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Autore: Cinderella90    11/11/2019    2 recensioni
«Sei forse impazzito?»
«Niente affatto, Hyuga. Ho semplicemente più esperienza di te con la stampa scandalistica e con i paparazzi. Stai pur certa che quel paparazzo non se ne andrà fino a quando non sarà riuscito a immortalarti con la sua macchina fotografica.» continuò Sasuke, mentre con la coda dell’occhio vide il fotografo pronto a scattare delle immagini. «A te la scelta. Puoi lasciare che la gente ti consideri come la povera donna abbandonata dall’amato, oppure che che mi veda mentre ti bacio. Con una fotografia del genere chiunque inizierà a pensare che io sia sempre stato il tuo amante.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sasuke conosceva abbastanza le donne per sapere quando una di loro era sul punto di piangere, e poiché lei aveva detto all’Haruno di voler stare da sola, pensò che era suo dovere concederle almeno quel privilegio. Stava giusto per avviarsi alla sala da ballo, quando si fermò di colpo in preda a un vecchio ricordo: Hinata  che gli raccontava della sua famosa caduta da cavallo.
 
«Avevo male ma non ho mai pianto, lo sai? Né quando mi sono rotta il polso, né quando il medico me lo stava mettendo a posto.»
«Neppure una piccola lacrima?»
«No, neppure una.»
«Accidenti, buon per te.»
«Non la metterei su questo piano.» Ammise lei dopo aver sospirato. «Non ho avuto modo di piangere perché sono svenuta.»
 
Da bambina, era riuscita a trattenere coraggiosamente le lacrime di dolore, ma quella sera era più che evidente che non ci sarebbe riuscita. Hinata era stata ferita dalla persona che amava di più ed era stata ferita in un modo insopportabile. Sasuke esitò più volte, diviso tra l’impulso maschile di fuggire da quella situazione, e quello molto meno comprensibile di offrirle una spalla su cui piangere e successivamente la forza e il sostegno di cui la donna necessitava.
 
Alla fine il secondo impulso ebbe la meglio sul primo: dopo aver preso due piccole coppe di champagne, che era sicuro le avrebbe dato un po’ di coraggio, si diresse a passi lenti ma decisi verso la porta.
 
La lunga e stretta terrazza in marmo era deserta e decisamente poco illuminata. Visto lo stato d’animo in cui si trovava, Hinata preferiva decisamente il buio di quella terrazza rispetto alle luci e all’atmosfera che si respirava all’interno della sala da ballo, almeno si risparmiava la pena di dover ascoltare l’orchestra suonare I Don’t Want To Miss A Thing.
 
Sperando di riuscire a sottrarsi alla vista di chiunque decidesse di uscire, la giovane donna percorse la lunga terrazza fino a svoltare l’angolo, raggiungendo velocemente il punto in cui essa terminava sull’angolo dell’edificio. Ferma accanto alla balaustra in ferro battuto, premette le mani sul marmo freddo e chino il capo, tentando di reprimere le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all’altro.
 
Negli ultimi giorni aveva riflettuto a lungo su quell'assurda situazione e si era ritrovata ad altalenare momenti in cui si sentiva piena di energia, a scatti feroci che la lasciavano senza fiato ed energie. Ancora non riusciva a credere che tutto ciò fosse capitato proprio a lei. Naruto si era sposato. Con un’altra. Solo il mese prima avevano parlato di andare a vivere assieme, di presenziare assieme al ballo e ora? Non le rimaneva nulla.
 
Si ritrovò a chiedersi da quando Naruto aveva cominciato a preferire le bionde tutte tette e senza cervello alle brune tradizionaliste come lei. Dalle fotografie apparse sui giornali si poteva chiaramente notare che ora l’uomo era più rilassato e, senza ombra di dubbio, molto più felice.
 
Il forte rumore di una porta di metallo che si chiudeva la distolse da quei pensieri, costringendola a voltarsi e a guardare allarmata in direzione dell’uomo che era appena uscito dall’albergo. Al sollievo per il fatto che si trattasse di un ospite del ballo e non di uno dei tanti fotografi, si sostituì immediatamente l’irritazione, poiché lo sconosciuto la stava raggiungendo con passi decisi.
 
Mimetizzato nell’ombra, lo straniero continuò ad avanzare verso di lei: aveva le braccia piegate e reggeva qualcosa tre le mani, due bicchieri di champagne. Hinata si ritrovò a guardare a bocca aperta prima i bicchieri e poi lui, mentre l’uomo colmava ulteriormente la distanza che li separava. Era alto, aveva spalle larghe e un volto dai tratti decisi. Il mento squadrato, le sopracciglia scure e due occhi talmente scuri da aver l’impressione di potersi perdere al proprio interno.
 
«Ciao, Hinata.» Disse lui con tono sicuro e profondo.
«Mi dispiace» disse, cercando di risultare il più educata possibile. «Se ci siamo incontrati, non me ne ricordo.»
 
«Oh, senza dubbio ci siamo incontrati.» Affermò lui, restando impassibile di fronte a quella sua dimenticanza. «Per essere precisi anche molte volte.» Allungò un braccio e le tese il bicchiere. «Champagne?»
 
Hinata rifiutò con un cenno del capo senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Benché normalmente preferisse gli uomini con i lineamenti raffinati e il fisico non troppo delineato ai tipi come quello, che trasudano forza e mascolinità da ogni poro, era fermamente convinta che non se ne sarebbe di certo dimenticata se l’avesse incontrato.
 
«Non credo, forse mi ha scambiato per qualcun’altra.»
 
«Non ti ho scambiata per nessun’altra.» Affermò lui. «Ricordo perfettamente i tuoi occhi chiari, i capelli lunghi e il tuo innegabile istinto da crocerossina. A proposito, come sta tua sorella?» Chiese lui, mentre la linea dura delle sue labbra si piegava in un pigro sorriso. «Ha ancora un debole per l’Inuzuka?»
 
Hinata gli rivolse un’occhiata incerta. La voce di quell’uomo le risultava sempre più familiare ma per quanto si sforzasse non riusciva ancora a vederlo bene in volto. Per caso, o di proposito, l’uomo si trovava appena fuori dal raggio di luce proveniente dal lampione.
 
«E’ un amico di mia sorella, signor…?»
 
«Signore?» Finalmente l’uomo uscì dall’oscurità e con immenso piacere Hinata lo riconobbe. «Signore è decisamente troppo formale, un tempo mi chiamavi…»
 
«Sasuke!» mormorò lei, in preda allo stupore. Sapeva che sarebbe venuto al ricevimento di quella sera, e fino a pochi giorni prima era stata molto ansiosa di rivederlo, quando ancora la sua vita non era andata in pezzi.
 
«Sasuke? Sei davvero tu?»
 
Sasuke vide il volto della giovane donna illuminarsi dalla felicità, e la cosa gli riscaldò il cuore, cancellando per alcun secondi la maschera fredda e calcolatrice che lo accompagnava ovunque andasse. «In carne e ossa, Hinata.» Scherzò lui, mentre le offriva nuovamente il bicchiere. Da un estraneo non lo aveva accettato, notò Sasuke, ma lo accettò volentieri da un vecchio amico.
 
«Penso che il nostro incontro richieda per forza un brindisi, signorina Hyuga.»
 
«Lascio a te l’onore» disse lei. «Io sono ancora troppo sconvolta per poter anche solo pensare a un brindisi.»
 
«Alla donna più fortunata che conosca.» Sasuke alzò il bicchiere e le rivolse un mezzo sorriso.
 
«Fortunata? Che Dio ce ne scampi e liberi!»
 
«E perché mai? Che cosa potrebbe mai esserci di meglio che essere scampata a un matrimonio con un decerebrato mentale?»
 
Quell’affermazione era così fuori luogo, e allo stesso tempo così leale, che Hinata sentì contemporaneamente l’impulso di ridere e di piangere. «Hai perfettamente ragione.»
 
Per evitare il suo sguardo, Hinata bevve un generoso sorso di champagne, poi cambiò rapidamente argomento. «Quando si è saputa la notizia che avresti partecipato all’asta erano tutti molto eccitati. Ho così tante domande da farti! Non so proprio da dove incominciare.»
 
«Che ne dici se cominciamo dalla più importante?» La interruppe lui con fermezza, facendo di nuovo sentire Hinata una bambina al cospetto di un uomo più vecchio e più saggio.
 
«Come riesci a sopportare tutto questo?»
  
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