portare la spesa da sola! Maledetto Shirogane che ci ha spedito a fare le commissioni!» si lamentò la ragazza dai capelli verdi, trafelata e leggermente sudata.
Purin ridacchiò. «Abbiamo incontrato quell’antipatico di Taruto, così mi sono messa a inseguirlo!» si giustificò come se niente fosse.
Retasu evitò di replicare e si avviò in dispensa a depositare gli acquisti appena effettuati, mentre la Mew gialla le correva dietro e fingeva di volerla aiutare.
Zakuro si chinò su Minto e la guardò attentamente negli occhi. «Dicevo… credo che dovresti dimenticare tutta questa storia. Ichigo non è mai stata adatta a te, sono convinta che fosse piuttosto confusa fin dall’inizio.»
«Ma io mi sono illusa e tutto è andato a rotoli. Pazienza.» La corvina si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo.
«Starai bene, vedrai. Arriverà anche per te la persona giusta.»
Quando Minto tornò a sbirciare in direzione dell’attrice, quest’ultima sorrideva con dolcezza, con quel suo atteggiamento rassicurante e capace di tranquillizzare chiunque.
«Spero che tu abbia ragione» commentò la Mew azzurra, sospirando per l’ennesima volta.
Poco dopo, Retasu e Purin tornarono da loro, battibeccando tra loro.
«La piantate di urlare? Mi scoppia la testa!» si lamentò Minto, assumendo un’aria altezzosa e nascondendo il suo tormento interiore dietro il suo solito sarcasmo.
«Che noiosa!» sbuffò Purin, facendole la linguaccia.
«Pensa per te!»
«Scusaci, Minto. Non volevamo darti fastidio» mormorò Retasu, chinando mestamente il capo.
«La vostra sola presenza mi dà noia.»
La ragazza dai capelli verdi si sistemò meglio gli occhiali tondi sul naso e scambiò un’occhiata allarmata con Zakuro, la quale si strinse nelle spalle.
«Sei proprio una racchia! Perché devi essere sempre così antipatica? Quasi quasi preferisco giocare con quello stoccafisso di Taruto!» continuò a blaterare la più piccola, gironzolando attorno a Minto.
Ichigo fece il suo ingresso proprio in quel momento, un sorriso beato che andava da un orecchio all’altro impossibile da nascondere. «Ciao a tutte!» esclamò.
Tutte risposero con entusiasmo, tutte tranne Minto che si limitò a lanciarle una breve occhiata.
«Ehi, posso rubarvi un attimo Minto?» proseguì, afferrando la Mew azzurra per un polso.
Nessuna di loro oppose resistenza, l’unica a commentare fu Purin: «Ecco, portala via, oggi è più rompiscatole del solito!».
Ichigo trascinò la compagna fino al bagno, per poi richiudere la porta e appoggiarvi la schiena.
Le due si guardarono a lungo, in silenzio.
«Mi dispiace che tu stia soffrendo. Sono una vera stupida. Potrai mai perdonarmi?» azzardò la rossa.
«Non lo so. Ma non posso neanche obbligarti a stare con me se non lo vuoi.»
«Non avrei mai voluto illuderti. Ci tengo a te.» Gli occhi di Ichigo si riempirono di lacrime. «Ti voglio bene.»
Minto non replicò, limitandosi a scrutare attentamente la ragazza per cui provava sentimenti contrastanti in quel momento. Se da un lato la detestava per la sofferenza che le stava infliggendo, dall’altro sentiva di essere legata a lei da qualcosa che poteva definire amore.
«Non puoi farci niente, Ichigo. Tu ami lui.»
«Io… non…»
L’altra scosse energicamente il capo e sollevò la mano destra per intimarle di fermarsi. «Non serve che ti giustifichi. È così e basta.»
«Scusami» singhiozzò Ichigo.
«Stai tranquilla, non importa.»
La rossa si staccò dalla porta e corse ad abbracciare l’amica, stringendola forte e inondandola di lacrime. «Perdonami, ti prego!» la implorò.
Minto la scostò gentilmente da sé e le regalò un lieve sorriso. «Ci proverò, ma lasciami un po’ di tempo.»
«Tutto il tempo che vuoi. Io rimarrò qui ad aspettare che tu sia pronta a darmi l’opportunità di starti ancora accanto.»
Minto prese il viso di Ichigo tra le mani. «Ti amo» mormorò, per poi sfiorare per l’ultima volta le labbra della rossa.
Poi si ritrasse e uscì dal bagno, lasciandola sola.


Kisshu aveva visto Ichigo trascinare Minto in bagno e aveva avuto seriamente paura che la sua amata avesse cambiato idea.
Poi le aveva viste parlare e si era fatto più vicino per poter ascoltare la loro conversazione.
Quando Minto aveva baciato Ichigo, era stato invaso da un improvviso moto di gelosia, ma subito si era reso conto che quello era stato l’ultimo addio tra di loro, almeno a livello sentimentale.
Aveva atteso che Minto tornasse dalle altre, poi si era materializzato alle spalle di Ichigo e l’aveva stretta a sé, sorprendendola.
La giovane si era subito abbandonata a lui, lasciandosi sfuggire un sospiro.
«So che potrebbero scoprirmi, ma volevo vederti» sussurrò l’alieno, carezzandole il lobo con il respiro caldo.
Ichigo inclinò il capo all’indietro e premette la nuca contro la spalla di lui, esponendo il collo pallido. «Spero che Minto mi perdoni.»
Kisshu si chinò a baciarle la pelle tenera alla base dell’orecchio. «Ti perdonerà, vedrai.»
Ichigo annuì e si rigirò nell’abbraccio, per poi tuffarsi sulle labbra dell’alieno e assaporarle per qualche istante. «Adesso vai» sibilò, spingendolo via a fatica.
«D’accordo, ma dopo passo a trovarti a casa tua» replicò, lanciandole un sorrisetto malizioso.
Lei annuì e si portò l’indice sulle labbra per intimargli di fare silenzio.
Prima di scomparire, Kisshu si avventò nuovamente sulla sua bocca, mordendola e strappandole un ultimo bacio colmo di passione e aspettative.
Ichigo non sapeva cosa la aspettava, ma era consapevole che la sua relazione con Kisshu sarebbe stata difficile e disseminata di ostacoli.
Non si chiese se fosse pronta per affrontarla, perché il cuore aveva già deciso al posto suo.






♥ ♥ ♥

Ciao a tutti e benvenuti nella mia terza storia in questo fandom.
Non avrei mai creduto di poter scrivere dell’altro su questi personaggi, dato che con le due precedenti creazioni ho cercato di dare il mio “finale alternativo” tra Kisshu e Ichigo, il tutto però ambientato dopo la fine dell’anime.
In questa storia invece ho voluto immaginare, complice anche il prompt del contest “Il triangolo no!”, qualcosa di diverso ^^
Ho voluto sperimentare sulla coppia Ichigo/Minto perché mi intrigava l’idea che tra le ragazze potesse esserci qualcosa, e che il nostro adorato villain ci mettesse lo zampino per distruggere gli equilibri creatisi :D
Per partecipare al contest “My beloved villain”, invece, dovevo seguire obbligatoriamente uno dei pacchetti, che mi indicava che il “villain” – in questo caso Kisshu – desiderasse ossessivamente qualcosa/qualcuno. Questo elemento era necessario da inserire, mentre io ho voluto anche inserire la citazione “Tu non hai nessun amico. Non piaci a nessuno”, tratta da Il Signore Degli Anelli e presente anch’essa nel pacchetto.
Inoltre, volevo darvi qualche informazione, perché vorrei che questa storia potesse essere letta da chiunque, pur non conoscendo il fandom.
Chi conosce già il fandom, può tranquillamente saltare il prossimo spazio dedicato alle spiegazioni e andare direttamente oltre ^^

NOTINE SUL FANDOM:
Le Mew Mew sono cinque ragazze coinvolte da due scienziati in un progetto volto a combattere l’invasione aliena della Terra.
I due scienziati li ho nominati quasi all’inizio del racconto, ovvero Ryou Shirogane (conosciuto come Ryan nella versione italiana dell’anime) e Keiichiro Akasaka (ovvero Kyle).
Anche le ragazze hanno dei nomi differenti nella versione italiana, rispetto a quelli che ho usato io: Ichigo (Strawberry), Minto (Mina), Retasu (Lory), Purin (Puddy) e Zakuro (Pam).
Il DNA delle Mew Mew è fuso con quello di animali molto particolari, il che consente alle eroine di trasformarsi e di avere dei poteri che consentono loro di combattere contro gli alieni grazie a delle arti potenti ed efficaci!
Se siete curiosi di vedere come sono fatti i vari personaggi e i costumi delle Mew Mew quando si trasformano per combattere, vi invito a cercare su Google, perché sarebbe veramente dispersivo se io inserissi una caterva di immagini qui nelle note! :D
Per quanto riguarda gli alieni nominati, Kisshu (Ghish), Pai e Taruto (Tart) sottostanno agli ordini di Profondo Blu, il quale vuole che gli alieni riprendano in mano la Terra, asserendo che gli esseri umani non hanno fatto che distruggerla e rubarla alla loro gente.
Ora non sto qui a spoilerarvi tutta la trama, anche perché questo non è necessario per comprendere la storia che avete appena letto (sempre se qualcuno ha avuto il coraggio di arrivare fin qui, s’intende XD)!
Ho nominato anche Masaya (Mark nella versione italiana), il ragazzo che piace a Ichigo da sempre, con il quale poi si fidanza, scatenando ulteriore gelosia nel povero Kisshu ^^ sì, perché l’alieno dai capelli verdi ha avuto un colpo di fulmine per Ichigo, ne è sempre rimasto innamorato, pur sapendo di non essere ricambiato!
Anche se… non so, io ho sempre creduto che non fosse proprio così, ma devo essere di parte, dato che li ho sempre shippati a bomba *___*
Non credo di avere altro da spiegare, ma chiunque abbia domande, dubbi o perplessità, non esiti a farmelo sapere nelle recensioni ^^

Per chi invece conosce già il fandom…
Per quanto riguarda i personaggi, ho cercato di seguire la caratterizzazione dell’anime, ma ovviamente qualcosa potrei averlo sbagliato, quindi chiedo agli esperti di Tokyo Mew Mew di farmi sapere se ho fatto qualche errore imperdonabile ^^”
Ma so già che Freya, una delle giudici, ne sa molto più di me, essendo che ha scritto e scrive un sacco in questa categoria :3
Mi auguro di aver fatto un buon lavoro e che entrambe le giudici abbiano letto una storia quantomeno piacevole!
Un’ultima informazione: il titolo della storia è tratto dal testo di “You’re Mine”, brano meraviglioso dei Disturbed; tradotto in italiano, significa “sconfiggerò qualsiasi nemico perché tu sei mia/o”. Mi ha ispirato e ho deciso di utilizzarlo ^^
Ringrazio chiunque si fermi a leggere e recensire, il vostro parere è sempre importantissimo per me, lo sapete *___*
Alla prossima ♥
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight