Il giorno dopo, la tensione era diminuita.
Candice era stata la causa della posizione di Magnus e Alec. Era stata interrogata pesantemente da Sanders e non era riuscita a rimanere in silenzio. Aveva comunicato solo le ultime notizie che Magnus le aveva dato, una lettera prima di andare, dove lui le diceva che avrebbero cambiato zona, ma sarebbero comunque rimasti in terra inglese. Dopo di che, l'uomo aveva fatto le sue ricerche e aveva capito che non potendosi allontanare troppo, i due si sarebbero sicuramente fermati per la notte in qualche ostello lungo la strada. Dopo aver verificato per due giorni, il terzo, gli fu cospicuo.
Esisteva una cittadina, dove aveva diffuso i suoi manifesti, che non aveva controllato. Gli era bastato solo un recapito telefonico e all'ennesima chiamata senza risposta, aveva deciso di mettersi in cammino.
Candice era rimasta con loro, aveva deciso di affittare una stanzetta per conto suo, ma la signora Caroline era parsa subito contraria. Alla fine aveva deciso di farla dormire con lei, nella sua stanza adiacente di poco alle cucine. La ragazza si era sdebitata con entrambi, più che altro, non sapeva in che altro modo avrebbe potuto scrollarsi di dosso quello che era recentemente successo.
Candice sapeva che avrebbe dovuto trovare un posto più tranquillo, ma Magnus la tranquillizzò. Sarebbe finito anche quello, appena si fossero mossi per la denuncia. E lei era essenziale come testimone.
« Le avevo scritto solo una piccola lettera, non era proprio una di quelle, » spiegò Magnus, mentre capivano con cosa volevano fare colazione quella mattina « volevo lasciarle qualcosa, era un messaggio in carta, alcune cose erano scritte in codice, » sospirò, mentre adocchiava un waffle con sopra dello sciroppo « ma quel bastardo la ha presa di mira »
« Magnus sta tranquillo, » si inumidì le labbra « fin quando starà qui, sarà al sicuro. E per quanto riguarda il nostro litigio, » si grattò il capo « è stato inutile, » lo guardò pieno di attenzione, premuroso « ci siamo attaccati per nulla »
Magnus sorrise un po', scosse la testa.
« Non per nulla, » lo corresse « ci siamo fortificati »
« Tu eri già forte, Magnus » gli sorrise, mentre afferrava una mela.
« Sì, ma lo avevo dimenticato, » gli diede un bacio sulla guancia, le punte dei piedi che per gioco si allungavano di poco « mi è cresciuta un'adrenalina che pensavo seppellita »
« Beh, la tua adrenalina ti ha quasi fatto uccidere » mormorò piano Alec, mentre si rigirava il frutto in mano. Magnus lo guardò teneramente, come se fosse lì lì per sciogliersi.
« Ho avuto una paura matta, » continuò, abbassando la voce, lo fissò « era così vicino e ho immaginato qualsiasi scenario »
La sua mano venne presa, baciata e stretta, un sorriso si affacciava sul viso del diretto interessato, il quale puntò adesso una serie di fritelle davanti a sé. Poi ritornò ad Alec.
« Ma non è successo »
« Non glielo avrei permesso »
Magnus afferrò il piatto e mise dentro tre frittelle, allungò la mano per il panetto di burro, lo sciroppo e dei pezzi di frutta.
« Siamo affamati oggi,huh? » cambiò discorso Alec.
« Alexander, » si sporse guardando bene la sua bocca, poi quelle pepite verdi più in algo « se potessi mangerei anche te! » esclamò, ridendo appena.
« Oh beh, » fu rapido « se la metti così »
In un attimo Alec lo tirò a sé, catturando le sue labbra, sentendosi tirare per l'attaccatura dei capelli. Magnus si inebriò del calore del suo ragazzo, di quel sapore di cui aveva sentita mancanza e con tutta la tensione che c'era stata, non era riuscito tanto a rilassarsi.
Le loro lingue si cercarono, incuranti se qualcuno avesse potuto sorprenderli.
Più si spingeva, più l'altro cercava di invadere il suo spazio, cosicchè, Alec annaspò in cerca di aria dopo un po'.
A quella vista, Magnus mosse il suo naso sull'altro come segno di vittoria e sorrise beato. Chiuse gli occhi e lo abbracciò.
Il viso di Alec si poggiava sulla sua spalla, ma lasciava solo intravedere la massa di capelli ribelli data l'altezza.
Ebbe l'istinto di sussurrargli qualcosa, ma evitò, era così bello essere stretti da qualcuno che non avesse mal intenzioni o voglia di predominare. In più le mani di Alec, grandi e protettive lungo la sua schiena, fecero sentire Magnus sollevato.
« Voi due, » li sorprese una voce vicina di gran determinazione e familiare « siete così presi, che non vi accorgereste nemmeno di chi vi si trova intorno! »
Alec sgranò gli occhi, la testa che sbucava fuori in stato di pura sopresa. Riconobbe la figura formosa, vestita con un maglione rosso, pantaloni neri e i capelli raccolti e schiacciati in un cappello a fungo invernale. Solo con le labbra tinte di un rosa caldo in viso, stava sorridendo ampiamente, beccandosi un occhiata incuriosita di Magnus.
« Izzy? » replicò Alec bocheggiante.
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Erano seduti al tavolo, ognuno con la sua colazione davanti. Isabelle era proprio di fronte a suo fratello, mentre Magnus si portava un pezzo di fritella alla bocca.
« Appena mamma mi ha chiamata, ho pensato fosse successo qualcosa » spiegò Isabelle, con un gesto rapido della mano, la quale scintillò per via di alcuni bracciali « E venendo a conoscienza della tua piccola fuga, ho subito pensato di venire a trovarti » la luce della finestra sotto la quale si trovavano, illuminava il tavolo in legno, colpendo dritta il volto di Isabelle e lasciando in ombra gli altri due. La tovaglia stesa sul tavolo si limitava a un materiale in stoffa color bordeaux.
« Sì, ma come hai fatto? » mormorò Alec, insospettito.
Isabelle bevve un sorso di succo d'arancia che aveva davanti a sé.
« Semplice, » cominciò « ho pensato che essendo fuga, avresti avuto solo un documento con te, cioè il tuo. Ho chiamato a un po' di numeri in realtà, ma appena ho chiesto del nominativo, hanno saputo rispondermi che il documento era intestato a un certo Lightwood » fece un occhiolino e alzò le sopracciglia in segno di furbizia. Alec roteò gli occhi, ma sorrise infine.
« Comunque piacere, » la ragazza si voltò verso Magnus « sono Isabelle » sfoggiò un sorriso ampio.
« Il piacere è mio » rispose Magnus ricambiando con uno sguardo tra l'incuriosito e il premuroso. « Sai, Alec mi ha parlato molto di te »
« Oh, davvero? » Isabelle lanciò un occhiata sorpresa al fratello. Magnus tagliò un altro pezzo della sua fritella, il cibo sulla forchetra.
« Sì, mi ha detto che sei praticamente stata la sua ancora quando ne ha avuto bisogno, » Magnus mordicchiò il pezzettino dolce « mi ha raccontato di quando facevate le lotte in casa e i vostri genitori ci davano il tormento, ma soprattutto » Isabelle ridacchiò. « mi ha detto che non ce l'avrebbe fatta senza di te, in questi anni »
Isabelle si sentì pizzicare gli occhi agli angoli, come se un mare stesse per riversarsene fuori, ma lo tenne a freno. Guardò Alec, che in quel momento sorrideva consapevole.
« Beh, anche lui mi ha parlato di te, Magnus » si riconcentrò sul circense « ed è più o meno come ti ha descritto »
« Uhm, » Magnus fece fuori una fragola dal suo piatto « cosa ti ha detto, se posso chiedere? »
La ragazza sembrò pensarci su, ma sapeva già cosa dire, le mani attorno al bicchiere di vetro, dove la sua spremuta la attendeva.
« Oh, mi ha detto che eri un bel tipo, » cominciò
« premuroso, gentile, saggio... ti ha descritto fisicamente, abbastanza sexy » sottolineò le ultime parole.
Alec si fece piccolo contro la sedia, il volto che diventò subito di un colore diverso
« Capisco, » Magnus lanciò uno sguardo al suo ragazzo, il quale fissò la superficie del legno
« E rispondo a tutte queste caratteristiche secondo te, Isabelle? »
Stavano flirtando. Le persone che più contavano nella sua vita stavano cercando di metterlo in imbarazzo più di quanto già non fosse in quell'istante.
« Sì, riesco a vedere che hai degli occhi gentili,» confessò la ragazza « ma sei leggermente più bello di come mi aspettavo »
Colpì nel segno, perchè mentre Magnus evidentemente lusingato le stava per rispondere, Alec si intromise.
« Bene, vi siete conosciuti » si schiarì la voce, ergendosi sullo schienale, riacquistando padronanza « mi fa piacere che andiate d'accordo! » tagliò corto
« Alexander, » lo riprese « Ho comunicato che fossero urgenze di famiglia e mi sembra proprio che lo siano » evidenziò, preoccupata.
« Di cosa ti occupi? » la buttò lì Magnus.
Isabelle si riprese e con un leggero sorriso, rispose a quel ragazzo così particolare, le sembrava di non aver visto mai dei tratti del genere.
« Faccio la pasticcera, ma è solo una piccola impresa » pronunciò soddisfatta « invece so che tu sei un circense »
« Ero, » sospirò nostalgico « ed è qualcosa che mi manca a dire il vero »
Isabelle gli riservò un occhiata triste, ma totalmente confusa. Guardò di nuovo il fratello.
« È... è una lunga storia » rispose Alec.
« Beh, dato che è qui per te, non credi sia il caso di raccontarle tutto? »
Magnus sembrava essersi trasformato dall'inizio della conversazione, fattosi più cupo.
Alec annuì, mentre la mano della sorella nella sua, gli ispirava forza.
Magnus raccontò tutto.
Raccontò di come fosse stato dato per ricercato, quando in realtà se ne era andato per l'unica ragione che lo faceva sentire in trappola. Raccontò di come Alec, aveva ideato di fuggire insieme, di lasciarsi quello che aveva per respirare di nuovo.
Isabelle ascoltò tutto per filo e per segno, perdendosi ogni tanto in quale punto e ritornandoci un attimo dopo, quando Magnus entrava nei dettagli. Si svuotò di un altro peso che gli permise di far conoscere la sua storia a qualcun'altro che non fosse unicamente Alec.
« Che grandissimo bastardo » esalò fuori, Isabelle, scostandosi i capelli dal viso.
Magnus rispose seccato.
« È per questo, che oggi mi sto caricando per esporre denuncia e non si tratta solo di me, » si inumidì le labbra « ma di tutta la gente che ha lavorato per lui »
Isabelle provò a dire qualcosa, ma le bastò semplicemente guardarlo con fierezza, per far sì che quello si facesse forza. « E se devo dirla tutta, non sono solo io che sto rischiando. Ma anche tuo fratello, » ammise « ha l'anima di un guerriero »
Gli occhi castani della ragazza si illuminarono, le paiuzze delle iridi si fecero quasi dorate.
« Non dirlo neanche per scherzo, Magnus, non ci si fa giustizia da soli, e poi » diede un piccolo colpetto sul tavolo « mio fratello avrebbe fatto anche di più, se lo conosco bene »
I due si guardarono con rispetto reciproco, la bocca di Magnus che si incrinava in un sorriso grato.« Mi dispiace, per quanto tu te lo sia sentito già dire, immagino cosa tu abbia dovuto passare... » si limitò ad aggiungere, il tono basso che sfumava via.
« Va molto meglio adesso, » Alec strinse forte la presa sul suo thè, mentre lui parlava « e spero un giorno di poter tornare a cio che facevo prima. « Per me salire in cima, avvolgermi tra i tessuti, » mormirò estasiato « è un po' come spegnere per un attimo il mondo e starmene da solo, con me stesso. Ci sono solo io, posso sbagliare, ma la sensazione che provo non cessa mai. »
« È come quando cucino un dolce, » fu subito pronta a rispondere, annuendo, sentitasi presa in causa « posso anche inventarmi la ricetta ma segnare le dosi. Far crescere un impasto, mi da la sensazione di esserci entrata in contatto, per farlo crescere. Sto lì, con le mani imburrate » i palmi delle sue mani si alzarono, simulando il gesto « e mi ritorna in mente l'infanzia, la tranquillità »
In tutto quello Alec li stava a sentire con piacere, masticava e aveva come l'impressione che quella giornata sarebbe spiccata in positivo.
« Allora puoi capirmi, » Magnus le riservò un occhiata d'intesa « è così che mi sento. »
Parlando del più e del meno, avevano finito le loro colazioni, mentre si conoscevano meglio. Il sole era svanito, lasciando incombere sugli altri clienti e sull'aria da pranzo, un'aria del tutto invernale. Il tempo cambiava spesso, quei giorni.
« Sai invece che lui non sa nemmeno cucinare?» indicò Alec, puntandolo.
Alec alzò le mani in segno di difesa.
« Non mettetemi in mezzo! »
« Sai, da piccolo, » Isabelle sostenne gli occhi verdi scuri del fratello, mentre la sua attenzione si sposava di nuovo verso Magnus « amava mettersi i miei vestiti, quando giocavamo, » Magnus cominciò a ridere insieme a lei, Alec sbuffò « era così buffo. Diceva che tutto ciò che era mio, era anche suo. Lo trovavo sul fatto, intento a provarsi varie cose, tra cui coroncine di fiori o di gonnelloni »
« Adorabile » sussurrò Magnus, mentre lanciava uno sguardo al suo ragazzo in preda a una fase di imbarazzo.
« Ogni volta che lo beccavo, » continuò dolcemente la ragazza « non potevo oppormi. Era una testa dura, in realtà, lo siamo sempre stati entrambi, » Alec lesse nel viso della sorella un ricordo sfocato, che si fece via via strada nella sua testa « voleva sistemarmi di continuo i capelli e voleva che non dicessi niente a nostra madre quando prendeva le mie cose, » gli occhi di Alec erano vividi, mentre le sue guance si coloravano sempre di più « eravamo complici anche da bambini » concluse.
Magnus si intenerì al solo pensiero di un piccolo Alec girovagare per casa, con in testa una coroncina, alle spalle un mantello e ai polsi magari qualche bracciale di sua sorella.
La sua era stata un'infanzia diversa, perché aveva già capito chi voleva essere, solo che, l'adulto non aveva metabolizzato ancora quel bambino innocente che giocava senza limiti.
Quei due avevano condiviso tanto e pensò che avessero un legame unico, come quando sentiva i racconti dei vari legami di parentela nella compagnia. Erano pochi che potevano vantare di un sopporto e sostegno famigliare e sicuramente, altri si sarebbero sognati un rapporto come il loro.
« Una curiosità: quando ha incominciato a russare? » chiese, incuriosito. Alec si mise le mani in faccia, volendosi sotterrare.
Se l'obiettivo era quello di resuscitare tutti i suoi momenti inopportuni e insensati, ci stavano riuscendo benissimo.
« Io non russo! » mormorò soffocando una voce esausta.
« Per quanto mi piaccia guardarlo dormire la sera, » confessò, beccandosi un occhiata stupita dell'altro, che sollevò di poco le mani dalla faccia scoprendo gli occhi « sì, Alexander, sei così bello che mi metti in difficoltà. Cosa stavo dicendo? Sì,» continuò, mentre quello cercava di cancellarsi dal viso l'espressione d'amore più ovvia « non posso fare a meno di sentire il suo sonnecchiare. Non è tanto pesante, ma ti arriva dritto come il canto di una sirena. »
La ragazza ridacchiò per quella metafora, pensando che Magnus dovesse essere un tipo pronto al sarcasmo e all'humour, oltre che molto affascinante.
« Beh, questa è facile, » azzardò Isabelle « avevamo più o meno tredici anni, lo sorpresi mentre dormiva rannicchiato contro un immagine appesa alla parete di- »
« Okay!» rispose esasperato il fratello, le mani che si sistemavano lungo la tavola « direi basta così. Voi due, » li squadrò entrambi, la minaccia dipinta in un solo colpo « siete un pericolo pubblico insieme »
Magnus e Isabelle scoppiarono a ridere, mentre condividevano quello spazio intimo, diventato in cosi pochi minuti famigliare. Quel primo pomeriggio, andarono tutti con la macchina di Isabelle, la quale si mise a disposizione per portarli alla stazione di polizia più vicina nel centro della città.
La signora Caroline non aveva esitato per preparare a tutti qualcosa da mangiare, nonostante alcuni di loro non avrebbero voluto recarle altro disturbo. Isabelle colta da quella gentilezza, al contrario, aveva accettato di buon grado.
Appena entrati nel veicolo, Candice si mise davanti, affianco al posto del guidatore, mentre lei e Isabelle si scambiavano qualche parola.
La ragazza sembrava più o meno sicura, rispetto a come Magnus era andata a trovarla in camera la sera prima, ma non poteva darlo per certo.
Candice era di indole tenace e molte volte, riusciva a mascherare qualche sua preoccupazione con la sua energia.
Le due sembravano andare d'accordo, dal modo in cui si scambiarono consigli e altro.
Isabelle stava parlando della sua routine quotidiana e dei pasti che preferiva, riempiendo il viaggio di come uscire di casa senza cio che riteneva più necessario, come un rossetto o anche solo uno specchietto.
Argomenti che seppur interessanti, non arrivarono in fondo alla macchina, in cui Magnus e Alec, ai sedili posteriori invece, erano più silenziosi, intenti a pensare ad altro e a guardare il paesaggio che sfrecciava fuori dal finestrino.
« Tutto bene? »
Alec lo risveglio dallo stato in cui si trovava.
« Sì, » la testa piena di capelli all'insù, con quelle piccole ciocche rischiarate dal sole « sono pronto »
« Finirà presto » mormorò.
Magnus annuì semplicemente, mentre una serie di alberi, lasciavano il posto ai primi edifici, case in prossimità del centro.
Alec gli scoccò un bacio sulla fronte e Magnus respirò il suo profumo, rilassandosi.
Davanti al poliziotto seduto nella sua scrivania, nella piccola stanzina piena di scartoffie, armadi con innumerevoli fascicoli, Magnus cominciò a narrare i fatti.
Si erano muniti di uno dei giornali quella stessa mattina, in cui spuntava la sua foto in prima pagina, seguita da un piccolo ritaglio dove compariva il volto di Sanders.
All'interno dei pochi metri quadrati, entrava poca luce, le serrande erano tirate a metà e un fascio di colore simile all'azzurro penetrò all'interno. Dentro, Magnus aveva voluto ci fossero tutri: Alec era in piedi davanti la porta, Isabelle era uscita qualche secondo fuori, Candice invece, era seduta accanto all'amico.
Il poliziotto si portò una mano al mento, mentre seguiva il filo della storia. Era giovane, non poteva avere che sulla trentina, una barba fine gli copriva la mascella e un paio di baffi scuri, gli nascondevano le labbra. I suoi occhi erano grigi, ma non per questo banali.
« E questo Sanders, » si raddrizzò sulla sedia il poliziotto « che lei sappia, ha commesso qualche altro reato? »
Magnus scosse la testa.
« No, non so dirlo per certo. »
« Mi racconti qualcos'altro, lei ha preso un bel rischio a non venire prima, » lo rimproverò, ma senza rabbia « certe feccie vanno stanate il prima possibile »
Magnus respirò profondamente, mentre aggiungeva qualcos'altro alla sua testimonianza. Gli sembrò passato poco tempo da quando avevano lasciato la pensione, ma in realtà era già da mezz'ora che si trovava lì, con la luce della lampada puntata su vari fogli, su cui l'uomo appuntava ogni tanto qualcosa.
« Ci fu una volta, » riportò alla mente qualcosa che aveva voluto dimenticare « in cui noi tutti abbiamo dubitato che ciò che andava dicendo fosse vero. La nostra compagnia è stata sempre nomade, » spiegò, gesticolando appena, Candice lo guardava di sottecchi, mentre lui le annuiva, come se stesse per rivelare qualcosa di grosso. « e all'inizio delle prime settimane, un tale, Erickson se non sbaglio, era appena entrato a far parte del circo. Venne assunto come pagliaccio, aveva varie esperienze, » fu preciso nei dettagli « tra cui quella di riuscire ad aumentare i guadagni. All'epoca non era ancora cominciata... Sanders sembrava mansueto. » deglutì, portando Alec a poggiargli una mano sulla spalla. La porta cigolò leggermente mentre Isabelle rientrava, lo sguardo del poliziotto sembrò minacciarla, mentre sillabava un scusate. Dopo la breve interruzione, l'uomo fece a Magnus segno di continuare.
Isabelle dopo aver lasciato un bicchiere d'acqua alle mani di Magnus, si sedette in un angolo della stanza in completo silenzio.
« Bene, Erickson, sembrava essersi ammalato. Era andata bene, ma poi qualcosa andò storto. Durò all'incirca una settimana. E non fu per sforzo, era molto metodico a riposarsi e soprattutto a evitare di farsi male in qualche modo. Non avevamo saputo niente, tranne che una forte tosse e febbre, lo avevano steso all'improvviso una sera, dopo la prima. Il presentimento colpì tutti, ma non potendo dimostrare niente, lasciammo stare » confessò, serio. Si girò verso Candice la quale, si agganciò a lui.
« In realtà, non lo abbiamo mai saputo con certezza, » continuò lei, assumendo un'aria sincera e misteriosa « eravamo stati mandati subito ai nostri cambi quella sera, mentre lui aveva deciso di portare con sè alcuni regalini che la gente gli aveva lanciato e di firmare qualchs biglietto. Sa com'è, » fece un piccolo sorriso fanciullesco « quando si è bravi si conquistano le folle. In ogni caso, l'indomani, c'era stato detto da Sanders stesso che Chris Erickson, era passato a miglior vita. Portarono via il cadavere in un sudario, » sospirò triste « erano due figure, una donna e un uomo. Forse erano i genitori. La sera dopo, la avevamo dedicata a lui, come tributo » concluse.
Il poliziotto studiò gli appunti che aveva preso e cominciò ad annuire ad entrambi i testimoni.
Si alzò un attimo, cercando tra i vari fascicoli alla libreria in ferro, per uscirne dei casi di morte recenti, datigli in caso di ricerca sulla loro presunta dipartita.
« Sapreste dirmi più o meno, quanti anni poteva avere Erickson? » il tomo sotto braccio e la mano che si massaggiava le tempie.
« Non doveva avere più di quarant'anni » rispose secca Candice.
Alec sembrò imbambolato sulla figura del suo ragazzo, che in quel momento stava cercando di reprimere la collera mista a impotenza.
« Crede che possa averlo fatto fuori? » tuonò in modo diretto Magnus.
Il poliziotto si grattò la barba, si infilò una mano in tasca e ne uscì delle caramelle. Se ne ficcò una in bocca e la masticò. Dopo di che ritornò su Magnus, facendogli un sorriso comprensivo.
« Se c'è qualcosa o qualche informazione, non si proeccupi che la troverò. L'unica cosa che deve fare lei adesso, » gli consigliò, la scatoletta di caramelle che veniva offerta ai presenti « è di bersi qualcosa di fresco e uscire da qui con la testa più leggera. Deve solo lasciarmi il suo numero e le dirò cosa ho trovato. »
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