Capitolo
XIII
Un
cucciolo in lutto
(dal
punto di vista di Robin)
Mi
capita spesso di fare degli strani sogni. Sono sempre in prossimità del
mare, o
in qualche posto lontano in cui non sono mai stato. A volte vedo ancora
la
mamma nei miei sogni, ma non riesco mai a ricordare cosa voglia dirmi.
Da
quando nonna Viola è morta, ho iniziato a vederla nei miei sogni, a
volte
accanto alla mamma.
Non
riesco mai a raggiungerle prima di svegliarmi.
Ho
fatto questo sogno prima di essere svegliato da lievi rumori
provenienti
dall’esterno della mia stanza. Una parte di me stesso vorrebbe
ritornare nel
sogno, provare a raggiungerle, parlare con loro, dire un’ultima volta
che
voglio bene a entrambe.
Sento
la porta bussare e non riesco a riaddormentarmi.
Sento
il cigolio della porta e tengo gli occhi chiusi il più a lungo
possibile. Non
intendo alzarmi.
Papà
mi chiama dolcemente, ma non mi muovo. Voglio solo dormire un altro
po’. Infilo
la testa sotto le coperte. Papà entra in camera e mi dice che è ora di
alzarsi.
Posso
avere almeno altri cinque minuti?
Papà
non la pensa così, perché scosta le coperte. Mi metto a sedere sul
letto e non
riesco a trattenere un lamento.
Chiedo
a papà che ore sono. Mi risponde che sono le sette in punto.
Non
faccio altro che sbadigliare. Papà replica arruffando la pelliccia in
mezzo
alle orecchie. Non lo sopporto quando fa così, è una cosa che si può
fare a un
cucciolo di sei anni al massimo e poi non fa che rovinarmi la pelliccia
sulla
testa. Cerco di respingere la zampa di papà, ma lui mi dice che avrebbe
smesso
solo se mi fossi alzato dal letto.
Non
mi resta che obbedire.
So
perché papà vuole che mi alzi e che non rimanga a oziare sul letto.
Oggi è il
giorno in cui daremo l’ultimo saluto a nonna Viola.
Mi
trascino per la stanza fino all’armadio. Indosso i pantaloni e la
camicia del
completo per il funerale ed esco dalla stanza, dirigendomi verso il
bagno prima
di ritornare a vestirmi.
******
Una
volta finito di vestirsi, Robin andò in soggiorno. Vide l’amico di suo
padre
fare ritorno in cucina. Robin rimase a guardare nervosamente Finnick,
che si
accorse della sua presenza.
“Guarda
che non ti mordo, piccoletto.” esclamò il fennec mentre prendeva posto
sul
divano, “Vieni a sederti.”
Robin
eseguì, tenendo i nervi a fior di pelle.
“Hai
mai sentito cosa diceva tuo padre ai vecchi tempi?” domandò Finnick.
“Uhm…
no.” rispose Robin, “Papà non parla molto del suo passato.”
“Figuriamoci.”
esclamò Finnick, “Il motto preferito di Nick era ‘non mostrare mai a
nessuno le
tue fragilità’.”
“Immagino…
che sia vero.” disse Robin pensandoci sopra.
“Figliolo,
non c’è nulla di male nel lasciare che gli altri notino le tue
fragilità di
tanto in tanto.” replicò il fennec, “Non so quanto fossi legato a tua
nonna,
visto che tu e tuo padre vivevate a centinaia di chilometri da qui.”
“Eravamo
in contatto su Muzzletime e lei mi spediva delle lettere e delle
cartoline.”
rispose la giovane volpe, “Ma… qualche mese fa abbiamo smesso di
tenerci in
contatto e ci scrivevamo soltanto una volta ogni tanto.”
“Non
ti sarà facile sentirtelo dire, ma devo farlo. Sono stato io a
ricordarle di
spedire quelle lettere. Alla fine sono andato contro le volontà di tua
nonna e
ho avvisato Nick che presto avrebbe lasciato questo mondo. Volevo che
entrambi
poteste dirle addio.”
“Ma
lei non mi conosceva per davvero.” obiettò Robin con gli occhi velati
di
lacrime, “Mi aveva dimenticato anche se ero proprio qui, in casa sua.”
“Non
ti addolcirò la pillola, figliolo.” lo avvertì Finnick, “Alla fine non
era più
la stessa. Ma una volta ho sentito un proverbio, secondo cui la mente
può dimenticare
qualcosa un giorno, ma il cuore non dimentica mai. Perciò, anche se lei
non
riusciva a riconoscerti mentre ti guardava negli occhi, sono sicuro che
nel suo
cuore sapeva benissimo chi fossi.”
Robin
emise un singhiozzo soffocato. Finnick si sbilanciò in avanti e lo
abbracciò
brevemente, benché si sentisse a disagio.
“Non
sono mai stato bravo in questi… m-momenti.” esclamò il fennec, “Ma Nick
è
sempre stato come un fratello per me, il che ti rende parte della mia
famiglia.
In famiglia tutti devono darsi manforte l’un l’altro. Se mai avessi
bisogno di
una spalla su cui piangere… beh, sono certo che Nick direbbe che le mie
sono un
po’ troppo basse per te. Non fargli capire che ho detto questo,
altrimenti lo
userà contro di me e sarò costretto a mordergli la faccia.”
Robin
cacciò fuori una risatina soffocata mentre si asciugava gli occhi, con
Finnick
che si concedeva un breve sorriso.
Nick
entrò nel soggiorno, portando un vassoio con due tazze di caffè e un
bicchiere
di succo d’arancia. Offrì il caffè a Finnick e il succo a Robin.
“Non
potresti offrirmi qualcosa di più forte?” domandò Finnick alzando un
sopracciglio mentre Nick gli porgeva la tazza.
“Prima
di tutto, sai bene che mia madre non beveva mai.” rispose Nick, “In
secondo
luogo, oggi spetta a te guidare. Perciò puoi scordarti l’alcool.”
“Gestisci
una compagnia che si occupa di parchi a tema. Dovresti essere
divertente.”
commentò Finnick fingendo di tenere il broncio, mentre prendeva un
sorso di
caffè.
“Oggi
non c’è posto per il divertimento, Fin.” rispose Nick con un sospiro,
prima di
bere un goccio di caffè, “E poi questa è una cosa che non mi riguarderà
più.”
“Che
cosa dovrebbe significare?” domandò Finnick alzando un sopracciglio.
“Ieri
ho firmato la mia lettera di licenziamento.” affermò Nick appoggiandosi
alla
sedia, “L’ultimo documento che abbia firmato come Nicholas Hood.”
Finnick
inarcò le sopracciglia per la sorpresa.
“Hai
lasciato il tuo lavoro?” domandò il fennec.
“Già.”
rispose Nick, “Io e Robin ne abbiamo parlato e ho deciso di consegnare
le
redini della società al mio vicedirettore. Quando torneremo in
Messigatto,
metterò in vendita l’appartamento.”
******
Sì,
è vero. Io e papà ci trasferiamo a Zootropolis. So a cosa state
pensando.
Pensate che dovrò cambiare scuola, e forse lasciare i miei amici.
Ebbene, mamma
e papà mi hanno istruito a casa. Papà mi disse che quella era la
soluzione
migliore perché in tal modo non avrei dovuto avere nulla a che fare con
i
peggiori stereotipi sulle volpi. La mamma era un po’ preoccupata perché
voleva
che socializzassi con altri mammiferi della mia età, ma papà avrebbe
provveduto
a portarmi fuori il più possibile. Ma anche così, non sono riuscito a
farmi
molti amici, tanto per cominciare.
Forse
il nostro trasferimento a Zootropolis cambierà le cose.
Non
presto molta attenzione a ciò di cui stanno parlando Finnick e papà, ma
non
passa molto tempo prima che smettano di parlare.
Ci
sono alcuni momenti in cui nessuno dice niente. Papà si alza e fa
ritorno nella
sua stanza. Finnick annuisce e gli vado dietro, dirigendomi verso la
mia
stanza. La mia giacca e la cravatta sono ancora appese nell’armadio.
Afferro
prima la cravatta e mi metto davanti allo specchietto per vedere come
fare il
nodo. Ho già fatto pratica quel tanto che basta per poterlo fare in
breve
tempo. Poi indosso la giacca. Mi do un’occhiata allo specchietto.
Sospiro tra
me e me, mentre una lacrima mi scorre lungo il viso. Mi asciugo la
guancia e lascio
la stanza, facendo ritorno in salotto, dove attendo papà.
Nulla
è detto. Papà scende e lo seguiamo fino al furgone di Finnick. I miei
occhi si
fissano per un attimo sull’opera d’arte presente su un lato del
veicolo: un
lupo guerriero che tiene fra le zampe una volpe artica.
La
mia attenzione ritorna sul furgone e mi accomodo sul sedile posteriore
dietro
papà, prima di allacciarmi la cintura di sicurezza.
Non
proferiamo parola mentre ci rechiamo al cimitero. All’arrivo, scendiamo
tutti
dal furgone. Finnick entra nel cimitero per primo, mentre io seguo
papà. Si
ferma e inizia a parlare con il sacerdote. Non li ascolto perché la mia
attenzione è tutta rivolta alle lapidi del cimitero. Ci sono così tanti
mammiferi sepolti qui. Nonna Viola sta per unirsi a loro.
Questo
pensiero continua a ronzarmi in testa mentre seguo mio padre e il
sacerdote,
che camminano in direzione della cappella.
Papà
mi stringe brevemente la spalla e lascio che lui e il celebrante
continuino a
parlare, mentre entro all’interno della cappella e mi accomodo in prima
fila.
Non posso fare altro che osservare i volti delle altre volpi che sono
entrate
nell’edificio e desiderare di trovarmi in un posto un po’ meno
affollato. Mi
lascio cadere sulla sedia.
Le
mie orecchie sussultano quando sento un rumore di passi che si
avvicina.
All’inizio penso che siano mio padre e il sacerdote, ma non appena mi
giro, mi
sento come se volessi di nuovo fuggire lontano.
Sono
la signorina Hopps e Nicholas. Sono certo che si siano accorti dei miei
sguardi
carichi di tensione, ma in realtà sembra che non ci abbiano fatto caso
e si
siedono ai rispettivi posti, lasciando un po’ di spazio fra me e loro.
Il
sacerdote ritorna sui suoi passi e ci chiede di alzarci.
Mi
giro all’indietro e vedo papà e altre cinque volpi che portano sulle
loro
spalle la bara di nonna Viola.
Riesco
a vedere l’angoscia sul suo volto, e perfino a sentirla: è come se
qualcuno mi
avesse strappato il cuore dal petto. Ancora una volta le lacrime
solcano il mio
viso.
I
sei portatori della bara raggiungono l’altare e adagiano il feretro su
un
supporto allestito per il funerale. Papà resta su un lato a guardare la
salma
di nonna Viola, mentre il sacerdote inizia a parlare.
******
“Siamo
qui riuniti oggi per rendere omaggio e celebrare la memoria della
nostra
defunta sorella, Viola Emma Wilde.” disse il celebrante, “Ha lasciato
questo
mondo per ricongiungersi nell’aldilà alle anime di coloro che l’hanno
preceduta.”
Il
sacerdote alzò gli occhi in alto.
“Ora
cederò il testimone a suo figlio, Nicholas Wilde, il quale vorrebbe
aggiungere
alcune parole.” annunciò prima di scendere dal pulpito. Nick, che si
era seduto
in prima fila accanto a Robin, si alzò e prese il posto precedentemente
occupato dal celebrante. Tutti gli occhi dei presenti si posarono su di
lui,
mentre tirava fuori un foglio di carta e lo adagiava sul piedistallo.
“Quando
ero un cucciolo, la mamma mi diceva sempre ‘La notte cala, ma il sole
sorgerà
sempre il giorno successivo’.” esclamò Nick iniziando a leggere il
testo riportato
sul foglio, “Per me, la notte è stata presente per molto tempo, ma lei
era
sempre lì a cercare di strapparmi dalle tenebre per riportarmi alla
luce. Non
aveva mai smesso di credere nel bene presente nel mondo là fuori. Non
aveva mai
smesso di credere in coloro che amava. Lei era così.” il tono della sua
voce
aveva iniziato a vacillare, “Vedeva il bene in ognuno. Sapeva che
tutti, a un
certo punto della loro vita, cadono a terra, ma era sempre lì, a
offrire una
zampa per aiutarti a rialzarti. Per lei non doveva essere stato facile
crescere
da sola un figlio che aveva perduto la speranza, ma non aveva mai
voluto
arrendersi con me. Questo è stato il dono più grande che abbia mai
potuto
offrire al mondo: il dono della speranza.”
Nick
deglutì e lanciò un’ultima occhiata alla bara di sua madre.
“Era
la madre migliore che un cucciolo dal cuore infranto avrebbe mai potuto
avere
al proprio fianco.” disse infine Nick prima di scendere dal pulpito e
tornare
al suo posto con il volto segnato dalle lacrime. Il sacerdote fece un
passo
indietro.
******
Mentre
guardavo papà pronunciare quel discorso, sentivo il cuore lacerarsi nel
petto.
L’avevo visto tentare più volte di scriverlo durante la settimana, ma
questo
non è bastato a placare il mio dolore mentre lo osservavo sul pulpito.
La
mia zampa afferra istintivamente il braccio di papà. Mi osserva mentre
mi
appoggio a lui, nel disperato tentativo di dargli un minimo di
conforto. Non
presto nemmeno attenzione alle parole del sacerdote; in quel momento,
soltanto
ci siamo soltanto io e mio padre.
Quel
momento fra noi svanisce quando il celebrante ci chiede di alzarci
un’altra
volta. Papà si alza e torna alla bara per portarla in spalla insieme
alle altre
volpi. Il sacerdote li conduce fuori e seguiamo tutti la bara fino alla
fossa
dove verrà deposta.
Il
celebrante ricomincia a parlare, mentre io resto a osservare i
portatori che
adagiano la bara nel luogo in cui nonna Viola avrebbe riposato per
l’eternità.
Gli addetti all’inumazione iniziano a riempire la fossa di terra dopo
che papà
ha lanciato un giglio al suo interno.
Il
suono di un paio di zampe che calpestano il terreno raggiunge le mie
orecchie e
guardo Nicholas che si avvicina a papà.
Oh,
no. Ti prego, Nicholas, non ricominciare. So che papà non ti piace, ma…
Ma…
Nicholas lo abbraccia.
Ci
vuole un momento, ma papà ricambia l’abbraccio. Poi si separano e
Nicholas
viene verso di me.
Mi
getta un braccio attorno al mio collo. Mi irrigidisco un po’
all’inizio, ma
dopo poco mi lascio andare e ricambio quel gesto affettuoso. Non ce
l’ho con
Nicholas e credo che nemmeno lui ce l’abbia con me.
Per
la prima volta, credo di riuscire a vederlo come mio fratello.
Quando
Nicholas mi lascia andare, ci giriamo entrambi giusto in tempo per
vedere papà
abbracciare la signorina Hopps.
Quella
visione è sufficiente per riempire di nuovo i miei occhi di lacrime.
Vorrei che
la mamma fosse qui e non è la prima volta che lo desidero; non voglio
certo
vedere la signorina Hopps ferita, ma credo che la mamma avrebbe capito
che papà
e la signorina Hopps avevano bisogno di un momento come quello.
Entrambi
si separano e si allontano, ma poi vedo papà fermarsi davanti alla
tomba
presente accanto a quella di nonna Viola. Noto le parole incise sulla
lapide:
Johnathan Reginald Wilde. Ne ho sentito parlare molto poco, ma a
giudicare
dalla sua ubicazione credo che quella sia la tomba di mio nonno.
Papà
dice qualcosa alla lapide: “Faresti meglio a prenderti cura della
mamma,
d’accordo?”
Dopodiché si allontana. Io e Nicholas camminiamo fianco a fianco dietro papà e la signorina Hopps. I miei occhi osservano le loro zampe sfiorarsi, ma alla fine non riescono a venire a contatto e ritornano al loro posto.
Note
dell’autore: Con
questo siamo giunti al tredicesimo e penultimo
capitolo!
Ebbene
sì, il capitolo successivo a quello che avete appena letto segnerà
anche la
conclusione di questa storia. Ad ogni modo, sebbene Robin non sia
riuscito a
instaurare con la nonna paterna un legame profondo come quello che il
suo fratellastro
Nicholas aveva con lei, durante il funerale ha mostrato un’empatia e
una
sensibilità a dir poco ammirevoli. Non solo, è riuscito anche ad
accettare i
futuri cambiamenti che avverranno nella sua vita – il trasferimento a
Zootropolis e l’ammissione in una nuova scuola – con una maturità che
ha del
sorprendente, considerata la giovanissima età. Non siete d’accordo con
il
sottoscritto?
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XIII di Grief’s Reunion: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Grief-s-Reunion-13-A-Kit-In-Mourning-690078171
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/10995909/chapters/24492501
Questo
è quanto. Come sempre, vi ringrazio per la vostra cortese attenzione e
vi
auguro una buona lettura. A presto!