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Autore: FragileGuerriera    16/11/2019    2 recensioni
Quasi trent'anni dopo la battaglia con Galaxia Haruka e Michiru non sopportano la presenza l'una dell'altra, al punto da mettere in crisi il sogno della loro principessa Usagi: fondare l'Earth Kingdom. Ma come può un amore, più volte sopravvissuto alla morte stessa, cessare da un giorno all'altro? Soprattutto, è davvero finito il profondo sentimento che ha legato le due guerriere dai tempi delle medie per tanti anni?
NUOVA VERSIONE con finale (e i capitoli relativi) alternativo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Salve a tutti, con questo capitolo- uno dei più rivisti- ci addentriamo nella seconda parte (o ci siamo già entrati la volta scorsa? <_<). L'immagine... Finalmente anche voi potrete vedere Mizuki come me la sono sempre immaginata io, non vivrà più solo nella mia mente (ehi, ma sto parlando di Mizuki o di Jack Dawson? XD). La figura della ragazza l'ho tratta da internet prendendo spunto dalla protagonista del manga "Hana-Kimi" che, molto casualmente, si chiamava Mizuki pure lei! XD
Buona lettura e buon fine settimana!

Stavo dimenticando: grazie a tutte le persone che stanno leggendo, quelle che recensiscono e chi l'ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate ^_^


13.

Alla fine del suo racconto Haruka rimase sconcertata. Era la prima volta che sentiva quella storia per intero e non sapeva che cosa dire. "Di certo di tempo ne ha avuto per inventarsi bene questa storia. Però, tornerebbero molte cose e Michiru non è il tipo da ricorrere a questo genere di tattiche..." Tutta questa confusione improvvisa le stava facendo venire il nervoso. -Chi... Chi mi assicura che tu non ti sia inventata tutto? Dando la colpa principale a me, ovviamente le tue colpe sarebbero motivate ed io così, secondo i tuoi calcoli, avrei ben motivo di pensare di poter ritornare con te...

-Assolutamente non è così. E' tutto vero, credimi Haruka e credimi se ti dico che non volevo rivederti per rinfacciarti delle colpe. Volevo solo spiegarti bene come sono andate le cose.

Haruka non sapeva bene che fare. Aveva una buona memoria e provando a tornare indietro nel tempo, ricordava che le poche volte che la stava ad ascoltare, la violinsita pareva lanciarle dei segnali. "Sembrava molto turbata. Ma io credevo fossero i concerti che la stressavano o perchè si trovava sempre in un paese che non era il suo. Tutto questo è successo davvero a causa mia?". Negli ultimi tempi addirittura la innervosivano i suoi discorsi sui due ragazzi, a volte le parlava di loro con voce euforica altre volte invece era turbata e lei era così presa dalle corse che si irritava a seguire i racconti contraddittori di Michiru. Anche quando ultimamente le lanciava certe frecciatine parlandole di quella Helena. "Helena mi saprebbe consigliare anche se mi mettessi a parlare in giapponese!" oppure "Sai che Helena mi ha chiesto di andare a vedere un'opera a teatro insieme? come facevi tu fino a due anni fa. Ora invece quando ho le pause dei concerti e ci vediamo per più di tre giorni me lo chiedi per farmi un favore". E quello scambio di battute più volte ripetuto: "Hey, ma mi ascolti?" e lei dall'altra parte del telefono: "Sì scusa, stavo solo pensando... ehm.. Certo, ti ascolto!" Sentiva una gran confusione in testa, nel tentativo di ricordare le sue colpe e discolpe.

Guardò Michiru, in evidente attesa di una sua risposta. Ripensò ancora una volta a tutto quanto. Lei aveva chiuso con il loro capitolo molti anni prima, non aveva alcuna intenzione di riaprirlo per accettare le mosse fuori tempo della donna di fronte a lei. -Mi dispiace, ma io non ti credo. O meglio, è vero che io in quel periodo vivevo esclusivamente per i motori e a volte non ti stavo ad ascoltare. Potrebbe anche essere vero che tu ti sia resa conto dell'errore che hai fatto perchè, diciamocelo, tra me ed Elza non c'è paragone- sul suo volto nacque un sorriso sarcastico- ma io credo che il resto del discorso sia una bugia. O non ti saresti fidanzata con la talent scout e non avresti aspettato nove anni per farti viva. Più altri nove anni. Ti rendi conto? Diciotto anni sono passati e credi che mi basti il tuo raccontino per... per fare cosa poi? Tornare con te?! Non sono una masochista!

-Va bene, non alzare la voce o ci farai riconoscere da tutti.

-Scusa...- mormorò Haruka.

-Tu non mi credi, Haruka e ti posso capire perchè io stessa penso che sia abbastanza folle parlare di tutto questo a distanza di diciotto anni. Eppure sono anche convinta che sia proprio il fatto che non demordo a dimostrare che a te ci tengo davvero. Per la questione dei primi nove anni passati lontane ti dissi già all'epoca quale fu il motivo: sono una persona molto orgogliosa, come sai, e ho faticato molto ad ammettere che avevo sbagliato tutto con te. Per i successivi nove anni, beh... Ti aspettavi che dopo avermi dato della poco di buono ti adorassi? Tu non sarai masochista, ma nemmeno io mi faccio mettere i piedi in testa dalla gente, tanto meno da te.- per la prima volta dal loro incontro Michiru era arrabbiata.

-Va bene, allora visto che tu sei arrabbiata con me per quello che ho detto e io sono arrabbiata con te per quello che hai fatto, possiamo andarcene, no?- Haruka si sentiva sollevata. Finalmente poteva tornare a casa e lasciarsi alle spalle un incontro che stava prendendo dei risvolti che non le piacevano affatto, testarda ed orgogliosa com'era pure lei.

-Non ho ancora dato una spiegazione al punto del tuo discorso in cui mi dici che per me non sei rimasta importante in tutti questi anni.- La fermò l'altra che aveva recuperato in fretta il tono pacifico che l'aveva caratterizzata per tutto l'incontro.

Haruka, nuovamente pronta per andarsene, desistette dal suo intento ancora una volta, vedendola concentrare il suo sguardo su qualcosa che non fosse lei. Michiru non si era mai fatta distrarre un solo momento da quando si erano viste, perciò doveva esserci sicuramente un motivo per cui in quel momento stava frugando nella borsa a sacco. Poco dopo infatti tirò fuori una scatola di medie dimensioni e la appoggiò sul tavolo, porgendolo dalla sua parte. Haruka indugiò un attimo poi si decise ad avvicinarlo al bordo del tavolino e la aprì. -Le riconosci? - chiese Michiru, mentre i suoi occhi, seppur per un attimo, si spalancarono dallo stupore.

Come poteva averle dimenticate? All'interno di una busta di plastica c'era un piccolo plico di buste: le lettere che le inviava in giro per il mondo nel tentativo di colmare così la lontananza. Interdetta Haruka le guardò senza osare a toccarle, non riusciva a credere che le avesse tenute. -Non ci credo, le hai tenute tutte?- mormorò. - O sono solo le buste vuote?- Non doveva lasciarsi condizionare dalle strategie della rivale.

-Le ho tenute tutte, come pure quasi tutti i regali che mi hai fatto.

-Io... Io non ci credo, mi dispiace.- rispose Haruka spingendo con la mano sinistra la scatola verso Michiru. -Cosa devo fare per farti capire che sei stata molto più stronza di quanto credi? Dovrei elencarti ancora tutto quello che hai fatto e che mi sono scordata di dirti tempo fa. Però non ho voglia di parlare ancora di cose che ho chiuso e sepolto in modo proprio netto e definitivo più di nove anni fa. Non saranno queste lettere a farmi cambiare idea.

-Haruka, io sono cambiata davvero. Sono anni che sono tornata assennata come quando eravamo giovani e questo perchè i problemi di quegli anni lontani non ci sono più. Te l'ho appena spiegato: non ero pronta ad un simile stravolgimento nella mia vita, non ho saputo stare dietro all'insieme di eventi che si sono susseguiti dalla mia partenza in America e ho fatto un errore grave a non allontanarmi da due dei pochi amici che avevo là ed evitare che nascessero dei sentimenti per la persona sbagliata. Quando sono uscita da quel periodo di confusione era ormai tardi, ma ti giuro che non farei più lo stesso errore.

-Sì, certo...- disse l'altra con tono ironico -Mi hai raccontato troppe bugie. Io non ti avrò ascoltata, ma tu te ne sei guardata bene dal dirmi che avevi dei dubbi sui sentimenti che provavi per me e su tutto il resto. Dicevi sempre che erano amici che ci provavano con te, ma non hai mai detto che lei ti piaceva e di certo non ti sarai innamorata nel momento esatto in cui mi hai vista in tv. Quindi scusami tanto, ma la fiducia in te è tanta che se io ti conoscessi adesso e mi dicessi che la tua più cara amica è la famosa astrologa Setsuna Meiou non ti crederei.

-Sono passati diciotto anni, ho una relazione stabile da anni, sono tornata ad una vita molto tranquilla e fuori dai riflettori per quanto riguarda il privato. Sono cambiata, Haruka! Il successo mi aveva dato alla testa e in quegli anni è come se avessi avuto l'adolescenza che non mi sono potuta permettere di avere prima per i motivi che tu ben sai.

-Quei motivi li ho avuti anche io, cosa credi? Eppure non mi sono permessa di avere la mia parentesi da immatura in età adulta. Credi che io di occasioni per tradire te o Mizuki non le abbia avute? Sì, che ne ho avute. A bizzeffe! Anche con donne bellissime che sarebbero state disposte a tutto: ad una notte, o a lasciare mariti e figli per offrirmi una relazione stabile! Però al di là degli scherzi non le ho mai prese in considerazione. Quando poi abbiamo iniziato a sentirci e vederci poco per paura di farmi vincere dalla solitudine avevo anche smesso di giocare con loro. Per non parlare del fatto che finchè non sono riuscita a farti perdonare da Hotaru mi sono dovuta sobbarcare la doppia responsabilità genitoriale con lei! L'unica cosa che mi sono permessa di fare dopo lo scontro con Galaxia è stata dedicarmi finalmente alla mia grande passione e tu mi hai accusato di aver rovinato la nostra storia per questo. Te lo ricordi, vero? Io ho avuto le mie colpe, ma sarà sempre stato meglio dedicarsi alla passione per le auto che vivere la propria “fase adolescenziale” a ventisei anni, no?- finalmente le aveva detto tutto quello che pensava e si sentì liberata dal peso della rabbia che stava provando da quando la violinista aveva messo le carte in tavola, mostrando così fin da subito le reali intenzioni di quell'incontro.

-Lo so, lo so... Ma ti ho raccontato cosa è successo e ti ho anche detto che mi sono pentita amaramente di quanto ho fatto. Con il senno di poi avrei preferito anche io sopportare il peso della solitudine e tagliare i ponti con Nick ed Helena e qualunque amicizia in comune per evitare di incontrarli, ma io non avevo Usagi e le altre con cui potermi vedere ogni volta che tornavo a casa. Non avevo Hotaru a tenermi compagnia. Non è stato facile fare la madre a distanza e gestire la vita professionale insieme a quella privata che includeva pure una figlia che ha scelto di restare a vivere in Giappone. 

Haruka restò in silenzio, non sapeva cosa fare. Quello aveva che detto Michiru era vero: lei almeno quando tornava dai Gran Premi tornava nel luogo dove aveva vissuto da sempre, con delle amiche che per quanto fossero lontane non dovevano mai oltrepassare l'oceano- Ami a parte- e a casa c'era sempre la figlia che l'aspettava per raccontarle la sua vita e ascoltare, fiera di lei, i suoi racconti. Anche ciò che aveva raccontato Michiru pochi minuti prima sembrava così vero, lei stessa sembrava sincera e davvero pentita... “No, devo ragionare lucidamente. Non cederò ai suoi trucchetti, devo allontanarla...”. Si decise perciò a parlare: -Quelle le hai portate dall'America?- accennando con la testa ed uno sguardo veloce alla scatola delle lettere ancora aperta davanti alla violinista.

-Quando sono tornata per la riunione con le altre vederti era tra le prime esperienze che non avrei voluto fare.

-Guarda che lo stesso vale per me. Solo che tu mi hai invitato, mentre io sono rimasta dello stesso parere.- ancora una volta sfoggiò il suo sorriso che ostentava spavalderia.

-L'unica differenza di tutto ciò è che io ti ho invitato, è vero, mentre tu... beh, sei qui...

-Non vuole affatto dire nulla. Come pure quelle lettere.- si mise subito sulla difensiva Haruka- Le avrai trovate per caso facendo pulizia a...- si rese conto solo in quel momento di sapere così poco della donna da non sapere nemmeno dove stava alloggiando in quel periodo. - Beh, ovunque tu le abbia trovate. O buttando via le scartoffie della tua vita passata. Tra cui ovviamente ciò che rappresentava in modo simbolico quello che ci ha legate in passato.

-Ti sbagli, le ho sempre conservate dentro ad un armadio dell'appartamento in cui vivevo alle medie.

-Nel luogo dove hai vissuto meno negli ultimi anni, guarda caso. Mi sa tanto che la tua frase dovrebbe essere: “Le ho scordate dentro ad un armadio”!- si prese gioco di lei Haruka.

Era irritante... e maledettamente bella ed intrigante con quegli occhi smeraldo un po' felini. Ancora una volta Michiru si sforzò per non darle corda e rispondere in modo pacato: -Ho sempre saputo dove erano. Le ho tenute qua perchè all'inizio avevo pensato di tagliare i ponti con la mia vita passata, poi quando ho capito l'errore che avevo fatto con Helena vederle mi faceva male perchè mi ricordava la più grande cavolata che avevo fatto nella mia vita nel lasciarti. Infine, ti ricordo che è stato il tuo comportamento a tenermi lontana da te per altri nove anni.

-Avresti fatto bene a restare lontana ancora, per sempre.- Avrebbe voluto sembrarle ostile, ma la voce inferma, ne era certa, l'aveva tradita. Il punto era che non ricordava più cosa voleva dire stare con Michiru, apprezzare la compagnia di una donna così aggraziata in ogni gesto e di una bellezza da mandar fuori di testa chiunque. Lei inclusa, perchè se avesse potuto se ne sarebbe andata molto prima, eppure qualcosa la incatenava a quel tavolo, con la donna più bella del mondo e che anche più di Mizuki, nonostante tutti gli anni passati in lontananza, le sapeva leggere nella mente. -Io... Io invece ho buttato via tutto ciò che ti riguardava. Ho tenuto solo qualche abito e la fede, che comunque avevo comprato io.- tenne a precisare -Quando ho chiuso definitivamente ho pensato che niente sarebbe stato più simbolico ed effettivo che buttare tutto in pattumiera. Una vera liberazione- fingendo un tono sollevato, ricordando invece quanta fatica le era costato liberare casa sua da tutto ciò che riguardasse la donna che ora aveva di fronte. Poi proseguì: -E tu perchè le hai tenute anche in questi anni, se è vero che ti ricordavi di averle?- Si pentì della sua domanda: non aveva detto che doveva tagliare la conversazione e andare via? Invece eccola lì che ritornava sul discorso lettere.

-Perchè non mi sarei comunque disfatta dei ricordi importanti.

Haruka rimase senza parole e Michiru ne approfittò per prendere e aprire la prima lettera e leggergliela. Così fece con una lettera presa per caso nel mezzo del piccolo mazzetto e con l'ultima. -La prima e l'ultima sono le più importanti. La prima mi aveva riempita di gioia: non mi aspettavo una tua risposta alla mia lettera. L'ultima mi ha dato un immenso dolore ogni volta che l'ho letta dopo averti lasciata. Non avevo proprio capito nulla...- sussurrò infine con tono rammaricato con la mente che si rituffava nel passato.

Haruka continuava a non parlare. Aveva davvero tenuto quelle lettere. Sentiva come se il mondo attorno avesse iniziato a girare vorticosamente e nessuno contasse più in quel momento. Quello che diceva Michiru era vero? Nonostante tutto quel tempo ancora provava qualcosa per lei? Lei che l'aveva maltrattata ed offesa solo perchè rivederla le riaccendeva il bruciore della ferita di quell'addio forzato... Ma ora lei stava con Mizuki a cui teneva molto, mentre i sentimenti per Michiru li aveva sepelliti anni indietro... “Ma sei qui” le tornò in mente la risposta di Michiru. La sua presenza come risposta all'invito di Michiru parlava per lei. “In che guaio mi sono cacciata??” pensò disperata. Aveva bisogno di pensare, cambiare aria e camminare. -Ce ne andiamo al parco? Qui stiamo mettendo le radici ed io ho bisogno di respirare aria fresca... Per ragionare meglio.

-Va bene- Michiru era preoccupata, vedeva Haruka fragile come da tempo non le accadeva più. La bionda mise i soldi sul tavolo e non aspettò il resto, uscì di fretta dal locale, senza badare se Michiru la stesse seguendo o meno. Fuori dal bar, fece un gran respiro e poi con la testa fece cenno a Michiru di seguirla. Per tutto il tragitto non parlò.


Entrate nel parco Haruka si decise a parlare: -Oggi sono arrivata in ritardo perchè Mizuki non voleva stare da sola, era particolarmente possessiva. Lo chiamano intuito femminile! - rise. Non ricevendo nessuna risposta dalla violinista riprese con tono più serio: -Senti, io non so se tu abbia detto la verità o se ti sia inventata tutto quanto e nemmeno lo posso constatare, al di là delle lettere. Inoltre io sono legata a Mizuki che è una brava e buona donna, lasciarla ora, dopo dieci anni, non avrebbe senso e mi farebbe molto male. Ma anche tu, come faresti con Elza?- Si rendeva conto che così facendo lasciava ben trasparire quanto l'idea di ritornare insieme la solleticasse, ma doveva chiarire. Michiru, anche lei non particolarmente portata a parlare dei suoi sentimenti, si era molto esposta in quel giorno, quindi sentiva che poteva permettersi di fare una domanda di quel tipo.

-Beh... Anche tra me ed Elza c'è sempre stato un feeling che non si è mai spezzato, nonostante le nostre strade si siano separate alle medie, però io ed Elza stiamo insieme da molto meno tempo. Sarà meno difficile accettare la rottura del nostro fidanzamento.

-In ogni caso non tornerebbe più come prima. Mancherebbe comunque quella magia. Era una polvere d'argento che faceva brillare il nostro cammino insieme. Ma tu l'hai soffiata via e non tornerà più... Sarebbe una minestra riscaldata- concluse poi in modo più rustico, per rimediare a quell'essersi lasciata andare a descrizioni per lei eccessivamente melense.

-Forse hai ragione, ma se sarà ancora amore, può anche essere che, con il tempo, quella polvere magica possa tornare a posarsi su di noi.

-Amore, che parolone!- battè subito in ritirata. -Io non lo so... Devo pensare e riflettere... Non è che il mio legame con Mizuki sia meno importante del vostro solo perchè non conviviamo. Inoltre devo capire se mi hai mentito o no...

-D'accordo... Io però Domenica parto.

La notizia colse Haruka di sorpresa: -Come hai detto?

-Devo tornare a New York Domenica.

-Ah... Perfetto. Perfetto...- in quella frase tra i denti era chiaro tutta una serie di sensazioni negative.

-Ti sei... Perchè fai così? Lo sai che io vivo a New York ormai!

Haruka presa dal nervoso a quel punto si fermò: -E tu speravi che io mi accontentassi della tua storia, lasciassi Mizuki, ti accettassi e venissi a vivere nel mio o nel tuo palazzo con te?? Sei davvero una persona assurda! Pensare che poco prima avevi detto che ti era tornata la testa a posto e che saresti stata disposta a tornare in Giappone!!

-No, volevo solo spiegarti quello che non avevi mai saputo. Magari ci si può sentire al telefono, via Internet, o posta normale... Ce ne sono di modi per sentirsi! Inoltre ho detto che mi mancava la vita in Giappone, ma non che mi sarei ristabilita qui. Anche perchè comunque non avevo programmato di restare qui. Per te poi!!

-Ma accidenti! Tu hai finito il tour una settimana fa, ora per sei mesi almeno sei libera, perchè hai tanta fretta di partire? La tua amica da quattro soldi non allena ragazze giapponesi? Cosa andate a fare a New York?

-Primo Elza è una grande donna; -Haruka rise di gusto -secondo non è mia amica; terzo non mi ero preparata a stare qua e quarto... - la risposta tardò ad arrivare. -Quarto non lo so perchè e comunque i soldi non mi mancano per comprarmi degli abiti in più! - Finalmente aveva risposto correttamente perciò Haruka pensò che fosse una buona idea applaudire.

-Lo trovi divertente?- chiese Michiru scocciata.

-No, penso sia la risposta giusta- rispose sorridendo e finalmente la guardò con occhi gentili. Michiru cambiò espressione vedendo il suo sguardo e si scambiarono un sorriso innocente come da tempo non accadeva più. Dopodichè accadde l'impensabile fino ad una settimana prima: ripresero a camminare e parlare, ma stando sempre sul generico. Per la prima volta, riuscirono a parlare senza scontrarsi, o meglio: riuscirono a superare ogni divergenza. Perciò si ritenevano soddisfatte. Circa mezz'ora dopo si salutarono con l'accordo che se Michiru fosse riuscita a convincere Elza a restare in Giappone, allora Haruka l'avrebbe contatta per dirle cosa aveva deciso di fare nel frattempo. L'avrebbe voluta rivedere ancora, o quell'uscita era un episodio che non si sarebbe mai più dovuto ripetere?


-Sono tornata!- si annunciò Haruka posando le chiavi nel portachiavi sul tavolino d'ingresso. Non rispose nessuno. Si diresse in salotto dove trovò Mizuki sdraiata sul divano a leggere una rivista di attualità. -Ciao!- esordì nuovamente con una certa enfasi.

-Ciao...- rispose invece Mizuki annoiata e senza sollevare lo sguardo dall'articolo che stava leggendo.

-Qualcosa che non va?- chiese leggermente preoccupata Haruka.

-Non mi avevi detto che saresti tornata a casa stasera.

-Quando torno a casa mia te lo dico sempre. Comunque avevo giusto intenzione di dirtelo: stasera vado a casa mia. Sono passata a salutarti e ad avvisarti.

-E con il piede?

-Ho chiesto al taxi che mi ha accompagnata di aspettarmi giù cinque minuti.

-Bene...

-Dai, sei ancora arrabbiata per prima? Te l'ho detto, avevo bisogno di andare nel parco a godermi un po' di natura. Sai che a me piace la natura.- le fece un sorriso genuino, ma Mizuki con lo sguardo sempre fisso sulla sua rivista, non la vide nemmeno.

-E poi perchè avevi bisogno di startene da sola.

-Sì... Anche.

-Ti sei divertita?

-Mmm... Non tanto, alla fine era un parco pieno di piccioni e coppiette. Però ho chiarito un po' di cose.

-Riguardo cosa? - le chiese seria posando finalmente la rivista sul suo petto e guardandola in faccia.

-Riguardo alcune cose...

-Cose che avevano a che fare con Michiru Kaioh?

-Perchè dovrebbero?

-Così... Da quando l'hai vista sei diventata di poche parole, sei scostante e introversa.

-No, è che... La serata con lei e Elza Grey allo stesso tavolo mi ha messo di malumore. Non hai idea quanto!

-Certo.- Mizuki la guardò. Non aveva dolcezza, ne' amore in quegli occhi verdi. Erano seri e calmi, ma non trasmettevano emozioni. Mizuki sentì un nodo formarsi alla gola, ma cercò di non badarci: -Non resti qua stasera?- domandò posando la rivista sul basso tavolo di vetro di fronte al divano e mettendosi seduta.

-No, te l'ho detto. Sono passata solo per salutarti prima di andare a casa.

Mizuki si alzò, le andò di fronte e le disse con voce suadente: -Magari lo trovo un modo per convincerti a restare?- incrociò le braccia dietro al collo di Haruka.

-N-no... Sono stanca...

-Ah davvero?- provò a persuaderla baciandole il mento. In circostanze normali Haruka avrebbe perso completamente i contatti con la realtà: molte volte era la cura migliore prima di una gara importante, o dopo una cocente sconfitta, ma in quei giorni erano accadute troppe cose che nemmeno i lascivi baci di Mizuki potevano spazzare via. Haruka necessitava fortemente di stare da sola e di meditare sulle assurde circostanze nelle quali si era improvvisamente ritrovata. Perciò appoggiò le mani sulle spalle di Mizuki e la allontanò dicendo: -No, Mizuki, scusami, ma ho davvero voglia di starmene da sola.

Mizuki sbuffò innervosita: -Appunto, cosa ho detto prima?- Si allontanò, riprese la sua rivista e si lasciò cadere pesantemente sul divano senza guardarla in faccia.

"Avrei fatto meglio a non andarci proprio a casa sua!" brontolò tra sè e sè Haruka mentre scendeva con l'ascensore al piano terra.

Uscita dal condominio in cui viveva Mizuki salì sulla sul taxi e si fece portare a casa. Durante tutta la serata continuò a pensare a Michiru e a quello che le aveva detto, al passato e al fatto che non sapeva che cosa fare. Avrebbe voluto essere ferma e risoluta come aveva fatto la volta prima, eppure per qualche strana ragione, rimase ad ascoltarla, non la cacciò via malamente e nemmeno le disse di non amarla più. "Per quale motivo?"

Rivederla un'altra volta voleva dire rimettere in gioco tutto ciò che aveva. Era un gioco alla roulette. Scommettere tutto ciò che aveva riconquistato con fatica, o conservare tutto gelosamente, perdendosi la seconda e sicuramente ultima possibilità che Michiru le offriva di tornare a sognare quell'amore indimenticabile? "Soffrire" fece eco una voce da qualche parte della sua testa nell'istante stesso in cui finì di elaborare l'ultima considerazione. "In effetti...- tornò a constatare lei - No! Non le posso permettere di distruggere tutto quello che ho ricostruito con fatica, per poi magari vederla andarsene di nuovo dopo qualche anno o mese...e soffrire di nuovo."


* * *


Intanto a casa sua Michiru era appena uscita dalla doccia. Con il salviettone ancora avvolto attorno al suo corpo si mise di fronte allo specchio e si guardò. Il tempo era passato e tutti si stupivano di come portasse bene i suoi quarantasei anni dimostrandone una ventina in meno, ma era un vantaggio di avere nel sangue qualche gene della sua vita precedente di abitante del pianeta Nettuno. "Principessa...” specificò mentre pettinava i lunghi capelli ancora bagnati. “Si, principessa dei miei stivali!" si disse poi da sola, ripensando ad Haruka. Di certo con lei non era stata una gran principessa. "Chissà cosa deciderà di fare? Sarò riuscita a convincerla? Chissà..." sospirò appogiando la spazzola nell'apposita busta e prendendo il phon per asciugarsi i capelli. Non desiderava altro che poter avere la sua seconda possibilità con la donna che aveva amato più di tutte. Così tanto da non riuscire a dimenticarla nemmeno in diciotto anni di lontananza, in quasi vent'anni tra le braccia di altre persone che la meritavano più di Haruka, ma che lei non era stata in grado di amare quanto la guerriera dei cieli. Sì, loro la meritavano più di Haruka, perchè il team principal meritava senz'altro di meglio della "classica stronza da film", come l'aveva definita lei stessa quel giorno, quale lei sentiva in coscienza di essere stata. Ciò nonostante, sentiva la possibilità della realizzazione del suo sogno più grande troppo vicina per rinunciare. Soprattutto perchè non credeva che Mizuki fosse veramente meglio di lei. L'aveva conosciuta di persona solo una volta, ovvero la settimana prima, ma non le era affatto apparsa come una persona di livello superiore a lei o Elza. Anzi, il solo pensiero che ora Haruka forse si stava consolando con lei, l'innervosiva parecchio. "Innervosisce? No, questa è gelosia! Eppure è la sua donna, lei è stata al suo fianco quando io provavo ad andare avanti nella mia storia con Fuka. Io però non riesco a vedere in cosa sia speciale e l'idea di Haruka che la tocca e si lascia baciare da lei...", ma una risposta le arrivò dal cuore. "... Non mi farà mai sentire come lei quando ha saputo che ero andata a letto con Helena dall'oggi al domani". No, conosceva l'orgoglio di Haruka, se si fosse affidata solo a quello conosceva già la sua risposta: non avrebbe neanche preso in considerazione l'idea di tornare con lei. Se si fosse affidata al suo cuore, cosa difficile, ma non impossibile, allora forse le avrebbe dato retta. Lei la conosceva bene, le erano bastati pochi atteggiamenti e i continui cambiamenti nel suo comportamento per capire che doveva essere ancora molto importante per la bionda. Senza contare che la volta prima le aveva detto chiaramente che non l'amava più, mentre ora no. "Ora no... Perchè ora non mi ha detto che non mi ama più?". Un dubbio terribile la colse all'improvviso, mentre, spento il phon, si toglieva l'asciugamano per vestirsi: "Che mi abbia mentito la volta scorsa ed io ci sia cascata così facilmente? Ma no, era troppo decisa e lei non sa mentire. Semplicemente avrà capito ora che Mizuki non è poi questo Dio sceso in terra!" si convinse infilandosi la canottiera pulita.

Il resto della serata pensò a come convincere Elza, fuori con degli amici dei tempi dell'Università, a restare. Era vero che lo faceva in buona parte per Haruka, ma lo faceva anche per se' stessa. Parlare con Haruka le aveva messo una sana voglia di restare di più nella sua terra d'origine, perciò sarebbe stata ancora più irremovibile nella sua decisione di restare, perchè, se anche malauguratamente Haruka non avesse più voluto rivederla, comunque lei aveva tante persone e luoghi da visitare e da riscoprire a cui non voleva assolutamente rinunciare. "Ho già rinunciato troppo a lungo..." pensò malinconica mentre ripercorreva, ancora una volta, i motivi che la spinsero a restare per tanti anni in America. Fino ad arrivare con la mente all'incontro con Elza. Quando scoprì che anche la campionessa era in America restò per qualche tempo indecisa se farsi viva oppure no. Non aveva mai dimenticato Elza. Come avrebbe potuto? Era stata la sua prima cotta, forse sarebbe anche diventata lei la sua prima ragazza, ma quando conobbe Haruka, tutto era cambiato e lei aveva dovuto darle quell'addio forzato alla fine delle medie per seguire il suo destino di guerriera Sailor e trasferirsi insieme alla sua nuova compagna di battaglie a Tokyo dove stava operando l'Esercito del Silenzio. Proprio in uno scontro contro Eudial e uno dei suoi demoni dovette combattere per resituire il cristallo del cuore puro ad Elza e andare via come se la ragazza fosse stata una delle tante persone a cui lei e Haruka avevano salvato la vita. Le loro vite sembravano non far altro che viaggiare su due binari differenti che di tanto in tanto si incrociavano. In un primo momento temette che Elza potesse mandarla a quel paese visto come l'aveva salutata in modo molto cordiale, ma distaccato, dicendole oltretutto che quell'ultimo incontro per loro era un addio. Aveva anche aggiunto “per il momento”, conscia che si trattava di una piccola bugia, ma quel momento era finito, sebbene dopo essere durato per ben ventun'anni. Inoltre doveva mettere in conto che lei non sapeva più nulla di Elza, magari era cambiata, oppure aveva già un'altra persona al suo fianco. Poi pensò però che non fosse comunque una cattiva idea prova a riallacciare i contatti con la donna, anche se fosse stato solo in rapporti amichevoli. Quando scoprì in quale pista l'atleta passava la maggior parte del suo tempo, andò da lei lasciando Elza letteralmente a bocca aperta. Sembrava aver appena visto un fantasma. Tre anni dopo le loro vite sembravano aver preso finalmente la stessa direzione e forse avrebbero viaggiato per sempre sulla stessa strada. E forse lei non avrebbe mai avuto ripensamenti se non fosse caduta nella trappola ben pensata della figlia che la portò ad un incontro con l'unica persona che in quel momento non avrebbe voluto vedere. Nonostante la rabbia provata fino e durante la cena, Haruka aveva un fascino magnetico che sembrava attrarla come una calamita. I ricordi che aveva nascosto in un cassetto della memoria e a cui raramente pensava, improvvisamente saltarono fuori nell'arco di quelle tre ore a tavola, ricordandole come lei si fosse sentita completa solo con il team principal e ricordandole che, per quanto Haruka avesse potuto risparmiarsi certe parole, tutto quello era stata una catena di conseguenze nata delle sue azioni. Era per questo che aveva provato a mettere da parte il suo orgoglio, si era armata di umiltà e pazienza e si era preparata all'incontro con l'ex pilota. Un incontro iniziato male, ma finito bene. Sebbene si trattasse di un bene relativo dal momento che non sapeva se esso avrebbe fruttato qualcosa di positivo o di negativo. Haruka sarebbe partita giovedì per Singapore e quindi sicuramente per quasi una settimana non l'avrebbe più sentita. Si preparò mentalmente ad affrontare un periodo costituito oggettivamente da pochi giorni, ma che a lei sarebbe parso come uno dei più lunghi della sua vita.

Haruka-e-Mizuki7
  
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