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Autore: CassandraBlackZone    09/11/2019    1 recensioni
[ALLARME SPOILER! BISOGNA AVER VISTO ALMENO FINO ALLA META' DELLA 3^ STAGIONE]
Com'è potuto succedere, si domandava serrando i pugni. Avevano sempre avuto a che fare con nemici molto potenti. Che fossero persone akumizzate, possessori di miraculous o entrambi, lei e Chat Noir ne uscivano sempre vincitori.
In questo caso si trattava di un possessore di un kwami, ma non di uno qualsiasi. Uno perduto da tempo, nascosto se non anche segreto, di cui Marinette aveva sentito parlare dal maestro Fu solo una volta per caso, ma che non se ne era mai preoccupata poiché era ritenuto da lui non importante. Come poteva non essere importante una cosa così tanto pericolosa? Perché tenerlo segreto? Perché... ripudiarlo?
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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QUALCHE ORA PRIMA

«Marinette! Se non ti sbrighi farai tardi! Di nuovo!»
«Arrivo mamma! Ma dove diamine lo avrò messo… accidenti!» Ogni mattina la stessa storia, pensava la ragazza mentre cerca disperatamente il suo quaderno di chimica, rischiando di inciampare più volte sul suo stesso zaino.
Maldestra, goffa e disordinata. Non a caso i suoi amici la prendevano in giro scherzosamente per i suoi difetti, ma questi ultimi non potevano competere in nessun modo con i suoi pregi: una simpatia contagiosa, solare quanto basta per tirare su di morale chiunque la veda, sempre disponibile ad aiutare il prossimo, insomma, un'amica di cui ci si poteva fidare ciecamente.
«Stai per caso cercando questo?»
Con la testa affondata nel suo armadio, Marinette ne uscì con in testa una gonna rosa a pois bianchi. Davanti a lei stava fluttuando un quaderno blu ciano con su scritto Chimica. «Ah! Eccolo finalmente!» preso l'ormai no più perduto quaderno, Marinette tirò fuori un sospiro di sollievo e lo mise subito nel suo zaino- «Grazie mille, Tikki. Non so che cosa farei senza di te.»
La piccola kwami della coccinella fece una piccola piroetta prima di stampare un bacio sulla guancia della sua amica umana. «Forza. Ora è meglio sbrigarsi!»
«Sì, hai proprio ragione!» non appena Tikki entrò nella sua borsetta, la ragazza scese velocemente le scale e il dolce profumo delle croissant appena sfornate investì il suo naso. «Stamattina… sono alla nocciola!Anzi… ci sono anche le mele!»
Tom mise le mani ai fianchi gongolando. «Il buon naso di Marinette non sbaglia mai! Brava la mia bambina!»
Marinette stava già pregustando il momento di una buona colazione, ma il suo occhio cadde sull'orologio posto dietro ai suoi genitori e dovette accontentarsi di prenderne una al volo da mangiare per strada. Un bacio al volo ad entrambi e genitori ed era già fuori dalla porta. «Vi voglio bene!»
Sabine scosse la testa ridacchiando. «Non cambierà mai, vero?»
«Spero proprio di no cara.»

«Alya! Ciao!» Marinette non ci mise molto ad avvistare la sua migliore amica, poiché era seduta sulla panchina posta vicino alle scale. Era assieme al suo ragazzo Nino.
«Marinette Dupain-Cheng, un giorno mi dovrai spiegare come fai ad arrivare sempre correndo se casa tua è praticamente vicino alla nostra scuola» la ammonì divertita la ragazza, mentre l'altra tentava di riprendere fiato.
«Dalle tregua, Alya. Probabilmente avrà di nuovo perso il suo quaderno di storia» seguì Nino ridendo.
«Ti correggo! Era il quaderno di chimica!» li assecondò Marinette, ancora piegata in due.
«Be' c'ero quasi.»
I tre amici risero insieme, ma non ci volle molto tempo prima che Marinette si accorgesse che non ci fosse ancora Adrien. «Adrien oggi non viene a scuola?»
Nino scrollò le spalle. «Non ne ho idea, amica. Probabilmente ha fatto le ore piccole un'altra volta.»
«Vedi? Sei in buona compagnia. Non sei l'unica a dormire sempre tardi.»
Marinette ridacchiò nervosa. «Eh già. Hai proprio ragione» Non posso mica dirle che la scorsa notte ero in giro in ricognizione, pensò.
Precisa come sempre, la campanella suonò l'inizio delle lezioni. «Forza ragazzi! Tutti in classe!» richiamò la signorina Bustier.
«E questo, be' lo sai… è il nostro cortile!»
I tre ragazzi si apprestarono a salire le scale, quando Marinette venne attirata da una presenza nuova in mezzo al cortile affiancata dal preside Damocles, che era impegnato a raccontare la storia della scuola. Un ragazzo? Una ragazza? Non riusciva a capirlo bene, poiché vestiva un abbigliamento sportivo e il suo taglio di capelli rasato ai lati e l'enorme ciuffo rosso non la aiutavano. Ancor meno i suoi lineamenti del viso, marcati ma anche…
«Marinette! Sbrigati!» la chiamò Alya da sopra le scale.
«A-arrivo!»scossa la testa, Marinette salì velocemente le scale per raggiungere la classe, senza accorgersi che due occhi color ametista la stavano scrutando di nascosto.


«Adrien, la prossima volta eviti di restare alzato la notte» disse Nathalie senza togliere gli occhi dal suo tablet. Impassibile come sempre. «Anche se si tratta di studiare le materie scolastiche. Le sue ore di sonno molto importanti.»
«Sì, Nathalie. Hai ragione. Scusami» Adrien si portò una mano alla bocca per sbadigliare e riprese a guardare fuori dalla finestra della macchina.
La scusa dei compiti a casa era sempre buona per ogni occasione, soprattutto con Nathalie, così da non smontare la sua immagine di studente modello. Non poteva di certo dirle che era in giro in ricognizione assieme a Ladybug. Ladybug. Il giovane Agreste si concesse quei pochi minuti che lo separavano dalla scuola per ricordare la notte prima passata con la sua partner in giro per Parigi.
Sebbene si trattava pur sempre di lavoro, quelle notti per lui erano molto importanti, in quanto significava passare più tempo con la ragazza dei suoi sogni, pur sapendo che non l'avrebbe mai ricambiato. O almeno per ora.
«Per questa volta non dirò nulla a suo padre. Ho appena mandato una mail al preside della scuola, per cui non c'è nulla di cui preoccuparsi.»
«Grazie mille Nathalie. Sei la migliore.»
La donna accolse il sorriso smagliante del ragazzo facendo un leggero inchino e ritornò a scorrere il dito sullo schermo del tablet, ma osservando con la coda dell'occhio il suo cambio di espressione.
Da quando ne aveva memoria Nathalie è sempre stata al servizio della famiglia Agreste. Aveva visto crescere Adrien, sapeva i suoi gusti, cosa lo rendeva felice e conosceva dei lati che suo padre o non sapeva o non aveva mai cercato di comprendere, mentre lei sì. Sebbene il suo compito fosse solo quello di supervisionare le attività di Adrien, involontariamente aveva cominciato a nutrire della compassione nei confronti del ragazzo, quasi… dell'affetto. Ma poiché era dedita al lavoro, mai e poi si permetterebbe di andare oltre quel sottile rapporto che aveva instaurato con lui. Poteva perlomeno concedersi di alleviare i suoi dolori con questi piccoli gesti.
«Nathalie?»
«Eh… sì?»
«Io sarei arrivato. Ti stavo salutando» La donna si guardò attorno disorientata e si accorse che erano veramente arrivati a scuola. «Va tutto bene Nathalie?»
«Sì tranquillo, va tutto bene. Passi una buona giornata. La passeremo a prendere dopo la scuola per...»
«La lezione di cinese. Sì lo so. A dopo Nathalie.»
Chiuso lo sportello della macchina, Adrien salì le scale il più velocemente possibile e, raggiunto il cortile, non si accorse dell'arrivo del preside e vi ci andò contro, cadendo all'indietro.
«Signor Agreste! Si è fatto male?!»
Adrien scosse la testa un po' disorientato. «Ah n-no… non si preoccupi io...»
«Oh non c'è problema. Avevo già ricevuto la mail da parte della sua assistente. Deve essere stato un evento faticoso il suo» disse con tranquillità il preside.
«Ah… sì. Abbastanza» sorrise imbarazzato il ragazzo rimasto ancora a terra.
«Va tutto bene?»
«Sì, ti ringra-...» senza pensarci due volte Adrien prese la mano che gli si presentò davanti e non appena venne tirato su ad attirare la sua attenzione furono due occhi color ametista. «…-zio?» lo strattone per tirarlo su risvegliò Adrien, così da potersi accorgere su chi lo stava aiutando.
La corportura e il portamento parevano quelli di un ragazzo, ma i lineamenti del viso e il taglio degli occhi quelli di una ragazza. All'orecchio destro portava un dilatatore, sul sinistro due buchi sul lobo e un helix. Il ciuffo rosso fuoco cadeva sul lato destro del viso, mentre il lato sinistro era rasato e lasciato con il suo colore naturale, ovvero nero pece.
«Bene. Dal momento che stavamo giusto per andare in classe, venga pure con noi, signor Agreste» disse il preside.
«In classe? Quindi sei nuova da... volevo dire...»
«Sì», lo anticipò l'ospite misterioso con un sorriso, «sono a Parigi da poco.»


«Classe, è mio piacere presentarvi Morgan Warden. Da oggi starà nella vostra classe. Siate gentili e buona continuazione» annunciò il preside con fierezza prima di uscire dall'aula.
La classe rimase sorpresa all'arrivo del nuovo compagno. O compagna? C'era ancora qualcuno che se lo stava chiedendo. Una cosa era certa, quello sguardo ammaliava tutti quanti, compresa la professoressa Bustier.
«Ma è...» cominciò Marinette.
«Vi conoscete?» domandò Alya. «Eppure il preside ha detto che è da poco a Parigi.»
«Sì lo so. È stato solo un caso, in cortile.»
«Piacere di conoscervi. Sono Morgan.»
«Oh, ma quindi è un ragazzo. Curioso, avrei giurato che fosse una ragazza» sussurrò Alya senza farsi sentire, ma per sua sfortuna il diretto interessato se ne accorse e si voltò verso le due ragazze.
D'impulso Marinette spalancò gli occhi, poiché Morgan allargò un sorriso verso di lei.
«Molto bene, Morgan. Prendi pure posto dove vuoi che iniziamo la lezio-...» ancor prima che la professoressa finisse la frase, il ragazzo prese l'iniziativa e si sedette accanto a Marinette, che colta alla sprovvista si spostò verso l'amica per fargli posto. «Oh bene. Allora cominciamo pure.»
Per quanto ci provasse, Marinette faticava a concentrarsi durante la lezione, e la causa era la presenza al suo fianco che, invece di scrivere appunti, restava a fissarla con il mento appoggiato al dorso della mano destra. Adesso che ci pensava, non aveva con sé nemmeno la cartella.
«S-se non prendi appunti ti sarà difficile seguire» provò la ragazza sorridendo. «Se vuoi... ti presto una penna e un foglio per scrivere.»
«Non c'è da preoccuparsi. So già l'argomento» rispose l'altro con un altro sorriso. «Ti chiami Marinette, dico bene?»
Marinette smise subito di scrivere per voltarsi verso Morgan. «E tu... come la sai? Non ci siamo nemmeno...»
«La tua reputazione di precede.»
«Quale reputazione?»
«Oh tranquilla. Se vuoi possiamo parlarne con più tranquillità in pausa pranzo.»
Marinette cercò di evitare il più possibile lo sguardo ipnotico del ragazzo, che continuava a scrutarla sorridendo.
Intanto dietro, pur non riuscendo a sentire bene, Adrien si accorse che Marinette non si trovava a suo agio assieme al nuovo compagno. Ne era quasi... spaventata.
«Amico perché stai guardando il nuovo arrivato così male?» lo riportò alla realtà Nino.
«Guardarlo male? Io?» chiese confuso Adrien.
«È da quando siete entrati assieme che non fai che fissarlo. Anche se... effettivamente non mi sembra molto normale...»
«Già...» a preoccupare il giovane modello non era solo il fatto che non avesse la cartella o che fissasse Marinette, ma era soprattutto la sensazione che aveva avuto dopo avergli stretto la mano. Pur non essendosi trasformato in Chat Noir avrva percepito una scossa attraverso l'anello che lo attraversò in tutto il corpo, come un campanello d'allarme per avvertirlo di un potenziale pericolo.
Chi era veramente Morgan Warden? Dall'esterno si può dire che fosse una persona dal look eccentrico, ma quello lo si poteva ritenere normale, come anche la sua carnagione ambrata che lasciava intendere che fosse nato da due genitori di etnie diverse. A giudicare dal cognome poteva essere di chissà quale nazionalità, era sì appena arrivato in Francia, ma se fosse così come sapeva così fluentemente il francese?
Più Adrien cercava di conoscere il nuovo compagno di classe, più pensava che stesse facendo una cosa sbagliata. Dopotutto non gli aveva fatto niente, eppure... quella sgradevole sensazione ancora non andava via.
Quella mattina che pareva eterna era finalmente finita e prima che Marinette e Adrien se ne accorgessero era già ora di pranzo, poiché furono gli unici a non aver seguito nessuna delle tre lezioni.
«Tranquilla, Marinette, ti presterò tutti gli appunti di questa mattina.»
«Non so come ringraziarti, Alya. Sei la mia salvatrice.»
«E il minimo che possa fare» Con la coda dell'occhio Alya vide Morgan camminare proprio dietro di loro. «Visto che qualcuno non ti ha fatto concentrare tutta la mattina.»
Marinette non riusciva proprio a capire perché Morgan ce l'avesse con lei, dal momento che non si erano mai incontrati prima di quel giorno. Non riusciva a smettere di pensare a quello che si sarebbero dovuto dire appena raggiunta la sala da pranzo.
«Ehi tu. Ora la devi smettere!»
Alya e Marinette di voltarono di scatto appena sentirono la voce grave di Ivan riecheggiare nel cortile, Era davanti a Morgan con la fronte aggrottata e le braccia incrociate al petto.
«Pensi davvero che in classe non se ne fosse accorto nessuno? Hai infastidito Marinette tutta la mattina! Non mi importa se sei appena arrivato qui, ma questo non significa che tu possa fare quello che vuoi!»
«I-Ivan calmati! Non è successo nulla, davvero!» cercò di calmarlo Marinette.
Morgan era impassibile davanti al ragazzo imbronciato.
«Però ha ragione, Marinette» si aggiunse Mylene. «Per tutto il tempo non ha fatto che fissarti. È un comportamento sgradevole!»
«Persino per me era un comportamento ridicolo. Assolutamente ridicolo!»
«C-Chloe?»
In un attimo tutti i compagni di classe cominciarono ad insultare Morgan con acidi commenti, tutti tranne Marinette e Adrien, che si guardarono attorno allibiti dalla situazione.
«Ragazzi, credo che ora stiate tutti esager-...» d'impulso Adrien si portò la mano sinistra al petto. Aveva percepito di nuovo quella scossa, ma questa volta dopo aver toccato le spalle di Nino, che sembrava come ipnotizzato e continuava a insultare Morgan, come se non vedessi altri che lui. «Nino? Che cosa ti prende?»
«Alya smettila! Non è da te!» provò anche Marinette, ma non c'era verso. Tutti quanti si erano messi attorno a Morgan agitando i pugni. Intanto, attirati dalle urla, altri ragazzi e professori si avvicinarono per capire cosa stesse accadendo, finendo pian piano col essere trascinati a loro volta da quel circolo vizioso, pur non sapendo quale fosse la motivazione. Adrien e Marinette si ritrovarono così in mezzo a quella folla inferocita. «Ma che cosa... sta succedendo?!»
«La mente umana è veramente così facile da abindolare? Non lo avrei mai detto»
I due ragazzi immuni si voltarono verso quello che sembrava essere la causa di tale scompiglio e fu allora che li videro: gli occhi di Morgan pulsavano di un viola acceso e sul suo volto si disegnò un sorrisetto compiaciuto.
Adrien e Marinette non riuscivano a crederci, poiché quella stessa luce stava pulsando anche negli occhi di tutti gli altri, come una rezione a catene, intensificando le loro urla. Che fosse opera di un'akuma sfuggita ai due eroi in incognito?
«Tanto meglio per me. Almeno non sarà così tanto difficile incontrarlo» Alzata la testa al cielo, il sorriso del ragazzo di allargò ancora di più, attirando l'attenzione anche di Marinette che alzò a sua volta la testa, per poi mormorare:«No... non può essere... quelle sono...»
«Ma ciao, Papillon» Uno sciame akuma si stava avvicinando pericolosamente a loro, poiché attirate dall'odio concentrato in quella folla, pronte per akumizzare quante più persone possibili. «Finalmente ci incontreremo.»


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Come al mio solito mi dilungo troppo e... ho finito col lasciare l'ennesimo velo di mistero... Forse è ancora tutto troppo confuso, me ne rendo conto, ma... vi giuro che più avanti andrà meglio. Intato spero che il secondo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito un po' di più!
Ciao!

Cassandra
   
 
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