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Autore: Juliaw    22/11/2019    1 recensioni
Questa storia è una ripubblicazione di una delle mie vecchie fan fiction pubblicate nell'ormai lontano 2011. Chiamatela una seconda edizione se vi va lol. Con l'approccio imminente dell'ultima serie di questo meraviglioso show, ho pensato di editarla e ripubblicarla, magari ridandomi così l'ispirazione per un continuo! Basata sulla bellissima e leggendaria Season 5, questa FanFic contiene 19 capitoli, il piano è di pubblicarne uno o due se la storia è di vostro gradimento!
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Vidi l’alba, il chiarore del cielo portò con sé colori del tutto innaturali, come innaturale era quello che stava accadendo, sembrava che tutto si coordinava alla perfezione tranne io.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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Chapter 17 – And we’ve come to the end​

            Quando mi svegliai, il paesaggio non era cambiato. Solite strade di campagna, solita strada deserta, solita macchina, solite persone. Era giorno, probabilmente intorno mezzogiorno perché il mio stomaco brontolava, non mangiavo da quasi due giorni e adesso la fame si faceva sentire, ma come facevano i Winchester a vivere così? Sarei riuscita mai a vivere così?
Mi stiracchiai e sbadigliai, notai che Alyson era ancora di fianco a me che dormiva beatamente.
Sam e Dean non dicevano una parola e guardavano dritto davanti a loro.
<< Sam, quante possibilità pensi di avere nell’avere la meglio su Lucifero? >> Chiesi all’improvviso rompendo quel silenzio così pesante che aveva ormai invaso l’auto da qualche giorno. Se era a questo che stavamo andando incontro, tanto valeva parlarne, volevo almeno sapere quante possibilità avevamo di uscirne tutti vivi da questa storia.
Si voltò verso di me e mi fissò. << Non lo so, penso che potrei essere abbastanza forte dopo aver bevuto il sangue di demone. >> Rispose in tono piatto.

Dean scosse la testa ma non disse nulla. Molto probabilmente non gli andava a genio l’idea che Sam dovesse bere nuovamente del sangue demoniaco in quanto in passato aveva avuto una vera e propria dipendenza da esso. Ma era proprio quello che gli avrebbe donato la forza necessaria per tentare di prendere il controllo dopo che Lucifero si sarebbe impossessato del suo corpo, sarebbe stato proprio il maledettissimo sangue demoniaco a donare al mondo una possibilità di continuare ad esistere e a noi una speranza nel riavere Sam tutto d’un pezzo.
Annuii senza più parlare e l’atmosfera pesante si fece di nuovo spazio nella macchina mentre sfrecciava tra le strade dell’Idiana, eravamo in Indiana, mancava poco e saremo arrivati a Detroit.


<< C’è sempre il mio sangue. >> Proposi nuovamente e riaprendo l’argomento chiuso così bruscamente a Chicago. << Ti renderebbe ancora più forte, forse saresti in grado di sopravvivere e in grado di uccidere Lucifero. >>
<< Ne abbiamo già parlato. Non è una buona idea. >> Ancora quel suo tono falsamente calmo e totalmente piatto.
<< È una buonissima idea, Sam! Non hai visto quanto Lucifero desidera il mio sangue? Pensa quanto bene potrebbe fare a te! >>
<< Ho già detto che non è una buona idea, Julia. >>
<< E che cavolo Sam, certe volte penso che tu voglia proprio morire! >>
Si voltò dietro e la luce del sole attraversò i suoi occhi e mi permise di vedere il loro verde smeraldo così stranamente intenso, che li rendevano vuoti. << Cosa? >>
Lo guardai ma non dissi nulla, subito pentendomi di quelle mie parole.
<< Se pensi che io voglia morire, Julia, beh, allora ti sbagli di grosso. Non voglio, però devo farlo, perché nonostante tutto, io sono tutto quello che abbiamo e il mio è l’unico piano fattibile, l’unico che abbia un senso e questo mi pare di avertelo già detto. >>
E con quello, la conversazione finì per l’intera giornata.


Fu la voce di Sam che tutto d’un tratto mi scosse dal sonno. Era notte ed evidentemente avevo dormito un bel po’, non mi ricordo esattamente quando mi addormentai, sarà stato per la fame o per la stanchezza mentale che regnava sovrana ultimamente, ma non dissi nulla, stetti semplicemente ad ascoltare la conversazione in silenzio e cercando di non far rumore.

<< …Dobbiamo solo sperare che non sappia degli anelli. >> Diceva Sam a Dean. Fece una lunga pausa e poi continuò. << Senti, c’è una cosa che devo dirti…se questa storia finirà bene e io riuscirò a saltare con lui nella gabbia, non tornerò più. >>
A quel punto una lacrima rigò il mio viso e un pianto silenzioso spezzò la mia apparente calma. Sentir dire a qualcuno a cui tieni, che non tornerà più, forse era una delle cose più brutte del mondo, e non sapevo come Dean potesse essere così impassibile e impenetrabile.

<< Sì, lo so. >> Rispose Dean in tono severo.
<< Quindi devi promettermi una cosa… >>
<< Ok, quello che vuoi. >>
<< Devi promettermi di non riportarmi indietro. >>
<< Cosa? No, questo non fa parte del piano. >>
Sam scosse la testa. << Dean… >>
<< Paragonato al tuo, il mio Inferno sembrerà Graceland e vuoi che me ne stia senza fare niente? >>
<< Quando si chiuderà la gabbia, non potremo riaprirla, è troppo rischioso. >>
<< No, no, no. Non ti lascerò marcire laggiù. >>
<< Sì che lo farai, non hai altra scelta. >>
<< Non puoi chiedermi questo, e a Julia non ci pensi? >>
<< Mi dispiace Dean, devi farlo e anche lei deve, dille le stesse esatte parole. Non voglio che cerchiate di riaprire la gabbia. >>
Dean scosse la testa e sbuffò. << E io che fine farò? >>
<< Voglio che ti costruisca una vita, cucinerai barbecue e voglio che vai alle partite di football vivrai una vita normale, come un uomo normale, Dean. Promettilo. >>
Ebbi una fitta al cuore e a quel punto il mio pianto risultò essere un pianto rumoroso e non poté che attirare l’attenzione dei due fratelli, che subito si voltarono verso di me. Certo che ero proprio sulla buona strada per ricostruire il mio carattere, eh?

<< Julia… >> Iniziò Sam.
<< Sam, lo so, ho sentito tutto. >>
Sam sospirò.
<< E allora io che fine farò? >> Dissi tra un singhiozzo e l’altro.
<< Devi laurearti, Julia, non pensare neanche di entrare a far parte di questo schifosissimo mondo. >>
<< Devo trovare chi ha ucciso i miei genitori, non posso lasciare le cose in sospeso. >>
<< E se fosse stato Lucifero ad ucciderli? Se fosse stato lui, mi prometti che tornerai a San Francisco e che finirai il tuo corso di laurea? Magari diventerai un’investigatrice della scena del crimine famosa e presto tutta questa storia ti sarà dietro le spalle, così lontana che neanche te ne ricorderai. >>
Smisi di piangere. Aveva effettivamente un senso. Se fosse stato Lucifero e magari uno dei suoi scagnozzi, per non parlare di Blair, allora forse la mia vendetta si sarebbe ultimata e sarei tornata in quella dimensione che mi aveva adottata per così tanto tempo e sarei tornata alla mia vita normale, non era male come piano, però sarebbe stato meglio se Sam avrebbe fatto parte del quadro, ma lui non mi vedeva neanche lontanamente come una possibile fidanzata, no, lui mi vedeva ancora come la vittima da portare in salvo. E se le cose fossero state diverse? Se non fosse stato lui a fare l’eroe? Allora come mi avrebbe vista?
Ma che diamine, ne avevo abbastanza di fare supposizioni che non si sarebbero mai avverate.
Annuii lentamente e infine lui si voltò di nuovo a guardare la strada buia.


Non sapevo come Alyson la vedeva, a lei la storia di entrare nel mondo del sovrannaturale piaceva fin troppo, diceva che era nel nostro sangue ed effettivamente lo era, ma la mia vita normale era più attraente. Per ora non volevo pensarci.
Le prime luci dell’alba ci annunciarono che avevamo appena passato il confine di stato con l’Indiana e che adesso eravamo nel Michigan. Mio padre stava pianificando una gita nel Michigan e tra i suoi parchi meravigliosi, poco prima che tutto succedesse. Non amavo molto stare a contatto con la natura, però sapevo che mio padre l’aveva fatto solo per riallacciare il rapporto con mia sorella, per passare un po’ di tempo con lei e con la sua famiglia, magari il suo era anche un modo per scappare dal mondo sovrannaturale di cui faceva parte, però chi può dire che un demone non avrebbe sconvolto la sua tranquillità anche così lontano da casa? In fondo quei maledetti stanno invadendo il mondo.


Avevo passato il resto della notte a guardare fuori dal finestrino e così anche Alyson, eravamo tutti molto silenziosi e data la situazione di merda in cui ci trovavamo, era piuttosto normale. Eravamo visibilmente preoccupati e i chilometri che ci separavano da Detroit diminuivano, la meta si faceva sempre più vicina.
D’un tratto un rumore proveniente dallo stomaco di Alyson mi fece distogliere dai miei pensieri.
<< Scusate. >> Disse.
<< Hai fame, piccola? >> Chiese Dean in tono pacato.
<< Abbastanza, ma posso aspettare. >>
<< Morirai di fame fin quando non saremo a Detroit, al prossimo fast food ci fermiamo. >>
Alyson sorrise e infine disse: << Grazie. >>
Dopo qualche kilometro ci fermammo nello spiazzo di un fast food così deteriorato che sembrava abbandonato ma che comunque era popolato, la macchina di Bobby ci seguì inesorabilmente.
Non appena smontammo dall’auto, a passo svelto Bobby ci venne incontro con fare minaccioso.

<< Ma che diavolo? Perché ci siamo fermati, siamo così vicini! >>
<< Bobby, tu non hai fame? >> Chiese Dean mentre si stiracchiava, notai che Alyson fece cadere il suo sguardo sul boxer nero di Dean che grazie al suo stirarsi, adesso era parzialmente visibile. Conoscete la filosofia secondo la quale una sorella maggiore può fare tutto ma la sorella minore non può far niente? Beh’ era più o meno come la vedevo io, dopotutto volevo solo proteggere Alyson dal mondo schifoso in cui ci trovavamo, non ero mica una cattiva sorella?
<< Fame un corno, Dean! C’è un’Apocalisse da fermare, per Dio! >>

<< Certo, certo, non preoccuparti compriamo solo qualcosa da mangiare durante il viaggio e ripartiamo. >>
Detto ciò, finalmente entrammo all’interno di quel fast food e non appena Dean spinse la porta per farsi strada all’interno, tutti si voltarono verso la nostra direzione.

Erano tutti vestiti in vero stile country, cappello da cowboy, stivali con la punta e camicie bianche oppure beige, definite con pelle di qualche animale sulle spalle. Il Michigan era uno di quegli stati conosciuto per la sua cultura country e le sue miniere, quindi era più o meno normale andare in giro da quelle parti conciati in quel modo.
Per un secondo rimasi col fiato sospeso, pensai il peggio, cioè che magari dei demoni si erano impossessati di quei cowboy e non aspettavano altro che noi per ucciderci tutti, ma quando tutti si accorsero che eravamo dei viaggiatori, ritornarono tutti a concentrarsi sul proprio pasto, non facendo più caso a noi e quindi tirai un sospiro di sollievo. Sono abbastanza sicura di non essere stata l’unica a sentirmi così in quel momento, sentii Dean che si irrigidì e Bobby che mise la mano sulla sua pistola. Penso sia abbastanza normale essere così tesi in queste situazioni, non che abbia mai vissuto una situazione simile prima, sto solo supponendo.


<< Salve, mi faccia sei doppi cheeseburger con patatine e bibita da portare via , grazie. >> Dean ordinò senza neanche chiederci quello che volevamo, non lo biasimavo, il tempo stringeva e un doppio cheeseburger in quel momento suonava davvero bene.
La cameriera annuì e subito portò l’ordine in cucina, Dean pagò i trentacinque dollari chiesti dalla bella cameriera e sorridendole, lasciò il banco delle ordinazioni e si poggiò al muro poco distante.
Non appena il nostro ordine fu pronto, una cameriera vestita con un grazioso vestito giallo e degli stivali da cowgirl, gentilmente porse i sei sacchetti marroni a Dean che li accettò con un altro sorriso malizioso e salutò altrettanto maliziosamente. Insomma, Dean non si smentiva mai, neanche nelle peggiori circostanze.
Rientrammo in macchina e subito ritornammo in marcia. Finalmente diedi un morso a quel doppio cheeseburger e il buco che si era formato nel mio stomaco iniziò a riempirsi. Mangiavamo tutti, perfino Castiel, che vidi dando un’occhiata oltre il vetro posteriore, aveva tra le mani il suo panino e lo assaporava morso dopo morso gustandoselo al massimo, come se non avesse mai mangiato un panino prima d’allora, ah giusto, probabilmente non l’aveva mai fatto, gli angeli non mangiano.
C’era solo uno di noi che non aveva il panino tra le mani e quello era Sam, insomma non mi stupii, però iniziavo a preoccuparmi, non che prima non fossi preoccupata, ma aveva bisogno di tenersi in forze.

<< Sam, forse dovresti mangiare qualcosa. >> Iniziai.
<< No, sto bene. >> Quel suo tono falsamente calmo era ancora con lui, lo faceva quasi risultare severo, cattivo e impassibile a tutto e queste caratteristiche semplicemente non descrivono chi Sam Winchester fosse ed è anche per questo che stavo odiando quella maledetta situazione ogni secondo che passava.
<< Sam, Julia ha ragione, hai bisogno di sostenerti fino a Detroit. >> Dean per fortuna mi assecondò.
<< Davvero, sto bene. >> Insisteva.
<< Cosa succederà se sverrai perché sei privo di forze quando arriveremo a Detroit? >> Ipotizzò’ Dean che ormai sembrava aver perso la sua pazienza.
<< Va bene! Ok! >> Urlando, Sam finalmente aprì il suo sacchetto e iniziò a mangiare qualche patatina.
Guardai Alyson che scosse la testa sospirando, neanche a lei piaceva quella situazione, ma sfido qualunque persona a vivere in tanta tensione e riuscire a vivere bene.


Ero stanca. Erano passati due giorni da quando avevamo lasciato Roselawn e ormai anche la mia pazienza era agli sgoccioli, ci eravamo fermati raramente, così raramente che in più di mille chilometri si potevano contare sulle dita di una mano le volte che avevamo sostato.
La tensione era del tutto alle stelle, non parlavamo, non ci eravamo scambiati neanche una parola l’uno con l’altro da più di ventiquattro ore, ero stanca anche di rimanere in silenzio ed ero stanca anche di sentirmi pensare, volevo solo che quella storia finisse al più presto.
Forse cinquecento chilometri o poco più e ci saremo ritrovati faccia a faccia con la fine.
E allora cosa sarebbe successo? Cosa sarebbe accaduto dopo che Lucifero avesse posseduto Sam? Davvero si sarebbe scontrato con l’arcangelo Michael come la Bibbia raccontava? Era come se me ne rendessi conto solo il quel momento, avevo adesso chiara daavanti a me la visione di cosa sarebbe successo. Nel caso avesse vinto Michael allora metà del mondo sarebbe stata spazzata via dal suo immenso potere sprigionato dal rigettare suo fratello all’Inferno, ma se nel caso avesse vinto Lucifero allora tutto il mondo non avrebbe avuto speranza di sopravvivere, il Diavolo avrebbe portato letteralmente l’Inferno sulla Terra. L’Apocalisse andava quindi fermata, la battaglia non poteva prender luogo, dovevamo solo riaprire la gabbia del bastardo e rigettarlo all’interno.
Morte aveva rivelato nell’incontro avvenuto con Dean, la formula che serviva per attivare il potere dei quattro anelli, era una formula Enochiana che apparentemente era la lingua degli angeli e anche da dove tutti quegli strani simboli uscivano fuori.
E se il diavolo sapeva già degli anelli? Quante possibilità avevamo di sopravvivere? Forse nessuna, forse una, forse mille, non l’avremo mai saputo se prima non fossimo arrivati a Detroit.
Eravamo quasi a Detroit quando Dean decise di fermare l’Impala in uno spiazzo con un’area di servizio ai lati della strada, ormai c’eravamo, vedevo le luci della città da lontano, ma ci fermammo lo stesso. Era notte e il cielo era totalmente illuminato da miliardi di stelle, mi piaceva guardare il cielo, mi donava sempre un senso di pace che però in quel momento non riuscivo proprio a trovare.
Dean scese dalla macchina, aprì il bagagliaio e prese una birra. Lasciò me, Sam e Alyson senza parole, Bobby ne aveva eccome di parole e gliene stava dicendo quattro a Dean, smise in fretta però, forse capì che probabilmente Dean aveva bisogno di un secondo di pausa prima della vera e propria Apocalisse, forse aveva bisogno di riflettere, di far pace con l’idea che presto avrebbe perso suo fratello per sempre, forse stava semplicemente perdendo del tempo, e come biasimarlo, forse lo capivo.
Decisi di scendere anche io dall’auto. A braccia conserte e a passo lento mi avvicinai a Dean che era appoggiato alla portiera anteriore della sua macchina e sorseggiava la sua birra, aveva lo sguardo rivolto verso quelle stelle che dall’alto brillavano così tanto che donavano a quel luogo deserto, una luce argentea innaturale, quasi sovrannaturale. Era come se anche il mondo intero si stesse adeguando alla nostra situazione, preparandosi per l’imminente Apocalisse.


<< Dean? >> Lo chiamai smuovendolo dai suoi pensieri.
<< Sono le notti stellate come queste che compensano la dura vita di un cacciatore, lo splendore delle stelle è surreale, così tanto che non puoi staccare gli occhi dal cielo. >>
<< Come stai? >> Una domanda stupida che subito mi pentii di avergli chiesto e che non faceva altro che rendermi più stupida ai suoi occhi.
<< Io e Sam ne abbiamo viste di notti stellate, ma questa >> scosse la testa. << questa, le supera tutte, la luce argentea è così forte che quasi sembra che tutto sia fatto di argento brillante. >> Evitava la domanda.
<< Dean… >>
<< Sarebbe bello rimanere qui tutta la notte a goderci lo spettacolo sorseggiando una birra e buttandoci tutti i problemi alle spalle. >> Era chiaro ormai che pensava a Sam, pensava a suo fratello e le notti passate in silenzio sul bagagliaio dell’auto a guardare il cielo, il grande cacciatore Dean Winchester provava malinconia, ma non l’avrebbe mai ammesso.
<< Dean, manca poco. >>
Si staccò dalla portiera e mi fronteggiò. << Lo so. >>
<< E non possiamo farci proprio niente? >>
<< No, Julia, ormai è deciso. >>
<< E che succede se Lucifero vuole me? L’ultima volta che l’ho visto, voleva ancora il mio sangue. >>
<< Sam non lo permetterà, non preoccuparti Julia, presto finirà tutto. >>
<< Vuoi davvero che tuo fratello muoia? >>
Sgranò gli occhi che erano normalmente verde chiaro, ma con quella luce innaturale risultarono essere verdi scuro, velati di uno strano azzurro. << Certo che non voglio che Sam muoia! >> Sbottò. << Credi davvero che lascerei che mio fratello saltasse in quel maledetto buco se ci fosse un altro modo per farla finita con questa maledetta storia? >>
<< Non ho detto questo… >> Quasi sussurrai, volevo sparire, l’avevo fatto di nuovo, mi ero resa ridicola ai suoi occhi.
<< Senti, Julia, so che tieni a Sam ma mi dispiace, penso che anche tu debba fartene una ragione, lasciare andare non è mai facile ma certe volte è necessario, per un bene superiore. >>
Calai il capo, diavolo se volevo sparire. Dean però aveva ragione. << Per un bene superiore. >> Sussurrai facendogli eco.
Dopodiché mi poggiai anche io alla portiera dell’auto, quella posteriore, e rimasi in silenzio a guardare il cielo non potendo fare a meno di chiedermi se mai l’avrei visto di nuovo così splendente come quella sera e se mai mi avrebbe donato ancora una volta quel senso di pace che cercavo sempre quando alzavo la testa verso di esso.
<< Mi dispiace Dean. >> Dissi improvvisamente.
<< Cosa? >> Chiese, guardandomi.
<< Scusami se ti ho detto quelle cose, sono così ingenua. >>
<< Non preoccuparti, Julia. >> E ritornò a rivolgere lo sguardo al cielo.
Mi allontanai dall’auto e mi diressi all’interno della stazione di servizio per comprare qualcosa da mangiare, avevo finalmente i soldi nel portafogli, questa volta non dovevo chiedere.
Comprai una barretta di cioccolato e un sandwich. All’interno di quello che era più o meno un punto ristoro, incontrai anche Sam e Alyson che erano intenti a parlare e bere qualcosa di caldo, non mi avvicinai, non avevo il coraggio di affrontare Sam. Non mi notarono, così uscii nuovamente fuori dove questa volta vicino a Dean c’era Castiel che gli spiegava qualcosa in modo molto animato, Bobby invece era poggiato alla sua macchina e scuoteva la testa incessantemente. Gli andai incontro. << Bobby. >> Lo chiamai.

<< Julia, questa situazione è una merda totale. >> Con la sua finezza inesorabile e il suo poco tatto aveva praticamente centrato il punto.
<< Lo so, Bobby, lo so. Insomma, perché proprio i Winchester? >>
<< Qualche angelo ha detto che è loro destino, fin dalla nascita. >>
<< Stronzate, il destino può essere cambiato! >>
<< È troppo tardi, Julia. >>
<< Ma che diavolo! Tutti sembrano essersi arresi, perché sembra che solo io sia l’unica che abbia ancora un po’ di speranza? >>
<< Non c’è rimasto nulla in cui sperare, porca puttana! >> Sbottò Bobby gesticolando.
Sussultai e non aggiunsi nient’altro, mi diressi verso l’Impala e mi ci fiaccai al suo interno, a braccia conserte e offesa come una bambina viziata avrebbe fatto.



Detroit.
La fine. Eccola, adesso la vedevo bene, si era inesorabilmente fatta spazio tra le nostre vite ed era pronta per fotterci tutti.
Due mesi erano praticamente passati in un batter d’occhio, e non saprei dire se è una cosa buona o cattiva, erano stati due mesi così intensi che certe volte mi chiedevo come diavolo avevo fatto a sopravvivere fin a quel punto. Di certo non era una cosa che capitava a molta gente, venir a sapere che i mostri e tutte quelle creature che ci fanno paura da bambini, esistono, scoprire che nelle proprie vene scorre sangue demoniaco, conoscere il Diavolo e i Cavalieri dell’Apocalisse, vedere la Morte negli occhi letteralmente, cacciare e uccidere fantasmi e sapere che i propri genitori erano in segreto dei cacciatori del sovrannaturale. Insomma, chi è che poteva considerarsi così fortunata come le sorelle Wyncestre? Sicuramente non molti.
E Blair? Blair, mia cugina super ricca posseduta da un demone, era scomparsa, forse morta per quanto ne sapevo. Cercarla e liberarla era ancora uno dei miei obiettivi, non si dimentica la famiglia.

Eravamo diretti al centro di Detroit, il cielo era scuro, più scuro che mai, senza neanche una stella o la luna a donare la loro luce. La città non sembrava deserta come l’avevo immaginata, anzi era piuttosto viva per essere comunque notte fonda. Il luogo in cui parcheggiammo le auto, però era diverso dagli altri, non c’era nessuno e l’atmosfera era più fredda, senza vita. L’edificio che Bobby stava guardando tramite un binocolo, sembrava abbandonato, ma secondo lui almeno due dozzine di demoni si trovavano al suo interno, << C’è qualcosa che bolle in pentola. >> Affermò infine Bobby.
<< Più che qualcosa, lui è qui…lo so. >> Dean mi passò di fianco e passò di fianco ad Alyson e Sam dirigendosi verso il bagagliaio dell’Impala e rimanendo lì a fissare la serratura, al suo interno non più solo qualunque arma per distruggere il male, ma anche pieno, zeppo di sangue demoniaco.
L’espressione che era stampata sul volto di Dean esprimeva chiaramente frustrazione e rabbia, mi fece paura, tutta quella situazione faceva paura, non avrei mai pensato di arrivare davvero così in fondo, così vicina alla fine, inizialmente l’Apocalisse era solo un puntino lontano, un’immagine sbiadita, una cosa che non si sarebbe mai avverata, qualcosa di così assurdo che presto l’avremmo completamente rimossa, ma invece no. Eppure l’avrei dovuto sapere, avrei dovuto fare i conti con la realtà molto prima, avrei dovuto pensarci due volte prima di cedere ai sentimenti e invece no. Che stupida, pensai.


Il rumore del bagagliaio che si apriva, mi scosse dai miei pensieri. Dean lo aveva finalmente aperto e guardava il suo interno, disgustato e furioso.
Sam fece un passo avanti, verso Bobby. Aveva un’espressione che ricordava un cane bastonato, mi fece tenerezza per un secondo e mi strinsi nelle braccia, i suoi occhi, i suoi occhi verdi, quelli che avevo imparato ad ammirare ogni volta che ne avevo l’occasione, adesso erano ridotti a fessure, piccoli e scuri. Scosse le spalle e Bobby gli andò incontro.
Ecco, era anche arrivato il momento degli addii.
Avevo una voglia irrefrenabile di correre via da quel luogo, da quell’atmosfera e da quella vita, volevo sparire attraverso le stradine secondarie del centro di Detroit e ricominciare da capo, ma purtroppo c’erano ancora troppe cose a legarmi a quella mia nuova vita di merda.
<< Ci vediamo in giro, ragazzo. >> Iniziò Bobby che allargò le braccia aspettando un abbraccio da parte di Sam.
Sam infine annuii e concordò: << Ci vediamo in giro. >> Ricambiò l’abbraccio. Voltai la testa cercando di trattenere le lacrime non guardando quella scena per me straziante.
<< Quando sarà lì dentro, combattilo con le unghie e con i denti, capito? Non mollare, non cedere di un millimetro. >> Raccomandò Bobby a Sam in tono deciso, fermo.
Sam annuì e disse: << Sissignore. >>
Sam sospirò e si voltò su sé stesso per trovarsi di fronte a Castiel al quale porse la mano, ma lui non la prese. << Prenditi cura di loro, ok? >> Disse.
Castiel scosse la testa, nei suoi occhi blu si poteva leggere un filo di tristezza e malinconia che li rendeva del tutto umani, scosse la testa e iniziò a parlare, sempre con la sua voce profonda e pacata.

<< Questo… non è possibile. >>
<< Avresti dovuto assecondarmi. >> Disse Sam che non poté fare a meno di farsi scappare quello che era un sorriso dovuto dall’ingenuità, se permettete, celestiale di Castiel.
<< Ah, volevi che mentissi. >> Disse anche lui con un finto sorriso stampato sulle labbra.
Sam sospirò ancora sorridendo, chiamatemi scema, ma quel suo sorriso, seppure falso rendeva l’atmosfera meno pesante e alleviava la tensione che c’era nell’aria, ma forse era solo una mia impressione.
<< Certo, mi prenderò cura di loro. >> Aggiunse infine Castiel, sorridendo e cercando di rendersi più accondiscendente possibile agli occhi di Sam, ma a quanto pare non funzionò.
<< Smetti…smetti di parlare. >>
E infine si voltò verso me e Alyson e allora mi sentii il cuore in gola e avevo le mani sudate, non volevo dirgli addio, non ero pronta. Non poteva essere davvero la fine.
<< Julia, Alyson >> iniziò allargando le braccia. << Mi dispiace di avervi trascinato in questa storia, davvero. So che non vale molto ormai, però spero che riuscirete a ritrovare la vostra normalità. >>
<< Non abbiamo mai avuto una normalità, Sam. >> Rispose Alyson che sembrava fin troppo calma.
<< Va bene… >> Annuii e si allontanò senza aggiungere altro.
Volevo dire qualcosa, qualunque cosa, ma le parole semplicemente non uscivano.
Sam si diresse verso Dean che teneva il bagagliaio aperto e guardava il fratello sconfortato, senza speranza, distrutto.
<< Non guardarmi, per favore. >>
E senza aggiungere altro Dean camminò fino a una certa distanza, sicuro di non poter guardare il fratello fare quello che lui aveva cercato di fargli evitare a tutti i costi.
La dipendenza dal sangue di Sam, gli aveva causato una grave perdita di fiducia nei confronti del fratello e insomma, diciamocelo, se non ci si può fidare dell’unica persona di cui ti puoi fidare al mondo, beh allora sì che si è davvero nella merda.
Non guardai Sam, non potevo, c’era la porta del bagagliaio che me lo impediva e forse nei fui grata, non sapevo se sarei riuscita a sopportare una cosa del genere. Ma non potevo rimanere lì impalata a far nulla, in fondo ero anche io parte di quella storia ormai, quindi feci una cosa che seppure avventata, sapevo dentro di me che era la cosa giusta, così mi scollai dalla portiera anteriore dell’Impala e mi diressi verso di lui.
Lo guardai e sussultai. Quando lui si accorse di me, mi guardò. Per un millesimo di secondo non lo riconobbi, quello che era davanti ai miei occhi non era il Sam Winchester dolce, gentile e dallo sguardo da cucciolo che conoscevo, no, quello era una bestia, i suoi occhi erano diventati neri, dovuti forse alla bramosia del sangue di demone. Le sue labbra sottili erano rosse e dei rivoli che minacciavano di macchiare la sua camicia, si muovevano svelti sul suo mento e sul suo collo.
Smisi di guardarlo, mi imposi di non guardarlo e posai il mio sguardo su un pugnale che si trovava lì nel bagagliaio delle meraviglie, senza pensarci a lungo, ne presi uno.
Lacerai il mio braccio nell’esatto punto in cui lui mi medicò la ferita la prima volta. Il sangue, il mio maledettissimo sangue demoniaco iniziò a sgorgare come un fiume in piena e allora, non curandomi del dolore che in quel momento provavo, dissi: << Bevi. >>
Sam rimase immobile a guardare il mio braccio, solo dopo qualche interminabile secondo, lo afferrò con incredibile forza e se lo portò alla bocca per berne il liquido e allora sussultai, sentivo la pressione delle sue labbra contro la mia pelle, il liquido rosso che gli cadeva dai lati della bocca e le mie gambe che diventavano sempre più deboli, ma andava bene così, preferivo darlo a lui, morire per lui, piuttosto che per Lucifero, mai avrei permesso al Diavolo di prosciugarmi e sperai che anche Alyson si sentiva così, dopotutto il sangue di demone scorreva anche nelle sue vene.
<< Non posso. >> Disse, staccandosi dal mio braccio.
La testa iniziava a girarmi e la vista ad offuscarsi. Riuscii solo a dire: << Continua. >>
<< Vai via! >> Mi urlò contro con una voce che non era la sua, non era lui, rifiutavo di credere che colui che mi era di fronte era il Sam che avevo imparato a conoscere, ma perché il destino era stato così crudele con me?
Corsi, forse barcollando, verso Alyson che mi accolse tra le sue braccia e con una pezzuola trovata chissà dove, iniziò a premere sulla mia ferita in modo da fermare l’emorragia.
<< Andrà tutto bene. >> Continuava a dire mia sorella mentre teneva ferma quella fascia intorno il mio braccio.
<< Certo che no. >> Finalmente dissi scuotendo la testa e rendendomi conto che riuscivo a rimanere in piedi stabilmente. Entrai in macchina, non volevo più vederlo, non volevo più vedere nessuno e più di tutto non volevo vedere più quella città e quella macchina, avrei solo voluto prendere mia sorella e scappare il più lontano possibile da tutta quella merda che c’era intorno e ritornare alla nostra cara vecchia normalità che seppure ci aveva solo adottate, era stata pur sempre la nostra realtà fino a qualche mese prima. Era forse chiedere troppo? Sì, probabilmente sì. Se solo non fossi stata così sognatrice.
Un sospiro profondo e poi la macchina rimbalzò leggermente quando Sam chiuse violentemente il bagagliaio. << Ok, andiamo. >> E si avviò con passo svelto e deciso avanti e verso la fine, nostra, sua e del mondo intero.
   
 
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