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Autore: Manu_00    18/11/2019    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XL


Quella mattina mi alzai con la testa dolorante e le vertigini, il corpo proteso in avanti nel tentativo di trovare un appoggio e la mente da qualche parte intenta a maledire Max e la sua idea dei ripetuti brindisi.
Avanzando a tentoni, senza preoccuparmi del rischio di fare rumore e svegliare i miei compagni di stanza, che in ogni caso non erano messi meglio di me, mi feci strada verso il bagno cercando di non crollare in mezzo alla stanza.
L'ora di alzarsi doveva essere passata da pochi minuti, eppure sentivo provenire dal corridoio un fastidiosissimo vociare, come se gli studenti alloggiati nel nostro stesso corridoio avessero deciso di prepararsi in anticipo per mettersi a spettegolare assieme prima delle lezioni.
Raggiunta la porta del bagno la aprii, o sarebbe più corretto dire che mi ci appoggiai sopra e lasciai che il mio corpo facesse tutto il lavoro.
Entrato, accesi la luce e venni accolto dalla familiare stanzetta bianca, il cui colore che ricopriva muri e mobili e che veniva riflesso sulle piastrelle lucide del pavimento mi causò un momentaneo ma fastidioso mal di testa.
Tuttavia non mi persi d'animo, e facendo appello ai miei muscoli ancora assonnati, mi spinsi in avanti come per buttarmi nel vuoto, ma la mia discesa si fermò con mio grande sollievo quando le mie mani incontrarono la bianca superficie (maledetto bianco!) del lavandino.
Mi presi un attimo per riconquistare consapevolezza di me, poi, come se dovessi aggrapparmi ad una sporgenza in mezzo ad uno strapiombo, immisi forza nei miei polpastrelli e mi tirai in avanti, prendendo uno spavento non da poco quando, raggiungendo il lavabo, mi trovai di fronte ad uno sfrontato dal viso stanco intento a fissarmi male come se gli avessi fatto un qualche orribile torto!
Per fortuna, era solo il mio riflesso.
Maledicendomi per la mia incapacità di resistere all'alcool, aprii il rubinetto facendo uscire un violento (o almeno così parve ai miei sensi annebbiati) getto di acqua calda, e iniziai a lavarmi la faccia.
Soffocai una bestemmia agli dei quando l'acqua bollente quasi mi scottò le mani e la faccia, e maledicendomi una seconda volta, regolai il getto su “tiepida” e mi affrettai a lavarmi il viso nella speranza di allontanare al più presto i postumi della sbornia, perché considerando com'era iniziata la giornata, sarebbe stato meglio tornare ad uno stato di completa lucidità prima di ulteriori incidenti.
Finito di sciacquarmi, mi guardai allo specchio e rivalutai la faccia che avevo visto poco fa e che ora sapevo essere la mia, cosa che mi venne confermata dal sospiro che eseguì in contemporanea al mio.
A differenza di quanto questa patetica immagine potrebbe suggerirvi, non sono mai stato avvezzo all'alcool, sin dal giorno quando, all'ingenua età di undici anni, decisi che dovevo assolutamente provare il liquido contenuto in quella grande bottiglia che il tuttofare dell'orfanotrofio portava sempre con se, e finii con il vomitare subito dopo il primo sorso il pranzo, la colazione e anche l'anima.
Tuttavia quella sera si era insistito per farci un drink tutti assieme, ed io, dimentico della mia prima ed ultima disavventura con l'alcool, acconsentii a provarlo per la seconda volta nella mia vita: il sapore era sgradevole come allora, ed anche se ero riuscito ad ingerirlo, avevo mio malgrado scoperto di avere comunque una pessima tolleranza al liquore.
Perché se mi era rimasta una certezza prima che i miei ricordi diventassero vaghi e che la mia testa cominciasse a girare, è che era successo quando ero appena al secondo bicchiere di birra.
Di come fossi arrivato in camera sano e salvo non ne avevo idea, ma trovai presto una risposta abbastanza logica nel fatto che, trovandomi in compagnia di persone che abitudinariamente si portavano a spasso armi del peso di un uomo adulto e che combattevano grimm ogni settimana, qualcuno dovesse avermi semplicemente sollevato e portato in spalla fino alla mia stanza, Deryck ovviamente era il primo indiziato, seguito a ruota dal responsabile del mio stato vergognoso.
Beh, aveva poca importanza in ogni caso, anzi, siccome non lo sapevo non dovevo nemmeno accollarmi la noia di ringraziare il mio trasportatore.
Sorrisi allo specchio, se ero in grado di pensare lucidamente voleva dire che l'acqua bollente prima e tiepida poi avevano fatto il loro effetto.
Il che significava che il resto della giornata poteva proseguire senza preoccupazioni, se non fosse che, infame come una coltellata sulla schiena nel momento in cui la vittima meno se l'aspetterebbe, la mia mente ebbe come un momento di blackout e per qualche secondo lo specchio non rifletté l'ambiente familiare del bagno annesso alla stanza del team JIID, tutto bianco con l'eccezione delle ciabatte da doccia azzurre di Julia, ma mi mostrò invece, l'odioso pezzo di vetro, il meno confortevole bagno del Colosseo Amity.
E se quell'immagine non fosse stata sufficiente a riportarmi alla memoria i fatti di ieri, lo fu sicuramente quella che, intravedendola con la coda dell'occhio prima che il bagno tornasse alla normalità, giurai essere la silhouette di Mercury.
Mi tirai un pugno in testa come a rimproverare il mio cervello per avermi riportato a ieri, ma ottenni soltanto di acuire il mal di testa che credevo di aver placato e di lanciare mentalmente la terza maledizione di quella mattinata, e mi augurai di uscire dal bagno senza arrivare alla quarta.
Ma ormai il danno era fatto, e ciò che l'eccitazione per i festeggiamenti, il buon cibo e l'alcool avevano cancellato, venne riportato a galla dallo specchio che quel giorno sembrava avercela con me per qualche motivo.
Lo spiacevole colloquio con il ragazzo dai capelli di mercurio, il fatto che lui e il suo team fossero a conoscenza dei miei trascorsi prima di entrare a Beacon, e del fatto che queste informazioni reperite chissà dove fornissero alla loro leader, Cinder, un qualche motivo per provare interesse nei miei confronti, eppure una persona sana di mente sarebbe stata più che contenta nell'essere oggetto dell'interesse di Cinder, che di certo era una presenza molto più gradevole di Drake, ma proprio dal momento che l'ultima persona che conosceva il mio passato e che fosse interessata a me avesse cercato di uccidermi in più occasioni non ero tanto sicuro di voler scoprire cosa avesse da dirmi.
Lusingato, ma tutt'altro che sicuro.
Ciò su cui ero sicuro è che avrei usato maggior prudenza rispetto che con Drake, se quello che aveva da dirmi era tanto importante avrei aspettato che fosse lei a mandarmi qualche segnale, e se chiedendo ai suoi compagni mi fosse stato dato come luogo dell'appuntamento un bosco ai margini della città, mi sarei ben guardato dall'andarci!
Quindi, liquidando la questione con questa dichiarazione mentale di disinteresse e prudenza, mi diedi una mossa ad uscire dal bagno, giusto in tempo per accorgermi che il mio zoppicare come uno zombie in mezzo alla stanza avesse prodotto gli effetti più probabili: l'aver svegliato i miei compagni di squadra, e se potevo avere il dubbio che non fosse stata colpa mia, l'occhiataccia che Ilian e Deryck mi tirarono appena varcai la porta del bagno bastò a cancellare ogni perplessità residua.
<< … Mi dispiace? >> << Vaffanculo >> fu la risposta dell'arciere.
<< Buongiorno anche a te, amico mio >>
Con un sorriso insolente ricambiai il saluto di Ilian, che la prese a sua volta sul ridere abbandonando l'espressione irata di prima, mentre Deryck e Julia erano già in piedi, in procinto di prepararsi ad iniziare un'altra emozionante giornata di scuola.
A quanto pare ero l'unico a non reggere benissimo l'alcool, beh l'unico a non reggerlo ma che l'aveva bevuto comunque, Deryck non aveva nemmeno toccato bicchiere.
<< Allora, vi siete divertiti mentre ero privo di sensi? Direi di no, mi deludete ragazzi, mi sarei aspettato di trovarmi almeno con un pene disegnato sulla fronte con il pennarello indelebile >>
Julia rispose con un mezzo sorriso << Potremmo averlo disegnato in qualche posto più discreto >> << Dove non lo vede nessuno? Sarebbe come non farlo >> mi appuntai di darmi una controllata il prima possibile.
<< Dai Ion, per chi ci hai presi? >> l'arciere sembrava quasi scocciato da questa ipotesi << Siamo superiori a queste cose! >> ma subito dopo capii che non era affatto così.
<< Bene, altrimenti avrei dovuto pensare a come ven- >> il vociare proveniente dal corridoio, che avevo avvertito prima incrementò ancor di più, costringendomi a sopprimere la frase in uscita.
<< Ma che hanno oggi?! >>
I miei compagni di squadra mi rivolsero delle occhiate perplesse.
<< Ma come? Non lo ricordi? >>
<< Non ricordo buona parte di quello che è successo dal secondo bicchiere in poi, perché? Cosa mi sono perso? >>
A rispondermi non fu la voce di Julia, ma il fastidioso bisbiglio degli studenti oltre la porta.
<< Ho sentito che rischia la sospensione, e se la meriterebbe tutta! >>
<< È sempre stata incline ad attacchi di rabbia, ma non pensavo sarebbe arrivata a tanto >>
Sospirai dall'irritazione, mi ero svegliato con il mal di testa e quegli imbecilli lo stavano acuendo più del necessario.
<< Vi prego, ditemi che diamine è successo prima che inizi ad offendere qualcuno! >>
Fondamentalmente non ero il tipo che si interessava ai problemi degli altri, ma le parole “attacchi di rabbia” avevano acceso un interruttore in me, e mi avevano riportato alla spiacevole conversazione del giorno prima.
Sentivo come se i miei propositi di starne fuori espressi appena cinque minuti fa fossero già andati a farsi benedire.
<< Vedi, mentre ieri sera stavamo festeggiando a modo nostro, è stata trasmessa la finale uno contro uno, quella a cui avremmo partecipato se avessimo vinto >>
Sì, ricordavo questo dettaglio, ed ero contento di non essere tornato alla stadio per assistervi, e sopratutto ero contento di non avere più alcun motivo per andare in quel posto, era da quando lo avevamo lasciato ieri che la sola presenza nel nostro cielo bastava a darmi i brividi.
<< E cos'è successo di così interessante da doverne parlare a tutti i costi di fronte al nostro corridoio? >>
Ilian sbuffò.
<< Se non fossi crollato subito avresti seguito la notizia con noi! >> << Quindi me la puoi riassumere? >> << Ehm... >>
<< Hai bevuto troppo anche te, vero? >>
Julia e Deryck si voltarono verso l'arciere, e Ilian si grattò la nuca con evidente imbarazzo.
<< Eh sì, mi hai scoperto... >>
Rivolsi il mio sguardo alla Vindr.
<< Dimmi che almeno tu eri cosciente >>
Lei annuì, ma con un fare fin troppo serio per i miei gusti.
<< Sì, beh non del tutto ma questo dopo aver visto la trasmissione, praticamente erano al primo turno degli scontri uno contro uno, ed i sorteggiati erano Mercury Black da Haven... e Xiao Long della nostra classe >>
Dovetti trattenermi dal sobbalzare quando sentii il nome di Mercury, mi ero quasi dimenticato che il suo team partecipava al torneo, ma sopratutto, il fatto che fosse successo un fatto abbastanza grave la sera dello stesso giorno in cui mi aveva parlato rendeva il tutto ancor più preoccupante.
Riguardo la sua avversaria, beh, collegai il cognome Xiao Long alle parole “attacchi di rabbia”, e improvvisamente non ebbi difficoltà a ricostruire quanto era successa quella sera al Colosseo Amity mentre il sottoscritto lottava per reggersi alla sua sedia.
<< Hanno combattuto... e Yang ha vinto >>
Beccati questa, capelli d'argento!
<< E subito dopo, senza alcun motivo apparente per un'azione così grave... gli ha spaccato la gamba, gli ha tirato un pugno a tradimento e lo ha mandato all'ospedale, davanti a tutti quanti! >>
Dovetti sembrare una persona davvero orribile agli occhi della mia caposquadra, perché l'immagine di Mercury a terra con la gamba rotta mi aveva ispirato un lieve moto di ilarità mista a soddisfazione, soddisfazione che feci impudentemente emergere ma che fui abbastanza veloce a far sparire dalla mia faccia prima che Julia potesse rivolgere la sua indignazione al sottoscritto.
Infatti, se la mia caposquadra aveva cercato di contenersi, quel suo proposito andò a farsi benedire verso la fine della frase, e sta volta non ebbi problemi a capire il perché.
Il fatto che per lei una come Xiao Long, un'alunna apprezzata da tutti, idolo del primo anno nonché promettente cacciatrice fosse in grado di macchiarsi dell'orribile crimine di colpire una persona indifesa, doveva essere nella sua mente di giovane cacciatrice uno shock terribile, un avvenimento del tutto incomprensibile nonché una cocente delusione nei riguardi di una persona che doveva aver rispettato se non addirittura stimato parecchio.
La mia visione della faccende fu invece molto meno sentimentale, il fatto che Yang fosse una persona incline alla rabbia era cosa risaputa, la sua stessa semblance veniva da lei attivata principalmente (se non esclusivamente) nei momenti di rabbia, insomma, malgrado la simpatia e tutto il resto, il profilo che avevo tracciato di Yang era di una persona non particolarmente dotata di self-control, per cui che in un momento di rabbia avesse spezzato la gamba ad un avversario inerme non era per me una enorme sorpresa.
Cioè sì era una sorpresa, ma visto quando appena esposto, tutto sommato non era così strano che fosse successo.
<< Cosa sta succedendo a tutti ultimamente?! È da settimane che si va avanti così! >>
O almeno, questo era il mio modo di liquidare il problema, ma la verità, come mi ricordò Julia con tono stizzito, era decisamente più scomoda; sarebbe stato facile dire che “Xiao Long è una ragazza problematica e se non avesse rotto la gamba a Mercury lo avrebbe fatto a qualcun altro”, se non fosse per un piccolo, fastidiosissimo dettaglio:
Era da mesi che vari studenti di Beacon stavano perdendo misteriosamente il controllo aggredendo i propri compagni, lo sapevano i miei amici, ne avevo fatta esperienza io in prima persona, Mercury me ne aveva parlato nel bagno come se fosse qualcosa di estrema importanza, e per pura coincidenza lo stesso giorno lui era diventato una vittima di quelle aggressioni.
Potevo, a questo punto, fare finta che il problema non fosse molto più grande di quanto sembrasse?
Non vedere una qualche correlazione fra questo episodio e tutti gli altri?
Eppure nessuno sembrava aver fatto qualcosa per risolvere il problema, questi episodi sarebbero continuati, ma se un conto era sopportare qualche studente esaurito durante il festival e giustificare in un modo o nell'altro quegli strani comportamenti, come avrebbe fatto Ozpin a spiegare quanto accaduto davanti a tutta Remnant?
Impossibile riuscirsi, la cosa più logica da fare sarebbe stata rendere l'incidente di Xiao Long... beh, l'incidente di Xiao Long, senza inserirlo in un contesto decisamente più macabro che avrebbe fatto come minimo sprofondare nel terrore l'opinione pubblica.
Sarà per questo, che nessuno sembrava indagare a riguardo.
<< E poi che è successo? >>
<< Hanno sospeso il torneo, riprenderà sta sera >>
<< E Xiao Long? >>
Julia scosse la testa, come se il solo dirlo fosse per lei un enorme sforzo.
<< Sono intervenute le guardie e l'hanno portata via, in questo momento si trova in camera sua sotto osservazione, è stata squalificata >>
Beh, nulla di sorprendente.
Quindi ricapitolando: dei cacciatori impazziscono e aggrediscono persone, Mercury mi viene a dire che Cinder sa qualche informazione in più su quanto sta accadendo e vuole parlarne con me sulla base del fatto che conosce i miei trascorsi, cosa che, sebbene mi desse un po' di preoccupazione, non sembra avere alcun nesso logico con il volermi parlare di questi incidenti.
E infine, dulcis in fundo, quella stessa persona era stata aggredita e spedita all'ospedale proprio da una persona che aveva manifestato gli stessi problemi di altri cacciatori da quando il festival era iniziato...
A quanto pareva, nonostante tutti i miei sforzi per tenermi lontano dai problemi, questi si affacciavano alla mia vita con sempre maggior insistenza.
<< Ion? Ci sei?! >>
La voce preoccupata di Ilian mi distolse dalla mia riflessione.
<< Sì, scusatemi, mi preparo per andare a lezione >> senza aggiungere altro, andai a cambiarmi i vestiti della sera prima, assicurarmi di non puzzare troppo di alcool e magari fare anche colazione, sempre se la ressa in corridoio mi avesse permesso di raggiungere la cucina.
E proprio nel mentre che passavo per il corridoio per andare a sgranocchiare qualcosa (A proposito: Julia non aveva ancora iniziato con i suoi “esperimenti culinari”), trovai una sagoma sgradevolmente familiare intenta a fissarmi in fondo al corridoio, quella di una ragazza dai capelli color pistacchio.
Cercai immediatamente di raggiungerla, facendomi strada fra la folla di studenti troppo assonnati per farsi da parte in tempi accettabili ma non abbastanza per mettersi a spettegolare di prima mattina, ma quando riuscii a raggiungere il punto dov'ero certo di averla intravista, di Emerald non trovai alcuna traccia.
Qualcosa, di tutto questo, mi suggerì che i miei propositi di quella mattina erano ormai andati a farsi benedire.


Se l'inizio della giornata era stato particolarmente ansiogeno, il suo proseguimento venne invece scandito da delle lezioni più noiose del solito, dal borbottio continuo del professor Port, e da un clima di generale disagio fra i membri della classe.
Non c'era da stupirsi del resto, quella mattina le tre cacciatrici del team RWBY si erano presentate appunto... in tre, infatti Yang era tutt'ora confinata nelle sue stanze, e molti dei presenti dubitavano di vederla tornare tanto presto, e questo solo nel caso in cui non fosse stata espulsa di lì a poco.
L'accoglienza alle tre compagne di squadra fu decisamente glaciale da parte di quella che dovrebbe essere la loro classe, e sebbene nessuno andò a chiederle particolari delucidazioni sul caso Yang, i commenti e le congetture sull'azione di Xiao Long e le conseguenze a cui sarebbe andata incontro (in parecchi rifiutavano di credere che se la sarebbe cavata solo con qualche giorno di punizione e la squalifica dal torneo) andarono avanti per tutta l'ora, con grande irritazione delle tre compagne di squadra.
Qualche amico di lunga data, in primis i membri del team JNPR andarono a sincerarsi che andasse tutto bene, ma in generale la maggior parte della classe si guardò bene dall'interagire con le tre ragazze, preferendo parlare dell'accaduto alle loro spalle, senza curarsi particolarmente di essere ascoltati o meno dalle dirette interessate, almeno fino all'ennesimo richiamo di Port, che soffocò il lieve chiacchiericcio generale che andava avanti dall'inizio della lezione, trasformandolo in un silenzio carico di tensione.
Silenzio che risultava così innaturale per quella che era sempre stata una classe estremamente vivace che lo stesso docente sembrò sentirsi profondamente a disagio, iniziò addirittura a spiegare senza ammorbarci con le sue storie, cosa che mi dispiacque non poco: per quanto noiose, ripetitive e gonfiate fino all'estremo, anche le storie del professor Port erano preferibili al gelido silenzio che si era generato, e che altro non faceva che alimentare le mie ansie sul caso Cinder.
Fare finta di nulla e vivere la mia vita un paio di palle!
Sbuffando irritato, non potei non soffermare per un attimo il mio sguardo sui tre membri del team RWBY, credo sia superfluo dire che il loro aspetto era, nel complesso, molto deprimente.
Blake Belladonna sembrava la più nervosa del gruppo, e aveva tutta l'aria di chi voleva sparire nel nulla da un momento all'altro, fuggire su qualche montagna e nascondersi per due o tre anni.
Weiss Schnee prendeva appunti come una specie di automa, mascherando abilmente qualsiasi tumulto interiore con la classica espressione da studentessa diligente, mentre Ruby Rose, leader del team nonché sorella minore della bionda, fissava con espressione assente l'immacolata pagina del suo quaderno per gli appunti, pagina che solo qualche giorno fa non avrebbe esitato a colorare fra una riga d'appunti e l'altra.
Decisi che quell'espressione da cucciolo bastonato era troppo per la mia anima, e mi sforzai di concentrarmi sulla lezione: anch'io, come la giovane Rose, non avevo ancora toccato penna.
Non lo avevo toccato né lo toccai in seguito, troppo impegnato ad interrogarmi su come affrontare la questione di Cinder, perché giunto a quel punto era chiaro che la seducente studentessa di Haven avesse qualcosa di grosso, molto grosso da dirmi.
Ed era proprio la natura di questo misterioso argomento, e sopratutto le ragioni che a detta di Mercury l'avevano spinta a volerne parlare con me a preoccuparmi.
Cercai di scacciare il pensiero e di osservare come stessero invece i miei compagni di squadra, ma la faccia deprimente di Julia mi fece desistere subito dal proseguire con la visione, e inesorabilmente la studentessa sospetta tornò ad occupare la mia mente.
Ora, ero abbastanza sicuro che Cinder non fosse una specie di robot killer creato con l'intenzione di uccidermi, a meno che non l'avessero creata utilizzando un'abbondante quantità di silicone sul petto e sul sedere, ma considerando che tipo era Drake dubitavo che chiunque l'avesse costruito fosse particolarmente concentrato sul rendere quanto più avvenente possibile la propria creazione, o che avesse improvvisamente deciso che i robot dovevano avere un aspetto più gradevole alla vista..
Cionondimeno, l'ultima persona che mi aveva invitato a conferire in privato aveva tentato di uccidermi, ed anche se si poteva escludere che Cinder fosse un robot, non per questo potevo arrivare alla conclusione che si trattasse una persona affidabile, pure se il suo compagno di squadra era stato ferito da una studentessa affetta dallo stesso problema che i due mi avevano denunciato.
Ed anche qui era sorto un elemento abbastanza preoccupante: dopo l'incontro non particolarmente gradevole con Emerald ero rimasto abbastanza scosso, e mi ero ripromesso di cercarla dopo le lezioni.
Per cui, armandomi con la mia miglior faccia da poker, tornai dalla mia squadra come se non avessi appena visto una specie di fantasma e feci una rapida colazione con i miei compagni, al termine della quale finsi di dover andare urgentemente in bagno per lasciarli andare in classe prima di me e restare un po' da solo.
Dopo qualche minuto mi avviai a mia volta, ma non senza accertarmi della presenza della verde o chiedere dove fosse finita a quelle poche persone che ero certo conoscessero lei o il suo team, e mi venne risposto che l'intera squadra era tornata ad Haven per prendersi cura della gamba di Mercury.
Come potete immaginare, la discrepanza fra la risposta e ciò che avevo visto nemmeno cinque minuti prima fu sufficiente a mandarmi in tilt, specie dopo aver ottenuto la medesima risposta da più persone, finché, compreso di esser stato praticamente l'unico essere vivente ad aver avvistato capelli di pistacchio quella mattina, mi rassegnai e corsi in classe prima di fare ritardo, se c'era una cosa più noiosa di una lezione dal signor Porto, è subire un rimprovero dal professor Port!
Entrato in classe, ebbi la pessima idea di sistemarmi vicino alla finestra, cosa che abbassò ulteriormente la mia scarsa attenzione di quella mattina, e probabilmente sarei già stato rimproverato se il signor Port, visibilmente a disagio per l'aria che si respirava in aula, non avesse deciso di passare tutta l'ora di lezione con la faccia incollata alla lavagna a dettare meccanicamente appunti pur di non incrociare gli sguardi depressi o angosciati dei propri studenti.
Non provai mai così tanta pena per quell'uomo come la provai in quel momento.
E questo è quanto, dopo la mia piccola investigazione e dopo aver osservato le facce depresse dei miei amici e compagni di classe, mi ritrovai a guardare fuori dalla finestra, pensando a quanto stava accadendo con Cinder mentre i miei occhi passavano in rassegna il cortile scolastico su cui si affacciava la nostra aula, come se mi aspettassi di vedere Emerald spuntare fuori da un momento all'altro per ricordarmi dell'appuntamento che non avevo ancora deciso di accettare o per il gusto di farmi venire il nervoso di prima mattina.
Con queste premesse, l'ora scorreva più lenta dell'eternità, e mi decisi presto a controllare lo stato dei miei amici, anche a costo di deprimermi, e bypassata Julia, la situazione era meno preoccupante: Deryck e Ilian seguivano la lezione in silenzio, Orion prendeva appunti, Max copiava gli appunti da Orion, mentre Giada e Amber si stavano portando avanti con i compiti per il giorno dopo.
Riguardo al team MEAB, c'era decisamente molto meno interesse: Ellen si sforzava di seguire la lezione, Ashes aveva preparato un aereo di carta ma non sembrava possedere la voglia di lanciarlo nei capelli di qualche sfortunato studente, per qualche strano motivo Cardin era la sua vittima preferita, mentre Marlee stava canticchiando mentre prendeva appunti, o almeno così voleva far sembrare, perché quando allungai gli occhi sul foglio notai solo una distesa di colore rosa, varie chiazze di colore un po' più scuro che dovevano essere cuori, e due sagome disegnate l'una accanto all'altra.
Beh, se non altro era contenta.
Congedata la stranezza di Marlee con queste parole, volsi lo sguardo sull'ultima persona che non avevo ancora osservato, Brienne, che seduta ad almeno cinque posti di distanza da me stava a sua volta prendendo appunti, anche se i suoi occhi tradivano la malinconia collettiva che si era impossessata della classe.
Provai a pensare cosa ci fossimo detti la sera dei festeggiamenti, ma dovetti fare i conti con un improvviso vuoto di memoria.
Maledetto Max e il suo brindisi!
Fui impossessato dal desiderio di avvicinarmi a lei per colmare il vuoto della sera prima, anche a costo di parlare della cucina di sua madre, ma mettersi a parlare in quel modo in classe sarebbe stato a dir poco sconveniente, inoltre non sembrava proprio dell'umore di mettersi a conversare, quindi dovetti mio malgrado desistere dal fare conversazione.
Sbuffai e tornai a guardare la finestra, aggrottai le sopracciglia quando una figura sospetta passò sotto la coda del mio occhio, e sobbalzai quando riconobbi nella figura sospetta la stessa ragazza dai capelli color pistacchio che mi aveva fissato quella mattina, e che mi stava fissando di nuovo con l'espressione di un rapace che punta la sua preda.
<< Ma cosa cazzo vuoi da me?! >>
<< Signor Ascuns? >>
Sobbalzai di nuovo, anzi, saltai sulla sedia, battendo il ginocchio sul banco e mordendomi la lingua pur di non imprecare la seconda volta di seguito davanti al prof.
<< Avete detto qualcosa? >>
Fra le risate di quei pochi studenti che non avevano ancora ceduto alla depressione e lo sguardo attonito degli altri, mi misi a scuotere la testa come mai avevo fatto in vita mia, ignorando il desiderio di massaggiarmi il ginocchio.
<< No no! Anzi sì: potrei andare in bagno? >>
Port mi schioccò un'occhiata interrogativa, inclinando leggermente il collo per accertarsi di aver capito bene o di star parlando con una persona normale, entrambe cose di cui aveva ragione di dubitare, ma alla fine acconsentì.
<< Va bene, non metterci troppo >>
<< Grazie! >>
Da corridore di talento quale ormai ero, attivai la mia semblance e attraversai mobili e persone, per poi uscire dalla classe direttamente dal muro, e lo stesso metodo utilizzai per uscire fuori dall'edificio (ovviamente evitando di passare per la classe), sperando di trovare capelli di pistacchio prima che sparisse di nuovo.
Questa volta le mie speranze non vennero deluse, e appena uscii fuori dal muro mi trovai Emerald davanti, non sembrava aspettarsi questa mia visita, perché sobbalzò non appena misi la testa fuori dal muro, ed io approfittai della sua assenza di parole per passare subito all'attacco.
<< Nel caso tu abbia sentito delle risate il motivo è il seguente: “Cosa cazzo vuoi da me?!” >>
Emerald arretrò, e dalla sua espressione emergeva chiaramente che non aveva la minima idea di cosa le stessi dicendo.
<< Ehm non ho sentito risate o altro ma... >>
<< Fantastico, allora ignora la prima parte e rispondi alla domanda, che se per caso ti fossi persa è- >>
Mi fermò subito.
<< No! Non è necessario, ho capito! >> sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e dopo qualche secondo necessario a recuperare la propria sicurezza si decise a rispondermi.
<< Cinder mi ha mandato a dirti quando e dove incontrarla >>
Wow, nemmeno aveva preso in considerazione un mio rifiuto, o era una persona veramente megalomane o quella che avevo davanti non era una vera e propria scelta.
<< Punto uno: Quando mai ho detto che avrei accettato? Punto due: Non dovreste essere tutti quanti ad Haven invece che qui ad osservarmi come un'opera d'arte moderna dotata della facoltà di camminare? >>
Per nulla contenta della mia ritrosia, ma nemmeno molto arrabbiata, più che altro sinceramente scocciata per quello che doveva reputare come una perdita di tempo, la compagnia di Mercury sospirò e fece roteare lo sguardo, come se dovesse sforzarsi a esprimere un concetto estremamente semplice ad un ragazzino con problemi di apprendimento.
<< Esistono buoni ospedali anche a Vale, e non potevamo partire senza prima parlarti di... tu sai bene cosa >>
<< No, non so bene cosa >>
Quel giorno ero proprio in vena di far incazzare qualcuno.
<< Stammi a sentire e non fare lo stronzo! >>
<< Temo di non essere in grado di fare entrambe le cose, mi dispiace >>
Il sospiro irritato di Emerald si trasformò in un fastidioso digrignare i denti.
<< Ascoltami, se non ci siamo allontanati da qui è perché abbiamo ancora un conto in sospeso in questa città, quindi, se ci tieni tanto a capire cosa vogliamo da te, allora ti converrebbe accettare l'invito e vedere cosa Cinder ha da dirti >>
<< E non puoi dirmelo tu? >> portai le braccia dietro la schiena, assumendo l'espressione più neutra che la mia faccia era in grado di simulare << Ho seri dubbi che Cinder sia l'unica a condividere queste informazioni, se ne vuole parlare con me vuol dire che ne avrà prima parlato con voi due, o vorresti farmi credere di essere una specie di prescelto? >>
Vidi la bocca della ragazza pistacchio contorcersi in una smorfia, la frase che uscì da quelle labbra odiose venne espressa in un tono molto basso, con gli occhi puntati verso il basso come se si stesse trattenendo dall'urlarmi in faccia.
<< Cinder... non ci mette al corrente di tutto quello che passa per la testa... ciononostante! >>
Alzò lo sguardo con una ferocia tale da farmi quasi vacillare << Ciononostante, che io sappia o non sappia cosa ha in mente Cinder è irrilevante, se vuoi scoprire la verità su cosa sta accadendo in questo regno, su cosa sia successo a Xiao Long e su cosa potrebbe succedere anche a te o ai tuoi amici, beh, lo saprai solo quando sarai al cospetto della nostra leader! >>
Quasi deglutii di fronte alla forza con cui l'odiosa ragazza mi sputò addosso quella frase, non ebbi difficoltà a capire che doveva provare una profonda forma di malata venerazione per quella donna dallo sguardo malizioso che era a capo del suo team, una venerazione che aveva dell'inquietante.
Tuttavia la sua espressione mutò rapidamente non appena si accorse di aver fatto fin troppo rumore per i suoi gusti, quindi prese a guardarsi attorno con circospezione.
Appurato che non ci fosse nessun osservatore indiscreto nei paraggi, prese a sussurrare.
<< Se vuoi incontrare Cinder, questo è l'indirizzo, se non ti farai vivo oggi non avremo altre occasioni per parlare, quindi datti una mossa >>
Mi passò un foglietto spiegazzato fra le mani, recante un indirizzo scritto a penna, la cui grafia piccola ed elegante associai subito alla figura di Cinder, quella ragazza irritante davanti ai miei occhi non avrebbe mai potuto possedere (non so con quale ragionamento io fossi arrivato a questa certezza) una calligrafia così gradevole.
L'indirizzo rivelò subito che l'ubicazione del luogo d'incontro si trovava nel distretto industriale, davanti ad una piccola piazza abbastanza trafficata (come mie passate incursioni nella zona avevano potuto confermare), il che mi restituì se non altro un po' di tranquillità: rispetto al limitare del bosco dove mi aveva invitato Drake, il posto dove voleva parlarmi Cinder era in piena città, sotto gli occhi di tutti, se anche lei si fosse rivelata una sorta di robot killer mi sarebbe bastato attivare la mia semblance, attraversare il muro e trovarmi in mezzo alla folla, e allora che ci provasse qualcuno ad attaccarmi!
<< Se vuoi venire fallo il prima possibile, questa sera riprenderanno con le finali del torneo, e potrebbe essere già troppo tardi... e se vieni con qualcuno ci assicureremo di non farci trovare, dobbiamo parlare solo con te, chiaro? >>
<< Non proprio >>
<< Allora fai finta di aver capito e poi fai quello che ti ho detto, e ti conviene accettare! >>
Pronunciò quelle ultime tre parole come si pronuncia una minaccia di morte, e senza aggiungere altro o darmi il tempo di ribattere, Emerald mi voltò le spalle e andò, anzi, corse via da me, sparendo velocemente dietro l'angolo dell'edificio.
Rimasto solo a contemplare la verde erba del cortile per almeno un minuto buono, terminai presto questo mio grande interesse per le forme di vita vegetale quando mi ricordai che c'era una lezione a cui stavo partecipando, e sebbene io volessi tornare in classe tanto quanto il professor Port voleva rivedermici, attraversai nuovamente il muro, sbucai nel corridoio, e mi avviai verso la porta della classe senza dire una parola, e sempre senza dire una parola entrai in aula, camminai verso la mia sedia e mi ci piazzai sopra, seguendo quel che rimaneva della lezione.
Non feci il minimo sforzo per recuperare la lezione persa, o anche solo per seguire la spiegazione, rimasi tutto il tempo a fissare il mondo dalla finestra, chiedendomi se da un momento all'altro tutto questo non fosse destinato a sparire in una nera voragine.
I miei occhi si soffermarono sulle lontane sagome degli edifici di Vale, e per un qualche motivo a me ignoto la visione mi provocò sia una lieve malinconia che un inspiegabile senso di angoscia, per tutta la rimanente durata della lezione sentii come se un macigno fosse stato posizionato sul mio stomaco.


Rimasto a riflettere per un tempo che non mi diedi pena di calcolare, la mia silenziosa contemplazione del placido paesaggio di Vale venne infine interrotta dal suono della campanella, e io uscii dalla classe molto più inquieto di quando vi ero entrato.
Era chiaro che stava succedendo qualcosa, e che non mi sarei dato pace finché non ne fossi venuto a conoscenza, il mio istinto di autoconservazione mi imponeva di starmene fuori, ma una qualche forma di istinto mi avvertiva che, se fossi rimasto nell'immobilità, mi sarei infine trovato sopraffatto da una qualche incontenibile minaccia di cui non conoscevo minimamente l'entità o la provenienza.
Per cui, alla fine, cacciando fuori un sospiro di sconfitta, decisi che mi sarei presentato all'appuntamento, del resto, se Ion Ascuns era sopravvissuto a un goliath, allo stomaco di un king taijitu, ad un'orda di rattle con tanto di boss finale ed a ripetuti incontri e scontri con Drake, chi o cosa sarebbe mai riuscito ad ucciderlo?
Cullato dalla consapevolezza di avere una grande abilità nel sopravvivere alle situazioni più assurde, sopportai con meno ansia le restanti ore di lezione, e al termine della giornata scolastica parlai ai miei amici e avvisai che sarei andato in città per fare una passeggiata, e la frase “fare una passeggiata” per il team JIID era una specie di parola in codice per dire “Vado a farmi gli affari miei, voi fatevi i vostri”, per cui nessuno ebbe da obbiettare.
Né temevo di avere conseguenze con Ozpin o altri, se ai primi tempi dovevo sottostare al divieto di allontanarmi troppo da scuola, era chiaro che questo fosse ormai decaduto considerando la mia uscita con Brienne dei giorni prima.
Quindi, cambiatomi la divisa con i miei vestiti formali, curai il mio aspetto al meglio delle mie possibilità (era un appuntamento sospetto quello a cui sarei andato, ma pur sempre un appuntamento) e, congedata la mia squadra con la promessa di tornare entro l'ora di cena e di avvertire in caso di ritardi, abbandonai presto la mia stanza, ma non andai subito all'uscita, bensì raggiunsi il mio armadietto e tirai fuori Ghinion e Noapte, poi nascosi i due coltelli dentro la giacca, sentendo che avrei potuto trovarmi nelle condizioni di farne affidamento, non presi invece Mizerie, decisamente più appariscente delle due lame.
Terminati i preparativi, mi avviai all'uscita, e in breve tempo raggiunsi i cancelli della scuola, ma prima che potessi varcare il confine che separava Beacon dal resto del mondo, una voce a me familiare raggiunse le mie orecchie.
<< Ion? >>
Sorpreso dal fatto di trovarla al cancello a quest'ora, mi voltai rapidamente, incontrando i familiari occhi verdi e gialli di Brienne.
Il fauno era in piedi a una decina di metri da me, ma la cosa più strana non era il fatto che si trovasse al cancello dopo nemmeno mezz'ora dalla fine delle lezioni senza nessuna delle sue compagne di squadra, no, quello che trovai strano era l'apprensione che emanavano i suoi occhi, come se cercassero di invitarmi a fare attenzione.
E per quanto adorabile che fosse quel suo sguardo, il mio corpo ebbe una specie di fremito, come se avesse appena ricevuto un terribile avvertimento, ma se il mio corpo sembrava estremamente recettivo, la mia mente, immersa nei grandi occhi della ragazza coniglio, brancolava nel buio.
Non avevo idea di cosa stesse succedendo, o cosa fosse quella preoccupazione negli occhi di Brienne, ma di certo non presagiva nulla di buono.
<< Dove stai andando? >>
   
 
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