Capitolo 9
I |
suoi occhi sembravano avere riacquistato la
luminosità e la scintilla che si era affievolita negli ultimi due giorni.
Sorrideva felice, un sorriso che andava da un orecchio all’altro, mentre le
braccia degli uomini di Dun’amth lo sollevavano e lo portavano in trionfo.
Xellos fissò la vivacità di quegli occhi, e si sorprese a
pensare quanto erano simili a quelli di Zirna... all’inizio. Si erano spenti
lentamente, un anno dietro l’altro, un mese dopo l’altro, di giorno in giorno.
E ora che l’aveva rincontrata gli sembravano quasi occhi di un’estranea. Per
quanto sette anni fossero una bazzecola nella vita millenaria di un demone,
Xellos si era in qualche modo legato alla sua allieva prediletta, e l’aveva da
subito sentita come una sua “emanazione”, la dimostrazione che lui avrebbe
creato una dei demoni migliori in circolazione, quello che avrebbe potuto
prendere uno dei posti vacanti tra i demoni superiori. Di Garv. Forse
addirittura di Fibrizio.Sempre su consenso degli altri tre Signori, si intende!
Xellas le era sembrata d’accordo: le loro forze, con due pedine in meno, erano
molto sbilanciate sulla scacchiera della lotta Bene-Male.
Ci aveva riflettuto: la sua Signora non conosceva la verità
sulla natura di Zirna. Altrimenti non avrebbe mai neppure permesso a Xellos di
farle da maestro.
Tornò a fissare il giovane sorridente, lanciato in aria come si
fa con i bambini piccoli, e poi riafferrato al volo e sorretto con forza dagli
uomini che cantavano allegri, dimentichi della stanchezza fisica e del pericolo
corso.
Seguì la figura con gli occhi d’Agata socchiusi ed interessati.
Cosa voleva da lui Ren? Quale era il suo vero scopo? Possibile che volesse
ritentare l’esperimento a cui aveva sottoposto Zirna? In pochi tra i demoni
apprezzavano quei mutamenti e il tipo di studi che Ren si ostinava a condurre,
e lui non era sinceramente tra quelli. I demoni “originali” erano già poco
disciplinati e fedeli verso la loro causa maggiore, figurarsi un ibrido creato
da un umano! Si potevano ottenere solo elementi instabili, in grado di
complicare la vita ad un onesto demone già superimpegnato come lo era lui!
Zirna era un fallimento: con tutto l’impegno che aveva profuso
per farne la migliore, se ne era andata così, all’improvviso. Poteva Will
essere diverso? Poteva l’esperimento di Ren funzionare su di lui? No, Xellos ne
era convinto. Dentro quel ragazzo c’era una forza che, se liberata, non avrebbe
obbedito a nessuno. Ripensando al momento in cui il giovane si era sfilato il
ciondolo, Xellos perse l’eterno sorriso e il suo volto si fece insolitamente
serio. Era certo di conoscere quel potere, ma non riusciva ad identificarlo.
Scosse la testa. Ora doveva solo capire chi era il personaggio che aveva
preceduto la compagnia, la cui presenza era quasi impercettibile, ma
insistentemente presente. Annuì deciso, voltò a mezz’aria le spalle agli umani
che marciavano nel deserto, e scomparve.
-Come sarebbe a dire che non è tornato?!- Lina era stupita
dall’affermazione che le aveva fatto la principessa di Sailoon. William non era
a Dun’amth, e nella città erano giunti solo gli uomini fuggiti a cavallo
all’inizio della battaglia.
La maga impallidì, poi d’improvviso avvampò di rabbia: -NON E’
POSSIBILE! NON AVRA’ DI NUOVO AGITO DI TESTA SUA!- gridò furiosa, gettando a
terra con gesto stizzito il nero mantello del Fantasma, che fino a quel momento
aveva tenuto in mano.
Gourry si grattò la testa perplesso; con l’altra mano teneva
l’estremità di una corda, al cui altro capo era legato un predone, recuperato
tra i sopravvissuti (pochi a dire il vero) al Dragon Slave di Lina. Si era
“volontariamente” offerto di far loro da guida nel deserto.
-Forse hanno dovuto prendere un’altra strada...- propose il
giovane.
-Lina... Zirna era molto preoccupata... per tutto il giorno non
è riuscita a contattarlo...- spiegò Ameria, con espressione preoccupata sul
giovane viso.
Lina sospirò esausta. –Non so cosa dire...Gli ho raccomandato
di tornare in città, mi aveva detto che lo avrebbe fatto...- Era stanca ed
affamata. Il suo stomaco aveva brontolato sonoramente per tutto il tragitto nel
deserto, ma ora che c’era questa novità, si era zittito di botto. Quel ragazzo
sembrava avere lo scopo di farle perdere la salute! Non bastava il demone
sadico a toglierle il sonno! Come spiegare a Zirna quello che era successo? Un
flash le attraversò la mente, provata quanto il fisico: e se sulla strada un
demone lo avesse attaccato? Presa come era dal pericolo che il giovane correva
a stare in mezzo ai predoni, non aveva pensato che un tirapiedi di Ren avrebbe
potuto catturarlo con semplicità una volta che non fosse stato protetto da chi,
contro i demoni, se la sapeva cavare. Le si seccò la gola, e si fece
pallidissima. Come... come aveva potuto essere così sciocca? Un errore
simile... non era da lei...
Un grido di gioia venne dalle donne affacciate alla porta della
città, mentre il vento caldo portava tra i colori sfumati d’arancio del
tramonto, un coro di voci maschili.
Lina si voltò di scatto, e corse verso la porta spalancata
nelle mura della città, facendosi largo tra la folla assiepata tramite
spintoni, con un’energia che non credeva di avere dopo un giorno di
combattimento e digiuno.
Erano almeno duecento uomini, alcuni volti erano noti: i
coraggiosi che avevano affrontato i predoni al suo fianco. Portato in spalla da
un omaccione corpulento, dal torso nudo abbronzato e pieno di cicatrici, Will
rideva spensierato, lasciando che il sole creasse sui suoi capelli castani
splendidi riflessi di rame e di bronzo.
Il giovane dalla vista lunga si accorse immediatamente della
rossa amica tra la folla. Disse qualcosa all’uomo che lo teneva sulle spalle, e
scese, cominciando a correre davanti a tutti.
-Lina!- la chiamò, palesemente felice ed eccitato. La ragazza
stava immobile e lo fissava stupita. William non pensò neanche per un istante
che avrebbe potuto rimproverarlo, e con un sorriso enorme le arrivò di fronte e
l’abbracciò sollevandola da terra. La maga non si era certo aspettata una cosa
del genere: non fece nemmeno in tempo ad arrossire dal tanto che era
meravigliata. Il ragazzo la riposò a terra: -Lina! Che gioia rivederti tutta
intera! Ero così preoccupato per voi! Gourry, tutto bene?- aggiunse sorridendo
allo spadaccino che si era nel frattempo avvicinato. Il biondo ragazzo annuì e
sorrise, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Infine Will notò Ameria
farsi largo nel campanello di curiosi che si era assiepato attorno a loro.
L’espressione della principessa era sollevata, e lo raggiunse sorridente. Stava
per dire qualcosa, quando il principe la precedette: -Ame! Sei contenta? Li
abbiamo salvati! Hai visto che anche questo incapace principe cafone è in grado
di fare qualcosa per la tua dea Giustizia?!- le sorrise calorosamente, senza
traccia di ironia nella voce dolce e vivace. Ameria arrossì per il soprannome
con cui era stata chiamata, così, con tanta confidenza... poi arrossì per il
ricordo delle offese che lei gli aveva scaricato addosso. E per ultimo arrossì
perché il giovane aveva riservato un saluto molto più caloroso alla maga
accanto a lei.
-Tua sorella era preoccupata- riuscì finalmente a dire. Proprio
in quel momento Zirna arrivò di corsa, e anche se tentò di mantenere
un’espressione indifferente, fu visibile a tutti l’enorme sollievo che si
dipinse sul suo pallido viso non appena vide il fratello.
Di nuovo Will prese l’iniziativa: le gettò le braccia al collo,
affondando il viso nei candidi capelli, stringendola forte. –Saresti fiera di
me...- sussurrò in un soffio. –Hai visto che sono tornato?-
La ragazza, immobile fino a quel momento, alzò le braccia e
strinse la schiena del fratello, abbracciandolo con forza. Nascose il volto
nella sua spalla e si lasciò sfuggire un sospiro.
Ameria li guardò con tenerezza, pensando a quanto le sarebbe
piaciuto avere un rapporto simile con la sorella, che non vedeva ormai da molti
anni.
Lina distolse lo sguardo quando il suo finissimo udito captò le
parole di uno degli uomini, che raccontava tutto agitato il modo in cui avevano
salvato i loro compagni prigionieri nel campo di Peris. Una cosa non le era
piaciuta, una sola parola: MAGIA. Ascoltò meglio: -... quel giovane è un
portento! Senza di lui non ci saremmo riusciti! E’ un mago, come la ragazza che
ci ha fatto scappare da Majot!...-
I suoi muscoli si irrigidirono irrazionalmente. Si voltò a fissare
Will, che aveva sciolto dall’abbraccio Zirna, e stava salutando con allegria un
Zelgadiss che aveva sul volto la solita aria di sufficienza nei suoi riguardi.
A lunghe falcate si avvicinò a lui, e gli puntò negli occhi uno
sguardo teso e serio: -Hai usato la magia?- gli domandò a bruciapelo.
Il giovane sentì gli occhi di tutti su di sè, ma non ebbe il
coraggio di guardarli in faccia. Impallidì e fissò il suolo. La sorella lo
prese per le spalle e lo costrinse a guardarla: la sua lattea fronte era solcata
da una ruga di preoccupazione. –Hai usato la magia?- ripeté lentamente.
Il giovane cercò di giustificarsi: -E’ andato tutto bene...-
mormorò. Ameria lanciò un’occhiata allarmata a Lina, che scosse la testa: non
le aveva parlato di quel suo incongruente discorso sul sangue, sul liberare
qualcuno...
Zirna si allontanò di un passo dal fratello, guardandolo con
rimprovero: -Non dovevi farlo. Non doveva nemmeno venirti in mente di fare una
cosa simile!- Il giovane la fissò, il suo volto era una maschera di tristezza,
come se temesse di perdere la sorella da un momento all’altro. –Non era...- si
interruppe. Doveva dire agli altri di quella voce nella sua testa? NO. -... non
era come l’altra volta... non ho perso il controllo... volevo solo salvare
quegli uomini!-
-Per salvarli hai rischiato la tua anima!- gridò Zirna.
-Avrei rischiato anche la vita!- ribattè ora con rabbia il
giovane.
-William... perduta l’anima, nessuno potrebbe fermarti. Tu
stesso avresti potuto cancellare le loro vite!-
Will la guardò sorpreso, la bocca spalancata, muto per pochi
secondi che gli parvero un’eternità.
-Io... io non farei MAI una cosa simile!- ribattè indignato.
–Non lascerei che ciò succedesse! Mi credi davvero così stupido?-
La sorella lo osservava, triste: -Non puoi accorgerti del
momento in cui perderai il controllo. Non puoi sapere cosa farai. Non sarai più
tu. Non esisterà più William, ci sarà solo una forza distruttrice e
incontrollabile al suo posto. Sarai solo l’involucro senza possibilità di fare
nulla- la ragazza chiuse gli occhi per trattenere le lacrime. Quelle parole...
potevano valere anche per lei? Quella parte demoniaca che aveva dentro, avrebbe
vinto infine la sua coscienza? Era tutto così difficile...
-No...- la voce di Will tremò, in un sussurro. –NO!- disse più
deciso, puntando gli occhi lucidi in quelli di Zirna. –Non accadrà! Non accadrà
mai! Fidati di me!-. La sorella sostenne lo sguardo, senza fare il minimo
cenno.
-Fidatevi di me!- ripetè guardando negli occhi i compagni, uno
ad uno. Ameria distolse lo sguardo (non potè farne a meno, anche se sapeva
benissimo di ferirlo più in quel modo che con
le parole), Zelgadiss ricambiò con diffidenza. Lina lo osservava,
combattuta se fidarsi o meno, non riuscendo, per la prima volta da che ne
avesse memoria, a distinguere quale fosse la soluzione. Gourry lasciò che i
suoi occhi azzurri indugiassero in quelli blu di Will, infine sorrise ed annuì
con decisione. –Io mi fido- disse semplicemente.
Gourry... Gourry si fidava. Una delle persone più sensibili verso
gli altri, si fidava di Will. Finalmente Lina prese la sua decisione: -Va bene.
Ma niente più azioni di testa tua!- sospirò. La principessa accanto a lei la
osservò sorpresa, ma la maga le fece un semplice cenno con la testa: non stava
mentendo. Senza guardare Will, si unì ai compagni –D’accordo-, mentre Zelgadiss
faceva spallucce ed annuiva poco convinto.
Tutti gli sguardi si posarono sul pallido volto del Fantasma.
Il viso duro e teso, gli occhi penetranti, i pugni chiusi, dopo qualche istante
Zirna si decise a rispondere: -Se fidarmi di te significasse anche fidarmi
di me, sarebbe tutto più facile...- sussurrò amaramente, voltando le spalle
ed avviandosi per la strada, che da un po’ era ormai deserta (tutti erano
rientrati nelle case per far riposare gli uomini sfiniti).
-Zirna, non fare così!- Ameria le corse dietro per fermarla.
Lina scuoteva la testa, e scambiò con Zelgadiss un’occhiata carica di
significato. In quell’istante decise di parlare con loro dei sogni di Ren...
della Distruzione...
Gourry si preoccupò invece di registrare la reazione di Will.
Il principe fissava la figura della sorella che si allontanava, con uno sguardo
così impenetrabile, che lo spadaccino non riuscì a comprendere: di solito il
giovane era un libro aperto. Gli si avvicinò preoccupato. Will volse la testa
verso di lui e Gourry notò che i suoi occhi blu erano velati da un’ombra di
tristezza che ne offuscava la luce. “No”
pensò covinto “Non è pericoloso. Non può esserlo... altrimenti anche io
potrei...” ma non riuscì a concludere il pensiero, perchè una voce si rivolse a
loro con prepotenza.
-Ragazzi! Vi ho cercato ovunque! Venite! Dovete riposarvi per
stasera!- gridò Omeltia procedendo a passo spedito verso di loro. –Cosa avete
da guardare così? Non vi ha detto nessuno che questa sera si festeggerà in
vostro onore? E ci sarà una grandiosa abbuffata!- strizzò l’occhio a Gourry,
che dimentico delle sue preoccupazioni, aveva già l’acquolina in bocca.
-Aahh!- esclamò Lina soddisfatta, allungando le braccia verso
il soffitto, mentre percorreva il corridoio in penombra della locanda. Il sole era ormai sceso sotto
l’orizzonte, l’aria si era fatta un po’ meno umida e opprimente, e lei stava
tornando da un bel bagno rigenerante. Ora mancava solo il tanto atteso
banchetto!
Spalancò la porta e prese la rincorsa per buttarsi sul letto,
quando all’improvviso si accorse che c’era qualcosa sulle lenzuola. Si
avvicinò, e capì che era un abito, per quanto strano. Sul comodino c’era un
piatto con una sorta di grossa focaccia, e una busta (che naturalmente venne
notata dopo...). Nonostante la fame, la maga fece uno sforzo e decise di vedere
prima il contenuto della busta. Il messaggio era di Omeltia e conteneva due
parole a Lina ignote, che però legò con sicurezza alla focaccia e all’abito.
Chiara e diretta come il sole, la locandiera la invitava ad osservare la
tradizione della sua città, cioè ad indossare l’abito per la festa, e a
mangiare metà focaccia prima di metterlo, e l’altra metà una volta vestita ( a
simboleggiare la fortuna, la fertilità e l’abbondanza che dovevano
accompagnarla prima e dopo ogni svolta nella vita). Distrattamente la ragazza
si chiese se quel trattamento era riservato solo a lei, o a tutti i compagni.
Alzò le spalle e addentò la focaccia: era morbida e speziata, con un gusto
intenso, ma non piccante. Ne lasciò metà nel piattino e si girò ad osservare
l’abito: era di un verde smeraldo molto bello, un tessuto luminoso, arricchito
da veli semitrasparenti, con fini applicazioni in oro. Era quasi sicura che il
top fosse di seta, mentre i larghi pantaloni semi trasparenti potevano essere
d’organza. Una fascia in seta andava legata attorno ai fianchi, assieme ad una
sottile cinturina in anelli d’oro. Alla collanina dorata si incastravano
piccoli anelli che reggevano veli trasparenti verdi terminanti con un altro
anellino, da mettere al dito, mentre una sorta di velo romboidale andava
agganciato alla cintura e legato con due sottili nastri dietro la schiena.
Sulla fronte per la prima volta non mise la sua fascia nera, ma un grazioso
diadema d’oro con incastonato uno smeraldo di forma ovale.
Dopo aver completato la vestizione anche con le piccole
calzature semiaperte, dello stesso colore dell’abito, Lina si guardò allo
specchio. Comprese subito che non era un look a lei gradito: quell’abito era a
dir poco sensuale! Si sarebbe vergognata tantissimo! Non aveva però la forza e
la voglia di protestare, era troppo stanca, e ancora affamatissima. Socchiuse
gli occhi nel fissare la metà invitante della focaccia, quindi si avvicinò e in
due bocconi completò il rito.
La festa, banchetto incluso, erano all’aperto, in strada di
fronte alla locanda di Omeltia.
Trovò i suoi amici nella sala; le ragazze indossavano un abito
simile al suo, tranne che per i colori: Ameria vestiva un abito azzurro, Zirna
giallo-dorato, entrambe con i gioielli in argento. I ragazzi invece erano tutti
e tre vestiti in bianco con un gillet chiuso e larghi pantaloni legati alla
caviglia, e avevano una specie di tovaglia in testa! Era un copricapo assurdo e
Lina si mise immediatamente a ridere, indicandoli con il dito. La chimera
arrossì di vergogna, Gourry sorrise a sua volta, sistemandosi meglio il
copricapo dal quale spuntava la bionda frangetta, mentre Will le fece un
inchino: -Tre dee non dovrebbero avere per cavalieri tre tovaglioli ambulanti!-
scherzò, facendo contemporaneamente un complimento alle tre ragazze.
-Cosa aspettate? Uscite! Là fuori sono tutti impazienti di
ringraziarvi!- gridò allegra Omeltia, avvicinandosi e sospingendo Lina e Ameria
verso la porta. –Su, andiamo!- chiamò gli altri, voltandosi indietro. I giovani
si guardarono perplessi e imbarazzati, e Omeltia comprese: -Oh, state
benissimo!- fece loro un ampio sorriso.
La strada era stata addobbata con fazzoletti dai colori
sgargianti e lanterne e piccole candele poste un po’ ovunque per fugare
l’oscurità. C’era così tanta luce che a fatica si vedevano le stelle!
I compagni si trovarono catapultati in una baraonda di corpi
vestiti di bianco o di colori intensi, tutti riversatisi nella strada, e
stretti gli uni agli altri per arrivare a salutarli e ringraziarli. Strinsero
mani, risposero con innumerevoli “Prego!”, cercarono di evitare l’editore del
giornale locale (ci mancava solo la pubblicità...) e riuscirono con enorme
fatica a raggiungere il tavolo che era stato loro riservato.
-Mi chiedo perchè stanno facendo le feste anche a voi...-
domandò soprapensiero Lina, mentre addentava una coscia di pollo e ne teneva
un’altra nella mano libera. La domanda era rivolta a chiunque dei tre fosse in
grado di risponderle. Zirna e Ameria si scambiarono un’occhiata, poi fissarono
la chimera: delegavano a lui la risposta.
-Ho posto la stessa questione ad Omeltia- cominciò il ragazzo,
-mi ha detto che il valore delle persone è dovuto in parte alla propria
personalità, in parte al contributo degli amici e dei compagni che ne
condividono le esperienze ed i momenti importanti della vita- concluse
guardando negli occhi la maga, che aveva smesso di masticare.
-Mi piace come la pensa questa gente- commentò seria, -anche
voi avete mangiato la focaccia?- I suoi compagni annuirono con un sorriso.
-Condividiamo qualcosa di importante...- mormorò, mentre nella
sua testa si affacciavano ricordi di pericoli e gioie condivisi con loro.
-Ora, in passato e in futuro Lina. Perchè siamo amici- disse
Ameria, dando quasi vita ai suoi pensieri, posando la mano su quella
dell’amica.
-E saremo sempre amici!- aggiunse Gourry sorridente. Per una
volta anche Zelgadiss si lasciò andare ad un sorriso di approvazione, ma non
esageriamo, non fece commenti.
Will li guardò, per un fugace momento si sentì escluso dal
legame che univa i quattro ( si conoscevano da molto tempo, lui era entrato
nelle loro vite da cinque giorni appena!), poi decise che anche lui ora era
parte del gruppo, ne aveva bisogno, voleva che fosse così, si sentiva troppo
solo ad affrontare qualcosa che non poteva comprendere appieno... nemmeno sua
sorella gli dava fiducia... –Non vi tradirò mai.- sorrise. Le sue parole
colpirono tutti quanti: Will era fermamente convinto di riuscire a vincere
sulla magia intrappolata dentro di lui, e di poterla addirittura comandare se
ce ne fosse stato il bisogno. La sicurezza che sprigionava in quel momento fu
sufficiente a convincerli che aveva ragione: si sarebbero fidati di lui.
Zirna trovava molto più interssante il contenuto del suo
piatto; sentì che la osservavano. Doveva esserne lusingata? Aspettando la sua
risposta la ammettevano completamente nel gruppo, senza riserve, fidandosi
anche di lei. Poteva lasciarsi andare? Unirsi a loro senza pensieri, senza
preoccupazioni, fidandosi ciecamente di Will, di quello che aveva dentro, e di
lei stessa... Poteva permettere che mettessero le loro vite nelle sue mani? In
quel modo, le stavano chiedendo uno sforzo immenso: doveva imparare a fidarsi
di se stessa, dell’ibrido senza controllo che era diventata. No. La pallida
ragazza non alzò gli occhi su di loro.
Grida di gioia li distrassero: i cittadini di Dun’amth, e i
vicini che da Tirsis erano riusciti ad unirsi a loro, stavano preparando uno
spazio al centro della strada, spostando tavoli e sedie. Alcuni si avvicinavano
reggendo strani zufoli, tamburelli, piccole tastiere metalliche e campanelli.
Un momento dopo la musica era partita e numerose coppie si erano lanciate in
pista danzando al ritmo di quella allegra ed esotica melodia.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, osservando i danzatori
e ascoltando la musica fatta dei suoni acuti dei flauti e dei campanelli, e del
ritmo basso e ossessivo dei tamburi. Zirna fu lieta che quell’evento avesse
distratto l’attenzione dalla sua persona, e ringraziò mentalmente gli abitanti
del villaggio.
Lina notò oltre la pista un giovane uomo, abbigliato con le
vesti bianche tipiche del villiaggio, e con lo strano copricapo sulla testa. Lo
sconosciuto continuava a guardarla intensamente, sorridente, mantenendo i suoi
limpidi occhi verdi fissi su quelli di lei.
-Ti va di ballare?- le domandò all’improvviso Gourry. Si era
alzato in piedi e la guardava sorridendo, con le gote arrossate per aver bevuto
troppo di quell’ottimo vino locale. O forse il motivo era un altro?
Per guardarlo si era distratta e fissando di nuovo quel punto
si accorse che colui che la osservava
con insistenza era sparito. Poteva essersi sbagliata, poteva trattarsi
semplicemente di un cittadino che la guardava con curiosità. Ma il suo sesto
senso le diceva di no. Frugò la folla con lo sguardo, senza più incontrare
quegli occhi verde mare.
-No Gourry, sono a pezzi, non ce la farei a ballare come loro-
con un cenno del capo indicò le coppie in pista che saltellavano allegre
seguendo il ritmo. Il biondo spadaccino si oscurò in volto.
-Ballo io!- Ameria gli si era portata al fianco; con una
occhiata chiese l’approvazione di Lina, ma la maga era disinteressata alla
cosa, e continuava a scandagliare la folla. Il ragazzo e la principessa si
buttarono in pista, tentando di imitare i passi dei più esperti.
Will non aveva compreso che Ameria si era offerta di ballare
con lo spadaccino per evitare che la invitasse lui. In effetti la proposta di
Gourry gli era piaciuta, e stava già pensando di invitare la giovane
principessa a danzare con lui. Se Lina non voleva schiodarsi, rimaneva solo
Zirna. Tanto insistette e tanto brigò, che contrariamente alle aspettative la
bianca ragazza si alzò in piedi e prese a ballare con il fratello.
Zelgadiss osservava tutto con un certo distacco. Si stava
annoiando, non gli piacevano le feste chiassose, anche se doveva ammettere che
quello era stato il suo miglior pasto da un bel po’ di tempo a quella parte.
Come un’onda improvvisa gli passarono sotto il naso i due amici
che ballavano. Gourry ce la metteva tutta, ma era un po’ impacciato nei
movimenti; riusciva comunque a tenere il ritmo senza rompere le danze. Ameria
si muoveva con grazia, con l’eleganza degna di una vera principessa, senza
trovare difficoltà di alcun tipo in un ballo mai visto. La chimera li seguì con
lo sguardo per un attimo, domandandosi se lui sarebbe stato meno impacciato
dello spadaccino; poi il suo sguardo fu catturato da un’altra coppia. Will
danzava con agilità, il suo corpo asciutto e meno imponente di quello di
Gourry, era più aggraziato, ma non effemminato. Rideva felice stringendo gli
occhi, celando nei movimenti una forza in potenza.
Lei... quanto era diversa lei da tutti quanti! L’abito
giallo-dorato la faceva rassomigliare ad una fiamma guizzante, i suoi movimenti
non erano colmi di grazia come quelli della principessa di Sailoon, ma fluidi e
scattanti, ricchi di una tensione che a Zelgadiss ricordarono quelli di un
predatore. Per qualche strano motivo, quando gli occhi di Zirna si posarono per
un secondo su di lui, gli sembrò di essere la preda...
-Zel... tu ti fidi di lei?- una voce lo riportò alla realtà. La
chimera sbattè le palpebre e si volse ad osservare l’amica. Lina fissava con
intensità la coppia fratello-sorella, come se volesse metterne a nudo tutti i
segreti.
-Come?- domandò.
-Di Zirna. Ti fidi? Hai messo la tua vita nelle sue mani
subito, il primo giorno. Per quanto tu sia ossessionato dalla ricerca della tua
cura, non credo che avresti riposto fiducia nel primo venuto.- Ora la maga lo
stava guardando: non c’era alcun tipo di allusione maliziosa o di altro genere
nella sua voce e nel suo aspetto. Zelgadiss notò che con quell’abito verde Lina
sembrava una ragazza dolce e fragile, ma non lo espresse, e si limitò ad
osservare che le occhiaie stonavano con il complesso. Doveva essere veramente
esausta!
-Già. La mia è veramente un’ossessione- fece una pausa,
sfiorando, in un gesto che gli era diventato abituale, il fianco destro con le
dita. Sospirò: -Me lo sono chiesto anche io per quale motivo mi sono fidato
subito, su due piedi. E la risposta è che ancora non lo so. Ti sembrerà
incredibile, ma non sono impazzito. Semplicemente non ci vedevo nulla di
strano.- alzò le spalle e incrociò le braccia dietro la testa, fissando la
notte sopra di loro.
-Mi stai dicendo che ti sei fidato subito, senza riserve?
Zelgadiss la chimera diffidente non ha avuto nessun dubbio?- gli chiese la
ragazza, guardando a sua volta verso l’alto.
-Strano, eh? Già, ma ora...-
non terminò la frase.
-Non sapevi ancora come stavano le cose. Ora non ti fidi più?-
-Non lo so Lina. E’ così strana. Sembra vestire mille maschere
diverse. A volte è così sicura e sprezzante, altre volte così fragile...-
Sentì che lo sguardo dell’amica si posava su di lui, e decise
di affrontarlo. –Lina, la sera in cui il demone-ombra ha attaccato Will, io
l’ho vista piangere. Mi ha rivelato lei stessa che sogna quasi ogni notte lo
sterminio dei suoi genitori. Io...- il ragazzo arrossì lievemente, ma non
distolse lo sguardo, -io ho visto le stragi che lei ha commesso quando era solo
una ragazzina...-
Lina lo guardò senza capire. –E’ bastato che le sfiorassi il
braccio, e tutti i ricordi orribili che ha dentro mi sono sfilati davanti agli
occhi- Zelgadiss deglutì: -Erano cose... cose che mi fanno rabbrividire solo al
ricordo-
Lina annuì, seria nel volto stanco. –Zel, l’ultimo sogno che ho
fatto...- la chimera la guardò sorpresa. Sapeva che la maga preferiva evitare
quell’argomento: gli incubi di Ren. La ragazza trasse un profondo respiro e
riprese a parlare: -C’era anche lei. Ren ha detto che lei è la Distruzione-
abbassò lo sguardo sulle mani, che tremavano impercettibilmente al ricordo
dell’incubo.
Zelgadiss ne notò il tremito e nonostante sapesse che per
l’amica era difficile, la interrogò: -La Distruzione? La Distruzione di cosa?
Cosa faceva lei nel sogno?-.
L’amica era diventata mortalmente pallida e ora aveva sollevato
gli occhi sul ragazzo. La chimera quasi si pentì di aver insistito, vedendo la
sua espressione sofferente. Lina stava psicologicamente cedendo, quei sogni le
torturavano la mente in ogni istante, anche se cercava di non darlo a vedere.
-Non so cosa volesse dire quel bastardo, ma lei... lei ha
ucciso Gourry davanti ai miei occhi!- rivelò tutto d’un fiato. Il giovane
seduto accanto a lei sgranò gli occhi: -Ha ucciso...- lasciò in sospeso.
-E ha tentato di lanciare un Giga Slave- aggiunse la ragazza in
un sussurro impercettibile.
Zelgadiss fu ancora più sorpreso: -UN GIGA SLAVE?! Ma non è
possibile!- scattò.
-Lo è Zel. Gli elfi ancestrali potevano attuare qualsiasi
incantesimo- spiegò Lina tristemente.
Zelgadiss tornò a guardare la ragazza che danzava. Will
continuava a sorridere felice, cercando di tenere stretto con una mano il
copricapo che voleva saltargli via ad ogni balzo.
Volle cambiare soggetto del discorso: -Che mi dici di Will? Lui
non c’è mai negli incubi?-
-No. Ma forse, chissà, stanotte...- si interruppe di colpo.
–Due incubi... tre notti... Ieri non ho sognato nulla!-
-Come?-
-Ieri notte, non ricordo nessun incubo! Anzi, ho dormito
splendidamente!- i suoi occhi si rianimarono, poi si fecero pensierosi.
-Che c’è Lina?- chiese l’amico.
Un ricordo emerse sfocato, come riflesso in uno specchio
d’acqua increspato dal vento: Will nella sua stanza, una canzone stranissima,
quella sensazione di calore... Strinse le labbra e fissò il principe di
Lanthas. –Will ha usato una sorta di incantesimo su di me. Ha protetto il mio
sonno, ne sono certa!- spiegò a se stessa e alla chimera.
-Un incantesimo? Ma ne sei sicura? Sai bene che non dovrebbe
farlo! Perchè non lo hai fermato?-
-Non ho potuto. Una specie di ipnosi involontaria: sei
costretto ad ascoltare la melodia che canta. Io... io non credo che si tratti
di un incantesimo elfico Zel- disse seria guardando l’amico.
In lontananza si sentì lo scoppio di un fuoco d’artificio: urla
di gioia si levarono tra la folla, le danze furono fermate, e tanti nasi furono
puntati all’insù, dove fuochi di mille colori scoppiavano con botti e
dipingevano nel blu profondo della notte stelle, fiori e forme scintillanti.
-Non umano, non elfo... cos’è?- sussurrò Lina, mentre ancora
lei e Zelgadiss si guardavano negli occhi cercando la risposta che però non
voleva farsi trovare.
I compagni si avvicinarono a loro; Will prendeva bonariamente
in giro lo stile di ballo di Gourry, mentre Ameria guardava estasiata i fuochi,
e Zirna avanzava con il viso illuminato, come se il movimento del ballo avesse
risvegliato in lei chissà cosa. Zelgadiss non potè fare a meno di notare la sua
espressione: sembrava quella di un animale che corre libero dopo un lungo
periodo di prigionia.
-Lina, hai visto che spettacolo?- Gourry si sedette accanto a
lei, osservando i frammenti luminosi che scendevano dal cielo in una pioggia
dorata. Era accaldato, e il copricapo a tovagliolo era di nuovo storto sulla
sua testa. Lina glielo risistemò con pazienza: -Si Gourry, sono splendidi-
rispose a bassa voce.
Lo spadaccino la osservò distogliendo l’attenzione dai fuochi:
il viso dell’amica era pallido alla luce delle lanterne, le occhiaie erano
profonde, e gli occhi spenti. Un brivido corse lungo la sua schiena: non si era
reso conto che Lina stesse così male. Sapeva quale era il motivo, e si ripromise
di fare qualcosa.
Lo spettacolo pirotecnico terminò con il gran finale: una
luminosa scritta di ringraziamento comparve sopra la cittadina sullo sfondo
scuro della notte. Gli uomini e le donne intonarono un canto nella loro lingua
e a gruppetti, senza mai interrompere la canzone, si portarono davanti ai
compagni facendo un’inchino provocando il loro imbarazzo.
Per ultima si presentò Omeltia: accanto a lei c’era un ragazzo
di almeno sedici anni. Il suo viso era familiare a tutti e sei, ma fu Ameria la
prima a chiamarlo sorpresa: -Kees!- Il giovanotto arrossì.
Velocemente appresero che era il figlio di Omeltia, e che data
la sua abilità con i cavalli, era subito stato scelto dai predoni come spalla
delle sentinelle. Finito nel campo di Peris, era stato costretto a seguire
ovunque Toner, sotto la minaccia dell’assassinio della madre e della giovane
fidanzata ( la cameriera dai capelli d’ebano della locanda).
La corpulenta oste non disse parole scontate, non aprì proprio
bocca, ma rivolse a Lina Gourry e Will uno sguardo così pieno di gratitudine,
che valeva più di mille e mille discorsi.
-Ora andate a dormire, ne avete bisogno- disse amorevolemente,
osservando soprattutto la maga. I giovani annuirono e, mentre tutte le strade
si spopolavano, entrarono nell’edificio per andarsi a godere il meritato
riposo.
Percorrendo il corridoio Lina salutò gli amici. Rimase sola
nell’oscurità a fissare le ombre che si disegnavano sulla parete colpita dalla
luce delle stelle che entrava da una piccola finestra.
Avrebbe potuto chiederglielo... ci era riuscito una volta,
poteva farlo ancora. Senza perdere il controllo. William sembrava essere certo
di poter controllare la sua magia.
La ragazza si voltò indietro, mosse un passo e poi si fermò.
“No” pensò “non posso. Non devo ricorrere ai suoi strani poteri” strinse i
pugni. Era esausta, non appena avesse toccato il letto si sarebbe addormentata
di sasso. E lui non aspettava altro.
Entrò nella sua stanza con il cuore in gola, come se Ren
potesse essere là dentro in agguato. Con deliberata lentezza si tolse lo splendido abito verde
smeraldo e infilò il pigiama sbracciato color sabbia. Il cuore le martellava
nel petto mentre fissava il comodo ed invitante letto, e le sue palpebre si
facevano pesanti. Barcollò in avanti e affondò la testa nel cuscino. Il suo
ultimo pensiero fu di sfida al demone “Vieni, maledetto!”, poi si addormentò
profondamente.
Si guardò attorno… che posto era? No! No no no no NO! Ancora Ren…il demone era apparso davanti a lei. Perché mai il suo sorriso la spaventava addirittura più di quello di Xellos? La fissava con quegli occhi bui, le labbra leggermente socchiuse.
-Inverse…-la
sua voce profonda e suadente si perse nel vuoto e nell’oscurità che li
circondava. Sentì tremare il suo corpo. Non voleva cedere, ormai aveva compreso
che erano solo incubi, doveva mantenere la calma.
Il
priest sorrise ancora più apertamente. –Non ci puoi fare nulla- pareva in grado
di leggere i suoi pensieri. Si mosse lentamente nella sua direzione.
Inconsciamente
Lina fece qualche passo indietro.
-Sei
forte- ammise freddamente Ren. Non staccava gli occhi dai suoi –Ma non potrai
resistere a lungo-
La
ragazza strinse i denti e cercò di recuperare il coraggio che sembrava averla
abbandonata. –Che cosa vuoi da me Ren?- chiese con tutto l’odio che provava
verso di lui.
Il
demone socchiuse gli occhi fino a ridurli ad una fessura, mantenendo un ghigno
terrificante sulle labbra. –Non è importante che tu sappia ogni cosa. Il tempo
mi darà ragione, e presto farai ciò che voglio-
-No!-
si oppose la ragazza serrando i pugni. Ren rise, e la sua figura si fece
evanescente, mentre attorno a loro compariva lentamente un paesaggio terrestre,
all’apparenza una cumunissima radura.
-Ren!
Dove ti sei cacciato?!- urlò, agitata per ciò che poteva comparire davanti ai
suoi occhi in qualsiasi momento.
-Lina!-
una voce la scosse profondamente. Si voltò di scatto e vide il ragazzo chimera
lanciarsi verso di lei, gettandola a terra. Come era possibile? Non aveva
potuto interagire con gli incubi fino a quel momento!
-Tutto
bene?- Zelgadiss la fissò preoccupato. Il suo respiro era veloce ed irregolare,
sul viso e sul corpo si distinguevano nettamente macchie di sangue e ferite. Un
occhio era chiuso e gonfio. Mentre ancora lo osservava, a bocca spalancata, il
giovane le spinse di nuovo la testa a terra e si sentì un fischio sopra di
loro, e un enorme schianto.
Zelgadiss
la trascinò in piedi, stringendola per un braccio obbligandola a correre verso
gli alberi. Cosa stava succedendo? Era un incubo? Ma era tutto così
dannatamente reale! Possibile che fosse la realtà? Si guardò alle spalle, ma
non riuscì a distinguere il loro inseguitore.
-Zel…-
cominciò. Ma la chimera si era fermata all’improvviso, e lei non riuscì a
frenare la corsa in tempo. Lo sorpassò di qualche metro, e si bloccò solo di
fronte al loro nemico.
-Zirna…-
sussurrò affannata. Quando incontrò gli occhi della giovane comprese che Zirna
non c’era più, ma davanti a lei si ergeva solo ed esclusivamente il Fantasma.
“La Distruzione!” echeggiò la voce di Ren nella sua testa. Il bianco demone si
preparò a colpirla, ma all’improvviso Lina vide rotolare il mondo davanti ai
suoi occhi. Si raddrizzò senza capire cosa era accaduto. Il grido del suo amico
le lacerò il cuore, e si volse istantaneamente nella direzione di quell’urlo
straziante. Zelgadiss l’aveva salvata. L’aveva buttata di lato. Aveva preso il
suo posto. LEI stava per essere uccisa. E invece ora il giovane giaceva ai
piedi del Fantasma, accasciato come una bambola snodata, fumante da ogni
centimetro della sua coriacea pelle. Senza più nemmeno l’ultimo rantolo di
vita. Gli occhi le si velarono di lacrime incandescenti “No! E’ di nuovo un
sogno! E’ solo un incubo!” si ripeteva, paralizzata dall’orrore.
“Ne
sei convinta?” le chiese la voce del demone.
Stava
per impazzire. Non poteva continuare così. Non avrebbe retto ancora. Ameria… e
Gourry. Doveva trovarli e portarli in salvo. Il sacrificio di Zelagdiss sarebbe
valso a qualcosa! Ricacciò indietro le lacrime e si mise a correre,
allontanandosi dal Fantasma.
-GOURRYYY!…
AMERIAAA!- cominciò a gridare, cercando di scorgere movimenti tra gli alberi
che circondavano la radura.
-Ra
Tilt!- sentì la principessa lanciare un incantesimo, e si diresse verso il
luogo da cui proveniva la sua voce. Un demone stava attaccando la sua amica,
senza darle un attimo di tregua.
-Elmekia
lance!-gridò, spazzando via il mostro e correndo incontro ad Ameria.
-Lina!
Sei salva! Dov’è Zelgadiss…?- chiese con agitazione. Lina guardò verso terra,
lo sguardo cupo lasciava intendere quale era stata la sorte della chimera.
-No…-
sussurrò la principessa. –NOOOOOOOOO!!!!!- gridò disperata, scoppiando a
piangere, portandosi le mani a coprire gli occhi inondati dalle lacrime.
-Ameria,
dobbiamo trovare Gourry. In tre potremo uscirne vivi- disse scuotendo l’amica
per le spalle. La ragazza annuì, asciugandosi le lacrime con la manica lacera e
sporca. Era piena di graffi ed escoriazioni, e una macchia di sangue sulla
gamba continuava ad allargarsi.
-Ce
la fai a correre?- le domandò Lina, preoccupata per le sue condizioni.
-Si-
le rispose l’amica con un filo di voce.
-E
dove vorreste andare?- il gelo della voce del Fantasma le fece rabbrividire.
Ameria
prese a tremare violentemente: -Bastarda! Si era fidato di te! Tu l’hai
ammazzato!-. Senza ragionare la principessa si lanciò all’attacco. –Ra Tilt!-
gridò tra le lacrime.
Il
Fantasma rise. –Manah Romith- sibilò, dirigendo un fascio di luce grigia e quasi materiale verso la ragazza.
-Ameria!-
ma Lina comprese subito di essersi mossa troppo tardi. L’amica venne investita
in pieno, e crollò a terra senza nemmeno gridare. –A… Ameriaaaaaaa!- urlò Lina
disperata. Si lasciò cadere in ginocchio al suo fianco, sollevandole
delicatamente la testa, mentre le lacrime le solcavano le gote. Gli occhi
celesti della principessa si mossero ad incontrare i suoi. Accennò un debole
sorriso. Socchiuse le labbra, e assieme al suo ultimo respiro uscì un’unica
parola: -Zel-.
Lina
si morse il labbro inferiore: -NOOO!- non riuscì a controllarsi, i singhiozzi
le scuotevano con violenza il corpo. Si alzò in piedi. Non tentò di frenare le
lacrime, ma il suo sguardo era determinato. –Ora basta! Stai distruggendo le
vite di persone che ti hanno aiutato, non meriti che io ti conceda un’altra possibilità!-
Lina avanzò minacciosa verso il Fantasma, che sorrideva maligno con occhi
iniettati di sangue.
-Signore
delle tenebre e dei Quattro Mondi, io ti imploro... per il potere che possiedi,
concedi alle mie mani l’ira divina; scatena la lama di oscuro, glaciale
nulla... per il nostro potere, la nostra combinata potenza, fa sì che
camminiamo come uno lungo il sentiero della distruzione...- una lama nera
sprigionò una forza indicibile nelle sue mani, che faticarono a trattenerla. Le
lacrime erano sempre più bollenti, pensò che potessero ustionarle la pelle, ma
si concentrò sull’incantesimo oscuro che si contorceva davanti a lei. Non sentì
la voce… non sentì chiamare il suo nome…non vide quel lento movimento lontano,
dietro al suo nemico. Con tutto l’odio che poteva provare, gridò l’incantesimo
e scattò all’attacco –LAGUNA BLADE!-. Poteva governare la lancia di tenebra.
Poteva indirizzarla dove voleva, riusciva a controllarla: diversamente dalle
altre volte era lei a comandarla. Il Fantasma aspettava paziente. “Ora!” pensò
la maga. Il demone non avrebbe schivato in tempo il colpo, abbassò la lancia
sul suo nemico, con tutte le sue forze. Ma era scomparso con una risata. La
lama incontrò un ostacolo. Lina lasciò la presa dal fascio di luce nera,
sconvolta da ciò che lei stessa aveva fatto.
L’incantesimo
si dissipò, ma ormai aveva compiuto il suo compito: aveva ucciso… però la
persona sbagliata.
-Lina…-
sussurrò con un colpo di tosse, accucciandosi a terra senza forze.
-Gourry…-
Lina si avvicinò all’amico, come se fosse in trance. Si inginocchiò accanto a
lui, che perdeva fiotti di rosso sangue. Non ebbe il coraggio di osservare la
ferita che lei stessa gli aveva provocato.
Il
giovane sollevò con fatica gli occhi per guardarla, e sorprendentemente trovò
la forza di sorriderle. Le si strinse il cuore, sentì lo stomaco ribaltarsi, le
forze abbandonarla, le lacrime cessare di scorrere. Lo guardò, cercando di
imprimersi negli occhi della mente ogni più piccola caratteristica della sua
figura; i suoi lineamenti, le sfumature dei suoi lunghi capelli dorati; i suoi
occhi azzurri, specchio di un’anima pura. Le sue labbra tremarono.
Il
giovane si stese a terra supino, non riusciendo più a sostenere il proprio
peso. Chiuse gli occhi nell’ultimo disperato tentativo di trattenere la vita
che lo abbandonava.
Senza parlare Lina posò una mano sul cuore
dell’amico, e con l’altra scostò delicatamente la frangetta dalla fronte. Lo
spadaccino la guardò: il respiro sempre più lento, gli occhi sempre più
incerti. Sollevò una mano con lentezza… una di quelle mani che con forza
l’avevano spesso tolta dai guai… e le carezzò una guancia. Sorrise debolmente:
-Lina… perdonami se puoi-. La mano gli ricadde pesantemente al suolo, gli occhi
si spensero pur rimanendo spalancati su di lei.
Deglutì.
–Non puoi lasciarmi qui Gourry…- sussurrò carezzandogli la testa. –Io… io non
posso… andare avanti… se tu… se tu non ci sei più!- lacrime si ripresentarono
con violenza nei suoi occhi già arrossati. Si chinò, con dolcezza chiuse gli
occhi dell’amico, e lo baciò sulla fronte che perdeva velocemente il calore di
un corpo vivo.
Qualcuno
la chiama forza della disperazione… altri la ritengono violento desiderio di
vendetta… ma per Lina, ciò che la spinse ad alzarsi ed a fronteggiare il
Fantasma era la FOLLIA. Follia pura e semplice. Cosa aveva da perdere? Ormai
più nulla… tutto era finito così. Zelgadiss era morto per salvare LEI. Ameria
era morta perché LEI non era stata abbastanza rapida. Gourry… Gourry era morto
per colpa SUA. Alla fine, la causa di tutto era LEI, solo LEI. Ma prima di
lasciarsi andare avrebbe eliminato il Fantasma. Non importava in quale modo.
Non importava se lei si sarebbe annullata con l’incantesimo… se il mondo stesso
sarebbe scomparso. Richiamò alla mente la formula del Giga Slave. Scorse con la
coda dell’occhio Ren che sorrideva compiaciuto, ma non gli diede importanza.
Gourry si era appisolato sulla sedia accanto al letto dell’amica. Lina non aveva chiuso la porta e, sebbene sapesse benissimo di incorrere in una punizione a dir poco esemplare, si era introdotto nella sua stanza. Voleva vegliare sul suo sonno, vedere se quel demone… come si chiamava?… avrebbe di nuovo tentato di entrare nei suoi sogni. La stava consumando in fretta: non l’aveva mai vista così sciupata.
Si svegliò all’improvviso, e subito controllò che Lina fosse tranquilla. Così non era: la maga tremava, e piangeva nel sonno. La chiamò a bassa voce, cercando di svegliarla; provò a scuoterla con delicatezza, ma la ragazza nemmeno se ne accorgeva.
-Lina… calmati- le sussurrò triste. Prese una delle minute mani della giovane tra le sue: era fredda. La strinse dolcemente: -Sono qui-. Si inginocchiò di lato al letto, continuando a stringerle la mano.
Un
calore improvviso la avvolse… cos’era? Così familiare?
Interruppe
la formula. Vide che l’espressione di Ren era ora contrariata e seccata.
L’immagine del Fantasma tremolò come se fosse di vapore. –La Distruzione!- le
ringhiò il demone.
“No.
Non ti ascolterò più Ren!” pensò. Quel calore le saliva in tutto il corpo,
diffondendosi dalla sua mano. Quel calore… sembrava… era certa che fosse
Gourry! Le parve di sentire la voce dell’amico. “Sono qui” le ripeteva cercando
di rassicurarla.
Ritrovò
la ragione e cacciò la follia che l’aveva dominata.
-Maledetto
impiccione!-il demone sembrava seriamente adirato.
-E’
un incubo! Ma devo complimentarmi con te: ho creduto quasi che fosse la realtà!
Perché non mi mandi qualcun’altra delle tue orribili visioni? Non cederò più,
vuoi mettermi alla prova?!- ironizzò la maga, fissandolo con aria di sfida. Il
demone strinse i denti e sparì.
Lina si svegliò, spalancando gli occhi. Nel silenzio della sua camera debolmente illuminata dalla luce lunare che entrava dalla finestra socchiusa, sentì un respiro pesante ed un sussurro –Sono qui-.
Una sola delle sue mani era libera di muoversi, e si spostò sicura a stringere quelle dello spadaccino. Gourry sorpreso sollevò lo sguardo sul viso dell’amica. La fronte corrugata da una ruga di preoccupazione si distese lentamente, mentre un sorriso si dipinse sul suo volto.
-Grazie Gourry-
Non…
non l’aveva mai vista sorridere in quel modo così dolce…