Film > Ribelle - The Brave
Segui la storia  |       
Autore: Jesy_Styles    06/11/2019    1 recensioni
(Mericcup) (OcxOc) (kind of Next Gen)
Merida è una principessa scozzese, Hiccup è un vichingo. Si incontrano, si amano, sono costretti a separarsi per sempre, ma lo fanno promettendosi di rivedersi. Tuttavia gli anni passano, entrambi si innamorano di altre persone e la promessa sembra non esistere più. E se il destino avesse altri piani per loro? E se, quando meno se lo aspettano e nel modo più insolito, le loro strade tornassero ad incrociarsi?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Merida, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Berk

Sdentato atterrò planando e, non appena toccò terra, Hiccup balzò giù dal suo dorso, una nuvoletta di polvere si alzò quando i suoi piedi si scontrarono col suolo. 

Hic ringraziò il drago con una pacca sul collo e allungò le mani verso il bambino, suo figlio, che ancora si trovava seduto sulla sella. "Forza Balder, saluta il nostro amico e scendi. Mamma, nonna e fratellino ci stanno aspettando." Disse, sorridendo dolcemente, e prese il piccolo in braccio. 

"Ci vediamo domani!" Esclamò il bambino accarezzando il muso del drago che rispose strofinando calorosamente la testa contro la sua pancia. 

Balder rise e Hiccup si sciolse, come sempre quando sentiva la risata di suo figlio, il suo suono preferito. Non riuscì a trattenersi dal baciargli la testa, aspettò che il drago volasse via, poco importava dove perché sapeva che il giorno dopo lo avrebbe ritrovato davanti alla sua casa, si sistemò Balder sul fianco e aprì la porta.

Si accorse che qualcosa non andava non appena mise un piede sull'uscio. Il calore del fuoco, l'odore della legna bruciata che lo accoglievano ogni sera erano gli stessi, a prima vista tutto era in ordine, ma c'era qualcosa fuori posto. Sua madre non era in sala, non stava cucinando, Astrid non era venuta a salutarli come faceva sempre, se n'era accorto anche Balder a giudicare dal modo in cui si muoveva tra le sue braccia per guardarsi intorno. Hiccup chiuse la porta con un piede, mise a terra suo figlio, lo prese per mano e fece qualche passo verso il centro della stanza. Chiamò Valka e Astrid a voce alta, d'istinto strinse più forte la mano di Balder tirandolo verso di sé, si accorse a malapena del suo "ahi, papà!"

"Hiccup."

La voce di sua madre bastò a far rilassare i suoi muscoli e a fargli allentare la presa sulla mano del figlio. Non fece subito caso al suo tono di voce serio e solenne, la prima cosa a cui pensò quando la vide uscire dalla porta della sua camera fu ringraziare gli dei per il fatto che fosse lì a parlare con lui. 

"Madre." Rispose, accennando un sorriso, mentre Balder li guardava con aria interrogativa senza però osare chiedere nulla. Valka si piegò leggermente in avanti, scompigliando i capelli del nipotino e gli istruì, nel tono più rassicurante che le riusciva, di andare a giocare in camera sua e lasciare lei e suo padre a parlare di cose da grandi. Balder si divincolò dalla presa del padre e annuì, scomparendo dietro la porta vicino a quella della stanza dei genitori. 

Quando lei e Hiccup furono soli Valka sospirò, si raddrizzò e guardò il figlio con un'espressione grave in volto. Hiccup sostenne il suo sguardo mentre il fastidioso sentimento di inquietudine che aveva provato poco prima ricominciava a crescere in lui. La donna si avvicinò, gli accarezzò una guancia e, guardandolo negli occhi, parlò.

"Astrid ha perso il figlio."

No. Hiccup barcollò, gli mancò il fiato, dovette afferrare una sedia e lasciarvicisi cadere sopra. Tra tutti gli scenari agghiaccianti che aveva immaginato pochi minuti prima questo era l'unico che non gli aveva attraversato la mente e forse quello a cui era meno pronto. Si prese la testa tra le mani, ancora non sapeva come reagire, e qualche lacrima iniziò a sfuggirgli. Valka gli poggiò una mano sulla spalla, si sedette anche lei e lo tirò a sé abbracciandolo. Entrambi sapevano che era meglio che lui si sfogasse con sua madre e andasse da Astrid solo dopo aver acquisito un po' di autocontrollo. Hiccup pianse in silenzio abbracciando sua madre, come se fosse tornato bambino a sua volta, mentre tutte le ipotesi, tutti i progetti riguardanti il secondo figlio che aveva fatto con Astrid e Balder gli tornavano alla mente facendogli solo più male. 
Quando riuscì a calmarsi un minimo si divincolò dalla presa di Valka e, guardandola negli occhi, le chiese come stesse la moglie.

Valka scosse la testa, "fisicamente, adesso, bene." Rispose, guardando la porta della camera in cui dormivano suo figlio e Astrid. "Va da lei." 

Hiccup annuì, asciugandosi le lacrime e dirigendosi, esitante, verso la porta per poi aprirla delicatamente. "Astrid?" 

Sua moglie era sul letto, rannicchiata su se stessa, in posizione fetale, rinvoltata in più strati di pesanti coperte. Non dormiva, Hiccup lo aveva capito dai leggeri singhiozzi che sentiva provenire da sotto le pellicce, ma non sembrava nemmeno averlo sentito. Hiccup si fece coraggio e si sedette sul bordo del letto, sfiorando il braccio di Astrid. Lei sobbalzò, tirò fuori la testa dall'involucro di coperte che si era creata e i suoi occhi, rossi, gonfi e bagnati, incontrarono quelli del marito. 

"Lo sai?" La sua voce era roca, bassa, come se usarla costasse ad Astrid molta fatica. La ragazza si raddrizzò, reggendosi sui gomiti, senza distogliere lo sguardo, e continuò: "Era una bambina. L'avremmo chiamata Áslaug, sarebbe stata bellissima, invece qualcosa è andato storto, me... me l'hanno tirata fuori morta!" Aveva alzato la voce, stridula e tremolante, sfociò in un pianto disperato non appena ebbe finito di parlare.

Hiccup, davanti a quella scena, mise da parte tutte le tensioni che c'erano state tra lui e Astrid e la abbracciò, lasciando che si aggrappasse disperatamente a lui e che gli bagnasse il collo con le lacrime. Mentre stringeva lei, mentre le accarezzava i capelli e la lasciava sfogare, pianse anche lui. Lo fece in silenzio, di modo da essere forte per lei, ma lo fece. Nonostante quella non fosse la donna, più in generale la vita, che avrebbe scelto se avesse potuto aveva sempre cercato di fare buon viso a cattivo gioco; aveva sposato Astrid, avevano avuto Balder che aveva funzionato come una sorta di collante per il loro rapporto sull'orlo del disastro, amava quel bambino più di sé stesso. Avevano cercato di costruirsi una famiglia numerosa con il secondo figlio ed ecco che tutto era andato in fumo. 

***

L'aria in casa, nell'arco dei giorni che seguirono il giorno dell'aborto, per Hiccup non era respirabile. 

Balder lo aveva scoperto e Hic si era pentito di averglielo detto nell'esatto momento in cui lo aveva fatto. Il bambino aveva perso la sua vivacità; i primi giorni li aveva passati in casa, rifiutando gli inviti degli amichetti a giocare fuori. Stava sempre intorno a sua madre, se non poteva trovarsi a stretto contatto con lei si aggirava comunque intorno alla stanza dei genitori. Astrid, però, lo calcolava poco; quando lui le parlava nel tentativo di distrarla lei non lo ascoltava visibilmente. 

"Scusa che hai detto, Balder?" Era puntualmente la sua reazione ogni volta che il figlio finiva di parlare. Parlava con un filo di voce, un tono neutro ma con quella velata punta di fastidio che Balder percepiva e che lo faceva desistere. 

Presto Balder si era arreso e aveva iniziato a passare le giornate giocando... da solo. Hiccup lo osservava di nascosto e vedeva che qualcosa era cambiato anche in lui, giocava non per il piacere di farlo ma per avere qualcosa da fare che non fosse essere ignorato da sua madre. 
Valka aveva provato più volte ad aiutare Astrid, anche banalmente a farsi dire cosa potesse fare per lei, ma era stata allontanata. La donna era quindi passata ad occuparsi di Balder, lo portava con sé ovunque andasse per distrarlo e tenerlo lontano dall'ambiente di casa. 

Hiccup decise che era durato troppo allo scattare della prima settimana. Voleva far parlare Astrid, voleva avere con lei il primo vero confronto, voleva anche farla reagire. Aspettò che sua madre e suo figlio uscissero e, impegnandosi a fondo per mantenere i nervi saldi, entrò in camera sua e di Astrid. 

Lei aveva ancora un aspetto trasandato; non curava i suoi capelli, li portava raccolti in una treccia disordinata, era più pallida del solito e sul suo viso alleggiava ancora l'espressione cupa, accentuata dagli occhi sempre umidi e persi nel vuoto, che aveva messo su e mai perso a seguito dell'aborto. La situazione sembrava essere migliorata, però, perché Astrid aveva ricominciato ad alzarsi e a mangiare qualche boccone in più dello stretto necessario che lui e Valka dovevano costringerla a ingerire. 

Hiccup la trovò seduta su una sedia vicino alla finestra, in posizione rannicchiata e avvolta in una coperta di pelliccia,osservavando la vista di Berk dall'alto oltre il vetro. Non c'erano candele accese, l'unica luce era quella fredda del mattino che illuminava il suo profilo.

Hiccup attirò la sua attenzione chiamandola per nome. La ragazza voltò lentamente la testa nella sua direzione, facendo un cenno che Hic interpretò come un saluto. 

Si sedette sul letto, poco distante da lei. Rimase un momento in silenzio, soppesando le parole, e parlò: "Astrid, non possiamo ignorarci per sempre." Disse, calmo ma deciso.

"Farlo per... quanti anni ha Balder? Cinque anni, non ti è pesato? Ora ti sei illuminato?" Il disprezzo e l'ironia nella sua voce gli fecero male.

"Astrid, non è di questo che voglio parlare og-" tentò, sforzandosi di restare calmo, di non cedere. Non doveva finire come le altre volte, come tutti i loro dialoghi lasciati a metà, dovevano confrontarsi seriamente. 

Astrid lo interruppe e riprese la parola. 

"E di cosa? Eh?" "Vuoi farmi la paternale su come sto reagendo all'aborto, alla morte di mia figlia ancora prima che nascesse?"  Parlava velocemente, a voce alta, tremolante. Hiccup pensava che avrebbe iniziato a gridargli contro a momenti. 

"Tu invece stai reagendo più che bene, a quanto vedo. Forse non ti importa poi così tanto, non sarebbe una novità..." Oh no. Che stesse o non stesse male non doveva azzardarsi a metterla su questo piano. Non poteva dire che non gli importava solo perché stava cercando di reagire rimanendo forte. Non poteva dirlo se non era nella sua mente, se non lo vedeva trattenere le lacrime ad ogni ora del giorno, qualsiasi cosa stesse facendo, pensando a quella bambina che avrebbe tanto voluto conoscere.

Inspirò a fondo, strinse i pugni, e parlò: "Astrid..."

"Vuoi negarlo, Hiccup? Vuoi raccontare anche a me, adesso, la storiella del "va tutto bene"? Sparisci dalla mattina alla sera, torni e a malapena mi saluti, se mi abbracci lo fai solo per... perché Balder ci sta guardando, perché nessuno, oltre a tua madre, deve sapere che il quadretto della famiglia felice è tutta una farsa, vero?!" Ormai stava gridando. Hiccup la lasciò finire, comprese che non era per Áslaug che stava facendo quella scena, erano cose che tutti e due sapevano. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dirle, ora lei sembrava averlo trovato. 

Astrid tossì, gridare le aveva fatto male alla gola, e tornò a parlare. Non urlava più, ma il disprezzo nella sua voce era rimasto. 

"Non ci sei stato mentre aspettavo Balder, non ci sei stato quando è nato e non ci sei stato nemmeno quando è morta Áslaug! Il problema sono io? Non ti importa niente di me o dei tuoi figli perché questa vita non la volevi con me, vero Hic-"

La interruppe prima che potesse finire, lo fece perché non sarebbe riuscito a controllarsi se avesse detto altro. "Non farlo..." disse, la nota minacciosa nella sua voce stupì anche lui stesso, "Non nominarla, non azzardarti a tirare fuori quella storia" continuò alzandosi, e camminando verso di lei. Lui non poteva vedersi, ma capì che doveva controllarsi meglio quando Astrid acquisì un'espressione intimorita, stringendosi di più nella coperta e ritraendosi. 

Hiccup inspirò ed espirò, rilassandosi, e tornò a sedersi. Si mise una mano nei capelli, li tirò per sfogarsi, guardando e terra non ancora pronto a incrociare di nuovo lo sguardo di Astrid. Dispiaceva anche a lui non essere stato presente al parto di Balder, ma sapeva che non era stata colpa sua, il bambino era nato molto in anticipo e in ogni caso non avrebbe avuto modo di sapere quando sarebbe successo. Non lo aveva visto nascere ma nessuno doveva azzardarsi a dire che non gli importava di lui, Hiccup amava Balder più di sé stesso, che lo amasse perché era suo figlio, non suo e di Astrid era un altro discorso. Che Astrid non fosse la donna che amava e con cui avrebbe voluto quella vita era vero, non lo aveva mai negato, ma Balder non c'entrava, suo figlio era una delle poche cose che rendevano quel matrimonio forzato meno pesante da sopportare. 

"Così era qui che volevi arrivare..." disse, quando si fu calmato, alzando la testa. "È questo che pensi, ne prendo atto, ti do ragione perché non voglio essere ipocrita, sai che non ti amo e io so che tu non ami me, non più almeno, ma ciò non significa che mi piaccia vederti così. Io... io posso aiutarti, mia madre può farlo, i nostri amici possono farlo, ma tu devi lasciarcelo fare. Anche io sono triste, ma dobbiamo farci forza prima o poi, se continui così non starai mai meglio, nessuno di noi lo farà." Si interruppe per guardarla negli occhi, ma lei li abbassò senza dire una parola.

Hiccup sospirò ancora, e proseguì: "Pensa a Balder. Se la tua ragione per cui andare avanti non sono io... fa che sia lui. So che lo ami Astrid, si vede, e lui ama te. Torna ad essere sua madre, perché se Áslaug non c'è più lui c'è ancora e ha bisogno anche di te."

Lei alzò lo sguardo, Hiccup fece incontrare i loro occhi. Era teso, sperava che capisse, che avesse anche solo una minima reazione, ma Astrid non rispose. Il suo sguardo rimase vacuo, non parlò e si voltò verso la finestra, come se non lo avesse neanche sentito. La conversazione era finita. 

Hiccup si alzò, camminò fino alla porta, si voltò a guardarla un'ultima volta come se sperasse di vedere una reazione a scoppio ritardato ma, quando non vide nessun accenno di interazione, uscì da camera sua chiudendosi la porta alle spalle. 

La serratura aveva appena scattato quando Astrid si asciugò una lacrima che presto venne seguita da un'altra e un'altra ancora. 

(2321 parole)

Angolo autrice
Ciao ragazzi, lo so, non sono riuscita a far passare meno tempo tra il capitolo scorso e questo, ma la scuola mi sta veramente uccidendo. Ho passato un mese di ottobre fatto di compiti, verifiche, primi diciottesimi e poi, ovviamente, Halloween, però alla fine ce l'ho fatta e spero ne siate felici anche voi.
Finalmente è arrivato Hiccup, cosa ne pensate della sua entrata in scena? E di Astrid e Balder? Non temete se siete confusi, aspettate e vi si spiegherà tutto. 
Come al solito, ditemi se vi è piaciuto, segnalatemi tutto quello che non va, e grazie a tutti anche solo per leggermi! 
Alla prossima! 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Ribelle - The Brave / Vai alla pagina dell'autore: Jesy_Styles