Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ A Matter Of Treats And Discipline Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ
«Rotola!...
bravo!» applaudì
Spectra, entusiasta «Mi avevate detto che era solo
parzialmente addomesticato
ma è un bravo cane».
Il
cane di bordo, rialzatosi, accettò volentieri il biscotto
di energon che la giovane gli offrì.
«Gli
piaci molto» osservò Kaon.
«Gioca
con me ma preferisce te, si vede molto bene» disse la
femme, accarezzando il muso dell’animale «Sai,
prima d’ora non avevo mai avuto
a che fare con un animale, quindi in effetti non so se lo sia davvero.
Un bravo
cane, intendo questo. So solo che ha imparato in fretta questo trucco e
a
riportare le cose che gli lancio».
Kaon
fece spallucce. «Io non ho mai perso tempo a provare a
insegnargli certe cose. Forse però avrei dovuto,
è proprio divertente
vedergliele fare».
Erano
passati tredici giorni da quando Tarn aveva deciso di
portarsi dietro quella minuscola femme. Benché inizialmente
si fosse sentito un
po’scettico all’idea che potesse funzionare -cosa
che comunque non avrebbe mai
detto in presenza del suo comandante- doveva ammettere che tutto
sommato stava
andando bene. La beata ingenuità di quella ragazza era
impressionante ma non
fastidiosa come aveva temuto, sbagliando di grosso
nell’immaginarsi ammorbato
da domande del tutto stupide riguardo qualsiasi cosa. Eventuali
interrogativi
erano rivolti più che altro a Tarn, al quale di solito non
dispiaceva sentirsi
parlare e dare sfoggio della propria eloquenza, quindi non
c’erano problemi.
Per
il resto, oltre a insegnare trucchi al cane e fare altro
nel tempo libero, Spectra svolgeva le mansioni che le erano state
assegnate
inizialmente. In cucina se la cavava bene come aveva detto, cosa di cui
era
contento Helex che, alla faccia delle politiche di razionamento
abbastanza
rigide che Tarn di recente aveva anche ricordato alla squadra, cercava
sempre
di farsi fare delle razioni di dolci in più. Molte volte
veniva anche
accontentato, il carattere docile di Spectra le rendeva difficile dire
di no.
«Kaon,
dici che potrei insegnare al cane anche a stare su due
zampe?»
La
domanda di Spectra, ignara del passato della creatura in
questione, portò il Decepticon a scoppiare in una breve ma
sentita risata. «Sì!
Anzi, inizia a farlo subito, voglio vederlo! Se il suo corpo ha
mantenuto un
accenno di memoria non faticherai nemmeno troppo».
«Cosa
vuoi dire con-» Spectra non riuscì a finire la
frase,
perché venne sollevata da una grossa mano blu scuro.
«Helex?»
«Helex!
Lascia la piccoletta» gli intimò Kaon
«Deve insegnare
un trucco nuovo al cane!»
«Sai
quanto me ne importa. Lo farete domani, ora serve a me»
tagliò corto il grosso mech, portando via Spectra senza
aggiungere altro.
Il
silenzio però durò poco, appena il tempo che
servì alla
giovane per capire che si stavano dirigendo in cucina.
«Tu
vuoi che io faccia altri biscotti?»
«Sì».
«Quindi
oltre alla razione legittima hai già finito
la…»
abbassò la voce «Scorta
segreta?»
«Così
pare».
«Doveva
durare tutta la settimana…»
«Ma
non è accaduto» brontolò Helex
«Sono buoni, non è colpa
mia, e in ogni caso sei qui più che altro per cucinare.
Sarai anche di aiuto a
Nickel ma a me interessa più il resto».
«Sicuro
di volere che te li faccia?»
Helex
ebbe una breve esitazione. In quei tredici giorni
c’erano stati dei momenti in cui gli era venuto il dubbio se
Spectra parlando
avesse inteso dire solo quel che effettivamente aveva detto o,
piuttosto,
riuscisse a inserire e cogliere anche qualche sottinteso; questo era
uno di
quei momenti.
«Ci
metti poco. Nessuno ci vedrà e nessuno avrà da
ridire»
concluse il Decpeticon, raggiungendo la cucina.
«C’è
un altro problema» disse Spectra «Questo non
è un giorno
in cui devo fare i dolci, quindi l’energon e i minerali che
servono sono stati
messi in alto, in basso ci sono gli altri».
«Io
ci arrivo» ribatté Helex «Indicami quali
ti servono».
Spectra
obbedì e, nemmeno un minuto dopo, ebbe in mano gli
ingredienti. «Grazie. A pensarci bene, un po’ne
avevo voglia anche io. Forse
Tarn aveva ragione, avrei dovuto tenere per me la razione che aveva
consigliato
invece di prenderne meno».
«Avresti
dovuto. Tu mangi come un lilleth» alias un uccellino
cybertroniano piccolo e delicato col corpo e le ali fatti di materiale
simile
al vetro «E infatti sei piccola come un lilleth, se non mangi
non cresci.
Secondo me diventata adulta sarai ancora un lilleth. Ti
chiamerò così d’ora in
poi. Ora però mettiti al lavoro, prima
che-»
«“Prima
che” cosa, Helex?»
Sentendo
la voce di Tarn provenire dalla soglia della cucina,
nelle ottiche rossastre di Helex comparve lo sguardo di chi iniziava a
pensare
di doversi pentire di tutti i propri peccati - in quel caso soprattutto
di gola.
«Ti
vedo in difficoltà ma credo di poter completare la frase.
Credo che tu stessi per dire “Prima che a Tarn, finito di
sistemare la
burocrazia, venga in mente di uscire dai suoi
appartamenti”» continuò il
comandante, avvicinandosi «“E finisca per
incontrare Kaon, il quale tuttora si
sta lamentando di come ho portato via
Spectra…”»
«Tarn-»
«“Cercando
di approfittare del suo carattere mite e di
imporle di fare dei dolci che sforano ampiamente la mia dose
settimanale. Il
tutto nonostante io avessi una scorta segreta e Tarn, appena tre giorni
fa,
abbia casualmente
ricordato
a
tutti che abbiamo una politica di razionamento del cibo che esiste per
essere
seguita”».
Non
stava urlando, stava abbassando la voce frase dopo frase,
ma Spectra, che in tredici giorni era venuta a conoscenza della
pericolosa
abilità di Tarn, sapeva che non era un buon segno. Lo sapeva
anche Helex, che
doveva essere nei guai e che infatti indietreggiava a ogni passo che
Tarn
faceva.
«Devo
iniziare a pensare che la tua ingordigia superi il
rispetto verso le regole e verso la mia autorità,
Helex?»
«Non
è colpa sua» si intromise Spectra.
La
tensione aumentò ulteriormente.
«Avevo
voglia di biscotti anche se non è uno dei giorni in
cui devo farne. Non credo che l’avrei avuta se avessi
ascoltato quel che avevi
detto sulla quantità che avrei dovuto tenere per me, io
avevo torto e tu avevi
ragione» continuò la giovane «Lui era
qui perché io non riuscivo ad arrivare
agli ingredienti, ma non sa quali di essi servono per fare una o
l’altra cosa.
Ho sbagliato e non capiterà più, mi dispiace
tanto».
“Non
ci cascherà mai” pensò Helex.
Ci
fu qualche attimo di silenzio nel quale Tarn fece passare
lo sguardo da una all’altro.
«Ammonimenti
per entrambi. Tu una volta» disse a Spectra «E
tu due» indicò Helex «Al terzo come sai
scatta il richiamo scritto. Spectra,
dal momento che sono libero possiamo iniziare ora il nostro programma
serale».
«Sì»
disse lei, lasciandosi prendere in braccio senza
opporsi.
«Helex,
l’avevo detto già otto giorni fa ma ti ricordo che
domani ci sarà la valutazione mensile del rendimento.
Ricordati di portare il
PSP» alias il “piano di sviluppo
personale” «E ricordalo anche agli
altri».
Se
di norma il Decepticon avrebbe sbuffato in quel caso evitò
accuratamente di farlo, felice che il suo comandante, contrariamente
alle
previsioni, avesse creduto alle parole della giovane femme.
«Sarà fatto».
Nessuno
si mosse.
«Mi
chiedo dove siano le tue buone maniere. Quando si riceve
un favore» Tarn indicò Spectra con un cenno del
capo «Si deve ringraziare».
«Grazie»
disse immediatamente.
Non
ci era cascato, avrebbe dovuto immaginarlo, e quando
Helex lo vide andarsene via si sentì piuttosto
fortunato.
“Niente
più dolci extra. Mai più” concluse,
prendendo in mano
gli ingredienti per rimetterli a posto.
«Stai
provando a cucinare qualche dolce? Evita!» esclamò
Nickel, appena arrivata, facendolo trasalire. Sebbene fosse un minicon,
quindi
decisamente minuscola, aveva una voce e un caratterino che non
passavano
inosservati nemmeno in mezzo a certi colossi «Ho paura di
cosa potrebbe uscire
fuori nel caso in cui non vada tutto a fuoco. Meglio lasciarlo fare
alla
bambina nei giorni stabiliti».
Avrebbe
avuto tante cose da dire a riguardo ma preferì
tenerle per sé. «Non è una bambina.
È un lilleth».
«Mh?
Sì, ci somiglia. Volevo finire di farle vedere come si
fa un trapianto di sensore ottico, sicuramente più utile di
qualunque cosa in
cui possiate coinvolgerla voialtri, quindi dov’è
ora? Kaon mi ha detto che era
con te».
«Tarn
l’ha appena portata via».
Nickel
non ci mise molto a fare due più due. «Io te lo
avevo
detto che stavi diventando troppo ingordo. Già non sono
sicura che questo sia
il posto per lei, almeno decidetevi a lasciarla in pace, voi macchine
assassine!»
«Credevo
che fossi contenta di poter vedere da vicino la
faccia di qualcuno senza usare il jetpack… EHI! Tu
ripari
Decepticon con quelle mani!» esclamò Helex,
vedendo il gestaccio di Nickel
«Credevo che fossi soddisfatta di lei, non dicevi che impara
in fretta quel che
le mostri?!»
«Impara
in fretta un po’tutto ma non è questo il
punto»
ribatté lei «Ti risulta che in questi tredici
giorni Tarn le abbia detto cosa
fate, o facciamo, di preciso?»
«Quando
Tesarus ha visto che lo guardava mentre lui si
toglieva pezzi di mechs incastrati tra le lame, lui le ha ricordato
lì fuori
che c’è una guerra. Non so se lei abbia capito di
cos’erano quei pezzi, in
effetti credo di no, ma che vuoi farci?»
Seppur
ancora dubbiosa, alla fine Nickel sospirò e fece
spallucce. La risposta a “che vuoi farci?”, in
quella situazione, era “proprio
nulla”.
Intanto
Tarn, come ogni sera da tredici giorni a quella
parte, prima di portare Spectra nei propri appartamenti si stava
dirigendo
davanti alla grande statua di Megatron presente
nell’astronave.
«Si
è spaventato davvero» disse piano Spectra, rimasta
in
silenzio fino ad allora «Ma erano solo dei dolci, voleva solo
quelli».
«Sono
certo che tu sappia benissimo che non era un problema
di dolci, quanto piuttosto di disciplina. A tal proposito: non voglio
che si
ripeta quel che è successo oggi. Apprezzo che ti interessi
della salute dei
miei uomini, è un segno che ti stai integrando, ma quando
parli con me voglio
la verità e nient’altro. Così
continueremo ad andare d’accordo. Ci siamo
capiti?... Sì? Molto bene».
Arrivati
davanti alla statua di Megatron, Tarn fece cenno a
Spectra di procedere con la prima delle loro abitudini serali.
«Anche
quest’oggi ringraziamo e lodiamo il nostro fondatore e
capo supremo» esordì la giovane «Che il
suo coraggio e la sua saggezza possano
sempre illuminare il nostro cammino verso una pace che sia eterna come
la sua
ferrea tirannia. Peace
through tiranny».
«Peace
through tiranny»
le fece eco Tarn.
Dopo
averle mostrato la statua di Megatron, rimediando alla
grave lacuna riguardo le sue fattezze, quell’invocazione era
stata la prima
cosa che le aveva insegnato. Le aveva spiegato che nella dottrina
Decepticon
non era concepibile alcuna religione e che quindi sarebbe stato meglio
se
avesse dimenticato le preghiere che rivolgeva a Primus e i Tredici
Prime.
La
risposta della giovane l’aveva lasciato basito,
perché
aveva detto che non le erano mai state insegnate preghiere, solo
bestemmie,
delle quali ce n’era una che -da quel che Tarn aveva capito-
riusciva a mutilare
tutte le divinità conosciute mentre dava loro connotati
bestiali e le
coinvolgeva in un’orgia svolta in luoghi poco appropriati.
Lei comunque non
bestemmiava: non le piaceva insultare la gente.
«Sono
sempre concetti che fa piacere ripetere» disse Tarn
«E
ora andiamo a studiare. Sarai lieta di sapere che iniziando prima
possiamo
andare più avanti con la lettura di “Towards
Peace”».
Spectra
sorrise. «Che bello!»
Non
era una presa in giro, era veramente contenta all’idea. I
libri di fiabe che aveva quando viveva ancora in casa propria erano un
numero
notevole ma erano sempre quelli, ormai li sapeva a memoria, quindi
avere a che
fare con un libro nuovo non poteva farle altro che piacere. Aver
vissuto da
reclusa se non altro aveva mandato alle stelle la sua
volontà di conoscere e
imparare.
«Circondata
dalle persone giuste pronte a instradarla,
l’entusiasmo verso l’apprendimento è una
della migliori qualità che possa avere
una mente giovane. Tralasciando il tuo piccolo scivolone di prima posso
dirmi
soddisfatto di te».
«Alla
valutazione di rendimento di domani devo portare anche
io il PSP?»
«Trattasi
di una valutazione mensile e domani sarà solo
il tuo quattordicesimo giorno a bordo, non avrebbe senso. Aspetta: hai
fatto un
PSP?! Ma più che altro, come sai cos’è
e cosa devi scriverci dentro? Non mi
risultava di avertene parlato, le tempistiche non lo
richiedevano».
«L’ho
scritto con Vos».
Un’affermazione
che non contribuì a diminuire la sua
perplessità. «Spectra, Vos parla e scrive solo in
gergo primordiale. Capisce
quel che diciamo ma non usa la nostra lingua».
«Sono
io che cerco di imparare la sua. Varie parole le ho
imparate proprio facendo il PSP, adesso quindi lo capisco un pochino.
Niente di
più però, non so scrivere le frasi intere senza
aiuto e la mia pronuncia non va
bene, lui dice che per ora è abbastanza disastrosa. La
volontà di migliorare
però poteva andare nel PSP, quindi ho scritto anche
questo».
Sperando
che in futuro non fosse contagiata dalle abitudini
del resto del gruppo e quindi continuasse a prendere sul serio
l’amministrazione, raggiunse i propri appartamenti insieme a
lei.
Inizialmente,
essendo stata sua la decisione di prenderla a
bordo, aveva pensato di farla sistemare lì, ma aveva
accantonato subito l’idea:
non aveva intenzione di dare adito a chiacchiere strane. Di conseguenza
l’aveva
affibbiata a Nickel che, dopo averla rivoltata come un calzino per
controllare
che non avesse malattie, l’aveva presa per mano e portata nel
proprio alloggio
senza fare obiezioni. Probabilmente le piaceva l’idea di non
essere più la sola
piccoletta nella nave.
«Accomodati,
Spectra».
“Towards
Peace” era stato già messo sul tavolo, in attesa
solo di essere letto ad alta voce da Spectra. Tarn aveva deciso di
lasciarle
toccare quell’inestimabile reliquia solo dopo aver
controllato le condizioni
dei due libri di fiabe che aveva nello zaino, trovandoli intonsi
sebbene
fossero più vecchi di lei. Si era anche forzato a dar loro
una rapida lettura,
tanto per capire meglio il soggetto che aveva deciso di
istruire.
Lei
si sedette. «Riprendo da dov’eravamo
arrivati?»
«Certo,
a meno che tu abbia dei dubbi su qualche passaggio
della precedente lettura».
«No.
È solo…» Spectra lo guardò
«Ho ricordato che ieri mi hai
detto che quella che avremmo letto stasera è una delle parti
che
preferisci».
«Ragion
per cui pensi che dopo averti lasciato leggere due
parole inizierò a recitarla a memoria,
com’è capitato altre volte. Se è
così,
sono costretto a dirti una cosa» fece una pausa
«Hai perfettamente ragione».
Contagiato
dal sincero entusiasmo della giovane, ancora vivo
come la prima sera in cui l’aveva sentito declamare pagine
intere parola per
parola e l’aveva guardato con un’aria deliziata che
da tempo immemore Tarn non
vedeva sul viso di qualcuno, si schiarì la voce.
«“La
mia arma è il mio fardello”»
esordì, con la massima
enfasi e la serietà «“Ciò che
mi ricorda in modo costante il percorso che sono
stato costretto a intraprendere. Quando la parola
‘arma’ sarà vuota di ogni
significato; quando lo scopo di un’arma sarà
impossibile da afferrare; quando
rinunciare alla mia arma non avrà significato per altri che
non sia io, solo
allora potrò rimuoverla dal mio braccio…
perché solo allora avrò guadagnato il
diritto di liberarmi del mio fardello”» concluse, e
fece una breve pausa per
gustare il suono di quelle parole. «Sai una cosa? Cercare di
ispirare te con lo
studio di queste parole è qualcosa che finisce per ispirare
anche me stesso.
Ora, come le altre sere, ti chiedo: quali sono le tue considerazioni su
ciò che
hai appena sentito?»
Aspettò
che Spectra finisse di riflettere. Di solito non
impiegava mai molto per dare una risposta.
«Lui
qui parla in senso letterale o è come in certe parti
delle fiabe, dove non è così?»
«Il
confine tra una e l’altra cosa a volte può essere
labile.
Questa è una di quelle volte».
«Più
che altro sono un pochino dispiaciuta per quello che
dice, perché sembra qualcosa come… non so, come
se tutti possano andare avanti
e dimenticare tranne lui che fatto cominciare tutto. Ma se devono
andare avanti
“tutti” allora lui non può essere
escluso, finché sarà escluso certe cose
continueranno ad avere il significato che hanno, e finché lo
avranno niente di
tutto questo finirà mai e… Tarn, ma lui pensa
davvero che prima o poi la guerra
possa finire oppure no?»
«Questo
discorso va oltre la guerra, Spectra, e ci sono cose
che non possono “finire”»
replicò il Decepticon «La pace attraverso la
tirannia
è qualcosa a cui non si finisce mai di lavorare. La tirannia
va mantenuta in
maniera costante, così che la pace sia costante.
Perché la dottrina Decepticon
sia sempre forte, c’è chi deve prendersi la
responsabilità di certe azioni e
precludersene altre».
«Sembra
proprio un fardello grande. Come dice lui nel
libro».
«
Il bene superiore richiede sacrifici. Sempre.
Ma ricorda che in
realtà non c’è sacrificio che sia
troppo grande quando la causa è quella
giusta. La nostra lo è. Bene… dopo questo direi
che tu possa tornare, anzi
iniziare, a leggere».
Pur
essendo sempre sincera nell’esprimere le proprie
considerazioni, ce ne era una che Spectra aveva evitato di fare: quella
in cui
si stupiva di quanto l’appartenenza a una fazione militare
potesse divorare
ogni altro aspetto di certe vite.
Non
avrebbe mai pensato che una cosa simile fosse possibile e
lei, sinceramente, sperava di riuscire a evitarlo pur imparando da Tarn
più che
poteva. Se avesse dovuto paragonare con qualcos’altro
l’importanza che Tarn
dava alla causa, l’avrebbe paragonata a quella di Spectrus
verso il conoscere
intimamente più donne possibili: la devozione le sembrava
più o meno quella.
Forse però le conseguenze della devozione della DJD erano un
po’più pesanti. Se
gli altri avevano paura quando Tarn abbassava la voce, dovevano averlo
visto
usare più volte quella sua capacità per uccidere
la gente che secondo lui
minacciava quello a cui era votato.
Spectra
non era nuova al concetto di “morte”.
C’era una
guerra in corso, come le aveva ricordato anche Tesarus, e quando
c’era una guerra
in corso le persone morivano -sì, morivano, proprio
com’erano morti suo padre e
sua madre, che lei non aveva conosciuto.
Non
le piaceva l’idea, lei non era in grado di uccidere e
probabilmente non lo sarebbe mai stata, però per forza di
cose era una realtà
che accettava. Era anche il destino che toccava ai cattivi di ogni
fiaba e,
oltretutto, sapeva che anche Spectrus aveva ucciso, perché
glielo aveva detto
chiaro e tondo: aveva ucciso i “cattivi” con un
colpo alla Scintilla e via, un
colpo che distruggesse il cervello e via.
Cattivi,
come quelli con cui viveva adesso -per Spectrus
sicuramente lo erano- e per i quali i cattivi erano gli altri,
perché Tarn era
convinto che il “bene superiore” stesse dalla sua
parte.
Spectra
iniziava a pensare che forse tutti nelle loro teste
si sentissero gli eroi, come i vari principi azzurri nelle fiabe. Era
il solo
modo in cui spiegare una simile contraddizione.
«Va
bene, Tarn. Ora comincio…»
Nel caso ve lo stiate chiedendo, sì: la statua di Megatron c'è davvero, i membri della DJD dicono per davvero quella sorta di "preghiera", Tarn ha davvero la prima edizione di Towards Peace appesa in camera sua e sì, prende molto sul serio l'amministrazione: piano di sviluppo personale, voti, ammonimenti, richiami scritti, nulla che mi sia inventata io, sono tutte cose che sono presenti per davvero :'D