Anime & Manga > Digimon > Crossover Digimon
Segui la storia  |       
Autore: WhiteLight Girl    23/11/2019    1 recensioni
Fanfiction Crossover tra le varie serie di Digimon, in questa prima parte Tamers e Frontier, nella prossima Adventure.
Qualcosa si muove nell'acqua, non è un mistero che sia parte del problema, perché quando Izumi esce dall'ascensore l'acqua scorre sul corridoio davanti a lei e fino ai piedi dei suoi amici. Cosa ci fa quell'acqua putrida nell'ascensore del centro commerciale 109 di Shibuya? Da dove viene? Izumi probabilmente lo sa, ma non è in grado di rispondere a questa domanda.
Personaggi: Takato, Ruki (Rika), Henry, Ryo, Zoe (Izumi), Takuya, Koushi, Kouichi, Junpei (JP), Tomoki (Tommy), Guilmon, Renamon, Terriermon, MonoDramon...
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

15
Annaspando


Takato finì di contare gli spicci nel borsellino e guardò l’orologio con un sospiro. Pensò che non avrebbe dovuto lasciare Junpei da solo in giro per Hypnos, poiché si sarebbe potuto perdere. Se Yamaki lo avesse trovato a zonzo da solo, dopo che gli era stato affidato, gli avrebbe fatto una bella ramanzina. Forse avrebbe approfittato della sua posizione per punirlo, impedendogli di andare nel Digital World per qualche settimana.

Poi, però, Takato ricordò che data la situazione questa volta non avrebbe potuto farlo, quindi sorrise tra sé e decise che solo se il ragazzo dell’altro universo non fosse arrivato entro cinque minuti sarebbe tornato indietro a cercarlo. In quel momento aveva altro a cui pensare, c’era qualcosa, nell’ingresso della sede di Hypnos, che gli impediva di sentirsi al sicuro o rilassarsi; ogni volta che si trovava lì passava il tempo a scrutare oltre la vetrata, controllando che i suoi amici arrivassero.

Questa volta, però, quando Juri passò lì davanti e fu illuminata dalla luce del lampione del marciapiede, non ci fu nessuno scambio di sguardi. La ragazza proseguì dritta per la sua strada. Takato prese il cellulare per controllare se gli avesse mandato un sms per avvertirlo che stava andando a casa, ma non ne trovò traccia. Nel tempo che ci impiegò per decidere di fermarla e chiederle se avrebbe cenato con loro o no e nei pochi secondi che trascorsero prima che si affacciasse per chiamarla, Juri era già sparita tra la folla. Takato rimase un istante in bilico sull’uscio, con il busto proteso verso la strada e gli occhi strizzati in un ultimo tentativo di individuarla, poi si decise a tirare fuori il cellulare per telefonarle, ma il quello di lei squillò a vuoto.

Si arrese, pensando a cosa avrebbe potuto dirle il giorno successivo, e decise che anche se voleva lasciare in pace Junpei sarebbe tornato indietro comunque. Lo avrebbe fatto, se non avesse sentito lo stridore della frenata ed il rimbombo dell’urto in strada.



Takuya si stropicciò gli occhi per l’ennesima volta e si mosse sulla sedia, era ancora troppo intontito per controllare chi fosse entrato, ma quando gli amici gli parlarono questo bastò per riconoscere le loro voci.

«Dov’è Izumi?» domandò Tomoki.

Takuya sobbalzò e si sollevò, sporgendosi verso il letto vuoto. Anche attraverso gli occhi socchiusi ed assonnati poté vedere che lei non c’era. Ebbe un colpo al cuore e trattenne il fiato, nel realizzare che non aveva vegliato su di lei con l’attenzione con cui avrebbe voluto farlo. Il viaggio inter dimensionale doveva averlo stancato più di quanto immaginava.

Scattò in piedi, sporgendosi oltre il lettino come per controllare se la ragazza fosse caduta dall’altra parte, ma di lei non c’era traccia.

«Magari le scappava la pipì.» disse dopo alcuni secondi di esitazione. Si rese conto che non aveva idea di quanto avesse mangiato e bevuto Izumi nei giorni in cui era scomparsa, se avesse avuto un bagno o qualcosa che vi somigliasse in caso di necessità.

Ripensò a Kouichi, che probabilmente era stato con lei per tutto il tempo, e realizzò che lui non era con Tomoki e Kouji.

«Dov’è Kouichi?» domandò.

Tomoki distolse lo sguardo, gli occhi umidi per le lacrime trattenute. Anche Kouji rimase in silenzio, lasciando sospesa tra loro l’indesiderata risposta, e poi si sedette per terra con la schiena contro la parete, proprio accanto alla porta d’ingresso.

Rimasero in silenzio nella penombra, in attesa che qualcuno, chiunque, li raggiungesse e si unisse a loro solo nella speranza che un estraneo potesse infrangere quel clima gelido di tormentata rassegnazione che serpeggiava tra loro. Takuya non si domandò che fine avesse fatto Junpei, poiché immaginava che qualunque sua sparizione avrebbe avuto probabilmente a che vedere con qualche spuntino. Anche Takuya aveva fame, non poteva negarlo, quindi si limitò a sperare che l’amico pensasse anche a loro, come capitava spesso.

Non aveva idea di cosa poter dire a Kouji per consolarlo, poteva solo immaginare l’intensità della sua preoccupazione e la mole del suo smarrimento. Si sentiva sempre più inutile.

Passò una mano tra i capelli per tirare indietro il ciuffo, finalmente si era abituato alla luce proveniente dal corridoio e non aveva più bisogno di strizzare gli occhi, ma si lasciò comunque andare contro la spalliera della sedia, rabbrividendo per il freddo che si era fatto strada nella stanza. Pensò che forse avrebbe potuto riassopirsi, che quando Junpei li avrebbe raggiunti ed Izumi fosse tornata si sarebbe svegliato in qualche modo, ma nonostante il sonno non riuscì ad addormentarsi. Rimase lì fermo con le palpebre serrate ad ascoltare i respiri degli amici, le braccia abbandonate sui braccioli della sedia e la schiena dolorante per essere stato per chissà quante ore in quella posizione scomoda. Nonostante i brividi, sentiva i piedi caldi; le scarpe da ginnastica sembravano una specie di forno attorno ai suoi piedi ed avrebbe tanto voluto toglierle, ma non poteva.

Aveva la gola secca, ma nessuna voglia di alzarsi ed uscire di lì per andare a recuperare una bottiglietta d’acqua, era già un miracolo che non avesse anche la vescica piena.

Quando Junpei e Izumi entrarono nella stanza non bussarono, Takuya si accorse del loro arrivo solo per via del lettino che scricchiolava – dopo che era entrato Tomoki vi si era seduto sopra ed ora era saltato giù nel vedere gli amici – ed aprì gli occhi di scatto.

«Come stai?» domandò ad Izumi.

Junpei era tornato a mani vuote, ma non c’era neanche traccia del fatto che avesse mangiato senza di loro. Takuya si alzò per raggiungere lui ed Izumi, confuso dal loro silenzio e dal loro restare immobili sull’uscio con la schiena rivolta verso la luce, il volto in ombra e l’espressione indecifrabile. Si sarebbe aspettato di vedere negli occhi dell’amica stanchezza, confusione e chissà cos’altro, invece essi erano vacui e quasi privi di riflessi. Ripensò alla cosa che si era mossa sotto la pelle di lei, si chiese dove fosse ora e cosa stesse facendo, non ripensare al film Alien gli era pressoché impossibile e gli dava la nausea. Si morse la lingua per evitarsi di dirle qualcosa al riguardo e si trattenne dallo sfiorarle un braccio per riscuoterla.

Izumi fece un passo indietro per evitare la sua presa, Junpei indietreggiò con lei, Takuya inclinò la testa con uno sbuffo e si corrucciò per chiederle cosa le fosse preso, poi ripensò a quello che le era accaduto, a come probabilmente risentisse ancora e non a torto, di tutto, a Kouichi ancora disperso, solo da qualche parte.

Non vide Izumi sollevare il braccio finché la sua mano non gli sfiorò il mento, allora incrociò il suo sguardo, vide il suo viso che si sporgeva verso di lui, le labbra dischiuse mentre si sollevava in punta di piedi. Le posò una mano sulla spalla per tenerla a distanza, impedendole di baciarlo.

«Oh, Izumi!» esclamò. Arrossì, sentendosi gli occhi di tutti addosso. «Non che non sia... Sono lusingato, ma non mi pare proprio il momento.»

Lanciò un’occhiata a Kouji, che si alzò in piedi a pugni stretti ed a capo chino, pensando che forse avrebbe dovuto dirgli qualcosa, scusarsi anche se in fondo lui non aveva fatto proprio nulla. Non si aspettava che Junpei lo avrebbe afferrato per un braccio, né che l’avrebbe costretto a voltarsi e che gli avrebbe premuto il braccio contro il collo per immobilizzarlo. Izumi si sporse ancora verso di lui, che sentì il sangue defluirsi dal viso nel realizzare che qualcosa non quadrava. Sarebbe stato davvero utopistico, in effetti, pensare che la situazione di fosse risolta così, che Izumi fosse salva e sarebbe bastato semplicemente estrarre quella cosa da dentro di lei per sistemare tutto.

Afferrò il polso di Junpei, stringendolo e cercando di allontanarlo da sé, agitò le spalle per allentare la sua presa, ma quella era ferrea e salda. Kouji accorse in suo aiuto, aggrappandosi al ragazzo e trascinandolo indietro, Tomoki si parò tra loro ed Izumi, tenendola lontana con un braccio teso, ma i due si rifiutavano di arrendersi.

«Chiama i dottori!» disse Kouji a Tomoki spostandosi tra Takuya e Izumi.

Tomoki corse via immediatamente.



Takato guardò il gruppo di auto che si erano tamponate a vicenda con le sopracciglia sollevate, non sembravano esserci andati di mezzo pedoni, ma il solo sapere che Juri era appena passata di lì e poteva essere rimasta coinvolta era bastato a far partire i battiti del suo cuore a mille. La cercò tra la folla, tra i volti di coloro che dal marciapiede assistevano alla scena in strada, ma non la vide.

«Mi dispiace, è comparsa dal nulla.» disse uno dei conducenti.

Qualcun altro gli urlò una parolaccia, una donna uscì dalla portiera del passeggero arrancando sui tacchi alti.

«È colpa della ragazza, lo giuro.» disse ancora l’uomo, indicando l’ingresso del parco.

Takato si voltò con lui, allora vide Juri sparire nell’oscurità del boschetto ed un moto d’ansia gli si gonfiò nel petto, portando con sé la sensazione che qualcosa stesse per andare terribilmente storto. Approfittò delle auto che rallentavano per aggirare l’incidente senza venirne coinvolto, zigzagò tra loro mentre avanzavano lente in fila lungo la corsia, qualcuno suonò il clacson per fermarlo, qualcun altro imprecò e gli gridò contro, ma lui non si fermò. Raggiunse l’altro lato della strada, s’immerse nell’oscurità portata dagli alberi e si guardò attorno per trovare la fidanzata.

«Juri!» gridò, ma lei non rispose.

Attraversò il boschetto, spuntò dall’altra parte e si fermò sul viale per cercare meglio alla luce dei lampioni. Alcuni ragazzi lì attorno lo fissarono, forse chiedendosi cosa gli fosse preso, altri lo aggirarono per evitarlo. Scorse Juri in prossimità del laghetto, già distante. Corse per raggiungerla, evitando un paio di coppiette che arrivavano nella sua direzione, e quasi la perse di vista. La ritrovò lungo la riva, l’acqua davanti a lei riluceva, l’aria era pesante e gli pizzicava le narici. Juri fece un passo ed immerse un piede, una bolla esplosa a pelo d’acqua riscosse Takato, che si sporse in avanti per percorrere gli ultimi metri e raggiungere la ragazza, ma il muro d’acqua si sollevò tra loro prima che potesse afferrarla, si richiuse sulla ragazza e poi lei scomparve.

L’acqua tornò calma e scura subito dopo, di Juri non c’era più traccia.

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Digimon > Crossover Digimon / Vai alla pagina dell'autore: WhiteLight Girl