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Autore: _Cthylla_    10/11/2019    1 recensioni
|Transformers: Prime/IDW comics|Prequel a "The Specter Bros'" (non è necessario conoscerla)|
"Non è una buona idea inseguire una farfalla in luoghi che non si conoscono": una lezione che la giovanissima Spectra imparerà -o forse no?- grazie ai "maestri" più improbabili che ci siano, nonché le ultime persone che qualsiasi Autobot o Decepticon vorrebbe incrociare sul proprio cammino.
Dal primo capitolo:
"«Cosa è “Towards Peace”?»
La domanda di Spectra ebbe un impatto tale da far sì che Tarn non si curasse minimamente di essere stato interrotto.
Il silenzio che calò per qualche secondo fu abissale.
«Tu non conosci il libro scritto da Megatron in persona?!» domandò il Decepticon, più sconvolto di quanto avrebbe mai ammesso, stringendola ancora nella sua mano.
Spectra fece spallucce. «Io non so nemmeno come sia fatto Megatron. So solo che è il capo dei Decepticon e che i Decepticon portano il simbolo che avete voi sui vostri corpi e tu sul tuo viso… aspetta: per caso sei tu Megatron e hai scelto il tuo viso come simbolo?»
"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Transformers: Prime
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ A Matter Of Treats And Discipline Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ












«Rotola!... bravo!» applaudì Spectra, entusiasta «Mi avevate detto che era solo parzialmente addomesticato ma è un bravo cane».

Il cane di bordo, rialzatosi, accettò volentieri il biscotto di energon che la giovane gli offrì.

«Gli piaci molto» osservò Kaon.

«Gioca con me ma preferisce te, si vede molto bene» disse la femme, accarezzando il muso dell’animale «Sai, prima d’ora non avevo mai avuto a che fare con un animale, quindi in effetti non so se lo sia davvero. Un bravo cane, intendo questo. So solo che ha imparato in fretta questo trucco e a riportare le cose che gli lancio».

Kaon fece spallucce. «Io non ho mai perso tempo a provare a insegnargli certe cose. Forse però avrei dovuto, è proprio divertente vedergliele fare».

Erano passati tredici giorni da quando Tarn aveva deciso di portarsi dietro quella minuscola femme. Benché inizialmente si fosse sentito un po’scettico all’idea che potesse funzionare -cosa che comunque non avrebbe mai detto in presenza del suo comandante- doveva ammettere che tutto sommato stava andando bene. La beata ingenuità di quella ragazza era impressionante ma non fastidiosa come aveva temuto, sbagliando di grosso nell’immaginarsi ammorbato da domande del tutto stupide riguardo qualsiasi cosa. Eventuali interrogativi erano rivolti più che altro a Tarn, al quale di solito non dispiaceva sentirsi parlare e dare sfoggio della propria eloquenza, quindi non c’erano problemi.
Per il resto, oltre a insegnare trucchi al cane e fare altro nel tempo libero, Spectra svolgeva le mansioni che le erano state assegnate inizialmente. In cucina se la cavava bene come aveva detto, cosa di cui era contento Helex che, alla faccia delle politiche di razionamento abbastanza rigide che Tarn di recente aveva anche ricordato alla squadra, cercava sempre di farsi fare delle razioni di dolci in più. Molte volte veniva anche accontentato, il carattere docile di Spectra le rendeva difficile dire di no.

«Kaon, dici che potrei insegnare al cane anche a stare su due zampe?»

La domanda di Spectra, ignara del passato della creatura in questione, portò il Decepticon a scoppiare in una breve ma sentita risata. «Sì! Anzi, inizia a farlo subito, voglio vederlo! Se il suo corpo ha mantenuto un accenno di memoria non faticherai nemmeno troppo».

«Cosa vuoi dire con-» Spectra non riuscì a finire la frase, perché venne sollevata da una grossa mano blu scuro. «Helex?»

«Helex! Lascia la piccoletta» gli intimò Kaon «Deve insegnare un trucco nuovo al cane!»

«Sai quanto me ne importa. Lo farete domani, ora serve a me» tagliò corto il grosso mech, portando via Spectra senza aggiungere altro.

Il silenzio però durò poco, appena il tempo che servì alla giovane per capire che si stavano dirigendo in cucina.

«Tu vuoi che io faccia altri biscotti?»

«Sì».

«Quindi oltre alla razione legittima hai già finito la…» abbassò la voce «Scorta segreta?»

«Così pare».

«Doveva durare tutta la settimana…»

«Ma non è accaduto» brontolò Helex «Sono buoni, non è colpa mia, e in ogni caso sei qui più che altro per cucinare. Sarai anche di aiuto a Nickel ma a me interessa più il resto».

«Sicuro di volere che te li faccia?»

Helex ebbe una breve esitazione. In quei tredici giorni c’erano stati dei momenti in cui gli era venuto il dubbio se Spectra parlando avesse inteso dire solo quel che effettivamente aveva detto o, piuttosto, riuscisse a inserire e cogliere anche qualche sottinteso; questo era uno di quei momenti.

«Ci metti poco. Nessuno ci vedrà e nessuno avrà da ridire» concluse il Decpeticon, raggiungendo la cucina.

«C’è un altro problema» disse Spectra «Questo non è un giorno in cui devo fare i dolci, quindi l’energon e i minerali che servono sono stati messi in alto, in basso ci sono gli altri».

«Io ci arrivo» ribatté Helex «Indicami quali ti servono».

Spectra obbedì e, nemmeno un minuto dopo, ebbe in mano gli ingredienti. «Grazie. A pensarci bene, un po’ne avevo voglia anche io. Forse Tarn aveva ragione, avrei dovuto tenere per me la razione che aveva consigliato invece di prenderne meno».

«Avresti dovuto. Tu mangi come un lilleth» alias un uccellino cybertroniano piccolo e delicato col corpo e le ali fatti di materiale simile al vetro «E infatti sei piccola come un lilleth, se non mangi non cresci. Secondo me diventata adulta sarai ancora un lilleth. Ti chiamerò così d’ora in poi. Ora però mettiti al lavoro, prima che-»

«“Prima che” cosa, Helex?»

Sentendo la voce di Tarn provenire dalla soglia della cucina, nelle ottiche rossastre di Helex comparve lo sguardo di chi iniziava a pensare di doversi pentire di tutti i propri peccati - in quel caso soprattutto di gola.

«Ti vedo in difficoltà ma credo di poter completare la frase. Credo che tu stessi per dire “Prima che a Tarn, finito di sistemare la burocrazia, venga in mente di uscire dai suoi appartamenti”» continuò il comandante, avvicinandosi «“E finisca per incontrare Kaon, il quale tuttora si sta lamentando di come ho portato via Spectra…”»

«Tarn-»

«“Cercando di approfittare del suo carattere mite e di imporle di fare dei dolci che sforano ampiamente la mia dose settimanale. Il tutto nonostante io avessi una scorta segreta e Tarn, appena tre giorni fa, abbia casualmente ricordato a tutti che abbiamo una politica di razionamento del cibo che esiste per essere seguita”».

Non stava urlando, stava abbassando la voce frase dopo frase, ma Spectra, che in tredici giorni era venuta a conoscenza della pericolosa abilità di Tarn, sapeva che non era un buon segno. Lo sapeva anche Helex, che doveva essere nei guai e che infatti indietreggiava a ogni passo che Tarn faceva.

«Devo iniziare a pensare che la tua ingordigia superi il rispetto verso le regole e verso la mia autorità, Helex?»

«Non è colpa sua» si intromise Spectra.

La tensione aumentò ulteriormente.

«Avevo voglia di biscotti anche se non è uno dei giorni in cui devo farne. Non credo che l’avrei avuta se avessi ascoltato quel che avevi detto sulla quantità che avrei dovuto tenere per me, io avevo torto e tu avevi ragione» continuò la giovane «Lui era qui perché io non riuscivo ad arrivare agli ingredienti, ma non sa quali di essi servono per fare una o l’altra cosa. Ho sbagliato e non capiterà più, mi dispiace tanto».

“Non ci cascherà mai” pensò Helex.

Ci fu qualche attimo di silenzio nel quale Tarn fece passare lo sguardo da una all’altro.

«Ammonimenti per entrambi. Tu una volta» disse a Spectra «E tu due» indicò Helex «Al terzo come sai scatta il richiamo scritto. Spectra, dal momento che sono libero possiamo iniziare ora il nostro programma serale».

«Sì» disse lei, lasciandosi prendere in braccio senza opporsi.

«Helex, l’avevo detto già otto giorni fa ma ti ricordo che domani ci sarà la valutazione mensile del rendimento. Ricordati di portare il PSP» alias il “piano di sviluppo personale” «E ricordalo anche agli altri».

Se di norma il Decepticon avrebbe sbuffato in quel caso evitò accuratamente di farlo, felice che il suo comandante, contrariamente alle previsioni, avesse creduto alle parole della giovane femme. «Sarà fatto».

Nessuno si mosse.

«Mi chiedo dove siano le tue buone maniere. Quando si riceve un favore» Tarn indicò Spectra con un cenno del capo «Si deve ringraziare».

«Grazie» disse immediatamente.

Non ci era cascato, avrebbe dovuto immaginarlo, e quando Helex lo vide andarsene via si sentì piuttosto fortunato.

“Niente più dolci extra. Mai più” concluse, prendendo in mano gli ingredienti per rimetterli a posto.

«Stai provando a cucinare qualche dolce? Evita!» esclamò Nickel, appena arrivata, facendolo trasalire. Sebbene fosse un minicon, quindi decisamente minuscola, aveva una voce e un caratterino che non passavano inosservati nemmeno in mezzo a certi colossi «Ho paura di cosa potrebbe uscire fuori nel caso in cui non vada tutto a fuoco. Meglio lasciarlo fare alla bambina nei giorni stabiliti».

Avrebbe avuto tante cose da dire a riguardo ma preferì tenerle per sé. «Non è una bambina. È un lilleth».

«Mh? Sì, ci somiglia. Volevo finire di farle vedere come si fa un trapianto di sensore ottico, sicuramente più utile di qualunque cosa in cui possiate coinvolgerla voialtri, quindi dov’è ora? Kaon mi ha detto che era con te».

«Tarn l’ha appena portata via».

Nickel non ci mise molto a fare due più due. «Io te lo avevo detto che stavi diventando troppo ingordo. Già non sono sicura che questo sia il posto per lei, almeno decidetevi a lasciarla in pace, voi macchine assassine!»

«Credevo che fossi contenta di poter vedere da vicino la faccia di qualcuno senza usare il jetpack… EHI! Tu ripari Decepticon con quelle mani!» esclamò Helex, vedendo il gestaccio di Nickel «Credevo che fossi soddisfatta di lei, non dicevi che impara in fretta quel che le mostri?!»

«Impara in fretta un po’tutto ma non è questo il punto» ribatté lei «Ti risulta che in questi tredici giorni Tarn le abbia detto cosa fate, o facciamo, di preciso?»

«Quando Tesarus ha visto che lo guardava mentre lui si toglieva pezzi di mechs incastrati tra le lame, lui le ha ricordato lì fuori che c’è una guerra. Non so se lei abbia capito di cos’erano quei pezzi, in effetti credo di no, ma che vuoi farci?»

Seppur ancora dubbiosa, alla fine Nickel sospirò e fece spallucce. La risposta a “che vuoi farci?”, in quella situazione, era “proprio nulla”.

Intanto Tarn, come ogni sera da tredici giorni a quella parte, prima di portare Spectra nei propri appartamenti si stava dirigendo davanti alla grande statua di Megatron presente nell’astronave.

«Si è spaventato davvero» disse piano Spectra, rimasta in silenzio fino ad allora «Ma erano solo dei dolci, voleva solo quelli».

«Sono certo che tu sappia benissimo che non era un problema di dolci, quanto piuttosto di disciplina. A tal proposito: non voglio che si ripeta quel che è successo oggi. Apprezzo che ti interessi della salute dei miei uomini, è un segno che ti stai integrando, ma quando parli con me voglio la verità e nient’altro. Così continueremo ad andare d’accordo. Ci siamo capiti?... Sì? Molto bene».

Arrivati davanti alla statua di Megatron, Tarn fece cenno a Spectra di procedere con la prima delle loro abitudini serali.

«Anche quest’oggi ringraziamo e lodiamo il nostro fondatore e capo supremo» esordì la giovane «Che il suo coraggio e la sua saggezza possano sempre illuminare il nostro cammino verso una pace che sia eterna come la sua ferrea tirannia. Peace through tiranny».

«Peace through tiranny» le fece eco Tarn.

Dopo averle mostrato la statua di Megatron, rimediando alla grave lacuna riguardo le sue fattezze, quell’invocazione era stata la prima cosa che le aveva insegnato. Le aveva spiegato che nella dottrina Decepticon non era concepibile alcuna religione e che quindi sarebbe stato meglio se avesse dimenticato le preghiere che rivolgeva a Primus e i Tredici Prime.
La risposta della giovane l’aveva lasciato basito, perché aveva detto che non le erano mai state insegnate preghiere, solo bestemmie, delle quali ce n’era una che -da quel che Tarn aveva capito- riusciva a mutilare tutte le divinità conosciute mentre dava loro connotati bestiali e le coinvolgeva in un’orgia svolta in luoghi poco appropriati. Lei comunque non bestemmiava: non le piaceva insultare la gente.

«Sono sempre concetti che fa piacere ripetere» disse Tarn «E ora andiamo a studiare. Sarai lieta di sapere che iniziando prima possiamo andare più avanti con la lettura di “Towards Peace”».

Spectra sorrise. «Che bello!»

Non era una presa in giro, era veramente contenta all’idea. I libri di fiabe che aveva quando viveva ancora in casa propria erano un numero notevole ma erano sempre quelli, ormai li sapeva a memoria, quindi avere a che fare con un libro nuovo non poteva farle altro che piacere. Aver vissuto da reclusa se non altro aveva mandato alle stelle la sua volontà di conoscere e imparare.

«Circondata dalle persone giuste pronte a instradarla, l’entusiasmo verso l’apprendimento è una della migliori qualità che possa avere una mente giovane. Tralasciando il tuo piccolo scivolone di prima posso dirmi soddisfatto di te».

«Alla valutazione di rendimento di domani devo portare anche io il PSP?»

«Trattasi di una valutazione mensile e domani sarà solo il tuo quattordicesimo giorno a bordo, non avrebbe senso. Aspetta: hai fatto un PSP?! Ma più che altro, come sai cos’è e cosa devi scriverci dentro? Non mi risultava di avertene parlato, le tempistiche non lo richiedevano».

«L’ho scritto con Vos».

Un’affermazione che non contribuì a diminuire la sua perplessità. «Spectra, Vos parla e scrive solo in gergo primordiale. Capisce quel che diciamo ma non usa la nostra lingua».

«Sono io che cerco di imparare la sua. Varie parole le ho imparate proprio facendo il PSP, adesso quindi lo capisco un pochino. Niente di più però, non so scrivere le frasi intere senza aiuto e la mia pronuncia non va bene, lui dice che per ora è abbastanza disastrosa. La volontà di migliorare però poteva andare nel PSP, quindi ho scritto anche questo».

Sperando che in futuro non fosse contagiata dalle abitudini del resto del gruppo e quindi continuasse a prendere sul serio l’amministrazione, raggiunse i propri appartamenti insieme a lei.

Inizialmente, essendo stata sua la decisione di prenderla a bordo, aveva pensato di farla sistemare lì, ma aveva accantonato subito l’idea: non aveva intenzione di dare adito a chiacchiere strane. Di conseguenza l’aveva affibbiata a Nickel che, dopo averla rivoltata come un calzino per controllare che non avesse malattie, l’aveva presa per mano e portata nel proprio alloggio senza fare obiezioni. Probabilmente le piaceva l’idea di non essere più la sola piccoletta nella nave.

«Accomodati, Spectra».

“Towards Peace” era stato già messo sul tavolo, in attesa solo di essere letto ad alta voce da Spectra. Tarn aveva deciso di lasciarle toccare quell’inestimabile reliquia solo dopo aver controllato le condizioni dei due libri di fiabe che aveva nello zaino, trovandoli intonsi sebbene fossero più vecchi di lei. Si era anche forzato a dar loro una rapida lettura, tanto per capire meglio il soggetto che aveva deciso di istruire.

Lei si sedette. «Riprendo da dov’eravamo arrivati?»

«Certo, a meno che tu abbia dei dubbi su qualche passaggio della precedente lettura».

«No. È solo…» Spectra lo guardò «Ho ricordato che ieri mi hai detto che quella che avremmo letto stasera è una delle parti che preferisci».

«Ragion per cui pensi che dopo averti lasciato leggere due parole inizierò a recitarla a memoria, com’è capitato altre volte. Se è così, sono costretto a dirti una cosa» fece una pausa «Hai perfettamente ragione».

Contagiato dal sincero entusiasmo della giovane, ancora vivo come la prima sera in cui l’aveva sentito declamare pagine intere parola per parola e l’aveva guardato con un’aria deliziata che da tempo immemore Tarn non vedeva sul viso di qualcuno, si schiarì la voce.

«“La mia arma è il mio fardello”» esordì, con la massima enfasi e la serietà «“Ciò che mi ricorda in modo costante il percorso che sono stato costretto a intraprendere. Quando la parola ‘arma’ sarà vuota di ogni significato; quando lo scopo di un’arma sarà impossibile da afferrare; quando rinunciare alla mia arma non avrà significato per altri che non sia io, solo allora potrò rimuoverla dal mio braccio… perché solo allora avrò guadagnato il diritto di liberarmi del mio fardello”» concluse, e fece una breve pausa per gustare il suono di quelle parole. «Sai una cosa? Cercare di ispirare te con lo studio di queste parole è qualcosa che finisce per ispirare anche me stesso. Ora, come le altre sere, ti chiedo: quali sono le tue considerazioni su ciò che hai appena sentito?»

Aspettò che Spectra finisse di riflettere. Di solito non impiegava mai molto per dare una risposta.

«Lui qui parla in senso letterale o è come in certe parti delle fiabe, dove non è così?»

«Il confine tra una e l’altra cosa a volte può essere labile. Questa è una di quelle volte».

«Più che altro sono un pochino dispiaciuta per quello che dice, perché sembra qualcosa come… non so, come se tutti possano andare avanti e dimenticare tranne lui che fatto cominciare tutto. Ma se devono andare avanti “tutti” allora lui non può essere escluso, finché sarà escluso certe cose continueranno ad avere il significato che hanno, e finché lo avranno niente di tutto questo finirà mai e… Tarn, ma lui pensa davvero che prima o poi la guerra possa finire oppure no?»

«Questo discorso va oltre la guerra, Spectra, e ci sono cose che non possono “finire”» replicò il Decepticon «La pace attraverso la tirannia è qualcosa a cui non si finisce mai di lavorare. La tirannia va mantenuta in maniera costante, così che la pace sia costante. Perché la dottrina Decepticon sia sempre forte, c’è chi deve prendersi la responsabilità di certe azioni e precludersene altre».

«Sembra proprio un fardello grande. Come dice lui nel libro».

« Il bene superiore richiede sacrifici. Sempre. Ma ricorda che in realtà non c’è sacrificio che sia troppo grande quando la causa è quella giusta. La nostra lo è. Bene… dopo questo direi che tu possa tornare, anzi iniziare, a leggere».

Pur essendo sempre sincera nell’esprimere le proprie considerazioni, ce ne era una che Spectra aveva evitato di fare: quella in cui si stupiva di quanto l’appartenenza a una fazione militare potesse divorare ogni altro aspetto di certe vite.

Non avrebbe mai pensato che una cosa simile fosse possibile e lei, sinceramente, sperava di riuscire a evitarlo pur imparando da Tarn più che poteva. Se avesse dovuto paragonare con qualcos’altro l’importanza che Tarn dava alla causa, l’avrebbe paragonata a quella di Spectrus verso il conoscere intimamente più donne possibili: la devozione le sembrava più o meno quella. Forse però le conseguenze della devozione della DJD erano un po’più pesanti. Se gli altri avevano paura quando Tarn abbassava la voce, dovevano averlo visto usare più volte quella sua capacità per uccidere la gente che secondo lui minacciava quello a cui era votato.

Spectra non era nuova al concetto di “morte”. C’era una guerra in corso, come le aveva ricordato anche Tesarus, e quando c’era una guerra in corso le persone morivano -sì, morivano, proprio com’erano morti suo padre e sua madre, che lei non aveva conosciuto.
Non le piaceva l’idea, lei non era in grado di uccidere e probabilmente non lo sarebbe mai stata, però per forza di cose era una realtà che accettava. Era anche il destino che toccava ai cattivi di ogni fiaba e, oltretutto, sapeva che anche Spectrus aveva ucciso, perché glielo aveva detto chiaro e tondo: aveva ucciso i “cattivi” con un colpo alla Scintilla e via, un colpo che distruggesse il cervello e via.

Cattivi, come quelli con cui viveva adesso -per Spectrus sicuramente lo erano- e per i quali i cattivi erano gli altri, perché Tarn era convinto che il “bene superiore” stesse dalla sua parte.
Spectra iniziava a pensare che forse tutti nelle loro teste si sentissero gli eroi, come i vari principi azzurri nelle fiabe. Era il solo modo in cui spiegare una simile contraddizione.

«Va bene, Tarn. Ora comincio…»












Nel caso ve lo stiate chiedendo, sì: la statua di Megatron c'è davvero, i membri della DJD dicono per davvero quella sorta di "preghiera", Tarn ha davvero la prima edizione di Towards Peace appesa in camera sua e , prende molto sul serio l'amministrazione: piano di sviluppo personale, voti, ammonimenti, richiami scritti, nulla che mi sia inventata io, sono tutte cose che sono presenti per davvero :'D
   
 
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