Fumetti/Cartoni europei > Winx
Ricorda la storia  |      
Autore: Mary Rosemary    20/11/2019    3 recensioni
“Cosa ti fa credere che abbia bisogno di qualcosa? Potrei averti chiamato per un altro motivo.”
“Non credo tu mi stia chiamando per invitarmi al tuo – ed il disgusto nel tono fu palpabile – matrimonio. Quindi devi aver bisogno del mio aiuto.”
La risposta giunse immediata, nel solito tono sbrigativo che caratterizzava la strega dei ghiacci: non amava perdere tempo con chiacchiere inutili ed andava dritta al punto. Darcy cominciava a pensare che volesse solo prenderla per il culo con quella sua aria di superiorità, quindi non trattenne la punta di scetticismo che rese la sua voce più dura.
“Quindi vuoi dirmi che mi aiuteresti.”
“Ma certamente. Sei mia sorella dopotutto.” la frase la disorientò per qualche attimo, ma non lo lasciò intendere: la voce dell'albina era rimasta piatta ed impassibile, eppure sembrava appena più calda del solito.
Che le importasse, anche solo minimamente?
La strega delle illusioni sentiva che, anche se all'altra fosse interessata la loro incolumità, ciò non avrebbe fatto alcuna differenza.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darcy, Stormy, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Victory's Contagious'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

II

I'd Like it if you Stayed

We're never done with killing time
Can I kill it with you?








La situazione in cui Stormy l'aveva cacciata non le piaceva per niente: fare ciò che avrebbe dovuto fare aveva un prezzo troppo alto, che non era sicura di voler pagare.
Eppure aveva già composto il numero, era tardi per tirarsi indietro: anche qualora avesse chiuso la chiamata, sua sorella maggiore avrebbe trovato la notifica e l'avrebbe ricontattata per sapere cosa avesse voluto da lei. Non la chiamava da un anno ormai, una reazione simile sarebbe stata più che plausibile.
Non credeva sarebbe stata in grado di litigare in quella maniera e finalmente togliersi dalle spalle il peso che Icy le aveva addossato: l'obiettivo che la ossessionava, del resto, non sarebbe mai stato realizzabile. Era solamente lo stupido sogno di una folle, e mai una volta si era pentita di aver preso le distanze, portando con sé la sorella minore: nemmeno in tale frangente.
Ripassando, nel giro dei pochi secondi che aveva, l'accesa discussione che le aveva divise, Darcy si lasciò prendere dalla voglia di mettere giù il cellulare e non rispondere più ad una qualsiasi chiamata della sorella; ed allontanò la mano dal telefono proprio quando l'altra rispose.
“Ascolta, immagino quanto tu abbia dovuto sotterrare l'orgoglio per chiamarmi. Facciamola breve e dimmi di cos'hai bisogno.” il fatto che Icy avesse saltato i convenevoli non la stupiva per niente. Pensò che non fosse cambiata affatto e che stesse solo perdendo tempo: tuttavia, per non dimostrare paura nel confrontarla, la mezzana non si permise di esitare più che mezzo secondo, inasprendo leggermente il tono.
“Cosa ti fa credere che abbia bisogno di qualcosa? Potrei averti chiamato per un altro motivo.”
“Non credo tu mi stia chiamando per invitarmi al tuo – ed il disgusto nel tono fu palpabile – matrimonio. Quindi devi aver bisogno del mio aiuto.”
L
a risposta giunse immediata, nel solito tono sbrigativo che caratterizzava la strega dei ghiacci: non amava perdere tempo con chiacchiere inutili ed andava dritta al punto. Darcy cominciava a pensare che volesse solo prenderla per il culo con quella sua aria di superiorità, quindi non trattenne la punta di scetticismo che rese la sua voce più dura.
Quindi vuoi dirmi che mi aiuteresti.”
“Ma certamente. Sei mia sorella dopotutto.” la frase la disorientò per qualche attimo, ma non lo lasciò intendere: la voce dell'albina era rimasta piatta ed impassibile, eppure sembrava appena più calda del solito.
Che le importasse, anche solo minimamente?
La strega delle illusioni sentiva che, anche se all'altra fosse interessata la loro incolumità, ciò non avrebbe fatto alcuna differenza.
“Stormy ha fatto un casino bello grosso, qualcosa di abbastanza grave che ora non sto qui a raccontarti, sarebbe fin troppo lungo. Per ripagare i danni ed evitare le conseguenze ho dovuto dare tutti i soldi che avevamo, quindi siamo al verde.
Non ci è rimasto letteralmente niente e ci servirebbe qualcosa per sopravvivere: nulla di troppo, solo per tirare avanti un paio di mesi e cavarcela.” sputò, vergognandosi ancora del dover dipendere nuovamente da sua sorella, dopo tanto impegno nel tagliare i ponti del loro rapporto. L'altra sembrò non far troppo caso alla richiesta, come se sentire la sorella dopo tanto tempo solo per parlare di soldi fosse una cosa più che normale.
“Visto che lo ritieni grave avresti dovuto chiamarmi prima, sorella.”
Darcy non riuscì a trattenere un sospiro scocciato: la ramanzina avrebbe voluto evitarsela.
Le ricordava troppo da vicino i tempi in cui la maggiore la riprendeva per qualsiasi cosa non fatta come avrebbe voluto lei; in particolare, le ricordava con che freddezza le aveva parlato della “questione” riguardante Riven.
Ma per sua fortuna, almeno per quella volta, la paternale era già finita lì.
Ogni tanto l'aspetto pratico e sbrigativo dell'albina le piaceva almeno un po': e tale era il caso.
“Di qualsiasi somma si tratti, non sarà troppo. Me ne occupo io, passa a prenderli domani all'ora che ti va: tanto hai ancora le chiavi ed io abito nello stesso posto di prima. Io non ci sarò, ho da fare e molto probabilmente non entrerò in casa fino a sera inoltrata.
Vedi di tenerla d'occhio: se continua così si farà ammazzare un giorno, dovrebbe essersene resa conto ora. E fatti sentire.”
Onestamente non pensava sarebbe stato così facile; prese un bel respiro e fece per ringraziarla per il suo aiuto, magari allungando la conversazione per una volta, nonostante risentire un soggetto simile dopo tanto tempo non l'avesse messa esattamente a suo agio.
Magari avrebbe saputo cosa stesse facendo o come avesse in mente di continuare la sua vita: le avrebbe chiesto se anche lei avesse rinunciato all'obiettivo.
Invece si ritrovò a ringraziare la schermata del cellulare.
“Non è proprio cambiata.” si disse sospirando, e ripose il telefono con il volto un po' meno teso. In fondo non aveva dovuto perdere troppo. Eppure c'era un dubbio che andava formandosi nella sua mente, prendendo forza man mano che sfiorava i suoi pensieri: chiamarla e chiederle dei soldi era stato semplice.
Troppo semplice.
“Allora, com'è andata?” Stormy fece capolino dalla sua stanza, rendendo palese il fatto che avesse origliato l'intera conversazione.
“Hai sentito tutto, non devo spiegarti niente che non sai già – le rispose la mezzana con un sorrisetto, avvicinandolesi – E' andata bene. Domani vado a prendere i soldi ed a quanto pare non la incontrerò nemmeno, quindi meglio di così non poteva andare.”
“Vengo anche io.” disse l'altra, aprendo l'armadio per prendersi qualcosa da mangiare. Non era strano che facesse uno spuntino a quell'ora: era più strano che fosse ancora sveglia. Ma, data la brutta situazione in cui versavano, poteva comprenderla pienamente.
“Va bene. Allora è meglio che andiamo a dormire tutte e due, tanto ormai è risolto.” la risposta non suonava molto convinta e la minore se ne accorse: ma non disse niente, limitandosi ad annuire ed a ritirarsi in camera sua. Darcy, inusualmente, la seguì.
Il ragionevole dubbio che cresceva nei suoi pensieri si stava rafforzando in modo notevole, tanto da spingerla a cercare in qualche maniera il dialogo con la strega delle tempeste.
Sua sorella maggiore non era mai stata così… Arrendevole? Era l'aggettivo giusto?
Non avrebbe mai pensato di poterlo affibbiare proprio a lei.
Non l'aveva rimproverata più del dovuto, non le aveva rinfacciato il fatto di averla, a suo dire, tradita.
Dopo che il sollievo, dato dal non aver perso del tutto il suo orgoglio, l'aveva abbandonata aveva trovato qualche secondo per riflettere; ed aveva capito che ciò che aveva vissuto non aveva il minimo senso, soprattutto trattandosi di Icy.
Non riusciva a spiegarsi perché, se non sembrasse cambiata affatto da come la conosceva, i suoi comportamenti, guardati sotto la superficialità, fossero completamente diversi dal suo essere.
“Darcy? Non dovevamo andare a letto?” finalmente Stormy si era voltata e s'era accorta di non essere la sola ad aver varcato la soglia della camera. Guardava la sorella con un sopracciglio inarcato, gli occhi leggermente dischiusi dalla stanchezza.
“Non è niente di preoccupante, volevo solo assicurarmi che le ferite non ti facessero più male.” e studiò un po' le parti scoperte del suo corpo per avvalorare il suo dire.
La minore la guardò scettica.
“Non mentirmi, cazzo. Arriva al punto, che voglio andare a letto.” tagliò corto.
“C'era qualcosa di veramente strano nel comportamento di Icy: insomma, è un bene che abbia accettato subito perché non ho dovuto sprecare tempo a convincerla, però allo stesso tempo perché farlo?
Avrebbe ottenuto una specie di vendetta nel dirci di no e lasciarci nei nostri casini: lei non ne era coinvolta. E poi non mi ha neanche chiesto la cifra, credo voglia lasciarci una cifra abbondante, e non sarebbe da lei.” rispose subito, aspettando a malapena che la sorella finisse.
“Una cifra abbondante? Pff, non dire cazzate. Sei solo tu che ti fai le paranoie, come al solito.” fece Stormy, gesticolando sopra alla propria testa con una mano come a dissuadere la sorella dal pensarci troppo.
Per quanto potesse parere un po' inusuale, il comportamento della maggiore non bastava per far venire alla strega delle tempeste la minima voglia di uscire di casa: e di sicuro era troppo poco per spingerla a rivedere l'altra. Stava meglio senza di lei, quindi non avrebbe avuto motivo di sforzarsi inutilmente.
Quindi Darcy, consapevole di cosa sua sorella minore stesse pensando, non poté che arrivare al punto.
“Stormy, non mi ha rimbeccato nulla. E' stata fin troppo sbrigativa e non si è divertita a farmi notare che, nonostante tutto, dobbiamo ancora dipendere da lei.” disse in modo piuttosto affrettato, pur sempre mantenendo il contatto visivo.
E la sorella minore decise finalmente di ammutolirsi per qualche attimo e pensare a ciò che aveva appena capito: la guardò, sgranando leggermente gli occhi alla risposta.
“Okay, questo è strano. Nessun cazzo di insulto? Ma sei sicura che hai parlato con la persona giusta?”
“Sì, era lei. Secondo me ha in mente qualcosa e l'idea non mi piace per niente.”


Nonostante la stanchezza, dopo mezz'ora entrambe le streghe erano già davanti alla porta dell'appartamento di Icy.
Al di là di essa regnava il silenzio assoluto e ciò non faceva altro che preoccupare ulteriormente Darcy: se la conosceva ancora bene non poteva essere già andata a letto, inoltre era troppo tardi perché fosse uscita. Sua sorella era un'abitudinaria, raramente andava oltre gli orari che aveva sempre rispettato in modo scrupoloso; e quando l'aveva chiamata era sicura, dall'assenza di rumori in sottofondo, che si fosse trovata a casa.
“Allora? Su, metti dentro quella chiave che voglio fare più in fretta possibile.” disse Stormy, coprendo con la mano un grosso sbadiglio; era dannatamente curiosa, si vedeva lontano un miglio, ma allo stesso tempo avrebbe voluto liquidare in breve tempo la situazione per andare finalmente a dormire.
“Va bene, va bene, datti una calmata – le rispose la mezzana, rivolgendole un'occhiataccia – Ho solo un brutto presentimento, tutto qui.”
La serratura scattò e Darcy accompagnò lentamente la porta.
Quello che vide al suo interno parve confermare le sue infelici sensazioni.
Il salotto appariva esattamente come lo ricordava, da quanto poteva vedere la sorella non si era impegnata nell'arredarlo a suo piacimento e nemmeno a spostare ciò che già era presente. Erano scomparse le decorazioni che lei e Stormy si erano portate via ed erano rimasti solamente gli spazi vuoti che avevano lasciato.
L'albina non aveva aggiunto niente di personale, come se effettivamente vivere in quell'appartamento non le avesse dato nessuna emozione; Darcy, pensandoci bene, non seppe dire cosa le desse una qualsiasi emozione.
Là dentro, a quanto pareva, non era successo niente di particolare; eppure l'ambiente appariva sinistro e terribilmente freddo, troppo freddo anche per essere la dimora della strega dei ghiacci.
Dei grossi teli bianchi, che coprivano tutta la mobilia, alimentavano di molto la preoccupazione della mezzana: erano ovunque, dal divano al tavolino da caffè; sugli armadi e le credenze, perfino sul tavolo della cucina. Ogni cosa era nascosta alla vista nella medesima maniera, bianca come la vernice delle pareti.
Dal fatto che anche la minore aveva serrato la bocca, Darcy capì che stesse dando ragione alle sue paranoie.
C'era davvero qualcosa che non andava in tutta la faccenda, era proprio davanti ai loro occhi.
Forse la mezzana l'aveva chiamata appena prima che decidesse di lasciare l'appartamento, inconsciamente con un ottimo tempismo: non poteva aver fatto coprire tutto nel giro di un quarto d'ora, nemmeno con l'aiuto della magia.
Un leggero strato di polvere si era adagiato sui teli, segno che essi erano lì da almeno tre o quattro giorni.
“Andiamo a vedere in camera sua.” dichiarò la mora, guardando per un breve attimo la sorella: l'altra annuì.
La stanza di Icy era l'unica con la porta socchiusa: le altre, come ebbe modo di constatare la mezzana, erano state chiuse a chiave; ma era pronta a scommettere che l'albina avesse coperto tutto quando se n'erano andate. Anche quel locale era esattamente come lo ricordava: asettico, impersonale e troppo bianco; i libri erano ancora in ordine, il posacenere colmo sulla scrivania insieme ad un pacchetto vuoto della solita marca di sigarette; le tende chiare erano chiuse a coprire la finestra ma, senza le tapparelle abbassate, le luci della città filtravano all'interno.
I teli celavano tutto anche lì.
“Non ha svuotato il posacenere. Però quello è normale, non lo faceva mai.” fece notare Stormy.
“L'avrebbe fatto se avesse avuto intenzione di cambiare appartamento.”
Darcy intanto aveva scoperto l'armadio quanto bastava per poterlo aprire, inclinando la testa per poter spiare tra le ante cosa c'era al suo interno.
“Forse tornerà tra un paio di giorni.” commentò la minore, alzando le spalle ed avvicinandosi alla sorella: sollevandosi un po' sulle punte cercò di guardare anche lei all'interno dell'armadio della maggiore.
Vederlo pieno di vestiti, appesi o piegati ordinatamente a coprire tutto lo spazio che l'interno del mobile poteva offrire, la fece trasalire.
“Senti, Darcy, non saltiamo a conclusioni affrettate. Chiamiamola e facciamoci spiegare che cazzo di scherzo ci sta giocando con tutta questa messinscena.” la voce di Stormy si era ridotta ad un mero sussurro, ma bastò a destare la mezzana dai suoi pensieri; ogni cosa pareva al suo posto e del tutto normale, ma quei teli…
Sentire le spiegazioni della diretta interessata le suonava come l'alternativa migliore.
“Hm, hai ragione.” disse, richiudendo l'armadio e sistemando la copertura. Con più fretta del solito estrasse il telefono dalla tasca posteriore dei jeans, selezionando il numero della sorella maggiore dalle ultime chiamate.
Un po' inquieta se lo portò all'orecchio, percependo la tensione appesantirsi nei primi due squilli; dopo un breve silenzio, lei e Stormy sentirono la suoneria provenire dalla cucina.
Si guardarono entrambe con la stessa espressione.
“No, cazzo. Avevi ragione.” dichiarò la minore.


Poteva essere una coincidenza che Icy avesse dimenticato in casa il cellulare; ma non tutti i vestiti nell'armadio coperto da un lungo telo bianco.
Darcy era ormai sicura che la sorella stesse per fare qualcosa di estremo: bastava capire cosa e fermarla in tempo. Se lei e la sorella avessero agito subito, le conseguenze non sarebbero state del tutto irrecuperabili; oppure si stava preoccupando per niente e sua sorella si era semplicemente ubriacata prima di portar via le sue cose, ed era uscita a prendersi delle altre sigarette o qualche altra bottiglia. Tuttavia, al telefono le era sembrata sobria.
“Guarda che secondo me è successo qualcosa – la distrasse Stormy, seduta sul divano coperto a gambe incrociate – Dentro gli armadi c'è ancora tutto, anche nel frigo. Ha lasciato tutto qua e l'unica cosa che è sparita è lei. Quando ti ha chiamato poi, tipo un'ora fa?”
“Mi hai detto tu di non saltare a conclusioni affrettate.” si giustificò la mezzana, andando ad aprire la finestra per prendersi una boccata d'aria fresca. Chiuse un attimo gli occhi, ragionando su ciò che aveva trovato per risalire ad una pista verso la sorella: che non le aspettasse a quell'ora era ormai ovvio, allora perché non era in casa?
La strega delle tempeste roteò gli occhi.
“Lo so cos'ho detto; ma Icy non lascia mai in giro il cellulare a meno che non sia strafatta, e non sento odore di erba qui, o a meno che non voglia farsi trovare. E se non vuole farsi trovare chissà cosa cazzo le è passato per la testa.”
Non credeva l'avrebbe mai pensato, ma Stormy aveva ragione. Dovevano assolutamente trovarla prima che avesse fatto qualcosa di cui pentirsi; ma poi parve cambiare idea repentinamente.
“E se l'avessero scoperta?”
“Chi? Nessuno sarebbe potuto arrivare fin qua e beccarla, ti sei dimenticata di quanto sia una paraculo?” le rispose la minore, trattando la sua frase come l'ennesima paranoia.
“Non lo so, ma forse le fatine che stanno passando qui sotto possono dircelo.”
“Cosa?!” la strega delle tempeste raggiunse subito la sorella alla finestra, sporgendosi un po' troppo dal davanzale per poter vedere meglio. Quando le mise a fuoco e notò che fossero in cinque, ma cinque delle sue acerrime nemiche, non esitò a saltare: a Darcy venne da pensare che avrebbe fatto la stessa identica cosa, se fosse stata altrettanto impulsiva.
Invece si prese un attimo per riflettere su ciò che stava guardando.
Il fatto che le Winx fossero proprio da quelle parti poco dopo la misteriosa scomparsa di sua sorella non le faceva decisamente pensare ad una semplice coincidenza. Alcuni dettagli ancora non tornavano, ma l'assenza di Bloom suggeriva che l'albina fosse da qualche parte a combattere contro la sua rivale; la mora si chiese se ciò che le avrebbe permesso di vivere normalmente sarebbe stata una battaglia all'ultimo sangue contro la sua acerrima nemica di sempre.
In tal caso, aveva la seria paura che Icy fosse andata incontro ad un suicidio.
“Che cazzo ci fate voi qua?!” sentì urlare Stormy, e fu abbastanza per farla muovere; teletrasportandosi di fianco a lei, incrociò le braccia ed assunse una finta espressione minacciosa. A volte invidiava la minore, che in situazioni simili non si doveva sforzare affatto a fingere.
“Lo sapevo che c'entravate qualcosa, streghe! Diteci dove avete portato Bloom o vi gonfiamo la faccia a furia di incantesimi!” fu Stella ad intervenire, visibilmente su tutte le furie per la scomparsa della migliore amica. Era talmente arrabbiata da non notare l'ovvio, che alle altre non era sfuggito: l'inspiegabile assenza di Icy.
“Provaci.” fece Stormy, pronta a tirare un destro carico di elettricità sulla bella faccia della biondina.
“Dov'è Icy?” chiese la fata della tecnologia, osservando con attenzione la reazione delle due nemiche. Stava per caso sospettando che fosse successo qualcosa tra di loro?
Darcy si sforzò di mantenere un'espressione impassibile: il suo sguardo passava sulle nemiche senza lasciar trapelare nulla. Non avrebbe saputo dire se la stessero prendendo in giro nel farle credere di non sapere dove fossero le due rivali: conoscendo Bloom non sarebbe stato troppo strano pensare che avesse agito da sola, ma non le sembrava tanto intelligente da scoprire dove si nascondesse la strega dei ghiacci. Escluse che le stessero mentendo: dal loro comportamento emergeva la chiara preoccupazione per la sorte della compagna, cosa che la strega non poteva permettersi di mostrare.
Poteva anche trattarsi di una banale coincidenza.
Data la loro ignoranza sulla situazione, sarebbe stato meglio dar loro una risposta vaga, che non avrebbe permesso di capire che qualcosa non andasse; altrimenti avrebbero potuto usare il loro distacco – che era andato allargandosi nell'ultimo anno – per sconfiggerle.
Le osservò con aria di superiorità, e dischiuse le labbra per parlare.
“Dovremmo chiedervelo noi, stronze!” la precedette Stormy, mandando all'aria la copertura che voleva costruirsi. Darcy le rivolse un'occhiataccia molto eloquente, che la sorella capì quasi all'istante: ma ormai era troppo tardi.
Si era preparata la risposta perfetta per depistare i dubbi che le fate, qualora avessero acceso il cervello, avevano; la strega delle tempeste non aveva fatto altro che confermarli.
“Volete dirci che non sapete dove sia?” intervenne Aisha, inarcando un sopracciglio. Non che la fata di Andros avesse voluto credere ad una sola parola che fosse uscita dalla bocca delle Trix, ma le reazioni della strega delle tempeste le erano sempre sembrate troppo sincere per essere costruite.
E, negli anni di battaglie, aveva potuto constatare che la sua impulsività era un'arma a doppio taglio: pericolosa per il suo avversario, ma altrettanto letale per lei, come in tale occasione.
Era stato evidente come Darcy non avesse calcolato le immediate risposte della sorella dal modo in cui l'aveva fulminata con lo sguardo: il fatto che volesse far finta di nulla non la convinceva, così come con ogni probabilità non convinceva nemmeno le compagne.
“Vi state facendo fregare da Stormy, ve ne rendete conto?” cercò di recuperare la mezzana, guadagnandosi una gomitata, neanche troppo nascosta, dalla sorella.
Musa incrociò le braccia al petto, un'espressione scettica si era dipinta sul suo volto. Non avrebbe creduto ad una sceneggiata simile neanche se le avessero assicurato che fosse genuina.
“Non pensare di fregarci, Darcy: abbiamo visto tutte come avete reagito. Si può sapere cosa sta succedendo?”
“Di sicuro veniamo a dirlo a te.” sbottò la strega delle tempeste, assottigliando lo sguardo per apparire più minacciosa. L'aria si stava facendo tesa, uno scontro a tal punto era imminente: era da troppo tempo che le Winx non testavano le proprie capacità sulle odiate nemiche e, nonostante fosse controverso, avevano in qualche modo atteso il confronto.
Stormy, dal canto suo, non vedeva l'ora di potersi sfogare: l'elettricità correva tra le sue dita, ed il cielo aveva già iniziato a rannuvolarsi. Il fatto che fosse sveglia a quell'ora, poi, non contribuiva di sicuro a conciliare la sua calma.
Darcy invece esitava: una battaglia le avrebbe fatto solo perdere tempo. Se le fate non sapevano dove fosse sua sorella maggiore, le sue ipotesi tornavano al punto di partenza.
La telefonata dov'era sembrata insolitamente accomodante; la somma esagerata che le aveva lasciato nella busta sul tavolo; tutti i mobili coperti da teli, che le facevano scartare l'idea che fosse solo uscita a farsi un giro; il cellulare che squillava dalla cucina.
Qualsiasi cosa stesse succedendo, Icy l'aveva preparata da giorni, forse da settimane; si chiese cos'avrebbe potuto fare di tanto importante da farle impacchettare tutto l'appartamento.
Non dovette ragionarci molto, in quanto poteva risalire ad una sola cosa di vitale importanza per la sorella: era precisamente ciò a cui aveva dedicato la vita.
Capì che non aveva intenzione di tornare, ed aveva ragione a pensare che sarebbe andata incontro ad un suicidio. Ma non si trattava di Bloom: il ruolo della fata nell'impresa era a dir poco marginale.
L'albina aveva deciso di non aver bisogno del loro aiuto e doveva esser passata all'azione.
“Stormy, tienile a bada.” le comunicò telepaticamente: l'altra, incapace di contenersi, cambiò decisamente espressione.
“Che cazzo stai dicendo?” le rispose bruscamente.
“Non ho tempo di spiegarti tutto. Credo che Icy sia su Whisperia a portare a termine il nostro obiettivo: e se la raggiungono prima che abbia finito sai anche tu cosa potrebbe succedere.”


Poteva essere ovunque: Whisperia non era un pianeta esattamente piccolo e non avrebbe avuto abbastanza tempo per trovarla prima che si fosse decisa a recitare le parole dell'incantesimo.
Sempre se non avesse già cominciato.
Darcy si schermò il viso dalla neve, spinta contro la sua pelle da un vento violento. Alzarsi in volo avrebbe impiegato più energie che proseguire a piedi e, data la situazione d'emergenza, avrebbe dovuto tenere del potere magico per salvare quell'incosciente di sua sorella maggiore.
Cominciava a pensare che avrebbe dovuto aspettarselo.
Non era da Icy rinunciare a qualcosa che aveva cercato di ottenere per anni, era convinta di poter avere tutto ciò che voleva, quando lo voleva; tuttavia la mezzana si era ritrovata a chiedersi da quanto stesse pianificando di compiere il sogno che un tempo aveva condiviso con loro da sola.
In tre era già rischioso, eseguire un simile incanto in solitudine avrebbe potuto portarla alla morte nel peggiore dei casi; nel migliore, le avrebbe prosciugato la magia per mesi, impedendole di difendersi.
La strega delle illusioni, seppure preoccupata, non se ne stupì più di tanto: la bassa considerazione che aveva sua sorella della propria vita non era affatto una novità. Ma all'inizio aveva sperato che anche lei, come sé stessa e Stormy, avesse superato il periodo che le aveva fatte sentire prive di uno scopo; ricostruire da capo la loro esistenza una volta che le fondamenta erano crollate era stato, per usare un eufemismo, quasi impossibile.
Non sapevano cosa avrebbero dovuto fare, raggiunto tale punto; e dopo essersi arrovellata a lungo sulla questione – nel caso della minore, dopo aver perso la voce a furia di urlare in ogni litigio – aveva scoperto che la soluzione fosse più semplice di come pensava. Aveva trovato il modo di guadagnarsi dei soldi senza destare troppi sospetti, in una libreria lontana da Magix dove nessuno si sarebbe sognato di controllare se stesse usando un incantesimo di trasformazione: aveva evitato di chiedere soldi alla maggiore per smettere definitivamente di dipendere da lei e, con lentezza, anche la strega delle tempeste aveva cominciato a riprendersi.
Erano state in grado di trovare altro per tenere la loro mente impegnata.
Bastava adattarsi in fondo, ed aveva creduto che anche l'albina, realizzando di non essere nella posizione di tornare si suoi folli piani di conquista, vi si sarebbe rassegnata.
Aveva sottovalutato ciò che aveva rimbeccato loro quando lei e Stormy se n'erano andate: l'obiettivo era realmente il motore della sua vita, che così com'era cominciata con esso, con esso sarebbe finita.
Si era quasi scordata che Icy sapesse fare solo ciò che aveva sempre fatto, e nient'altro: come quando s'era messa a crescerle in un modo che, a detta sua, non aveva la stessa violenza del metodo materno; ed era finita per essere la copia sputata della loro defunta progenitrice.
Si mosse con la neve alle ginocchia, ignorando come i suoi polpacci cominciavano già a congelare, siccome scoperti dai pantaloni a zampa che portava. Ricordava a malapena le colline sulle quali stava faticosamente camminando, come in un flash di immagini delle sorelle e dei suoi genitori; la voce della madre, più dolce del solito, che le parlava dell'animale che era stata in grado di scorgere nella foresta.
Non riusciva più a risalire alla forma di quell'animale, non rimembrava come a quel tempo fossero arrivate fino a lì per risalire ad un percorso verso la capitale: le memorie di Whisperia erano avvolte dalla stessa nebbia che ne avvolgeva ora i paesaggi.
In futuro avrebbe finito per dimenticare anche la sorella se non si fosse data una mossa.























Avvertenze e condizioni per l'uso:
Non abituatevi al ritmo, lo dico per voi: purtroppo non riesco ad essere mai costante.
Ma bando alle ciance: questa storia è la seconda della serie “Victory's Contagious”, con il punto di vista di Darcy per quanto riguarda la vicenda descritta nella prima storia. Ho cercato di differenziare un po' il suo punto di vista da quello di Icy, dato che per quanto riguarda loro la vicenda parte nello stesso modo e si separa nel momento in cui finisce la telefonata.
Spero davvero che non risulti noiosa come tecnica.
La prossima sarà la parte di Stormy, per me la più divertente ma anche la più difficile da scrivere; e spero nel tempo che ho ha disposizione e nella mia ispirazione per farvela avere in un tempo utile.
Ringrazio infinitamente Ghillyam che mi sopporta sempre, si legge le mie bozze e trova anche il tempo per lasciarmi delle recensioni lunghissime che mi fanno sempre piangere dall'emozione. Ti voglio bene, anche se ti rispondo sempre con un ritardo imbarazzante.
Ringrazio tutti i lettori silenziosi arrivati fin qui, grazie per la pazienza!
E per
Applepagly: cerco di mettercela tutta affinché questo ciclo di storie sia di tuoi gradimento.
Alla prossima missione!


Mary (che sta ancora in fissa con Metroid)

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Winx / Vai alla pagina dell'autore: Mary Rosemary