Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Angelica Cicatrice    12/11/2019    1 recensioni
Clopin aveva dedicato tutta la sua vita nel donare il sorriso ai bambini di Parigi. Non desiderava altro nella sua umile vita da giullare della piazza. Eppure, qualcosa stava per stravolgere quella felice monotonia, e la paura di essere dimenticato o messo da parte ( per colpa dell'arrivo di un nuovo cantastorie ) lo avrebbe logorato. Per non parlare dell'imminente giorno della Festa dei Folli. I due giullari si sarebbero scontrati in un duello all'ultimo spettacolo? O sarebbe accaduto qualcosa di assolutamente inaspettato da far rovesciare gli eventi? Il re degli zingari non si era mai posto il quesito: e se esistesse, in questo mondo folle, una persona come me ?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clopin, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                       Re e Regina 

Era passato del tempo, da quel fatidico giorno, in cui la disavventura dei giullari era giunta al termine, con un lieto fine per fortuna. Clopin, per via della brutta ferita che era stata ricucita, dovette rassegnarsi e rimanere per parecchi giorni fermo sulla branda. La stessa Michelle, che si era occupata della medicazione e dei punti, era stata categorica: almeno per due settimane il paziente doveva muoversi il meno possibile. Altrimenti, la situazione poteva solo peggiorare. Il re della Corte sbuffò appena ricevette la notizia, ma un pensiero lo rincuorò: Roxanne sarebbe rimasta nella sua tenda per tutto il periodo di guarigione. Quindi, non sarebbe stata una vera tragedia. Sapendo ciò, Esmeralda era serena e non ebbe alcun motivo di preoccuparsi: suo fratello era in ottime mani. In seguito al suo risveglio, il re degli zingari aveva ricevuto varie visite, come quella del suo amico campanaro, che non vedeva da molto tempo. Quando Quasimodo aveva saputo che il giullare aveva rischiato grosso, aveva pregato tanto a Notre Dame, e quando il peggio passò, si era precipitato subito alla Corte. Quel gesto d'amicizia fece commuovere Clopin, e rassicurò il gobbo che presto lo avrebbe rivisto al piazzale come al solito, e che sarebbero tornati a scambiarsi chiacchierate durante la pausa pranzo. Anche Febo non fu da meno, e quando rivide il cognato che aveva ripreso conoscenza, tirò un sospiro di sollievo. Il capitano gli portò due buone notizie: una, nessun membro della banda di Armand si era salvato ( alcuni rimasti feriti, si trovavano ormai nelle prigioni) e che la sua complice, Odette, era stata subito scovata e arrestata. Due, quella più inaspettata, che il Re di Francia in persona, dopo aver saputo della dipartita di Armand, uno dei fuorilegge più ricercati, 
desiderava conoscere gli eroi che avevano reso possibile la salvezza dell'intera città. Tutti rimasero senza parole, specialmente la coppia, che già immaginava quel giorno in cui si sarebbero trovati al cospetto del sovrano. Ma una'altra meravigliosa notizia, la più bella in assoluto, era racchiusa nei cuori dei due amanti. Avevano deciso di comune accordo di tacere per qualche giorno, giusto per godersi, in privato e in tranquillità, quei momenti di consapevolezza del loro felice avvenire. Era il loro più intimo segreto. Per loro due, che sapevano, era così bello guardarsi negli occhi, durante le ore del giorno, e captare la felicità segreta che li univa. Poi, dopo la prima settimana, approfittando di una riunione con tutti nella tenda, la coppia vuotò il sacco e la sorpresa e la gioia dei presenti fu immensa. Per via della situazione di Clopin, si decise di fissare la data per il 3 Marzo, quindi c'era ancora parecchio tempo per organizzare tutto. Ma i due cantastorie erano già ansiosi di coronare quel sogno di puro amore.

PV Roxanne

Il mese di Febbraio passò in un attimo. Nonostante i giorni trascorsi alla Corte dei Miracoli, senza vedere la luce del sole, fui contenta e piena di vitalità. In fondo, ero troppo occupata per pensare alla mia voglia di poter uscire e tornare alla vita in superficie. Passavo la maggior parte del tempo accanto a Clopin,  che era inchiodato su quella branda. Non mi pesava affatto, anzi, era un bel pretesto per stare con lui il più possibile. Ogni giorno gli cambiavo le fasce, facevo controllare la ferita a Michelle, e mi occupavo del pranzo e della cena. Mi sentivo già una novella mogliettina. Nel frattempo, Esme e tutte le donne 
andavano e venivano nella tenda, fin troppo impegnate ad aiutarci nei preparativi della cerimonia nuziale. O meglio, delle due cerimonie. Oltre al tipico rituale gitano, che conoscevo perfettamente, prima di tutto ci saremo uniti sull'altare di Notre Dame. Il mio giullare stesso aveva espresso quella volontà e io ne fui piacevolmente colpita. Era la prova che Clopin rispettava i miei valori e non voleva schiacciarli solo perché non li condivideva. Un vero e puro gesto d'amore. Quando il tempo di guarigione arrivò agli sgoccioli, finalmente il mio giullare era pronto per lasciare la branda e tornare alla normalità. Quella mattina, Esmeralda mi svegliò di buon ora, e mentre Clopin era assistito da alcuni zingari ( con Febo che cominciava già a dargli consigli) io mi ritrovai nella tenda di Michelle. Topazia, la capra dal manto nero, belò entusiasta appena mi vide. Per la cerimonia in chiesa non ci sarebbe stato alcun bisogno di nuovi abiti: avremo indossato i nostri costumi da giullari. Il piazzale era il nostro reame delle feste, e desideravamo che anche in quel giorno speciale il nostro lato giocoso e frizzante fosse acceso. Tutti avrebbero ricordato il burattinaio e la violinista, gli stessi che si erano sfidati e infine amati, uniti in matrimonio in quella stessa piazza.
- Sei bellissima come sempre, Roxanne - disse Michelle, dopo avermi applicato le rose rosse sulla pettinatura.
Ero così emozionata che non facevo altro che guardarmi allo specchio per essere perfetta, ma alla fine mi fidai delle parole della mia amica. Mentre mi sistemavo la mascherina sul volto, Esme mi guardava con occhi colmi di emozione. Potevo ben capire quanto fosse felice per me, per noi due, e infine mi disse:
- Roxanne cara, non c'è bisogno che ti dica  "ti lascio la felicità di Clopin nelle tue mani". Ma voglio che tu sappia che da oggi in poi, non solo sarai la sposa di mio fratello e la degna regina della Corte, ma farai parte della nostra famiglia a tutti gli effetti. Quindi, non indugiare in futuro a chiamarmi "sorella" -.
Una sensazione di calore piena di gioia mi invase, poi la zingara mi accennò che più tardi mi avrebbe mostrato una bella sorpresa. Detto ciò, uscimmo dalla tenda. Clopin era stato già accompagnato da Febo, in groppa al suo cavallo Achille, al piazzale. Mi avrebbe aspettata sull'altare come voleva la tradizione. Fui scortata, insieme ad Esmeralda, nel mio personale carretto. Affacciandomi dalla finestra potei constatare con piacere che era una bellissima giornata. Il sole splendeva luminoso e caldo. L'aria ere fresca e profumata. Sembrava che la primavera si fosse anticipata per donarci l'atmosfera giusta per rendere quel giorno indimenticabile. Quando arrivammo a destinazione, potei notare con sorpresa una notevole folla. Ovviamente, tutti erano lì per assistere al grande evento. Specialmente i più piccoli, che sembravano quelli più felici ed emozionati. Tra loro sbucò la piccola Cosette, che portava in un cesto di vimini un mucchio di petali di rosa bianca. Infatti, la piccina mi precedette, e quando entrò in chiesa percorrendo la navata, lasciò cadere quei petali candidi. Prima di fare il mio ingresso, Zacarias mi raggiunse e mi offrì il braccio. Quell'uomo, che in un certo senso mi aveva trattato come una figlia, qualche giorno fa mi aveva 
confessato che sarebbe stato un onore accompagnarmi all'altare. " Sei pur sempre la sposa del mio pupillo" si era giustificato, ma io ero certa che non fosse solo per quello. Zacarias era troppo orgoglioso da ammettere il suo affetto per me. Così, l'uomo che aveva posto fin dall'inizio la sua fiducia in me, mi condusse verso il mio promesso, che mi aspettava con ansia. Appena i nostri sguardi si legarono avvertì già gli occhi inumidirsi. L'arcidiacono era al nostro cospetto, mentre Febo ed Esmeralda ci osservavano a una lieve distanza, nel ruolo di testimoni. Per tutto il tempo le mie mani furono  strette a quelle del giullare, e non smettemmo mai di guardarci negli occhi. Poi, giunse il momento più importante.
- Clopin Trouillefou, giullare della piazza di Notre Dame, vuoi prendere questa donna come tua sposa? - pronunciò l'arcidiacono. 
- Lo voglio - rispose Clopin, e con i pollici accarezzò le mie mani, come a darmi prova del suo sincero amore.
Fu poi il mio turno.
- E tu, Roxanne Carraro, violinista della piazza di Notre Dame, vuoi prendere quest'uomo come tuo sposo? -.
- Lo voglio - fu la mia risposta, e sentì una leggera lacrima scivolarmi dagli occhi. 
- Ciò che Dio ha unito, uomo non osi separare - aggiunse l'arcidiacono - Con questo sacramento vi dichiaro marito e moglie, nel nome del Padre, del Figliolo, e dello Spirito Santo. Amen -.                
Infine, col cuore che mi martellava nel petto, avvertì la frase più bella che tanto stavo aspettando.
- Puoi baciare la sposa -.
Clopin fece sciogliere le mani dalle mie, e con delicatezza mi tolse la mascherina dal volto. Io feci lo stesso, scoprendo il suo viso dalla maschera fucsia. Sollevandomi leggermente sulle punte delle scarpe, il mio sposo mi strinse a se e mi donò un bacio caldo e dolce. Dalle splendide vetrate filtrò un fasciò di luci colorate e nella cattedrale riecheggiò la melodia delle campane, suonate apposta per noi da Quasimodo. Sembrava che la stessa benedizione del Signore fosse calata sui nostri capi, e sapevo che da qualche parte nel mondo dei Cieli, c'era qualcuno che ci osservava con tanta felicità. Distaccandoci a malavoglia,  io e Clopin ci dirigemmo all'uscita, e appena ci presentammo al resto della folla, applausi scroscianti ci accolsero, mentre fiori dai mille colori e gemme di grano volarono su di noi. Tutti gli abitanti di Parigi ci fecero gli auguri e a un certo punto, in mezzo a tutta quella confusione, si fece largo Marcel. Avevo saputo che finalmente la sua taverna era stata ricostruita, ed era tornato al suo lavoro. Il nostro amico sembrava molto eccitato.
- Amici miei - cominciò a parlare, mentre la folla taceva - a nome di tutti i presenti, vi porgo i più sinceri auguri, e che la vostra felicità duri per sempre. Per tutto quello che avete fatto, per noi e per Parigi, abbiamo un regalo di nozze speciale per voi. Da parte di tutti noi, speriamo che gradirete -.
E così terminando, Marcel si voltò e fece un cenno col braccio. In mezzo al piazzale, c'era qualcosa di enorme coperto da un telo bianco. A quel segnale, il telo fu tirato via e scoprimmo che si trattava di un grande teatrino mobile, nuovo di zecca, fatto in legno d'acero, e tutto decorato con finestre di vetro rosso, tendaggi viola e bandierine svolazzanti. Ciò che mi colpì fu il drappo di colore blu-indaco, posto proprio sul davanzale, con sopra ricamato un sole e una luna uniti in un solo astro, di colore oro. Quello stemma mi fece ricordare lo strano sogno che avevo fatto qualche tempo fa, e che mi aveva lasciata con mille domande. In quel momento mi fu tutto chiaro. Invece Clopin, al ricordo del suo teatrino andato distrutto, osservando quella meraviglia, non potè trattenere le lacrime e ringraziò di cuore Marcel, abbracciandolo con calore. Ma presto, l'allegria tornò quando il nostro amico ci invitò tutti ad andare alla sua taverna. Una volta lì,  dovetti ammettere che era ancor più bella e spaziosa. Ciò che catturò la mia attenzione fu una grossa botte, posta all'angolo della sala. Marcel non aveva dimenticato il posto riservato al re del piazzale. Senza pensarci, il mio sposo mi fece un inchino e mostrandomi la botte disse " il suo trono, mia Regina ". Sorrisi divertita, e mi colse di sorpresa sollevandomi per la vita e facendomi sedere sulla superficie in legno. Fu un momento così meraviglioso. Poi, mentre tutti gli altri bevevano dai boccali di birra, Marcel ci offri due calici col prezioso Sherry, che già in passato ci aveva accompagnato nei nostri dolci istanti. Ci venne allora naturale rimembrare le situazioni comiche vissute nella vecchia taverna, e ne approfittai nel rivelare al mio amato i miei disperati piani, di quella sera, per riavvicinarmi a lui. Ridemmo come due matti per tutto il tempo, e non ci rendemmo conto che era già pomeriggio. Dovevamo sbrigarci a tornare alla Corte. Dopo aver raccolto gli ultimi auguri e alcuni piccoli regali, come cesti di frutta, mazzolini di fiori, e sacchetti di spezie, io e Clopin, tornammo al piazzale e decidemmo di usare il nuovo carretto, mentre il mio lo avrebbero trasportato gli zingari e lo avremo utilizzato per i spettacoli speciali alla Corte. L'interno del teatrino era più spazioso di quanto immaginassimo, e vi era tutto il necessario e le comodità che richiedevano due artisti come noi. A parte il separé, fatto di cartone color rosso scuro, c'era un lungo divanetto con l'imbottitura viola damascata. Al centro della stanza, un tappeto con vari ghirigori dorati, con tanto di cuscini di varie forme e colori. Decidemmo così di rilassarci su quel mucchio di stoffa morbida, mentre il dondolio del  carretto ci cullava. Il mio amato ne approfittò per tenermi tra le sue braccia e riempirmi di attenzioni. Passammo tutto il tempo del viaggio a scambiarci dolci ricordi del passato, da quando ero arrivata al piazzale fino alla fine della nostra avventura pericolosa. Clopin, in quel mese di guarigione, mi aveva raccontato di tutte le visioni e i ricordi tornati alla luce. Era così bello parlare con lui di tutti i nostri momenti felici e importanti che avevamo vissuto insieme.
- Sono convinto di una cosa - aggiunse poi, mentre il suono dei nostri campanelli riempiva l'aria - che se dovessi nuovamente perdere la memoria, grazie al tuo amore riuscirei sempre a tornare da te. Eravamo destinati l'uno all'altra, mon cher. E tra pochi minuti sarai ufficialmente la mia regina -.
Quelle parole mi sciolsero del tutto, ma un pensiero un pò malinconico mi fece incupire. Il mio sposo se ne accorse e mi chiese il motivo.
- Mi dispiace solo che " loro" non siano stati presenti. Lo so, di certo mi avranno guardata da lassù, ma oggi mi sono mancati tantissimo, in un giorno tanto speciale - cominciai a spiegare, e una mia mano scivolò sullo scialle spoglio, attorno ai fianchi - Non ho avuto neanche il tempo di ricucire i cammei sulla stoffa. Ma forse è stato meglio così... -. 
Dopo aver scoperto il segreto di quei gioielli ereditati da mia madre, e di quanti guai avessero procurato, non ero più così sicura di mostrarli nuovamente al resto del mondo. Per me erano molto importanti, certo, ma ciò che mi aveva rivelato Armand mi frullava ancora nella mente, e troppe domande erano rimaste senza risposte. Esisteva davvero un grande tesoro che la famiglia Roux aveva nascosto tra le città della Francia? I dieci cammei erano la strada per una grande fortuna? Ma la cosa che mi stava più a cuore, era se i miei genitori avessero a che fare con quella storia, e perché mi avessero tenuto nascosto tutto? 
A un certo punto, i miei pensieri furono interrotti da Clopin, che dopo avermi accarezzato i capelli con dolcezza mi disse:
- Cherie, sono certo che i tuoi genitori vorrebbero solo che tu sia felice. Specialmente dopo tutte le sofferenze che hai patito. Inoltre - e dopo aver fatto una pausa, il mio sposo frugò in un sacchetto di stoffa legato alla cinta.
- Era un regalo di nozze per te, anche se arrangiato, ma sono sicuro che siano troppo preziosi per essere lasciati in un cassetto - e detto ciò, dal sacchetto uscì una lunga catena d'oro, da cui erano fissati i miei splendidi cammei. Con sorpresa ammirai quella meraviglia che luccicava e tintinnava dolcemente tra le mie dita. Clopin doveva averli recuperato di nascosto, e riunendoli li aveva applicati per crearne una catena.  
- Ascolta, neanche io so esattamente come siano andate le cose. Immagino tutta l'incertezza e la confusione che hai avuto da quando hai saputo una realtà che ti è stata nascosta per tutta la vita - riprese lui, cercando di usare le parole giuste - Ma nonostante tutto, cosa cambia? I tuoi genitori ti hanno cresciuta e amata con tutto il loro affetto. Ti hanno insegnato i valori più belli, e per questo sei diventata la persona meravigliosa che ho tra le braccia -.
Concludendo, strinsi tra le mani quei cammei e compresi che il mio amato aveva perfettamente ragione. Quel piccolo tesoro, quel dolce ricordo fatto di metallo e vetro colorato, racchiudeva tutto l'amore che i miei defunti genitori mi avevano donato. Erano una parte di me e non potevo separarmene.
- Sai, penso di aver capito una cosa - dissi, mentre mi asciugavo una piccola lacrima - che in un certo senso, tenendomi nascosta quella verità, hanno cercato di proteggermi. Mi hanno regalato una vita così semplice e umile, ma molto felice. E solo io posso dire con certezza chi fossero i miei genitori -.
Sollevando la testa per guardare Clopin negli occhi, allungai un sorriso di gioia ritrovata e lui mi baciò donandomi calore e brividi al tempo stesso.
- Grazie, mon cher - gli sussurrai sulle labbra, mentre le mie guance andarono a fuoco. 
Quando arrivammo alla Corte, Esmeralda mi trascinò nuovamente con se, ma questa volta nella sua tenda, dove ci attendeva Michelle. Le due donne mi svestirono e mi fecero un bel bagno caldo; Esme mi passava un pezzo di stoffa profumata sulla pelle, mentre Michelle mi lavò e pettinò i capelli. Mi sentivo in imbarazzo ma le mie amiche mi spiegarono che era nella norma, specialmente se si trattava della sposa del Re. Quando terminammo, mi aiutarono ad asciugarmi e fu allora che Esme mi presentò la sorpresa di cui mi aveva accennato quella mattina. Incuriosita attesi con ansia. 
- Ricordi quella volta, quando ti presi le misure per un nuovo vestito? - mi chiese, e vagando nei ricordi, annuì convinta
- Ebbene, per via di quel periodo pieno di disgrazie, rimandavo ogni giorno. Ma durante l'ultimo mese, sono riuscita a mantenere l'impegno -.
La zingara mi mostrò un vestito meraviglioso, formato da una lunga gonna color indaco con riflessi argentati. La camiciola era di colore viola scuro, e aveva maniche svasate e trasparenti. Il corpetto era di un tessuto perlaceo con ricami floreali sul nero e il grigio. Sussultai dall'emozione e non avevo parole per descrivere la mia felicità e riconoscenza. Le gitane mi aiutarono a indossarlo, e potei notare che mi fasciava alla perfezione. Poi, le mie braccia e caviglie furono ornati con vari bracciali dorati, e al collo scorreva una catenina che brillava come un filo dorato. I miei capelli furono pettinati e lasciati sciolti. Avvertì un delizioso profumo e mi accorsi che Michelle aveva poggiato sul mio capo una coroncina fatta di foglie e fiori selvatici. 
- Per questa cerimonia, è tradizione che la futura regina debba indossare gli abiti del colore regale del nostro clan; il viola - mi spiegò Esme - Ti dona moltissimo! Sono sicura che lascerai Clopin a bocca aperta, sorella mia -. 
Sorridendo con un pò di imbarazzo, mi guardai allo specchio e dovetti ammettere che quel vestito mi stava a pennello. Poi ricordai una cosa importante. Recuperai la catena di cammei, il dono del mio sposo, e decisi di inaugurarla indossandola proprio sopra il corsetto, attorno alla vita. Quella catena era il simbolo del nostro amore, così unico e indistruttibile.

PV Clopin 

Nella mia tenda, dietro al separé, mi stavo liberando delle mie vesti da giullare, mentre mio cognato, il capitano Febo, non smetteva di ciarlare. Era da quella mattina che mi aveva riempito di chiacchiere, tra consigli e dritte per rendere quel giorno perfetto. Ma ne avevo abbastanza. In quel momento stava cercando di far "placare" la mia ansia per la cerimonia imminente. In verità era lui quello nervoso e non smetteva di camminare avanti e indietro. 
- Non preoccuparti, Clopin, vedrai che tutto andrà alla grande! - diceva, mentre litigavo con la calzamaglia che non si voleva proprio sfilare - Sono sicuro che la rottura del vaso sarà una passeggiata. I pezzi saranno così tanti che non riusciremo neanche a contarli tutti -.
Ero sul punto di gridargli di lasciarmi solo, quando qualcuno entrò nella tenda. Era Zacarias, il mio ex mentore. 
- Clopin sei pronto? - mi chiese lo zingaro, e Febo aveva smesso di assillarmi. Finalmente! 
- No! Perché a quanto pare qualcuno mi sta facendo venire l'ansia da prestazione, perfino nel togliermi una semplice calzamaglia...- risposi, e allora sentì mio cognato schiarirsi la voce, e dopo essersi congedato lasciò la tenda, dandosela a gambe. Sentì Zacarias fare un leggero risolino, poi si accomodò sui cuscini. Ebbi la quiete necessaria per schiarirmi le idee e vestirmi con calma. Anche se cercavo di non darlo a vedere, ero molto emozionato. Già con la prima cerimonia, avvenuta in chiesa, avevo avvertito sensazioni mai provate in vita mia. E la mia Roxanne, con quelle gemme vermiglie, risplendeva di una luce che la rendeva ancora più bella. Era evidente che fosse emozionata quanto me. Appena terminai di vestirmi, ( purtroppo non avevo abiti nuovi per l'occasione) uscì fuori allo scoperto e Zacarias mi porse una scatola che portava con se. Quando l'aprì, scoprì che il contenuto era una catena con un ciondolo in oro zecchino. La gemma che splendeva alla luce delle candele era uno smeraldo, di un bel verde scuro. Zacarias mi spiegò che quel gioiello apparteneva alla sua famiglia ed era stato ereditato da padre a figlio, per tanti anni. Ricordai, allora, che in effetti il mio mentore e grande amico di mio padre, aveva anch'egli origini regali. I suoi antenati, proprio come quelli di Roxanne, venivano dalla lontana e sperduta India. Il verde muschio era il colore regale del suo clan.
- Ho indossato questo ciondolo il giorno delle mie nozze - continuò lo zingaro - Speravo tanto di vederlo al collo del mio primogenito, durante il suo matrimonio. Ma...-.
Non avevo bisogno di sapere altro, conoscevo il resto. Purtroppo, tanto tempo fa, sua moglie aveva scoperto di non poter avere figli, e qualche anno dopo morì. Zacarias era così legato al ricordo della sua sposa, che decise di non risposarsi e così non poté mai coronare quel sogno di paternità.
- Non ho mai avuto figli miei, ma ho comunque avuto l'opportunità di essere una figura paterna per questo mio re, che oggi mi renderà ancora più fiero di quanto pensassi - aggiunse lui, e mi accorsi che il suo lato serio si stava smorzando - Perciò, desidero che sia tu a portarlo. Per oggi e per sempre -.
Quando Zacarias prese il ciondolo dalla scatola e me lo mise al collo, rimasi pietrificato. Avvertivo il peso di quel gioiello e mi sentì così strano. 
- Zacarias, ne sei davvero sicuro? E' troppo prezioso, non posso accettarlo - dissi, titubante, ma lui scosse il capo e mi abbracciò, lasciandomi di stucco.
- Ragazzo mio, non sei nella condizione di obiettare. E' un regalo del tuo vecchio mentore - mi canzonò un po, per poi staccarsi e dandomi una piccola pacca sulla spalla - E sappi, che anche tuo padre sarebbe orgoglioso di te, come lo sono sempre stato io -. 
Quel bel momento lo stampai fisso nella mente, e lo avrei portato con me fino al giorno della mia morte. Proprio come aveva detto Roxanne, Zacarias non aveva mai smesso di volermi bene e non mi aveva mai perso di vista. Così, alla fine accettai con onore quel prezioso regalo, e uscimmo insieme dalla tenda. Ormai era tutto pronto. Era stata montata una grossa tenda di colore violaceo, proprio al centro della Corte, e molte candele illuminavano lo spazio circostante. Nei dintorni si era già riunita tutta la Corte, tra donne, uomini, anziani e bambini. Tra di loro riuscì a scorgere la folta capigliatura di Quasi e alzai la mano per dargli un cenno di saluto. Meno male che era arrivato in tempo per la cerimonia. Mentre Zacarias si avviò alla tenda per prepararsi ( avrebbe fatto lui da cerimoniere per il rito) alcune ragazze e donne, tutte mie vecchie fiamme, si avvicinarono per farmi gli auguri. 
- Abbiamo perso il miglior partito del nostro reame! Roxanne è una donna fortunata! - dissero alcune di loro, le più sensibili e facili al pianto.
Ma nonostante quei piagnistei, si vedeva che erano felici per me. Dopo averle ringraziate con garbo, Michelle attirò la mia attenzione e mi avvisò che Roxanne era pronta. Ecco di nuovo quella sensazione mista ad ansia e impazienza. Cercando di non sembrare impacciato, raggiunsi il tendone, dove Zacarias stava preparando il libro con le scritture per il rito. Rimasi immobile, in una posa distinta, testa alta e petto in fuori. Quello era uno dei pochi consigli utili che mi aveva dato Febo. Intorno alla tenda si erano riuniti gli abitanti e anche loro aspettavano l'arrivo della sposa. Lungo il tragitto che separava la tenda di Esme a quella che avevamo attrezzato, correva un tappeto viola scurissimo, ricoperto da fiori e piume. Finalmente la tenda in lontananza si aprì, e la mia sposa fece la sua comparsa come una visione ultraterrena. Ammirandola, tutti rimasero col fiato sospeso. I miei occhi si spalancarono man mano che quella dea in carne ed ossa si stava avvicinando. Eppure era avvero la mia Roxanne. Riconobbi i capelli lisci, neri e dai riflessi rossi, così lunghi da sembrare un telo di velluto. Ad ogni passo, la seta della gonna color indaco brillava di colpi di luce argentei, come raggi lunari. Appena mi fu più vicina, potei ammirare il seno accentuato 
dal corpetto, e proprio lì, dove il mio sguardo arrivò, vidi la catena coi cammei attorno alla vita ben fasciata. Solo allora la guardai negli occhi, e ci scambiammo un'occhiata di intesa. Era splendida con quel vestito, e quei colori risaltavano la sua bellezza. Anche se dovevo ammettere, che il rosso rimaneva il colore che le donava di più. Proprio come avevamo fatto in chiesa, ci tenemmo strette le mani, l'uno rivolto all'altra. Zacarias si schiarì la voce, e dopo qualche secondo di silenzio iniziò a recitare le antiche scritture. Se quelle dell'arcidiacono parlavano della guida e della volontà di Dio, quelle del rituale gitano parlavano della forza spirituale di ogni essere vivente, che fosse uomo, animale o vegetale. Gli spiriti della terra, del fuoco, dell'acqua e del vento avrebbero guidato il nostro cammino verso un futuro sereno e felice. Ma ero certo di una cosa: solo io e Roxanne, con la forza del nostro amore, avremo reso il nostro domani così meraviglioso. Appena Zacarias terminò, fu il nostro turno. Dovevamo recitare una promessa eterna. 
- Roxanne - cominciai, togliendomi il cappello - fin dal primo giorno che i nostri occhi si sono incrociati, in quella gioiosa festa dei Folli, le nostre vite si sono incatenate. Il nostro legame è stato così forte da sopravvivere a tutti gli ostacoli che abbiamo trovato sulla via. E questo mi da la prova che il  nostro amore non solo è vero, ma che durerà per sempre. Roxanne Carraro, io ti chiedo di essere mia moglie e regina -.
Detto ciò, sollevai una mano della mia amata, e la bacia con delicatezza. Intanto, già avvertivo in mezzo alla folla qualche singhiozzo. Mi chiedevo se Febo fosse riuscito a trattenere il commovente pianto. Roxanne, che aveva gli occhi che le brillavano, fece un lieve respiro e iniziò:
- Clopin, nella mia vita ho sempre cercato il mio posto nel mondo. Ma quando ti ho conosciuto ho scoperto un nuovo desiderio. Avere il posto speciale nel tuo cuore. Perché solo grazie a te sono diventata una persona migliore, coraggiosa e valorosa. Hai saputo tirare fuori il meglio di me. Clopin Trouillefou, voglio che tu sia mio marito e il mio unico amore -.
Il tuffo al cuore mi fece tremare le ginocchia e avevo una gran voglia di prendere in braccio quella creatura e farla volteggiare con me. Le donai un sorriso e lei mi rispose con occhi colmi di lacrime. Il belare di Djali ci fece distrarre, e vidi la capretta avanzare piano verso di noi. Sulla sua groppa c'era il piccolo Clopin, che era stato posizionato in maniera dritta, e sulle braccine ondeggiavano due cerchi dorati. Giusto, lo scambio degli orecchini! Quando Djali ci fu vicino, accarezzai il ciuffetto sotto al suo mento, per poi recuperare i due preziosi monili dal mio fedele collega. Grazie, amico mio. 
Alla fine, l'aveva presa bene. Insomma, gli avevo rubato la donna che doveva sposare...
Da come mi aveva accennato Esmeralda, per gli orecchini ci aveva pensato lei e tutti gli abitanti della Corte. Ogni suddito aveva donato almeno una moneta d'oro, per forgiare quei due gioielli. Vedendoli per la prima volta, notai che i due cerchi avevano dei piccoli medaglioni, dove era disegnato in rilievo un sole e una luna. I simboli delle nostre rispettive famiglie. Mi sembrava giusto, infatti era stata una mia piccola richiesta. I Roux, che erano sempre stati una famiglia matriarcale, mentre la mia, i Trouillefou, erano di tipo patriarcale. Con la nostra unione ci sarebbe stato un gran cambiamento. Sia la moglie che il marito poteva prendere decisioni importanti, far valere la propria opinione, nel rispetto dell'uno e dell'altra. E quello, sarebbe stato 
il simbolo di tale impegno. Inoltre, quello stemma mi ricordava con piacere la leggenda d'amore che mi aveva raccontato Roxanne. La mia giullare si illuminò di entusiasmo e subito si cambiò l'orecchino; il suo, quello con la mezzaluna, lo avrebbe conservato nei suoi oggetti personali. Feci lo stesso anche io, e l'orecchino d'oro che era appartenuto a mio padre lo lasciai in custodia a Zacarias. Non ero abituato a quel genere di monile, con quel ciondoletto che ondeggiava, ma ero troppo felice di condividerlo con la mia sposa. Poi, arrivò il momento più atteso della cerimonia, e anche quello che premeva di più a mio 
cognato. La rottura del vaso. Secondo la tradizione gitana, durante la cerimonia i sposi dovevano gettare per terra un vaso di terracotta. Il matrimonio sarebbe durato tanto quanto il numero dei pezzi lasciati a terra. Appena Esmeralda ci porse il vaso, io e Roxanne ci guardammo negli occhi, e con decisione lo lasciammo cadere. Ero certo che Febo si fosse coperto gli occhi per non guardare. Ma con nostra grande sorpresa, il vaso si era frantumato in tanti piccoli pezzettini. Per contarli ci voleva troppo tempo, così Zacarias decretò che la nostra unione sarebbe durata per molto tempo e aggiunse:
- Fratello, questa è tua moglie - formulò toccandomi la fronte e fece lo stesso con Roxanne - Sorella, questo è tuo marito -.
La cerimonia terminò, e dopo aver donato un bacio sulla fronte alla mia regina, esplose un fragoroso applauso che fece tremare l'intera Corte dei Miracoli. I festeggiamenti proseguirono con un banchetto abbondante e pieno di allegria. C'erano tutti i miei piatti preferiti, come la zuppa di funghi, lo stufato di carne, e ovviamente la torta di mele. Io e Roxanne, seduti alla parte centrale della tavolata, mangiammo dalle stesse ciotole. Era anche quella un'usanza, ma per noi era solo un gesto spontaneo, per condividere tutto insieme. Mentre la cena andava avanti, alcuni musicisti suonarono in nostro onore, e a un certo punto
la mia sposa non poté resistere, e si unì a loro con il suo violino. Più tardi, Esmeralda la raggiunse, e le due cognatine si esibirono in danze esotiche e sensuali. Mentre osservavo ammaliato la mia giullare, Zacarias mi fece alzare dal mio posto, e mi spinse in mezzo alla danza. Io e Roxanne danzammo con una serie di girotondi e piroette, come quel giorno alla festa dei Folli. Il tempo trascorse in maniera piacevole, e nessuno sembrava avvertire la minima stanchezza. Mia sorella, giustamente, dovette ritirarsi a una certa ora, per riportare Zephyr in tenda per la nanna. Invece Febo rimase ancora un pò, stuzzicando il povero 
Quasi per convincerlo a bere una birra o a fare una gara a braccio di ferro. Nonostante fossi tentato, decisi di non toccare più di un bicchiere. Volevo mantenermi lucido per un buon motivo. Volevo rendere quel ricordo vivo nella mia mente, e niente e nessuno me l'avrebbe impedito. Mentre pensavo a quel dettaglio, mi girai verso la mia regina. Nella debole luce delle candele, il viso era modellato dalle ombre mentre gli occhi scintillavano come due stelle. il cuore riprese a battermi forte per quanto fosse bella. Sentendosi così osservata, mi sorrise lievemente e mi schernì:
- Cosa succede, Vostrà Maestà? Vi hanno mangiato la lingua? -. 
Con un desiderio bruciante, le avvicinai il volto e la baciai con passione. Come a voler rispondere alla provocazione, accarezzai le sue labbra con la lingua avida, e Roxanne mi ricambiò con trasporto. Era come se il resto del mondo attorno a noi fosse svanito, e fossimo rimasti solo noi due.
- Wooooooooow!- ululò Febo, ubriaco come una spugna e attirò l'attenzione degli altri - Ehy, voi dueee! Trovatevi una tendaaaaaa! -.
Nel chiasso generale, tra fischi e battiti di mani, ci distaccammo, rossi in volto. Ringhia come un cane innervosito, mentre Roxanne rise divertita. Quella sua reazione mi contagiò così tanto che lasciai perdere mio cognato. Ero troppo felice per arrabbiarmi. Quando anche la mezzanotte passò, ci congedammo dalla tavolata, e lasciammo i nostri amici a finire di festeggiare. A differenza di ciò che si aspettavano tutti, io e la mia sposa ignorammo la mia tenda color porpora, e ci barricammo nel nuovo teatrino. Quella sarebbe stata la nostra prima notte di nozze, e anche per quel motivo avevo rinunciato a ubriacarmi. Volevo godermi ogni singolo attimo di ciò che avremo fatto, quella stessa notte. Dietro al separé dalle pareti color vinaccio, c'era la mia regina che si stava preparando, mentre io la stavo aspettando già svestito, accomodato sul divanetto con una coperta di cotone viola. Nonostante non fosse la nostra prima volta, ero comunque eccitato come non mai, e stavo morendo dall'impazienza. Mi aspettai di vederla con le sue curve nude, pronta solo per me. Ma con mia grande sorpresa, quando si mostrò, rimasi con gli occhi fuori dalle orbite. Si era liberata delle vesti, ma il seno era parzialmente coperto dalla mantella coi campanelli. I fianchi erano nascosti da uno scialle rosso vivo dove correva la catena d'oro con i cammei. Petali di rosa rossa impreziosivano i lunghi capelli e sul suo volto c'era la mascherina in merletto. Quella visione, così insolita ma intrigante, mi fece impazzire più di quanto avessi immaginato. Le feci un cenno con la mano per attirarla a me, e quando mi raggiunse con passo suadente, la feci posizionare sopra di me, desideroso di farla nuovamente mia, e di essere suo.  Avevamo da poco iniziato la nostra danza, che lei si tolse la maschera e mi donò i suoi sguardi colmi di piacere, mentre la sua voce sussurrava il mio nome, 
portandomi all'estasi totale. La nostra " eclissi" durò per molto tempo, tra una pausa e l'altra, poiché non eravamo mai sazi l'uno dell'altra. Quando il sonno prese il sopravvento, ci ritrovammo accoccolati sui cuscini, scaldati dalla coperta e dai nostri corpi ancora accesi di passione. Prima di lasciarci trasportare nel mondo dei sogni, passammo gli ultimi minuti a guardarci e a sussurrarci ogni cosa che ci passava per la mente. Da quella notte avremo avuto tutta la vita davanti, e ci aspettavano tanti eventi che ancora non conoscevamo. Non vedevo l'ora di iniziare quella nuova avventura insieme a lei.
- Je t'aime - le dissi, baciandola sulla fronte, mentre lei si lasciava cullare dai battiti del mio cuore. Infine, tutto tacque, e ci addormentammo, l'una nelle braccia dell'altro.  

Il giorno seguente, la coppia di giullari si svegliò alle prime luci dell'alba. Roxanne diede il buongiorno al suo re, solleticandogli il pizzetto come faceva da sempre. Clopin le rispose donandole un sorriso, mostrando i suoi denti scheggiati. Infine, prima di iniziare il primo giorno della loro vita da novelli sposi, il re del piazzale si sollevò dai cuscini e rivolgendosi alla sua amata disse:
- Credo di avere un motivo in più per essere il re della Corte dei Miracoli. Perché finalmente ne ho avuto uno reale. Sei tu il mio miracolo, cherì -.
E da quel momento, i due giullari, innamorati follemente, non smisero mai di amarsi e furono i migliori sovrani che Parigi avesse mai visto in quella piazza. Questa è la storia. Una storia che parla di maschere. Di piccoli e grandi miracoli. Di scelte importanti e di prove da superare. Ma soprattutto, una storia d'amore. Il re dei giullari. Un uomo segnato dal doppio ruolo e dalla maschera. Un re senza scettro e corona, ma ricco nel cuore.
Ebbene sì, questa è la mia storia. Lo devo ammettere; ho sempre posto quesiti agli altri, aspettando comodamente il responso. Ma mai avrei immaginato di trovarmici come protagonista in uno di essi. Esiste, in questo folle mondo, qualcuno come me? Credevo che fosse impossibile, ma per mia fortuna, è divenuto reale. Scommetto che adesso vorrete sapere altre cose, altri avvenimenti e tutto ciò che la vita ha riservato a me e a Roxanne. Beh, in effetti c'è tanto altro da raccontare, ma questa è un'altra storia. Posso solo dirvi che da quel giorno, la mia vita è cambiata. Ho potuto assistere a un vero miracolo.  
Ora ponetemi pure un'altro quesito; può un cambiamento, così travolgente, da renderti una persona del tutto nuova? Rinunciare alla propria maschera o sfruttarla per il bene della persona amata?
Beh, credo che la risposta sia nel mezzo. Lo abbiamo imparato, io e la mia giullare. 
Ho sempre odiato i cambiamenti, ma lasciate che mi sveli una dolce verità: incontrare Roxanne, stravolgendomi col suo amore e coraggio, è stato il cambiamento più bello che potesse mai capitarmi.
Fine ( forse...)

Angolo dell'autrice:
Ed eccoci alla fine, miei cari! Non posso ancora crederci...e sento di non essere ancora pronta per dire che sia tutto finito. Infatti, avremo un capitolo extra ( perché ci sono ancora troppe cose da dire, e cose che ho tralasciato apposta ^=^) anche se in sintesi, questa è un finale vero e proprio. Non so se farò un sequel, ma di certo, se l'ispirazione mi aiuterà, scriverò anche dei capitoli che riguardano "momenti tagliati" che nella storia ho trascurato ^^ Spero che come idea vi piaccia <3 Detto questo, cari lettori e lettrici, spero con tutto il cuore che questa storia vi sia piaciuta, e ringrazio mille e mille volte tutti quelli che l'hanno seguita <3 <3 <3 Spero in seguito, di renderlo un libro, se tutto va bene. Incrociate le dita per me <3
Alla prossima carissimi ( e lasciate pure una vostra opinione finale <3 ) 
   
 
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