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Autore: heliodor    18/11/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Odio avere sempre ragione
 
Il rumore la fece trasalire. Si voltò di scatto, lo scudo già pronto e un dardo nella mano. Se quel mostro si stava risvegliando dopo secoli e secoli lo avrebbero affrontato e ucciso.
Galef non si aspettava di vedere spuntare il corpo rotondo e peloso di un ragno. Era poco più grande di un topo, ma con zampe lunghe il triplo del resto del corpo. Scivolò a terra sulle zampette appuntite.
Tik tik tik.
La strega di nome Joane fece un passo avanti e trafisse il ragno con un dardo magico. La creatura, come svuotata di tutta la sua forza, crollò al suolo.
Tik tik tik.
Altri ragni stavano sbucando dalla scultura di ossa. Si muovevano tra gli arti piegati in modo innaturale, passando tra i teschi delle orbite vuote. Sembravano muoversi a caso, senza cercare niente di particolare.
Joane li colpì con i dardi, ma più ne abbatteva più ne uscivano.
“Deve esserci un foro nella parete dietro le ossa” disse Caldar. “È da lì che escono.”
Joane continuò a bersagliare con i dardi ogni ragno che osava avventurarsi fuori dal suo nascondiglio. “Ce ne sono troppi” disse. “Meglio andare via.”
“Sono piccoli” disse Lindisa.
“Prima o poi qualcuno di quei piccoli richiamerà l’attenzione di qualcuno dei grandi e quelle bestiacce verranno tutte qui” spiegò Halux. “Guida, se sai come uscire di qui, smettila di tenere per te quel segreto.”
Caldar indicò il condotto che affondava nella roccia. “Da quella parte.”
Galef fece per entrare nel passaggio, ma quando non vide Lindisa al suo fianco si voltò di scatto. La ragazza sostava vicino a ciò che restava di Urazma. I ragni avevano invaso la sala e si muovevano sul pavimento come esplorandolo. Ne schiacciò un paio mentre raggiungeva Lindisa.
“Lindi” disse. “Non possiamo rimanere qui.”
I suoi occhi erano lucidi. “Gal. Non può essere tutto qui.”
“È tutto qui.”
“No, ascolta. Urazma non può aver sfruttato il nodo fino in fondo. Non riesco a credere che sia morto.”
“Lo è. Lo hai visto tu stessa. Questo luogo è un immenso cimitero. Urazma era folle e alla fine ha condannato anche sé stessa.”
“Se è così, anche noi siamo condannati.” Lacrime rigarono le sue guance. “Urazma era l’ultima speranza di trovare un nodo. Non so dove andare, adesso.”
“Ne troveremo un altro.”
“Non so come fare.”
“Troveremo il modo.” Non credeva alle sue parole, ma in quel momento voleva solo convincere Lindisa a seguirlo. Non voleva lasciarla lì, in mezzo a quei maledetti mostri. “Urazma non era l’unica maga su questo continente.”
Lindisa tirò su col naso come una ragazzina. “C’è ancora la parte orientale” disse. “E le terre desolate.”
“Andremo anche lì” disse convinto.
O cercherò di farti desistere da questa folle impresa, si disse. Sento che questo è quello che devo fare, adesso.
“E Krikor. Arnagus doveva nascondere qualche segreto.”
“Andremo anche lì se sarà necessario” disse sicuro. “Ora andiamo, su. Gli altri si sono già avviati.”
Lindisa lo seguì in silenzio.
Caldar e Joane avanzavano in testa al gruppo, seguiti da Sibyl, i tre eruditi e Bardhian. Galef lo raggiunse e superò insieme a Lindisa. Ogni tanto si voltava per assicurarsi che la ragazza fosse ancora lì.
Quando arrivò alla strega rossa lei gli fece cenno di fermarsi.
“Vorrei parlarti” disse. “Da sola.”
“Ci siamo già detti quello che dovevamo” rispose cercando di non essere troppo brusco. Per qualche motivo quella strega gli piaceva, ma non voleva che si immischiasse dei suoi affari.
“Ci sono alcune cose che devo sapere” insistette Sibyl.
“Puoi parlarne davanti a Lindisa” disse Galef.
Sibyl sospirò. “Avete visitato molti santuari prima di questo” disse. “E avete trovato le mappe della rete dei flussi.”
“Può darsi” rispose prudente.
“Vorrei vederle.”
“Avete già preso tutte quelle che avevamo” disse Lindisa. “Non ne abbiamo altre.”
Sibyl guardò lui. “È la verità?”
Galef esitò davanti a quello sguardo.
“Sì” disse Lindisa. “È tutto quello che avevamo.”
La strega rossa annuì solenne. “Sapere se c’è dell’altro ci aiuterebbe molto.”
“Non c’è altro, credimi” disse Lindisa.
Galef rimase in silenzio.
Lindisa rallentò il passo e lui si adeguò. Scivolarono lontano da Bardhian di qualche passo. Solo allora lei disse: “Stavi per dirle qualcosa?”
“No” rispose.
“Ma tu volevi dirle delle altre mappe, non è vero?”
“Lindi…”
“È proprio per evitare di perderle tutte che ne ho affidato la metà a te, Gal. Le hai ancora nella sacca?”
Annuì.
“Non farne parola con nessuno. Tantomeno con la strega rossa.”
“Non ti fidi di lei?”
“Tu sì?”
“Mi sembrava sincera quando diceva di voler distruggere Malag e la sua orda.”
Lindisa ghignò. “E tu le hai creduto, Gal? Sei proprio ingenuo.”
“Lindi, perché non possiamo fidarci di lei? O di qualcun altro? Queste persone sembrano sinceramente desiderose di condividere la nostra battaglia.”
“La nostra battaglia è solo nostra, Gal. Loro non possono capire. Ricordi che cosa ci siamo promessi? Ricordi?”
Annuì deciso. “Creeremo un mondo nuovo. Migliore.”
“Migliore. Esatto. Senza disparità. Senza ingiustizie.”
“Mi chiedo se sia possibile.”
“Lo sarà, quando troveremo uno dei nodi.”
“Se esistono ancora dei nodi.”
“I maghi non possono averli esauriti tutti” disse Lindisa sicura. “Ce ne saranno certamente altri che attendono solo di essere trovati. Da noi.”
Galef rimase in silenzio, immerso nei suoi pensieri. Lindisa sembrava essersi ripresa dall’attimo di sconforto che doveva aver provato. Adesso era lei a rincuorarlo e a sostenere che ci fossero altri nodi da scoprire.
Siamo proprio fatti l’uno per l’altra, si disse con una punta di soddisfazione.
Caldar lanciò un’imprecazione e qualcuno gridò. Galef tornò alla realtà ed evocò lo scudo magico. Anni di addestramento lo avevano reso un gesto istintivo ogni volta che percepiva una minaccia.
Anche Lindisa aveva fatto lo stesso e guardava in avanti, l’espressione perplessa. “Che altro succede?”
“Rimani qui” le disse marciando deciso verso la testa del gruppo.
“Non correre rischi inutili” gli disse lei.
Galef si limitò ad annuire.
Bardhian si stava già muovendo nella stessa direzione. Camminando affiancati superarono gli eruditi, che si erano ritratti indietro.
“Avete visto qualcosa?” chiese Bardhian.
“Hanno trovato qualcosa lì davanti” spiegò Halux. “Ma è poco dietro una curva e non riesco a capire cosa di preciso.”
Galef guardò nella stessa direzione e vide il condotto sparire dietro una svolta. Oltre di essa c’era la luce tenue proiettata dalle lumosfere.
Bardhian ripartì con slancio rinnovato e lui lo seguì. Oltre la svolta la luce delle lumosfere divenne più intensa. C’erano ombre che si muovevano in quel chiarore. Tre erano piccole, due più grandi.
“Non colpirli” stava gridando qualcuno. “Li spaventerai.”
“Sono loro che spaventano me” rispose una voce maschile.
“Levati di mezzo, strega rossa” ringhiò quella che sembrava Joane.
Bardhian evocò i dardi e corse in avanti.
Galef preparò il raggio magico e avanzò con prudenza. Avvicinandosi mise a fuoco la scena. Caldar e Joane, entrambi con lo scudo e i dardi pronti, fronteggiavano due creature enormi che sembravano occupare metà del condotto. Tra le due coppie c’era Sibyl.
“Non vi faranno del male” stava dicendo la giovane strega.
Dietro di lei, una delle creature era coperta di sangue che sgorgava da una decina d ferite. L’altra osservava Joane e Caldar con sguardo accigliato, o forse era solo una sua impressione. Quei visi simili a quelli di un cane potevano trarlo in inganno.
“Sibyl, fatti da parte” disse Bardhian puntando i dardi verso una delle creature.
“No” rispose lei alzando le braccia. “Volete calmarvi tutti? Non lo vedete che sono spaventati?”
Galef studiò le due creature. Sembravano una copia in piccolo di quella che aveva sfondato il muro del santuario. Il pelo era meno folto ma dai colori più accesi che andavano dal rosa al blu passando per il verde e il rosso cupo. Dietro le orecchie spuntavano due piccole corna color avorio.
La creatura ferita appoggiò la schiena al muro e si lasciò scivolare a terra. L’altra cercò di sostenerla, ma non poté fare altro che accompagnarla, disinteressandosi degli stregoni che la tenevano sotto tiro.
“Non mi sembrano molto aggressivi” disse Galef. Annullò il raggio magico e si avvicinò a Sibyl. “E uno dei due è ferito gravemente.”
Joane non smise di puntare i dardi contro le due creature. “Perdonami principe Galef, ma come fai a dirlo? Sei diventato un esperto di mostri negli ultimi giorni?”
“Esprimevo solo la mia opinione” disse sulla difensiva. “Quei due sembrano più spaventati che pericolosi. Se avessero voluto attaccarvi, lo avrebbero già fatto.”
“E se stessero solo aspettando aiuto?”
“Da chi?”
“Dagli altri mostri come loro” disse Caldar.
“Non sono mostri” protestò Sibyl. Si avvicinò a quello ancora in piedi. Sembrava che stesse vegliando sul compagno a terra.
“Io ti conosco” disse la strega. “Voi due eravate al villaggio, vero? Vi ho visti giocare fuori dalle grotte.”
“Gromm” disse la creatura.
Sibyl gli accarezzò il braccio.
“Attenta” disse Joane.
“Va bene” rispose lei. “Non succederà niente se per un istante la smettete di puntargli contro i dardi.”
“Questa è follia” disse Joane.
“Belben non vi ha attaccati, no? Puoi fidarti. Non sono pericolosi.”
Joane sbuffò e annullò i dardi magici. “Prima o poi ci ucciderai tutti.”
I tre eruditi e Lindisa arrivarono qualche istante dopo.
Halux gettò una lunga occhiata alla creatura a terra. “È quello che penso io? Un giovane gromm ferito?”
“Potete curarlo?” chiese Sibyl. “Tu hai guarito Kallia quando rischiava di perdere la gamba.”
“So curare un essere umano” disse Halux. “È quello non mi sembra un mio simile.”
“È fatto di carne e sangue” disse Biqin. “All’accademia sono io che mi occupo di curare gli eruditi quando stanno male. Penso di potermi occupare anche di quella creatura.”
Halux si fece da parte. “È tutta tua.”
Biqin si chinò sul gromm disteso a terra. “Mi serve luce” disse.
Sibyl evocò due lumosfere e le piazzò sopra l’erudita.
Biqin passò i minuti successivi a esaminare le ferite del gromm.
Galef si mise in disparte, osservando la scena da lontano.
“Passami delle bende” diceva Biqin. “E quel coltello.”
L’altra creatura ringhiò, facendo sobbalzare l’erudita.
“Va tutto bene” disse Sibyl. “Sta solo cercando di aiutarlo.”
La creatura sembrò calmarsi.
“Che animale interessante” disse Halux.
“Non è un animale” rispose Sibyl. “È una persona come te e me.”
“Consentimi di dubitarne” disse l’erudito. “Ha tratti più animaleschi che umani.”
“Anche tu sembri un animale quando dici certe cose” sbottò Sibyl.
Akil ridacchiò, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Halux.
“Lo trovi divertente?”
“Sinceramente sì, erudito” rispose Akil.
“Non riderai più quando quella creatura farà a pezzi Biqin.”
“Perché dovrebbe farlo? La sta aiutando.”
“Posto che comprenda il fatto che li stiamo aiutando” rispose Halux con aria di sufficienza. “Supponi che le cure di Biqin risultino inefficaci. Come pensi che reagirà quel mostro?”
Akil lo fissò in silenzio.
“Non bene” disse Joane. “Bardhian.”
Il principe di Malinor sembrò materializzarsi al suo fianco. “Posso contare su di te, se dovremo abbattere quel mostro?”
Bardhian annuì. “A Sibyl non piacerà.”
“Non siamo qui per compiacerla. Dobbiamo pensare prima alla nostra, di sopravvivenza.”
“Giusto” disse Caldar. “Contate pure su di me.”
“Bene” disse Joane. “Se Biqin fallisce, preparatevi al peggio.
La creatura a terra venne scossa da un violento fremito. Biqin fece per alzarsi, ma venne colpita dal gigantesco braccio che si muoveva senza alcun controllo e scagliata con violenza contro il muro alle sue spalle.
Galef udì lo schiocco delle ossa che si spezzavano.
Nello stesso momento, Joane e Bardhian evocarono i dardi magici.
“Quanto odio avere sempre ragione” disse Halux.

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