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Autore: HikariMoon    11/11/2019    1 recensioni
Temporaneamente al sicuro nel Regno di Smeraldo, manca solo il Guerriero Giallo per rendere ancora una volta completo il gruppo dei Maestri della Luce. Mentre Yuuki torna sulla Terra alla sua ricerca, e con un altro compito che sente di doversi assumere, Mai, Hideto, Kenzo e Dan hanno una diversa missione. Per avere un vantaggio sui propri nemici, varcheranno il portale per il futuro in cerca dei Brave. E un’unica domanda rimane fissa nella loro mente: cos’è diventato il futuro del Guerriero Giallo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clackey/Clarky Ray, Dan Bashin, Moonlight Barone/Barone Chiaro di Luna, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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CAPITOLO 4

Superata la sorpresa nel rendersi conto che anche lì erano passati più anni di quanti ne avessero vissuti loro, i Maestri della Luce del passato riempirono di domande Angers, Yus e Plym. Volevano sapere cosa fosse successo a ognuno di loro.

Plym raccontò con entusiasmo della piccola officina che aveva inaugurato da poco e di come continuasse a gestire la manutenzione della Magnifica Sophia.

Yus rivelò con un misto di orgoglio e di imbarazzo che prestò avrebbe assunto ufficialmente il ruolo di liaison tra l’HUMAA fondata da Clarky e Barone e il governo del Giappone.

Stella si vantò dei nuovi risultati ottenuti nello studio di umani e Mazoku e dell’interazione tra Nucleo e tecnologia, guadagnandosi un’occhiataccia e una linguaccia da Kenzo.

Angers aveva ripreso il suo ruolo di ingegnere aerospaziale ed era a capo dell’equipe che stava preparando il ritorno di umani e Mazoku sulla base internazionale.

Kazan aveva con gioia dismesso il proprio ruolo di comandante delle forze umane, continuando a gestire soltanto la sicurezza del centro politico e di ricerca di Tokyo.

Scoprire che Zolder e Flora, a bordo della Centurion, erano diventati ambasciatori per le relazioni tra umani e Mazoku aveva suscitato non poco sconcerto e ilarità.

Ilarità che non era riuscita a risollevare del tutto gli animi, quando avevano scoperto che En e Fant non erano a Tokyo. Dopo che nessuna ricerca era riuscita a ritrovare i loro genitori, i due piccoli Mazoku erano stati presi sotto l’ala della regina Gilfam che li aveva portati a Nova Octo. Lì, tenuti d’occhio da Gaspard, stavano frequentando una delle prime scuole che puntavano all’integrazione tra umani e Mazoku.

Neppure Izaz era a Tokyo ma, come confermato da Plym, Yus e Stella, il fatto non destava grandi preoccupazioni. Il Mazoku andava e veniva, quando voleva e dove voleva, tornando quando uno meno se lo aspettava. Per ripartire altrettanto inaspettatamente sulla scia di una qualche leggenda. Sia Barone sia Clarky si erano arresi e lo lasciavano fare come voleva.

Rugain, come si erano aspettati, aveva preso in mano il governo dei territori di famiglia. Era anche diventato famoso per essere il primo Mazoku a indire elezioni per la formazione di un governo formato da umani e Mazoku. Grazie alla correttezza e imparzialità, tutti si aspettavano che sarebbe stato rieletto per un secondo mandato. Il resto della sua famiglia era sparso per il mondo, come Zack che era diventato ambasciatore per l’HUMAA a Nova Octo. Duc e Shima invece, dopo essersi goduti un po’ di tempo per loro, avevano aperto una scuola che preparasse i politici del futuro, umani e Mazoku che fossero.

Ogni dettaglio che scoprivano in più su tutti i loro amici non faceva altro che aumentare la gioia e la soddisfazione di aver contribuito, seppur in minima parte, a quel futuro.

Da lì, il discorso tornò sul piccolo o sulla piccola che presto avrebbe portato a tre i componenti della famiglia Ray. Ed era sfociato un putiferio, con tanto di scommesse sul nome, risate e sfide lanciate l’uno verso l’altro. Tanto che dal corridoio, nonostante la porta della sala fosse chiusa, si riusciva a sentire ogni parola.

Clarky si era fermato lì, contro il muro, a godere a occhi chiusi delle voci degli amici. Si era preso il compito di comunicare loro la parziale decisione del consiglio in nome del suo ruolo, ma la realtà era che non sarebbe resistito un minuto di più sapendo che loro erano lì.

“Ve lo ripeto, Sophia è assolutamente il nome più probabile se è una bambina!”

“Oh, andiamo! Pensi davvero che sarebbe così prevedibile?”

Clarky ridacchiò e posò la testa contro la parete. Quanto gli erano mancati.

“Angers, cosa ne pensi?”

Si staccò dal muro e si sistemò la divisa. Era arrivato il momento di smettere di tergiversare. Attivò la porta ed entrò. E si complimentò mentalmente di non aver fatto vacillare il sorriso e di non essere scoppiato a ridere. La dottoressa Stella stava lanciando occhiatacce infuocate a Kenzo che le arrivava alla spalla, mentre tutto il resto del gruppo era attorno al tavolo a fissare un’imbarazzata Angers.

E proprio Angers fu la prima ad accorgersi del suo arrivo. Gli rivolse un enorme sorriso colmo di gratitudine.

Clarky finse una tossita. “Suvvia, bambini. Fate i bravi, altrimenti dovrò sequestravi i Brave.”

I Maestri della Luce scattarono sull’attenti e ruotarono sul posto. La fugace sorpresa fu sostituita in un lampo dall’entusiasmo. Mai gli corse addosso lanciandogli le braccia al collo. Clarky la fece ruotare per non perdere l’equilibrio. Rimasti vicino al tavolo, Plym ghignò colpendo con il gomito Yus che sbuffò, alzò gli occhi al cielo e le porse una banconota.

“Non sai quanto mi sei mancato!” furono le prime parole della Guerriera Viola non appena tornò con i piedi per terra.

Hideto e Kenzo lo avevano già raggiunto, anche loro sorridenti, anche loro entusiasti.

“Non sapete quanto voi mi siate mancati!”

Clarky allungò la mano e scompigliò i capelli del più piccolo. “Sei cresciuto un sacco!”

“Non abbastanza mi sembra,” borbottò Kenzo tornando a sistemarsi i ciuffi.

Rivederli, abbracciarli, non sembrava quasi vero. Avrebbe avuto tante domande da far loro, avrebbe voluto sapere tutto quello che era successo in quegli anni. Ma stare lì a chiacchierare era un lusso che, purtroppo, non aveva.

“Vorrei continuare con voi a parlare di nomi e bebè,” riprese Clarky facendo l’occhiolino ad Angers, che scosse la testa, fingendosi esasperata. “Ma sono qui soprattutto in veste ufficiale.”

Nel pronunciare quelle parole, estrasse una card dalla tasca e la porse a Hideto.

“Il consiglio vi ha concesso l’autorizzazione a usare l’archivio delle carte. Con questa potete accedervi senza problemi.”

“Ne faremo buon uso!”

Erano parole innocue, ma nella bocca del Guerriero Blu suonavano quasi minacciose. Forse era un bene che il consiglio non conoscesse Hideto così tanto, rifletté Clarky divertito, o altrimenti non gli avrebbero mai permesso di mettervi mano.

“Comunque,” riprese Clarky avvicinandosi al tavolo e posandovisi contro. Incrociò le braccia e scambiò uno sguardo d’intendimento con Angers, Plym, Yus e Stella. La giovane meccanica allargò gli occhi e venne appena in tempo zittita dalla gomitata di Yus. “Devo avvisarvi che troverete alcune novità tra le carte e penso che le apprezzerete.”

Negli occhi di Hideto brillò una luce rapace, mentre Mai e Kenzo gli fecero cenno di proseguire. Clarky ridacchiò.

“Dottoressa Stella, vuole fare gli onori?”

“Molto volentieri, Capitano.”

La donna estrasse dalla tasca un telecomando e attivò lo schermo sulla parete alle loro spalle. I Maestri della Luce si voltarono proprio nel momento in cui venne proiettata una carta.

Skorpios, Brave dello Scorpione Rinato?

“Un Brave dello Zodiaco?”

“Che significa?”

“Come avete potuto notare,” disse la donna con fin troppa soddisfazione nel vedere i volti esterrefatti dei Maestri della Luce, “la prima novità sono i Brave dello Zodiaco.”

Clarky si staccò dal tavolo e affiancò Stella. “La prima, proprio quello dello Scorpione, è stata trovata casualmente dal team di archeologi inviati nelle rovine dove era stata trovata la X-Rare.”

Sullo schermo la carta si rimpicciolì e apparvero altre dodici a formare un anello. Da ciascuna di esse partiva una freccia che le collegava a una casella con scritto il nome della carta e il simbolo del segno zodiacale.

“Le voglio tutte,” mormorò quasi reverenzialmente il Guerriero Blu, gli occhi fissi sullo schermo.

La dottoressa Stella premette il telecomando e, al posto delle carte, apparve una mappa del mondo con dodici puntini luminosi.

“Ben presto ci siamo resi conto che, nei luoghi in cui un tempo risiedevano le carte dello zodiaco, sono apparsi questi Brave.”

“Trovare quello dei Gemelli è stato uno dei più divertenti,” aggiunse Clarky ridendo. Doveva ammettere che Zolder e Flora, in quegli anni, erano stati una fonte inesauribile di grattacapi e di risate. “Ma è una storia per un’altra volta.”

Mai, Kenzo e Hideto ebbero tutta l’aria di voler protestare, ma zittirono non appena apparve una nuova carta sullo schermo.

“E questa,” proclamò con solennità la dottoressa, “è una degli Imagine Brave.”

Hideto raggiunse Clarky e gli passò una mano attorno alle spalle.

“Vecchio mio, non sai il mondo di bene che ti voglio.”

L’ex-Guerriero Giallo, però, non fu sicuro se quelle parole fossero rivolte a lui. Gli occhi di Hideto, infatti, non si staccarono mai dallo schermo.

“Sono delle carte mecha-fantastiche! Puoi contemporaneamente usarle per fare Brave con due Spirit e ciascuno di essi avrà un diverso effetto!”

I Maestri della Luce si voltarono verso i due, gli unici rimasti attorno al tavolo oltre ad Angers ancora seduta.

“Plym! Lo stava per dire la dottoressa Stella, lo sai vero?”

La ragazza sbuffò e incrociò le braccia. “Ci stavano mettendo troppo tempo.”

La dottoressa si portò una mano alla fronte e spense lo schermo. “Beh, in ogni caso, vedrete meglio come funzionano studiandole nell’archivio.”

Kenzo, però, sovrastando anche le domande di Hideto, non si accontentò di tale risposta. La dottoressa, Plym e Yus iniziarono quindi a raccontare di come avessero scoperto quelle carte pochi mesi dopo la distruzione del Nucleo creato dai Mazoku al centro della Terra.

Clarky, ben conoscendo la teoria che la loro apparizione fosse collegata all’interazione tra esso, la Rampa di Lancio e il Nucleo Progenitore, raggiunse Angers. Arrivato al suo fianco, le posò una mano sulla spalle e si chinò a sfiorarle la tempia con un bacio.

“Immagino che il consiglio ti abbia lasciato libero solo temporaneamente.”

“Immagini bene. Vogliono parlare direttamente con uno di loro. Sono venuto anche per quello.”

Angers gli strinse la mano che era sulla spalla e chinò la testa di lato. Clarky seguì il movimento e il suo sguardo si posò finalmente su Dan. L’amico di un tempo, la testa calda che era riuscito a trascinarlo a diventare un Maestro della Luce era fermo contro una delle finestre. Doveva essere rimasto in disparte tutto quel tempo.

Come avrebbe reagito lui a ritrovarsi in un mondo di cui non ricordava nulla? Nessun amico, nessun luogo, nessuna persona amata.

“Va da lui,” sussurrò dolcemente Angers.

Clarky le rivolse un sorriso e riprese a camminare. Dan si accorse delle sue intenzioni e lo incontrò a metà strada, la mano tesa verso di lui.

“Tu devi essere il Guerriero Giallo, Clarky Ray.”

Si sentì stupido a illudersi in quel modo, ma cercò nello sguardo del Guerriero Rosso il più piccolo segnale di riconoscimento. Ma lo sguardo rimase neutro, l’espressione amichevole ma distaccata.

“Esatto.”

E gli strinse la mano. Dan ricambiò subito la stretta.

“So che non ti ricordi di me, ma sono davvero felice di rivederti.”

“Non sei il primo a dirmelo,” replicò Dan strofinandosi i capelli della nuca.

Clarky non smise di sorridere ma, in un certo senso, era come rivivere gli istanti di otto anni prima di nuovo.

“Sicura che non ti dispiacerà non scegliere le carte in prima persona?”

Avevano lasciato gli altri pochi minuti prima, mentre si dirigevano verso una delle aree computer da cui avrebbero potuto accedere all’archivio delle carte.

Mai, mani incrociate dietro alla schiena e sguardo assorto, emise un verso di diniego. Poi, inclinò la testa verso di lui.

“Kenzo vorrà sicuramente parlare il più possibile con Stella. E sarebbe stato crudele chiedere a Hideto di non guardare le carte,” rise tornando a guardare avanti. “In più, conosce il mio stile di gioco forse quasi meglio di me. Mi fido che sceglierà le carte migliori.”

Non nominò neppure Dan, ma non ce n’era bisogno. Sapevano entrambi che il Guerriero Rosso non avrebbe mai potuto assumersi quel ruolo nella sua situazione. E, dopotutto, Mai aveva ben dimostrato a Gran RoRo e otto anni prima di saper perfettamente gestire l’essere messa sotto i riflettori.

“Non dovrebbe volerci molto. Io e Barone siamo riusciti a convincere il consiglio che non sia necessaria tutta la pompa magna. Ci saremo solo io, Barone, Kazan, le cariche principali dell’HUMAA e la regina Gilfam, in collegamento da Nova Octo.”

La sala riunioni non era molto lontana, ma il silenzio amplificava le distanze. In quel momento, non c’era il tempo per tutte le domande, per tutto quello che Clarky avrebbe voluto sapere. E, senza che lui potesse impedirlo, la sua mente tornava all’estraneità negli occhi di Dan.

“Com’è stato?”

Mai non si voltò neppure verso di lui.

“Strano. Diverso da quello che avrei mai sperato. Sembra così tanto lui, ma…”

Si fermò prima di poter continuare. I loro passi risuonavano nel corridoio. La Guerriera Viola si strinse le braccia al corpo.

“Ma non lo è. Non ancora.”

E si fermò, lo sguardo basso, gli occhi nascosti dalle ciocche di capelli.

“Pensi che abbiamo sbagliato? È da quel giorno che continuo a chiedermi se non abbiamo fatto un errore. E se Dan non ricorderà più nulla? Se diventerà una persona diversa dal Dan che conoscevamo? Se ci odierà per averlo riportato indietro? Ho cercato di nasconderlo agli altri, non voglio farli preoccupare, ma temo pensino la stessa cosa.”

Clarky la obbligò a voltarsi e le posò le mani sulle spalle. Represse velocemente un moto di stizza nei propri confronti: nessuno dei suoi amici era un bambino, ma sentiva comunque l’irrefrenabile bisogno di prendersi cura di loro. E mancavano ancora quattro mesi. Angers lo avrebbe preso in giro per tutta la vita.

“Mai, sono certo che avrei fatto la stessa cosa. Tutti noi l’avremmo fatto. Vedrai che pian piano sarà tutto più semplice.”

Lei abbozzò un timido sorriso. Ripresero a camminare. “Lo spero. Dovevi vederci questa mattina. Avrei voluto sprofondare. Eravamo tipo uh? Mh? Eh? Ciao?” Scoppiò a ridere, una risata amara. “Così imbarazzante. Non avevamo idea di come comportarci.”

Clarky le strinse delicatamente una spalla un’ultima volta e fece un cenno con la testa verso la porta a pochi metri da loro.

“Siamo arrivati.”

Avanzò superandola di alcuni passi, ma Mai gli afferrò un braccio.

“Clarky. Ho bisogno di parlare con te e Kazan, in privato. È importante, per favore.”

L’incertezza di poco prima era evaporata dal suo volto e dalla sua voce. Davanti a lui c’era di nuovo Shinomiya Mai, la Guerriera Viola.

“Ok.”

Ottenere ancora un paio di minuti non fu troppo difficile e, Clarky ne era sicuro, il merito doveva essere soprattutto di Barone. Kazan uscì dalla sala e ridusse i convenevoli a un rapido cenno del capo. Era sempre stato un uomo pratico.

“Shinomiya, il vostro arrivo è stata un’inaspettata ma piacevole sorpresa. Barone li sta tenendo buoni, ma non possiamo trattenerci a lungo. Qual è la questione?”

Mai alternò lo sguardo tra loro due, giocherellando con una ciocca di capelli. Poi, inspirò.

“Riguarda Yuuki.”

E, per la seconda volta in quelle paio d’ore dall’arrivo dei Maestri della Luce, i pensieri nella testa di Clarky si arrestarono. Deglutì e si voltò verso Mai, che lo fissava a testa alta e senza far nulla per stroncare sul nascere l’assurda illusione che si stava formando nella sua testa. Non poteva essere possibile. Avevano riportato indietro Dan.

Non poteva essere successo anche quello: sarebbe stato troppo bello.

Le loro vittorie avevano sempre avuto un prezzo da pagare.

“Mai non…”

E lei sorrise e avanzò, allungando la mano per stringere la sua. Il corridoio sembrava allo stesso tempo enorme e soffocante. Il silenzio scioccato di Kazan era quasi confortante.

“È vivo. Lo è sempre stato. Quando noi lo credevamo morto, ci sono state delle persone che lo hanno protetto e nascosto.”

Era tutto così assurdo. Poche ore prima, la sua più grande preoccupazione era la crescente attività di Cardinal Sign e di Ascendant. Mai avrebbe potuto immaginare che i suoi amici arrivassero e stravolgessero tutto di nuovo.

Kazan deglutì e portò le mani dietro alla schiena. Clarky fu certo di vederle tremare.

“Ma come? E perché non…”

“Era in coma. Per più di un anno. Ma ora è con noi, a Gran RoRo. È stato con noi per tre anni. Sta bene.”

Clarky scoppiò a ridere e abbracciò di slancio la Guerriera Viola. Di quel passo, avrebbe cominciato a credere di star sognando.

“È tutto vero, Clarky.”

Annuì contro la sua spalla e chiuse gli occhi. Clarky si dovette sforzare di non far cadere le lacrime, che già alla notizia di Dan si erano accumulate dietro le sue palpebre. E per fortuna che doveva essere Angers a dover gestire gli sbalzi ormonali.

“Perdonate l’interruzione, ma sarebbe meglio che entriate.”

Clarky si staccò da Mai, inspirò e, quando si voltò verso il Mazoku, aveva ripreso il controllo di sé. Quegli anni all’HUMAA e tra i politici gli erano stati utili almeno per quello. Lo raggiunse e, passando, gli diede una pacca sulla spalla.

“Hai ragione, Barone. Meglio non far scaldare gli animi politici.”

Kazan lo seguì a ruota e, prima di entrare, Clarky scambiò con lui uno sguardo d’intesa. In un certo senso, capiva che cosa stesse provando il comandante. Aveva sempre sospettato che, in fondo, avesse sempre considerato Yuuki come un figlio.

Gettando uno sguardo alle sue spalle, vide Mai affiancarsi a Barone.

“È bello rivederti Barone.”

Clarky si sedette, tenendo lo sguardo fisso sul tavolo. I sensi di colpa stavano tornando a costringergli lo stomaco. Era stata sua la proposta di celare ai Maestri della Luce la reale situazione in cui si trovavano. Barone lo aveva appoggiato senza esitazione, anche se non era stato tenuto a farlo, anche se aveva letto negli occhi la sua disapprovazione.

E gli aveva permesso il lusso di riunirsi con i loro amici lontano dai loro ruoli, offrendosi di restare in sala riunioni.

“Il vostro arrivo porta sempre molti cambiamenti.”

Poi, sentì la porta chiudersi e i due si sedettero alla sua destra. La regina Gilfam posò il suo sguardo su di lui, impassibile e imperscrutabile, per poi rivolgere un sorriso compiaciuto a Mai.

“Viole Mai, quale piacere rivedervi.” La Mazoku posò il mento sul dorso della mano. Le lunghe unghie sfiorarono il tavolo dietro cui era seduta. “Comincio a credere che, nonostante tutto, siamo riusciti a sottovalutare voi Maestri della Luce. Riportare indietro Bashin non è un’impresa da poco.”

Clarky vide Mai arretrare impercettibilmente contro lo schienale, gli occhi appena spalancati. La regina sembrava sapere più di quanto avesse fatto credere sul salvataggio di Dan. L’ex-Guerriero Giallo abbozzò un sorriso: Gilfam riusciva sempre a sorprenderli su quanto conoscesse sul mondo che i Mazoku terrestri avevano abbandonato da secoli.

“Shinomiya Mai,” proseguì la Presidentessa Aarel. La Mazoku insieme alla collega si trovava ora dalla parte opposta del tavolo e la distanza da loro, ora che molti dei presenti avevano lasciato la sala per quell’interludio, sembrava enorme. Clarky si stupiva ogni volta, anche dopo tutto quel tempo, di quanto fosse ormai abituato a trovarsi in sale affollate.

“Penso di parlare a nome di tutti nel consiglio nel dirle che è un onore fare la vostra conoscenza. Il vostro contributo nell’evacuazione di Octo di otto anni fa è e sarà sempre fonte di grande ispirazione per l’HUMAA.”

“Sono lusingata,” replicò Mai con voce ferma. Ma Clarky vedeva l’orgoglio brillare nei suoi occhi. “Aiutai i Mazoku perché era la cosa giusta da fare, ma sono davvero felice di aver contribuito alla pace tra umani e Mazoku.”

La Presidentessa Yoon annuì e intrecciò le mani davanti a lei.

“Se possibile, vorremo che ci racconti nel maggior dettaglio possibile come avete riportato tra noi il Guerriero Rosso e quale motivo vi ha spinti a tornare nel futuro.”

Lasciata la sala riunione alle loro spalle, Mai si lasciò guidare da Clarky lungo i corridoi dell’edificio, contenta di poter ascoltare dopo tanto tempo l’amico. Ogni pochi passi, Clarky le indicava qualcosa oltre le vetrate, un edificio già ricostruito e quali fossero i lavori svolti, un monumento in corso di restauro, un giardino i cui alberi erano finalmente riusciti a dare i primi frutti. Ogni volta accompagnandolo da un aneddoto divertente.

La rendeva appagata e orgogliosa, rasserenando finalmente una piccola parte dei suoi pensieri: era meraviglioso vederlo così a suo agio, così inserito. Come aveva notato durante la riunione, Clarky sembrava essere nato per essere lì, per fare quello che faceva. Per nulla scoraggiato dalle tante strutture crollate ancora con le travi rivolte al cielo, monconi di palazzi che non erano ancora stati ricostruiti.

“Sembra non finire mai, vero? C’è sempre qualcos’altro da ricostruire.”

“Che vuoi, gli edifici non sono le uniche ferite da far rimarginare dopo secoli.”

E ovunque passavano, c’era sempre qualcuno che incrociavano. Tutti, umani e Mazoku, salutavano Clarky. Anche quelli impegnati a parlare, si interrompevano per fare un breve cenno verso di lui.

Ogni passo che facevano erodevano la vana illusione a cui una parte di lei si aveva continuato ad aggrapparsi. Clarky non era più solo il Guerriero Giallo. Non sarebbe tornato con loro. Non poteva tornare con loro.

Quella consapevolezza non la abbandonò neppure quando raggiunsero uno dei giardini che Clarky le aveva indicato. E neppure a lui passò inosservato il suo cambio di umore, il suo sorriso un po’ più spento. Non appena si sedettero, le posò una mano sul braccio.

“C’è qualcosa che non va, Mai?”

La Guerriera Viola soffiò con più forza del solito l’aria dalle narici e strinse le dita sul bordo della panchina.

“È stupido, perché lo sapevo già. Ma una piccola parte ha sperato fino all’ultimo che tu saresti tornato.”

Mai spostò lo sguardo sul volto dell’amico e, nei suoi occhi, vide un velo di tristezza, forse un vago senso di colpa, ma anche la conferma.

“Ma va bene. Questa è casa tua. La tua famiglia.”

Clarky si voltò verso il cielo azzurro contro cui si stagliavano i grattacieli di Tokyo. Spostò la mano dal suo braccio e si inclinò in avanti, posando i gomiti sulle ginocchia, il suo sguardo lontano e malinconico.

“Mi mancate. Ogni giorno. Voi, i miei genitori, Andrew. Anche la vecchia Tokyo mi manca.”

Abbozzò una risata e tornò a drizzare la schiena. “Ma è vero, il mio posto è qui. È dove sento di dover essere. Andarmene, non lo so, lo sentirei come una fuga, come un arrendersi per prendere la strada più semplice.”

Mai sorrise e si avvicinò contro lui, posando la testa sulla sua spalla.

“Stai davvero definendo venire a Gran RoRo con noi la strada semplice? Devo cominciare a preoccuparmi. 25 anni e già sei senile? Povera Angers!”

Clarky scoppiò a ridere e la Guerriera Viola si aggiunse subito. E tutto sembrò tornare a come era prima della separazione, due amici che erano sulla stessa onda e che sapevano apprezzare un buon gossip.

“Allora, Capitano Clarky Ray, credo tu mi debba diversi arretrati di notizie.”

“Avresti dovuto avvisarmi che volevi il resoconto completo, così mi preparavo.”

Mai alzò gli occhi al cielo e lo colpì giocosamente con la spalla. “Che ne so, potresti cominciare con il tuo matrimonio. O che stai per diventare padre!”

“Gelosa?”

“No,” replicò la ragazza ghignando. “Estremamente offesa. Dovevo essere la tua damigella e fare il discorso al pranzo! Tu non sai quanti aneddoti avrei potuto tramandare ai posteri grazie a tua madre.”

Sul volto del Guerriero Giallo apparve una smorfia di orrore. “Perché hai parlato della mia infanzia con mia madre?”

Mai sbuffò e si posò contro lo schienale. “Danni collaterali. In realtà stavo accumulando materiale su Andrew. È quasi un anno che sto cercando di fare sposare quei due! Lo sai quante volte ho dovuto modificare il loro video?”

E allargò le dita di entrambe le mani, una volta e una volta, e ancora e ancora, finché Clarky ne ebbe abbastanza e gliele afferrò per impedirle di continuare. Era difficile non scoppiare a ridere di nuovo.

“Kaoru cosa ne pensa del tuo impicciarti nella sua vita sentimentale?”

“Per favore, io e te avevamo capito che erano perfetti l’uno per l’altro mesi prima di loro. E sei riuscito a sposarti prima tu!”

“In difesa dei nostri fratelli, sono passati molti più anni.”

“Nessuna intenzione di farli aspettare tanto.”

I due incrociarono gli sguardi facendosi improvvisamente seri. “Vecchie pettegole.”

E scoppiarono a ridere come matti, quasi piegandosi in due e abbrancandosi l’uno sull’altra per evitare di finire giù dalla panchina. Dal giorno in cui Hideto, tanti anni prima, li aveva apostrofati in quel modo, ne avevano fatto un vanto.

Mai passò le dita sugli occhi per togliere le lacrime. Le aiuole e i fiori tornarono a prendere contorno, non più chiazze colorate sfocate.

“No, sul serio. Se hai qualcosa che vuoi che aggiunga nel discorso per il loro matrimonio, riferisci pure. Sono sicura che Andrew ne sarà felicissimo.”

Clarky le lanciò un’occhiata scettica tentando di frenare l’ennesimo scroscio di risate.

“Lo immagino.”

“Lo sai che faccia farà quando gli racconterò che tu ti sei sposato per primo? Non che non facessi il tifo per voi, ma credevo avreste aspettato ancora un po’. Sposati e con pargolo in arrivo… anche se conoscendovi…”

L’ilarità evaporò dal volto di Clarky, una strana occorrenza che Mai aveva notato più volte da quando era rimasta sola con lui. Tutto ad un tratto, bastava una parola, un riferimento alla situazione della ricostruzione o ai rapporti umani e Mazoku, e sul suo volto appariva un’ombra, qualcosa che non riusciva a spiegarsi e che non rimaneva mai abbastanza per determinarne la causa.

“È semplicemente successo. Giorno dopo giorno siamo scivolati in una routine sempre più familiare finché ci è sembrato naturale fare l’ultimo passo.”

Carpe diem. Non si sa mai quando l’ennesima catastrofe piomberà su di noi, vero?”

Il sorriso di Clarky fu strano, divertito ma allo stesso tempo tirato. “Mmn, una cosa così.”

Un gruppo di umani e Mazoku li superò. Tutti salutarono il Guerriero Giallo e alcuni di loro diedero l’impressione di riconoscere anche Mai. I due li guardarono allontanarsi verso uno degli edifici che circondavano il giardino.

“Comunque è stata Flora ha occupare il tuo posto.”

“Flora ha fatto da damigella d’onore?”

Mai si posò contro lo schienale, piegando il braccio posato su di esso e reclinandovisi sopra la testa.

“Non puoi immaginare. Flora e Angers sono diventate praticamente amiche del cuore. Qualche volta, è inquietante a pensarci.”

E rabbrividì in modo fin troppo accentuato. Mai roteò gli occhi e lo colpì sul braccio con il dorso della mano.

“Flora e Angers?”

Clarky annuì e portò un braccio oltre lo schienale, lo sguardo lontano e un ghigno sulle labbra.

“Loro dicono che è iniziato con un diario. Quello che so è che ad un certo punto Flora ha lanciato contro Zolder un libro centrandolo in piena fronte. Per la settimana successiva, lei alternava tra ripetere che se l’era meritato e sentirsi in colpa per averlo fatto. Lui invece tra inveire contro di lei e mostrarsi colpito dalla sua mira?”

Mai si portò una mano alla bocca, riducendo la nuova risata in uno sbuffo appena attutito. In un certo senso, era rincuorante avere anche da Clarky la conferma che almeno Zolder e Flora fossero rimasti quelli che avevano conosciuto. Non che fosse in grado di determinare se fosse un bene oppure no.

“Ma pensi che abbiano ricordato? Sono otto anni, possibile che non ne abbiano idea?”

“Loro fanno gli gnorri. Credo che solo Angers sappia la verità. Passano interi pomeriggi insieme quando Flora è a Tokyo.”

Mai lo guardò con un sopracciglio alzato. Clarky si abbassò verso di lei, il tono di voce cospiratorio.

“Facciamo tutti finta di crederci, ma in realtà sono anni che vanno avanti scommesse dietro alla loro schiena.”

La Guerriera Viola quasi squittì e saltò su, agitando le mani. “Cieli, pensi stiano assieme?”

Clarky si picchiettò il naso. “Ne sono praticamente convinto, io ho fiuto per certe cose. E certi sguardi che si lanciano ogni tanto non sono sguardi tra amici, fidati”

Lo afferrò sul braccio, trascinandolo ancora di più verso di lei. “Devi dirmi ogni cosa!”

Hideto, se li avesse sentiti, avrebbe alzato gli occhi al cielo e borbottato qualcosa sulla loro passione di impicciarsi dei fatti altrui. Per poi aggiungere la sua scommessa.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti! Miracolosamente anche questa volta sono in orario. In effetti, da un paio di settimane qui da me imperversa la pioggia. Coincidenze?

Con questo capitolo siamo tornati nel futuro, con Clarky come “quasi” assoluto protagonista. La parte finale del capitolo, con i nostri cari vecchi pettegoli, è stato in assoluto una delle parti che mi è piaciuto scrivere di più. Ridevo come una stupida da sola, quindi spero che sarà lo stesso per voi.

E ci sono nuove carte, nuove in tutti i sensi. Dopo i Charge e i Rush, hanno fatto la loro entrata in scena anche gli Imagine Brave che come spiegato nella storia (molto succintamente) sono dei brave speciali che permettono di fare brave contemporaneamente con due spirit, dando loro un effetto diverso in base al lato (dx o sx) su cui si è fatto Brave.

E ha fatto il suo debutto una delle prime fan card create da me e mio fratello! I Brave Rinati sono una sorta di remake delle Reverse Zodiac Braves ufficiali che però erano legate alla meccanica Ultimate e che avevano fatto la loro comparsa in Battle Spirits Saikyo Ginga Ultimate Zero. I nostri 12 Brave sono quindi ispirati a loro e ai 12 Brave dello Zodiaco. Man mano scopriremo i loro effetti: spero vi piaceranno!

Grazie a tutti quelli che recensiscono e un grazie speciale a ShawnSpenstar che ogni settimana mi lascia puntualmente una meravigliosa recensione!

Niente altro da aggiungere. Per qualunque cosa, dubbio e commento, io sono qui e se volete potete lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensate.

A presto,

HikariMoon

  
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