Anime & Manga > Full Metal Alchemist
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Autore: Dihanabi    18/11/2019    0 recensioni
What if de 'Il conquistatore di Shamballa'
-Tornano a fargli visita nei momenti più inaspettati, quelle memorie.
Di tanto in tanto, come il dolore al braccio e alla gamba: un castigo per i suoi errori e una condanna per i suoi peccati.-
Accenni Elric x Heiderich
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphons Heiderich, Edward Elric
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Terzo: Condannato a morte

Tre Novembre


 

Noah siede al tavolo difronte ad Alphonse, che consuma la sua prima colazione.

“Sicuro che posso restare?” chiede, ancora incerta.

“Non mi pare ci sia altra scelta.” risponde lui, sincero. Poi una sorta di velo gli copre lo sguardo. “È la prima volta che Edward si mostra interessato ad una donna.”

Noah lo ascolta attenta, allora lui continua. “Sembra indifferente a questo mondo, come se non volesse legarsi davvero a nessuno.” le parole escono lente, con on un drammatico monologo, ma la conversazione invece viene spezzata in fretta e Alphonse, non senza uno sforzo, fa prontamente riapparire il sorriso cordiale sul viso.

Si congeda dopo questo, esce di casa con un entusiastico “ora abbiamo una fabbrica tutta nostra.”

Quando Edward si sveglia i raggi del sole fanno già il loro ingresso nella camera, rendendo brillanti le superfici noiose. Monta gli automail con Noah che lo osserva prima di uscire in città con lei.

Stanno mangiando, con la schiena poggiata ad una parete, quando lo vede: King Bradley.

Si ritrova ad inseguirlo, abbandonando Noah sulla strada.

L’uomo è in macchina, seduto sul sedile posteriore. Edward gli tende un’imboscata.

Lascia un grande masso sulla strada, così che l’autista debba scendere per toglierlo per poter proseguire. In quel momento Edward lo colpisce e si avvicina al sospettato homunculus.

All’improvviso una fitta gli stringe il petto, un ricordo si fa largo nella sua mente: il colonnello, la sua mano tesa, la promessa di occuparsi di Bradley.

Si morde il labbro. “Se tu sei qui… Il colonnello...”

Si avvicina alla palpebra chiusa dell’uomo, ispezionandola. Questo non sembra troppo turbato, e quando Edward si avvicina troppo lui apre d’improvviso l’occhio.

Edward sussulta appena, ma trova solo un occhio scuro, comune. Nessun simbolo su di esso. L’uomo gli fa la linguaccia, al suo sussultare.

Edward si siede sconfitto, realizzando il proprio errore, ma in parte rasserenato.

“Ti dispiacerebbe portare la macchina? Hai steso il mio autista...”


 

Edward rivede Envy quella stessa sera, accompagnato da un uomo con lo stesso. aspetto di homunculus. Erano a caccia di draghi, gli aveva detto questo. E il drago si era rivelato essere proprio Envy.


 

Può notare come una serie di eventi si stia concatenando, formando una striscia di cause e conseguenze che non può ignorare.

Il desiderio di ritrovare casa, di ritrovare suo fratello, lo smuove a correre, a tentare il tutto per tutto.


 

Quando torna a casa ormai è notte e riesce a pensare solo al portale che ha visto poco prima.


 

Trova Alphonse ancora sveglio, con il capo tra le mani e i gomiti sul tavolo. Sembra ancora più pallido del solito, grigio quasi. Gli occhi, solitamente di un blu vivido e acceso appaiono spenti e cupi come le profondità dell’oceano, dove la luce non arriva. La sclera è arrossata e la pelle gonfia, come se avesse pianto o, probabilmente, come un uomo tremendamente stanco.

“Alphonse?” chiede piano Edward.

Ci sono ancora gli avanti dello stufato, nota, quindi l’altro non ha mangiato.

Ne scalda un po’ per entrambi, lasciando la pentola vuota e sporca nel lavandino.

Fuori ha iniziato a tirare il vento, che soffia rumoroso tra i palazzi di Monaco portando gocce bagnate tra gli spessi strati di nebbia.

L’umidità fa male agli automail di Edward. Prende la mano di Alphonse e lo trascina sul divano verde oliva.

I capelli biondi sono sciolti sulle spalle. Sopra la camicia una spessa giacca consumata che Alphonse gli aveva dato. Sulle gambe posa una coperta che avvolge nel calore sia lui che il ragazzo che gli è accanto. Una ciotola di stufato gli scalda le mani.


 

Alphonse non parla. Mangia in silenzio, a fatica. Intorno ai suoi occhi i segni di una debolezza che Edward non era stato in grado di notare fino a quel giorno.


 


 

Alphonse lo bacia per la prima volta allo scadere del tre di novembre.

Posa lo fronte contro la sua e sussurra piano, più a se stesso che a Edward, “Io ho vissuto.”.


 

Lo bacia un’ultima volta la mattina del quattro novembre, un po’ più a lungo, nonostante la semplicità di quel contatto. Posa le labbra sulle sue con una pressione leggera, quasi una carezza decisa. Edward neppure risponde al gesto, ma sente in quell’intimo contatto la sensazione di un brutto presagio, come fosse l’ultimo desiderio di un condannato a morte.


 


 

Ferro e terra
Il mio respiro cessa
La marea no


 

(Atsujin)

  
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