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Autore: FragileGuerriera    09/11/2019    2 recensioni
Quasi trent'anni dopo la battaglia con Galaxia Haruka e Michiru non sopportano la presenza l'una dell'altra, al punto da mettere in crisi il sogno della loro principessa Usagi: fondare l'Earth Kingdom. Ma come può un amore, più volte sopravvissuto alla morte stessa, cessare da un giorno all'altro? Soprattutto, è davvero finito il profondo sentimento che ha legato le due guerriere dai tempi delle medie per tanti anni?
NUOVA VERSIONE con finale (e i capitoli relativi) alternativo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Buon giorno a tutti, oggi cambio e pubblico di giorno! :-)

Finalmente ho capito come inserire le immagini!! Lo so, quasi tutti l'avevano capito, ma io è già tanto che su internet riesca a usare un motore di ricerca e ci sono arrivata soltanto ora XD. Ho pensato, come nella prima stesura, di arricchire la storia con delle immagini che troverete sempre a fine capitolo :). Alcune saranno le stesse dell'altra volta, altre saranno nuove (il mondo delle fanart, come quello della fanfiction, è sempre in fervente movimento quindi è facile trarre ispirazioni da lì). Pertanto oggi scriverò una nota sull'immagine. L'ho presa da un manga su un sito tempo fa, ma non ricordando più il titolo del manga :'(  non posso riconoscere i crediti a chi di dovere. Però, in realtà, l'ho modificata per adattarla alla trama e ritrae una scena che dovrebbe risalire a circa vent'anni prima del tempo in cui si sta svolgendo ora la storia. Per quello Haruka e Michiru sono ancora insieme :-)

Ciò detto, per il momento saluto tutti ringraziando di cuore le persone che stanno leggendo, quelle che recensiscono e quelle che l'hanno inserita tra le preferite, tra le seguite e le ricordate :)


12.

-Arrivo!- le urlò di rimando dal bagno. Poco dopo era da Michiru: -Eccomi! - rispose con un largo sorriso.

-Oh, che splendidi denti bianchi che hai! - disse la violinista riferendosi al tempo infinito che Elza aveva impiegato per lavarsi i denti.

-Allora, salutami mamma e papà!- Le disse scherzando prima di salutarla con un bacio sulla guancia.

-Sì, sì. Come no!- rispose sorridendo.

-Ciao!- la salutò ancora Elza stando sullo stipite della porta, prima di vederla entrare in ascensore.



Erano le quattro e lei si trovava sulla via che conduceva al "Bar Fumio Niwa ", ex "Bar Crown". Le fece tristezza vedere che lì dove c'era la sala giochi di Motoki, luogo d'incontro per la maggior parte dei ragazzi della sua generazione, ora c'era una scuola di tango frequentata per lo più da gente più vecchia di lei. Ricordò che era lì che conobbe le altre guerriere Sailor. In fondo quello era l'unico posto dove si sentivano a loro agio lei e Haruka appena si trasferirono a Tokyo. Una sala giochi, un bar e una pizzeria erano luoghi sicuri che potevano sempre andare bene per due ragazze, sole e sedicenni nella capitale del Giappone. Le mancava terribilmente tutto quello. Se avesse potuto tornare indietro!! Quante volte lo disse, però per ben tre anni pensò di aver fatto la cosa migliore.

Entrò nel bar e si sedette ad aspettare Haruka con il cuore agitato per l'incontro imminente.

Dopo mezz'ora e un paio di bicchieri d'acqua bevuti in solitudine guardò se per caso le fosse arrivato un messaggio o una chiamata da parte di Haruka. Niente. "Sapevo che avrei dovuto chiamarla! Così avrei evitato di restare qui per tanto tempo senza sapere se verrà oppure no. Però Set ha detto che non risponde mai ai numeri che non conosce!"

A un quarto alle cinque fece per alzarsi, ma una mano dalla salda presa sulla spalla la bloccò sulla sedia. -Chi ti ha dato il mio numero? - chiese la persona alle sue spalle prima di prendere posto davanti a lei.

-Stavo per andarmene!- rispose con un tuffo al cuore riconoscendone la voce.

-Accontentati del fatto che sono qua. - rispose indifferente Haruka mentre si sedeva di fronte a lei.

-Ti avevo chiesto di avvertirmi se l'orario non andava bene.

-Non ho l'abitudine di messaggiare con gli estranei.

-Ma io... non sono una sconosciuta- disse con tono amareggiato. "Davvero l'astio nei miei confronti è arrivato al punto da considerarmi un'estranea?"

-Il mio cellulare diceva di sì visto che non riconosceva il tuo numero.

-Come sei pignola.- rispose sollevata da quella risposta.

-Intanto tu non mi hai ancora detto chi ti ha dato il mio numero.

-E' stata Set.

-La prossima volta le spacco in testa la sua chiave del tempo! Vabbeh... Sta bene?

-Sì...- le rispose perplessa.

-Usagi e Hotaru pure?

-Sì...

-Allora posso andarmene! - disse raggiante.

-Ti prego non ripetiamo la stessa scena dell'ultima volta- cercò di bloccare Haruka già con le mani sul tavolo con l'intenzione di farsi forza su di esse per alzarsi, posandole una mano sulla sua. Il contatto, non voluto, fece sussultare il cuore di entrambe come studentesse delle medie alle prime prese con i problemi di cuore. Haruka si sedette all'istante, con le orecchie in fiamme e avrebbe voluto avere i capelli come quelli di Michiru o Hotaru per nasconderle. -Che... che vuoi? - disse per la prima volta in diciotto anni con un tono leggermente increspato dall'imbarazzo.

-Sapere come stai.

-Bene...

-Anche con Mizuki?

-Non ti riguarda! - recuperò in fretta il tono ostile di sempre.

-Va bene, va bene... Volevo solo sapere se con lei sei felice. Sì, insomma... visto che sono tanti anni che non ci parliamo più.

La voce e i lineamenti della mascella lasciarono trasparire chiaramente l'irritazione che stava provando:- Vuoi sapere cosa è successo dopo che mi hai lasciata, è questo, vero? Adesso te lo dico! E' successo che mai avrei creduto che noi due avremmo potuto lasciarci e quelle poche volte che ci pensavo mi chiedevo come avrei fatto senza averti al mio fianco, se valeva la pena di andare avanti. Bene, te ne sei andata, sono stata male come solo Dio sa, ho incontrato Mizuki dieci anni fa e da lì abbiamo avuto una lunga e tranquilla relazione. Et voilà la risposta alle mie curiosità e alla tua domanda: una vita soddisfacente, molto più tranquilla- "meno travolgente" pensò, avendo l'accortezza di tenere per se' quella constatazione -ma costellata di tanti bei momenti, che la rendono bella e serena. Ecco com'è la vita senza di te.- accompagnando l'ultima frase con un sorriso trionfante.

Michiru restò a pensare alla risposta avuta. Breve ed incisiva riuscì a farla sentire nuovamente un verme, come effettivamente si rendeva conto di essere stata. -Stai comunque bene con lei?- riprese dopo poco con lo sguardo basso.

-Sì.

-Sì perchè sì, o sì perchè stai parlando con me?- Silenzio. -Che domanda idiota. E' ovvio che in ogni caso tu mi dirai sì perchè è vero.

-Infatti è quello che ti rispondo: sì perchè sì. Ho una donna che mi ama, una figlia che stravede per me, un trionfo dietro l'altro alle spalle e una bella carriera da team principal a portata di mano. Non vedo cosa stia andando storto da quando stiamo insieme io e lei!

-Non ti sono mai venuta in mente in tutto questo tempo?

-Tutte le volte che Mizuki mi costringe a vedere i suoi film da romanticona in cui c'è lo stronzo o la stronza di turno!

Michiru si trattenne dal risponderle a tono. -Ok. Io invece ho sempre seguito le tue gare.

-Ma fammi il piacere!- disse ridendo sarcasticamente.

-Ad Elza piacciono molto le corse di Formula Uno, sebbene questo implichi il vederti ogni tanto ancora adesso.

-Io invece quando guardavo le Olimpiadi cambiavo canale quando c'era lei. Pur di non vederla vincere avrei preferito che il Giappone non collezionasse alcuna medaglia nella sua disciplina.

-E invece di me non ti sei mai minimamente interessata... - rispose delusa dal fatto che le suscitasse più emozioni (seppur negative) Elza di lei.

-A volte parlano di te al telegiornale quando pubblichi dei nuovi dischi o fai il tutto esaurito nelle varie tappe dei tuoi tuor. Anche Hotaru ogni tanto mi dice qualcosa su di te- rivelò infine, come se vedere Michiru dispiaciuta l'avesse fatta pentire di essere stata così dura. "Ma che fai Haruka? Dopo quello che lei ha fatto a te!!" si rimproverò subito.

-Hotaru è nostra figlia- colse Michiru subito l'occasione per marcare così l'unico e forse più importante legame che ancora le univa.

-Tecnicamente no. Da una punto di vista genetico io e te non abbiamo nulla da condividere, nemmeno il sangue di Hotaru.

-Geneticamente no, ma tecnicamente e affettivamente parlando sì. Anche se non è stato facile con due donne per di più divise a diciotto anni è passata dall'affido all'adozione speciale vera e propria. Inoltre lei ha assimilato molto da me e da te come gusti, modi di parlare e nell'atteggiamento. Lo sai bene che non è con il DNA che si cresce un figlio, ma con amore e dedizione.

-Sì... - la sua sicurezza vacillò di nuovo, come dimostravano i suoi occhi inquieti che guardavano verso il basso prima un punto del tavolino, dopo quell'altro e poi di nuovo il primo. Aveva sempre detestato Mizuki quando negava il profondo legame che la univa ad Hotaru, sua figlia a tutti gli effetti, basando il tutto su una questione di DNA ed ora pur di rinnegare qualsiasi legame con la violinista aveva giocato quella stessa carta... fingendo di rinnegare anche Hotaru. “A forza di stare con Mizuki ragiono come lei!”

-Sono certa che lei ci abbia ingannate appositamente. L'avrà fatto per il "concilio", ma anche perchè non le andrà giù il vederci così...

-... infantili - completò la frase Haruka quasi sovrappensiero.

-Esatto.

-Beh, la colpa non è mia, te l'ho già detto e sinceramente non capisco nemmeno perchè tu ne voglia parlare ancora a distanza di tanti anni e tanto meno perchè io sia qui ad ascoltarti.- riprese a parlare più presente. Pensò di tornarsene a casa, ma in quel momento arrivò una cameriera. -Cosa le porto? - Era giovane, abbastanza carina ed era evidentemente contenta di servire una persona interessante come Haruka. -Beh... Che dici di portarmi una Red Bull? E per lei... Cosa vuoi?

-Io ho già bevuto- disse Michiru indicando la bottiglietta d'acqua naturale.

-A posto così allora! - il suo sguardo rimase serio, ma le fece un'occhiolino.

-Vedo che sei sempre sensibile al fascino femminile- riprese subito la conversazione Michiru.

-No, è solo che cosi poi mi fanno lo sconto.- Queste erano le risposte più enigmatiche e poco credibili che lei dava a chi aveva in confidenza.

Seguì un attimo di silenzio. Era la prima volta in vent'anni che si trovavano una di fronte all'altra, senza alcuna fretta e Michiru si prese la libertà di osservare Haruka. Ovviamente era cambiata, ma era sempre bella. Il taglio dei capelli era cambiato dall'ultima volta che si erano viste: l'ultima volta Haruka aveva ancora i capelli tagliati a caschetto corto con la parte inferiore rasata come aveva iniziato a portare due anni prima che si lasciassero, ora invece erano appena un po' più lunghi di come li aveva sempre portati prima di allora. Gli occhi seri, la voce bassa e le mani però erano sempre gli stessi di una volta, le caratteristiche che le piacevano di più di Haruka. Forse era anche per quello che, malgrado tutto, rivedendola dal vivo voleva tornare alla carica con lei. Non c'era nulla che non le piacesse del team principal, nonostante gli anni passati a fianco di altre donne e nonostante le parole di astio che Haruka le aveva riversato nei due incontri precedenti. Sentiva per lei non solo un'attrazione sentimentale, ma anche una forte attrazione fisica. "Ma d'altronde chi è che non attrae? Fin diversi uomini farebbero la firma per poter passare anche solo una notte con lei!!". Sorrise prima di accantonare le sue considerazioni e riprendere: -Ci vieni spesso qui?

-Non tanto.

-Come mai?

-Quando hanno cambiato la gestione hanno rinnovato molto il locale.- rispose indifferente. -Queste sedie sono scomode, la luce alla sera è troppo fioca e odio queste pareti in legno accanto ai tavoli.- disse guardando il pannello di legno, decorato e alto un metro e mezzo, alla sua sinistra.

-E' vero, preferivo l'altro. Ma a che cosa servono questi "sipari"?

-Il proprietario aveva detto che era per estetica e per assicurare la privacy dei clienti. In realtà servono solo per origliare meglio i discorsi degli altri senza essere visti. Altro che privacy!- il tono era divertito.

"Si è improvvisamente lasciata andare" pensò Michiru intanto che l'altra parlava, prima di concludere con un frase di consenso: -In effetti il vecchio Bar Crown era più bello.

-Ai nostri tempi tutto era più bello, Michiru...- pensò ad alta voce Haruka. Michiru spalancò gli occhi per lo stupore ed Haruka, prendendo coscienza di ciò che aveva appena detto e dell'ambivalenza della sua frase, si affrettò a rimediare: -Intendevo dire che erano altri tempi e che la vita... in generale, era più bella... No-non è che mi riferissi nello specifico a no... a me e te.

Michiru non capiva se il vero significato della frase di Haruka fosse quello o se, senza accorgersene, si fosse fatta sfuggire un pensiero rivolto al loro passato. Un passato che includeva quel “noi” che ormai non esisteva più nelle loro frasi, esattamente come in quella appena pronunciata da Haruka. L'ex pilota era visibilmente in imbarazzo mentre farfugliava precisazioni per far capire meglio il senso della sua frase. La salvò la cameriera che portò la Red Bull interrompendo la conversazione. Rimasero ancora in silenzio, molto più di prima. Haruka, ancora leggermente arrossita, si stava chiedendo cosa ci facesse lì, con lei, in silenzio. Michiru, che era chiaro a cosa volesse arrivare con quell'invito, non sapeva che altro dire visto che Haruka si stava lasciando andare, ma non voleva minimamente parlare di loro due. Sentendosi poi osservata, alzò lo sguardo e la vide che la stava studiando. Gli occhi erano minacciosi, come quando tagliò la conversazione l'ultima volta che si videro. Non le piacque per niente: si sentiva in soggezione e lei non era abituata ad essere messa in soggezione da qualcuno. Semmai era sempre accaduto il contrario. Haruka finì molto brevemente il bicchiere nel quale aveva versato metà del contenuto della sua lattina e le disse: -Non ti azzardare mai più a riavvicinarti a me.

-Come... come mai tutti questi cambiamenti repentini?

-Tutto questo è assurdo. Sembra surreale.- pareva turbata.

"Sarà l'effetto della sua bibita a farla cambiare così d'umore? " stava per chiederlo anche a lei, ma Haruka parlò per prima: -Non devi perchè non ti voglio più vedere davanti a me. Hai capito?

-Neanche se Usagi e Mamoru seguissero il volere loro e delle altre ragazze?

-No, te l'ho già detto. Non ti sopporto... Io non ti ho mai perdonata per quello che mi hai fatto e se Usagi e Mamoru seguissero il loro cuore troveremo il modo per evitarci come abbiamo sempre fatto fin'ora.

-Quindi - chiese con tono incerto -davvero tu mi odi?

Haruka guardò i suoi occhi, azzurri come il mare, immensi come l'oceano e titubò nel rispondere. Michiru aveva sempre avuto la capacità di parlare attraverso i suoi occhi e quello che le stava rivolgendo era uno sguardo che conosceva molto bene. Più volte in passato, in situazioni di sconforto era arrivata lei con quegli occhi, gli stessi che ora le stavano dicendo: "Io so che il tuo comportamento così maleducato e scorbutico è una maschera. Lo sai che io ti conosco meglio di quanto tu conosca te stessa." La bionda era in preda ad emozioni contrastanti ed era abbastanza chiaro.

Alla fine cedette a quello sguardo penetrante, inspirò profondamente e si decise a rispondere: -Ci verrò magari un paio di volte all'anno se mi vedo con Usagi e Mamoru o qualcun'altra del gruppo perchè tutto questo isolato mi ricorda troppo quando siamo arrivate qui... Senza neanche un amico nei primi tempi eravamo io e te soltanto e non ci serviva nient'altro.

-Haruka... - Michiru aveva capito dalle sue parole che tutto di quel luogo le ricordava di loro due, avrebbe voluto dirle qualcosa, ma il suo cuore felice le impediva di mantenere la voce ferma.

-Ah... Sono un idiota! E' che i tuoi occhi sono un po' più stanchi, ma sono anche gli stessi docili e gentili di vent'anni fa... Mi è impossibile continuare a mentirti, se mi guardi in quel modo.

Gli sbalzi repentini del suo carattere in quel giorno stavano quasi confondendo Michiru: "Non sembra quasi più lei... Prima era ostile, poi famigliare, dopo minacciosa e ora fragile...".

-Non mi sembra vera l'idea di te qua. -riprese l'altra -A trentaquattro anni avevo abbandonato la speranza di ritrovarci di nuovo nel nostro bar preferito a sorseggiare una tazza di thè insieme e invece...

-Perchè non cerchi di essere meno enigmatica?- cercando di seguire il flusso di parole di Haruka.

-Tempo fa avrei voluto tanto trovarmi in questa situazione, ma ora mi fa male il vederti, va bene?- ritornando nuovamente sulla difensiva.

-Oh, ok. Ti faccio male per quello che ti ho fatto o perchè provi ancora qualcosa per me? - tornò ad insistere la donna.

-Che sciocchezze! Io ora sto con Mizuki - ribadì con tono beffardo, cercando così di recuperare la sua sicurezza.

-Non ti ho chiesto con chi stai ora. Anche io sto con Elza, per me lei è molto importante e non ha mai smesso di interessarmi, ma per te provo qualcosa che non saprei definire con sicurezza... Ma è qualcosa che vale molto di più di quello che sento per Elza o per qualunque altra persona.

Michiru era assolutamente convinta di ciò che diceva e fu Haruka in quel momento a spalancare gli occhi dallo stupore. Loro raramente si erano fatte dichiarazioni d'amore quando stavano insieme e il più delle volte erano molto velate. Non avrebbe mai cancellato dalla mente l'episodio del burattinaio. Anche se era semi incosciente aveva sentito le parole di Michiru, e per la prima volta ebbe la conferma che se Michiru non le diceva spesso che l'amava non era perchè per la violinista la loro storia valesse meno che per lei, ma semplicemente perchè faceva la sua stessa fatica a dare voce ai suoi sentimenti. Certo, la violinista era più propensa a cercare anche teneri contatti fisici quotidiani, ma quando si trattava di esprimere ad alta voce i suoi sentimenti era un libro chiuso. In tanti anni che erano state insieme la vide disegnare qualche sporadico cuoricino solo sui biglietti o sui diari delle elementari della sua bambina. Senza contare che se lei non aveva problemi a parlare dell'amore in generale, Michiru non aveva mai affrontato il discorso dell'amore nemmeno sotto quel punto di vista. Dunque ora, affermando che quello che sentiva per lei era qualcosa di più forte di ciò che provava per Elza... Le stava forse implicitamente dicendo di essere innamorata ancora di lei? “Che sciocchezza” pensò, ma poco dopo provò a togliersi i dubbi chiedendo alla diretta interessata: -Tu sei innamorata di Elza?- Avendo affermato che per lei provava sentimenti più forti di quelli che sentiva per l'atleta se avesse riposto in modo affermativo le avrebbe implicitamente fornito il chiarimento che cercava. In caso contrario la sua frase avrebbe anche potuto significare che le voleva bene. Haruka dunque la guardò e Michiru ricambiò il suo sguardo profondo, ma senza dire nulla e senza far trasparire niente dai suoi occhi. Perciò il team principal riprese: -Mi pare molto scorretto da parte tua volere delle risposte senza darne alle poche domande che ti rivolgo io. - Appoggiò il braccio destro sullo schienale della sedia al suo fianco con un sorriso sicuro di se', mentre alzando leggermente la gamba sinistra appoggiò la caviglia al ginocchio destro. Aveva fatto scacco matto: Michiru non avrebbe mai risposto a quella domanda quindi da quel momento lei era liberissima di non parlare più della sua vita privata con la violinista.

-Sì...- fu la risposta non immediata che Michiru fornì abbassando lo sguardo.

-Sì, cosa?

-Ho risposto alla tua domanda.- rispose senza enfasi la donna con uno sguardo serio ancora puntato verso il basso, lievemente arrossita in volto.

Dopo qualche secondo di silenzio Michiru si fece coraggio- d'altronde prima o poi avrebbe dovuto guardarla- ed alzò lo sguardo vedendola ancora interdetta, con la bocca semiaperta. Non si sarebbe aspettata una risposta alla sua domanda, tanto più che con quella risposta ora aveva messo in chiaro i suoi sentimenti. A volte Haruka era come una bambina: le si leggeva tutto dall'espressione del volto. Michiru sfruttò quell'attimo di insicurezza dell'ex pilota per far parlare lei a quel punto: -Sto attendendo una risposta alla mia domanda, come sai, non è corretto chiedere senza dare risposte.

-Sei scaltra...- disse tra i denti Haruka, togliendo il braccio dallo schienale della sedia accanto e riappoggiando anche il piede sinistro a terra. Indugiò prima di rispondere. -Io... Io sto bene con Mizuki. Lei mi ha salvata.

-Haruka sono passati diciotto anni e io non ho mai smesso di pensarti in tutto questo tempo.- Un'occhiata di Haruka la fece correggere: -Ok, non in tutto questo tempo, ma da quattordici anni a questa parte, da quando ho lasciato Helena, sì. Lo giuro...

-Continui sempre a ripetere questo storia, ma allora perchè non me l'hai detto fin da subito? Sembra quasi che tu abbia aspettato che io mi fidanzassi nuovamente.- finalmente sembrava aprirsi ad un chiarimento con lei.

-Non ho aspettato che tu ti fidanzassi con lei. E' solo che sapevo che mi avresti respinta e così ho provato ad andare avanti con la mia vita, però dopo la storia con Fuka ho capito che non potevo lasciare intentata la strada del convincerti a tornare con me.

-Io e Mizuki stiamo insieme da dieci anni, anche volendo non potrei.

-Quindi tu... Saresti tentata dall'idea di stare con me? - la incalzò speranzosa Michiru.

Se la violinista si aspettava una dichiarazione anche da parte sua aveva da attendere un bel po'! -Non fraintendere, è solo che è impossibile dimenticare una persona con cui si condividoni tanti anni e tante esperienze della propria vita... Perfino una figlia insieme!!

-Non ne hai avuti di figli con Mizuki - disse con un sorriso vagamente malizioso Michiru con chiaro intento di sottolineare con ciò un legame meno forte.

Dio, quanto era bella con quel sorriso! Le vennero in mente numerosi sorrisi maliziosi che le aveva rivolto in passato. I flashback di quei momenti le misero per un breve momento il buon umore. -Nemmeno tu, con nessuna delle tre. - riprese con un mezzo sorriso l'altra.

-Con Helena eravamo ancora giovani; con Fuka è durata troppo poco; mentre Elza non ha mai avuto un grande spirito materno. Non che a dire il vero abbia mai preso in seria considerazione l'ipotesi. Hotaru è una figlia che vale per tre in quanto a gioie e soddisfazioni che mi da.- Nei suoi occhi si poteva leggere tutta la fierezza materna nel pensare alla giovane donna. -Tu invece? Anche Mizuki forse non era molto materna?

-No, al contrario. Lei avrebbe voluto, anche perchè ha tre anni in meno di me, quindi avrebbe potuto averlo tranquillamente un figlio. Però io avevo già Hotaru che essendo rimasta in Giappone ho dovuto accudire alla grande, sebbene Setsuna e suo padre mi abbiano aiutata quando ero in giro per le gare. Più che il papà sono diventata "il mammo" della situazione! - Michiru rise e notò che Haruka era contenta di averla fatta ridere: "O è solo una mia impressione?"

-Quindi niente figli e niente convivenza a quanto so.- Haruka la guardò storto. -E dai, rispondimi! E' l'ultima domanda che ti faccio, promesso- portando le mani congiunte all'altezza del viso in segno di supplica e promessa.

-Io stavo bene sola ormai e Mizuki non ha mai insistito molto, un po' come per un figlio insieme. Evidentemente anche lei stava bene così e le due cose erano un po' un "contorno"...- rispose guardando in un punto indefinito davanti a se'. Le grida di Mizuki che protestava e litigava perchè desiderava tanto un figlio, mentre lei si trovò costretta alla fine a metterla di fronte ad un bivio: o lei o un'altra donna con il suo stesso sogno nel cassetto. Riecheggiarono le loro numerosi liti per qualche secondo nella sua mente, anche quelle dovute ad un altro bivio: o lei o un'altra donna con cui avere un figlio e una convivenza. La discussione peggiore la ebbero quando Haruka stanca di litigare per le continue liti sui soliti argomenti cercò di mediare proponendole un cane. Mizuki si arrabbiò ancora di più e le disse di andarsene subito da casa sua perchè era un'egoista insensibile. Haruka seguì il “suggerimento” della compagna e sulla via verso casa, ancora seria e con le mani nelle tasche della giacca, pensò che forse Mizuki non aveva tutti torti: voleva un figlio e lei le aveva proposto un cane. Come poteva essersene uscita con una frase del genere? La compagna amava gli animali, ma era allergica sia ai cani che ai gatti e lei, dopo cinque anni che stavano insieme, aveva tirato in ballo un altro grande sogno che le era stato negato dalla vita. Mizuki non si fece più sentire per due settimane, ignorando ogni sua chiamata e cambiando accuratamente le sue abitudini quotidiane per evitare di imbattersi in lei. Il comportamento della donna portò Haruka a temere per la loro relazione. L'aveva forse lasciata dopo quella lite funesta e lei non l'aveva capito? Si stava forse "distraendo" con altre donne? Fu la prima volta che si scoprì gelosa della giornalista. Ma Mizuki non era come Michiru, lei non l'avrebbe mai lasciata o tradita perchè faticava a superare gli ostacoli imposti dalla differenza dei loro caratteri. E lei lo capì quando la giornalista si fece trovare un giorno davanti a casa sua, dicendole che lei era una donna bellissima e molto ambita, ma che nel quotidiano era intrattabile e che solo lei, Santa Mizuki, poteva sopportare tutto il suo autoritarismo. Buttò la frase leggermente sul ridere, ma c'era del vero nelle sue parole, almeno quanto era vera l'intimazione successiva. -Haruka,ti amo troppo ormai per lasciarti, ma vedi di non tirare troppo la corda perchè se si spezza, ti assicuro che non mi troverai ancora qui.- L'avvertimento le aiutò a trovare i compromessi necessari per dare un maggior equilibrio alle due parti nella loro relazione che in quel modo si rafforzò e funzionò anche meglio di prima.

Ammise in quel breve momento di analisi mentale di essere stata abbastanza prepotente con Mizuki. Ma alla fine dei conti lei non aveva mai avuto il grande sogno di diventare genitore, non era adatta a stare con un neonato che, contrariamente ad Hotaru, avrebbe impiegato anni prima di maturare. D'altronde all'inizio lei non ne voleva sapere di ipotetici figli nemmeno con Michiru, ma poi Hotaru era stata affidata a loro, quasi come un dono divino che sanciva...

-Nessun pentimento?

Haruka fu risvegliata dai suoi pensieri. Guardò la violinista che si era nuovamente materializzata di fronte a lei e recuperando in fretta la lucidità rispose: -L'unica cosa di cui mi sono pentita nella mia vita è stato aver insistito tanto per stare con te che poi te ne sei andata.

-Ascolta Haruka, io ti volevo parlare di quello che stava succedendo a New York, ma tu non mi ascoltavi il più delle volte.

-E cosa avrei dovuto ascoltare? Di come ti sei fatta sedurre da quell'americana? O di come mi hai tradito?- e così dicendo, alzò scontrosa la voce.

-Ti prego Haruka ascolta. Ascolta per una volta come sono andati veramente i fatti.

-Per me ora è un capitolo chiuso. Cosa ti fa credere che mi interessi rinvangare il passato?

-Non ti saresti presentata all'appuntamento.

-Beh... Io credevo... Credevo che volessi parlarmi di un pericolo imminente- si giustificò la bionda.

-Tu sei una donna intelligente Haruka, sapevi che se non volevo usare Hotaru o Setsuna come intermediarie era perchè ti volevo parlare di cose che dovevano restare tra me e te- Michiru capì, dal modo in cui l'altra la guardò, che ancora una volta ci avevo preso in pieno. Era vero. Haruka dopo tre giorni di ragionamenti ci era arrivata da sola a quella conclusione, ma non aveva organizzato nessuna gita con Mizuki in qualche paesino sperduto del Giappone, ne' si era mai mossa dal centro di Tokyo, restando indecisa fino a quel giorno stesso se raggiungere Michiru al bar indicato o se restare a casa della compagna.

-Senti, dopo tu ribatterai tutto quello che vuoi però almeno fammi dire una volta per tutte cosa è successo una volta che sono andata in America; cosa mi ha spinto a commettere quell'errore che ancora oggi sto scontando.

Quelle ultime parole colpirono la sua sensibilità, così Haruka non disse nulla, indice del fatto che veramente "Chi tace acconsente" e Michiru iniziò a ripercorrere quei sei anni sempre via, sempre lontane. Spesso entrambe sentivano un fastidioso nodo alla gola, ma nemmeno una lacrima sfuggì agli occhi delle due.

Haruka-e-Michiru-dieci-anni-dopo4
  
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