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Autore: Ofeliet    12/11/2019    1 recensioni
Tutto sommato quando viene trasferito all'ambasciata di Roma Ludwig si scopre a non protestare in alcuna maniera, e dopo una settimana ha già il biglietto aereo in mano. Una nuova vita lontano da casa in un condominio forse un po' troppo fuori dalle righe, un ambiente completamente diverso, tutto stravolgeva i suoi piani.
Ma, nonostante tutto, si era innamorato.
{ GerIta | HumanAU }
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era passata una settimana da quella serata.
Ludwig non capiva cosa avesse fatto di sbagliato. Non era più riuscito a vedere Feliciano. Certo l’uomo rispondeva ai suoi messaggi, non sembrava per niente indispettito nell’essere contattato, ma la sua presenza era diventata un qualcosa di sfuggente e intangibile per lui. Non riusciva più a incontrarlo.
Forse aveva davvero frainteso il tutto. Così erano trascorsi dei giorni ed era nuovamente arrivato un sabato. Non aveva il coraggio di invitarlo ad uscire, così aveva scelto un museo da visitare e ci aveva trascorso dentro tutta la giornata. Mentiva a se stesso se diceva di non pensare a Feliciano. I suoi pensieri tornavano puntualmente a lui. Era certo di non aver sbagliato niente, ma una simile reazione lo aveva spiazzato. Forse Feliciano si era pentito e lo stava evitando per quella ragione. La mattina si era svegliato, aveva riconsiderato la serata e aveva scelto di non voler più parlare con lui. Non riusciva a spiegarsi perché.
Il ritorno a casa gli pesa, ma era stanco dalla giornata che aveva trascorso in solitudine e desiderava solo dare un’occhiata ai documenti che si era portato dal lavoro, per poi infilarsi a letto in compagnia del suo nuovo libro. Dall’appartamento di fronte al suo non giunge un suono, e lui si trova a sospirare, entrando in casa. Si era così abituato al saluto di Feliciano che non riceverlo lo faceva sentire a disagio.
In casa regna il silenzio, e per una volta Ludwig lo trova soffocante. La serata continua a scivolargli addosso, ma si sente così demotivato che non ha alcun desiderio di cucinare qualcosa. Si siede sul divano, scorrendo con lo sguardo i documenti, senza realmente vederli. Continuava ad analizzare il suo comportamento, senza trovare delle effettive falle in esso. Qualsiasi cosa avesse allontanato Feliciano sicuro non sarebbe riuscito a porci alcun rimedio.
Un gentile bussare lo desta dai suoi pensieri, spingendolo a voltarsi verso la porta. Solo una persona bussava in quella maniera. Si alza di scatto, inciampando nei suoi piedi, ma riesce ad arrivare alla porta e ad aprirla. C’era Feliciano di fronte a lui. Sentiva l’impulso di abbracciarlo, ma si trattiene, cercando di mantenere una dignità.
« Tutto bene? » gli chiede lui, sorridendo. Era lo stesso sorriso che ormai riempiva la sua mente.
« Sì, sì. Sto bene. »
« Mi fai entrare? » lui si scosta in maniera quasi meccanica, facendolo passare e chiudendo la porta dietro di sé. L’altro uomo alza il braccio, facendogli notare una bottiglia di vino. « Dobbiamo festeggiare. »
« C’è qualche ricorrenza particolare? »
« Certo che sì. » annuisce Feliciano. « Mi hanno finalmente pagato l’ultimo lavoro di restauro. » gli aveva accennato qualcosa a riguardo della diatriba riguardo quella faccenda, ma Feliciano stesso l’aveva liquidata in poche parole e questa era stata archiviata nell’angolo della sua mente.
« Questa è una buona notizia. » dice, guardandolo appoggiarsi allo schienale del divano.
« É  un ottima notizia. É  per questo che ho portato il vino. »
« Vino? »
« Per festeggiare. » l’altro sembra dirlo come se fosse la cosa più naturale al mondo. « Hai dei calici? »
« Credo di averne. » Feliciano sembra compiaciuto e lo osserva sedersi, andando poi in cerca di due calici di vino e di un cavatappi. Il secondo lo trova senza troppi problemi, ma per i primi non esita a farsi qualche pensiero in più. Gli sembravano troppo scialbi per quello che si apprestavano a celebrare. Non riusciva a capire nemmeno perché Feliciano volesse festeggiare una cosa simile, con lui poi. Sarebbe stato più sensato che lo facesse con Lovino, non con un vicino conosciuto un mese fa con il quale aveva avuto un appuntamento durante il quale l’aveva conquistato senza riserve.
Lo aveva ammesso a se stesso, Feliciano gli interessava, ma il lato più paranoico del suo carattere metteva sempre in dubbio l’interesse dell’altro, facendogli pensare di aver ingenuamente frainteso.
« Ludwig? » la voce di Feliciano lo richiama alla realtà, facendogli afferrare in fretta i due calici e tornare verso il salotto. Non voleva che nell’attesa Feliciano cambiasse idea.
« Sì, arrivo. » quando rivede l’altro, il viso di questi è raggiante. Con cura appoggia i due bicchieri sul tavolino, per poi prendere la bottiglia che era ancora in mano a Feliciano e aprirla con un certo tatto. Versa ad entrambi, per poi prendere il calice e offrirlo a Feliciano, che lo accetta e ne prende un sorso.
« É  più buono di quello che mi aspettavo. » ne prende un sorso anche lui, osservando il liquido scuro.
« Ha un sapore particolare. »
Tra di loro cala il silenzio, ma Ludwig non sa dire se si sente a disagio o meno.
« Sai, ho pensato molto a sabato scorso. » inizia Feliciano, spostando lo sguardo su di lui. Si scopre a deglutire, nervoso. « Mi sono reso conto che non so molto di te, Ludwig. »
« Sai dove abito. » dice, rendendosi conto della sciocchezza pronunciata. Feliciano emette uno sbuffo divertito, e immagina non se la sia presa.
« Questo depone a tuo favore. » commenta, prendendo un altro sorso. « Intendevo che ho tante informazioni, ma non credo di sapere di te come persona. »
« Cosa vuoi sapere? » non era da lui aprirsi in quella maniera, ma dà la colpa al vino e allo stomaco vuoto anche se ne aveva preso un solo sorso. La verità era che si sentiva ubriaco di Feliciano. Questi sembra rimuginare seriamente sulla risposta da dargli.
« Facciamo così. Io prendo un sorso di vino, e ti faccio una domanda. Tu dovrai rispondere nella maniera più sincera possibile. Una volta finita sarà il tuo turno. » si trova ad annuire. Aveva già giocato a qualcosa di simile quando era all’università. Non gli sembrava niente di nocivo o pericoloso.
« D’accordo. Inizia pure. » Feliciano prende un lungo sorso d vino, come se dovesse farsi coraggio, e si volta nella sua direzione.
« Hai mai preso delle multe? »
« Una volta, quando dovevo andare a prendere mio fratello dall’aeroporto. » Feliciano sembra compiaciuto, e lo fissa. Lui prende un sorso, pensando sulla domanda da porre all’altro.
« Sei mai stato all’estero? » Feliciano arriccia il naso nel sentire simile domanda, ma sembra pensarci seriamente.
« Sono stato in Francia per un corso d’aggiornamento, e andavo spesso con mio padre in Austria. »
« Sei capace di parlare tedesco quindi? »
« Eh no, questa domanda te la devi tenere, è il mio turno. » Ludwig arrossisce per essere stato ripreso, ma osserva Feliciano finire il suo bicchiere, e si premura di riempirlo mentre questi pensa alla domanda da fargli.
« Hai dei tatuaggi? » arrossisce.
« Sì. »
« Dove? Fa vedere! » Ludwig sospira, tirandosi su la manica destra della maglietta, e Feliciano si avvicina, osservando la figura stilizzata di un’aquila nella parte interna del braccio. Percepisce le sue dita toccare il lembo di pelle, accarezzarlo piano. « Wow, sembra un sacco figo. Io non potrei mai, mi sembra fare un sacco male. »
« In realtà non più di tanto. » risponde, abbassando poi la manica mentre Feliciano tornava al suo posto.
« Tocca a te. » il vino scivola giù per la sua gola, e si trova a fissare il soffitto in cerca di una domanda adatta. Non desiderava farne di troppo personali, anche se la curiosità si stava facendo strada verso di lui.
« Mai passato la notte sveglio fino alla mattina? »
« Intendi la mia normale giornata lavorativa? » replica Feliciano, sorridendogli. Entrambi ridacchiano, e Ludwig percepisce il calore farsi forte. Era certamente il vino. Anche le guance di Feliciano si erano arrossate, e credeva non si trattasse del calore estivo.
Un altro sorso di vino, un’altra domanda.
« La tua prima ragazza? » sembrava che Feliciano l’aveva battuto sul tempo. Era indeciso se essere sincero o aggirare la domanda, ma arrivato a quel punto ormai la prima opzione gli sembrava quella più scontata.
« Non ho mai avuto ragazze. » fa una pausa, cercando di ordinare i pensieri. « Ho avuto un ragazzo all’università, però, e anche uno gli ultimi due anni delle superiori. »
« Oh. » Feliciano non dice altro, e lui non alza lo sguardo. Ha paura di scoprire il disgusto nei suoi occhi, e preferisce non guardarlo mentre si alza dal divano e se ne va. Passano diversi secondi, ma non succede niente. « Ludwig, è il tuo turno. » la voce gentile dell’altro lo riporta alla realtà. Feliciano si trovava ancora lì, non sembrava sconvolto o disgustato da lui. Si sente più sollevato, e finisce il suo bicchiere, che viene subito riempito dall’altro.
« Hai fumato spinelli? »
« Durante le superiori non hai idea quanti. Ora ho smesso, li fumo solo prima di andare alle cene di famiglia. » una simile risposta lo diverte, e Ludwig si sente scivolare, lasciandosi quindi andare verso il pavimento che gli sembrava più fresco. Feliciano lo raggiunge quasi subito, con bicchieri e bottiglia. Sembrava determinato a far continuare il gioco.
Lo osserva bere nuovamente.
« Io e Lovino siamo troppo rumorosi come vicini? »
« Questa è una domanda a trabocchetto? » Feliciano ride, tentando di dargli una spinta.
« Tu rispondi e poi vedrò che dire. »
« No, non particolarmente. Trovo che Francis e Antonio abbiano un podio difficile da farsi soffiare anche con nuova concorrenza. »
« Io e Lovino saremmo la concorrenza? »
« Credo che quando litighiate vi senta persino Arthur dal piano terra. » Feliciano gli sembra arrossire, e lo guarda rifugiarsi dietro al suo bicchiere di vino. Anche lui ne beve un po’, sentendosi sempre più accaldato. Sentiva quasi il bisogno di togliersi la maglietta, ma in presenza di Feliciano si sentiva piuttosto restio a farlo.
« La tua domanda? »
« Vai d’accordo con tuo fratello? » il viso di Feliciano si storce in una lieve smorfia, e il suo sguardo vada oltre la finestra.
« Direi di sì. Ho passato così poco tempo con lui che non so nemmeno che genere di persona lui sia. » Feliciano fa una pausa, volgendosi poi verso di lui. « Sai, i nostri genitori hanno divorziato quando eravamo bambini. Mio padre mi ha preso con sé, mentre Lovino è rimasto qui con mamma. L’unica cosa che ci ha mai tenuti uniti era il nonno, che pretendeva che ci fossimo entrambi per le feste. Certo la sua premura non è bastata per renderci due fratelli uniti. » lo osserva passarsi una mano sul viso. « Quindi ci vado d’accordo come con un coinquilino perennemente incazzato e al quale non va mai bene niente di quello che fai. »
Sente il bisogno di scusarsi per averlo forzato ad una simile confessione, ma il respiro dell’altro è regolare e non sembra essersi arrabbiato con lui.  Questa volta bevono insieme, e finiscono nuovamente il vino nei calici. Feliciano riempie per entrambi, osservando poi la bottiglia quasi vuota.
« É  un vero peccato che il nostro gioco stia per finire. » commenta.
« Ho una bottiglia in dispensa. » dice subito lui, stupendosi della sua reazione. Feliciano sorride, apparendogli più sornione, e lo guarda alzarsi in piedi, appoggiandosi sul divano e camminare verso lo stanzino. Accende la luce, rendendosi conto di come lui e Feliciano fossero ormai nella penombra, e non fa fatica a trovare la bottiglia, prendendola e tornando al suo posto. Il salotto era illuminato solo dalla luce esterna proveniente dalla finestra aperta, rendendo l’atmosfera particolare. Ludwig deglutisce, tornando a sedersi e appoggiando la bottiglia lì accanto.
« Dove eravamo? » chiede, mentre Feliciano beve.
« Era il mio turno. » gli dice, per poi schioccare le labbra. « Mai fatto sesso in pubblico? »
« No! » esclama lui, arrossendo. Feliciano ridacchia divertito dalla sua reazione. « Tu sì? » lo osserva roteare platealmente gli occhi, abbozzando un sorrisetto sarcastico. Tra di loro cade il silenzio, e lui non sa quale domanda inventarsi. Di certo non avrebbe raccolto la sua provocazione.
Un altro sorso di vino, un’altra domanda.
« Quale è la cosa che ti piace più di me? » vede Feliciano trattenere il respiro, e guardarlo dritto negli occhi. Era contento di aver finalmente una posizione di vantaggio nei suoi confronti. Osserva il suo rossore espandersi dalle guance fino alle orecchie, facendogli assumere lo stesso colore di un pomodoro maturo.
« Non voglio suonare banale, Ludwig. » dice, sussurrando. La sua voce era bassa, difficile da sentire, quasi spezzata dall’imbarazzo. « Mi piaci perché sei diverso. »
« Diverso male? »
« Diverso da tutti quelli che mi circondano. Sono talmente abituato alla mia famiglia, ai miei temporanei colleghi, ai miei vicini, che sei l’unico che mi sta dando delle certezze in questo momento. Quando penso a te so che posso contare sul tuo aiuto. »
« Come fai a dirlo? Ci conosciamo da così poco. »
« Questo è vero. » replica lui, mentre il suo rossore ritornava solo nelle sue guance. « Eppure ogni volta che io avevo bisogno di te ci sei sempre stato, anche se si tratta di sciocchezze. »
Doveva dargli ragione, non sarebbe mai riuscito a prevalere completamente su uno come lui. « Non sottovalutarti, tengo tanto alla tua compagnia. »
Nessuno lo aveva mai fatto sentire così. Certo, era abituato a sentirsi dire di essere responsabile, quello affidabile e sul quale si poteva contare, ma per la prima volta aveva la parvenza di un complimento piuttosto intimo. C’era un qualcosa di ammaliante nei modi di fare di Feliciano. Poteva anche dire di essere sceso a prendere la posta, e simile frase in bocca a lui avrebbe sempre assunto una sfumatura diversa da quella che chiunque altro potesse dargli. « Ho esagerato? » gli chiede lui, appoggiandosi sul divano. Le sue guance sono ancora rosse, e la luce esterna illumina il contorno del suo viso. Poteva davvero essere un quadro, che solo lui aveva occasione di ammirare in un’esposizione allestita unicamente per la sua persona.
« No, per niente. » Feliciano ride, si allunga verso di lui, toccano nuovamente i bicchieri e riprendono a bere. Non proferiscono parola per un po’, ma Ludwig non ne sente realmente il bisogno.
« Il tuo dolce preferito. » dice all’improvviso Feliciano, appoggiandosi per poterlo guardare meglio.
« Cosa? »
« Quale è il tuo dolce preferito? » ripete, scandendo.
« La torta della foresta nera. »
« Avrei detto la sacher. »
« Sono così stereotipato ai tuoi occhi? » Feliciano ridacchia, divertito. « É come se io assumessi che il tuo dolce preferito sono i cannoli. »
« Ma io amo i cannoli! » esclama lui, ridendo. « Però preferisco il panettone con l’uvetta e Lovino mi odia per questo. »
« Non gli do torto. »
« Ludwig! » ridono ancora, godendosi l’atmosfera. Lui riprende il calice di vino, prendendone un altro sorso. Aveva una domanda per Feliciano ed era curioso di conoscerne la risposta.
« Il tuo primo bacio? » l’altro uomo si ferma, lo guarda, apre leggermente la bocca. Sembra non avere parole da dire, oppure è in cerca di quelle giuste. « Se non vuoi parlarne non sei obbligato. »
« No, non è quello. » mormora Feliciano, sorridendo debolmente. « É una storia un po’ insolita. »
« Perché? » l’altro sorride enigmatico, tornando a guardare verso la finestra aperta.
« Avevo undici anni. » dice, sistemandosi come se stesse per raccontare una lunga storia. « Era la prima vacanza che facevo con mio padre da quando lui e mia madre avevano divorziato. Ero abbastanza triste e non avevo molta voglia di socializzare. »
« Comprensibile. » Feliciano emette uno sbuffo divertito.
« Già. Comunque eravamo in vacanza e nello chalet vicino c’era questo ragazzino che sembrava avere un paio di anni in meno di me, e sembrava mi odiasse. Non c’era giorno che mi tirasse palle di neve o mi guardasse male. »
« Sembra l’incipit di qualche romanzo. »
« Oh, lo era. Conta che all’epoca non sapevo una parola di tedesco e lui non conosceva l’italiano, quindi quando sono andato a chiedergli perché mi trattava così è scappato senza voltarsi indietro. Questo per i primi giorni, poi suo padre ha avuto l’accortezza di introdurci. In quella settimana siamo diventati amici. Non ci capivamo per niente eppure ho solo ricordi felici di quella vacanza. »
Lui lo guarda, confuso. Non sembrava rispondere minimamente alla sua domanda, ma probabilmente anche Feliciano stava risentendo dell’alcool e aveva preso la storia molto alla larga. Alla fine la faccenda gli interessava.
« Comunque era arrivato l’ultimo giorno per lui, o almeno è quello che ho capito io, dato che il giorno dopo non c’era più. La cosa ironica è che non ricordo nemmeno il suo nome. Ricordo solo di avergli dato il mio bastone da sci come ricordo e lui per ricambiare mi ha baciato. »
Qualcosa in lui si ferma. La sua mente smette di funzionare, e torna a quell’inverno durante la sua infanzia, l’ultima volta che era stato in vacanza con il padre. Ricordava la neve, i suoi primi tentativi di sciare e il ragazzino della baita accanto. Aveva archiviato quella memoria da diverso tempo.
« Feliciano. » dice, voltandosi verso di lui. « Eri dalle parti di Corvara? »
« Sì, perché? »
« Avevi una cuffia bianca e una sciarpa verde che ti scivolava sempre via? » Feliciano si blocca, sgranando gli occhi.
« Come fai a saperlo? » non sa cosa dire. Era una memoria della sua infanzia, una che aveva seppellito dal successivo lutto, con la quale non si era mai davvero confrontato. Quel ragazzino era stato la sua prima cotta, la prima certezza. « Ludwig, come fai a saperlo? »
« Ero io. »
Cala il silenzio. Non sapeva se voleva sbagliarsi o meno. Forse avrebbe dovuto fare più domande. Forse si stava sbagliando e avevano avuto un’esperienza simile. Eppure ricordava come era stato felice di ricevere quell’oggetto, e di come lo aveva baciato d’impulso. Di tutto il tempo che aveva trascorso con quel ragazzino, anche se non ne aveva compreso nemmeno una parola.
« Stai scherzando. »
« Non credo. Chiedimi qualcosa. » Feliciano gli appare più fragile, i suoi occhi iniziano a guardare in giro, come se fossero in cerca di qualcosa.
« Una volta mi hai offerto qualcosa. »
« Quella volta che sei arrivato tardi al ristorante e la cucina era chiusa e io ho saltato il pranzo per dare a te il mio piatto. » Feliciano si porta una mano sulla bocca, apparendogli scioccato.
« Eri tu. »
Scende il silenzio. Si trovava davanti a quello che poteva definirsi il suo primo e ingenuo amore. Si sentiva in imbarazzo, ora che nella sua mente riaffioravano i ricordi di quel periodo.
« Il destino è ironico. » mormora Feliciano, riprendendo il suo calice.
« Perché? »
« Siamo qui dopo vent’anni. Io pensavo non ti avrei rivisto più. » in cuor suo si trovava a dargli ragione. La memoria di quel ragazzo era sfumata nella convinzione di essere un incontro unico nella vita. « Ma hai ancora quel bastone? »
« No. All’aeroporto non me l’hanno fatto passare. » sospira, e Feliciano ride. « Non ridere, piansi per tutto il volo a causa della cosa. »
« Addirittura. »
« Non era cosa da tutti i giorni ricevere un regalo simile. »
« Col senno di adesso lo trovo così stupido. »
« Il me bambino lo aveva trovato molto originale. » ridono insieme. « Ma ero certamente più creativo all’epoca. »
« Io ora so il tedesco. » commenta Feliciano. « Non avremmo difficoltà a comunicare. » lui si scopre a sospirare, prendendo un sorso di vino.
« Non lo so. Parte del tuo fascino era perché non capivo cosa dicessi. »
« Mi preferisci muto? »
« Non ho detto questo. » Feliciano si sistema meglio, avvicinandosi di più a lui.
« Comunque mi devi spiegare perché mi lanciavi le palle di neve. » si scopre ad arrossire di più, distogliendo lo sguardo.
« Non avevo idea di come attirare la tua attenzione. »
« Potevi chiedere a tuo padre. »
« Era banale. » Feliciano emette uno sbuffo divertito, e si appoggia sul suo fianco. Gli sembra di bruciare, ma cerca di non focalizzarsi troppo. « Non mi andava di presentarmi in quella maniera. »
« Hai proprio ragione, è molto meglio sfondare la porta. Molto d’effetto. » lui arrossisce ancora di più, sotto la risatina divertita di Feliciano. « Non ti porto rancore. »
« Lo spero. » entrambi si guardano sorridere, godendosi il momento.
« Perché mi hai baciato? » chiede allora Feliciano, improvvisamente serio. Non sapeva che risposta dargli. Certo lo aveva baciato d’impulso da bambino. Era stato pure un bacio disastroso, affrettato, per niente soddisfacente se pensava a quelli successivi che aveva ricevuto, eppure ora che era tornato alla sua mente sembrava essere quello più speciale di tutti.
« É stato istintivo. »
« Perché? »
« Credo avessi una cotta per te. » Feliciano sgrana di nuovo gli occhi, deglutendo. Lui osserva ogni parte del suo viso contrarsi, concentrandosi sulle labbra. Avrebbe volentieri tentato di replicare l’esperienza.
« Davvero? » la voce di Feliciano era più rotta, più bassa. Lo guardava serio, ma lui non riusciva a mantenere lo sguardo. La sua mente ormai era fissa sul bacio, e sul suo desiderio di replicarlo. Si sente la gola secca.
« Sì. » vorrebbe aggiungere che la cotta ce l’ha ancora adesso per lui, ma simile frase rimane bloccata nella sua gola. Feliciano sorride, e torna ad appoggiarsi sulla sua spalla, il viso nella sua direzione. Lui ne osserva le ciglia corte, gli occhi ora scuri, la forma del naso, e scende fino alle labbra. Il suo intero corpo pare bruciare dal desiderio di avere quel bacio.
Feliciano non parla, ma lo guarda dritto negli occhi. Ludwig non sa cosa stia vedendo nei suoi occhi, ma lo percepisce staccarsi da lui, e poggiare la propria mano sulla sua. Le sue palpebre si abbassano, e il suo viso si fa più vicino. Vorrebbe stringerlo a sé, e appoggiare le labbra su quelle di Feliciano, ma si rende conto di quanto sia l’altro a dettare il ritmo del loro movimento. Si percepisce avvicinarsi lentamente, vede Feliciano piegare il volto e percepisce l’altra sua mano sulla spalla. Lui fa lo stesso, accarezzandogli la guancia, gesto che l’altro sembra apprezzare. Percepisce la sua pelle morbida al contatto, e finalmente riesce ad avvicinarsi al suo viso. Feliciano continua a tenere gli occhi socchiusi, e lui fa lo stesso, deciso a godersi il momento al massimo. Lo percepisce sempre più vicino, sente il suo respiro sulle labbra, lo sente mischiarsi al suo. Le punte dei nasi si toccano, e anche lui si piega leggermente, riuscendo già a percepire il labbro di Feliciano sfiorare il suo.
« Ludwig! » d’improvviso la voce di Elizaveta lo fa scattare, facendolo ritrarre da Feliciano. « Tuo fratello sta urlando di essere nudo sul balcone, e se non ci pensi tu a lui, ci penserò io! » lui batte le ciglia, confuso, togliendo la mano dal viso di Feliciano che sembra ancora confuso dalla situazione, e si alza quasi automaticamente, avvicinandosi al balcone. Era certo che fosse la voce di Elizaveta.
« Cosa? » chiede, appoggiandosi sulla ringhiera, cercando il viso della donna.
« Hai sentito. Tuo fratello sta da Francis e non ho idea di come tu non faccia a sentire il casino che stanno facendo. » lui si passa una mano sul viso, cercando di calmarsi, e il suo sguardo cade su Feliciano, ancora seduto ai piedi del divano, rosso in viso. « Comunque ti consiglio di andare a recuperarlo prima che ci denuncino tutti per disturbo della quiete pubblica e oscenità. »
« Sì, lo farò, grazie. » la donna sembra soddisfatta dalla sua risposta, e rientra, lasciandolo solo, con Feliciano che si era alzato e gli si era avvicinato.
« Scusami. » mormora in sua direzione. « Devo andare. »
« Ti accompagno. »

   
 
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