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Autore: ChrisAndreini    09/11/2019    0 recensioni
[Seguito di "Under the Bright Stars". Non tiene conto della terza stagione]
Chat Noir e Ladybug hanno scoperto le rispettive identità. Papillon ha vinto ed è scomparso nel nulla. La sua assistente Nathalie è scappata con il Miraculous della Volpe.
E Adrien e Marinette sono rimasti soli a raccogliere i pezzi.
Tra nuovi nemici, alleati improbabili, intricate trame, Miraculous difettosi e segreti antichi, dovranno tirare fuori tutta la loro forza per sconfiggere il male e restare insieme senza soccombere alla corruzione.
Perché si sa, il vero nemico è dentro ognuno di noi. Ed è il più difficile da sconfiggere.
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Corrupted 

Capitolo 2

 

Adrien capiva le preoccupazioni di Marinette. 

Ma era proprio perché le capiva e condivideva che non voleva ascoltarle.

Perché in meno di ventiquattro ore aveva: pensato che la sua cotta fosse stata rapita, pensato che sia lei che Ladybug fossero state catturate, combattuto contro Papillon in un duello, scoperto che Marinette era effettivamente Ladybug ed era stato cotto di lei due volte, scoperto che Papillon era suo padre, perso suo padre, scoperto che per colpa di qualsiasi cosa avesse fatto il suddetto padre non poteva utilizzare il Miraculous per un po’, capito che sarebbe rimasto orfano, scoperto che no, non era rimasto orfano perché la cosa che suo padre aveva fatto era stata riportare in vita sua madre ed era rimasto tutto il giorno con la madre che non sembrava farsi troppe domande. La sua mente non riusciva ad elaborare.

Era proprio il caso di dire “Adrien.exe stopped working”.

Il fatto è che nonostante la confusione, si era fatto parecchie domande, si era posto parecchi dubbi ed era sommerso di preoccupazioni.

Ci sarebbero state conseguenze per le azioni di suo padre? Sua madre sarebbe diventata uno zombie? Se Ladybug avesse usato il “Miraculous Ladybug” sarebbe tornato tutto normale? Nathalie, anche lei scomparsa, era una minaccia? Sua madre era una minaccia? Plagg si sarebbe ripreso presto? Marinette stava bene?

E nonostante sua madre cercasse di passare del tempo con lui per recuperare i giorni persi, tutte quelle incertezze continuavano a vorticargli nella testa.

E la donna probabilmente se n’era accorta, perché dopo un po’ lo aveva preso da parte e gli aveva sorriso, guardandolo negli occhi.

-Adrien, so che è una situazione strana, e non so bene perché io sono qui, e cosa stia succedendo. Temo anche che non rivedrò mai mio marito. Ma sono qui, e non potrei essere più felice di rivedere di nuovo mio figlio. Godiamoci i lati positivi dell’esperienza. Perché preoccuparsi non serve a nulla- 

Era come se fosse tornato bambino, quando sua madre gli accarezzava il viso e lo convinceva che tutto sarebbe andato bene nonostante fosse stanco per le continue lezioni di cinese, di piano e il non andare a scuola.

Dopotutto la scuola gliela faceva lei, come poteva non essere felice. Non era mica come Nathalie.

Era sua madre. Era tornata, e finalmente Adrien poteva riottenere nella sua vita un grande punto di riferimento. 

Solo che non era l’unico punto di riferimento che aveva.

Perciò le parole di Marinette, che cozzavano completamente con quelle di sua madre, lo avevano quasi letteralmente diviso in due.

E inconsciamente si era portato dalla parte della madre, sebbene sapesse che Marinette aveva ragione a stare attenta.

Solo che era tutto troppo complicato da digerire tutto insieme.

Dopo aver avvertito Nino, rimase in camera qualche altro minuto, cercando di fare lentamente un punto della situazione.

Avrebbe tanto voluto avere Plagg accanto. Non era il migliore al quale chiedere consigli, ma almeno sarebbe stato in compagnia e si sarebbe potuto sfogare.

Ma il kwami era addormentato e pallido, e neanche il formaggio nel quale l’aveva posato a riprendersi sembrava avere qualche effetto.

Un bussare leggero alla sua porta lo distolse dai suoi pensieri

-Adrien, hai finito? Dobbiamo vedere il film- sentì la voce di sua madre.

Adrien non era abituato ad essere chiamato da un genitore e non da Nathalie, era davvero piacevole.

Si ritrovò a sorridere, risollevato.

-Arrivo subito, mamma- le rispose, lasciando il telefono in camera e correndo dalla madre.

I problemi potevano aspettare.

 

Il giorno successivo, quando tornò a scuola, si rese subito conto che la voce che sua madre era ricomparsa mentre suo padre scomparso si era già diffusa tra gli studenti, e tutti gli si avvicinarono preoccupati e chiedendo spiegazioni.

Chloe fu quella più insistente, ma Adrien badò poco a lei, perché era troppo occupato a cercare Marinette tra la folla.

Ma lei non c’era.

E neanche Alya.

Quando finalmente la campanella suonò, riuscì a seminare tutti quanti, ed entrò a fatica in classe, dove tirò un sospiro di sollievo nel notare che Marinette era già dentro, e parlava con Alya, che sembrava infastidita da qualcosa.

-Buongiorno ragazze- le salutò con un sorriso.

Aveva quasi scordato il modo freddo in cui aveva trattato Marinette, la sera prima, troppo occupato a pensare a sua madre, ma recuperò in fretta la memoria.

-Buongiorno- rispose infatti Marinette, senza guardarlo, torturandosi le mani nervosamente.

Alya non rispose nemmeno al saluto, e si limitò a guardarlo storto.

Il sorriso di Adrien si spense, e si sedette senza aggiungere altro, e ignorando le domande preoccupate di Nino circa i suoi genitori. Capita l’antifona, l’amico decise di cambiare argomento.

-A proposito. Mi sono scordato di dirtelo, ma ieri il preside ha confermato la gita di classe. Tra due settimane andiamo a Verona! So che tuo padre te lo aveva impedito, ma magari tua madre potrebbe acconsentire- Nino gli porse l’opuscolo che il preside aveva fatto passare il giorno prima, e Adrien lo prese sorpreso, con occhi brillanti.

Verona in gita di classe? La città di Romeo e Giulietta con Marinette? La prospettiva era stupenda! 

Lanciò una discreta occhiata in direzione della ragazza, che disegnava qualcosa distrattamente aspettando l’insegnante, il volto poggiato sulla mano libera. Sembrava davvero giù di morale.

E la mente del ragazzo tornò nuovamente alla realtà. Uscire da Parigi era sempre un problema, e lo era ancora di più in queste circostanze. 

Mise l’opuscolo nello zaino, sperando di non darsi false speranze, e fece al migliore amico un sorriso tirato.

-Glielo chiederò. Ma non sono molto sicuro- ammise, un po’ tristemente.

La replica di Nino venne interrotta dall’arrivo dell’insegnante.

Le lezioni di Adrien passarono nel silenzio e nella concentrazione. Non tanto sulle spiegazioni degli insegnanti, quanto su cosa fare nell’immediato futuro.

Innanzitutto doveva scusarsi con Marinette, ma lei sembrava evitarlo. Poi dovevano capire cosa fare con i Miraculous. I cittadini erano ancora scossi. E doveva parlare a sua madre della gita. Ma non prima di averne parlato a Marinette e a Fu. 

Troppe cose, e tutte che avrebbe assolutamente preferito evitare.

Non si sentiva ancora pronto ad affrontare le responsabilità, e per quanto sapesse che al momento il peso fosse tutto sulle spalle della sua collega e amica, non credeva di riuscire a confrontarla circa quello che le aveva detto e quello che avrebbero dovuto fare.

E anche quando provò ad avvicinarsi, durante la ricreazione, per dire qualcosa, qualsiasi cosa, lei gli rispose a monosillabi e fece parlare Alya al suo posto.

Era davvero così arrabbiata da non volergli neanche rivolgere la parola? E cosa aveva detto ad Alya, che lo guardava come se fosse un mostro?

Alla fine delle lezioni, non aveva ancora combinato assolutamente nulla, e da una parte ne era quasi felice, perché poteva godersi un pomeriggio tranquillo con sua madre, e poteva, anche un po’ egoisticamente, rimandare al giorno successivo il confronto con Marinette.

Appena uscito da scuola, dopo aver salutato Nino, iniziò ad avviarsi verso la limousine, ma rimase sorpreso quando dalla porta posteriore vide uscire sua madre, con un gran sorriso e abiti da passeggio.

-Adrien, caro. Come è andata a scuola?- gli chiese avvicinandosi a lui e prendendogli lo zaino, che porse al Gorilla.

Per un attimo Adrien rimase senza parole. Molti studenti si girarono a guardarlo, alcuni anche con espressioni da presa in giro, ma dopo qualche istante, dove la consapevolezza raggiunse la sua mente, Adrien sorrise raggiante. Era la prima volta che un genitore lo veniva a prendere a scuola. Per chiunque, a quell’età, sarebbe stato imbarazzante, ma Adrien non poteva essere più felice dalla presenza della madre.

-È andata bene. Nino mi ha detto che è in programma una gita di classe- rivelò, sebbene si fosse ripromesso di parlarne prima a Marinette.

-Davvero? Ti va di fare una passeggiata al parco e prenderci un gelato? Così mi racconti tutto- gli sorrise sua madre, prendendogli la mano e indicandogli la direzione che portava al parco.

Una passeggiata con sua madre al parco? Senza Gorilla o Nathalie?

Adrien iniziò a chiedersi se il lampo di luce non lo avesse ucciso, perché la sua vita stava diventando tutto ciò che aveva sempre sognato.

-Certo! Sarà fantastico!- esclamò, raggiante, seguendo la madre e dimenticandosi, per un attimo, di tutti i suoi problemi.

Potevano aspettare, dopotutto, e non voleva rovinarsi la pace raggiunta.

E i momenti con la madre che gli era immensamente mancata.

 

Il pomeriggio passò nel relax e nella conversazione.

Aveva così tante cose da dire a sua madre che non credeva sarebbe mai riuscito a finire, sebbene fossero stati insieme per due giorni. 

Al momento si stava godendo l’aria fresca da una panchina mentre sua madre parlava al telefono poco lontano, e in breve tempo sarebbero andati a cena fuori.

Fu quando credeva che non ci fosse nulla che poteva andare storto, che venne nuovamente, per quanto provasse a starne fuori, fatto piombare nella realtà.

-Tu!- lo chiamò una voce conosciuta e arrabbiata.

-Alya?- Adrien aprì gli occhi e si girò verso di lei, riconoscendo l’amica, parecchio sorpreso dal suo tono.

-Certo che hai una bella faccia tosta! Stare qui a goderti la vita mentre Marinette si spezza la schiena e si dispera! Dopo tutto quello che avete passato insieme!- iniziò a prendersela con lui. Adrien non ne capì il motivo, ma si sentì comunque in colpa, perché a prescindere da cosa intendesse, sapeva che aveva ragione.

Ora che ci pensava, la notte in cui aveva scoperto che Marinette era Ladybug, aveva anche scoperto che Alya era Rena Rouge. La cosa era passata in secondo piano, ma doveva ammettere che, con questa espressione da giustiziera, era chiaro che fossero la stessa persona.

Certo, la questione non era importante al momento, ma Adrien aveva talmente tante nuove informazioni in testa che era difficile dare priorità ai suoi pensieri.

Cercò di concentrarsi sulle accuse che gli erano state rivolte.

-Non so di cosa parli, Alya. A me sembra che Marinette non voglia parlarmi, e poi non vedo cosa le dovrei dire- dopotutto aveva provato a parlarne, anche se con poca convinzione, e poi Alya non aveva idea dei problemi che avevano lui e Marinette… giusto? In effetti parlava come se sapesse un sacco di cose -Cosa ti ha detto Marinette?- indagò poi, confuso.

-Abbastanza da sapere che sei tu a doverle chiedere scusa, e che dovresti farlo il prima possibile- disse enigmatica, fulminandolo con lo sguardo e superandolo senza dargli la possibilità di ribattere, cosa che, in ogni caso, Adrien non avrebbe saputo come fare.

Perché Alya aveva ragione. Lui era nel torto, Marinette aveva sulle spalle un peso che non riusciva a sopportare e la quasi totalità della colpa di quel peso era sua.

-Tutto bene, tesoro? Chi era quella ragazza? Ti ha dato fastidio?- indagò sua madre, tornando e osservandolo preoccupata.

-No, niente del genere. È una mia compagna di classe. Mi ha solo ricordato che ho un compito importante da fare, appena torno a casa- sorrise alla madre e si alzò in piedi, pronto a tornare a casa.

-Capisco. Posso aiutarti, se vuoi. Sono stata la tua insegnante per anni, dopotutto. Ammetto che un po’ mi dispiace che vai a scuola- sua madre mandò un messaggio al Gorilla e i due iniziarono ad avviarsi in strada.

-Io sono felicissimo, invece. Ho un sacco di amici, mi trovo davvero bene con i miei compagni di classe- ammise Adrien, con un sorriso appena accennato, pensando soprattutto a Nino e Marinette, ma anche al resto degli studenti della sua classe.

Sua madre abbassò la testa, un po’ triste.

-Non ti dimenticherai di me, vero? Mi manca il mio gattino- gli scompigliò affettuosamente i capelli.

-Ma certo che no, mamma- la rassicurò, sentendosi leggermente in colpa.

-Anche se…- aggiunse poi, pensando al “compito importante” che doveva fare -…preferirei lavorare da solo al compito. Hai un sacco di cose da fare, ed è un compito semplice. Posso farlo da solo- la incoraggiò, con le mani in tasca, dove iniziò a rigirarsi l’anello di Chat Noir tra le dita.

In effetti il compito importante era mandare all’aria i consigli di Master Fu e raggiungere Marinette il prima possibile per scusarsi.

Alya aveva ragione, non poteva più tirarsi indietro, e doveva farlo il giorno stesso.

-Va bene, tesoro. Ne approfitterò per preparare la cena. Se hai bisogno di aiuto non esitare a chiedere. Magari la tua guardia del corpo potrebbe restare con te per…- provò a proporre, pensierosa, ma Adrien la interruppe.

-No, non preoccuparti, preferisco restare da solo. Sarò più concentrato e ci metterò meno tempo- la rassicurò, con tranquillità e cercando di non apparire sospetto. 

Dopotutto, sua madre non sapeva nulla di tutto quello che era successo, e Adrien non aveva intenzione di farglielo scoprire. Più restava all’oscuro dei fatti, meglio era per tutti.

Ma era all’oscuro dei fatti? Perché sembrava cercare di tenergli compagnia in ogni istante, come se lo stesse controllando.

Adrien cercò di seppellire il dubbio nella mente. Sua madre gli stava solo tenendo compagnia perché era stata via a lungo. Dopotutto, nessuno, neanche Nathalie, sapeva che era Chat Noir. Gli unici a conoscenza di questo segreto erano lui, Marinette e Master Fu. 

Persino suo padre non sembrava essersene accorto, prima di sparire nel nulla. 

Perciò il suo segreto era al sicuro.

O almeno, così credeva con forse troppo ottimismo.

 

Quando Adrien tornò a casa, chiuse la porta della camera a chiave, sperando che sua madre non lo trovasse strano, e sistemò i suoi trucchi per non dare a vedere che era uscito. Poi prese con attenzione l’anello del gatto nero, e aprì un cassetto segreto dove aveva sistemato Plagg, dentro uno dei suoi calzini sporchi e circondato da camembert.

Dato che il formaggio era meno di quando Adrien era uscito, si disse che era davvero un buon segno, anche se Plagg stava ancora dormendo.

-Plagg, come stai?- chiese al kwami, accarezzandogli la testa con un dito.

-Uff- rispose lui, svegliandosi del tutto e guardandolo con stanchi occhi verdi.

-Credi che riusciresti a trasformarmi per qualche minuto?- gli chiese con dolcezza.

-Ufff!- Plagg si seppellì nel calzino.

-Solo il tempo di andare da Marinette, non ti faccio stancare. Promesso. Ma devo assolutamente parlarle- provò a supplicarlo Adrien, avvicinando la testa per farsi sentire e ostentando la sua migliore espressione da cucciolo.

-Mmmmm…- cedette Plagg, uscendo dai calzini e mangiando un enorme pezzo di formaggio per prepararsi. Volò poi, con una certa difficoltà, sulle ginocchia di Adrien, e gli lanciò un’occhiata ammonitrice.

-Solo qualche minuto, promesso- gli assicurò Adrien, sorridendo soddisfatto e indossando l’anello.

-Plagg, trasformami- disse poi al kwami, che venne risucchiato nell’anello, e due minuti dopo, era già fuori dalla finestra, per i tetti di Parigi, diretto verso il balcone che ormai era uno dei suoi rifugi preferiti.

C’era però qualcosa di molto strano nella sua trasformazione, lo sentì immediatamente.

Ma non in senso negativo. Al contrario, si sentiva più ricettivo, forte e sicuro del solito. Le dita gli formicolavano, come se volesse prendere a pugni qualcosa, o correre fino a perdere fiato, o distruggere qualche supercattivo.

Non capì minimamente perché Master Fu gli avesse sconsigliato di utilizzare il Miraculous. Gli sembrava anche meglio di prima, e quando raggiunse il balcone di Marinette, non aveva voglia di ritrasformarsi.

Cosa che comunque sarebbe stata poco intelligente.

Raggiunse il suo balcone con attenzione, e si guardò intorno per controllare che non ci fosse nessuno per le strade, poi diede un’occhiata alla finestra che dava sulla camera della ragazza, e rimase completamente a bocca aperta.

Perché all’interno, c’era Papillon.

Beh, non proprio Papillon. Era chiaramente un’altra persona, ma aveva il miraculous della farfalla. Ed era piegato davanti a Marinette, che era inginocchiata a terra.

Dalla finestra, Chat Noir non aveva un’ottima visuale, e ovviamente fraintese tutto, e l’adrenalina lo fece agire di totale istinto, senza pensarci un solo istante.

-Marinette!- urlò, entrando con un balzo e separando con uno strattone il nuovo Papillon dalla sua amata.

Si mise poi a protezione della ragazza soffiando contro il nuovo cattivo, ed era già pronto a gettarsi contro di lui quando Marinette gli fermò il braccio con forza.

-Cosa ci fai qui?! È pericoloso per te usare il miraculous!- lo riprese, con una punta di panico.

-Adrien! Non serve aggredirmi solo perché avevo ragione!- si lamentò invece Neo-Papillon, alzandosi in piedi e guardandolo storto.

-C_cosa?!- Chat Noir era sempre più convinto che il raggio di luce lo avesse trasportato in una dimensione dove nulla aveva un senso. 

Perché Marinette riprendeva lui invece di ringraziarlo per il salvataggio? Perché Papillon lo trattava con tale confidenza. E poi… come faceva a sapere il suo nome?! Si era per caso ritrasformato per errore? 

Si guardò attentamente e si tastò il viso, ma era tutto al proprio posto. 

Fece poi passare lo sguardo da Marinette a Papillon, chiedendo spiegazioni e senza riuscire a proferire parole per la nuova ondata di informazioni.

-Oh, giusto! Sono Purplefly!- si rese conto Neo-Papillon, anzi, Purplefly, tirandosi una pacca sulla fronte e ritrasformandosi, rivelandosi essere Alya -Ok, te ne do atto. Sei stato molto valoroso- disse poi, come se le costasse molto ammetterlo.

Un kwami viola uscì dalla spilla, e si guardò intorno confuso.

-È durato meno di quanto… AH!- gridò, guardando Chat Noir, e nascondendosi dietro Alya.

-AH!- agì il supereroe di riflesso, sobbalzando, più confuso che spaventato per l’accoglienza.

-Nooroo, tranquillo. Non ti farà del male- lo rassicurò Alya, prendendolo in mano e proteggendolo.

-Perché dovrei fargli del male?- Adrien era sempre più confuso, e provò ad avvicinarsi al kwami per rassicurarlo, ottenendo solo di farlo tremare e ritirare di più.

-Non mi riportare dal vecchio padrone, ti prego- sussurrò il kwami, quasi tra sé. 

Adrien capì il suo comportamento, e indietreggiò, lasciandogli i suoi spazi.

Non approvava i metodi del padre, ma notando quanto il kwami della farfalla fosse traumatizzato da lui, si rese ancora più conto di quanto distruttivi fossero stati. 

E in lui aumentò la consapevolezza di non essere l’unica vittima dei suoi contorti e crudeli piani malvagi.

C’era anche Nooroo, Marinette, l’intera Parigi aveva sofferto per mesi, spiritualmente e fisicamente.

C’erano ferite che neanche il reset di Ladybug poteva guarire.

-Non ti porterei mai da mio padre- gli assicurò, facendolo smettere leggermente di tremare. 

-Cosa ci fai qui? Perché ti sei trasformato?- chiese nuovamente Marinette, girando Chat Noir verso di lei e guardandolo negli occhi.

Dritta al sodo.

-Volevo parlarti, e non potevo aspettare domani. Mi dispiace Marinette- ammise Chat Noir, a bassa voce, mettendo per un attimo da parte Alya e il suo nuovo kwami.

-Vado a rassicurare i tuoi genitori- la ragazza capì l’antifona e scomparve giù per le scale.

-Ritrasformati! Non sappiamo quali possono essere le conseguenze- gli suggerì Marinette, in tono tremante.

Chat Noir decise di eseguire, e tornò in fretta Adrien, prendendo al volo Plagg a mettendoselo sulla spalla.

-Scusa, so che non dovevo trasformarmi, ma è solo per qualche minuto, e…- ora che era davanti a Marinette, gli risultava difficile dire le cose come stavano. Forse avrebbe dovuto scriversi un discorso?

Soprattutto perché la stessa Marinette distolse lo sguardo dal suo, arrossendo appena.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi parlarono insieme, e dissero esattamente la stessa cosa.

-Mi dispiace…- sorprendendo l’un l’altro.

-Cosa?- entrambi alzarono la testa e fissarono l’altro confuso, poi ridacchiarono tra loro, imbarazzati.

-È colpa mia, non dovevo comportarmi in modo così freddo- riprese subito la parola Adrien, facendole un timido sorriso pieno di senso di colpa.

-No, Adrien. Non dovevo dubitare di tua madre. Non riesco neanche ad immaginare come devi sentirti, ed è stato indelicato da parte mia tirare subito fuori l’argomento- Marinette si prese la testa tra le mani, e la scosse leggermente.

Aveva le lacrime agli occhi.

-Ma hai ragione. È una situazione difficile e dobbiamo restare all’erta. Ho sbagliato io a ignorarlo. E a lasciarti tutto il peso sulle spalle. Siamo colleghi e amici. Voglio condividere con te il fardello, e aiutarti al massimo delle mie possibilità- la rassicurò, piegando la testa per incrociare il suo sguardo e asciugando una lacrima che le era scesa timidamente sulla guancia.

Vide il labbro di Marinette tremare, poi gli si lanciò addosso e lo cinse in un abbraccio, scoppiando in lacrime, e rischiando di farlo cadere.

Per fortuna Adrien riuscì ad afferrarla, e a ricambiare la stretta, in modo protettivo e rassicurante.

-Grazie- disse solo la ragazza, stringendolo con forza e facendogli battere furiosamente il cuore. 

Rimasero stretti per un periodo inquantificabile, ma decisamente lungo, eppure non abbastanza.

Quando si separarono, perché la cosa cominciava a farsi un po’ imbarazzante e non avevano ancora affrontato il discorso sulla loro relazione, Marinette sembrava molto più rilassata, e gli lanciò un’occhiata davvero grata, che provocò al ragazzo parecchie farfalle nello stomaco.

-Allora, Alya sa tutto?- chiese Adrien, spezzando il momento e tornando a pensare al resto del mondo intorno a lui.

Marinette arrossì.

-Ecco, sì. Non gliel’ho detto io, lo ha capito da sola. Ci ha visti alla torre Eiffel, l’altra notte, e mi ha confrontato ieri al riguardo. Stavamo elaborando un piano su come agire. Parigi si aspetta che Ladybug e Chat Noir spieghino il lampo di luce- gli spiegò Marinette, tornando leggermente preoccupata.

-Allora sono venuto al momento giusto. Posso aiutare in qualche modo?- chiese Adrien, determinato, accarezzando leggermente la testa di Plagg, che sbuffò, ma fece delle leggere fusa a malapena udibili.

-Beh, tanto per cominciare potresti scusarti!- rispose una voce appena giunta nella stanza, che si rivelò appartenere ad Alya.

-Lo ha appena fatto, Alya- le spiegò Marinette, non trattenendo una risatina.

La sua risata era davvero un canto angelico. 

-Ah, ok. Allora tutto a posto. Bentornato nella mia lista di eroi preferiti, Chat Noir- Alya tornò quella di sempre, ed entrò definitivamente nella stanza. Nooroo rimase nascosto, ancora sul chi vive nei confronti del ragazzo. Adrien non lo biasimò, visto i suoi precedenti con un Agreste.

-A quale posizione sto?- chiese curioso dalla lista dei supereroi preferiti, usando le movenze di Chat Noir.

Alya fece due conti a mente, pensierosa.

-Direi quarto posto, ma solo perché Queen B è Chloe- lo prese poi in giro.

-Va bene, lo accetto. Finché Ladybug non scende dal gradino più alto del podio- Adrien alzò le mani in segno di resa. Effettivamente, dopo il casino che aveva combinato alla torre Eiffel, iniziava a pensare che Chloe fosse un’eroina migliore di lui.

-Ladybug sarà sempre sul gradino più alto del podio- assicurò Alya, scompigliando i capelli alla migliore amica, che arrossì.

-Comunque stavamo pensando di tenere una conferenza stampa. Devo chiedere a Master Fu le informazioni che possiamo rivelare e suggerirei…- Marinette cambiò argomento, e si diresse verso una lavagnetta con disegnato un piano e degli appunti.

Adrien si mise seduto, attento.

Era andato da Marinette per aiutarla, ma si sentiva molto meglio anche lui. Non solo aveva preso un po’ del peso che gravava sulle spalle della sua amica, collega e cotta, ma anche lei aveva fatto altrettanto, e insieme, i due supereroi di Parigi avrebbero potuto fare qualsiasi cosa.

E chissà, forse anche andare in gita?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Non mi aspettavo uscisse così corto, ma devo ammettere che i primi quattro capitoli sono molto meno corposi rispetto al resto, e si limitano a illustrare il personaggio di Emilie, a presentare la Parigi post-Papillon, anche detta PPP, e mettono dei punti fermi che saranno fondamentali per il seguito.

E poi dopo i primi quattro capitoli: lo speciale!!!

Sono molto più in hype per “L’Ombra Oscura e la Dama Scarlatta” perché sebbene collegata, è una storia a parte, e mi ci sto impegnando davvero. 

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto sebbene non troppo pieno.

Vediamo Emilie dal punto di vista di Adrien, la discussione tra i nostri due supereroi imbranati preferiti si risolve e Alya sembra avere il Miraculous della farfalla. Chissà come lo userà.

Una cosa è certa: #ProtectNooroo

Un bacione e al prossimo sabato :-*

   
 
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