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Autore: FatSalad    07/11/2019    0 recensioni
Bruno è un ragazzo taciturno e pratico che ha smesso da tempo di credere alle favole. Il contrario di Susanna, che quando non lavora in biblioteca si perde tra le nuvole e le parole.
A farli incontrare sono delle amicizie comuni, a farli conoscere sarà una persona molto importante per entrambi...
DAL TESTO:
«Insomma, non si vedono tanti manzi in biblioteca!»
«Come no? Vai nella sezione di scienze naturali e c'è pieno. Qualcuno è anche nella sezione dei bambini e quelli solitamente parlano, anche.»
«Ah. Ah. Diciamo gnocchi, allora?» aveva insistito Roberta agitando una mano e guardando per aria.
«Dovremmo avere una vecchia edizione dell'Artusi, per quelli.»
«Bei ragazzi?»
«Ehi, per chi mi avete preso? Di harmony ce n'è a bizzeffe!»
L'avevano punta nell'orgoglio, non aveva potuto demordere!
«Persone di sesso maschile, bella presenza e tangibili, insomma!»
«...»
“Merda... - aveva pensato allora - sono stata sconfitta dalla presenza tangibile”.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Galeotta fu la biblioteca'
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Omnia vincit amor.
Publio Virgilio Marone.


Bruno aveva accolto l'irruenza di Susi con sorpresa, sentiva le sue dita sul collo, tra i capelli, sul petto, curiose e impazienti e pensò che anche le sue mani avrebbero voluto imitare i gesti della ragazza e toccare tutto di quel corpo così invitante che aveva tra le braccia. Strinse i suoi fianchi, mentre le loro lingue si rincorrevano e si cercavano senza stancarsi, quando la sentì gemere si intrufolò sotto la sua maglietta, vagò in punta di dita sulla sua pelle, strappandole altri gemiti e si chiese come aveva potuto pensare di non piacerle.
Susanna d'altro canto aveva spento definitivamente il cervello, ed era puro istinto. Voleva solo continaure a baciare Bruno, toccarlo, stringersi e strofinarsi su di lui... avrebbe fatto le fusa come un gatto se ne fosse stata capace, perché quel contatto a lungo agognato era finalmente divenuto realtà.
Bruno tornò ad accarezzarla sopra la maglia per stringersi sul suo seno e Susi dovette staccarsi dalle labbra del ragazzo per ansimare tutta la sua soddisfazione. Aveva sempre avuto un complesso per il seno, che le sembrava troppo grosso, da ragazzina aveva anche sperato di fare un'operazione per ridurlo, desistendo solo per il costo eccessivo della chirurgia. Adesso, invece, ringraziò di avere la sua taglia abbondante, perché stava benissimo tra le mani enormi di Bruno, che stringeva e massaggiava procurandole cascate di brividi.
Susi tornò a succhiare le labbra del ragazzo, ancor più affamata del suo sapore e del suo tocco, ma le sue mani non si fecero più audaci come aveva sperato e non capiva se fosse la sua timidezza che tornava a comandarlo o se semplicemente aspettasse un suo pieno consenso. Decisa a smuovere la situazione, si allontanò un attimo dalle sue labbra e si sfilò la maglia tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi che vide farsi più liquidi.
Subito Bruno fu su di lei, riprese a baciarla voracemente da dove si erano interrotti, i polpastrelli ruvidi sulla sua schiena nuda lasciavano impronte calde, provocavano brividi incontenibili, poi scesero sul suo sedere per avvicinarla di più a sé e farla ansimare. La prese in braccio senza sforzo facendosi circondare i fianchi con le gambe e la poggiò sul tavolo. Giusto il tempo di togliersi a sua volta la maglietta con il suo aiuto, poi tornò a stringerla per sentirla contro il petto, i baci scesero sul suo collo e le sue mani si fecero più bramose.
Susi credette di aver perso le proprie facoltà intellettive. Mentre Bruno le riempiva di baci la bocca e poi il collo, facendola tendere e tremare, la pelle candida contro la barba ispida, mentre lui le massaggiava i fianchi ed esplorava i punti più sensibili della sua pelle, le sembrava di saper dire solo una cosa:
«Sì, ti prego!»
A volte lo sussurrava, altre le sembrava di gridarlo, ma non sapeva dire altro mentre si contorceva nell'attesa. Ma lui sembrava non avere fretta, come suo solito e alternava dolcezza e passione, passava la punta della lingua dalla spalla al lobo e poi le mordeva la gola, deciso a prendersi tutto il tempo che voleva per venerare la sua pelle.
«Bruno!»
Chiamò ad un tratto, impaziente, quasi disperata e il ragazzo, che era tutto concentrato a mordere e soffiare, baciare e succhiare quel punto tanto sensibile del suo collo, si sollevò un poco, quasi stordito.
Susi ricordava alla perfezione le linee del suo torace, che aveva visto di sfuggita una volta, le seguì in punta di dita e giocò con la peluria che gli ricopriva il petto. Si sentiva così donna, in quel momento, così seducente e voleva essere baciata di più, di più, di più...
Bruno allora richiamò tutto l'autocontrollo che riuscì a trovare dentro di sé e si allontanò dal suo corpo caldo.


Susi gemette di frustrazione, sollevò le palpebre e lo guardò, interrogativa. Bruno ansimava, mentre osservava i suoi capelli scompigliati, le sue labbra gonfie e umide, le sue curve morbide, così esposte. Forse era rimasto incantato troppo a lungo sulle sue curve, su quel reggiseno bordeax che ricordava fin troppo bene, perché Susi cominciò a sentirsi a disagio, credette forse che lui fosse pentito e non poteva essere, era ridicolo.
«Che... che c'è?» balbettò.
Bruno si massaggiò gli occhi con una mano.
«Sei... così bella...» mormorò, rapito.
Aveva cercato parole più adatte, ma non ne conosceva nessuna che potesse esprimere quello che provava.
Susi abbassò lo sguardo, completamente sopraffatta da quella frase appena sussurrata.
«Ma ci stanno aspettando...» disse mostrandole il cellulare. Sullo schermo lesse il nome di Fabio, che stava chiamando, cosa di cui non si era minimamente accorta.
Bruno si voltò di lato e dopo essersi schiarito la gola rispose.
Susanna non staccò gli occhi da lui mentre lo sentiva parlare di vini e assicurare che tra dieci minuti sarebbero arrivati entrambi, le sembrava impossibile che si fossero baciati con tanto fervore fino a pochi attimi prima, come nemmeno nei suoi sogni più segreti aveva potuto immaginare.
Quando il ragazzo chiuse la conversazione e si voltò nella sua direzione, lei era ancora lì, seduta sul tavolo accanto al forziere pirata che le aveva regalato, mezza nuda e con le gambe divaricate.
Susanna si accorse del suo sguardo e si sentì un po' imbarazzata.
«I-io… come dire… non sono quel tipo di ragazza!» si affrettò a dire, coprendosi il corpo alla meno peggio con le braccia. «Voglio dire… non… non giudicarmi per come ti sono saltata addosso, io ti giuro che… io non lo faccio, di solito. Non l’ho mai fatto, intendo. Gettarmi nuda addosso al primo che capita, intendo. Cioè…»
«Quindi sono il primo che capita?» chiese Bruno sollevando un sopracciglio.
«NO! Ovviamente no... appunto...»
Bruno venne in suo soccorso porgendole i vestiti che avevano scaraventato sul tavolo, interrompendo il suo sproloquio.
«Meglio se ti rivesti, altrimenti non riesco a concentrarmi su quello che dici.» le confessò in un sussurro che la fece scaldare ancora di più.
«Io… vado un attimo in bagno.» decise Susi, scappando con la maglietta premuta contro il petto.
Ci mise qualche minuto per rivestirsi, calmarsi e metabolizzare quanto era successo.
Dunque, lei gli aveva confessato di provare qualcosa per lui e Bruno... Bruno non l'aveva fatta finire di parlare e non aveva neanche detto una parolina di scuse per come si era comportato mesi prima, facendole credere di non essere interessato a lei!
«Accidenti!»
Adesso era arrabbiata!


«Fammi capire una cosa: io ti piaccio?» sbraitò Susanna uscendo dal bagno con uno sbattere di porte.
Bruno sbatté le palpebre, perplesso da quell'improvvisa furia, posò sul tavolo la bottiglia di vino che aveva recuperato nel frattempo e si voltò verso di lei.
«Da sempre.» disse semplicemente.
A quelle parole Susi si sentì sciogliere e si gettò di slancio verso di lui, gli circondò il collo con le braccia e lo baciò senza alcuna inibizione. Non la aiutò a fermarsi il fatto che Bruno la spingesse ad aderire perfettamente al suo corpo, né che avesse portato una mano a massaggiarle la nuca in un modo che la mandava fuori di testa.
«Aspetta! – gridò, cercando di non ansimare, interrompendo bruscamente il bacio – Aspetta... io... io esigo delle spiegazioni! Perché allora mi hai detto di non farmi più vedere?!»
Non seppe dove riuscì a trovare la volontà di staccarsi da lui, ma si impose di non farsi distrarre ancora da quelle labbra tentatrici. Le doveva delle spiegazioni, per tutte le biblioteche del mondo!
«Non è esattamente quello che ho detto.» cominciò Bruno, ma l’occhiataccia che gli riservò Susi lo indusse a parlare più chiaramente «Io… ero sicuro di non piacerti in quel senso e starti accanto come amico era diventata una tortura per me, ti ho chiesto un po’ di tempo perché non sarei riuscito più a trattenermi.» spiegò, scrollando le spalle.
«Mi stai dicendo – fece Susi incredula – che non avevi capito che mi piacevi?»
Bruno scrollò di nuovo le spalle.
«Come avrei dovuto capirlo?»
«Ti venivo a cercare non appena avevo un attimo libero, ti stavo sempre appiccicata, inventavo le scuse più assurde per vederti, ti... ti ho baciato più di una volta… non ero abbastanza ovvia?»
«Beh… io non ho mai pensato che potessero essere scuse…» si giustificò Bruno, massaggiandosi il collo.
«Sei uno stupido ingenuo!» lo rimproverò Susi.
Gli mollò uno schiaffo sul petto e lui non cercò neanche di scostarsi, poi gliene diede un altro e lì Bruno le trattenne la mano, carezzandola con la propria.
«Stupido… vuol dire che abbiamo perso tutto questo tempo senza vederci quando avremmo potuto…» mormorò, lo sguardo basso.
«Avremmo potuto…?» chiese Bruno, divertito.
«Stare insieme!» gridò Susanna guardandolo dritto negli occhi.
Bruno le carezzò le guance per distendere la sua espressione corrucciata. Le diede un bacio sulla fronte, poi sulla punta del naso e infine sulle labbra.
«Scusa.» mormorò, ad un alito da lei.
«Ti… ti scuso se mi dici ancora che ti piaccio.» inventò lei, decisa a stuzzicarlo un po’, anche se le sembrava impossibile rimanere arrabbiata dopo quel gesto.
«Mi piaci. – disse subito lui, mortalmente serio – Mi sono innamorato la prima volta che ti ho vista, anche se non l’ho capito subito.»
«Bruno…» sussurrò lei.
Aveva progettato di rimanere seria e rigida, finché lui non le avesse offerto dettagliate spiegazioni e lunghe richieste di perdono, ma era impreparata a quella confessione. Le loro labbra si cercarono di nuovo, i loro corpi si tesero l’uno verso l’altro e le mani di Bruno finirono ancora una volta nei capelli di Susi, sconvolgendone la piega come quel bacio la stava sconvolgendo dentro.
Fu lui a staccarsi per primo.
«Forse… è meglio se usciamo.» propose a mezza voce.
Susi annuì, senza aver registrato ciò che aveva detto il ragazzo. Quando Bruno vide la sua espressione, le palpebre abbassate e la bocca schiusa e umida, si chiese come avrebbero fatto a sopravvivere per una lunga serata come quella senza toccarsi, cercarsi e baciarsi ancora. Lei era... era perfetta ed era...
Mia.” pensò Bruno.
Colpito dalla potenza di quel pensiero si abbassò per morderle piano il labbro inferiore, procurandole una nuova manciata di brividi.
«Ah… - gemette lei – Non vale… il tuo profumo mi… mi annebbia la ragione!»
Bruno scoppiò a ridere.
«Che ridi?!»
«Rido perché erano mesi che avevo questo profumo, ma ho cominciato a metterlo solo dopo averti conosciuto...»
Susi allontanò le sue mani enormi dal proprio corpo.
«Usciamo!» decretò, avviandosi verso la porta e trascinandolo per un braccio dietro di sé.
Aveva bisogno di aria fresca, se Bruno avesse detto una parola in più nel suo stomaco le farfalle avrebbero preso il diritto di cittadinanza.
«Aspetta…» disse lui bloccandola, ad un passo dalla porta.
Susi si voltò per chiedergli spiegazioni, lui si limitò a pettinarle i capelli con le dita, con calma e delicata precisione.
Mentre lo guardava assorto in quei gesti Susi ci ripensò: non importava che dicesse altro, sentiva già abbastanza cose muoversi nel suo stomaco, che fossero farfalle, pavoni o paradisee non lo sapeva più.




«Ehm...»
«Buongiorno, posso esserle utile?»
«Certo... Susanna?» disse una donna più vicina ai 60 che ai 50, dopo aver letto il cartellino che aveva applicato sul maglione.
«Sì, mi dica.»
Il sorriso della donna divenne compiaciuto in modo quasi sinistro, ma subito dopo Susanna si convinse di aver solo immaginato lo strano lampo che le aveva attraversato lo sguardo.
«Vorrei fare una donazione alla biblioteca.»
«Oh, ma certo! La informo che la politica della biblioteca per quanto riguarda le donazioni...» si lanciò Susanna ripetendo un discorso che ormai sapeva a memoria.
«Ho letto le condizioni sul sito, sì.» la interruppe la donna.
La sua espressione le parve per un attimo estremamente familiare. Forse la signora era utente fissa della biblioteca? Eppure era sicura di non conoscere il suo nome.
«Ah, perfetto!»
«A dir la verità, però, si tratterebbe di una donazione un po' particolare.»
“Eccoci...” pensò Susanna, ricordando le ultime donazioni “particolari” che erano state rifiutate cortesemente negli ultimi anni: un'enciclopedia completa in lingua russa e una collezione invidiabile di dvd a luci rosse.
«Dunque, vorrei donare l'intera biblioteca di mio padre, come avrebbe voluto lui stesso...»
«Mi spiace, signora, ma devo chiederle di quanti volumi stiamo parlando, perché per problemi di spazio dobbiamo porre dei limiti.»
«Si tratterebbe di circa 5000 volumi, escluse le riviste.»
«Oh! Accidenti! Una bella biblioteca!» esclamò Susanna, colpita «Purtroppo è decisamente troppo cospiscua per...»
«Come parli bene, Susanna! Mi piaci proprio!» la interruppe la signora.
Susanna ammutolì, perplessa da quell'improvviso cambio di tono.
«Saresti piaciuta anche a mio padre, ne sono sicura.»
«Ehm... grazie?» Susanna ridacchiò, sconcertata.
«So bene che sono tanti volumi, ma mi chiedevo se la biblioteca comunale avrebbe fatto un'eccezione per accogliere la biblioteca di un autore che ha molto amato la sua città. Mio padre era lo scrittore Giandomenico Dossi.» concluse la donna con un sorriso smagliante.
Susanna sgranò gli occhi. Ecco dove l'aveva già vista: al funerale del Dossi!
«Oh!» riuscì solo a dire, paralizzata.
«Sono Stefania Dossi, piacere.»
«Pia-piacere, signora! Molto piacere! Ero... sono una grande ammiratrice di suo padre, davvero! Io... ero presente al funerale, sì, insomma, io... sono anche... amica di Bruno...»
«Ma certo, ti ho riconosciuta, cara.» disse Stefania, melliflua «Un'amica che ha un reggiseno di pizzo bordeaux, se non sbaglio...»
Susanna sentì il volto andare in fiamme.
Stava insieme a Bruno da meno di una settimana e sua madre... come poteva sapere il colore della sua biancheria intima?! Non era mai stata così in imbarazzo in vita sua! Boccheggiò, senza trovare niente da ribattere.
«Mi dispiace molto che tu non sia la nuova direttrice, ma sono sicura che farai carriera.» continuò Stefania come se nulla fosse «Intanto potresti occuparti della biblioteca di mio padre: sono certa che ne ricaverai degli studi interessanti, che ne dici?»
«S-sì, sì! Volentieri, molto volentieri!»
«Benissimo! So già che andremo molto d'accordo, tu ed io. Parleremo ancora della donazione, intanto puoi venire a vedere i libri a casa, ti aspetto domenica a pranzo, cara!» disse la signora salutando con un cenno della mano.
Susanna lasciò in fretta la sua postazione e si chiuse in bagno, le dita digitarono frenetiche sul cellulare e contò nervosamente gli squilli prima di sentire una voce calda e un po' sorpresa dall'altra parte della cornetta.
«Pronto, Susi?»
«Bruno, tua madre è venuta in biblioteca, sa chi sono, che ho un reggiseno bordeaux e mi ha invitato a pranzo per questa domenica.» sparò tutto d'un fiato, tesissima.
«Oddio, non ci posso credere... Accidenti a me e a quando ho messo quel reggiseno in lavatrice insieme a tutto il resto!»
«Dobbiamo pensare a un piano!»
«Sì, hai ragione, non abbiamo ancora ufficializzato niente, possiamo dire che hai preso l'influenza dai bambini durante...»
«Che dolce piacerà a tua madre?»
Bruno rimase in silenzio per un attimo, perplesso.
«...cosa?»
«Tiramisù o crostata?»
«Susi... hai intenzione di venire?»
«E di fare bella figura, certo!»
Era chiaro che quella ragazza non conosceva sua madre, non sapeva cosa significava andare a pranzo da lei. Sospirando, il ragazzo si accinse a darle un quadro della situazione.
«Susi... non sai quel che dici. Stiamo parlando di una donna che è riuscita a rintracciarti partendo da un reggiseno nello stendino di casa mia... deve averti vista al funerale del nonno, ora che ci penso. Insomma, mia madre è spaventosa! Ti avverto che, se ti presenterai, in meno di un giorno tutta la città saprà che stiamo insieme.»
«E quindi?»
«Quindi...»
Già, quindi cosa? L'idea che tutti sapesserro che quella ragazza meravigliosa era sua, fuori dal mercato, occupata, anzi occupatissima lo faceva sentire... felice e orgoglioso.
«Quindi, per te va bene?» chiese, titubante.
«No, dico io, vorresti andare in giro spacciandoti per single ancora per molto?»
«No, certo che no, lo sai che faccio sul serio.» assicurò Bruno, risoluto e imbarazzato insieme.
«Sarà bene, perché ti amo.»
Lo disse quasi senza pensarci e rimase col fiato sospeso a ripensare all'enormità di ciò che aveva appena detto, una mano sulle labbra, a chiedersi com'è che le era sfuggita una frase del genere.
«... ti amo anche io.» mormorò Bruno con la sua miglior voce, quella dolce e bassa che riservava solo a lei.
Era vero che a volte parlava troppo e che lui di contro parlava troppo poco. Era probabile, anzi, era certo, che avrebbe sofferto ancora per la mancanza di comunicazione tra di loro, o semplicemente perché non riuscivano a capirsi. Però ci riprovavano sempre da capo, cercando di incontrarsi a metà strada, non era forse questa la grammatica dell'amore?
Susanna uscì dal bagno più rilassata, felice, col sorriso sulle labbra. Non vedeva l'ora di rivederlo.
«E allora dimmi: tiramisù o crostata?»


Il mio angolino:
Anche questa storia è giunta a conclusione! So che è più semplice rispetto alle altre long che ho scritto, niente misteri o colpi di scena in questa, ma... ogni tanto ci vuole anche un po' di linearità... o no?
Spero di avervi fatto sorridere e vi avverto: ho qualcos'altro di semi-pronto sul pc, perché quando arriva l'ispirazione... arriva tutta insieme e mi ritrovo a scrivere 2 o 3 storie tutte in una volta! (Ditemi che succede anche a voi XD
) Quindi continuate a seguirmi!
Alla prossima,
FatSalad
   
 
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