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Autore: Littletoknow    20/11/2019    3 recensioni
"Silenzio.
Puro e semplice silenzio.
Una ragazza distesa su documenti e fogli nella sua stanza in una casa logora, scura e piena di cianfrusaglie. Hermione era da sola nella sua stanza al numero 12 di Grimmauld Place.
Hermione Granger dopo la battaglia di Hogwarts aveva deciso di tornare a scuola e completare i suoi studi. Aveva ritenuto importante, dopotutto, finire la scuola. Era legata ad Hogwarts e si sentiva incompleta a iniziare la vita adulta e lavortiva senza aver finito il settimo anno. Harry e Ron invece avevano deciso di provare ad entrare nell'accademia degli Auror, e ci erano riusciti, come avevano sperato. Dopo gli esami dei M.A.G.O, la Professoressa Minerva McGranitt l'aveva invitata a scuola a Giugno con una lettera, breve e concisa."
In questa FanFiction la morte di Sirius Black, nel quinto libro, e quella di Ninfadora Tonks e Remus Lupin, nel settimo libro, non sono avvenute.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Remus Lupin, Ron Weasley, Sirius Black | Coppie: Hermione Granger/ Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 1
Proposte.

Silenzio.
Puro e semplice silenzio.
Una ragazza distesa su documenti e fogli nella sua stanza in una casa logora, scura e piena di cianfrusaglie. Hermione era da sola nella sua stanza al numero 12 di Grimmauld Place.
Hermione Granger dopo la battaglia di Hogwarts aveva deciso di tornare a scuola e completare i suoi studi. Aveva ritenuto importante, dopotutto, finire la scuola. Era legata ad Hogwarts e si sentiva incompleta a iniziare la vita adulta e lavortiva senza aver finito il settimo anno. Harry e Ron invece avevano deciso di provare ad entrare nell'accademia degli Auror, e ci erano riusciti, come avevano sperato. Dopo gli esami dei M.A.G.O, la Professoressa Minerva McGranitt l'aveva invitata a scuola a Giugno con una lettera, breve e concisa.
Era passato ormai un mese dal suo incontro con la Preside, ma non riusciva ancora a smettere di riportare la sua mente a quel giorno:

Camminava per la scuola, priva di studenti e con un silenzio assordante. Quell'anno l'ombra della guerra, avvenuta un anno prima, era ancora presente. Meno scherzi, meno sorrisi ma i cuori, spesso in contraddizione, più sereni.
Camminava verso lo studio di Silente, anzi verso lo studio della Preside McGranitt, con passo lento, calcolato mentre guardava per la prima volta le piccole crepe nei muri.
«Hogwarts è la mia casa»
Questo aveva urlato tra le lacrime Sibilla Cooman contro Dolores Umbridge, e per una volta le aveva dato ragione. Hogwarts era la sua casa, tutta la sua vita poteva essere riassunta in otto anni che aveva passato camminando per quel castello. E come Hogwarts era sopravvissuta alla guerra, con delle crepe. Anche lei era così, piena di crepe e dolori. Ma più forte.
«Cioccorana» un labbro di Hermione si increspò in un sorriso pensando alla severa e fedele Professoressa Mcgranitt: aveva deciso di ricordare Silente anche in questo modo.
Salì le scale e bussò.
«Avanti!» disse una voce familiare dopo anni di lezioni, poteva riconoscerla tra un milione. Entrò.
«Buongiorno Professoressa McGranitt»
«Buongiorno signorina Granger. Si sieda, come si sente?»
Sedendosi Hermione prese un gran respiro e con un sorriso triste, semplicemente, la guardò. Gli occhi della Professoressa diventarono lucidi, sempre fissi su di lei, con la stessa espressione. Labbra stese, dritte.
«Lo immaginavo. È da un anno che tutti mi rispondono in questo modo. Anche io, vede» - sospirò nel dirlo - «ho un gran peso sul petto dalla fine della guerra ma si è affievolito e succederà anche a lei. E anche a Potter e Weasley.» sorrise.
Hermione e lei non poté che annuire e ricambiare il sorriso.
«Professoressa, posso chiederle come mai mi ha fatta chiamare, qualcosa non va con i miei risultati?» - la Mcgranitt sorrise vedendo che, nonostante tutto, la sua pupilla non era cambiata. Ed era vero, Hermione era rimasta la stessa: più matura, più consapevole di sé stessa, ma comunque era sempre la stessa studentessa, la stessa Hermione Granger.
«L'ho fatta chiamare per mostrarle in anticipo i risultati degli esami e per un secondo motivo..» nel dirlo si girò verso il quadro di Silente che la guardò con gli occhi che brillavano come in vita e con un sorriso sulle labbra coperte dalla lunga barba bianca.
Hermione guardò Silente che con un piccolo inchino la salutava e lei sentì il cuore sollervarsi al sorriso del vecchio Preside.
Il suono di una pergamena che sfregava le fece distogliere lo sguardo dal quadro, che si posò invece su una pergamena posata davanti a lei sulla scrivania, e la sua bocca si aprì per lo stupore.
«Esatto, tutti "Eccezionale" Hermione. Era giusto, a mio parere, complimentarmi con te di persona.» - fece una pausa fissando la pergamena ma alzò lentamente la testa - «Anche se, e mi permetto di dire ciò: questa pergamena non ti rende giustizia. Per otto anni sei stata impeccabile a scuola, nonostante tu sia stata sempre vicina a Harry Potter in ogni avventura dal primo giorno che vi siete incontrati. Sei una donna Hermione. Una donna che ha il diritto di poter fare quello che vuole della sua vita.»
Sembrava nervosa ma non in negativo, i suoi occhi erano fissi su di lei e Hermione capiva che con questo discorso voleva arrivare a un punto, a un obbiettivo. E per una volta non riusciva a leggere tra le righe. E ciò la incuriosiva ma allo stesso tempo la preoccupava. Aveva notato anche il cambio da "Lei" al "Tu", che rendeva la situazione quasi surreale.
«Per questo motivo» - continuò la professoressa - «Comprenderei assolutamente se altre offerte, che son certa sono arrivate e arriveranno, ti allettassero di più.»
Hermione era ormai seduta con la pergamena in mano e capendo, ma non completamente, si stava spostando con il busto lentamente verso la professoressa e con il sedere sul bordo della sedia.
"Ma cosa.. No! Aspetta, non starà mica dicendo.."- pensò Hermione ma venne interrotta da una bomba! Un bombarda! Un confundus o quello che credeva fosse un tuono che le fece rimbombare le orecchie!
«Volevo proporti un posto fisso qui a scuola, a Hogwarts, come professoressa di Trasfigurazione. È una proposta ragionata e accettata da tutto il corpo docente con grande entusiasmo.»
Hermione sussultò così forte che la schiena si spiaccicò allo schienale con un sinistro scricchiolio della sedia.
"C-O-S-A?!"- pensò ma la sua bocca fece uscire un semplice
«Mi.. Scusi..?» biascicò.
«Non devi rispondermi subito, non hai obblighi nei miei confronti. Hai fino a Settembre per pensarci ma, Hermione, sarebbe davvero un grande piacere averti qui. Non più come studentessa ma come collega.»

Sorrideva Hermione.
Non aveva mai visto Minerva McGranitt sbilanciarsi in questo modo, non l'aveva mai vista morbida con nessuno, a parte con Harry.
Il pensiero le fece venire voglia di saltare sul letto, urlare, cantare a squarciagola.
Dopo tutti questi anni di sacrifici e perdite quando qualcosa di bello succedeva a Harry, Ron o Hermione era da considerarsi un evento più unico che raro.
Non si era mai lasciata andare completamente, ma voleva farlo per una volta, da sola nella sua camera.
Sbirciò fuori dalla porta scolorita di color grigio fumo, guardò prima a sinistra, sporgendosi nel corridoio, e poi a destra.
"Non ci dovrebbe essere nessuno in casa, però non.." - pensò, ma all'improvviso, le venne spontaneo, o almeno così voleva sembrare, urlare:
«Ehm.. C'è nessu.. NESSUNO IN CASA?»
L'eco del suo urlo incerto vagò per i corridoi, i piani e nessuno rispose.
"Bene.. allora.." - Mentre si toglieva le scarpe, con un tocco di bacchetta accese la radio e con sua fortuna partì la canzone "Purple Rain" ormai quasi al ritornello. Si preparò in tutta fretta sciogliendosi i capelli e mettendosi in piedi sul letto a baldacchino.

"...I think you better close it
And let me guide you to the purple rain

Purple rain, purple rain
Purple rain, purple rain
If you know what I'm singing about up here
C'mon, raise your hand.."

Alzò le mani, cantò a squarciagola e saltò con gli occhi chiusi sul letto seguendo il ritmo di Prince. La mente libera da ogni pensiero negativo; Era la prima volta che quella canzone non aveva come scopo quello di dissipare un attacco di panico ma, invece, la accompagnava in quella che era non solo una catarsi per se stessa, ma un momento dove la sua felicità poteva esprimersi attraverso gesti spontanei.
Si lasciò cadere a braccia aperte, ridendo e scalciando, sul letto.
Era ancora li a godersi il resto della canzone, con un sorriso stampato in faccia e gli occhi semi-chiusi, quando:
«Ahem..»
La radio si spense di colpo.
Il momento era sfumato con quel rumore improvviso. Il suo sorriso si affievolì fino a scomparire; quello fu un suono terrificante per Hermione, che si mise a sedere sul letto all'improvviso con gli occhi sbarrati.
Sulla soglia c'erano Harry Potter e Sirius Black che, come due fratelli, stavano fianco a fianco con le braccia incrociate e con sorrisi incerti ma maliziosi sui visi, poggiati entrambi sui due stipiti della porta della stanza di Hermione.
Ciò che videro fu fuori dall'ordinario: Hermione Granger con i capelli davanti al viso, rossa in faccia, i vestiti stropicciati e con un solo calzino poiché l'altro era volato, durante lo scalpitio sul letto, sul comò vicino alla porta.
Li guardò come un animale illuminato da fari in una strada buia, con il petto che affannosamente si alzava e scendeva.
«Non volevamo interrompere la tua danza votiva a Merlino, Hermione.» Disse con la voce tremolante Harry, guardandola e scoppiando a ridere piegato in due, accasciandosi e reggendosi alla spalla di Sirius. Quest'ultimo con le braccia ancora incrociate, aveva portato la mano al viso che velava gli occhi ma che metteva in risalto la bocca che era aperta in una risata sincera.
«Fuori da camera mia!» urlò alzandosi, con i pugni chiusi stretti vicino ai fianchi. Hermione voleva scomparire ed era sul punto di spedire i due all'altro mondo, ma Harry si asciugò le lacrime e si avvicinò a lei. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la bacchetta, con un gesto fluido la musica ripartì, le prese le mani e iniziò a saltare, per poi liberarla dalla sua stretta iniziando a sbattere i piedi per la stanza, saltellando e sbracciandosi in gesti teatrali, anche lui cantando come Hermione aveva fatto. A ruota lo seguì Sirius che però non si mise a saltare, ma si infilò nelle braccia di Hermione, ancora tese dal contatto con Harry.
Sirius mise la sua mano destra sul fianco di Hermione e con la sinistra le prese la mano e iniziò a farla volteggiare.
Il terrore iniziale era diventato stupore, poi imbarazzo per la vicinanza al viso di Sirius e a sua volta era sfociato in un sorriso.
Al secondo giro che le fece fare Sirius era diventato di nuovo la risata spontanea che questa volta, però, non era accompagnata solo da Prince ma anche dalle risate di Sirius e Harry.


Hermione ormai era abituata alla vita a Grimmauld Place. Era riuscita dopo la guerra rintracciare i suoi genitori che molto arrabbiati e spaventati si erano seduti nel salotto della loro vecchia casa ad ascoltare le motivazioni della loro unica figlia per tutto quello che aveva fatto all'inizio della guerra.
Hermione aveva passato quei tre mesi successivi con la sua famiglia a fare poco e niente, bruciando lettere di ammiratori che, probabilmente in buona fede, si congratulavano con lei e le offrivano posti di prestigio al Ministero.
Una sola lettera non aveva bruciato, quella di Kingsley Shacklebolt che la invitava a seguirlo nel suo nuovo incarico di Ministro della magia. Si era sentita lusingata ma era stanca, per la prima volta svogliata di compiere un compito che le avrebbe portato, sì, una crescita personale ma che alla fine sarebbe risultata soltanto in una targa dopo la sua morte affissa nel ministero con su scritto:
"Hermione Granger, salvatrice del Mondo Magico."
Lei non voleva essere etichettata così, era Harry ad aver salvato il mondo magico, lei voleva essere ricordata per altro. Ma non riusciva a trovare il suo fine. Così era ritornata ad Hogwarts, aveva ripreso gli studi e il suo obbiettivo si era realizzato davanti ai suoi occhi a Giugno nello studio della Preside McGranitt.
Si era data un mese per pensarci e aveva risposto alla McGranitt con un semplice - «Accetto» - con tanto di sorriso smagliante, via camino.
Ancora non ci credeva, una cattedra tutta sua. E così si era messa di nuovo a studiare, questa volta non da studentessa ma da Professoressa.
Sirius anche aveva ottenuto il posto di professore di Difesa contro le Arti oscure, l'anno precedente. Era stato il suo professore e amico durante l'anno in solitaria ad Hogwarts e l'aveva aiutata molto. Avevano passato molte ore nel suo studio a parlare e si erano avvicinati molto nel corso di quell'anno.
Inoltre, era stato proprio lui, a Giugno, a consegnarli la lettera di invito della Professoressa McGranitt con un sorriso largo sul volto e con il petto pieno di orgoglio.
Per questo motivo Sirius l'aveva invitata a stare con lui e Harry a Grimmauld Place ad Agosto, per poi andare insieme a prendere il treno per Hogwarts il primo Settembre.

Quella sera avrebbero cenato in quattro.
Era la prima serata che Hermione, Ginny Harry e Sirius erano liberi: Ginny aveva trovato fortuna come giocatrice di Quidditch per le Holyhead Harpies, Harry era occupato con l'addestramento da Auror e Ron aveva, purtroppo, la serata occupata al Ministero: aveva delle scartroffie che, per quanto lui volesse, non poteva rimandare. Aveva promesso, con una lettera a Harry via gufo, che sarebbe passato la mattina successiva.
Stavano preparando la cena tutti insieme, senza magia per una volta, sotto insistenza di Hermione. Desiderio spinto anche dal disastro della settimana precedente, quando Harry aveva deciso di cucinare per lei, Remus e Sirius facendo svolazzare la bacchetta e appicando fuoco a tutti i tovaglioli in tavola e rovesciando un' intera pentola di stufato. Così si erano semplicemente divisi i compiti: Ginny e Hermione le portate principali, Sirius gli antipasti e Harry doveva tagliare il pane e mettere tavola. Ancora non si fidavano dopo l'incendio della settimana precedente.
«Quindi sarete colleghi?» chiese Harry mentre iniziava a tagliare il pane.
«Ebbene si, Professor Sirius Black di Difesa contro le Arti Oscure e Professoressa Hermione Granger di Trasfigurazione.» disse Sirius guardando Harry sorridendo per poi spostare lo sguardo su Hermione.
Lei gli sorrise a sua volta arrossendo; ancora non aveva imparato a non arrossire quando Sirius la interpellava o la guardava intensamente. Ciò accadeva dal terzo anno a Hogwarts e Ginny, come al suo solito, era stata l'unica a notarlo. Era da anni che Ginevra Weasley, conosciuta ormai come "La fidanzata di Harry Potter", buttava frecciatine qua e là a Hermione per la sua apparente cotta nei confronti di Sirius Black. E la risposta sempre pronta di Hermione era un sospiro stufo e la sua ripetitiva e ormai banale risposta:
«È un amore platonico il mio.»
E lo credeva veramente, cioè, non si era mai soffermata sul perché Sirius le facesse un tale effetto. La sua risposta a Ginevra sembrava calmare, non solo la sua migliore amica, ma anche i dubbi che ogni tanto affioravano nella sua mente.
Con le guance rosee si girò a controllare il forno abbassandosi mentre Ginevra ai fornelli se la rideva sotto i baffi, dando la schiena ai due uomini in cucina.
Con la tavola imbandita i quattro si misero a mangiare, e tra i vari discorsi sul Quidditch, l'addestramento di Harry da Auror e vecchi ricordi di Sirius su Hogwarts sbucò di nuovo come argomento il nuovo lavoro di Hermione.
«Sei nervosa?» le chiese Ginny, mentre versava altro vino a lei e Sirius.
«Rispondo io alla domanda: Si!» - disse Harry e tutti si misero a ridere, e continuò - «Era nervosa per i G.U.F.O e sapeva più cose degli esaminatori, figuriamoci adesso!» concluse Harry ridendo e portando la forchetta alla bocca.
«Un po' lo sono.» - disse, pulendosi la bocca con il tovagliolo - «Principalmente perché sarà strano insegnare a studenti che avranno pochissimi anni in meno di me. Poi sarò sotto esame in continuazione. Per non parlare che sarò la persona che influenzerà la loro formazione futura!» concluse Hermione con le rughe di espressione bene in vista sulla fronte che le davano l'espressione di aver appena realizzato a cosa stava per andare incontro.
«Sarai perfetta, poi, dovessero esserci problemi, ci sarò io a evitare che tu vada troppo in crisi, Hermione.» esclamò Sirius e scandì le parole con la forchetta per aria, guardandola.
La cena si era conclusa, ma si era trasformata in un insieme di discorsi, risate e ricordi, portando i quattro a finire definitivamente di pulire la cucina a mezzanotte passata. Sparecchiarono e riassettarono la cucina per poi dirigersi verso le rispettive stanze al piano superiore. Harry e Ginny, ormai inseparabili, facevano le scale mano nella mano per andare a dormire insieme nella stanza di Harry, che era la prima porta sul corridoio. Quest'ultimi erano seguiti a ruota da Hermione e Sirius che ancora parlavano, o almeno, Hermione parlava. Faceva domande e si rispondeva da sola riguardo Hogwarts mentre Sirius la guardava e rideva del suo nervosismo. La coppia diede la buonanotte sulla soglia della camera e si chiusero la porta alle spalle, mentre Hermione e Sirius si incamminavano verso la porta di Hermione, che era la seconda sul corridoio.
Lei era ancora evidentemente nervosa, durante la cena le erano venuti molti dubbi sulle sue capacità, sugli studenti. Infatti era completamente immersa nei suoi pensieri.
«Buonanotte Sirius» gli disse Hermione sorridendo distratta e aprendo la porta della stanza.
Sirius ricambiò il saluto, sorrise ed entrò nella sua stanza.
Le porte si chiusero contemporaneamente.

"E se non piaccio agli studenti? E se faccio qualche brutta figura non sapendo rispondere alle loro domande? Forse dovrei ripassare di nuovo i programmi.." - Hermione si stava spogliando e si stava mettendo i pantaloncini e maglietta che usava come pigiama mente si stava buttando nell'ansia più nera da sola.
Fermò il suo flusso di pensieri mentre si guardava allo specchio, ripensando a quello che aveva detto Sirius: «Sarai perfetta» - «Ci sarò io».
A questo ricordo della serata arrossì e vide le sue guance tingersi di rosso nel suo riflesso.
"Amore platonico. P-l-a-t-o-n-i-c-o" - non si rendeva nemmeno conto che si stava semplicemente autoconvincendo.
Un bussare la fece trasalire per un secondo, poi pensando fosse Ginny che aveva bisogno di qualcosa disse
«Avanti!»
Ma ad entrare non fu una chioma rossa ma una chioma scura: Era Sirius.
«Sirius, tutto bene?» sulla sua testa vi era un grande punto interrogativo.
Lui la guardò, le sorrise, si avvicinò a lei, le prese la testa fra le mani e avvicinò il suo viso. Hermione non era più rossa, era viola. Aveva il viso del suo "Amore Platonico" a due centimetri dal volto.
"Cos..? Cosa succede?" - pensò Hermione, la sua testa era vuota e il suo cuore aveva saltato un battito al tocco di Sirius.
Aveva gli occhi fissi negli occhi di lui.
«Tu sei una magnifica strega, hai tutte le capacità per ottenere ciò che vuoi dalla vita e sarai ricordata da tutti per la tua bravura, intelligenza, bellezza e gentilezza.» la guardò più intensamente ma gli occhi di Hermione erano scivolati a fissare le labbra di Sirius che si erano appena increspate in un sorriso.
Erani labbra oggettivamente molto belle.
"Oggettivamente belle. Lui è oggettivamente bello, è un bell'uomo. Uomo. È un uomo. Sirius è un uomo, un uomo che ho a due dita dal viso e al quale sto guardando le labbra"- a questo pensiero gli occhi di Hermione scattarono di nuovo verso l'alto, nervosi, incontrando gli occhi gentili di Sirius, ancora segnati dall'esperienza ad Azkaban. «Questo è quello che ti ripeterò finché non sarai tu stessa a crederci, perché queste non sono mie impressioni Hermione, è la verità. Per questo motivo sarai meravigliosa come Professoressa. E diciamocelo, sarà una gioia per i ragazzini avere una bella donna come te a rendere le lezioni più interessanti.» concluse Sirius dandole un bacio sulla guancia, uscendo dandole la buonanotte.
«..'Notte..» disse Hermione senza fiato.
Hermione si andò a sedere sul letto come un automa e si vide riflessa nello specchio.
"Forse Ginny ci ha pres.." pensò, in quel momento i suoi occhi si sgranarono e semplicemente disse
«Merda.».

Sirius poggiato contro la porta di camera sua non credeva ancora possibile di essere entrato in camera della migliore amica del suo figlioccio, di aver fatto a quest'ultima un discorso da romanzi rosa, per poi baciarla sulla guancia. Aveva il cuore a mille, sembrava un ragazzino.
Anche lui era immerso nei suoi pensieri,. Stava pensando a Hermione in piagiama, bella, con gli occhi grandi nocciola che lo fissavano enormi e belli. A un certo punto sgranò gli occhi e anche lui dando un ordine ai suoi pensieri e realizzando, semplicemente disse:
«Merda

   
 
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