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Autore: RyodaUshitoraITbis    13/11/2019    3 recensioni
Sono passati ben quindici anni da quando Nick Wilde era fuggito da Zootropolis con l'intento di lasciarsi il passato alle spalle e rimettere insieme i pezzi del suo cuore infranto. Nonostante sia riuscito a rifarsi una vita all'estero, dovrà ora fare ritorno e affrontare nuovi dolori e vecchi fantasmi. Riuscirà a riallacciare i rapporti con Judy dopo la loro tempestosa rottura? Come reagirà quando verrà a sapere dell'esistenza di qualcuno che non sarebbe mai dovuto venire al mondo?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finnick, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XIII

Un cucciolo in lutto

 

(dal punto di vista di Robin)

 

Mi capita spesso di fare degli strani sogni. Sono sempre in prossimità del mare, o in qualche posto lontano in cui non sono mai stato. A volte vedo ancora la mamma nei miei sogni, ma non riesco mai a ricordare cosa voglia dirmi.

Da quando nonna Viola è morta, ho iniziato a vederla nei miei sogni, a volte accanto alla mamma.

Non riesco mai a raggiungerle prima di svegliarmi.

Ho fatto questo sogno prima di essere svegliato da lievi rumori provenienti dall’esterno della mia stanza. Una parte di me stesso vorrebbe ritornare nel sogno, provare a raggiungerle, parlare con loro, dire un’ultima volta che voglio bene a entrambe.

Sento la porta bussare e non riesco a riaddormentarmi.

Sento il cigolio della porta e tengo gli occhi chiusi il più a lungo possibile. Non intendo alzarmi.

Papà mi chiama dolcemente, ma non mi muovo. Voglio solo dormire un altro po’. Infilo la testa sotto le coperte. Papà entra in camera e mi dice che è ora di alzarsi.

Posso avere almeno altri cinque minuti?

Papà non la pensa così, perché scosta le coperte. Mi metto a sedere sul letto e non riesco a trattenere un lamento.

Chiedo a papà che ore sono. Mi risponde che sono le sette in punto.

Non faccio altro che sbadigliare. Papà replica arruffando la pelliccia in mezzo alle orecchie. Non lo sopporto quando fa così, è una cosa che si può fare a un cucciolo di sei anni al massimo e poi non fa che rovinarmi la pelliccia sulla testa. Cerco di respingere la zampa di papà, ma lui mi dice che avrebbe smesso solo se mi fossi alzato dal letto.

Non mi resta che obbedire.

So perché papà vuole che mi alzi e che non rimanga a oziare sul letto. Oggi è il giorno in cui daremo l’ultimo saluto a nonna Viola.

Mi trascino per la stanza fino all’armadio. Indosso i pantaloni e la camicia del completo per il funerale ed esco dalla stanza, dirigendomi verso il bagno prima di ritornare a vestirmi.

******

Una volta finito di vestirsi, Robin andò in soggiorno. Vide l’amico di suo padre fare ritorno in cucina. Robin rimase a guardare nervosamente Finnick, che si accorse della sua presenza.

“Guarda che non ti mordo, piccoletto.” esclamò il fennec mentre prendeva posto sul divano, “Vieni a sederti.”

Robin eseguì, tenendo i nervi a fior di pelle.

“Hai mai sentito cosa diceva tuo padre ai vecchi tempi?” domandò Finnick.

“Uhm… no.” rispose Robin, “Papà non parla molto del suo passato.”

“Figuriamoci.” esclamò Finnick, “Il motto preferito di Nick era ‘non mostrare mai a nessuno le tue fragilità’.”

“Immagino… che sia vero.” disse Robin pensandoci sopra.

“Figliolo, non c’è nulla di male nel lasciare che gli altri notino le tue fragilità di tanto in tanto.” replicò il fennec, “Non so quanto fossi legato a tua nonna, visto che tu e tuo padre vivevate a centinaia di chilometri da qui.”

“Eravamo in contatto su Muzzletime e lei mi spediva delle lettere e delle cartoline.” rispose la giovane volpe, “Ma… qualche mese fa abbiamo smesso di tenerci in contatto e ci scrivevamo soltanto una volta ogni tanto.”

“Non ti sarà facile sentirtelo dire, ma devo farlo. Sono stato io a ricordarle di spedire quelle lettere. Alla fine sono andato contro le volontà di tua nonna e ho avvisato Nick che presto avrebbe lasciato questo mondo. Volevo che entrambi poteste dirle addio.”

“Ma lei non mi conosceva per davvero.” obiettò Robin con gli occhi velati di lacrime, “Mi aveva dimenticato anche se ero proprio qui, in casa sua.”

“Non ti addolcirò la pillola, figliolo.” lo avvertì Finnick, “Alla fine non era più la stessa. Ma una volta ho sentito un proverbio, secondo cui la mente può dimenticare qualcosa un giorno, ma il cuore non dimentica mai. Perciò, anche se lei non riusciva a riconoscerti mentre ti guardava negli occhi, sono sicuro che nel suo cuore sapeva benissimo chi fossi.”

Robin emise un singhiozzo soffocato. Finnick si sbilanciò in avanti e lo abbracciò brevemente, benché si sentisse a disagio.

“Non sono mai stato bravo in questi… m-momenti.” esclamò il fennec, “Ma Nick è sempre stato come un fratello per me, il che ti rende parte della mia famiglia. In famiglia tutti devono darsi manforte l’un l’altro. Se mai avessi bisogno di una spalla su cui piangere… beh, sono certo che Nick direbbe che le mie sono un po’ troppo basse per te. Non fargli capire che ho detto questo, altrimenti lo userà contro di me e sarò costretto a mordergli la faccia.”

Robin cacciò fuori una risatina soffocata mentre si asciugava gli occhi, con Finnick che si concedeva un breve sorriso.

Nick entrò nel soggiorno, portando un vassoio con due tazze di caffè e un bicchiere di succo d’arancia. Offrì il caffè a Finnick e il succo a Robin.

“Non potresti offrirmi qualcosa di più forte?” domandò Finnick alzando un sopracciglio mentre Nick gli porgeva la tazza.

“Prima di tutto, sai bene che mia madre non beveva mai.” rispose Nick, “In secondo luogo, oggi spetta a te guidare. Perciò puoi scordarti l’alcool.”

“Gestisci una compagnia che si occupa di parchi a tema. Dovresti essere divertente.” commentò Finnick fingendo di tenere il broncio, mentre prendeva un sorso di caffè.

“Oggi non c’è posto per il divertimento, Fin.” rispose Nick con un sospiro, prima di bere un goccio di caffè, “E poi questa è una cosa che non mi riguarderà più.”

“Che cosa dovrebbe significare?” domandò Finnick alzando un sopracciglio.

“Ieri ho firmato la mia lettera di licenziamento.” affermò Nick appoggiandosi alla sedia, “L’ultimo documento che abbia firmato come Nicholas Hood.”

Finnick inarcò le sopracciglia per la sorpresa.

“Hai lasciato il tuo lavoro?” domandò il fennec.

“Già.” rispose Nick, “Io e Robin ne abbiamo parlato e ho deciso di consegnare le redini della società al mio vicedirettore. Quando torneremo in Messigatto, metterò in vendita l’appartamento.”

******

Sì, è vero. Io e papà ci trasferiamo a Zootropolis. So a cosa state pensando. Pensate che dovrò cambiare scuola, e forse lasciare i miei amici. Ebbene, mamma e papà mi hanno istruito a casa. Papà mi disse che quella era la soluzione migliore perché in tal modo non avrei dovuto avere nulla a che fare con i peggiori stereotipi sulle volpi. La mamma era un po’ preoccupata perché voleva che socializzassi con altri mammiferi della mia età, ma papà avrebbe provveduto a portarmi fuori il più possibile. Ma anche così, non sono riuscito a farmi molti amici, tanto per cominciare.

Forse il nostro trasferimento a Zootropolis cambierà le cose.

Non presto molta attenzione a ciò di cui stanno parlando Finnick e papà, ma non passa molto tempo prima che smettano di parlare.

Ci sono alcuni momenti in cui nessuno dice niente. Papà si alza e fa ritorno nella sua stanza. Finnick annuisce e gli vado dietro, dirigendomi verso la mia stanza. La mia giacca e la cravatta sono ancora appese nell’armadio. Afferro prima la cravatta e mi metto davanti allo specchietto per vedere come fare il nodo. Ho già fatto pratica quel tanto che basta per poterlo fare in breve tempo. Poi indosso la giacca. Mi do un’occhiata allo specchietto. Sospiro tra me e me, mentre una lacrima mi scorre lungo il viso. Mi asciugo la guancia e lascio la stanza, facendo ritorno in salotto, dove attendo papà.

Nulla è detto. Papà scende e lo seguiamo fino al furgone di Finnick. I miei occhi si fissano per un attimo sull’opera d’arte presente su un lato del veicolo: un lupo guerriero che tiene fra le zampe una volpe artica.

La mia attenzione ritorna sul furgone e mi accomodo sul sedile posteriore dietro papà, prima di allacciarmi la cintura di sicurezza.

Non proferiamo parola mentre ci rechiamo al cimitero. All’arrivo, scendiamo tutti dal furgone. Finnick entra nel cimitero per primo, mentre io seguo papà. Si ferma e inizia a parlare con il sacerdote. Non li ascolto perché la mia attenzione è tutta rivolta alle lapidi del cimitero. Ci sono così tanti mammiferi sepolti qui. Nonna Viola sta per unirsi a loro.

Questo pensiero continua a ronzarmi in testa mentre seguo mio padre e il sacerdote, che camminano in direzione della cappella.

Papà mi stringe brevemente la spalla e lascio che lui e il celebrante continuino a parlare, mentre entro all’interno della cappella e mi accomodo in prima fila. Non posso fare altro che osservare i volti delle altre volpi che sono entrate nell’edificio e desiderare di trovarmi in un posto un po’ meno affollato. Mi lascio cadere sulla sedia.

Le mie orecchie sussultano quando sento un rumore di passi che si avvicina. All’inizio penso che siano mio padre e il sacerdote, ma non appena mi giro, mi sento come se volessi di nuovo fuggire lontano.

Sono la signorina Hopps e Nicholas. Sono certo che si siano accorti dei miei sguardi carichi di tensione, ma in realtà sembra che non ci abbiano fatto caso e si siedono ai rispettivi posti, lasciando un po’ di spazio fra me e loro.

Il sacerdote ritorna sui suoi passi e ci chiede di alzarci.

Mi giro all’indietro e vedo papà e altre cinque volpi che portano sulle loro spalle la bara di nonna Viola.

Riesco a vedere l’angoscia sul suo volto, e perfino a sentirla: è come se qualcuno mi avesse strappato il cuore dal petto. Ancora una volta le lacrime solcano il mio viso.

I sei portatori della bara raggiungono l’altare e adagiano il feretro su un supporto allestito per il funerale. Papà resta su un lato a guardare la salma di nonna Viola, mentre il sacerdote inizia a parlare.

******

“Siamo qui riuniti oggi per rendere omaggio e celebrare la memoria della nostra defunta sorella, Viola Emma Wilde.” disse il celebrante, “Ha lasciato questo mondo per ricongiungersi nell’aldilà alle anime di coloro che l’hanno preceduta.”

Il sacerdote alzò gli occhi in alto.

“Ora cederò il testimone a suo figlio, Nicholas Wilde, il quale vorrebbe aggiungere alcune parole.” annunciò prima di scendere dal pulpito. Nick, che si era seduto in prima fila accanto a Robin, si alzò e prese il posto precedentemente occupato dal celebrante. Tutti gli occhi dei presenti si posarono su di lui, mentre tirava fuori un foglio di carta e lo adagiava sul piedistallo.

“Quando ero un cucciolo, la mamma mi diceva sempre ‘La notte cala, ma il sole sorgerà sempre il giorno successivo’.” esclamò Nick iniziando a leggere il testo riportato sul foglio, “Per me, la notte è stata presente per molto tempo, ma lei era sempre lì a cercare di strapparmi dalle tenebre per riportarmi alla luce. Non aveva mai smesso di credere nel bene presente nel mondo là fuori. Non aveva mai smesso di credere in coloro che amava. Lei era così.” il tono della sua voce aveva iniziato a vacillare, “Vedeva il bene in ognuno. Sapeva che tutti, a un certo punto della loro vita, cadono a terra, ma era sempre lì, a offrire una zampa per aiutarti a rialzarti. Per lei non doveva essere stato facile crescere da sola un figlio che aveva perduto la speranza, ma non aveva mai voluto arrendersi con me. Questo è stato il dono più grande che abbia mai potuto offrire al mondo: il dono della speranza.”

Nick deglutì e lanciò un’ultima occhiata alla bara di sua madre.

“Era la madre migliore che un cucciolo dal cuore infranto avrebbe mai potuto avere al proprio fianco.” disse infine Nick prima di scendere dal pulpito e tornare al suo posto con il volto segnato dalle lacrime. Il sacerdote fece un passo indietro.

******

Mentre guardavo papà pronunciare quel discorso, sentivo il cuore lacerarsi nel petto. L’avevo visto tentare più volte di scriverlo durante la settimana, ma questo non è bastato a placare il mio dolore mentre lo osservavo sul pulpito.

La mia zampa afferra istintivamente il braccio di papà. Mi osserva mentre mi appoggio a lui, nel disperato tentativo di dargli un minimo di conforto. Non presto nemmeno attenzione alle parole del sacerdote; in quel momento, soltanto ci siamo soltanto io e mio padre.

Quel momento fra noi svanisce quando il celebrante ci chiede di alzarci un’altra volta. Papà si alza e torna alla bara per portarla in spalla insieme alle altre volpi. Il sacerdote li conduce fuori e seguiamo tutti la bara fino alla fossa dove verrà deposta.

Il celebrante ricomincia a parlare, mentre io resto a osservare i portatori che adagiano la bara nel luogo in cui nonna Viola avrebbe riposato per l’eternità. Gli addetti all’inumazione iniziano a riempire la fossa di terra dopo che papà ha lanciato un giglio al suo interno.

Il suono di un paio di zampe che calpestano il terreno raggiunge le mie orecchie e guardo Nicholas che si avvicina a papà.

Oh, no. Ti prego, Nicholas, non ricominciare. So che papà non ti piace, ma…

Ma… Nicholas lo abbraccia.

Ci vuole un momento, ma papà ricambia l’abbraccio. Poi si separano e Nicholas viene verso di me.

Mi getta un braccio attorno al mio collo. Mi irrigidisco un po’ all’inizio, ma dopo poco mi lascio andare e ricambio quel gesto affettuoso. Non ce l’ho con Nicholas e credo che nemmeno lui ce l’abbia con me.

Per la prima volta, credo di riuscire a vederlo come mio fratello.

Quando Nicholas mi lascia andare, ci giriamo entrambi giusto in tempo per vedere papà abbracciare la signorina Hopps.

Quella visione è sufficiente per riempire di nuovo i miei occhi di lacrime. Vorrei che la mamma fosse qui e non è la prima volta che lo desidero; non voglio certo vedere la signorina Hopps ferita, ma credo che la mamma avrebbe capito che papà e la signorina Hopps avevano bisogno di un momento come quello.

Entrambi si separano e si allontano, ma poi vedo papà fermarsi davanti alla tomba presente accanto a quella di nonna Viola. Noto le parole incise sulla lapide: Johnathan Reginald Wilde. Ne ho sentito parlare molto poco, ma a giudicare dalla sua ubicazione credo che quella sia la tomba di mio nonno.

Papà dice qualcosa alla lapide: “Faresti meglio a prenderti cura della mamma, d’accordo?”

Dopodiché si allontana. Io e Nicholas camminiamo fianco a fianco dietro papà e la signorina Hopps. I miei occhi osservano le loro zampe sfiorarsi, ma alla fine non riescono a venire a contatto e ritornano al loro posto.





Note dell’autore: Con questo siamo giunti al tredicesimo e penultimo capitolo!

Ebbene sì, il capitolo successivo a quello che avete appena letto segnerà anche la conclusione di questa storia. Ad ogni modo, sebbene Robin non sia riuscito a instaurare con la nonna paterna un legame profondo come quello che il suo fratellastro Nicholas aveva con lei, durante il funerale ha mostrato un’empatia e una sensibilità a dir poco ammirevoli. Non solo, è riuscito anche ad accettare i futuri cambiamenti che avverranno nella sua vita – il trasferimento a Zootropolis e l’ammissione in una nuova scuola – con una maturità che ha del sorprendente, considerata la giovanissima età. Non siete d’accordo con il sottoscritto?

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XIII di Grief’s Reunion: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Grief-s-Reunion-13-A-Kit-In-Mourning-690078171

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/10995909/chapters/24492501

 

Questo è quanto. Come sempre, vi ringrazio per la vostra cortese attenzione e vi auguro una buona lettura. A presto!

   
 
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