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Autore: Moriko_    09/11/2019    2 recensioni
[Cellula dendritica, Macrofago]
"Eppure, anche lui, in realtà, nascondeva un segreto che avrebbe voluto non rivelare a nessuno. Nemmeno alla sua adorata macrofago, con la quale tutti i giorni condivideva una salutare tazza di tè con gustosi biscotti e una piacevole chiacchierata.
Si trattava di un album dalla copertina verde, che nascondeva gelosamente nel cassetto della sua scrivania.
Quello dei suoi ricordi."

[Missing moment]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Salve a tutti.
Finalmente, dopo una serie di storie su Cells At Work! BLACK… pubblico la mia prima one shot su Cells At Work! Sorpresi, vero? Ed era anche ora XD
Questa volta si tratta di una storia abbastanza tranquilla. Niente spoiler e, soprattutto, niente splatter: ho semplicemente deciso di raccontare un momento (quasi) tranquillo di uno dei miei personaggi preferiti della serie, cioè quell’adorabile stalker di chiunque in questa serie di Cellula dendritica. Dato che l’ho sempre amato fin dalla sua prima apparizione - e ancora di più nel corso del manga XD - mi sono sempre ripromessa che, prima o poi, avrei scritto qualcosa su di lui.
E così, eccoci qua!
La storia che seguirà avrà come argomento il rapporto che questo personaggio ha con ciò che si potrebbe definire come “pezzo forte” del suo lavoro: gli album fotografici che realizza su qualunque cellula - e che poi serviranno per la loro attivazione. Ma… cosa succederebbe se, in effetti, anche lui avesse un proprio album dei ricordi? (Onestamente, a me farebbe piacere vedere il suo: sarebbe molto divertente!)
Detto questo, vi auguro buona lettura.

Nota: Come al solito, ringrazio stellaskia per la sua quasi incrollabile pazienza nel voler dare un’occhiata alle mie storie prima della pubblicazione.




Radici.



Era l’inizio di un’altra, ennesima giornata lavorativa per le cellule.
In un angolo del corpo, tra i rami degli alberi di querce secolari vi era un percorso ligneo che conduceva ad un piccolo spazio chiuso, situato all’interno di un tronco. In quel luogo, così ristretto ma accogliente, vi era seduto un giovanotto dai capelli neri, con indosso una semplice uniforme di colore verde.
Una cellula dendritica.
In quel momento era in pausa, lontano dalla sua routine quotidiana, intento ad osservare un grande fascicolo contenente molte fotografie che aveva appena preso dal suo armadio.
La parte migliore della sua giornata di lavoro era proprio quella: sfogliare gli album che aveva creato nel corso degli anni, e sorridere soddisfatto per gli scatti che aveva realizzato.
Sapeva che, per suo compito, quelle immagini sarebbero risultate un'arma vincente in caso di difficoltà. E, proprio per questo, non vedeva l'ora di utilizzarle per il bene del sistema immunitario…
… Anzi, soprattutto per divertirsi un po', nel vedere le altre cellule paonazze di fronte a momenti imbarazzanti della loro vita che speravano di aver rimosso.

Eppure, anche lui, in realtà, nascondeva un segreto che avrebbe voluto non rivelare a nessuno. Nemmeno alla sua adorata macrofago, con la quale tutti i giorni condivideva una salutare tazza di tè con gustosi biscotti e una piacevole chiacchierata.
Si trattava di un album dalla copertina verde, che nascondeva gelosamente nel cassetto della sua scrivania.
Quello dei suoi ricordi.
Di tanto in tanto lo prendeva, quando era certo che nei paraggi non ci fossero altre cellule che potessero osservare quelle fotografie e, così, rischiare che venisse preso in giro da loro.
Solo in quel momento, la cellula dendritica assumeva un atteggiamento decisamente diverso dal solito. Sorrideva, sì… ma il suo sorriso era intriso di malinconia e tristezza.
Di fronte ai ricordi della sua infanzia, quando giocava con piccoli lactobacillales che era costretto a nascondere per evitare che venissero catturati, si commosse. Si ricordava che di loro ne aveva salvato qualcuno, mentre per altri - purtroppo per lui - non ci era riuscito.
Eppure, non sembrano essere batteri cattivi… - aveva pensato, mettendosi a piangere subito dopo. Credeva, infatti, che quei piccolini avessero subito la stessa sorte dei batteri cattivi, che fossero stati eliminati dalle altre cellule immunitarie.
Ora che era cresciuto, aveva compreso cosa era accaduto realmente a quelli che pensava di non aver salvato. Aveva scoperto, con sua grande sorpresa, che qualcuno di loro era destinato all'attivazione di altre cellule dendritiche, mentre altri erano stati liberati nell'intestino, dove avrebbero vissuto per il resto della loro vita.

Chissà cosa staranno facendo quei piccoletti, adesso… Che scemo che sono stato, a pensare che fossero passati anche loro a miglior vita!

In quelle immagini, scattate di nascosto da chissà chi - molto probabilmente da qualche altra cellula dendritica - era racchiuso tutto il suo vero essere. Un bambino timido e molto dolce, che amava i suoi simili tanto quanto i piccoli lactobacillales; ma, allo stesso tempo, anche molto furbo e scaltro nonostante la sua apparente tranquillità. Ed era stata proprio la sua scaltrezza ad avergli sempre dato la carica giusta, quella che gli sarebbe servita per risolvere qualsiasi tipo di problema.
Di fronte ad un'immagine dove lui stava sorridendo in modo innocente… iniziò a ridacchiare di gusto.

Uhuhuh~ Se le altre cellule dovessero vedere alcune di queste fotografie, potrebbero restare incredula di fronte a tanta innocenza! Già le vedo, a chiedersi---

«Awww, chi è quella piccola cellula?»
Quasi completando il suo pensiero una voce improvvisa, proveniente dalle sue spalle, lo fece sobbalzare. Lentamente voltò la testa, e così incrociò lo sguardo di un'altra cellula.
Una giovane donna vestita di bianco stava osservando l'album che la cellula dendritica aveva tra le mani, con sguardo sempre più sognante.
«Ti assomiglia molto, sai? Vuoi vedere che… per caso sei proprio tu?»
L'altro chiuse di scatto il volume ma, prima che potesse nasconderlo dietro la schiena, proprio quella donna - la sua amica macrofago - riuscì ad afferrarlo.
«Allora è vero! Anche le cellule dendritiche hanno degli album dedicati a loro, eheheh~»
Egli divenne paonazzo e iniziò a sudare freddo. «Ti scongiuro: non aprire quel volume!» urlò, e disperato si lanciò verso di lei; tuttavia quest'ultima lo scansò, tenendo ben stretto il volume e allo stesso tempo facendo involontariamente cadere a terra il suo compagno.
«Ohibò, non pensavo che anche voi cellule dendritiche foste in grado di provare imbarazzo!» disse lei con una candida risata. «Davvero strano!»
La cellula dendritica, invece, non rispose nulla e subito si rialzò. Era ancora rosso in viso per la vergogna: di tutte le persone che potevano scoprire quell'album di ricordi, proprio con lei era capitato!
Lei, la cellula con la quale aveva condiviso ogni istante della sua vita.
La macrofago verso la quale, in un angolo nascosto della sua anima, aveva iniziato a provare qualcosa di più profondo di un semplice legame d’affetto.

… È finita. Quando guarderà tutte le mie fotografie, inizierà a vedermi sotto una luce diversa. Mi deriderà, lo sento…

«Qualcosa non va? Ti sei fatto male?»
Lei lo guardò dolcemente, pensando che il suo amico fosse rimasto in silenzio a causa della caduta.
In risposta la cellula dendritica abbassò la visiera del suo cappello, e mormorò: «Ok… hai vinto. Sfoglia pure quell'album, tanto non mi interessa se mi giudichi per quel che sono stato…»
«… Cosa?»
«Hai ragione: è davvero strano che proprio io sia in grado di provare imbarazzo. Sì, me lo sono meritato. Passo tutta la giornata a scattare fotografie imbarazzanti a voi tutti… e alla fine questa cosa mi è tornata indietro. Mi dispiace mettere in mostra momenti della mia vita che non vorrei mostrare a nessuno… in modo particolare a te…»
La macrofago fu sorpresa da questo insolito atteggiamento della cellula dendritica: a giudicare dall'immagine che aveva visto, lui non sembrava nascondere oscuri segreti. Anzi… in realtà sembrava essere un'anima gentile e pura.
Allora perché stava morendo di vergogna nel vedere che quell’album era finito tra le sue mani?
Aprì l'album che aveva tra le mani e osservò, pagina dopo pagina, le fotografie che vi si trovavano. La macrofago ne restò incantata: le prime immagini ritraevano il suo compagno, dalla sua nascita ai primi momenti della sua infanzia, e tutte erano molto belle.
«Eri così carino da piccolo…» iniziò a dire entusiasta, indicando qualche immagine. «E questo batterio così piccino? Era il tuo cucciolo preferito?»
L’altro non disse una parola, limitandosi a guardarla con grande sorpresa.

Non mi sta… prendendo in giro?

«E quest’altro lactobacillales? Ooooh, vedo che sei un grande appassionato di batteri buoni! E guarda qui: non è forse il tuo primo giorno di lavoro, questo?»
La cellula dendritica osservò la macrofago con grande stupore. Non si aspettava che lei guardasse quelle fotografie senza prenderlo in giro, o semplicemente giudicarlo. Dopo tutto quello che egli aveva fatto nei confronti delle cellule, lei invece…
«Ti faccio i miei complimenti,» disse la macrofago, chiudendo l’album e restituendolo al legittimo proprietario. Poi sorrise e aggiunse: «Da piccolo eri proprio un amore!»
Egli si portò una mano dietro ai capelli, imbarazzato. «Ti… Ti ringrazio…»
«E chissà com’ero io da piccola! Hai qualcosa anche di mio, per caso?»
Di fronte a quella richiesta la cellula dendritica non seppe come rispondere. Era ovvio che avesse anche qualcosa di suo; tuttavia, essendo della sua stessa generazione, non aveva con sé fotografie che la ritraessero da piccola. E, delle immagini che invece aveva scattato lui in persona, non ve ne erano di estremamente imbarazzanti: almeno nei suoi confronti era stato attento a farne sempre di più belle e affascinanti, come lei.
Doveva cercare negli archivi dei suoi antenati, per vedere se sarebbe riuscito a trovare qualcosa… ma questo avrebbe richiesto tanto, troppo tempo. D’altronde, in realtà, egli non ci teneva a scoprire qualcosa di compromettente nel passato della sua amica.
Così disse:
«Certamente deve esserci qualcosa anche della tua infanzia… però temo che dovrai aspettare un po’. Forse anche giorni, insomma… O forse andrà a finire che invecchio prima di trovare queste immagini, mandando a monte la nostra ricerca…»
«Urm… non possiamo aspettare così tanto, in effetti…»
La macrofago si portò l’indice sotto il mento, riflettendo sul come potesse risolvere quella situazione. Poi, all’improvviso, le venne in mente un’idea. «Allora facciamo così: tu mi darai una delle tue fotografie, ma in cambio...»
L’altro deglutì nervosamente, pensando quale stramba proposta avesse in mente la macrofago. La conosceva fin troppo bene: era molto brava con i ricatti.
«… mi metterò in posa e me ne scatterai una bella, ok? Così, la prossima volta che mi attiverò, non dovrò morire di imbarazzo di fronte alle altre cellule! Anzi… ho in mente un’altra idea: e se poi dessi anche a me una copia, da tenere sul comodino? Non sarebbe affatto male avere con me una delle tue splendide fotografie!»
Egli fu incredulo. «Tutto… qui?»
«Tutto qui! Puoi stare tranquillo… non userò la tua foto per ricattarti!»
La macrofago gli fece l’occhiolino e sorrise.
Dopo un momento di incertezza, la cellula dendritica si decise a prendere la sua macchina fotografica.
«Allora, dove preferiresti? Sotto un albero? Oppure presso le terme nasali?»
Lei sorrise e, prendendolo per mano, lo guidò verso l’uscita.
«Vieni con me. Non andremo molto lontano, vedrai!»

Uscirono dal piccolo ufficio e, dopo qualche passo, la macrofago si fermò al centro del corridoio che portava verso l’esterno. Dopo avergli voltato le spalle, lei disse:
«Mi piacerebbe che tu riuscissi a scattare una foto mentre mi giro verso di te, facendo ondeggiare il vestito. Sarebbe fantastico!»
Egli annuì. «Va bene, non vedo perché no!»
La cellula dendritica avvicinò il volto al mirino della macchina fotografica e, dando un cenno alla macrofago, premette il tasto per lo scatto. Nel farlo sollevò la testa, e rimase ammirato dalla scena che aveva appena ritratto.
O, almeno, sperava di esserci riuscito.
In mezzo ad una pioggia di foglie verdi che erano cadute dagli alberi circostanti lei si era voltata dolcemente, mostrandogli un sorriso dolce ma allo stesso tempo magnetico, mentre la sua treccia oscillava insieme al quel candido vestito che indossava, senza alcuna goccia di sangue che l’avesse macchiata.
Era una visione celestiale. Lui rimase a bocca aperta, incantato di fronte alla bellezza e alla grazia della sua amata.
«Allora? È uscita bene?»
Quella dolce voce lo fece tornare con i piedi per terra, e subito guardò lo schermo della sua macchina fotografica, iniziando a premere i tasti per la riproduzione.
«A-Ah! Sì, controllo subito!»
Vide l’ultima fotografia che aveva appena scattato. Era meravigliosa, tra le più belle che avesse mai scattato: il dettaglio cromatico metteva in risalto il movimento della figura ritratta mentre l’ambiente circostante, con quella pioggia di foglie, sembrava avvolgere lo sguardo della macrofago.
Era tutto così perfetto. E tale perfezione portò le labbra della cellula dendritica a unirsi in un piccolo sorriso, senza alcun accenno di malvagità né perfidia.
«Purtroppo no,» rispose. «Mi dispiace, non so perché ma… questa è sfocata: temo che dovrò scattartene un’altra.»
Una piccola bugia, alla quale sembrò che la macrofago credette. O, nel caso più sventurato, stava solo facendo finta di farlo, assecondandolo in tutto e per tutto.
In ogni caso… meglio così!
«Ohibò, non è da te!» disse lei con una leggera risata, mettendosi di nuovo in posa e rivolgendogli nuovamente un occhiolino.
«Dai, proviamoci ancora! Ma questa volta… anch’io voglio vedere la foto, ok?»
La cellula dendritica non smise di sorridere, e si preparò al secondo scatto.

Vedrai, amica mia… Ti prometto che custodirò gelosamente quella fotografia che ti ho scattato. Così… la prossima volta che avrai bisogno dell’attivazione, sono certo che resterai di stucco nel vederla!




A/N [Ovvero: angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Qualche breve punto per concludere.
Come già accennato nella drabble "A quiet mind", le cellule dendritiche nel mondo di Cells at Work adorano i lactobacillales (strumenti utili per la loro di attivazione). Per chi ancora non lo sapesse, in uno dei tanti spin-off della serie - in questo caso mi riferisco al Cells at Work! FRIEND - viene sottolineato ancora di più questo stretto legame che c’è tra le cellule dendritiche e i lactobacillales, dato che la Dendritica di turno decide di creare dei pupazzetti che li rappresentano. Il che, se da un lato è meraviglioso, dall’altro è leggermente inquietante dato che, si sa: questo tipo di cellule vestite di verde hanno una mente un po’ pazzoide… XD
Riguardo il rapporto che c’è tra la Cellula dendritica e la Macrofago di questa storia… beh. Prima di tutto ringrazio la stessa Shimizu se, giusto qualche settimana fa, ha fatto uscire un capitolo speciale in cui, ad un certo punto, la Macrofago guarda con grande felicità la Dendritica che, nel frattempo, svolge il suo lavoro. (O, almeno, così sembra a giudicare dalla disposizione dei vari pannelli, LOL)
A questo aggiungo che in giro ci sono diverse fanart di loro due insieme, prima di tutto questa che è stata di grande ispirazione per la storia che avete letto. Non conosco ancora l’autore (anzi, vi chiedo la gentilezza di informarmi se ne sapete di più ^^”), ma l’immagine è meravigliosa… e l’ho trovata molto rappresentativa per il loro rapporto nella mia storia. <3
Detto questo, spero che anche questa storia sia stata di vostro gradimento… e alla prossima!
--- Moriko
   
 
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