CAPITOLO
4
Superata la sorpresa nel rendersi conto che anche
lì erano passati
più anni di quanti ne avessero vissuti loro, i Maestri della
Luce del passato
riempirono di domande Angers, Yus e Plym. Volevano sapere cosa fosse
successo a
ognuno di loro.
Plym
raccontò con entusiasmo della
piccola officina che aveva inaugurato da poco e di come continuasse a
gestire
la manutenzione della Magnifica Sophia.
Yus rivelò
con un misto di orgoglio e di imbarazzo che prestò avrebbe
assunto
ufficialmente il ruolo di liaison tra l’HUMAA fondata da
Clarky e Barone e il
governo del Giappone.
Stella si
vantò dei nuovi risultati ottenuti nello studio di umani e
Mazoku e
dell’interazione tra Nucleo e tecnologia, guadagnandosi
un’occhiataccia e una
linguaccia da Kenzo.
Angers
aveva ripreso il suo ruolo di ingegnere aerospaziale ed era a capo
dell’equipe
che stava preparando il ritorno di umani e Mazoku sulla base
internazionale.
Kazan
aveva con gioia dismesso il proprio ruolo di comandante delle forze
umane,
continuando a gestire soltanto la sicurezza del centro politico e di
ricerca di
Tokyo.
Scoprire
che Zolder e Flora, a bordo della Centurion, erano
diventati ambasciatori
per le relazioni tra umani e Mazoku aveva suscitato non poco sconcerto
e
ilarità.
Ilarità
che non era riuscita a risollevare del tutto gli animi, quando avevano
scoperto
che En e Fant non erano a Tokyo. Dopo che nessuna ricerca era riuscita
a ritrovare
i loro genitori, i due piccoli Mazoku erano stati presi sotto
l’ala della
regina Gilfam che li aveva portati a Nova Octo. Lì, tenuti
d’occhio da Gaspard,
stavano frequentando una delle prime scuole che puntavano
all’integrazione tra
umani e Mazoku.
Neppure
Izaz era a Tokyo ma, come confermato da Plym, Yus e Stella, il fatto
non
destava grandi preoccupazioni. Il Mazoku andava e veniva, quando voleva
e dove
voleva, tornando quando uno meno se lo aspettava. Per ripartire
altrettanto
inaspettatamente sulla scia di una qualche leggenda. Sia Barone sia
Clarky si
erano arresi e lo lasciavano fare come voleva.
Rugain,
come si erano aspettati, aveva preso in mano il governo dei territori
di
famiglia. Era anche diventato famoso per essere il primo Mazoku a
indire
elezioni per la formazione di un governo formato da umani e Mazoku.
Grazie alla
correttezza e imparzialità, tutti si aspettavano che sarebbe
stato rieletto per
un secondo mandato. Il resto della sua famiglia era sparso per il
mondo, come
Zack che era diventato ambasciatore per l’HUMAA a Nova Octo.
Duc e Shima
invece, dopo essersi goduti un po’ di tempo per loro, avevano
aperto una scuola
che preparasse i politici del futuro, umani e Mazoku che fossero.
Ogni
dettaglio che scoprivano in più su tutti i loro amici non
faceva altro che
aumentare la gioia e la soddisfazione di aver contribuito, seppur in
minima
parte, a quel futuro.
Da lì, il discorso tornò sul
piccolo o sulla piccola che presto avrebbe
portato a tre i componenti della famiglia Ray. Ed era sfociato un
putiferio,
con tanto di scommesse sul nome, risate e sfide lanciate
l’uno verso l’altro.
Tanto che dal corridoio, nonostante la porta della sala fosse chiusa,
si
riusciva a sentire ogni parola.
Clarky si era fermato lì, contro il
muro, a godere a occhi chiusi
delle voci degli amici. Si era preso il compito di comunicare loro la
parziale
decisione del consiglio in nome del suo ruolo, ma la realtà
era che non sarebbe
resistito un minuto di più sapendo che loro erano
lì.
“Ve lo ripeto, Sophia è
assolutamente il nome più probabile se è
una bambina!”
“Oh, andiamo! Pensi davvero che sarebbe
così prevedibile?”
Clarky ridacchiò e posò la
testa contro la parete. Quanto gli
erano mancati.
“Angers, cosa ne pensi?”
Si staccò dal muro e si
sistemò la divisa. Era arrivato il momento
di smettere di tergiversare. Attivò la porta ed
entrò. E si complimentò
mentalmente di non aver fatto vacillare il sorriso e di non essere
scoppiato a
ridere. La dottoressa Stella stava lanciando occhiatacce infuocate a
Kenzo che
le arrivava alla spalla, mentre tutto il resto del gruppo era attorno
al tavolo
a fissare un’imbarazzata Angers.
E proprio Angers fu la prima ad accorgersi del suo
arrivo. Gli
rivolse un enorme sorriso colmo di gratitudine.
Clarky finse una tossita. “Suvvia,
bambini. Fate i bravi,
altrimenti dovrò sequestravi i Brave.”
I Maestri della Luce scattarono
sull’attenti e ruotarono sul posto.
La fugace sorpresa fu sostituita in un lampo dall’entusiasmo.
Mai gli corse
addosso lanciandogli le braccia al collo. Clarky la fece ruotare per
non
perdere l’equilibrio. Rimasti vicino al tavolo, Plym
ghignò colpendo con il
gomito Yus che sbuffò, alzò gli occhi al cielo e
le porse una banconota.
“Non sai quanto mi sei
mancato!” furono le prime parole della
Guerriera Viola non appena tornò con i piedi per terra.
Hideto e Kenzo lo avevano già raggiunto,
anche loro sorridenti,
anche loro entusiasti.
“Non sapete quanto voi
mi siate mancati!”
Clarky allungò la mano e
scompigliò i capelli del più piccolo.
“Sei cresciuto un sacco!”
“Non abbastanza mi sembra,”
borbottò Kenzo tornando a sistemarsi i
ciuffi.
Rivederli, abbracciarli, non sembrava quasi vero.
Avrebbe avuto
tante domande da far loro, avrebbe voluto sapere tutto quello che era
successo
in quegli anni. Ma stare lì a chiacchierare era un lusso
che, purtroppo, non
aveva.
“Vorrei continuare con voi a parlare di
nomi e bebè,” riprese
Clarky facendo l’occhiolino ad Angers, che scosse la testa,
fingendosi
esasperata. “Ma sono qui soprattutto in veste
ufficiale.”
Nel pronunciare quelle parole, estrasse una card
dalla tasca e la
porse a Hideto.
“Il consiglio vi ha concesso
l’autorizzazione a usare l’archivio
delle carte. Con questa potete accedervi senza problemi.”
“Ne faremo buon uso!”
Erano parole innocue, ma nella bocca del Guerriero
Blu suonavano
quasi minacciose. Forse era un bene che il consiglio non conoscesse
Hideto così
tanto, rifletté Clarky divertito, o altrimenti non gli
avrebbero mai permesso
di mettervi mano.
“Comunque,” riprese Clarky
avvicinandosi al tavolo e posandovisi
contro. Incrociò le braccia e scambiò uno sguardo
d’intendimento con Angers,
Plym, Yus e Stella. La giovane meccanica allargò gli occhi e
venne appena in
tempo zittita dalla gomitata di Yus. “Devo avvisarvi che
troverete alcune
novità tra le carte e penso che le apprezzerete.”
Negli occhi di Hideto brillò una luce
rapace, mentre Mai e Kenzo
gli fecero cenno di proseguire. Clarky ridacchiò.
“Dottoressa Stella, vuole fare gli
onori?”
“Molto volentieri, Capitano.”
La donna estrasse dalla tasca un telecomando e
attivò lo schermo
sulla parete alle loro spalle. I Maestri della Luce si voltarono
proprio nel
momento in cui venne proiettata una carta.
“Skorpios, Brave dello Scorpione
Rinato?”
“Un Brave dello Zodiaco?”
“Che significa?”
“Come avete potuto notare,”
disse la donna con fin troppa
soddisfazione nel vedere i volti esterrefatti dei Maestri della Luce,
“la prima
novità sono i Brave dello Zodiaco.”
Clarky si staccò dal tavolo e
affiancò Stella. “La prima, proprio
quello dello Scorpione, è stata trovata casualmente dal team
di archeologi
inviati nelle rovine dove era stata trovata la X-Rare.”
Sullo schermo la carta si rimpicciolì e
apparvero altre dodici a
formare un anello. Da ciascuna di esse partiva una freccia che le
collegava a
una casella con scritto il nome della carta e il simbolo del segno
zodiacale.
“Le voglio tutte,”
mormorò quasi reverenzialmente il Guerriero
Blu, gli occhi fissi sullo schermo.
La dottoressa Stella premette il telecomando e, al
posto delle
carte, apparve una mappa del mondo con dodici puntini luminosi.
“Ben presto ci siamo resi conto che, nei
luoghi in cui un tempo
risiedevano le carte dello zodiaco, sono apparsi questi
Brave.”
“Trovare quello dei Gemelli è
stato uno dei più divertenti,”
aggiunse Clarky ridendo. Doveva ammettere che Zolder e Flora, in quegli
anni,
erano stati una fonte inesauribile di grattacapi e di risate.
“Ma è una storia
per un’altra volta.”
Mai, Kenzo e Hideto ebbero tutta l’aria
di voler protestare, ma
zittirono non appena apparve una nuova carta sullo schermo.
“E questa,” proclamò
con solennità la dottoressa, “è una
degli
Imagine Brave.”
Hideto raggiunse Clarky e gli passò una
mano attorno alle spalle.
“Vecchio mio, non sai il mondo di bene
che ti voglio.”
L’ex-Guerriero Giallo, però,
non fu sicuro se quelle parole
fossero rivolte a lui. Gli occhi di Hideto, infatti, non si staccarono
mai
dallo schermo.
“Sono delle carte mecha-fantastiche! Puoi
contemporaneamente
usarle per fare Brave con due Spirit e ciascuno di essi avrà
un diverso
effetto!”
I Maestri della Luce si voltarono verso i due, gli
unici rimasti
attorno al tavolo oltre ad Angers ancora seduta.
“Plym! Lo stava per dire la dottoressa
Stella, lo sai vero?”
La ragazza sbuffò e incrociò
le braccia. “Ci stavano mettendo
troppo tempo.”
La dottoressa si portò una mano alla
fronte e spense lo schermo.
“Beh, in ogni caso, vedrete meglio come funzionano
studiandole nell’archivio.”
Kenzo, però, sovrastando anche le
domande di Hideto, non si
accontentò di tale risposta. La dottoressa, Plym e Yus
iniziarono quindi a
raccontare di come avessero scoperto quelle carte pochi mesi dopo la
distruzione del Nucleo creato dai Mazoku al centro della Terra.
Clarky, ben conoscendo la teoria che la loro
apparizione fosse
collegata all’interazione tra esso, la Rampa di Lancio e il
Nucleo Progenitore,
raggiunse Angers. Arrivato al suo fianco, le posò una mano
sulla spalle e si
chinò a sfiorarle la tempia con un bacio.
“Immagino che il consiglio ti abbia
lasciato libero solo
temporaneamente.”
“Immagini bene. Vogliono parlare
direttamente con uno di loro.
Sono venuto anche per quello.”
Angers gli strinse la mano che era sulla spalla e
chinò la testa
di lato. Clarky seguì il movimento e il suo sguardo si
posò finalmente su Dan.
L’amico di un tempo, la testa calda che era riuscito a
trascinarlo a diventare
un Maestro della Luce era fermo contro una delle finestre. Doveva
essere
rimasto in disparte tutto quel tempo.
Come avrebbe reagito lui a ritrovarsi in un mondo
di cui non ricordava
nulla? Nessun amico, nessun luogo, nessuna persona amata.
“Va da lui,”
sussurrò dolcemente Angers.
Clarky le rivolse un sorriso e riprese a camminare.
Dan si accorse
delle sue intenzioni e lo incontrò a metà strada,
la mano tesa verso di lui.
“Tu devi essere il Guerriero Giallo,
Clarky Ray.”
Si sentì stupido a illudersi in quel
modo, ma cercò nello sguardo
del Guerriero Rosso il più piccolo segnale di
riconoscimento. Ma lo sguardo
rimase neutro, l’espressione amichevole ma distaccata.
“Esatto.”
E gli strinse la mano. Dan ricambiò
subito la stretta.
“So che non ti ricordi di me, ma sono
davvero felice di
rivederti.”
“Non sei il primo a dirmelo,”
replicò Dan strofinandosi i capelli
della nuca.
Clarky non smise di sorridere ma, in
un certo senso, era come rivivere gli istanti di otto anni prima di
nuovo.
“Sicura che non ti dispiacerà
non scegliere le carte in prima
persona?”
Avevano lasciato gli altri pochi minuti prima,
mentre si
dirigevano verso una delle aree computer da cui avrebbero potuto
accedere all’archivio
delle carte.
Mai, mani incrociate dietro alla schiena e sguardo
assorto, emise
un verso di diniego. Poi, inclinò la testa verso di lui.
“Kenzo vorrà sicuramente
parlare il più possibile con Stella. E
sarebbe stato crudele chiedere a Hideto di non guardare le
carte,” rise
tornando a guardare avanti. “In più, conosce il
mio stile di gioco forse quasi
meglio di me. Mi fido che sceglierà le carte
migliori.”
Non nominò neppure Dan, ma non ce
n’era bisogno. Sapevano entrambi
che il Guerriero Rosso non avrebbe mai potuto assumersi quel ruolo
nella sua
situazione. E, dopotutto, Mai aveva ben dimostrato a Gran RoRo e otto
anni
prima di saper perfettamente gestire l’essere messa sotto i
riflettori.
“Non dovrebbe volerci molto. Io e Barone
siamo riusciti a
convincere il consiglio che non sia necessaria tutta la pompa magna. Ci
saremo
solo io, Barone, Kazan, le cariche principali dell’HUMAA e la
regina Gilfam, in
collegamento da Nova Octo.”
La sala riunioni non era molto lontana, ma il
silenzio amplificava
le distanze. In quel momento, non c’era il tempo per tutte le
domande, per
tutto quello che Clarky avrebbe voluto sapere. E, senza che lui potesse
impedirlo, la sua mente tornava all’estraneità
negli occhi di Dan.
“Com’è
stato?”
Mai non si voltò neppure verso di lui.
“Strano. Diverso da quello che avrei mai
sperato. Sembra così
tanto lui, ma…”
Si fermò prima di poter continuare. I
loro passi risuonavano nel
corridoio. La Guerriera Viola si strinse le braccia al corpo.
“Ma non lo è. Non
ancora.”
E si fermò, lo sguardo basso, gli occhi
nascosti dalle ciocche di
capelli.
“Pensi che abbiamo sbagliato?
È da quel giorno che continuo a
chiedermi se non abbiamo fatto un errore. E se Dan non
ricorderà più nulla? Se
diventerà una persona diversa dal Dan che conoscevamo? Se ci
odierà per averlo
riportato indietro? Ho cercato di nasconderlo agli altri, non voglio
farli
preoccupare, ma temo pensino la stessa cosa.”
Clarky la obbligò a voltarsi e le
posò le mani sulle spalle.
Represse velocemente un moto di stizza nei propri confronti: nessuno
dei suoi
amici era un bambino, ma sentiva comunque l’irrefrenabile
bisogno di prendersi
cura di loro. E mancavano ancora quattro mesi. Angers lo avrebbe preso
in giro
per tutta la vita.
“Mai, sono certo che avrei fatto la
stessa cosa. Tutti noi
l’avremmo fatto. Vedrai che pian piano sarà tutto
più semplice.”
Lei abbozzò un timido sorriso. Ripresero
a camminare. “Lo spero.
Dovevi vederci questa mattina. Avrei voluto sprofondare. Eravamo tipo
uh? Mh?
Eh? Ciao?” Scoppiò a ridere, una risata amara.
“Così imbarazzante. Non avevamo
idea di come comportarci.”
Clarky le strinse delicatamente una spalla
un’ultima volta e fece
un cenno con la testa verso la porta a pochi metri da loro.
“Siamo arrivati.”
Avanzò superandola di alcuni passi, ma
Mai gli afferrò un braccio.
“Clarky. Ho bisogno di parlare con te e
Kazan, in privato. È
importante, per favore.”
L’incertezza di poco prima era evaporata
dal suo volto e dalla sua
voce. Davanti a lui c’era di nuovo Shinomiya Mai, la
Guerriera Viola.
“Ok.”
Ottenere ancora un paio di minuti non fu troppo
difficile e,
Clarky ne era sicuro, il merito doveva essere soprattutto di Barone.
Kazan uscì
dalla sala e ridusse i convenevoli a un rapido cenno del capo. Era
sempre stato
un uomo pratico.
“Shinomiya, il vostro arrivo è
stata un’inaspettata ma piacevole
sorpresa. Barone li sta tenendo buoni, ma non possiamo trattenerci a
lungo.
Qual è la questione?”
Mai alternò lo sguardo tra loro due,
giocherellando con una ciocca
di capelli. Poi, inspirò.
“Riguarda Yuuki.”
E, per la seconda volta in quelle paio
d’ore dall’arrivo dei
Maestri della Luce, i pensieri nella testa di Clarky si arrestarono.
Deglutì e
si voltò verso Mai, che lo fissava a testa alta e senza far
nulla per stroncare
sul nascere l’assurda illusione che si stava formando nella
sua testa. Non
poteva essere possibile. Avevano riportato indietro Dan.
Non poteva essere successo anche quello: sarebbe
stato troppo
bello.
Le loro vittorie avevano sempre avuto un prezzo da
pagare.
“Mai non…”
E lei sorrise e avanzò, allungando la
mano per stringere la sua.
Il corridoio sembrava allo stesso tempo enorme e soffocante. Il
silenzio
scioccato di Kazan era quasi confortante.
“È vivo. Lo è
sempre stato. Quando noi lo credevamo morto, ci sono
state delle persone che lo hanno protetto e nascosto.”
Era tutto così assurdo. Poche ore prima,
la sua più grande
preoccupazione era la crescente attività di Cardinal Sign e
di Ascendant. Mai
avrebbe potuto immaginare che i suoi amici arrivassero e stravolgessero
tutto
di nuovo.
Kazan deglutì e portò le mani
dietro alla schiena. Clarky fu certo
di vederle tremare.
“Ma come? E perché
non…”
“Era in coma. Per più di un
anno. Ma ora è con noi, a Gran RoRo. È
stato con noi per tre anni. Sta bene.”
Clarky scoppiò a ridere e
abbracciò di slancio la Guerriera Viola.
Di quel passo, avrebbe cominciato a credere di star sognando.
“È tutto vero,
Clarky.”
Annuì contro la sua spalla e chiuse gli
occhi. Clarky si dovette
sforzare di non far cadere le lacrime, che già alla notizia
di Dan si erano
accumulate dietro le sue palpebre. E per fortuna che doveva essere
Angers a
dover gestire gli sbalzi ormonali.
“Perdonate l’interruzione, ma
sarebbe meglio che entriate.”
Clarky si staccò da Mai,
inspirò e, quando si voltò verso il
Mazoku, aveva ripreso il controllo di sé. Quegli anni
all’HUMAA e tra i
politici gli erano stati utili almeno per quello. Lo raggiunse e,
passando, gli
diede una pacca sulla spalla.
“Hai ragione, Barone. Meglio non far
scaldare gli animi politici.”
Kazan lo seguì a ruota e, prima di
entrare, Clarky scambiò con lui
uno sguardo d’intesa. In un certo senso, capiva che cosa
stesse provando il
comandante. Aveva sempre sospettato che, in fondo, avesse sempre
considerato
Yuuki come un figlio.
Gettando uno sguardo alle sue spalle, vide Mai
affiancarsi a
Barone.
“È bello rivederti
Barone.”
Clarky si sedette, tenendo lo sguardo fisso sul
tavolo. I sensi di
colpa stavano tornando a costringergli lo stomaco. Era stata sua la
proposta di
celare ai Maestri della Luce la reale situazione in cui si trovavano.
Barone lo
aveva appoggiato senza esitazione, anche se non era stato tenuto a
farlo, anche
se aveva letto negli occhi la sua disapprovazione.
E gli aveva permesso il lusso di riunirsi con i
loro amici lontano
dai loro ruoli, offrendosi di restare in sala riunioni.
“Il vostro arrivo porta sempre molti
cambiamenti.”
Poi, sentì la porta chiudersi e i due si
sedettero alla sua
destra. La regina Gilfam posò il suo sguardo su di lui,
impassibile e
imperscrutabile, per poi rivolgere un sorriso compiaciuto a Mai.
“Viole Mai, quale piacere
rivedervi.” La Mazoku posò il mento sul
dorso della mano. Le lunghe unghie sfiorarono il tavolo dietro cui era
seduta.
“Comincio a credere che, nonostante tutto, siamo riusciti a
sottovalutare voi
Maestri della Luce. Riportare indietro Bashin non è
un’impresa da poco.”
Clarky vide Mai arretrare impercettibilmente contro
lo schienale,
gli occhi appena spalancati. La regina sembrava sapere più
di quanto avesse
fatto credere sul salvataggio di Dan. L’ex-Guerriero Giallo
abbozzò un sorriso:
Gilfam riusciva sempre a sorprenderli su quanto conoscesse sul mondo
che i
Mazoku terrestri avevano abbandonato da secoli.
“Shinomiya Mai,”
proseguì la Presidentessa Aarel. La Mazoku
insieme alla collega si trovava ora dalla parte opposta del tavolo e la
distanza da loro, ora che molti dei presenti avevano lasciato la sala
per
quell’interludio, sembrava enorme. Clarky si stupiva ogni
volta, anche dopo
tutto quel tempo, di quanto fosse ormai abituato a trovarsi in sale
affollate.
“Penso di parlare a nome di tutti nel
consiglio nel dirle che è un
onore fare la vostra conoscenza. Il vostro contributo
nell’evacuazione di Octo
di otto anni fa è e sarà sempre fonte di grande
ispirazione per l’HUMAA.”
“Sono lusingata,”
replicò Mai con voce ferma. Ma Clarky vedeva
l’orgoglio brillare nei suoi occhi. “Aiutai i
Mazoku perché era la cosa giusta
da fare, ma sono davvero felice di aver contribuito alla pace tra umani
e
Mazoku.”
La Presidentessa Yoon annuì e
intrecciò le mani davanti a lei.
“Se possibile, vorremo che ci racconti
nel maggior dettaglio possibile come avete riportato tra noi il
Guerriero Rosso
e quale motivo vi ha spinti a tornare nel futuro.”
Lasciata la sala riunione alle loro
spalle, Mai si lasciò guidare da Clarky lungo i corridoi
dell’edificio,
contenta di poter ascoltare dopo tanto tempo l’amico. Ogni
pochi passi, Clarky
le indicava qualcosa oltre le vetrate, un edificio già
ricostruito e quali
fossero i lavori svolti, un monumento in corso di restauro, un giardino
i cui alberi
erano finalmente riusciti a dare i primi frutti. Ogni volta
accompagnandolo da
un aneddoto divertente.
La rendeva appagata e orgogliosa,
rasserenando finalmente una piccola parte dei suoi pensieri: era
meraviglioso
vederlo così a suo agio, così inserito. Come
aveva notato durante la riunione,
Clarky sembrava essere nato per essere lì, per fare quello
che faceva. Per
nulla scoraggiato dalle tante strutture crollate ancora con le travi
rivolte al
cielo, monconi di palazzi che non erano ancora stati ricostruiti.
“Sembra non finire mai, vero?
C’è
sempre qualcos’altro da ricostruire.”
“Che vuoi, gli edifici non sono le
uniche ferite da far rimarginare dopo secoli.”
E ovunque passavano, c’era sempre
qualcuno che incrociavano. Tutti, umani e Mazoku, salutavano Clarky.
Anche
quelli impegnati a parlare, si interrompevano per fare un breve cenno
verso di
lui.
Ogni passo che facevano erodevano la
vana illusione a cui una parte di lei si aveva continuato ad
aggrapparsi.
Clarky non era più solo il Guerriero Giallo. Non sarebbe
tornato con loro. Non
poteva tornare con loro.
Quella consapevolezza non la abbandonò
neppure quando raggiunsero uno dei giardini che Clarky le aveva
indicato. E
neppure a lui passò inosservato il suo cambio di umore, il
suo sorriso un po’
più spento. Non appena si sedettero, le posò una
mano sul braccio.
“C’è qualcosa che
non va, Mai?”
La Guerriera Viola soffiò con
più
forza del solito l’aria dalle narici e strinse le dita sul
bordo della
panchina.
“È stupido, perché
lo sapevo già. Ma una
piccola parte ha sperato fino all’ultimo che tu saresti
tornato.”
Mai spostò lo sguardo sul volto
dell’amico e, nei suoi occhi, vide un velo di tristezza,
forse un vago senso di
colpa, ma anche la conferma.
“Ma va bene. Questa è casa
tua. La tua
famiglia.”
Clarky si voltò verso il cielo azzurro
contro cui si stagliavano i grattacieli di Tokyo. Spostò la
mano dal suo
braccio e si inclinò in avanti, posando i gomiti sulle
ginocchia, il suo
sguardo lontano e malinconico.
“Mi mancate. Ogni giorno. Voi, i miei
genitori, Andrew. Anche la vecchia Tokyo mi manca.”
Abbozzò una risata e tornò a
drizzare
la schiena. “Ma è vero, il mio posto è
qui. È dove sento di dover essere.
Andarmene, non lo so, lo sentirei come una fuga, come un arrendersi per
prendere la strada più semplice.”
Mai sorrise e si avvicinò contro lui,
posando la testa sulla sua spalla.
“Stai davvero definendo venire a Gran
RoRo con noi la strada semplice?
Devo
cominciare a preoccuparmi. 25 anni e già sei senile?
Povera Angers!”
Clarky scoppiò a ridere e la Guerriera
Viola si aggiunse subito. E tutto sembrò tornare a come era
prima della
separazione, due amici che erano sulla stessa onda e che sapevano
apprezzare un
buon gossip.
“Allora, Capitano Clarky Ray, credo tu
mi debba diversi arretrati di notizie.”
“Avresti dovuto avvisarmi che volevi
il resoconto completo, così mi preparavo.”
Mai alzò gli occhi al cielo e lo
colpì
giocosamente con la spalla. “Che ne so, potresti cominciare
con il tuo
matrimonio. O che stai per diventare padre!”
“Gelosa?”
“No,” replicò la
ragazza ghignando.
“Estremamente offesa. Dovevo essere la tua damigella e fare
il discorso al
pranzo! Tu non sai quanti aneddoti avrei potuto tramandare ai posteri
grazie a
tua madre.”
Sul volto del Guerriero Giallo apparve
una smorfia di orrore. “Perché hai parlato della
mia infanzia con mia madre?”
Mai sbuffò e si posò contro
lo
schienale. “Danni collaterali. In realtà stavo
accumulando materiale su Andrew.
È quasi un anno che sto cercando di fare sposare quei due!
Lo sai quante volte
ho dovuto modificare il loro video?”
E allargò le dita di entrambe le mani,
una volta e una volta, e ancora e ancora, finché Clarky ne
ebbe abbastanza e
gliele afferrò per impedirle di continuare. Era difficile
non scoppiare a
ridere di nuovo.
“Kaoru cosa ne pensa del tuo
impicciarti nella sua vita sentimentale?”
“Per favore, io e te avevamo capito
che erano perfetti l’uno per l’altro mesi
prima di loro. E sei riuscito a sposarti prima tu!”
“In difesa dei nostri fratelli, sono
passati molti più anni.”
“Nessuna intenzione di farli aspettare
tanto.”
I due incrociarono gli sguardi
facendosi improvvisamente seri. “Vecchie
pettegole.”
E scoppiarono a ridere come matti,
quasi piegandosi in due e abbrancandosi l’uno
sull’altra per evitare di finire
giù dalla panchina. Dal giorno in cui Hideto, tanti anni
prima, li aveva
apostrofati in quel modo, ne avevano fatto un vanto.
Mai passò le dita sugli occhi per
togliere le lacrime. Le aiuole e i fiori tornarono a prendere contorno,
non più
chiazze colorate sfocate.
“No, sul serio. Se hai qualcosa che
vuoi che aggiunga nel discorso per il loro matrimonio, riferisci pure.
Sono
sicura che Andrew ne sarà felicissimo.”
Clarky le lanciò un’occhiata
scettica
tentando di frenare l’ennesimo scroscio di risate.
“Lo immagino.”
“Lo sai che faccia farà quando
gli
racconterò che tu ti sei sposato per primo? Non che non
facessi il tifo per
voi, ma credevo avreste aspettato ancora un po’. Sposati e
con pargolo in
arrivo… anche se conoscendovi…”
L’ilarità evaporò
dal volto di Clarky,
una strana occorrenza che Mai aveva notato più volte da
quando era rimasta sola
con lui. Tutto ad un tratto, bastava una parola, un riferimento alla
situazione
della ricostruzione o ai rapporti umani e Mazoku, e sul suo volto
appariva
un’ombra, qualcosa che non riusciva a spiegarsi e che non
rimaneva mai
abbastanza per determinarne la causa.
“È semplicemente successo.
Giorno dopo
giorno siamo scivolati in una routine sempre più familiare
finché ci è sembrato
naturale fare l’ultimo passo.”
“Carpe
diem. Non si sa mai quando l’ennesima catastrofe
piomberà su di noi, vero?”
Il sorriso di Clarky fu strano,
divertito ma allo stesso tempo tirato. “Mmn, una cosa
così.”
Un gruppo di umani e Mazoku li superò.
Tutti salutarono il Guerriero Giallo e alcuni di loro diedero
l’impressione di
riconoscere anche Mai. I due li guardarono allontanarsi verso uno degli
edifici
che circondavano il giardino.
“Comunque è stata Flora ha
occupare il
tuo posto.”
“Flora ha fatto da damigella
d’onore?”
Mai si posò contro lo schienale,
piegando il braccio posato su di esso e reclinandovisi sopra la testa.
“Non puoi immaginare. Flora e Angers
sono diventate praticamente amiche del cuore. Qualche volta,
è inquietante a
pensarci.”
E rabbrividì in modo fin troppo
accentuato. Mai roteò gli occhi e lo colpì sul
braccio con il dorso della mano.
“Flora e Angers?”
Clarky annuì e portò un
braccio oltre
lo schienale, lo sguardo lontano e un ghigno sulle labbra.
“Loro dicono che è iniziato
con un
diario. Quello che so è che ad un certo punto Flora ha
lanciato contro Zolder
un libro centrandolo in piena fronte. Per la settimana successiva, lei
alternava tra ripetere che se l’era meritato e sentirsi in
colpa per averlo
fatto. Lui invece tra inveire contro di lei e mostrarsi colpito dalla
sua
mira?”
Mai si portò una mano alla bocca,
riducendo la nuova risata in uno sbuffo appena attutito. In un certo
senso, era
rincuorante avere anche da Clarky la conferma che almeno Zolder e Flora
fossero
rimasti quelli che avevano conosciuto. Non che fosse in grado di
determinare se
fosse un bene oppure no.
“Ma pensi che abbiano ricordato? Sono
otto anni, possibile che non ne abbiano idea?”
“Loro fanno gli gnorri. Credo che solo
Angers sappia la verità. Passano interi pomeriggi insieme
quando Flora è a
Tokyo.”
Mai lo guardò con un sopracciglio
alzato. Clarky si abbassò verso di lei, il tono di voce
cospiratorio.
“Facciamo tutti finta di crederci, ma
in realtà sono anni che vanno avanti scommesse dietro alla
loro schiena.”
La Guerriera Viola quasi squittì e
saltò su, agitando le mani. “Cieli, pensi stiano
assieme?”
Clarky si picchiettò il naso.
“Ne sono
praticamente convinto, io ho fiuto per certe cose. E certi sguardi che
si
lanciano ogni tanto non sono sguardi tra amici,
fidati”
Lo afferrò sul braccio, trascinandolo
ancora di più verso di lei. “Devi dirmi ogni
cosa!”
Hideto, se li avesse sentiti, avrebbe
alzato gli occhi al cielo e borbottato qualcosa sulla loro passione di
impicciarsi dei fatti altrui. Per poi aggiungere la sua scommessa.
SPAZIO
AUTRICE:
Salve a
tutti! Miracolosamente anche questa volta sono in orario. In effetti,
da un
paio di settimane qui da me imperversa la pioggia. Coincidenze?
Con questo
capitolo siamo tornati nel futuro, con Clarky come
“quasi” assoluto
protagonista. La parte finale del capitolo, con i nostri cari vecchi
pettegoli,
è stato in assoluto una delle parti che mi è
piaciuto scrivere di più. Ridevo
come una stupida da sola, quindi spero che sarà lo stesso
per voi.
E ci sono
nuove carte, nuove in tutti i sensi. Dopo i Charge
e i Rush,
hanno fatto la loro entrata in scena anche gli Imagine Brave
che come
spiegato nella storia (molto succintamente) sono dei brave speciali che
permettono di fare brave contemporaneamente con due spirit, dando loro
un
effetto diverso in base al lato (dx o sx) su cui si è fatto
Brave.
E ha fatto
il suo debutto una delle prime fan card create da me e mio fratello! I Brave
Rinati sono una sorta di remake delle Reverse Zodiac Braves
ufficiali che
però erano legate alla meccanica Ultimate e che avevano
fatto la loro comparsa
in Battle Spirits Saikyo Ginga Ultimate Zero. I nostri 12 Brave sono
quindi ispirati
a loro e ai 12 Brave dello Zodiaco. Man mano scopriremo i loro effetti:
spero
vi piaceranno!
Grazie a
tutti quelli che recensiscono e un grazie speciale a ShawnSpenstar che
ogni
settimana mi lascia puntualmente una meravigliosa recensione!
Niente altro da aggiungere.
Per
qualunque cosa, dubbio e commento, io sono qui e se volete potete
lasciarmi una
recensione per dirmi cosa ne pensate.
A presto,
HikariMoon