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Autore: GeorgianaDenisa    17/11/2019    2 recensioni
Due anni dopo la grande quarta guerra. Due anni o poco meno dopo che Sasuke se n'è andato. Dopo due anni di solitudine lui torna.
Sarà pronta Sakura per questo ritorno al quale quasi nemmeno sperava più?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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La pila di documenti che è ammucchiata sull'angolo del tavolo basso da salotto mi reclama, ma il bicchiere di sake capta la mia attenzione molto di più. Le gambe incrociate da più di tre ore. I fascicoli che ho appena finito di guardare cu attenzione. Questa sera di venerdì me la sto passando come ogni settimana. In salotto sommersa dal lavoro. L'ospedale è diventata una delle mie priorità, no che mi dispiacesse. A distanza di due anni dalla fine della quarta guerra ninja mi sento ancora più sola di prima. La mancanza di una vita sociale e, ancora di più, di una sentimentale mi fanno concentrare ancora di più sul lavoro. 

 

Sasuke è partito per il suo viaggio della penitenza non molto dopo la fine della guerra. Ho voluto andare con lui, ma sono stata rifiutata per la centesima volta. La sua risposta è stata un: forse la prossima volta. Ma io non avevo bisogno di un'altra promessa che forse nemmeno avrebbe mai mantenuto. Io avevo bisogno di lui. Di un sostegno dopo tutte quelle perdite che la guerra a portato. Avevo bisogno di essere amata almeno quella volta. Almeno una volta dopo tutte le volte che il mio cuore è stato solamente calpestato. 

 

Mi sono ripromessa che avrei dimenticato. Che forse un giorno avrei ricominciato. Ma l'amore che il mio cuore porta per lui è talmente grande che a volte mi fa paura. Ho paura che alla fine resterò sola. Tutti hanno qualcuno. Naruto ha Hinata. Ino ha Sai. Anche Kiba ha iniziato a frequentare una ragazza. Persino di Rock Lee si sente vociferare su una certa storia d'amore. 

 

Finisco la bevanda alcolica e faccio uno sforzo per alzarmi in piedi. Stare per troppo tempo in questa posizione mi 'ha bloccato i muscoli. Mi distendo le gambe e lascio un sospiro che mi esca tra le labbra. Le ciocche rose dei capelli mi escono fuori dalla coda solleticandomi il viso. Forse potrei pensare alla cena prima di rimettermi a controllare la pila di documenti. Forse un insalata sarà più che sufficiente per calmare il borbottio del mio stomaco. 

 

Muovo i piedi senza fare dei grandi passi verso la dispensa e sbuffo quando vedo che nemmeno un topo non avrebbe che cosa mangiare lì dentro. Forse potrei ordinare qualcosa da Ichiraku, un po' di ramen non fa mai male. Oppure potrei andare e cenare lì. Forse una passeggiata non può farmi che bene. 

 

Guardo il mio riflesso allo specchio e mi sistemo un po' i capelli. Aggiusto le ciocche che mi accarezzano il viso e sospiro. Sicuramente una passeggiata non può far altro che bene.

 

Prendo il mantello dall'attaccapanni e lo indosso dopo aver messo le scarpe. Forse questa sera di fine ottobre mi farà sorridere un po'. Magari questa sarà la volta buona nella quale la fortuna arriverà anche dalla mia parte. Almeno questa era la mia speranza prima di aprire la porta di casa.

 

La pioggia colpisce il terreno con forza e solamente la notte è testimone a questa guerra. Una guerra che ancora non si sa chi vincerà. Resto così, imbambolata sulla porta aspettando qualcosa che nemmeno io so cosa è. Nemmeno riesco a vedere la pioggia, talmente buio fa fuori. Già è assai se riesco a vedere davanti ai miei stessi piedi il tappetto che c'è messo davanti la porta di casa. 

 

E' un fulmine quello che illumina tutto quello che è davanti a me. Un solo fulmine e il mio corpo è sulla difesa. Due passi indietro e il chakra concentrato nelle mani. 

 

Il solo fulmine mi ha fatto vedere una sagoma che non era a più di dieci metri distanza da me, una sagoma alla quale non sono riuscita a dare un volto. 

 

"Non ti facevo talmente paranoica." una voce maschile che conosco sin troppo bene, forse un po' più acuta, mi parla da dentro l'oscurità. 

 

L'oscurità, adesso, è il posto che vorrei chiamare casa. Lascio le braccia che mi cadano sui fianchi e un sospiro di sollievo che mi esca tra le labbra socchiuse.

 

La sagoma che prima era coperta dal buio della notte adesso ha salito i tre gradini che ci sono davanti casa mia e si è fermata a solo pochi passi da me, in un posto dove la pioggia non può arrivare.

 

"Che ci fai qui?" domando facendo un passo indietro.

 

Tutta questa vicinanza mi fa sentire vulnerabile, e io non voglio sentirmi cosi davanti a sé. Non dopo due anni passati a piangermi addosso per la sua lontananza.

 

"Sono tornato."

 

I capelli più lunghi di due anni fa. Il mantello bagnato. Le gocce d'acqua che gocciolano sul mio tappetto blue notte. Lo guardo dalla testa ai piedi. Mi mangio con gli occhi ogni cambiamento che ha subito in questi due anni. Ogni qualcosa che mi potrebbe far capire che qualcosa è cambiato dentro di lui. Ma egli è uguale a due anni fa. Mi guarda come se fosse la prima volta che mi vedesse. Mi guarda come se davanti a se non ci fosse più la solita Sakura Haruno. Mi guarda e io guardo lui. Lascio che il verde dei miei occhi incontri il nero dei suoi. Il verde va a fondersi con il nero.

 

Sono io la prima a distogliere lo sguardo. Sono, come sempre, la più debole. Faccio alcuni passi indietro e lo invito dentro con un solo movimento di testa. Sta alcuni secondi a valutare la mia offerta, ma infine avanza dentro casa e chiude la porta dietro di se. Tutto senza levare mai gli occhi da mea. Mi sento come una preda nella gabbia del proprio predatore. 

 

Vorrei ottenere più di un "sono tornato" da lui, ma questo forse è chiedere troppo. 

 

"Sei tornato..." sussurro lasciando lo sguardo che cada sul pavimento. 

 

Mi mordo il labbro inferiore per alcuni secondi interminabili. Inizio a torturare anche il labro superiore cercando qualcosa da dire. Qualcosa di logico. 

 

Cerco nella mia mente qualcosa di intelligente, ma forse il sake inizia solamente adesso a farsi l'effetto. Alzo lo sguardo verso di lui e sorrido. Un sorriso che forese dal esterno potrebbe essere visto come uno malato. Lascio che le mie labbra si incurvino all'insù e faccio alcuni passi in avanti per rompere la distanza tra di noi. E solo un secondo quello che passa da quando sono a tre metri da lui e quando le mie braccia sono strette attorno al suo collo. 

 

Lascio la teste che si posi nel incavo del collo e respiro il suo profumo specifico. Mi stringo più vicino al suo corpo, alzandomi sulle punte dei piedi per compensare i centimetri di differenza. 

 

Resto sorpresa nel sentire l'unica mano che li è rimasta stringersi attorno alla mia vita. Quasi credo che il sake mi ha messo k.o. Ma questo solo per alcuni instanti. Solo finché le mie dita non stringono la stoffa del suo mantello con forza. Respiro il suo odore e stringo gli occhi con forza, cercando di restare così per sempre. Vorrei restare qui, tra le sue braccia. Ma questa è una favola che non può durare a lungo accanto a uno dei Uchiha più enigmatici di sempre. Non che io abbia avuto l'onore di conoscere troppi del suo clan.

 

"Sakura." la sua voce mi dice che dovrei tornare con i piedi sulla terra, ma io vorrei non farlo più.

 

Vorrei che non partisse mai più. Che restasse qui. Che restasse con me.

 

"Sakura." la sua voce mi chiama di nuovo.

 

Respiro l'ultima boccata d'aria piena del suo profumo e metto le distanze tra di noi. Rompo il contato tra di noi e faccio alcuni passi indietro. Giro la testa verso il tavolino basso pieno di documenti e di una bottiglia di sake vuota. Guardo il vuoto per secondi o minuti interminabili, aspettando che sia lui a parlare, ma forse attendo per niente. 

 

Mi levo il mantello e lo metto nel attaccapanni. Guardo la mia figura minuta davanti alla sua che mi domina anche a centimetri di distanza. 

 

"Vuoi mangiare qualcosa?" domando facendo un giro su me stessa per andare verso la cucina.

 

La mia dispensa è vuota, ma forse il frigo ha ancora qualcosa da offrirmi. Lo spero con tutto il cuore.

 

"Sakura." non è la sua voce a fermarmi, ma bensì la sua mano.

 

Le sue dita sono attorno al mio polso. Io sto ferma e aspetto un qualcosa. Qualsiasi cosa che potrebbe farmi andare il copro in fibrillazione più che mai.

 

"Domani riparto." 

 

Se prima volevo sentirgli dire qualcosa adesso sono più che certa di essermene pentita di questo infantile desiderio. Ingoio la saliva e chiudo gli occhi. Faccio un respiro profondo e tiro indietro la mano, volendo rompere qualsiasi contato che c'è tra noi due.

 

Se la sua visita di cortesia era solo per dirmi che anche questa volta va via prima ancora di potermi abituare con l'idea che è tornato che vada al diavolo. Che vada realmente al diavolo. Che vada da solo prima che lo mandi io stessa.

 

Stringo di più gli occhi e lascio l'aria uscire dai polmoni. Forse questa non è una delle migliori serate della mia vita. Forse dovevo partire per quella missione a Suna quando ancora ero in tempo. Si, forse dovevo realmente prendere in calcolo l'idea di andare via prima che lui tornasse e mi pestasse ancora per una volta il cuore.

 

"Vorrei che venissi con me." aggiunge poi.

 

"Fanculo" lascio che mi esca tra le labbra, stringendo con forza le mani in pugni "non posso credere che sei venuto solo per dirmi che parti domani. Potevi anche restare lì dove eri." sussurro ignorando solo per pochi secondi la sua ultima frase.

 

Apro gli occhi e mi giro verso di lui alzando un sopracciglio, realmente sorpresa. La sua proposta è vera oppure le mie orecchie hanno sentito qualcosa che era solo nella mia mente.

 

Non so se sembro più confusa io oppure lui. Chiaramente la mia reazione non proprio amorevole l'ha fatto alzare un sopracciglio incuriosito. Mi osserva dalla testa ai piedi, leggermente divertito della mia faccia perplessa.

 

"Quindi?" domanda con la solita espressione inespressiva sul viso.

 

Porto una mano alla nuca e sospiro, cercando un modo normale per dire che mi va bene. Ma non credo che c'è qualche modo per coprire la gioia che ora esce fuori da tutti i miei pori. 

 

"Mi farebbe piacere." dico alla fine, lasciando lo sguardo che vaghi per la stanza non molto ordinata.

 

Passo più tempo in ospedale che a casa. O almeno passavo, perché da domani viaggerò insieme a lui. 

 

Il moro lascia che un angolo della sua bocca si alzi all'insù in un mezzo sorriso. Sorrido anch'io, di rimando.

 

"Comunque si, mi piacerebbe mangiare qualcosa." dice poi "Sono appena arrivato." aggiunge poi.

 

Faccio di sì con la testa e mi giro per andare in cucina, ma la sua mano mi ferma di nuovo. Questa volta non resto sul posto, perché egli mi tira indietro finché la mia schiena va a colpire il suo torace. Le sue dita sono ancora attorno al mio polso mentre il suo respiro si fa sempre più vicino al mio orecchio.

 

"Sei sempre la solita noiosa." sussurra beffardo tra i miei capelli.

 

Mi irrigidisco. Il mio cuore smette di battere. Il mio respiro si blocca per più di un instante. 

 

"Però vorrei che fossi la mia di noiosa."  

 

Un sorriso che forse non mi ha mai coperto il viso compare sulle mie labbra. Il cuore riprende a battere. Il respiro è pesante. Le sue dita sono ancora sul mio polso. 

 

Chiudo gli occhi e mi giro verso di lui, alzandomi sulle punte. Con ancora quel sorriso stupido sulle labbra faccio la mossa più azzardata che si può fare negli scacchi. Porto una mano sulla sua nuca e apro leggermente gli occhi solo per vedere la sua espressione prima di lasciare che le mia labbra si poggino sulle sue. Le sue dita mi accarezzano una guancia mentre le nostre bocche si esplorano a vicenda. 

 

I suoi denti mi mordono il labbro inferiore per poter poi approfondire il bacio. La sua mano scende in giù sul mio corpo mentre la mia stringe di più le ciocche di capelli sulla sua nuca. 

 

Ci separiamo solamente quando restiamo senza ossigeno, e questo solo per lasciar perdere il verde nel nero. Il suo pollice accarezza il mio labbro inferiore per alcuni secondi. Tutto pare che inizia e finisce qui. Non so se questo sia l'inizio o la fine, ma dopo che i miei vestiti seguono i suoi sul pavimento so per certo che questo è l'inferno e il paradiso dove voglio restare per sempre. Un paradiso che mi appartiene adesso più che mai. Un inferno dove starei ogni giorno a bruciare sotto le sue carezze e i suoi baci. 

 

 

 

 

 

   
 
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