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Autore: EleWar    14/11/2019    9 recensioni
In vino veritas, dicevano gli antichi... varrà anche per il whisky? Trovare una bottiglia di whisky nascosta può fare la differenza...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Sono tornata con un’altra one-shot!!! Stavolta un po’ lunghetta, ma non mi sembrava il caso di spezzarla in due capitoli…
Spero che ve la berrete tutta d’un sorso… osp! No, assaporatela piano piano… e poi fatemi sapere se vi è piaciuta!
Alla salute, cin cin!
Dedicata a tutte le mie lettrici amatissime
vi lovvo
Eleonora




WHISKY
 
Kaori era sola in casa e stava facendo le pulizie.
Canticchiava allegramente e si districava fra aspirapolvere e stracci per spolverare.
Spostando un libro dallo scaffale dell’enorme libreria dello studio, all’improvviso urtò un oggetto ma, prima che finisse per terra, riuscì ad afferrarlo al volo grazie ai suoi riflessi di sweeper esperta. E fu un bene, perché era una bottiglia di vetro: una bottiglia di un whisky pregiato a cui Ryo teneva particolarmente.
Pensando allo scampato pericolo, tirò un sospiro di sollievo e si asciugò la fronte, che si era improvvisamente imperlata di sudore freddo. Se avesse fatto cadere in terra la sua preziosissima bottiglia di whisky, Ryo si sarebbe arrabbiato con lei e le avrebbe dato dell’incapace.
A quel pensiero Kaori si stizzì; uffa, però! Ogni motivo era buono per dileggiarla e rimproverarla: secondo lui non ne faceva mai una giusta!
Però, ragionandoci su… se era così tanto importante, quel liquore, perché lo aveva messo così pericolosamente in bilico fra due libri, nella libreria, piuttosto che nel mobile bar?
Cos’è, doveva restare nascosta?
E perché mai?
Kaori si fece più sospettosa del solito, e la sua testa partì ipotizzando i peggiori scenari.
Forse gliel’aveva regalato una sua amante?
O forse era il ricordo di una donna particolarmente importante per lui?
O peggio ancora, aveva deciso di berlo solo in un’occasione importante? E se sì, quando?
Più ci pensava e più le saltava la mosca al naso.
Quel Ryo era sempre così misterioso con lei! Eppure erano partner nel lavoro, amici, coinquilini… ma anche mentalmente si impedì di andare oltre, e di immaginare altro per loro due.
 
Un’idea malsana si fece strada nella sua testa, alimentata dalla gelosia e dalla vendetta.
Lei gli avrebbe fatto un bello scherzetto: avrebbe fatto in modo che la sua preziosa bottiglia… cosa? Non lo sapeva nemmeno lei.
E se l’avesse scolata nel lavello e riempita di innocuo tè ambrato, che ne avrebbe imitato il colore? Sai che risate quando sarebbe andato a prenderla e l’avrebbe offerta alla donna che aveva deciso di sedurre? Tè freddo, e magari pure stantio! Le scappò una risata quasi-diabolica, ma dovette fermarsi di botto quando realizzò che lui si sarebbe accorto subito che il sigillo del tappo era stato manomesso, e quello lei proprio non poteva sostituirlo.
No, meglio lasciar perdere.
Però… però arrivata a quel punto qualcosa doveva fare. Ma cosa?
Poi un’altra idea fece capolino in quella sua rossa testolina: perché non assaggiarlo? In fondo era un’adulta anche lei: che male c’era a bere un goccetto di liquore? Giusto per sentire che sapore avesse; Ryo ne andava matto, e poi s’immaginò quelle donnine dei night così disinvolte nel sorbire superalcolici.
Cosa avevano loro più di lei?
Aprì la bottiglia, ruotando su sé stesso il tappo metallico, e ne annusò il contenuto; un forte gas alcolico le salì su per le narici e quasi starnutì. Scosse la testa e andò a verificare la gradazione alcolica: 40% vol. …era tanto? Chissà, lei non se ne intendeva.
Ma ormai la decisione era stata presa e sarebbe andata fino in fondo.
Si recò in cucina a recuperare un bicchiere da liquore e vi versò un po’ di distillato, e per fare ancora di più la figa, si premurò di farci cadere anche qualche cubetto di ghiaccio; poi, senza pensarci su ulteriormente, lo tracannò tutto d’un fiato come aveva visto fare a Ryo un sacco di volte.
Appena il liquore fu a contatto con la sua gola, le parve di morire; un fuoco liquido le fluì, giù giù per l’esofago, fino allo stomaco: poteva sentire tutti i passaggi di quel liquido infernale scendere nelle sue viscere. Fu scossa da un brivido che la sconquassò tutta. Diavolo, come era forte! Lo stomaco si contrasse in un unico spasmo e le uscì dalla bocca una nuvoletta di vapore alcolico.
Si schiarì la gola e dopo un po’ riuscì a riprendere il controllo di sé stessa.
Passato il malessere, constatò che non era poi tutta questa specialità: non aveva nemmeno fatto in tempo a sentirne il sapore, sempre ammesso che avesse un sapore. Inoltre, a parte il bruciore di gola, stava benissimo, non le girava nemmeno la testa, era lucida: insomma, niente di niente.
Decise di berne un altro bicchiere, stavolta più lentamente, e di assaporarlo immaginando di essere una di quelle vamp che popolavano i sogni di quell’idiota del suo socio.
Versò altro liquore e si costrinse a berlo a piccoli sorsi; di nuovo il primo fu bruciante, ma il secondo andò giù meglio, così come il terzo e così via.
In men che non si dica aveva vuotato il bicchiere.
Si sentì soddisfatta e leggermente euforica: ora anche lei era una Donna, con la D maiuscola e poi, constatò: “Non mi ha fatto effetto affatto”.
Improvvisamente si sentì bene, la rabbia e la gelosia erano scomparse e, anzi, le venne voglia di ballare; quello zotico di Ryo non la portava mai in discoteca e guai a mandarla da sola; quale era stata l’ultima volta che ci era andata? Non se ne ricordava più, ma poi… aveva importanza?
Si alzò dal divano su cui si era precedentemente seduta e le girò la testa all’improvviso.
Caspita Kaori, vacci piano, non sarai ubriaca ma un pochino di alcol attualmente è in circolo nel tuo corpo”, si redarguì.
Si diresse allo stereo, scelse il disco adatto, e lo mise sul piatto. Partì una musica dance, molto in voga in quel periodo, e iniziò a scatenarsi in un ballo sfrenato.
Oh, come si stava divertendo! Non aveva bisogno di Ryo per spassarsela, né di nessun’altro! Era lì in casa sua ed era la padrona del mondo!
Si mise anche a cantare e si stupì di ricordare tutte le parole; scoppiò a ridere come una matta. Quella canzone era bellissima e non se ne era mai accorta.
Quando il braccetto del giradischi tornò alla base, Kaori si bloccò delusa al centro della stanza e mise il broncio: uffa, era già finito? Proprio ora che aveva iniziato a sciogliersi?
Dovrebbero fare dei dischi con molte più canzoni…” pensò “va be’ lo rimetterò da capo”.
Ma prima ritornò al tavolinetto del salotto, perché aveva la gola secca e voleva ancora bere, e si accorse di aver prosciugato il bicchiere di whisky: anche il ghiaccio era quasi sparito. Poco male, la bottiglia era ancora piena.
Si versò un altro goccio abbondante e lo buttò giù tutto d’un sorso.
Quell’ormai familiare fuoco nelle budella, era consolante ed eccitante insieme. Non si era mai sentita così bene, e prima di riprendere a ballare, se ne fece un altro bicchiere.
Tornò allo stereo e al suo personale show di mezzogiorno. Cantava, ballava, rideva e, insieme a lei, tutta la stanza prese a girare, ma era così emozionante!
“Che bello” si disse “sono la regina della disco dance, nessuno mi può fermareeeee” e invece finì le sue piroette distesa sul tappeto del salotto; ma a quel punto fu quasi soffocata da un eccesso di ridarella. Si sentiva come una coccinella capottata, con le gambe all’aria, e questo pensiero la fece ridere ancora di più, in maniera sguaiata.
E fu così che la trovò Mick, entrando nell’appartamento.
L’americano, vedendola a terra, si precipitò subito da lei, preoccupato:
“Kaori! Kaori, ma che ti è successo?”
“Ciao, Mick” rispose lei, con un sorriso enorme un po’ ebete “Come mai stai a testa in giù? E come fai a non cadere?”
“Ma Darling, che stai dicendo? Sei forse caduta? Dammi la mano che ti aiuto a rialzarti”
“Mick devo farti una confessione…” il biondo si fece attento a quelle parole pronunciate con così tanta serietà, e si sporse sopra di lei, che proseguì dicendo “…non mi ero mai accorta prima che… che…”
“Che?” le fece eco lui, incoraggiandola.
“Che… i peli del tuo naso sono neri ha ha ha ha ha ha ha” e scoppiò a ridere.
Uno stuolo di libellule si schiantò sulla testa del povero sweeper americano; per un attimo aveva creduto chissà che cosa.
Vinto lo sconforto, si chinò di nuovo sopra di lei, e le allungò la mano per aiutarla a rimettersi seduta, e fu a quel punto che sentì l’inequivocabile odore di alcol provenire dall’alito della sua amata; esclamò:
“Ma Kaori, sei forse ubriaca?”
“Io? Ma che vai dicendo? Io sono caduta mentre ballavo… io non bevo mai alcol, mica sono una spugna come te, o come Ryo, io!”
“Ah sì?” poi, alzando lo sguardo e individuando il famoso whisky sul basso tavolino, “E quella bottiglia là, come ha fatto a svuotarsi in quel modo?”
“Eh? Ah, intendi quella? L’ho trovata mentre spolveravo hi hi hi hi hi, ma l’ho solo assaggiata, cosa credi? Sai l’aveva nascosta Ryo he he he he he he, ma io gli ho fatto uno scherzetto: l’ho aperta” e si portò una mano alla bocca ridacchiando, come fosse un segreto che si fosse appena lasciata sfuggire.
Mick scosse la testa; questa non ci voleva, una Kaori ubriaca era una novità: come si sarebbe dovuto comportare?
Intanto, per prima cosa, doveva farla rialzare dal pavimento.
“Avanti, prendi la mia mano e tirati su!”
“Agli ordini, boss” fece lei afferrando la sua mano, ma quando ebbe la presa salda, diede uno strattone improvviso e lo tirò giù verso di sé, ridendo soddisfatta.
Lui si ritrovò sopra di lei e si sentì avvampare.
Kaori era il suo sogno proibito; si era innamorato di lei perdutamente appena l’aveva conosciuta, per lui era la donna più bella che avesse mai visto: così pura, così dolce, con quel suo fascino fresco, la sua aria sbarazzina, il suo coraggio, il suo amore per… Ryo.
Aveva da tempo rinunciato a lei, sapendo che il suo cuore era già impegnato per quel debosciato del suo amico, ma l’attrazione che provava per lei covava sempre, sotto la cenere.
Nonostante tentasse in tutti i modi di saltarle addosso, più per il piacere di farlo che per altro, e le rivolgesse le più svariate e spudorate avances, che venivano puntualmente fermate da mega martellate, non si era mai trovato a stretto contatto con lei come in quel momento. E anche se apparentemente era stata lei ad accorciare le distanze, ed era stato certamente uno scherzo, ora erano pericolosamente uno sopra l’altra, e il suo desiderio tornò prepotente a sconvolgergli i sensi.
Si sarebbe approfittato dell’ebbrezza della ragazza? No, non se ne parlava nemmeno, ne andava del suo onore e non poteva farle questo, proprio a lei, alla sua Kaori!
Ma in quella posizione poteva sentire il corpo della ragazza premere sotto il suo, ne indovinava le forme, la consistenza; il suo profumo poi, seppur disturbato da quel fastidioso puzzo di alcol, era inebriante.
Per un attimo chiuse gli occhi.
Come sarebbe stato baciarla?
Lei continuava a ridacchiare e a divincolarsi, ignara delle sensazioni che stava suscitando nel biondo americano.
Mick era proprio al limite, la tentazione era immensa, e la parte più spregevole di lui lo punzecchiava, suggerendogli che lei era ubriaca ed arrendevole e che non lo avrebbe di certo respinto; e se anche l’indomani non avesse ricordato nulla, almeno lui avrebbe avuto la soddisfazione di assaggiare le sue labbra di fuoco, avrebbe avuto il suo trofeo.
In fondo cosa c’era di male?
Tutti questi pensieri si scontravano però con la sua parte razionale e più umana, la stessa che proprio lei gli aveva risvegliato, e che gli gridava di non commettere una bassezza del genere; ma soprattutto, il suo cuore dilaniato gli ricordò che lei amava un altro, e che quel bacio rubato non sarebbe stato una prova d’amore, ma la debolezza di una mente sconvolta dall’alcol.
Ad un certo punto Kaori smise di ridere e lo fissò dritto nei suoi occhi azzurri, e con lo sguardo annebbiato e febbricitante gli disse:
“Mick… perché tu non sei Ryo?”
Questa semplice frase raffreddò di colpo tutta la sua passione e lo ferì enormemente. Gli servì però per tornare alla realtà; era stato lì lì per commettere l’irreparabile.
Scosse la testa per scacciare il dolore che in quel momento gli stritolava il cuore, e sforzandosi di sorridere le disse:
“Dai stupidina, tirati su, che se Ryo ci dovesse trovare qui così, mi sparerebbe all’istante”
E scostandosi da lei, riuscì ad issarla fino a farle assumere la posizione eretta; lei ondeggiò un attimo e poi si rimise diritta, si spolverò la corta gonna, e con un sorriso sghembo, da cui trapelava però una profonda tristezza, disse al suo amico:
“Ryo… ma cosa vuoi che gli importi di me? Non mi ama, e non ha nessuna intenzione di ricambiare i miei sentimenti… sto forse sprecando il mio tempo con lui?” e avanzando verso l’amico, inciampò nella piega del tappeto e gli finì fra le braccia.
Proprio in quel momento fece la sua entrata lo sweeper n. 1 del Giappone, e si trovò di fronte quella scena incresciosa.
Trasalì.
Mick si voltò di scatto verso di lui, e tenendo Kaori per le spalle, quasi gliela gettò addosso, come se avesse qualcosa di bollente tra le mani, e si affrettò a dire:
“L’ho trovata a terra ubriaca. Non è colpa mia. Tieni, pensaci tu!”
E prima ancora che Ryo potesse dire anche solo una parola, Mick era scomparso.
Quello sballottamento improvviso, fece perdere l’equilibrio a Kaori che cadde addosso al suo socio; esclamò risentita:
“Ehi che modi? Non sono mica un pacco postale?”
Ryo si decise a guardarla, e lo sguardo che le lanciò fu severo ed impenetrabile insieme.
Kaori alzò il viso e, vedendolo con quell’espressione dura, barcollando si staccò da lui e gli disse:
“Ummm, che brutto muso che hai! Dovresti sorridere più spesso, sai? Saresti molto più bello, te lo ha mai detto nessuno?” e fece per andare al tavolino del salotto, con l’idea di farsi un altro goccetto, giusto per bagnarsi un po’ la lingua che si sentiva impastata.
Il socio, che non aveva ancora emesso un fiato, la seguì con lo sguardo, e poi si mosse lentamente per andarle dietro.
Quando fu vicino a lei, che con nonchalance si era già versata dell’altro whisky e stava per portarsi alla bocca il bicchiere bello pieno, lui le bloccò il braccio.
Lei si voltò di scatto a guardarlo.
All’iniziale stupore si sostituì il livore.
Lui allora si decise a parlare:
“Cosa hai combinato?” le chiese con voce grave.
“Non sono cose che ti riguardano”
“E invece sì. Hai bevuto?”
“Sì, e allora? Non lo fai sempre anche tu?”
“Questo è un altro discorso…”
“Senti” lo interruppe lei “non c’è bisogno di farmi la paternale: non sei mio fratello, né mio padre. Sei solo il mio partner di lavoro, e ciò che faccio nel tempo libero, non ti deve interessare”.
Dal suo tono duro, sembrava apparentemente più lucida.
“Se ci tieni tanto, te la ricompro quella dannata bottiglia di whisky” aggiunse, dando uno strattone al braccio per liberarsi della sua presa, e riuscendo così a bere dal bicchiere.
Senza darlo a vedere, Ryo incassò il colpo; sentirla parlare in quel modo era stato come ricevere uno schiaffo in pieno viso, ma dovette ammettere che aveva perfettamente ragione. E quella verità così fredda e tagliente lo fece stare male, perché se non erano qualcosa di più di due semplici colleghi di lavoro, era solo ed esclusivamente per colpa sua, che aveva deciso che le cose dovessero andare e restare perennemente così. E tutto questo nonostante conoscesse da tempo i sentimenti della sua amata Kaori, e a dispetto dell’immenso amore che provava per lei.
Trangugiato il liquore, e dopo aver atteso che le corroborasse le budella, si voltò a guardarlo di nuovo e sorrise.
Era scomparsa ogni traccia di risentimento nei confronti del socio e gli chiese:
“Vuoi unirti a me? Intendo… vuoi ballare con me?” e ridacchiò sottolineando quell’involontario, velato doppio senso.
Ma lui taceva e rimaneva lì, impettito, con i pugni chiusi lungo i fianchi.
Allora lei gli si avvicinò e, appoggiandogli una mano sul petto, riprese:
“E dai? Che ti costa? Non usciamo mai a ballare, potremmo farlo qui a casa nostra, no?” propose allegramente.
Ma di fronte a quel mutismo impietoso, si fece improvvisamente seria, e sprezzante sbottò:
“Ah scusa, dimenticavo! Io sono il travestito, il mezzo uomo che ti disgusta… che idea chiederti di ballare, eh?” e staccò la mano dal torace dell’uomo con un moto di stizza.
Kaori, seppure fosse alterata dall’alcol, si sentì nuovamente rifiutata e umiliata, e una rabbia sorda, alimentata dalla delusione, s’impadronì di lei.
Ma chi si credeva di essere quello stupido, spocchioso maniaco? Così bello che poteva avere chiunque, e così depravato da correre sbavando dietro ogni gonnella; ah, se fosse stato almeno per un decimo come Mick, che era così gentile e premuroso, che l’apprezzava per quello che era, e vedeva in lei una donna, fatta e finita!
Sbottò a mezza voce:
“Ryo… perché non sei come Mick?”
Lui la sentì lo stesso e, rompendo il suo ostinato mutismo, disse:
“Bene, andrò a prepararti un bel caffè forte, così ti passerà la sbronza” e fece per dirigersi verso la cucina, ma la risposta che gli diede la socia lo bloccò sul posto:
“E chi ti dice che voglio farmela passare?”
“Non vorrai farneticare così per tutto il pomeriggio?”
“E anche se fosse?”
Kaori era suo malgrado senza freni e provocatoria; non sapeva nemmeno lei dove volesse andare a parare, ma sentiva di volerlo ferire, di non dargliela vinta, qualunque fosse stata la diatriba.
Riprese:
“Hai forse paura che non torni in me? E che non sia, così, in grado di prepararti qualcosa da mangiare, qualcosa che sistematicamente criticherai?”
Ma lui non rispose.
Allora la ragazza lo raggiunse e prendendolo per il bavero della giacca, lo tirò a sé con violenza e lo baciò con passione.
L’uomo, preso alla sprovvista, non reagì, ma Kaori non si fece scoraggiare e staccandosi temporaneamente da quelle sue labbra allettanti, prese a spingerlo fino al divano dove, con uno spintone deciso, lo sbatté giù a sedere.
Lui non oppose resistenza, e quando lei gli salì cavalcioni, iniziò a sudare freddo.
La ragazza si sfilò la maglia dicendogli:
“Ora ti faccio vedere io se non sono una vera donna!” e si riappropriò della sua bocca con veemenza.
Ryo voleva resisterle in ogni modo, perché era Kaori e aveva giurato di non approfittare mai di lei, e soprattutto perché lei era ubriaca e… insomma, no! Le cose non dovevano andare così! E capiva anche che non poteva continuare a respingerla in quella maniera, che era stato troppo duro e severo con lei, e che in quello stato alterato avrebbe solo peggiorato le cose.
Ma quanto avrebbe resistito?
Lui la desiderava come non aveva mai desiderato donna alcuna, e lei era lì, così appassionata e sensuale, disponibile… Quando si era tolta la maglia aveva avuto una breve visione del suo seno perfetto, racchiuso in un più che invitante reggiseno di pizzo: era la sua personale tentazione.
L’alcol la faceva osare, e come resistere ad una donna innamorata?
Chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Fu travolto dalla voluttà che quella ragazza gli stava trasmettendo: d’improvviso tutti i suoi sensi si accesero e rispose al richiamo di quel corpo invitante.
Approfondì il bacio e iniziò a vagare con le mani su per la schiena della socia, e poi giù lungo le cosce scoperte dalla minigonna.
Kaori, sentendo che lui stava finalmente rispondendo ai suoi baci e alle sue carezze, si sentì potente e vittoriosa: allora era vero, lui non la trovava indifferente come voleva farle credere! Anche lui la desiderava!
Dopo quell’interminabile bacio così sconvolgente, si scostarono appena, ansanti e profondamente turbati; gli occhi di Kaori erano resi lucidi dal desiderio e dall’alcol, e Ryo ebbe come l’impressione di caderci dentro, ma in fondo era quello che aveva sempre sognato.
Appoggiò la fronte a quella della giovane, recuperando un barlume di lucidità.
In quel momento era l’uomo più felice del mondo, ma non voleva andare oltre con lei in quello stato; avrebbe voluto che la loro prima volta fosse diversa, consapevole. Di certo, l’ebbrezza le toglieva ogni inibizione, e la faceva sentir libera di manifestare i sentimenti e l’attrazione che provava verso di lui, esattamente come avrebbe fatto una qualsiasi altra ragazza di fronte al proprio innamorato; ciononostante, Ryo temeva che l’indomani lei se ne potesse pentire.
In qualche modo voleva farglielo capire, ma temeva di offenderla, di non riuscire a spiegarsi.
Inoltre non era facile ragionare con chiarezza con quella donna così sexy e su di giri fra le braccia; se normalmente perdeva la testa per ogni bella donna che incontrava, per Kaori, a quel punto, era già da considerarsi un’ameba.
Lei gli sorrise invitante, e già Ryo stava per mandare all’aria tutti i suoi buoni propositi; peggio ancora quando lei iniziò a baciargli il collo e a mordicchiargli l’orecchio. Sospirò di piacere, ma riuscì a non capitolare.
Le prese la testa con entrambe le mani, e dolcemente la costrinse a guardarlo negli occhi; iniziò dicendole:
“Kaori… “
“No, non dirlo… tu… tu non vuoi, non mi vuoi!” disse subito lei, con un’espressione tanto ferita e addolorata insieme, che a Ryo si spezzò il cuore.
“Kaori io ti desidero così tanto da starci male, ma non voglio approfittarmi di te! Hai bevuto tutto quel whisky… ”
A quelle parole, la ragazza si scostò di scatto dall’uomo, si tirò su in piedi velocemente, e vacillò malferma sulle gambe; lui allungò le braccia temendo che cadesse, ma lei si stabilizzò in tempo.
Kaori si sentì improvvisamente stupida, anche se non le era sfuggita l’evidente eccitazione del socio che testimoniava, se mai ce ne fosse stato bisogno, che anche lui provava del desiderio per lei.
Una profonda tristezza invase la sweeper, e si vergognò come mai prima. A mezza voce articolò:
“Scusa… non ne faccio mai una giusta…”
Ryo si alzò a sua volta, e la guardò con così tanto amore che Kaori ne rimase stupita: cosa voleva dire quello sguardo?
Perché lui si era alzato, ed ora avanzava verso di lei in quel modo?
Perché i suoi occhi erano così… così dolci?
E seppur l’alcol avesse attenuato i suoi effetti, facendola tornare un po’ più sobria, lei non riuscì a fare chiarezza nei suoi pensieri.
Iniziava ad essere tutto così tremendamente confuso.
Non ci capiva più niente: Ryo la voleva o non la voleva?
E quando lui le fu davanti e con tenerezza le prese la mano, lei si sentì sprofondare; i suoi occhi neri e magnetici, erano però limpidi e sinceri; le sorrise e poi disse a bassa voce:
“Mi hai chiesto di ballare con te. Bene: ti rispondo di sì”
La condusse fino allo stereo, lasciò per un attimo la sua mano e armeggiò con i dischi, scelse un vinile e posizionò la puntina all’inizio.
Le casse, dopo un leggero crepitio, iniziarono a diffondere le sensualissime note di un saxofono.
Lui la raggiunse e le mise le mani sui fianchi.
Lei, con naturalezza, gli cinse il collo e iniziarono a dondolarsi in un lento carico di voluttà.
I piedi si sollevavano appena dal pavimento e i corpi, allacciati e struscianti, si muovevano all’unisono al ritmo inebriante di quella musica; poi Kaori affondò il viso nell’incavo del collo del partner, e ne aspirò l’odore con un sospiro soddisfatto.
Non si era mai sentita così felice e amata e, sebbene avesse sperimentato poco prima la potenza della reciproca attrazione, quello era di gran lunga il momento più eccitante ed erotico che avesse mai provato, e più ritornava lucida e più riusciva a sentire pienamente tutte le emozioni che Ryo le provocava.
Mentre ad occhi chiusi si gustava quel lento, così dolcemente sensuale, capì finalmente cosa intendesse il suo socio, quando parlava di non voler approfittare della sua ebbrezza, e allo stesso tempo fu colpita dall’intensità dei sentimenti che lui nutriva nei suoi confronti; il suo cuore fece un balzo nel petto.
Fu come un’illuminazione e non resistette più, si staccò quasi di scatto da lui e piantò gli occhi nei suoi.
Lui la guardò sorpreso e sorrise, e lei allora gli disse:
“Ryo, ti amo” così, semplicemente, senza paura, senza tentennamenti, come fosse una cosa normale.
Lui allora staccò una mano dal suo fianco, e scompigliandole i capelli, le rispose:
“E il whisky che parla?” ma sorrideva affettuosamente.
“No. Ma se vuoi, te lo ripeterò anche domani”
“Va bene, Sugar. Allora, intanto ti dico che ti amo anch’io; poi domani… te lo ripeterò”
E si chinò a baciarla dolcemente, mentre le note trascinanti del saxofono aleggiavano ancora intorno a loro.
 
 
“Ah Sugar? Dimenticavo. Quella bottiglia di whisky l’avevo comprata per berla insieme a te, ma non mi decidevo mai. Sono contento che tu l’abbia trovata.”
 
 
   
 
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