Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Noemix    01/08/2009    15 recensioni
-È LA CHIAVE DEI TUOI SOGNI,BELLA, APRIRÁ TUTTO CIÓ CHE DOVRAI UTILIZZARE PER RAGGIUNGERLI..-spiegò.
Sciolse la presa sulle mie dita.
-Devo andare, ora- mi informò: fui scioccata da questa rivelazione improvvisa.
Si allontanò piano.
-Aspetta, non mi hai ancora detto il tuo nome!-
Scomparve all’improvviso, senza che io me ne accorgessi. Solo un nome continuava a vorticarmi nella mente: EDWARD.
Tutto ciò che mi rimaneva di lui era la chiave in una mano e la margherita nell’altra.
Entrate con me nel nuovo incantesimo di Edward e Bella.
One-shot, perciò non perderete neanche molto tempo a leggerla.  
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DREAMER, one shot

Nuova storia, nuova avventura per i nostri due amati giovani. 
Entrate con me nel nuovo incantesimo di Edward e Bella. 
One-shot, perciò non perderete neanche molto tempo a leggerla. 
Confido nel vostro giudizio, poiché anche questa- come tutte le altre mie storie-sono state scritte col cuore.. 
Un bacio a tutte voi, mie lettrici, e Buon Divertimento!

----

cullensogni.jpg

 [.Dreamer.]

~ ~


I sogni son desideri
chiusi in fondo al cuor
nel sonno ci sembran veri
e tutto ci parla d'amor
se credi chissà che un giorno
non giunga la felicità...
non disperare nel presente
ma credi fermamente
e il sogno realtà diverrà!
se il mondo soffrir ti fa..
non devi disperar..
ma chiudi gli occhi per sognar
e tutto cambierà
i sogni son desideri
chiusi in fondo al cuor
nel sonno ci sembran veri
e tutto ci parla d'amor
se credi chissà che un giorno
non giunga la felicità
non disperare nel presente
ma credi fermamente
e il sogno realtà diverrà!

(http://www.youtube.com/watch?v=Xb2_qrlJ-AA)

 

 

La festa continuava e dalla mia posizione sentivo il frastuono di quella musica così assordante che suonava imperterrita nella sala accanto.

Nessuno, però, riusciva a capire il motivo della mia scomparsa dal luogo del mio stesso party. Ma soprattutto, nessuno se n’era reso conto..

Isabella Swan uguale importanza:zero.

 

Quella sera stavo festeggiando il mio diciassettesimo compleanno a Phoenix, in un locale sul lago.

La luce della luna splendeva meravigliosamente, e le nubi, che quasi mai ricoprivano il cielo della città, erano soffici e bianche.

Nuvole a pecorelle, acqua a catinelle.

“Sarà meglio che rientri dentro se non voglio che mamma mi uccida perché ho bagnato il vestito”, pensai.
Qualcosa, tuttavia, mi tratteneva lì, seduta su quella splendida sedia bianca da giardino, incurante del mondo che mi circondava e soprattutto.. del divertimento che nemmeno mi sfiorava.

Erano stati mia madre ed il suo nuovo marito “chic” a volermi far festeggiare il mio compleanno in grande, mentre io desideravo solamente passare un’intera giornata in biblioteca.

In quella metropoli di snob non mi ero mai trovata bene.

Il mio posto era a Forks, un paesino sperduto nella penisola Olimpia dove abitava il capo Charlie Swan, il mio vero padre.

Tutto quel verde mi faceva sentire a casa, anche se io vi avevo passato solo qualche estate durante la mia dolorosa infanzia.

 

Mi alzai in piedi, togliendo quei maledetti tacchi dodici che la stilista di Phill mi aveva fatto indossare. Raccolsi lo scialle trasparente dal poggiolo della sedia e me lo avvolsi attorno alle spalle scoperte.

Mamma aveva voluto farmi vestire uno splendido abito bianco, rifinito di perle color panna, scollato ed attillato. Non era molto lungo, adatto a permettermi di camminare: tutti sapevano che il mio equilibrio era pari a nulla!

Sciolsi l’acconciatura che dal pomeriggio mi torturava la nuca, lasciando così liberi i miei lunghi capelli castani ondulati.

Avrei presto dovuto tagliarli, presumibilmente, poiché i miei nuovi genitori odiavano i capelli troppo lunghi: non andavano più di moda!

 

Mi avevano iscritto a tutti club giusti, andavo ad una scuola giusta, ma non capivano che tutto ciò era solo ipocrisia.

L’unica cosa che io desideravo era frequentare un semplice liceo, andare al college e finalmente girare il mondo.

Avevo letto numerosi libri riguardanti l’universo e i suoi pianeti; successivamente fui incuriosita dalla luna, poi dai singoli continenti, fino a studiare ogni nazione presente sulla terra.

Forse potevo apparire ossessiva e compulsiva.. ma io mi definivo semplicemente curiosa, curiosa del sapere.

La scuola in cui mi avevano iscritto, però, non insegnava tutto ciò, ma si prefissava come primo obbiettivo la moda ed il vestire “bene”.

Tutte cose che, peraltro, non mi interessavano minimamente.

Nonostante- come avevano detto i miei primi insegnanti di vero studio- fossi estremamente intelligente, avevo appreso il portamento e l’etichetta degna di una signorina, solo in parte ed alla bene e meglio.

Uscendo dal mio edificio, ogni giorno con libri non riguardanti le materie che studiavo, ammiravo giovanotti che cavalcavano Harley nere, liberi come il vento.. il mio ideale di vita.

 

Quella sera, ciò nonostante, le stelle brillavano in un modo differente dal solito, come per annunciarmi un cambiamento.. un mutamento che avrebbe sconvolto la mia esistenza.

Il Tum Tum della sala a fianco continuava freneticamente, mescolandosi al battito del mio cuore.

Tum tum, tum tum, tum tum..

Emetteva il mio organo vitale, dolce e melodioso come solo la notte poteva farlo apparire.

Raggiunsi la stamberga che riparava la riva del lago da mani indiscrete, permettendo ai pescatori di fare il loro mestiere senza cadere nell’acqua profonda ed accogliente, raggiungendo gli abissi.

Mi sporsi leggermente aggrappandocon una mano al legno dinnanzi a me, mentre con l’altra reggevo la stoffa del mio candido vestito.

Il locale era stato allestito perfettamente dopo giorni e giorni di duro lavoro.

Erano presenti tutti i miei incuranti compagni di scuola: quegli odiosi ed insensibili ragazzi che non sopportavo.

Girasoli contornavo il davanzale e alti festoni colorati segnalavano l’ingresso dell’edificio antico.

Dalla mia ubicazione potevo osservare mia madre ballare distrattamente ed energicamente con il suo giovane marito, divertendosi molto più di quanto non facessi io da anni.

Ero lieta della sua felicità, poiché da quando lei e mio padre si erano lasciati il sorriso le era scomparso dal viso gentile, per ritrovarlo successivamente nel matrimonio con Phill.

La nostra casa, perciò, passò da un semplice appartamentino nell’angolo di una via dimenticata ad una maestosa villa notarile dell’ultimo secolo.

 

Il lago risplendeva di luce lunare, mentre le alghe donavano un aria vissuta a quel luogo semplice e romantico.

L’unica cosa che mancava in quel posto, era uno splendido ragazzo dagli occhi dolci amato dalla sottoscritta.

Ero un’adolescente ancora, certo, ma non mi ero mai veramente innamorata di nessuno nonostante numerosi mi avessero corteggiato negli ultimi anni.

Di ciò non andavo fiera, poiché quei giovanotti erano tutti snob, studenti di scuole prestigiose come ad esempio Yale.

Di certo accettandoli, i miei ideali sarebbe caduti in un fosso, sostituiti da uomini che non avrei mai apprezzato.

Spesso la mia bellezza veniva lodata dalle signore del mio paese, ma successivamente venivo rimarcata con “donzella dozzinale con strane idee in testa”.

Perciò amavo Forks: lì mi conoscevano solamente con “Bella Swan, la figlia del capo di polizia” e non “Isabella Marie Swan Carter, figlia acquisita di Phill George Henry Carter”.. sudiciume!

 

Tutto ad un tratto percepii una delicata camminata non molto lontano da me e qualcuno che cautamente si avvicinava.

Non distolsi comunque il mio sguardo dalla splendida luna che il Signore ci aveva donato quella sera, incantata dalla magia della natura.

 

-Bella- mi chiamò una voce melliflua e melodiosa alle mie spalle. Dolcemente mi voltai, potendo così ammirare un ragazzo dalla bellezza eccezionale, con i capelli ramati e gli occhi dorati.

Era  in smoking, diversamente da tutti gli altri, e nell’occhiello portava il mio fiore preferito: una margherita.

Era alto, magro e slanciato. Sicuramente un atleta, pensai.

Ma c’era qualcosa nel suo viso di familiare e di onesto.

-Come fai a conoscere il mio nome?- chiesi,stupidamente.

Storse il naso -È il tuo compleanno, giusto?- domandò a sua volta.

-S-si..- balbettai, abbacinata dal suo sguardo limpido.

Sorrise.

-Ma nessuno mi chiama Bella- continuai,con voce roca.

Alzò un sopracciglio- Davvero? Trovo che il diminutivo del tuo nome ti si addica molto, invece-

Tum tum, il cuore mi palpitava forte, tum tum.

Avvicinò la sua mano al mio petto, posandola lì dove si trovava il cuore.

-Calmati, non ti farò del male- rise, teneramente.

Chissà perché, il suo tocco non mi infastidì, anzi! Donò alla sua presenza ancora più fascino ed incanto.

-Sei vero?- domandai ad un tratto, ammirandolo spalancando i miei occhi castani.

-Dipende se lo desideri- sorrise, dolcemente.

Mi porse il palmo, come per chiedermi di fidarmi di lui.

-Non sono presentabile- mi rammaricai, stupidamente.

-No, sei molto più bella-rispose, semplicemente e con delicatezza infinita.

Afferrai la sua mano senza farmelo ripetere nuovamente e mi trascinò poco lontano dal pontile, facendomi scendere fino alla riva, su cui vi era della sabbia.

-Bella, mi concederesti questo ballo?- chiese, improvvisamente, allontanandosi un poco da me e dandomi così la possibilità di riprendere il respiro.

Risi.

-Ma non c’è la musica.. solo quello stupido frastuono proveniente dal locale- sbuffai.

Lui alzò gli occhi al cielo e subito dopo, una soave melodia di pianoforte, seppellì quell’house tanto fastidioso che piaceva ai miei compagni di corso.

Era la sinfonia di Claire de Lune di Debussy: adoravo la sua musica!

Il misterioso ragazzo mi afferrò i fianchi, mentre io portai le mie mani attorno al suo collo, ben tornito.

Cominciammo a dondolare tranquillamente, poi d’un tratto prese la classica posizione del valzer.

Lo fermai.

-Non so ballare- gli resi noto, lagnandomi.

-Ma io si- disse solamente.

Lo lasciai fare anche questa volta, fiduciosa nella sua innata grazia e portamento.

Cominciammo a danzare, piroettando attorno al lago.


Nessuno avrebbe potuto spezzare quell’incanto.

 

-A che stai pensando?-domandò, conducendomi su una panchina poco distante dal locale.

Alzai lo sguardo alla luna.

-Ragionavo sul fatto che tutto ciò è.. impossibile- sorrisi, voltandomi poi verso di lui.

-Lo è invece- disse, intrecciando la sua mano con la mia.

-Ma come..?-

-Magia..- soffiò, togliendosi la margherita dall’occhiello e porgendomela.

-Il tuo fiore preferito giusto?-

Sgranai gli occhi.

-Giusto- sghignazzò, interpretando il mio sguardo come un sì.

 

Tutt’ad un tratto s’alzò, non lasciando la presa su di me.

-Che fai?- domandai, preoccupata di perderlo.

-È il tuo compleanno, perciò ti ho fatto un regalo- sorrise, mettendo una mano nella tasca posteriore dei suoi pantaloni.

Ne estrasse una scatolina foderata in blu.

Me la porse, mentre io l’afferrai tremante. Non sarà mica un anello.., pensai.

L’aprii angosciata mentre l’astuccio mostrò una chiave argentata.

Alzai lo sguardo su di lui.

-È la chiave dei tuoi sogni, Bella, aprirà tutto ciò che dovrai utilizzare per raggiungerli..-spiegò.

Scossi la testa, come per segnalargli la mia incomprensione.

-Capirai- disse solamente.

Sciolse la presa sulle mie dita.

-Devo andare, ora- mi informò: fui scioccata da questa rivelazione improvvisa.

-NO.- mi sollevai di scatto- Non puoi andartene!- esclamai.

-Devo- rispose, mortificato.

Si allontanò piano.

-Aspetta, non mi hai ancora detto il tuo nome!-

Scomparve all’improvviso, senza che io me ne accorgessi. Solo un nome continuava a vorticarmi nella mente: Edward.  

 

Tutto ciò che mi rimaneva di lui era la chiave in una mano e la margherita nell’altra.

 

Un mese dopo, finalmente riuscii a convincere mia madre ad andarmene.

Mentre il mio aereo partiva da Phoenix riuscii a realizzare che quello era l’inizio di una nuova avventura.

Stavo raggiungendo mio padre a Forks, per finire la scuola in un luogo che poteva insegnarmi realmente qualcosa e darmi, infine, la felicità che tanto agognavo.

Tutto,di quella città, mi piaceva: dalla pasticceria al negozio da Trekking, dalle montagne alla spiaggia di La Push, dalle suo nuvole cariche di pioggia al verde incontrastato della foresta.

Finalmente mi sentivo a casa.

 

La mattina del mio primo giorno di scuola mi svegliai prestissimo: volevo utilizzare subito la mia nuova macchina che papà mi aveva regalato per il mio arrivo.

Scesi veloce le scale raggiungendo la cucina. Indossavo solamente un paio di blue jeans, una maglietta calda e comoda e un paio di scarpe da ginnastica.

Mangiai velocemente del latte con dei cereali, scoppiando di euforia. Quando Charlie discese per fare colazione gli corsi incontro e lo abbracciai; poi gli diedi un bacio sulla  guancia e raggiunsi la mia “nuova” auto: un Pick up Chevy degli anni cinquanta.

Misi in moto e raggiunsi l’edificio della “Forks High School”.

Dopo aver parcheggiato, smontai dal mio mezzo e mi diressi camminando tranquilla verso l’entrata della scuola. Era presto, perciò mi sedetti comodamente su un muricciolo, accavallai le gambe e iniziai a leggere uno dei miei libri preferiti: “ Il giro del mondo in ottanta giorni”.

 

Quando la prima campanella suonò l’inizio della prima ora, rimisi il volume nel mio zaino e osservai i ragazzi che stavano entrando nell’edificio scolastico.

Uno di questi mi sconvolse: aveva i capelli ramati, era alto, magro ed atletico, ma soprattutto..i suoi occhi erano color ambra!

Scesi dal muricciolo e notai che mi stava osservando, sorridendo in una maniera totalmente familiare.

Gli restituì il sorriso e poi lo vidi camminare delicatamente verso di me.

-Visto, la chiave ti ha portato fino alla realizzazione di alcuni dei tuoi sogni- disse, una volta che mi fu davanti.

-Di tutti i miei sogni, Edward, tutti.- lo informai, ammirandolo languidamente e prendendolo per mano. Si fece avanti e mi baciò sulle labbra, con un’intensità mai vista.
Lo amavo, lo amavo e sapevo che finalmente avevo raggiunto tutti i miei scopi.

 

Edward e Bella avevano ragione a crederci: la chiave che lei utilizzò per mettere in moto la Chevy, era quella che lui le aveva regalato.

 

 

 

The End.

cullenmarghi.jpg


♫Note dell’autrice: Che ve ne pare amiche mie??? Piaciuta questa One shot? Devo ammettere che quest’idea mi è venuta da un sogno, un sogno davvero molto bello anche se non era presente Edward ma il mio ragazzo..
Vi ho ricamato sopra, ma credo comunque di aver fatto un lavoro niente male.. scusate, mi sto vantando, ma sono comunque convinta di non scrivere bene come tutte voi!^_^
Mi raccomando: RECENSITE IN TANTE!
Dedicato al mio lui: grazie di tutto, grazie. Sono proprio curiosa di sapere cosa direte su questa storia!

Un bacio, vi voglio un mondo di bene
Vostra,
Noemix.

  
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Noemix