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Autore: lady lina 77    15/11/2019    2 recensioni
Poldark, Season 5 Episodio 8: Cosa sarebbe successo se nell'episodio finale le cose fossero andate diversamente e Demelza si fosse imbarcata davvero coi suoi figli per la Jamaica, lasciando Ross al suo presunto tradimento con Tess? Cosa la attende ai Caraibi? Cosa le succederà? Che donna potrebbe diventare in quelle terre selvagge popolate da pirati? E i suoi figli?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Demelza aveva chiesto a Prudie di star fuori tutto il giorno coi bambini e, nonostante la serva avesse ben chiaro cosa volesse fare e avesse cercato di dissuaderla, lei non l'aveva lasciata parlare e l'aveva mandata via. Non voleva sentire nessuno, non voleva i consigli di nessuno, voleva solo mettere fine quanto prima a quell'incubo, piangere e poi andare via, lontano, coi due figli che già c'erano e che sarebbe stato difficile crescere da sola.

Adducendo un malessere e senza dare spiegazioni a Caroline per non ferirla, si era messa a letto e aveva atteso che Dwight tornasse dalle sue visite.

Mille pensieri le affollavano la mente: Ross, il suo futuro, Jeremy e Clowance e sì, anche il bambino che aspettava. Ma quest'ultimo pensiero, appena si affacciava, veniva ricacciato indietro da dolore, rancore e sensi di colpa. Non era colpa del bambino, ma sua e di Ross. Non avrebbe dovuto permettere che succedesse ma era successo e ora... ora per la prima volta da quando era venuta al mondo, non si sentiva desiderosa di dar la vita a un figlio. Non poteva permetterselo e soprattutto, con una fitta al cuore, dopo quanto successo non provava nulla. Non lo voleva e cosa ancora più incisiva, non sentiva di amarlo...

Con un gesto leggero si sfiorò il ventre, trovando mille buoni motivi per portare a termine la scelta che aveva preso: si sarebbe trovata senza soldi e con un futuro da costruire e sarebbe stata l'unica responsabile di Jeremy e Clowance e con mezzi scarsi e poco denaro, non poteva permettersi di mantenere un altro bambino. Non sarebbe stato giusto per i figli che già c'erano. E certo, Ross aveva le sue responsabilità e dei doveri ma non li avrebbe rivendicati perché non aveva senso farlo. Non poteva restare o la poca sanità mentale che ancora possedeva, sarebbe svanita. E i suoi figli allora sarebbero stati davvero soli al mondo...

Aveva lottato tanto nella sua vita ma ora sentiva di non averne più la forza. Si era rialzata dalle botte di suo padre, aveva sopportato sulle sue spalle di ragazzina i lavori più duri, era sopravvissuta alla morte di Julia, ad Elizabeth e Ross... Ross era diventato la sua unica certezza, la persona che amava e sempre avrebbe amato, colui con cui avrebbe passato la sua vita. Santo cielo, lo amava anche adesso, nonostante tutto! Era suo, e lei gli apparteneva. Sempre avrebbe sentito di appartenergli, per quanta strada avesse deciso di fare, si sarebbe sempre sentita la moglie di Ross Podark.

Stupida, stupida! Che sciocca patetica sentimentale che era stata e che era ancora! Davvero ci aveva creduto alla fiaba e al vissero felici e contenti? Mai dare le cose per scontate, MAI! Ross l'aveva già tradita una volta e anche se lo avevano superato, anche se negli ultimi anni il loro rapporto era diventato forte e simbiotico, chi poteva garantirle che un uomo che ha tradito, non tradisca ancora?

Cercò di scacciare quei pensieri, di Ross e del bambino soprattutto. E si concentrò sul 'dopo'. Aveva idee nebulose al riguardo ma sapeva che doveva andarsene via dalla Cornovaglia. In un posto lontano, dove non avrebbe visto, sentito o saputo più nulla di Ross e lui di lei. Non voleva nemmeno pensare all'eventualità di restare per vederlo a Nampara o in giro, a braccetto con Tess. No, questo l'avrebbe uccisa di certo! Tess padrona di Nampara, custode del cuore di Ross, amata nel letto che era stato suo e dove erano nati i suoi bambini... Santo cielo, si sentiva di impazzire!

Ripensò alla sua vita frenetica di quei due ultimi anni, alle tante cose successe, scacciò dai ricordi i momenti e le parole più belle condivise con Ross e si concentrò sulle cose più terrene: Cecily e Kitty se n'erano andate lontane per costruirsi un nuovo futuro e lasciarsi il passato alle spalle e lei avrebbe dovuto fare lo stesso.

E se...?

Non riuscì a concludere quel pensiero che la porta si aprì sommessamente e lei scattò seduta, sul letto, mentre il cuore le accelerava. "Dwight...". Il suo amico dottore era arrivato e quindi era giunto il momento...

Con la sua borsa da medico che tante volte gli aveva visto fra le mani, l'uomo le sorrise tirato, avvicinandosi al letto e sedendosi accanto a lei. "Caroline mi ha detto che oggi non ti sei sentita bene e che hai voluto rimanere a letto. Ti ringrazio per non aver parlato a mia moglie di quello che... che...".

"Del bambino?" - lo interruppe Demelza. "Non lo farei mai, so quanto Caroline ancora soffra per Sarah. E se solo potessi darlo a voi questo bambino, sarei la persona più felice del mondo. So che lo amereste e crescereste nel massimo amore. Ma non si può...".

Dwight sospirò, incapace di continuare quel discorso che tanto gli ricordava la sua bambina perduta. "Non hai cambiato idea?".

"No, non posso permettermelo. E tu lo sai".

Pallido, Dwight scosse la testa. "Demelza, io e Caroline siamo disposti a darti tutto l'aiuto possibile, economico e morale. Non devi farlo, non sei costretta a farlo. Se solo aspettassi di essere più lucida, capiresti che è una scelta che va contro te stessa e ciò che sei. Non te lo perdoneresti mai".

Demelza si mise le mani sulle orecchie. Era troppo ciò che Dwight stava dicendo, troppo da sentire e troppo insopportabile da accettare. Sapeva che la sua vita sarebbe stata macchiata per sempre da questa scelta, sapeva che non c'era via di ritorno, sapeva che non avrebbe mai avuto la forza di guardarsi allo specchio e sapeva che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe pianto ogni sua lacrima al pensiero. Sapeva anche che sarebbe arrivato il momento in cui, ad ogni bimbo che incrociava, si sarebbe chiesta se suo figlio avrebbe camminato allo stesso modo, quali giochi avrebbe amato fare e a chi sarebbe assomigliato. Sapeva tutto e non c'era bisogno che Dwight glielo dicesse, era consapevole di ogni cosa. "Dwight, non dire nulla".

Lui si morse il labbro. "Santo cielo, prenderei Ross a pugni in questo momento, per averti spinta a questo!".

"Ma non risolverebbe la situazione" – gli rispose, con praticità.

"Lui ha delle responsabilità e tu dovresti pretendere che se le assuma. Senza arrivare a far del male a te stessa e al tuo bambino".

La donna abbassò il viso. "Non voglio... Non voglio un uomo che fa il padre perché costretto, voglio un uomo che fa il padre con amore. Il resto non ha senso".

Dwight, con sommo dolore, le strinse le mani. "Demelza, da una scelta così non si torna indietro".

"Sono molte le scelte che dovrò fare, da cui non si potrà tornare indietro. Questa è solo una di quelle e questo bambino, Dwight..." - si sfiorò il ventre ancora piatto – "Questo bambino ora è poco più di un'idea, talmente piccolo che nemmeno si nota la sua esistenza".

"Ma esiste!" - obiettò Dwight. "E so che hai mille buone ragioni per sentire che questo è ciò che devi fare, ma io ti conosco e so che passati questi giorni tanto duri, passeresti la tua vita a maledirti".

Facendo violenza a se stessa per non piangere, Demelza si impose di essere forte. "Forse no... Mi sopravvaluti Dwight, non sono una donna tanto virtuosa. A tutto c'è un limite e io sono stata forte fin troppe volte. Ora non ce la faccio, ora non riesco semplicemente ad amare nonostante tutto. E' come se fossi addormentata, è come se non provassi più nulla per niente e nessuno. So solo che amo i miei due figli ma tutto il resto, anche me stessa, non ha più importanza. E questo altro bambino non lo voglio, non provo nulla per lui e non si può piangere per sempre qualcuno che non si è amato. Passerò qualche giorno a letto e poi mi riprenderò come se lui non fosse mai esistito".

Dwight la guardò per un attimo in silenzio, scettico sul significato di quelle parole ma certo di quanto fosse sconvolta in quel momento. "Dimmi solo una cosa, Demelza".

"Cosa?".

"Non lo vuoi fare per ripicca verso Ross, vero? Questo devo saperlo...".

Demelza sorrise amaramente. "La vendetta non fa parte di me e al momento non ne avrei nemmeno la forza".

Con un gesto gentile, Dwight le accarezzò la guancia. "E allora non c'è altro di cui stare a parlare, stenditi e solleva la camicia da notte. Cercherò di fare più in fretta che posso. Non riesco a prometterti che non sentirai dolore ma farò in modo che tu ne senta il meno possibile. Se questa cosa va fatta e ne sei convinta, prima procediamo e meglio è".

Il cuore di Demelza, nonostante la convinzione di ciò che stava per fare, a quelle parole accelerò. Tremò mentre guardava Dwight aprire la sua borsa ed estrarne ferri chirurgici su cui c'era ben poco da immaginare l'uso e per un attimo chiuse gli occhi, chiedendo silenziosamente scusa a lui o a lei, chiunque fosse, chiunque sarebbe stato... E pregò in silenzio che fosse vero, che davvero esistesse per tutti una seconda possibilità e che quel bambino avrebbe avuto un'altra occasione per nascere ed essere amato da due genitori che lo desideravano e che l'avrebbero accolto con amore. "Mi dispiace..." - sussurrò, mentre una lacrima solitaria le solcava il volto.

"Demelza, vuoi del brandy?" - le chiese gentilmente Dwight, sedendosi sul letto accanto a lei.

Scosse la testa. "No, non voglio nulla".

"Te lo consiglio. Ti rilaserà e ti stordirà quel tanto che basta per non renderti conto appieno di ciò che farò. Dopo, quando ti sveglierai, basteranno alcuni giorni di riposo e poi potrai riprendere appieno la tua vita".

"No, non voglio nulla. Fa solo ciò che devi...". Non voleva del brandy, non voleva non sentire nulla, sapeva di meritare di sentire TUTTO. E se il dolore serviva ad espiare una colpa, sperava di sentirne a sufficienza per acquietare i suoi rimorsi per sempre.

Dwight sospirò, sfiorandole la camicia da notte per sollevarla abbastanza per procedere all'intervento. "Cerca di rilassarti e se senti troppo dolore, dimmelo".

Demelza non rispose. Chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e poi cercò di isolare la sua mente e il suo cuore da tutto il resto. Sentì Dwight che appoggiava al letto i suoi strumenti chirurgici, sentì che le sfiorava le gambe affinché lei le aprisse e si morse il labbro quando la visitò, per accertare che la gravidanza ci fosse e stesse effettivamente procedendo. Poi lui le accarezzò la fronte, con una gentilezza che solo un amico, non un medico, avrebbe potuto dedicarle. "D'accordo, ora inizio".

Il cuore di Demelza accelerò. Pensò a Julia, a Jeremy, a Clowance... Ai loro visini perfetti, alle loro prime stentate parole, ai loro primi traballanti passi, ai loro sorrisi buffi e ai sogni che avevano per il loro futuro. Era una madre, dannazione! E stava per uccidere suo figlio!

Sentì la pressione della mano di Dwight sul suo corpo, non un gesto gentile come poco prima ma più brusco, non un gesto fatto per guarire ma qualcosa fatto per uccidere. E glielo aveva chiesto lei...

D'istinto si scostò velocemente da lui, un gesto che coscientemente non si sarebbe certo sognata di fare fino a due minuti prima. Ma lo fece, senza nemmeno sapere il perché... "NO!" - urlò, con tutta la disperazione che aveva in corpo. "No, no..." - singhiozzò, prima di scoppiare a piangere come se fosse stata una bambina.

Dwight sorrise, tristemente, ma sorrise. Come se se lo fosse aspettato... E con un gesto quasi paterno la strinse a se, cullandola dolcemente. "No, Demelza. No...". Le accarezzò la schiena senza dire nulla, tenendola stretta a se, percependo il suo dolore e la sua rabbia, ma soprattutto la sua incapacità a portare a termine quella scelta che forse altre donne avrebbero potuto fare con più leggerezza, ma non Demelza.

"Oh Dwight..." - pianse lei, fra le sue braccia... "Sono una stupida che ti sta facendo perdere tempo..." - sussurrò, quasi a scusarsi.

"Non vedo nessuna stupida in questa stanza ma al contrario, una donna molto forte".

Lei scosse la testa, furiosamente. "E' quello che volevo fare, è quello che so di dover fare... Ma non ci riesco e forse dovrei semplicemente ubriacarmi con quel brandy tanto da stordirmi e lascarti fare... Ma non ci riesco, non posso".

Dwight, la adagiò sul materasso, coprendole le gambe con la coperta e riponendo i suoi ferri nella borsa. "Niente brandy e niente scelte di cui pentirsi, Demelza. Sapevo che non mi avresti permesso di farlo, sapevo che ti saresti tirata indietro all'ultimo, ti conosco e so che ami i tuoi figli".

Con un gesto rabbioso, lei strinse la coperta. "Sì, amo Jeremy e Clowance. E Julia... Ma questo bambino no, so di non volerlo e non so nemmeno se mai potrei amarlo... Ma quando mi hai toccata, quando ho capito che nel giro di pochi minuti sarebbe finito tutto, ho capito che non potevo farlo. Ed è egoista, l'ho fatto per me! Non per lui, per me e per non sentirmi un mostro! E questo bambino nascerà senza essere voluto, senza un padre e con una madre che per lui non prova nulla! Lo sto condannando all'infelicità per il mio egoismo".

"Oh, Demelza...". Dwight le si risedette a fianco, cercando di calmarla. "Tu ami i tuoi figli. TUTTI i tuoi figli... Ora sei impermeabile ai sentimenti, sei ferita e soffri e tutto ciò che vedi è buio attorno e dentro di te. Ma so che questo bambino, quando nascerà, sarà amato a pari degli altri e che sarà la tua ragione di vita come Jeremy e Clowance. Hai bisogno di riposo, di pace e serenità e poi saprai rialzarti. Ne sono sicuro...".

Demelza fece un sorriso tirato. "Io no, ma ti ringrazio per le tue parole".

"Andrà bene" – rispose Dwight, dandole un buffetto sulla guancia. "Andrà bene perché tu sai benissimo che questo bambino, almeno da parte tua, è stato concepito con amore. E questo so che ti basterà per sentirti sua madre e amarlo come merita. E io e Caroline saremo quì a darti supporto".

Con la mano, Demelza si asciugò le lacrime che le rigavano le guance. Poi fece un sorriso timido ma intenso e pieno già di nostalgia. Dwight, Caroline, Drake, Morwenna, Sam, tutti... Santo cielo quanto gli sarebbero mancati... "No, Dwight, non lo farai...".

"Cosa?".

"Non potrai prenderti cura di noi, voglio cavarmela da sola. E non posso restare quì, impazzirei e i bambini soffrirebbero troppo nel vedere il loro padre con Tess, in quella che è stata la nostra casa. Amano Ross, Jeremy lo venera, per Clowance è un principe azzurro e so che per il bene di tutti devo andarmene".

Dwight entrò in allarme. "Andartene? Dove? Non puoi aspettare almeno che il bambino sia nato? Quì avresti tutto e ti proteggerei da... ogni cosa... O persona...".

Capendo il suo stupore e le sue preoccupazioni ma intenzionata a non farsene schiacciare, Demelza gli prese le mani, stringendole nelle sue con affetto. "Lo so che lo faresti ma no, non posso restare. Fammi partire, Dwight... Se voglio dare una possibilità a questo bambino che aspetto e che ho deciso di tenere, devo andarmene lontano in un posto dove nessuno conosce me, Ross o la nostra storia. Ricominciare da zero, una nuova vita e una nuova identità. In un posto dove nessuno potrà mai trovarmi".

Dwight deglutì, capendo che non poteva farle cambiare idea e che in effetti, andarsene era la scelta migliore per lei, la sua salute e i suoi bambini. "Dove vuoi andare? Almeno questo, puoi dirmelo?".

Lei annuì. "Seguirò le orme di Cecily e Kitty. Le raggiungerò in Jamaica, è da ieri che ci penso e le avrei raggiunte comunque, incinta o no. Ognuna di loro è fuggita in quelle terre per lasciarsi alle spalle un passato doloroso e riniziare da zero, indipendenti e libere. E io ho bisogno di fare lo stesso, non c'è più nulla per me, quì".

Il pover'uomo impallidì. "Jamaica? Demelza, è un luogo lontano, selvaggio e così diverso da queste terre. E' un luogo pericoloso per una donna sola con dei bambini, infestato da briganti e pirati".

"So stare al mondo, Dwight! E non sarò sola, ci saranno Cecily e Kitty con me, saremo una bella squadra di sorelle...".

"E' un viaggio lungo da affrontare, per una donna incinta".

Lei sospirò. "Posso farcela, so essere forte quando è necessario esserlo".

Dwight la abbracciò, intensamente, accarezzandole i capelli. Capiva che aveva ragione lei, capiva che era una scelta ponderata e non irrazionale, capiva che ne aveva bisogno e che era un bene che lo facesse. "Ci mancherai ma so ce è quello che devi fare, se senti che è la strada migliore per te. Ma i bambini? Come la prenderanno? Lo dirai a Ross?".

Demelza abbassò il capo. Già, quella sarebbe stata la parte più difficile ma sapeva che non c'era altro modo per lei e per loro, di ritrovare la serenità perduta. Con Ross in fondo aveva già parlato e non c'era motivo di farlo ancora, lui aveva ben chiarito quali fossero le sue priorità al momento e di certo non erano né lei né i loro figli. "Cercherò di spiegare loro la situazione nel modo più semplice possibile, senza mentire ma cercando di non ferirli troppo. Amano il loro padre e sarà un dispiacere sapere che lui ha scelto una nuova vita di cui noi non facciamo più parte, ma cercherò di farglielo accettare. E di mostrar loro questo viaggio come l'inizio di una grande avventura. E per quanto riguarda Ross...".

"Sì?".

Demelza gli strinse le mani. "Non deve sapere nulla, non dovrà ritrovarci MAI. Non dirgli nulla, nemmeno se ti implorasse, su dove siamo diretti. Puoi prometterlo?".

Dwight annuì, tristemente. "Non è difficile promettertelo, visto che non ho intenzione di rivolgergli mai più la parola. Ma almeno a Caroline, posso dirlo?".

"Certo".

"Ci scriverai ogni tanto, per dirci che stai bene?".

"Ovviamente".

"E accetterai un pò di denaro, quanto meno per il viaggio e per cominciare una nuova vita?".

"Dwight...".

"Accetterai, per il bene dei tuoi bambini?".

Capendo che non poteva obiettare né tanto meno rifiutare, Demelza scelse di mettere sotto terra il suo orgoglio e di farsi aiutare. "Solo il minimo indispensabile, posso lavorare".

"Potrai lavorare quando avrai partorito, non prima. E mi farai sapere di questo bambino o bambina, quando nascerà e sarà amatissimo?".

Demelza annuì, sorridendo amaramente. Non credeva che sarebbe successo, ma Dwight lo faceva sembrare così possibile che per un attimo desiderò credergli... "Certo, te lo prometto". E dicendo quelle parole, Demelza capì senza ombra di dubbio che quella sarebbe stata la sua strada e che da quel momento non sarebbe più potuta tornare indietro.

  
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