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Autore: Lost on Mars    20/11/2019    0 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XVI – SCORPIUS
 
Memoria tattile
 
Un’ordinaria domenica mattina, nella nostra Sala Comune, vede come protagonista il silenzio. La maggior parte degli studenti dormono fino a tardi nei dormitori, per recuperare le ore di sonno perse durante la settimana di lezioni e quelle che invece hanno perso la sera prima, per rimanere svegli fino a tardi. In un’ordinaria domenica mattina, mi sveglierei anche io tardi, andrei nelle cucine con Lily a prendere da mangiare, perché in Sala Grande la colazione è già finita da un pezzo, e poi ritorneremmo insieme in Sala Comune per mangiare i nostri dolcetti assieme ad Alec e Kelsey, e aspetteremmo l’ora di pranzo stravaccati su divani e poltrone, mentre parliamo delle cose più stupide.
L’unico problema è che oggi non è affatto un’ordinaria domenica mattina.
C’è un motivo ben preciso se quest’oggi è stato Alec a svegliare me ad un orario anche abbastanza indecente – ovvero le sei e mezzo! C’è un motivo se ho lo stomaco chiuso e non riuscirei a mangiare nemmeno una fetta della mia torta preferita. E c’è un motivo che spiega anche il fatto che ho deciso di tagliare fuori Lily Potter e Kelsey Higgs dal giro delle mie amicizie. Tutte queste motivazioni, possono essere facilmente desunte dalla Frase della Discordia, pronunciata da quella traditrice che è – o era – la mia migliore amica intorno alle nove e venti di mattina, esattamente quaranta minuti prima dell’ora X.
«Non ci trovo niente di interessante a vedere quattordici persone che si rincorrono sulle scope, non penso che verrò a vedere la partita.»
E con queste semplici ma amare parole, Lily Potter ha firmato la fine della nostra pluriennale amicizia.
«Ma sei diventata scema?» le grido quasi contro, nel bel mezzo della Sala Comune, attirando non pochi sguardi su di me. Lily mi guarda perplessa e poi sposta lo sguardo in giro per la grande stanza, infine ritorna con gli occhi su di me.
«Al contrario, credo che studiare per le verifiche di fine trimestre invece di perdere tempo al campo da Quidditch sia indice di grande intelligenza» mi risponde, e nella sua voce c’è una tranquillità che mi mette a disagio e mi incute paura. Ora, se fosse un’ordinaria domenica mattina, ad una qualsiasi cosa pronunciata con questo particolare tono di voce, il mio cervello risponderebbe mettendosi a cercare qualsiasi cosa sbagliata detta o fatta nelle scorse tre settimane, ma dal momento che questa non è un’ordinaria domenica mattina, ma è la mattina della prima, maledetta, partita del torneo di Quidditch, faccio quello che mi riesce meglio quando sono sotto stress: ovvero, elimino qualsiasi barriera ci sia tra le mie sinapsi e la mia bocca.
«Tu non studi un cazzo oggi, Lily Luna Potter! O vieni di tua spontanea volontà o ti ci porto di peso!»
Lily si alza dal divano dov’era seduta fino a pochi secondi fa e si mette davanti a me, incrociando le braccia. Se il suo sguardo adesso vuole essere minaccioso, il fatto che sia quasi venti centimetri più bassa di me le fa perdere un po’ di credibilità. Tuttavia, questa ragazza è la prova vivente che le apparenze ingannano.
«Come te lo devo dire che questo sport maledetto mi fa schifo?!» sbotta dopo un po’, facendo un passo in avanti verso di me.
«Esattamente come a me fanno schifo quei quattro cantanti mezzi scemi, ma devo ricordarti chi ti ha portato al loro concerto quest’estate?»
«Quella è stata un’emergenza! Roxanne mi ha dato buca all’ultimo momento!»
«Me lo devi.»
«Neanche se mi paghi.»
«È la mia ultima prima partita del torneo!»
«Bene. Dovrai portarmici di peso allora, perché non ho intenzione di muovermi da qui.»
Involontariamente, un sorrisetto compiaciuto si fa strada sul mio viso. L’espressione di Lily, da severa e minacciosa qual era, ha assunto un cipiglio nervoso e confuso, ma io non ho più modo di vedere in che modo cambia il suo sguardo, perché ho fatto esattamente quello che mi ha chiesto di fare: in meno di mezzo secondo le mie mani sono scivolate ai lati del suo bacino e l’hanno tirata su senza troppo sforzo, facendola ritrovare adagiata sulla mia spalla destra, a testa in giù e con le gambe che scalciano a non finire. Con tutta la sua poca forza mi batte pugni sulla schiena, mentre strilla con il tono di voce degno di un’arpia: «Mettimi immediatamente giù! Scorpius, mettimi giù o ti crucio!»
Non replico perché le mie facoltà mentali mi servono ancora per giocare la partita, quindi decido di ignorarla e di portarla di peso fino agli spalti, precisamente come lei ha detto. Durante il mio tragitto, dopo che Lily ha smesso di darmi pugni sulla schiena e di scalciare e ha cominciato semplicemente ad elencarmi una serie di lesioni fisiche che mi riserverà non appena finita la partita, se non la rimetto immediatamente con i piedi per terra, incontriamo nientemeno che la Preside, la quale ci scruta per un momento quasi allibita e subito dopo mi richiama: «Malfoy, cosa stai facendo con la signorina Potter?»
«La obbligo ad assistere alla mia ultima prima partita di Torneo, professoressa» rispondo, senza alcuna traccia di esitazione o paura nella mia voce. Mi defilo prima che possa richiamarmi ancora.
Nel frattempo, penso che Lily stia dicendo qualcosa a proposito dell’evirazione. Pivella, mi ha minacciato di farlo troppe volte per poter essere ancora un minimo credibile.
Quando comincio a salire le scalette degli spalti, una fastidiosa voce alla mia sinistra mi fa fermare di botto, tant’è che rischio quasi di lasciar cadere Lily a terra come un sacco di patate.
«Belle mutande, Potter!»
A parlare è stato quell’ameba di Christopher Burke. Fortunatamente, non appena lascio la presa su Lily per voltarmi di scatto verso di lui, lei riesce comunque a tenersi per qualche momento aggrappata alle mie spalle e poi si rimette in equilibrio sui suoi piedi. Si gira così velocemente verso Burke che i suoi capelli mi colpiscono in faccia.
«Stai zitto, deficiente» gli risponde immediatamente lei, riservandogli uno sguardo infuocato.
«Andiamo» le sussurro semplicemente io, prendendola per un braccio. Lily non sembra interessata a continuare a discutere con lui, quindi mi segue e continua a salire e salire, fino ad arrivare all’ultima fila, quella più in alto, quella più lontano possibile da Burke.
«Soddisfatto ora che il mio nuovo acerrimo nemico ha potuto ammirarmi il culo?» mi chiede Lily senza neanche guardarmi in faccia, ha le braccia conserte e lo sguardo fisso su un punto imprecisato del campo. Penso che sia arrabbiata, ma sono sicuro che le passerà in fretta.
«Sì perché ti ho portato alla partita» rispondo. «E no, perché mi da fastidio che Burke ti abbia guardato il culo.»
«Non sarai mica geloso, Malfoy?» mi dice ancora, ma adesso è divertita e mi sta prendendo in giro. Le labbra strette e leggermente incurvate verso l’alto ne sono la riprova.
«Ovvio che lo sono» le rispondo per stare al suo gioco. «Albus lo è, quindi dato che sono quasi paragonabile ad un fratello per te, possono esserlo anche io.»
«Sai che ne ho anche un altro di fratello, sì?» mi chiede di rimando Lily, senza abbandonare il suo cipiglio ironico.
«Il caro vecchio James non è qui a terrorizzare mezza Hogwarts» le faccio notare. «Qualcuno deve fare le sue veci.»
«E quel qualcuno saresti tu?»
«Meglio io che Alec.»
Lily si mette a ridere e io mi guardo intorno per vedere chi sta arrivando: vedo quell’appiccicume di Harriet Davies che si avvicina pericolosamente a noi e mi chino verso Lily per dirle qualcosa all’orecchio.
«Dovevo stare negli spogliatoi dieci minuti fa, ci vediamo dopo» le dico, per poi accingermi a scendere le scale e a defilarmi.
«Ehi, Scorp!» mi riprende lei dopo qualche secondo. Mi giro e la guardo, in attesa. «Spacca il culo a mio fratello, va bene?»
Può dirlo forte.
 
Ci siamo. Alec sta stringendo la mano di Potter con una certa riluttanza, mentre lo guarda con gli occhi iniettati di sangue e pieni di ostilità. Madama Bumb fa i soliti avvertimenti, ma da quando sia Potter che Alec sono diventati i capitani delle rispettive squadre, sembra che le sue parole ormai siano una sorta di formula rituale e non degli avvertimenti veri e propri: sappiamo tutti che questa partita sarà tutto fuorché pulita e che la metà dei punti sarà segnata grazie ai tiri di punizione e ai rigori.
Io sono già a cavalcioni sulla mia meravigliosa Firebolt Platinum, tra le mani stringo il manico di legno chiaro e i miei occhi sono fissi su Potter. Oggi l’aria è rigida, ma è una bella giornata di sole, cosa che comporta tanti vantaggi quanti svantaggi – ricordo ancora quando, l’anno scorso, Alec voleva trasfigurare il colore dei miei occhi da azzurro a marrone scuro, perché aveva letto da qualche parte che la luce del sole dà meno fastidio alle persone con gli occhi scuri.
Dopo qualche secondo, il suono acuto del fischietto pervade l’aria circostante, facendomi alzare di scatto in volo, insieme al resto dei miei compagni. Salgo abbastanza in alto per avere una visione completa del campo e fare una prima perlustrazione alla ricerca del boccino, ma ancora non si vede nulla. Sono molto rare le volte in cui il boccino riesce a farsi vedere sin dall’inizio della partita, quindi non mi preoccupo più di tanto. Potter ha avuto la mia stessa idea e ispeziona il campo volando lentamente, appena poco sopra gli spalti. Hugo Weasley inizia a commentare la partita in modo abbastanza imparziale: merito della preside, che sta seduta accanto a lui ed è pronta a disintegrare il microfono nel caso in cui il cugino di Potter dica qualcosa di sgradevole.
«Il numero 4 di Grifondoro, la meravigliosa Laurel Regan, sfreccia a tutta velocità con la pluffa tra le braccia! Attenzione! Schiva magistralmente Quinn Chestwood di Serpeverde e continua spedita verso gli anelli. È in fase di lancio… tira la pluffa e… oh no! Il capitano Alexander Pucey la intercetta e se ne appropria.»
Controllo cosa sta facendo Potter: continua a girovagare per il campo con gli occhi che volano da una parte all’altra, nemmeno lui nota ancora niente e deduco che del boccino non ci sia nemmeno l’ombra. Decido di spostarmi un po’ più in basso, per volare in mezzo ai cacciatori avversarsi e mettergli un po’ i bastoni tra le ruote.
«Scorpius Malfoy entra nella mischia e attraversa il campo a zig-zag. Avrà visto il boccino o lo sta ancora cercando? Albus Potter si trova ancora qualche metro sopra rispetto agli altri, com’è sua abitudine fare anche nella vita reale per giunta e…»
«Weasley!» lo richiama immediatamente la preside.
«Per la barba di Merlino!» esclama Hugo Weasley, ignorando completamente il richiamo della professoressa McGranitt. «Samuel Nott scaglia un bolide micidiale contro Frederik Henderson, che perde la pluffa, e subito dopo si scontra accidentalmente con Michael Donnox che l’ha recuperata. Siamo sicuri che fosse un contatto accidentale? Ah! Ecco che Madama Bumb fischia il fallo e assegna un rigore a favore dei Grifondoro. Il lancio sarà effettuato proprio da Donnox. Si prepara in posizione, tira e… MITICO DONNOX! CON IL SUO TIRO A EFFETTO CONFONDE IL PORTIERE E SEGNA I PRIMI DIECI PUNTI DELLA PARTITA!»
Cerco di non lasciarmi scoraggiare: la partita è appena iniziata e quei rammolliti dei Grifondoro sono riusciti a segnare unicamente grazie ad un rigore. Non posso permettermi di distrarmi su certe cose, devo concentrarmi unicamente sul boccino, su come vederlo prima di Potter, su come confondere Potter e, ovviamente, su come prenderlo prima di Potter. 
Dagli spalti s’innalza qualche coretto d’incoraggiamento per Potter e io cerco di non farmi distrarre, salendo di nuovo in alto rispetto a tutti gli altri giocatori per osservare meglio il campo. Nel frattempo,  grazie ai commenti dettagliati di Hugo Weasley, apprendo che Alec ha segnato dieci punti, facendoci raggiungere la parità; un battitore Grifondoro ha lanciato un bolide che ha quasi preso in pieno Quinn, ma per fortuna, lei è riuscita a muoversi abbastanza rapidamente e il bolide le ha semplicemente sfiorato la spalla, senza farle male; i Grifondoro si stanno accanendo contro di noi e riescono a tirare per sette volte di fila, ma solo due pluffe attraversano gli anelli e ai nostri avversari vengono assegnati venti punti; noi recuperiamo in fretta, Quinn segna dieci punti, Eric tira due rigori e Alec segna di nuovo, per un totale di quaranta punti. Adesso siamo trenta a cinquanta per noi. Faccio ancora un giro di campo, all’altezza delle ultime file degli spalti, per perlustrare il più possibile la zona circostante, ma del boccino d’oro pare non esserci ancora traccia.
Per un istante i miei occhi vanno a posarsi sui posti in cui ho lasciato Lily poco prima dell’inizio della partita. La immagino alla perfezione: seduta a braccia incrociate, ammusata e con uno sguardo torvo, mentre osserva in silenzio la partita, probabilmente in attesa che finisca, e immagino anche Kelsey vicino a lei che cerca invano di coinvolgerla un po’ nel tifo generale. Solo che non è affatto questa la scena che mi si presenta quando, per una frazione di secondo, sposto lo sguardo in quel punto.
Kelsey non c’è, ma al suo fianco c’è Harriet Appiccicosa Davies e davanti a loro c’è Christopher Burke, che non sta affatto guardando la partita, ma è girato all’indietro e sta parlando. Lily è rossa in volto e sta probabilmente discutendo con lui in maniera abbastanza concitata, perché alcuni ragazzi seduti nelle vicinanze sono girati a guardarli, tra cui Florence Montague, che si sta alzando in piedi, ma che viene trattenuta da Amelia Nott.
Sento qualcosa di strano scorrermi nelle vene e per un secondo mi dimentico di essere in sella ad una scopa, a non so quanti metri di altezza da terra. Ritorno alla realtà solo quando mi accorgo di star andando fuori campo e quando, nello stesso momento, la voce di Hugo Weasley mi rimbomba nelle orecchie: «ALBUS POTTER HA VISTO IL BOCCINO D’ORO!»
Che cosa?!
Come un fulmine mi butto in picchiata alla ricerca di Potter, che si trova quasi a rasoterra. Durante la mia discesa quasi rischio di travolgere Delilah, a cui Alec stava passando la pluffa, e poi finalmente raggiungo il mio nemico. Non deve essersi nemmeno accorto che sono dietro di lui. Cerco di andare il più veloce possibile e riesco a recuperare la distanza che ci separa, affiancandomi alla sua destra. Adesso vedo anche il boccino abbastanza nitidamente, il sole scaglia i suoi raggi sulla pallina e la sua superficie dorata luccica più che mai. In tutto ciò, non so a quanti punti siamo, ma suppongo che lo scarto sia davvero piccolo, per cui se acchiappo il boccino vinciamo sicuramente.
Il boccino cambia la sua rotta e comincia a salire all’improvviso, impenno quasi subito, Potter lo fa un secondo dopo di me, a causa di qualche riflesso più lento, e adesso mi trovo in un leggerissimo vantaggio. La pallina dorata continua a salire e salire e poco dopo mi ritrovo di nuovo in alto, più in alto degli spalti; poi interrompe la sua salita e continua a sfrecciare di qua e di là, in un moto leggermente irregolare. Potter mi raggiunge, a bordo della sua Nimbus 2300 Plus. Abbiamo entrambi delle scope eccezionali, ma mentre la mia arriva ad una maggior velocità, la sua accelera più rapidamente e quindi riesce ad affiancarsi a me in meno di quanto abbia potuto prevedere.
«Arrenditi, Malfoy. Questa partita è mia e lo sappiamo entrambi» esclama, senza nemmeno guardarmi. Neanche io lo faccio, i miei occhi seguono soltanto il boccino. Decido di non rispondergli e di non aumentare ulteriormente il suo ego, cerco di andare ancora più veloce per raggiungere il boccino. Stacco la mano destra dalla scopa e allungo il braccio il più possibile, anche Potter fa lo stesso e si avvicina pericolosamente a me, con il braccio sinistro teso. I nostri gomiti si scontrano mentre voliamo e questo non lascia presagire assolutamente niente di buono. Infatti, nemmeno dieci secondi dopo Potter mi spintona leggermente, ma per fortuna non perdo il controllo della scopa e riesco a mantenermi sulla stessa traiettoria e non perdo nemmeno tanta velocità. Lo recupero in fretta e gli riservo lo stesso trattamento, senza staccare gli occhi dal boccino, che continua a fare il giro del campo alla stessa altezza. È ora di acchiapparlo, perché ho la sensazione che tra poco la nostra cara pallina impazzita cambierà totalmente tragitto e ci costringerà a strampalate acrobazie.
Ad un certo punto, non ci capisco più niente. Un momento prima io e Potter volavamo vicinissimi, il boccino davanti a noi, le braccia tese in avanti, i gomiti che si toccavano sempre più violentemente, e il momento dopo mi ritrovo la mano destra stretta a quella sinistra di Potter, ma tra le mie dita sento la superficie liscia e fredda del boccino, qualcosa che mi solletica il palmo della mano. L’ho preso? Se l’ho preso io, perché la mano di Potter non si stacca dalla mia?
«Levati, il boccino è mio!» gli intimo, mentre con l’altra mano cerco di staccare le sue dita, ancorate alle mie e al boccino.
«Neanche per sogno, l’ho preso prima io!»
«Non pensavo fossi così scemo, onestamente.»
«Tu sei patetico se credi di aver vinto la partita.»
«Io ho vinto la partita, Potter!»
Continuiamo così finché non sopraggiunge la stessa Madama Bumb a separarci le mani, dopo averci sgridato perché abbiamo ignorato tutti i suoi richiami da terra, con tanto di fischietto. La nostra vecchia insegnante di volo si prende il boccino e ci dice di seguirla, così, con l’adrenalina a mille e una voglia sconsiderata di ammazzare Albus Potter perché ha osato contestare la mia palese vittoria, comincio a planare verso il basso.
Una volta a terra, le nostre rispettive squadre ci circondano e Madama Bumb ci chiede chi abbia preso il boccino per primo. Inutile dire che la parola “io” esce sia dalla mia bocca che da quella di Potter. La donna sospira sconfitta.
«Beh, i boccini hanno una memoria tattile per un motivo» borbotta. «Adesso toccherete il boccino e lui spiegherà le ali solo al tocco di chi lo ha preso per primo. Chi vuole provare?»
Si ripete la stessa scena di pochi secondi fa, perché io e Potter esclamiamo all’unisono: «Lo prendo io!»
«Avanti, signor Malfoy» dice sbrigativa Madama Bumb, porgendomi la pallina dorata. Con una certa fierezza sul volto prendo il boccino in mano, ma una strana inquietudine comincia a pervadermi, dal momento che esso rimane immobile. A questo punto, Potter me lo strappa letteralmente dalle mani e non appena lo tocca, due lunghe ali bianche fuoriescono dalle piccole fessure incise sulla superficie, il boccino si apre, e io penso di sentirmi male.
Potter ha davvero preso il boccino d'oro prima di me e i Grifondoro hanno vinto la partita, sento Hugo Weasley blaterare qualcosa a proposito del punteggio finale, mi sembra un duecentotrenta a centodieci.
«Te l’avevo detto che questa partita era mia, Malfoy» mi dice infine Potter, con un viscido e schifoso sorrisetto stampato in faccia.
Penso che Alec abbia sviluppato, negli anni, la straordinaria abilità di leggermi nel pensiero, perché lo sento stringermi con forza la spalla destra, mentre poi cerca di tirarmi leggermente indietro. In questo momento, infatti, sto pensando che quello che rischia il Quidditch fino alla fine dell’anno è Potter e non io, quello che ha ricevuto la strillettera dalla terrificante da Ginny Weasley è lui e non io.
“Quindi vaffanculo, Potter.”
Ed è con questo pensiero che prendo a pugni Albus Potter davanti a tutta la scuola.
 
Sto fissando il muro dello spogliatoio da un tempo non quantificabile. Dopo aver mollato un pugno in faccia a Potter, i nostri compagni di squadra ci hanno divisi, impedendoci di ucciderci a vicenda e Madama Bumb ci ha minacciato in modo abbastanza colorito di squalificarci entrambi dal torneo. Abbiamo promesso che non sarebbe più successo e ce l’ha fatta passare liscia, così siamo riusciti a ritornare ai nostri spogliatoi più o meno indenni. Solo che noi abbiamo comunque perso la partita.
Siamo rimasti solo io e Alec. Lui è sotto la doccia da quaranta minuti e penso stia cercando un modo per affogarsi sotto il getto d’acqua, mentre io riesco solo a fissare il muro e a pensare che avrei dovuto vedere prima io il boccino, e non rendermene conto quando Hugo Weasley ha annunciato al microfono che Potter si era già fiondato a ricorrerlo.
Ad un certo punto, qualcuno bussa alla porta e io mi risveglio dallo stato catatonico in cui ero caduto, rendendomi conto che devo ancora finire di vestirmi e che effettivamente sto sentendo freddo.
«Avanti!» esclamo, mentre cerco la mia felpa sulla panca. Sento la porta aprirsi e richiudersi, mi giro con ancora la testa infilata nella felpa verde, me la tiro giù e vedo Lily in piedi, avvolta dal mantello e dalla pesante sciarpa verde e argento: deve averglieli portati qualcuno perché non li aveva con sé quando l’ho portata al campo. Mi sta guardando con un mezzo sorriso sul volto.
«Ehi» esordisce. La sua voce non è squillante come al solito, è stato poco più di un sussurro.
«Ehi» le rispondo io, con un tono completamente apatico. L’unica cosa che provo in questo momento è rabbia, ma non credo sia giusto riversarla su di lei, così cerco di reprimere quell’unica emozione il più che posso.
«Dov’è Alec?» mi domanda.
«Sotto la doccia» le rispondo io. Lei annuisce e abbassa lo sguardo sul pavimento.
«Mi… mi dispiace per la partita» sospira ad un certo punto, facendo un passo verso di me, ma senza mai alzare lo sguardo. «Però, penso che siate stati comunque bravissimi.»
«Non lo siamo stati abbastanza» dico immediatamente. Se lo fossimo stati, avremmo vinto la partita. Se io fossi stato migliore, avremmo vinto sicuramente la partita.
«A me lo siete sembrati» mi dice ancora Lily, solo che adesso mi guarda e continuare a reagire così freddamente come sto facendo mi si prospetta all’improvviso come una cosa impossibile. Credo di aver capito cosa sta cercando di fare: probabilmente vuole solo tirarmi su di morale.
«A te neanche interessa il Quidditch» ribatto, maledicendomi nemmeno un secondo dopo.
«No, è vero… però mi interessa di voi due!» continua. «Siete miei amici e… mi dispiace se state male.»
«Non stiamo male, tranquilla» cerco di rassicurarla, ma non devo sembrare troppo convincente perché mie parole non ci credo nemmeno io.
«Alec sarà sotto la doccia da quando è finita la partita» mi fa notare. «E gli altri se ne sono andati mezz’ora fa, mentre tu sei rimasto qui a far niente.»
Dannazione, Lily, perché hai sempre ragione?
«È colpa mia se abbiamo perso, va bene?» ammetto, dopo qualche secondo.
«Colpa tua? Ma se hai preso il boccino praticamente insieme ad Albus!» esclama Lily, incredula.
«Se io l’avessi visto prima, invece di distrarmi, l’avrei preso prima di lui» le spiego. «E non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di…»
«Quando ti saresti distratto, scusa?»
Mi sono distratto quando ti ho vista discutere con Burke, perché eri da sola e avevo paura che potesse farti qualcosa. Mi sono distratto perché stavo pensando di portarti dall’altra parte del campo, lontano da quell’essere, e non ho visto il boccino.
«Non lo so» mi limito a rispondere, ricacciando via qualsiasi mio pensiero. Non credo di sapere bene perché io abbia appena detto una bugia a Lily, né sono sicuro di volerlo realmente sapere. So solo che è strano, perché io le dico sempre la verità, ma questa volta c’è qualcosa che blocca quelle parole e le fa rimanere saldamente ancorate al mio cervello, senza permettere loro di raggiungere la mia bocca. E non so spiegarmi che cos’è.
«Ascolta» riprendo subito dopo. «Rimango  ad aspettare Alec, perché intanto non torni in Sala Comune? Fa freddo qui.»
Lily mi scruta con uno sguardo che si è fatto improvvisamente duro, e anche quando parla, qualche secondo dopo, la sua voce ha abbandonato quella delicatezza che aveva quando è arrivata qui.
«Se hai finito di trattarmi di merda, sì. Forse è meglio tornare dentro» mi dice, guardandomi fisso negli occhi.
«Non ti sto trattando di merda» cerco di dirle.
Lily scrolla le spalle e sposta lo sguardo da un’altra parte. «Se lo dici tu, Scorpius.»
E mi sento un maledetto codardo, perché non riesco a guardarla quando si gira e se ne va, e chiudo gli occhi quando sento la porta sbattere.

 
Okay. Non so bene cosa dire se non che sono mortificata per questi cinque mesi di silenzio. C'è stata la sessione estiva, e poi le vacanze, e poi altri esami e poi ho ricominciato l'università a tempo pieno. Ho scritto qualcosa, non sono stata davvero ferma, mi sono un po' portata avanti. Non di molto, ma almeno ho qualche settimana di autonomia, per così dire xD
Continuerò a pubblicare in tempi abbastanza brevi e decenti finché avrò capitoli scritti, nel frattempo cercherò di andare avanti e di tenermi in pari, anche se gli impegni sono tanti e difficili da gestire. Su questo capitolo... beh, avrete capito che trovo difficilissimo descrivere le partite di Quidditch e che Scorpius non ce la racconta giusta ;)
Non so se qualcuno stia ancora dietro a questa storia, ma se c'è, colgo l'occasione per ringraziarlo. Grazie mille se siete arrivati fin quaggiù e se avete voglia di andare avanti in questo viaggio. ♥ 
Mars
 
   
 
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