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Autore: ___Page    23/11/2019    1 recensioni
«Dofla» chiamò piatto, come la sua espressione freddamente fissa sul proprio tremante obiettivo. «Che stai facendo?»
«Tengo sotto tiro un ostaggio, Croco-chan»
«Dico con l’altra mano»
Una zaffata di cumino lo investì mentre Doflamingo piegava il capo di lato, lasciandolo penzolare oltre la sua spalla, il naso che gli sfiorava la guancia. «Mi aiuta a concentrarmi, lo sai» soffiò psicotico e mellifluo, con un sorriso psicotico e mellifluo. «Non dirmi che non ti piace»
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*Questa fanfiction partecipa all'iniziativa Yuri & Yaoi's 3 Days organizzata dal forum FairyPiece - Fanfiction & Images*
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Prompt preso da "Lista Immensa di Prompt" di LiveJournal, per gentile concessione del Multifandom Drabble Fest del 2011.
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Boa Hancock, Crocodile, Donquijote Doflamingo, Drakul Mihawk, Shanks il rosso
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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COME BONNIE E CLYDE
*Prompt: Una mano sul grilletto, l'altra sul suo culo*





La tensione si sarebbe potuta tagliare con il coltello.
Il silenzio sarebbe stato assoluto all’interno della Red Line Central Bank, non fosse stato per i gemiti di maltrattenuta paura, il respiro affannato degli ostaggi, il passo pesante dei loro scarponcini rinforzati e…
«Fufufufu, ma che bel rossetto miss. Che colore originale»
La donna lo fissò qualche secondo a occhi sgranati, direttamente dentro le lenti scure degli occhiali, prima di reagire con uno scatto e un piccolo urlo e rannicchiarsi ancora di più contro la parete.
«Dofla, non importunare gli ostaggi» parlò con voce annoiata, finendo di pulire per bene la pistola, prima di rinfoderarla e imbracciare nuovamente l’AK-47, provocando un nuovo giro di sussulti e rantoli che lo fecero sospirare esasperato. Fare da baby-sitter agli ostaggi era, d’altro canto, un compito ingrato ma, d’altro canto ancora, lui non stava facendo da baby-sitter agli ostaggi, in realtà.
«Preferisci che importuni te, Croco-chan?»
Lo stava facendo a lui.
Esperto com’era di rapine e truffe, normalmente Crocodile Hook si sarebbe indignato di essere relegato a un simile compito, anzi si sarebbe proprio rifiutato di passare la rapina nella sala principale della banca a guardare addosso a un gruppo di squittenti civili, più preoccupati per i loro rolex che per la loro vita. Lui, che meglio di chiunque sapeva come svuotare un caveaux nello stesso lasso di tempo d’infusione del karkadè, senza lasciare minima traccia del proprio passaggio.
Sfortunatamente per Crocodile, era anche l’uomo che meglio di chiunque sapeva come tenere a bada il folle genio di Doflamingo, o almeno così lo definiva il suo presunto possessore, per Crocodile era solo pazzo da rinchiudere. Ma doveva ammettere che, ancor più sfortunatamente, se nessun allarme era stato attivato, se nessuna vittima c’era stata – come in ogni colpo a cui partecipava Shanks –, se dall’esterno tutto appariva tranquillo e regolare a parte le porte chiuse ermeticamente dall’interno, il merito era proprio delle doti persuasive del biondo.
E in onore delle molte passate collaborazioni che aveva portato la banda a riunirsi ancora una volta, Crocodile aveva, non con poca difficoltà, fatto un passo indietro e ingoiato l’orgoglio e dunque eccolo lì a fare la balia.
Lo fissò di sottecchi, sorridere con quell’espressione inquietante che gli era valsa il soprannome di “Joker”, e dopo qualche secondo si alzò in piedi e si incamminò verso di lui, senza neanche degnarlo di risposta, sfiorando appena la sua spalla con la propria.
«Drakul e Shanks dovrebbero ormai esserci, se hanno seguito le mie direttive alla lettera» mormorò asciutto come la sabbia del deserto, prima di spianare il fucile oltre il biondo compagno, su quel poveretto che aveva avuto la sventurata idea di credersi più furbo di loro. «Perciò ragazzo, sono piuttosto certo che persino un omuncolo come te riterrebbe stupido giocarsi la vita così, a un passo dalla fine di tutto, vero?»   
Il ragazzetto, non esattamente un cuor di leone nonostante lo slancio di improvviso coraggio, si pietrificò con la mano tremante ancora aggrappata al bordo del tavolo, a pochi centimetri dal pulsante d’allarme, nascosto al di sotto del margine inferiore. Si guardò intorno senza realmente muovere il capo, girando solo gli occhi a destra e sinistra, nel tentativo di valutare non era chiaro quale aspetto della sua tutt’altro che rosea situazione ma forse stava solo cercando disperatamente aiuto da qualcuno, perché molto semplicemente le gambe non rispondevano ai suoi comandi e forse aveva esaurito tutto il sacro terrore capace di farlo deambulare nell’avvicinarsi alla scrivania, perché di allontanarsi i suoi arti inferiori non volevano proprio saperne.
«Ragazzo» lo richiamò Crocodile, calmo, nonostante tutto.
Tanto anche se voleva dare l’allarme, gli bastava tenerlo sulla corda finché gli altri due non si decidevano a riemergere dal caveaux. Poi, per quanto gli riguardava poteva anche chiamare polizia di stato, vigili del fuoco, esercito. Sarebbero stati troppo lontani per venire rintracciati da chicchessia, prima che qualcuno riuscisse a dire “coccodrillo”.
Dopotutto non era per imprudenza o desiderio di morte che avevano portato avanti il colpo senza nemmeno nascondere i visi. Era solo ben riposta sicurezza in se stessi, condita da una buona dose di arroganza che mai guastava.
 A loro, mai guastava.
Loro che facevano quel lavoro da sempre  e sapevano farlo ed erano arroganti con ragione e cognizione. Non quella gentaglia che arrancava nella propria stessa paura, i cui slanci di coraggio erano dettati da un distorto spirito di conservazione. Perché altrimenti gettarsi disarmato verso due rapinatori professionisti e senza scrupoli, pensando seriamente di poterli cogliere di sorpresa, solo perché focalizzati – focalizzati, non distratti – su un altro ostaggio che aveva appena avuto la stessa anche se non proprio identica bella pensata?
Crocodile chiuse un istante gli occhi, già rassegnato a raccogliere le cervella dell’eroe del giorno quando sentì Dofla estrarre la pistola e abbassare il calcio. Salvo poi riaprirli non tanto per l’assenza di spari quanto per la sensazione di lieve pressione nelle sue regioni inferiori.
«Dofla» chiamò piatto, come la sua espressione freddamente fissa sul proprio tremante obiettivo. «Che stai facendo?»
«Tengo sotto tiro un ostaggio, Croco-chan»
«Dico con l’altra mano»
Una zaffata di cumino lo investì mentre Doflamingo piegava il capo di lato, lasciandolo penzolare oltre la sua spalla, il naso che gli sfiorava la guancia. «Mi aiuta a concentrarmi, lo sai» soffiò psicotico e mellifluo, con un sorriso psicotico e mellifluo. «Non dirmi che non ti piace»
«Leva la mano dal mio culo»    
«E tu dimmi che non ti piace»
Crocodile sospirò, appellandosi a una qualche forza superiore di dubbia origine e provenienza che se non poteva fagli la grazia di fulminare il compagno, almeno che fulminasse lui.
«Sapete a me cosa non piace? Saltare il pisolino pomeridiano. Perché il culo non lo muovete anziché palparvelo?» li superò Mihawk con due borsoni per mano e uno sulle spalle.
«Drag non essere geloso, sono sicuro che Boa un servizietto te lo fa volentieri più tardi»
«E abbassa la cresta, Occhi di Falco. Stavamo aspettando voi» gli fece presente Crocodile che pure ancora non si era mosso, come d’altra parte neanche Doflamingo, girando solo la testa verso il complice.
Mihawk scoccò un’occhiata impassibile da sopra la propria spalla, lasciando vagare gli occhi dorati sulla coppia. Eccoli lì, due tra i più temuti criminali del paese.
Una mano sul grilletto e l’altra sul suo culo.  
«Il ragazzo sta chiamando la polizia» avvisò Mihawk, riprendendo poi a camminare verso l’uscita, incurante dell’allarme che prese a suonare e delle griglie di sicurezza che si abbassavano cigolanti davanti alle postazioni vuote dei cassieri.
«Ehi, qui non si perde tempo!»
«Vuoi unirti a noi, Shanks?»
«Passo Dofla, ma grazie dell’offerta. Oh ma queste sono sirene?» si accigliò il rosso, come sempre tranquillo e intoccato dagli imprevisti.
«Diamoci una mossa» commentò asciutto Crocodile, scivolando via dalla mano di Doflamingo e abbassando l’AK-47, per tale gioia e stupore dell’ostaggio terrorizzato, che dal sollievo crollò in ginocchio in lacrime.
Doflamingo gli fu subito a fianco, non senza un ultimo sfavillante ghigno alla signora dal rossetto originale, che mollò definitivamente il colpo e perse i sensi per la tensione, e un indice pistola accompagnato da un sillabato “boom” al tipo che aveva pensato di provare a caricarli.
Le porte si sbloccarono con un tonfo sordo e, mentre tutta la strada riecheggiava per l’ululante richiesta di aiuto che il sistema antidiluviano della banca lanciava in tutto l’isolato, la banda si allontanò con la stessa tranquillità e flemma con cui aveva fatto il proprio ingresso. Calmi e senza fretta, come se fossero appena stati al bar per un caffè, si diressero a un vicolo isolato e sapevano già che il viaggio di ritorno non sarebbe stato né silenzioso né gradevole prima ancora di aprire le portiere della cara, vecchia Salomè.
«Quanto ci avete messo?» li fulminò, alzando appena il capo sul marito, le tempie strette tra le dita. «Io qui mi stavo sciogliendo dal caldo e ho dovuto accendere l’aria condizionata. Hai idea di quante rughe faccia venire l’aria condizionata?!»
Mihawk si sporse a posarle un casto bacio sulle labbra, mentre tre portiere schioccavano in chiusura e Shanks si sporgeva oltre Mihawk, a rispondere per l’amico, mentre i borsoni venivano lanciati sull’ultima fila di sedili.  
«Dofla e Croco hanno avuto uno slancio di passione, non sembravano molto dell’idea di metterlo in pausa»
«Dio» esalò Crocodile, passandosi una mano sul volto. «Sono circondato da idioti»
«Croco-chan, non preoccuparti» si leccò le labbra Doflamingo, allargandosi per bene sul trio di sedili di mezzo, così da invadere quanto più spazio vitale possibile del compagno, mentre Boa sfrecciava seguendo il percorso secondario accuratamente studiato, a una velocità che mai nessuno avrebbe creduto possibile per quel vecchio minivan. «Appena finito qui, finiamo anche lì» promise in un sussurro il biondo, occhiando così platealmente al cavallo del compagno che era evidente persino con addosso gli occhiali da sole.
Crocodile lo squadrò per un attimo, la mano bloccata sotto la coscia di Doflamingo e le gambe del biondo tanto larghe da rischiare di slogarsi le anche.
«Non ti dovresti distrarre così, basta un momento, lo sai»
«Non mi sono distratto»
«A me sembrava di sì»
«Mi stavo solo concentrando. Pare che Clyde facesse così con Bonnie, quando doveva prendere la mira» continuò imperterrito a ghignare il Joker.
«Bonnie  e Clyde sono finiti crivellati»
«Per scelta e insieme, Croco-chan»
Crocodile grugnì, volgendo gli occhi da fuori dal finestrino. Difficile dire se il fastidio provato fosse per la brutta abitudine di Doflamingo di volere sempre l’ultima parola, se per la sua impudenza o per la sua imprudenza, se perché non gli piacesse l’idea di finire crivellato, o che ci finissero tutti e due, o che ci finisse il compagno.
Difficile dire perché ancora lo tollerava.
La mano girò lentamente fino a premere nella carne subito sotto alla natica di Doflamingo, stringendo, mentre l’altra mano, quella finta, accarezzava il calcio della pistola a riposo nella fondina.
Eppure lo faceva, lo tollerava e rischiava l’osso del collo per colpa sua.
Lo faceva per tutti quei soldi che anche quel giorno si erano portati a casa con un successo schiacciante.
Ma Crocodile, in una recondita parte di se stesso, sapeva che lo avrebbe fatto anche se non ci avesse guadagnato neppure mezzo berry bucato.
 
  
 
 
 
Angolo dell'autrice: 
Sì, no, è più una captatio benevolentiae. 
Ho molte giustificazioni per questa storia, l'ho buttata giù di getto oggi, è la prima volta che scrivo su di loro come protagonisti della storia. 
Insomma siate buoni. 
Ci tengo a precisare che non ero convinta al cento per cento di Shanks nella banda, ma in fin dei conti è un pirata anche lui, per quanto non gradisca la violenza gratuita, e io ho un debole per Shanks e Mihawk brotp e per questi cinque insieme. 
Insomma spero che nonostante tutto abbiate gradito. 

Pace, bene e cuoricini di zucchero per tutti. 
A presto. 
Page. 



 
 
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