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Autore: Red_Coat    23/11/2019    1 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Nel cuore del pianeta, lì dove brillava Holy assieme alle preghiere di tutti coloro che invece volevano vivere e continuare a farlo.
Giù, fino a toccare il fondo del cratere nord.
Era lì che Sephiroth li attendeva e fu lì che li portò, per affrontarli tutti assieme nonostante loro avessero deciso di dividersi in gruppi: uno per la retroguardia, l'altro per affrontarlo in prima linea.
Cloud non era ancora sicuro di farcela, nessuno voleva che lui lo facesse da solo.
Neanche Sephiroth, e fu proprio ciò che gli disse, prima di trascinarlo nel primo dei quattro scontri che avrebbero segnato le sorti di quell'era.
Quando vennero catapultati nella quarta dimensione la prima cosa che videro fu Victor.
Era stato evocato per primo, quando era giunto il momento. Una luce chiara si era propagata dal suo petto e l'anima si era scissa dal corpo, raggiungendo il suo Niisan che lo attendeva.
La prima cosa che vide al suo arrivo però non fu il suo maestro, ma Aerith, che pregava.
La vide e si stupì, ma una voce lo riscosse.
 
«Sei pronto a combattere per me, Victor Osaka?»
 
Sephiroth. Rabbrividì, un lungo e intenso brivido freddo lungo la schiena.
Non era solo nella sua testa. Anche Aerith lo aveva sentito, e solo allora aveva aperto i suoi occhi verdi puntandoglieli contro.
Non li vide neanche. Si voltò e lo ritrovò, esattamente come lo ricordava: alto e maestoso, fiero, i lunghi capelli sciolti dietro la schiena, gli occhi felini tinti di una luce sinistra, le labbra incurvate in un leggero sorriso perfido.
Conosceva già la risposta, l'aveva sentita mille volte, da tante reclute diverse. Ma solo Victor riusciva a renderlo davvero orgoglioso di averne avuta una.
Osaka sorrise, nello stesso identico modo in cui lo stava già facendo lui, e portandosi una mano al petto rispose, devoto.
 
«Fino alla morte, Sephiroth. Si.»
 
Lo sentì sogghignare, lo fece assieme a lui.
Poi tornarono a guardarsi entrambi negli occhi, e servendosi esclusivamente di quel legame speciale che li univa lasciarono che quella conversazione terminasse solo nelle loro menti.
Il Generale si avvicinò.
Senza fretta, tenendo inchiodato lo sguardo sul suo allievo, che non permise a nulla di distrarlo da quegli occhi. Era da tanto, troppo tempo che non si sentiva così forte.
Era la fine del mondo, in tutti i sensi.
Sul serio, lo era? Avrebbe anche potuto esplodere in quell'istante che non se ne sarebbe accorto.
E quando lo risentì parlare nella sua mente, fintanto che lo guardava negli occhi, gli sembrò davvero di esser tornato indietro nel tempo, e quasi gli venne da piangere.
 
«Allora fallo adesso.» gli ordinò il suo Niisan «Combatti per me ora, Capitano.»
 
Era sempre stato orgoglioso di sé, di quello che era riuscito a conquistarsi da solo e grazie all'addestramento di Sephiroth. Ma ora che anche il suo Niisan dimostrava di esserlo... Dio santissimo, quanto poteva essere fottutamente esaltante tutto questo?!
Lo vide sparire di nuovo, lo lasciò da solo con il fantasma di Aerith Gainsborough che continuava a pregare alle sue spalle.
Per un attimo la sua voce s'interruppe, lasciando agli altri il dovere di proseguire con l'implorazione.
Si voltò a guardarla, la vide fissarlo col viso rosso di lacrime, il fiato mozzo in gola, muoveva il capo in una muta implorazione. "Per favore, no."
Ghignò, ridendosela subito dopo.
 
«Che succede, ragazzina?» domandò sarcastico «Hai perso la voce, tutto d'un tratto?»
 
Ma di nuovo non ebbe il tempo per restare a beffarsi di lei perché, trascinati dalla forza di Sephiroth, Cloud e i membri di AVALANCHE li raggiunsero; e a vederli lì per lì, sospesi nel nulla e intrappolati in una rete di fili invisibili che limitavano i loro movimenti e a volte si stringevano a soffocarli, ne fu quasi divertito.
Quando infine piombarono a terra, nel vuoto che sorreggeva anche lui, sfoderò la lama e si tenne pronto.
 
«Bene, bene ... guarda un po’ chi si rivede, alla fine del mondo.» li accolse «Il burattino e i suoi amichetti bugiardi.»
 
Guardò Cloud, esibendo un ghigno perfido.
Il biondo distolse lo sguardo, e stavolta a parlare per lui fu Barret, iroso e sboccato come sempre.
 
«Tu, pazzoide! Stammi a sentire, queste...» disse, puntando il dito contro la luce brillante di Holy che pulsava alle sue spalle «Queste sono le preghiere di Aerith, di Marlene e Dyne. Di tutti noi! Non ti permetteremo di distruggere la nostra speranza!»
 
Cloud alzò lo sguardo verso di lui, a quella frase. Non disse nulla, ma sembrò pensarci.
Victor rise nuovamente, poi repentino tornò serio e allargò le braccia, gli occhi improvvisamente pieni di una luce infuocata che si estese alle sue mani, accendendo tutta la sua figura e anche il filo della katana.
Si fece buio, ogni cosa eccetto loro scomparve nell'arena e all'improvviso nove cristalli si levarono alte dall'oscurità sotto di loro, circondando la sua figura.
Erano di cristalli di mako purissimo, a gruppi di due scintillavano di una luce intensa del colore della magia che contenevano: Fuoco, Terra, Acqua, Aria.
Soltanto una era di un verde scuro intenso, e sembrava piena di un pulviscolo velenoso.
In essa si concentrava il potere curativo, ma dato che ad evocarla era stato un Cetra maledetto tutto il potere benefico era stato trasformato in veleno che, scintillando sinistramente, immediatamente li contaminò indebolendoli.
Cloud Strife si sentì sollevare da terra da una mano invisibile che alla fine li lasciò nuovamente precipitare.
Si schiantarono al suolo, impattando contro la sua inaspettata durezza.
Victor rise di nuovo, e quando tornarono a guardarsi negli occhi l'ex fante riuscì a vedere la scossa elettrica che aveva preso ad attraversare con ritmica cadenza le sue pupille feline, cambiandole assieme al suo sguardo, più folle, come quello di Sephiroth a Nibelheim.
Nibelheim ...
Una fitta di mal di testa lo ferì in modo atroce, facendolo cadere in ginocchio.
 
«Cloud!»
 
Tifa accorse in suo aiuto, gli altri si lanciarono nella battaglia contro l'ex SOLDIER, che continuava a starsene al sicuro dietro allo scudo impenetrabile formato dalle materie.
Non appena qualcuno degli avversari, già indeboliti dal veleno, si avvicinava ad una qualsiasi di esse, questa li feriva scatenando un attacco casuale del proprio elemento.
Erano potenti, e una sola tempesta di fulmini fu in grado di prosciugare quasi completamente l'energia di Yuffie, che incautamente aveva deciso di attaccarlo senza aspettare il supporto degli altri. Victor ghignò guardandola cadere in ginocchio e accettare un elisir da Vincent Valentine, accorso in suo aiuto.
Ancora a braccia aperte verso il vuoto che li circondava, costruì attorno a sé una barriera e si lasciò andare senza freni a tutta la potenza che sentì risvegliarsi dentro di sé.
Non si era mai sentito così, in nessuno degli scontri che aveva finora affrontato.
Era come se stesse toccando il cielo con un dito, si sentiva intoccabile, il cuore pulsava sangue ad un ritmo spaventoso e lui riusciva quasi a sentirlo battere, chiaramente nella sua mente e nelle sue vene.
BUM! BUM! BUM!
Era una marcia di guerra, come quella che era appena iniziata. E loro ... quei patetici esserini ... loro non erano che mosche pronte ad essere schiacciate dalla loro potenza divina!
La loro, si. Perché era chiaro che Sephiroth fosse con lui, che gli avesse concesso un po’ del suo potere oltre a quello che già dividevano, per ridurli al silenzio ancor prima che potessero provare a farlo con lui.
Al diavolo Holy! Lui sarebbe riuscito a far in modo che nemmeno la vedessero sorgere!
"Combatti per me, ora." gli aveva detto appena qualche attimo prima.
Era ora di farlo.
Sfoderò la sua katana, e nel farlo lanciò una potente ondata di energia attraverso di essa che li spazzò via, atterrandoli di nuovo tutti quanti.
Tifa cadde sopra Cloud, che aveva appena ritrovato le forze. Si guardarono negli occhi e lei lo vide scuotere il capo.
 
«Non posso farcela ...» mormorò, stringendo i denti.
 
La ragazza gli prese la mano, lo aiutò a rialzarsi.
 
«Siamo insieme. Per Aerith.» gli disse.
 
Strife guardò verso i suoi amici, ora tutti schierati verso il nemico comune.
Già sfiniti, ma comunque insieme.
Vincent Valentine si voltò a guardarlo negli occhi, e insieme annuirono.
 
«Cazzo, è forte…» bofonchiò Barret.
 
Allora, fattosi forza, Cloud sfoderò la Buster Sword e se la portò vicino al viso, sfiorandola con la fronte.
Una nuova energia. Pregò Zack di farcela, e forse fu ascoltato.
Quella visione inviperì Osaka.
Lo guardò furente tornare ad opporsi e infiammò le sue mani di una fiamma rosso sangue.
Il primo ad attaccare, a dispetto di ciò che aveva previsto, fu proprio il fante.
Eseguì un potente salto e gli si scagliò addosso, superando la barriera dei cristalli di materia; si ritrovarono nuovamente faccia a faccia, ma stavolta non si diedero tempo per respirare.
Sfruttando la potenza della sua limit break Cloud lo tempestò di colpi, che tuttavia con un’agilità quasi triplicata l'altro seppe respingere, per poi rispondere con violenti stoccate, lampi di energia e avvitamenti rapidi mirati a ferirlo più e più volte.
Ci riuscì, ma mentre stavano ancora lottando sentì l'energia del cristallo avvelenante disperdersi e lo sentì andare in frantumi.
Una raffica di proiettili lo raggiunse: Insieme Barret, Vincent e Cid lo colpirono alle spalle mentre Yuffie, Red e Tifa raggiungevano Cloud supportandolo con altri elisir e altre magie curative e coprendogli le spalle.
 
«Tsh!» soffiò infastidito Osaka, usando un'onda di energia per disperderli.
 
Stavolta però non li colse impreparati.
Qualcuno di loro, incluso Cloud, riuscì a schivarla e atterrare in piedi.
Si rialzarono e lo attaccarono insieme ma i cristalli si frapposero fra loro e l'obbiettivo, che li usò come scudo attivandone la potenza: A turno una sequenza di magie di ogni elemento si abbatté su di loro, danneggiandoli in maniera più o meno grave, e facendo consumare loro preziosi rifornimenti medici.
Yuffie cadde al suolo, inerme. Tifa estrasse dalla sua bisaccia una coda di finisce e le restituì vita, ma quella scena fece scattare qualcosa in Osaka, come una sorta di illuminata idea.
Certo ...
Meno possibilità avevano di curarsi durante il successivo scontro con Sephiroth, meno sarebbero state le probabilità di vincere per AVALANCHE e Cloud!
Sogghignò e si preparò a colpirli duramente, al meglio delle sue possibilità, richiamando a sé tutta l'energia magica rimasta e consegnandola ai cristalli che ripresero a girare vorticosamente attorno a lui, intrappolandoli tra la sua lama e la loro superficie.
Cloud tornò ad attaccarlo assieme a Red e Yuffie mentre gli altri cercavano di fermare gli assalti sempre più repentini dei cristalli, ma stavolta non fu facile per nessuno dei due gruppi.
Prima si sbarazzò del leone, ferendolo in modo che non potesse più attaccare al pieno delle sue possibilità e poi intrappolandolo in un guscio di solida roccia. Quindi, mettendo da parte per un istante la lama della katana, Victor Osaka tornò a sfoderare tutto il suo arsenale di tecniche di combattimento corpo a corpo.
Fermò con un campo di forza lo shuriken della ninja rispedendolo al mittente e ferendola al fianco con la sua stessa arma, quindi lasciò che una tempesta di fulmini la colpisse e mentre era impegnata a curarsi la paralizzò con un incantesimo.
Adesso poté finalmente occuparsi di Cloud, fermando un suo fendente a mani nude e afferrandolo per il collo con la sinistra.
Strinse così forte da interrompergli il respiro per qualche istante, e nuovamente sentì Sephiroth appropriarsi per un istante della sua coscienza.
Sogghignò, condividendone la perfida ironia.
 
«Ancora qui, Cloud?» sibilò, guardandolo irrigidirsi senza riuscire a sciogliere la potente stretta «Eppure ti avevamo avvisato. Adesso ne pagherai care le conseguenze, qualsiasi esse siano. Senza fiatare.»
 
Strinse di più la presa, ma proprio nel momento in cui vide le palpebre del biondo iniziare a chiudersi sentì Tifa chiamarlo per nome e subito dopo un calcio lo raggiunse alla schiena, facendogli perdere l'equilibrio e costringendolo a mollare la presa.
Ricadde a terra in piedi, appoggiandosi con entrambi i palmi delle mani sul vuoto sotto di sé, e immediatamente alzò la testa, rivolgendo ai restanti un truce sguardo iroso.
Ringhiò, avventandosi sulla ragazza che sorreggeva un Cloud ancora in crisi respiratoria e atterrandola, per poi iniziare a tempestare il suo bel visino di pugni che fortunatamente Lockhart riuscì ad evitare quasi del tutto.
Uno però le centrò il setto nasale, e all'improvviso con il pugnale che aveva ancorato al fianco Osaka la ferì mozzandole il fiato.
 
«Tifa!» urlarono in coro Cid e Barret, avventandosi contro l'aggressore.
 
Avrebbe potuto continuare a lungo, avrebbe potuti sterminarli tutti tanta era la rabbia che si ritrovò a provare.
Ma d'un tratto i contorni sfumarono e i tratti dei suoi avversari divennero immateriali. Fu trascinato giù, ancora più giù, in mezzo a quello che era lo scenario della sua vera battaglia, tra schiere di fantasmi che lottavano contendendosi il mondo, e dovette starci, lasciando a Sephiroth e sua Madre l'onere di sbarazzarsi di quella combriccola di insolenti.
In fondo, di questo si rese presto conto, il compito più importante ora spettava a lui.
 
\\\
 
Vittorio Blain se ne stava da solo nel suo antro di luce ad aspettare, con l'ansia che pulsava in gola e nel cuore, seduto sulla solita roccia.
Sapeva bene cosa sarebbe accaduto, lui era l'unico a cui Sephiroth aveva rivelato la parte più importante del piano, col solenne giuramento di non farne parola nemmeno col suo soldatino.
Una farsa, ecco cos'era quella battaglia.
Una farsa da recitare alla perfezione, e lui aveva sempre fatto schifo nell'arte del dissimulare.
Stavolta però sembravano esserci cascati tutti, Victor incluso.
Così doveva essere. Ci sarebbe stato lo scontro, ci sarebbe stata la morte, meteor avrebbe colpito il Pianeta e questo si sarebbe difeso. Tutto come previsto dal copione, neanche una virgola fuori posto.
Ciò che importava davvero era che Victor Osaka, il gemello, non subisse una sconfitta totale.
Lui doveva resistere. Poteva subire una cocente sconfitta, essere abbattuto nello spirito, credersi un disperso, ma doveva essere vivo alla fine delle guerra, vivo ed integro, soprattutto nei suoi poteri.
Perché era da lì che sarebbe ricominciato tutto, perciò non poteva permettersi di perderne nemmeno un briciolo, e questo era importante che il Pianeta e chiunque gli appartenesse, Victor stesso incluso, non lo sapesse fino al momento in cui Sephiroth avrebbe potuto riappropriarsene.
Perché il colpo di grazia seguiva sempre una ferita mortale, Gaia non faceva eccezione.
Sospirò, smettendo di tormentarsi le mani e alzandosi in piedi.
"Bene, finiamola di cazzeggiare adesso." si disse.
Quindi si sgranchì le mani, l'unico mezzo che avrebbe potuto usare per combattere, e chiudendo gli occhi si lasciò trasportare dalla nuova energia che sentì, come una specie di richiamo.
Svanì rapidamente, e un attimo poco più lungo di un battito di ciglia si ritrovò nell'arena, dove Kendra aveva già trascinato con sé i suoi confratelli e tutti i soldati che era riuscito a radunare, membri dei Cetra non particolarmente dotati per quanto riguardava la magia, ma estremamente risoluti nei loro intenti, spesso e volentieri che contravvenivano alle leggi di suo padre e del pianeta stesso.
Tra loro c'erano curatrici che avevano deciso di mettersi al servizio delle donne che rifiutavano le proprie gravidanze e di coloro che per un motivo più o meno grave chiedevano di morire o viceversa erano disposti a tutto pur di non farlo; indovini che comunicavano con le anime dei rinnegati per continuare a custodirne i segreti e portarne avanti i desideri di vendetta, guerrieri spietati e assassini mercenari che usavano i loro doni per soddisfare le esigenze dei loro clienti.
La feccia dei Cetra, in pratica. Tutti coloro che a quell'antico popolo dovevano solo i natali e nulla più.
In vita, Kendra e in suoi confratelli e sudditi li avevano radunati con la promessa di una vita migliore libera dalle costrizioni morali del Pianeta natale.
Erano morti giurando fedeltà a quel nuovo ideale, parte delle loro essenze erano state donate a Kendra stesso, che a sua volta le aveva riversate assieme a tutti i suoi poteri e a parte della sua conoscenza in Victor Osaka, così che in una sola anima potessero ritrovarsi nuovamente uniti, anche nel lifestream.
Peccato che, questo ovviamente nessuno lo aveva detto loro all'epoca, quel pezzetto di memoria conservato nelle gemme che al momento della loro morte si portarono dietro non sarebbe bastato ad evocarli per intero, ma soltanto con tutto ciò che sarebbe servito ai fini della battaglia.
Perciò nel momento in cui le loro voci richiamarono indietro quelle anime, nell'arena di lifestream al centro del Pianeta esse riapparvero come mere immagini di sé stesse, con ricordi frammentati ma nella mente ben chiaro il loro obbiettivo e la strada da intraprendere per raggiungerlo.
Furono i primi ad apparire, lasciando Ashur, i suoi saggi e i suoi guerrieri sbigottiti nel rivederli.
Infine ricomparvero loro, gli evocatori, e questa fu la sorpresa più grande.
 
«Daat ... Tiferet ...» mormorò sgomento il saggio capo spirituale.
 
Tutti i membri del Gran Consiglio che gli stavano intorno guardarono sbigottiti i due colleghi traditori.
Erano stati in grado di compiere un eccellente doppio gioco, fungendo da talpe per il Principe e il suo consiglio di Maghi eretici.
Adesso li guardarono con sprezzo e non dissero nulla, lasciando a quella circostanza il compito di parlare per loro. Apparvero per primi, poi fu la volta dei maghi più giovani e infine di Kendra, che riacquistando la sua posizione di oppositore di fronte a suo padre si aprì in un sogghigno, voltandosi a guardare il suo vasto esercito per poi rivolgerglisi con espressione sadicamente soddisfatta.
 
«Allora, Re Ashur ... Cosa si prova a sapere che tra breve ognuno dei propri sudditi si estinguerà per sempre? Te stesso incluso, ovviamente. Con tanto di corona ...»
 
Sghignazzò divertito, e i suoi colleghi lo seguirono, lanciando agli avversari ghigni impazienti e perfidi.
Non era solo una guerra tra Jenova e il Pianeta.
Era lo scontro finale tra magia nera e bianca, tra Cetra veri e corrotti, tra fazioni opposte dello stesso popolo.
 
«Voi farete la stessa fine, stolti!» li ammonì uno dei saggi del consiglio, con rabbia.
 
Kendra lo ignorò con disinteresse, continuando a guardarsi intorno.
 
«Allora, dov'è il tuo paladino?» chiese, poi parve illuminarsi di un'idea «Oh, capisco ... Forse è ancora impegnato a cercare di sconfiggere il nuovo dio sorto sull'umanità.»
 
Sogghignò perfidamente, e proprio allora un altro mutamento agitò le onde del lifestream, di solito pacifiche, e li vide, gli altri guerrieri del pianeta, farsi avanti per lui.
Erano in tanti, numerosi quasi quanto i suoi.
Fra loro anche SOLDIER, umani, e Dei.
C'era Minerva con Genesis Rhapsodos, il suo protetto e cavaliere; C'erano Ifalna con sua figlia Aerith, ancora sconvolta, e Zack Fair che le stringeva la mano per farle forza puntando nel frattempo gli occhi verso su, lì dove i due paladini stavano ancora affrontandosi.
Lo vide sorridere e mormorare, stringendo il pugno libero: "Forza, Cloud!"
Fu proprio lì, di fronte a loro, che apparve Blain. Boccheggiò all'inizio, evidentemente non si aspettava di trovarsi di fronte a tutti i suoi miti così, tutto d'un colpo. Zack Fair lo guardò in volto e sgranò gli occhi sorpreso quanto il suo interlocutore, i cui occhi si riempirono di lacrime che cercò invano di nascondere e scacciare.
Alla fine Vittorio Blain dovette arrendersi alle circostanze e sorridere, anche se non gli riuscì che una smorfia triste.
 
«Ciao Zack ... piacere di conoscerti.»
 
"Dannazione!!! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Perché, cazzo???"
Il first class lo scrutò attentamente, sempre più confuso.
 
«Tu ... Chi sei?»
 
"Perché mi somigli così tanto? E soprattutto cosa centri con Vic?"
Vittorio Blain deglutì. Non era molto credente, anzi a dirla tutta non lo era affatto pur essendo parecchio superstizioso, e aveva smesso da un pezzo di andare in chiesa. Ma c'era un pezzo nella bibbia, gli venne in mente pensando alla situazione assurda in cui Sephiroth lo aveva messo, nonostante avesse deciso volontariamente di aiutarlo a vincere stavolta.
"Non avrai altro Dio all'infuori di me."
Se la memoria non lo ingannava doveva trattarsi di uno dei dieci comandamenti, e fu proprio quello a cui si ritrovò a pensare mentre scrutava lo sguardo sconvolto che il suo eroe aveva mentre lo osservava.
Era sempre stato un fan di Sephiroth fin dal primo momento, ma Zack ... insomma, lui era quanto di più simile a Vittorio Blain potesse esistere nel mondo videoludico!
E adesso erano su due fronti opposti della battaglia per la salvezza del mondo, con Zack nei panni dell'eroe buono, ovviamente.
Peccato che il cattivo fosse lui. “Merda! Non è giusto!”
Digrignò i denti, restando impassibile fatta eccezione che per i pugni stretti convulsamente lungo i fianchi e gli occhi che chiedevano perdono. “Sephiroth, questa è una bastardata però.”
Fu proprio guardando il tremolio delle sue mani che Zack si accorse di quella cicatrice, la stessa di Victor, sulla stessa mano.
Gli bastò per capire. Sgranò gli occhi tornando a scrutare il suo quasi gemello, ma proprio in quel momento invadendo il campo di una luce bianca quasi accecante Osaka si materializzò davanti a lui, al fianco di Blain.
Si guardarono, Blain fece un passo indietro lasciandogli campo libero. Dopo aver guardato con sorpresa tutta la schiera dei suoi già noti avversari ringhiando furiosamente, l'allievo di Sephiroth si concentrò su Fair e gli rivolse una lunga occhiata disgustata.
 
«Traditore!» gli disse soltanto, in un sibilo.
 
Zack scosse il capo, guardando quegli occhi pieni di odio mutare per un attimo forma, attraversati da una rapida scossa bluetta.
 
«Vic, no. Ascoltami ...» lo supplicò, anteponendo i palmi aperti delle mani verso di lui.
 
Ma Osaka non aveva la benché minima intenzione di ascoltare altro da un fantasma.
 
«No!» urlò, sferrando contro di lui il primo fendente di katana che Zack riuscì ad evitare per un soffio.
 
Quello era solo l'inizio però, il segnale che diede il via al combattimento tra le due fazioni e la resa dei conti tra loro due.
Kendra diede il via libera al suo esercito con un ghigno e un cenno della mano, e Blain, con l'aiuto degli umani che si erano schierati dalla parte di Sephiroth dopo essere tornati al lifestream, si occupò degli altri avversari.
Fu come un'esplosione, all'improvviso il silenzio del lifestream si dissolse infrangendosi contro il clangore di lame e il frastuono della battaglia più importante che fosse mai avvenuta sulla faccia di Gaia.
Tutto questo però Osaka nemmeno lo percepì, totalmente accecato dall'odio maturato nel corso degli anni verso colui che considerava ormai solo un mero voltagabbana.
Aveva vissuto a lungo tormentato dal dolore per la sua morte, per la sua assenza, poi aveva perso anche quell'ultimo legame con il mondo aldilà della vita, e adesso che il pianeta gli concedeva finalmente di poter tornare a toccarli, vederli, sentirli come se fossero vivi, finalmente avrebbe potuto fargli pagare tutto quel dolore inutile causato da una scelta scellerata.
E dalla sua volontà di volerlo abbandonare per sostenere il patetico chocobo.
Rinfoderò la katana e decise nuovamente per il corpo a corpo.
Zack Fair si era appena rialzato quando un calcio lo colpì alla schiena, facendolo ruzzolare all'indietro, e due mani lo costrinsero a terra afferrandogli il collo ed iniziando a stringere.
Si ritrovò di fronte a un Victor Osaka neanche lontanamente simile a quello che aveva conosciuto lui, il viso deformato dalla rabbia e arrossato, gli occhi gonfi di lacrime e la mascella rigida. Gli mostrava i denti ringhiando come una bestia feroce, ma c'era una nota di disperazione nel suo aspetto, che divenne ancora più evidente subito dopo, quando sferrandogli un calcio riuscì a respingerlo e a rialzarsi con in saltello.
Si guardarono nuovamente negli occhi, e Fair ci riprovò.
 
«Vic. Calmati, lasciami parlare per favore...» lo implorò, affannato.
«A che scopo??» ringhiò in risposta Osaka «Per permetterti di nuovo di pugnalarmi alle spalle?? Per convincermi a ripensarci??» sogghignò «Arrivi tardi, Zack Fair! Mi spiace, io non mi chiamo Cloud Strife.»
 
Sputò, contro di lui.
Fair si scansò, sconvolto. Dietro di lui Angeal si fermò un istante a guardarli, scuotendo il capo.
 
«È LA FINE!» urlò vittorioso e veemente Osaka «LA FINE!»
 
Quindi tornò a guardarlo negli occhi e con feroce cattiveria soggiunse.
 
«Sarai contento. Hai sempre preferito la morte alla vita, in fondo ti sto facendo un favore.»
 
Poi tornò ad attaccarlo, sfoderando la sua katana.
Fu Angeal a intervenire stavolta, il suo allievo non riuscì nemmeno a muoversi talmente era sconvolto.
Quando la lama della katana incrociò quella della spada ordinaria di SOLDIER e gli occhi severi del moro incrociarono i suoi, per un attimo nella mente di Osaka le memoria si confusero, ed Hewley sembrò capirlo.
Lo allontanò dal suo allievo, ma come guidato da fili invisibili l'allievo di Sephiroth riuscì a respingere con destrezza tutti i suoi attacchi seguendo un percorso già tracciato che lo spinse a sollevarsi da terra quando anche Rhapsodos lo attaccò con le sue lame, dono della Dea.
Si ritrovarono a fronteggiarsi due contro uno, e un ghigno colorò le labbra di Osaka, sospeso a mezz’aria.
 
«Capisco ...» mormorò, uno strano nodo in gola «Sephiroth, eravamo circondati da traditori e non lo sapevamo. Riduciamoli al silenzio una volta per tutte, e andiamocene da questa merda di Pianeta.»
 
\\\
 
Tossendo violentemente, Cloud Strife riempì nuovamente i suoi polmoni dell'aria di cui Osaka lo aveva privato.
Lo scontro era appena finito, ma era solo il primo e già lui non era in grado di sostenerne altri.
Si ritrovarono nuovamente sul fondo del cratere, circondati da roccia e lifestream, e lui si concesse un attimo per respirare.
Era ferito, la testa gli doleva e gli girava moltissimo.
Si resse in piedi appoggiandosi alle ginocchia, Tifa lo sorresse tenendolo per un braccio.
 
«Cloud.» lo chiamò «Stai bene? Riesci a parlare?»
 
Lui annuì, ma non riuscì nemmeno ad alzarsi per guardarla, per accertarsi che quel sangue che le macchiava il fianco e la coscia non fosse il suo e che il suo viso fosse intero, almeno.
Così fu lei stessa ad aiutarlo, consegnandogli un elisir. Era l’ultimo che aveva, ma a Cloud serviva di più.
Il ragazzo lo prese senza chiedere, lo bevve tutto d'un fiato e si sentì meglio, ma il mal di testa continuò a permanere, e non ebbero altro tempo per parlare perché d'improvviso un terremoto scosse la roccia sotto di loro, che iniziò a sgretolarsi fino a farne rimanere solo una piccola parte.
Una piccola arena di forma circolare.
 
«Hey ragazzi!» li avvisò Barret, preparandosi al peggio «Vi conviene darvi una mossa, sta tornando.»
 
Tifa guardò preoccupata Cloud e questi sospirò pesantemente, tornando a guardare la terra sotto i suoi anfibi.
Il cuore gli batteva forte in petto, le gambe tremavano, la vista era offuscata.
Non avrebbe dovuto sentirsi così, non adesso. Non era il momento per ...
Un'altra fitta di mal di testa lo trafisse, immagini non appartenenti alla sua memoria invasero il suo campo visivo.
Era lei. La creatura per la quale Sephiroth aveva fatto tutto questo.
La vide, e poco dopo se la trovò davanti, nuovamente integra.
 
«E rieccoci!» esclamò Cid, attaccando per primo.
 
Avrebbe voluto urlargli di non farlo, ma ormai i giochi erano fatti.
Guardò Tifa, preoccupato anche per le sue condizioni. Lei gli fece cenno di non preoccuparsi e bevve una mega pozione. Non ne fu convinto, ma ormai non poteva sottrarsi; decise che stavolta non si sarebbe fatto fregare e l’avrebbe protetta, almeno lei.
Alzandosi riprese in mano la spada, pronto ad un'altra battaglia.
"Spero solo che finisca presto."
 
\\\
 
Non aveva un corpo, per raggiungere i suoi avversari all'interno del lifestream aveva dovuto abbandonarlo sulla tomba di Hikari, lì dove era rimasto a riposare in attesa; per questo motivo nessun colpo poteva ucciderlo definitivamente, né fargli male.
Ma nemmeno i suoi avversari ne avevano uno, e anzi per la maggior parte di loro esso si era decomposto tempo addietro, perciò neppure lui poteva ucciderli definitivamente.
Non ci aveva riflettuto quando era iniziato lo scontro, ma dopo un po’ di tempo passato a combattere inutilmente quell'idea gli balenò in testa, e si chiese perché.
Un soldato vinceva quando tutti erano morti, ma i suoi avversari lo erano già, quindi perché sfidarli?
E loro, da cosa avrebbero dovuto difendersi?
Il dubbio prese a tormentarlo così tanto, e la voglia di sapere se Sephiroth fosse già risorto a roderlo in una maniera così insistente che ad un tratto decise di parlarne con l'unica persona che avrebbe potuto fornirgli una spiegazione chiara.
Senza perdere il contatto con lo scontro in cui era impegnato si voltò nella calca a cercare con lo sguardo quello di Vittorio.
Ci mise poco a trovarlo, e bastò loro scambiarsi un'occhiata per capirsi.
Si sganciarono dai loro avversari e si materializzarono l'uno dietro alla schiena dell'altro, in modo da poter parlare e coprirsi le spalle a vicenda.
 
«Hey, ragazzo del mio sogno!» gli disse Osaka, alzando la voce per farsi sentire al di sopra del frastuono della battaglia.
«Hey, idiota!» replicò quello, respingendo la lama arrugginita di un contadino.
 
Sorrisero entrambi, divertiti. Poi Victor tornò serio ed espose i suoi dubbi con una sola, semplice domanda.
 
«Che sta succedendo? Non ha senso stare qui a combattere fantasmi! Dovrei essere su, a supportare Sephiroth.»
 
Vittorio si fece per un attimo serio, e anche se cercò di non far trasparire nessuna emozione "pericolosa" dal suo volto, Osaka riuscì comunque a percepire del disagio nel suo sguardo.
Sospirò, ma prima che potesse aggiungere altro Blain gli servi la spiegazione che aveva preparato con accuratezza. Era un ragazzo intelligente, dopotutto. Doveva stare attento a non destare sospetti.
 
«Hai già fatto abbastanza per lui, Vic. Credi non sia in grado di cavarsela da solo, ora che sta per diventare un dio?»
 
Victor Osaka sorrise fiero, ricordando ciò di cui era capace il suo maestro.
 
«Decisamente no...» annuì.
 
Blain sorrise a sua volta, girandosi per un secondo a guardarlo.
 
«Decisamente no.» confermò, lanciandogli un occhiolino.
 
Dovettero dividersi per un istante, per fronteggiare due avversari di fra il popolo Cetra piuttosto ostici.
Uno era un contadino piuttosto giovane che brandiva un forcone e si accanì contro Blain, l'altro un soldato in armatura, abbastanza alto, che scagliò la sua lancia contro Osaka.
Il primo non mise a segno neanche un colpo e venne messo fuori gioco quasi subito dal Navy, che gli strappò la forca di mano, lo scagliò contro l'avversario del suo alter ego e insieme ad Osaka li atterrarono entrambi, colpendoli con le loro stesse armi.
I due sparirono subito trascinati via dal lifestream, ma ricomparvero pochi istanti dopo dall'altro lato dell'arena, ovviamente senza le loro armi, rimaste in mano ai loro carnefici.
Victor e Vittorio si guardarono, Blain lasciò cadere a terra il forcone e prese da Osaka la lancia, contento di poter provare anche quella.
Da quando quella battaglia era iniziata aveva già sperimentato il piacere di avere in mano pugnali, archi, katane, asce e perfino le spade ordinarie di SOLDIER. Wow, aveva sempre sognato di tenerne in mano una vera! Combatterci addirittura, era stato una favola!
Una lancia però gli mancava, in quell’arsenale.
 
«Non hai risposto alla mia domanda, però.» lo incalzò a quel punto Victor approfittando di quell'attimo di pausa per guardarlo negli occhi «Perché stiamo combattendo contro dei fantasmi che non possono essere uccisi?»
 
Blain sembrò di nuovo in imbarazzo, per un attimo abbassò gli occhi ma si riprese subito e anche stavolta fu pronto a fornirgli una spiegazione.
 
«Hey. Sei proprio un idiota, allora. Da dove credi che nasca Holy? Quale altra arma potrebbe avere il Pianeta per far fuori una minaccia così grande?»
 
All'improvviso Victor Osaka sembrò capire, guardandosi intorno e accorgendosi solo in quel momento di essere osservato.
Zack Fair si era fermato a guardarli, scrutandoli con intensità. Osservandolo, Victor si rese conto di non aver più visto né Aerith né Ifalna con loro.
C'erano solo i guerrieri, e tutti coloro che potessero essere utili in tal senso. Questo voleva dire che Aerith ... Stava ancora pregando?
Fu un attimo. Mentre cercava la risposta, la sua mente si fuse del tutto con quella del suo Niisan, e finalmente lo vide.
Risorto in cielo come il più potente degli dei, libero, maestoso come sempre ma in una forma diversa quella che aveva conosciuto: Al suo corpo mancavano le gambe, sostituite da sei ali che lo circondavano espandendosi in tutta la loro incredibile lunghezza.
Dietro di lui un fascio di luce risplendeva circondandolo come un’immensa aureola, lo stesso facevano altri due anelli di luce, uno a metà del suo petto, l'altro intorno al suo braccio destro, l'unico rimasto, e la cui mano reggeva la black materia. Un'altra ala che sembrava fatta di una lega indistruttibile sostituiva il suo braccio sinistro, e la sua espressione era di totale dominio e indifferenza verso quei microbi che lo fronteggiavano, tali Cloud e membri di AVALANCHE. Dietro di lui un vortice di luce e nubi candide al centro, ma nere e minacciose verso l’esterno.
Per lui invece, il suo fedele paladino e suo fratello, Sephiroth ebbe un ghigno di approvazione e uno sguardo carico di determinazione.
Era il momento della sua rivalsa. La vendetta del dio contro chi lo aveva trattato da schiavo, e la forza fu tale che quando tutto finì Victor si sentì mozzare il fiato, restituito alla realtà.
Blain non interferì, lasciandogli tempo.
Zack fece lo stesso, continuando a guardare senza più parole.
Lo vide stringere i pugni e sorridere, felice e incantato.
 
«È adesso.» mormorò, voltandosi verso il ragazzo del suo sogno.
 
Gli occhi lucidi, il cuore che batteva forte in petto per l'emozione.
 
«Sephiroth ... ce l'ha fatta. È risorto. È un dio, adesso. Vero?»
 
Blain sorrise a sua volta, ma non lo fece pienamente. Solo Zack, abbastanza in sé da poterlo notare, vide della tristezza nei suoi occhi.
 
«Si. È appena accaduto.» rispose intanto il suo quasi gemello.
 
"Sai cosa accadrà adesso, vero Vittorio?" si disse senza riuscire a trattenere le lacrime "Ma non puoi dirglielo, perché fa parte del piano. Tsh! Vittorio Blain, sei un essere schifoso, lo sai? Un maledetto bastardo schifoso!"
Strinse i pugni, e si preparò alla doccia fredda. Vide Osaka cadere in ginocchio, in lacrime di felicità.
Poi lo vide annuire e reagire all'attacco improvviso di un SOLDIER 2nd class qualsiasi che approfittando di quel momento voleva eliminarlo.
Lo fermò senza neanche voltarsi, afferrando la lama dalla parte del taglio e usandola per abbatterlo, sollevandolo da terra e sbattendolo contro altri tre suoi compagni, impegnati in un altro scontro.
Fair rabbrividì nel riconoscere in quelle mosse e in quello sguardo gli stessi con cui Sephiroth li aveva traditi, a Nibelheim.
E lo fece anche Blain, abbassando lo sguardo e affondando i pugni nelle tasche dei pantaloni mimetici.
Immobile in mezzo alla battaglia, ora Osaka sembrava guardare ogni cosa con occhi diversi, come se non fosse nemmeno lì ma sopra ad ogni anima li presente.
Su, sempre più su. A splendere nel cielo assieme al suo Niisan, il nuovo dio di Gaia, che avrebbe finalmente cancellato dalla faccia dell'universo quel covo di serpi e ridato lustro al genere umano eliminandone la feccia.
Anche se dopo, con molta probabilità, non ci sarebbe stato nessun umano a ringraziarlo se non forse Victor stesso, che di umano in ogni cellula del suo complicato DNA aveva soltanto una minuscola porzione, non sufficiente a renderlo degno del ruolo di portavoce di quella specie.
 
***
 
La vita è strana, straordinaria e crudele allo stesso tempo.
Può accadere in un attimo ti faccia sentire così felice da pensare di esser caduto per sbaglio in un sogno meraviglioso, e che in quello successivo che quel sogno si trasformi nel peggiore degli incubi senza via d'uscita.
Almeno una volta da che siamo nati questa esperienza è stata parte di noi, ci ha sconvolti ma ci ha anche aiutati a crescere, perché sogni ed incubi traggono spunto dalla realtà in fondo, e la morte e parte integrante della grande incognita della vita di chiunque, sia esso animale, umano, Cetra o Alieno.
Perciò, come ormai aveva a proprie spese imparato, quella di Victor Osaka non faceva alcuna eccezione.
Eppure, forse abbagliato dalla luce accecante della gloria raggiunta dal suo Niisan, per un istante dimenticò quella preziosa lezione, e fu allora che la severa insegnante Vita ne approfittò per rinfrescargliela con un’altra cocente dimostrazione pratica.
 
\\\
 
Aveva pensato di riuscirci, di avere la vittoria in tasca stavolta.
Nessuno poteva opporsi al suo dio, per questo aveva lasciato con fiducia che Sephiroth combattesse la sua guerra, seguendo le istruzioni di Vittorio.
Secondo ciò che gli aveva detto, restando a combattere con quegli spettri avrebbe impedito che il lifestream si elevasse a divorare meteor; viceversa loro erano convinti che uccidendo il suo allievo e tutti coloro che lo supportavano sarebbero riusciti a sconfiggere la minaccia.
Ma Victor era sicuro di sé, non si era lasciato intimidire e aveva dato tutto sé stesso per il suo Niisan, come ogni volta che combatteva per lui.
Sephiroth aveva la situazione in pugno, lui doveva solo fare quello che gli veniva ordinato e stare a guardare.
Fu per questo che, quando all'improvviso un grido di gioia da parte delle anime avversarie scosse il lifestream, Victor Osaka si fermò a scrutare i loro volti trionfanti senza capire.
Stava accadendo qualcosa di inaspettato e non esattamente positivo per loro, per lui soprattutto, ma non riuscì a capire cosa finché non lo vide coi propri occhi.
Sephiroth, il suo creatore, maestro e generale, era tornato nel lifestream, molto lontano da dove si trovava lui, in una posizione inferiore.
Ed era nuovamente umano. Il viso sporco di sangue che continuava a colare dalla fronte, l'aspetto di un guerriero che rimaneva nobile ma era stanco, devastato.
Lo guardò sgranando gli occhi, sentì un vuoto improvviso nel petto e gli mancò il fiato.
Mormorò il suo nome, incredulo.
Il Generale alzò gli occhi verso di lui e gli rivolse un lungo sguardo serio, senza parlare. Sembrava quasi che non ce l'avrebbe fatta, non si reggeva nemmeno quasi più in piedi.
Lacrime roventi inondarono gli occhi del suo allievo, annebbiandogli la vista.
Le scacciò infastidito, ma loro non obbedirono. Allora se le asciugò in fretta. Non voleva perdere di vista il suo Niisan. Non doveva, non ora.
Come...? Come era possibile?
Sephiroth, lui ... Come...?
Gli mancò il fiato, iniziò ad ansimare senza riuscire a riprendersi. Ogni cosa sembrò fermarsi all'improvviso, perfino gli spiriti che lo circondavano smisero di combattere.
Mentre i due fratelli si guardavano, Blain distolse i suoi occhi iniziando a piangere, coprendosi la bocca con una mano. Un singhiozzo però gli sfuggì, voltandosi Osaka lo vide e la disperazione prese il posto della confusione.
All'improvviso un bagliore, quindi la sagoma di Cloud si materializzò di fronte al Generale. Victor sgranò gli occhi incredulo, le pupille presero a muoversi freneticamente passando in rassegna prima il Generale, che impugnò la sua arma, poi il fante che lo sfidò con la propria.
 
«No …» mormorò senza fiato.
 
Non era possibile. Non poteva … Non stava accadendo davvero! Non di nuovo, senza che lui potesse farci nulla.
Il cuore che gli batteva furiosamente in petto si ribellò e lui sfoderò la katana, ma prima che potesse reagire una forza misteriosa lo paralizzò, e una lama infuocata gli si accostò al collo da dietro.
 
«Non provarci neanche …» sibilò minaccioso Genesis Rhapsodos «E’ finita per voi, Victor Osaka. Digli addio, finché puoi farlo.»
 
\\\
 

"Non posso farcela."
Era stato il pensiero fisso costante a cui la sua mente si era quasi aggrappata durante tutto il tempo degli scontri, mentre si lasciava scivolare addosso i colpi ricevuti, si rialzava dai KO e aiutava i suoi compagni a fare lo stesso.
"Non devo farcela."
Un senso di colpa latente che lo sfibrava tagliandogli le energie, e mentre combatteva si univa al costante mal di testa e a quella sfiancante debolezza portando sempre in vantaggio il suo avversario.
Ma successe qualcosa, verso la fine dello scontro contro la forma finale del nuovo Sephiroth.
Quando vide Tifa cadere, dopo che anche Yuffie, Cid e Red lo avevano fatto, un moto di ribellione si mosse dentro di lui.
 
«Cloud!» gli gridò Barret, sfinito come tutti «Dobbiamo fare in fretta, o non ce la faremo.»
 
Alzò lo sguardo verso Sephiroth, lo vide sogghignare fissandolo con occhi avidi.
E fu allora che decise che poteva bastare.
Seguì l'istinto, e nemmeno per un istante lo sfiorò l'idea di chiedersi come mai, dopo averli quasi annientati, il nuovo dio gli permise ora di prevalere, ottenendo quella vittoria voluta e sperata.
Si ritrovarono tutti nei loro corpi, lì sul bordo del cratere dove li avevano lasciati.
 
«Eh? Siamo vivi?» si chiese spaesata Yuffie.
 
Cloud e Tifa si guardarono, confusi e poi subito dopo felici di esserci entrambi.
Ma non ebbe il tempo per rallegrarsi, Cloud Strife, perché Sephiroth tornò a ridere nella sua mente.
Una risata sadica, beffarda, che lo fece cadere nuovamente in ginocchio e lo trascinò indietro con sé, nel profondo del lifestream dove era tornato.
Non era più solo nella sua mente, non riguardava soltanto lui, ma ancora anche il pianeta.
L'anima del Generale non era rimasta a lungo nel suo nuovo corpo, e adesso il suo compito era quello di annientarla affinché non potesse esserci un altro tentativo di risurrezione.
Lo guardò negli occhi, senza lasciarsi distrarre. E senza aggiungere altro impugnò la lama della Buster Sword e sferrò il primo colpo, che andò a segno senza problemi seguito da un fendente avversario mal assestato, e poi da altri due suoi attacchi.
Fu in questo modo quasi stupido, banale, scontato, che morì Sephiroth, dopo aver assaporato il suo minuto di onnipotenza.
Ma ... Sephiroth poteva davvero arrendersi così facilmente?
Non ci badò, non volle sapere altro.
Si limitò a tirare un sospiro e riemergere dal caos, riunendosi ai suoi compagni alla volta di Midgar.
Anche se qualcosa in tutto ciò che era appena accaduto continuava a risultargli lontana, stranamente inquietante, come un incubo dal quale si era risvegliato all'improvviso. Aveva fretta di dimenticare.
Gli bastava aver concluso il suo compito, aver compiuto la sua missione. L'ultima della sua vita.
Gli bastava poter tornare ad esser solo uno spettatore dimentico di quel caos, qualcuno che non aveva più alcuna importanza per il destino del Pianeta.
Il dolore di Osaka, la verità dietro alla resa di Sephiroth ... non aveva il minimo interesse in tutto ciò, per lui potevano tornare entrambi nell'Inferno dal quale erano spuntati.
 

\\\
 
«E’ finita per voi, Victor Osaka. Digli addio, finché puoi farlo.»
 
Una sentenza del genere, in un momento come quello, suonava già come una bestemmia.
Ma detto da lui, Genesis Rhapsodos, il primo dei traditori e il primo nome debellato dalla lista dei nemici su cui vendicarsi, diventava addirittura una mera blasfemia, di quelle imperdonabili.
Victor Osaka strinse i pugni ingoiando le lacrime e digrignando i denti, ma fece appello a tutte le sue forze per non cadere nel tranello.
Voleva restare col suo Niisan e mirare al suo obbiettivo, ma i suoi nemici non glielo permettevano.
Continuò a guardare Sephiroth, e nel frattempo sibilò, minaccioso, sentendo tutti i suoi avversari concentrarsi solo ed esclusivamente loro due.
 
«Tu, Genesis Rhapsodos ... e tutti voi ... non sarò io a dover dire addio a qualcuno, se oggi perderemo la guerra.»
 
A quelle parole Sephiroth tornò a guardarlo e sogghignò. Strife però, ignaro, gli scagliò addosso un secondo fendente, e poi un terzo e un quarto.
L'Albino non fu l'unico a sentirne il dolore.
"Siete come le due facce di una medaglia, il riflesso attraverso uno specchio.
Qualsiasi cosa avvenga ad uno di voi due, avrà un inevitabile effetto anche sull'altro."
E in quel momento lo specchio si scheggiò, trafitto dai colpi di un infedele senza la minima autorità.
Il dolore che Osaka sentì non fu paragonabile a nessun altro dolore già provato.
Quando lo vide cadere in ginocchio, lui, il suo dio invincibile, il suo Generale che mai si era piegato ad un avversario ... le lacrime sgorgarono a fiumi, straripando all'improvviso dolorose come il colpo che trafisse entrambi i loro cuori.
E l'unica cosa che gli impedì di cadere nuovamente in ginocchio fu lo sguardo ancora rivolto a lui del suo Generale, che prima di scomparire accese i suoi occhi di una luce stranamente trionfante, abbozzando un impercettibile sorriso fiero.
Un ultimo disperato tentativo di non mostrare la propria debolezza al nemico ormai trionfante?
Si dissolse in mille pezzi, e a Victor sembrò di esser rimasto non soltanto orfano e vinto, ma monco, mutilato di un arto, di un organo vitale, di un pezzo di cuore.
Il dolore fu frastornante, la mente iniziò a ripetere in un loop infinito tutti gli istanti di vita di Sephiroth, dagli inizi fino a quella avvilente fine, e nella confusione un solo frustrante urlo a risuonare stordente: Non può finire così! Non così facilmente!
Un grido di trionfo si levò dagli astanti, stridendo così tanto col suo dolore atroce da mandarlo letteralmente in bestia, facendolo impazzire.
E un uomo pazzo di dolore può essere capace di qualunque cosa, avrebbero dovuto averlo già capito da cosa era stato in grado di fare dopo la morte di sua moglie e suo figlio; all’epoca c’era stato Sephiroth a ridargli speranza e paradossalmente un freno, qualcosa per cui combattere. Ma adesso …
Urlò, di dolore e di rabbia, e si scagliò senza arte né parte contro chiunque gli capitasse a tiro fino a che un drappello di soldati centra non lo inchiodarono a terra, impedendogli di muoversi tenendogli ancorati gli arti con la forza del lifestream.
Oltre al danno, anche la beffa di esser trattato con la stessa tecnica con cui lui soleva immobilizzare i propri avversari.
Come se non fosse sufficiente, infine Zack Fair riprese in mano la spada dal suo maestro e controvoglia gliela puntò contro senza riuscire a rivolgergli attenzione.
 
«Guardami ...» sibilò Osaka, ricominciando a piangere e singhiozzare «GUARDAMI BASTARDO, SE HAI ANCORA UN PO' DI FEGATO!» lo minacciò, divincolandosi.
 
Fair chiuse gli occhi resistendo ad un dolore atroce, poi lo accontentò, e quando finalmente poterono guardarsi negli occhi Osaka si aprì un sorriso amaro, deformato da una smorfia di dolore.
 
«Uccidimi guardandomi negli occhi.» lo implorò «Fa' che sia un uomo come quello che ha salvato Cloud a farlo, non tu ...»
 
Zack sgranò gli occhi, senza riuscire a credere a ciò aveva appena sentito. Scosse il capo, e quando lo vide arrendersi sconfitto puntando gli occhi sulla lama e poi riportandoli nei suoi lo sconcerto fu talmente tanto da confonderlo.
 
«Vic ...»
«Falla finita, Zack. Uccidimi e basta.»
 
Lo interruppe lui, scuotendo il capo.
"Sephiroth ... ho fallito. Era la mia ultima possibilità, e ho fallito."
 
«Non ho più neanche un solo buon motivo per continuare a vivere...»
 
Vittorio osservò la scena da lontano, gli occhi annebbiati dalle lacrime.
Kendra, accostandoglisi, gli rivolse un'occhiata fredda e sogghignò.
 
«Sei un umano dal cuore tenero, o hai dimenticato che non è ancora finita?»
 
Nemmeno lo ascoltò. Scosse il capo, e quando vide che finalmente Fair si era deciso ad alzare la lama per calarla definitivamente contro il suo alter ego si limitò a replicare.
 
«Portalo via. Limitati a fare il tuo dovere, mago. Al mio cuore ci penso io.»
 
Kendra ghignò divertito. Quell'umano ... era strano, ma aveva dimostrato di avere più fegato del previsto.
Per questo, quasi fosse un dispetto o una sfida, attese che la lama fosse calata e giunta a pochi centimetri dall'anima di Osaka per riportarlo indietro, salvandolo dalla stessa morte che aveva apparentemente colpito il suo maestro.
Infine, senza dare altre spiegazioni, anche loro iniziarono a svanire tornando da dovere erano venuti.
L'ultima cosa che i loro avversari videro e udirono furono i volti sorpresi degli altri maghi, e le parole della strega che rivolgendosi nel suo solito tono scontroso chiese al principe.
 
«Cosa?! Abbiamo perso?! Ci arrendiamo così facilmente, Kendra?! Finisce davvero in questo modo?! E noi???»
 
Senza, ovviamente, ottenere alcun tipo di risposta, ma con molti pensieri in testa.
"Non è finita..." gli aveva detto Sephiroth "Finchè Victor Osaka sarà in vita."

 
***
 
L'anima tornò nel suo corpo, ma questi non riaprì gli occhi. Le ferite erano troppe, troppo profonde quelle nel cuore e nei pensieri.
Sephiroth era morto, la guerra era persa, anche se meteor fosse caduta ora non aveva più nessuna importanza se non quella di fare ciò che non era stato in grado di fare Zack: ucciderlo.
Perciò restò addormentato, ma forse non fu solo merito suo.
 
«Tranquillo, Vic.» la voce del ragazzo del suo sogno fu l'unica e l'ultima cosa che sentì, prima che un sonno pesante e senza sogni lo prevaricasse «Ci pensiamo noi al resto. Tu ... sei stato un bravo soldatino, davvero ... dormi adesso.»
 
Meglio.
Molto meglio dormire che sentire il cuore sanguinare senza più neanche la minima possibilità di guarigione.
 
 
 
 
(Continua, Mercoledì 27 novembre …)
   
 
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