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Autore: Sigridshieldmaiden    11/11/2019    0 recensioni
Cosa cambia una persona ? Un incontro? Un fatto?
Forse,ma se tutto ciò invece facesse parte di uno scherzo del destino? Dopotutto non possiamo saperlo,ma possiamo scegliere . O si accetta il flusso degli eventi o lo si cambia per noi stessi.
Ma una vendetta si può scegliere? Penso di si,almeno lo penso in questa storia.
Probabilmente sarà noiosa o no,questo sarà il lettore a sceglierlo,ma perlomeno sarà una storia diversa da tutte quelle che parlano di vendetta .Potrei anche sbagliare,ma se così non fosse..?
Genere: Drammatico, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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I due percorsero la strada che ,dal villaggio andava verso le fattorie limitrofe ,tutta d'un fiato.
si fermarono un attimo solo alcuni minuti  per ripararsi dagli enormi goccioloni di pioggia ,martellanti,sotto l'enorme sorbo dalle foglie dorate che ,alla, biforcazione divideva la strada in due . 
Era un albero  vecchissimo, imponente , che emanava un che di solitario al solo guardarlo. Chissa quanti si erano riparati sotto la sua chioma nel corso del tempo, come loro in quel momento ,che erano colti dalle improvvise piogge tipiche di quelle terre .
Dalla strada il gigante frondoso appariva un intrinseco di rami scuri e nodosi , con una lucente chioma del  tipico colore giallo dorato che l'autunno chiedeva come pegno per il suo passaggio. Ma era solamente mettendosi sotto la sua chioma che si poteva comprendere la sua grandezza.
Se fuori sembrava altissimo , dentro era talmente grande che veniva spontaneo pensare di poter toccare il cielo solamente arrampicandosi sui suoi rami. Una vera e propria cattedrale dei boschi.  Dal suolo si vedeva la scura sagoma del tronco che saliva al cielo e che tramite i suoi rami,le sue fronde, i suoi rametti e alle sue foglie  dorate  si univa ad esso, creando un collegamento tra cielo e terra.                               Le uniche cose che  interrompevano  qua e la quel giallo sgargiante erano gli uccelli che saltavano da un ramo all'altro per raggiungere  i nidi  o per aggiudicarsi le peruzze rosse che la pianta produceva abbondantemente  ogni anno e che la gente raccoglieva per l'inverno.
Ne era caduta di pioggia e di neve da quando era  stato un piccolo fruscello e secondo i raccolti dei vecchi del villaggio era stato il trisnonno del nonno di Lief a piantarlo come offerta agli dei per la prosperità della loro famiglia ,il che faceva inorgoglire il ragazzo ogni volta che vi passava sotto, trasmettendogli allo stesso tempo anche un senso di responsabilità nei confronti di quell'albero, che in fondo sentiva come un suo antenato.
< Dici che sono mature? > chiese Lief a Sigrid .
< Qualcuna forse ma credo sia presto, sai bene che devono marcire prima che siano buone ,possiamo sempre raccoglierle quando smette di piovere. >
Disse tirando su lo sguardo verso i rami in alto,venendo colpita  proprio in quel momento una goccia di pioggia fra gli occhi.
< Credo sia meglio andare a casa ,questo tempaccio non vuole smettere. >
< Io vado,ci vediamo dopo. >  gli rispose Sigrid che senza attendere risposta si avviò correndo per la biforcazione sinistra, quella che portava a casa sua.
Ci mise un po per arrivare ,cercando di evitare i piccoli ruscelli d'acqua che, per la pendenza si erano creati  ,qua e la, attraversando la strada dando vita a  profondi solchi pieni di rametti,foglie e sassolini che l'acqua tirava via con se. Ma nonostante quel rimescolamento del suolo riconosceva ogni singolo angolo di strada che passava. Poi finalmente,da dietro dei cespugli una piccola staccionata di legno segnava l'inizio di casa sua. Era una casa di legno,tipica di quel tempo,fatta con gli abeti di quelle terre, con l'unica differenza che i muri erano rinforzati da una specie di cordulo di terra che suo padre aveva costruito per mantenere bene il calore dentro.
Ogni volta che la vedeva la nostalgia le stringeva il cuore. Ormai erano passati cinque anni da quando i suoi genitori erano morti nell'epidemia che aveva colpito Fjara e che aveva fatto talmente tante vittime da essere data per spacciata.     
Lentamente la vita aveva ripreso a scorrere ,ma nonostante la presenza di Hilda in Sigrid si era creato un vuoto che non sarebbe mai stato riempito.
Velocemente entrò in casa scrollandosi di dosso l'acqua, che ormai i suoi vestiti non riuscivano più a trattenere tanto era bagnata; si  affrettò a prendere i rametti secchi e qualche ciuffo di paglia che aveva imparato col tempo  a tenere dentro casa  e si accese un bel fuocherello che in men che non si dica riscaldò la stanza .Dopo di chè si diede una bella asciugata e iniziò a prepararsi una di quelle zuppe di erbe secche che aveva tanto odiato da piccola ma che ora invece apprezzava,specialmente dopo giornate come quelle sotto la pioggia . 
Dopo la morte dei suoi genitori non aveva voluto saperne di andare a vivere con Hilda e Sven,che si erano appena sposati,ed aveva iniziato a vivere da sola in quella grande casa, imparando a cavarsela senza chiedere aiuto a nessuno. 
Molte delle faccende domestiche le faceva da sola,tranne che alcune cose come tagliare e ammassare la legna o arare il piccolo orto che coltivava dietro casa, che naturalmente faceva fare a Lief,chiaramente dopo affermazioni sulla sua scarsa forza fisica .                                   Il ragazzo che puntualmente punto nell'orgoglio si ritrovava così , ogni primavera  ,ad arare quel piccolo pezzo di terra o a spaccare legna a rotta di collo pur di dimostrare la sua schiacciante forza maschile.
 "Deve essere lui" pensò Sigrid, mentre si accingeva a bere il suo brodo di erbe ,quando sentì bussare alla porta.
Istintivamente si avvicinò ad essa di lato,nascondendo il braccio sinistro che di scatto aveva afferrato un pugnale che per evenienza teneva legato sotto la panca vicina al focolare.
Chiunque ci fosse lì fuori,doveva potersi difendere,da amico e non .
< Chi è ?! > disse a voce alta verso l'esterno.
 < Sono io....Vuoi aprire o aspetti che crepo annegato? > rispose una voce burbera e arrabbiata da dietro le assi della porta.
Solo al sentire quelle dolci parole Sigrid, abbassò l'arma e aprì la porta, facendo entrare  Fjorn Lo Sfregiato, come lo chiamavano gli altri al villaggio.
Fjorn era un uomo possente ,alto,con capelli e barba castani , entrambi raccolti in trecce .  Aveva occhi marroni e sul destro era situata la lunga cicatrice , che partiva dalla fronte arrivando alla guancia ,gli aveva dato quel simpatico soprannome che lo faceva imbestialire ogni volta che lo sentiva pronunciare. Per il resto il suo aspetto non differiva molto da quello di un qualsiasi abitante di quelle terre , il che lo faceva arrabbiare ancor di più ,perchè se non fosse stato per la sua cicatrice non sarebbe stato ricordato da nessuno, nè per i saccheggi che fino a quel momento aveva compiuto,nè per le sue vittorie ,che a dirla tutta cambiavano di volta in volta e che erano sempre senza testimoni.
< Cosa vuoi ? > chiese Sigrid .
< Siediti e ascoltami > rispose Fjorn secco.


Il suono del corno rimbombò nel fiordo come una goccia che cade nel vuoto.
Sigrid e Lief erano in posizione pronti per lanciarsi l'uno sull'altra con la spada che fino a pochi minuti prima era a terra nel mucchio delle armi.L'aria era fredda e i loro respiri,uniti a quelli di tutti creavano un immensa nube di vapore che faceva capire quanto potesse far freddo quella mattina.
" Domani dovrai combattere nella piazza del villaggio davanti allo Jarl. Dovresti ringraziarmi, ti ha dato una possibilità solo perchè io gli ho parlato di te. Sai bene che questa è l'unica possibilità che hai, se fallisci non ne avrai più e dovrai restare per il resto della tua vita dentro queste quattro mura,in un villaggio pieno di vecchi a fare la muffa. Sia chiaro,io ti ho addestrato e io ti scorticherò viva se ti farai battere " Gli aveva detto Fjorn.
" Nessun problema, vedrai che non dovrai farlo" Gli aveva risposto lei.
Peccato che non gli aveva detto che sarebbe stato Lief il suo sfidante.
Ma non era quello il momento dei dubbi. Era una sfida. ERA LA SFIDA. E l'avrebbe vinta.
Prese un lungo respiro caricando il braccio,pronto per l'azione, cercando di mantenere basso il suo battito cardiaco, ma non ci riusciva.
Ma ben presto smise di pensarci.
Il corno suonò ancora e scese il silenzio.
La sfida era iniziata.
   
 
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