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Autore: Little_GirlMoon005    25/11/2019    1 recensioni
'' Uhm, perché dovrei... parlare di simili cose?"
"Non dirmi che sei vergine, eh Campione?" domandò Ralof con un largo ghigno, ricevendo un'occhiataccia da parte del dovah. No, non era l'essere vergine il problema.
L'avrebbe detto tranquillamente, ma maggior parte di loro stavano già ridacchiando...
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Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dovahkiin, Ulfric Manto della Tempesta
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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No woman for me



Skyrim era una landa gelida, terribilmente fredda. Quella in particolare era una sera dove i pochi gradi pungono le ossa e non si sentiva nemmeno un rumore, ad eccezione del fruscio del vento che scuoteva gli alberi, stivali di pelle che calpestavano la neve appena caduta, e lo scoppiettio di un fuoco di un'accampamento.

I Manto della Tempesta avevano montato le tende per il soggiorno previsto nel feudo dell'Hjaalmarch.
Tutti i soldati erano abbastanza tranquilli, avevano acceso un fuoco e avevano piazzato dei ceppi tutt'attorno per sedervisi, mentre cucinavano il loro primo pasto da diversi giorni.

Non ci volle molto affinché apparisse la birra e ognuno bevesse e chiacchierasse felicemente. Anche il dovahkiin si godeva la conversazione ed ascoltava attentamente ai racconti dei suoi compagni quella notte. Poche ore dopo, non appena la birra cominciò a fare effetto, la conversazione finì su argomenti più frivoli.

Dopo un interminabile racconto di una delle conquiste di un soldato quando era giovane, il dovah si ritrovò a guardare con grande interesse il fuoco di fronte a lui; Ralof, avendo notato l'atteggiamento scuro del sangue di drago, ghignò divertito mentre un idea esilarante gli sfiorava la mente.

"Dicci un po', Damien," chiese, con l'intenzione di prenderlo un pochino in giro. "Qual'è la migliore che tu hai avuto?" Decisamente confuso a quella domanda, il ragazzo gli diede in risposta uno sguardo perplesso. "La migliore... cosa?"
"La donna migliore, ovviamente! Cos'altro? Ne avrai fatte cadere molte ai tuoi piedi." insistette Ralof.

Avendo compreso, Damien arrossì leggermente riportando la sua attenzione immediatamente al fuoco balbettando una risposta. "Uhm, perché dovrei... parlare di simili cose?"
"Non dirmi che sei vergine, eh Campione?" domandò Ralof con un largo ghigno, ricevendo un'occhiataccia da parte del dovah. No, non era l'essere vergine il problema. L'avrebbe detto tranquillamente, ma maggior parte di loro stavano già ridacchiando, però lui li ignorò. O almeno ci provò. "Ecco, in realtà...'' si portò nervosamente una ciocca bionda dietro l'orecchio. ''per me le donne non sono... uhm, una grande distrazione."

Le risatine cessarono improvvisamente, e in quel momento cadde un velo di silenzio su di loro, interrotto solamente dal fuoco che scoppiettava, e alcuni grilli in lontananza. "Uhm, per favore non fraintendetemi, le donne sono... creature meravigliose, siete fortunati... ad averle al vostro fianco" disse rivolgendosi a tutti gli altri, lo sguardo agitato. "solo che... non fanno... per me."

Si susseguì un altro momento di silenzio cosa che peggiorava la sua situazione, oltre che il suo stato emotivo, facendolo arrossire fino alle orecchie.
Fu in quel momento che Ralof prese nuovamente la parola, "Ehi Campione, tranquillo... per quanto mi riguarda, non mi fa ne caldo ne freddo. Ti piacciono le donne? Va bene. Gli uomini? Va benissimo-"

"Oppure entrambi." aggiunse una delle donne ammiccando al sangue di drago prima di sorseggiare dell'idromele. "Comunque, il punto è che..." continuò Ralof, "non fa differenza, almeno per me. Non so cosa ne pensate voi..." disse questa volta rivolgendosi verso gli altri.
"Per me può portarsi a letto chiunque, basta che sappia ammazzare quei cani imperiali." Rispose uno di loro, la voce dura e leggermente seccata, alcuni fecero un lieve cenno col capo come se fossero d'accordo.

A quel punto, Damien si tranquillizzò un po' e tentò di far diminuire il rossore che era ancora sul suo viso.
Dopo qualche momento, non poté fare a meno di sentire uno strano tipo di pizzicore, un formicolio che si avverte quando ci si sente osservati. Diede uno sguardo agli altri, che stavano discutendo di altre cose tra di loro, poi sentì una grande mano posarsi sulla sua spalla, facendolo balzare.

Dei capelli strusciarono contro il dietro del suo collo e un caldo respiro aleggiò sulle sue orecchie. Una voce profonda eppure dolce sussurrò quel tanto per far sì che solo lui sentisse; "Verresti nella mia tenda, più tardi?"

Rimase seduto in un silenzio scioccato, mentre la pelle d'oca gli si sparse per tutta la schiena. La voce di Ulfric Manto della Tempesta gli faceva questo effetto ogni volta. Percepì la forte mano sulla sua spalla lasciarlo e i passi leggeri che si allontanavano da lui. Rabbrividì alla mancanza di quel tocco, e passò la propria mano in quel punto mentre un sorrisino da ebete gli dipingeva le labbra.




Quando le fiamme del fuoco divennero residui di sole braci, tutti si sistemarono per andare a dormire, ma Damien rimase a fissare le stelle per un poco mentre pensava ad un certo Jarl. Aspettando che tutti gli altri si fossero addormentati profondamente, si mosse delicatamente e silenziosamente verso la tenda di Ulfric.

Il fruscio della tenda mossa attirò l'attenzione dello Jarl di Windhelm, che sedeva sul proprio giaciglio, privo della pelliccia e le protezioni d'acciao, restando con la veste e i pantaloni. "Mio Jarl..." fece Damien accennando un leggero inchino. Ulfric si issò in piedi e si avvicinò al giovane. "Non devi essere formale anche quando siamo da soli." disse cingendogli i fianchi con le mani.
"Io... scusami, è... l'abitudine." farfugliò il giovane.
Le labbra di Ulfric si incurvarono leggermente, prima di posarle sulla guancia dell'altro. Poi lasciò combaciare le loro fronti mentre se lo stringeva più a sé', ricambiato dal giovane che sfregò il naso contro il suo. "Sei stato... coraggioso, prima." disse Ulfric.

"Io... non lo so, forse non dovevo..."
"Te ne penti?"
"No, sapevo che prima o poi sarebbe saltato fuori, ma temo che ora alcuni mi guarderanno con un occhio diverso." ammisse il giovane timidamente. "Ho sentito... come mi hanno chiamato alcuni di loro. Anche i tuoi servi, al palazzo... cominciavano a sospettare di noi, li ho... sentiti parlare."

"Che parlino, allora." ribatté Ulfric. "Avrò molte più ragioni per fare a meno dei loro servigi." Il giovane ridacchiò leggermente. "Non vorrai davvero cacciarli via per me...?"
"No, ragazzo, non temere." mugugnò Ulfric mentre strusciava il viso contro il suo collo. "Mi limiterò... a lamentarmi di come non sappiano svolgere il loro servizi. Forse impareranno a lavorare tenendo la bocca chiusa." sospirò contro la sua pelle facendolo rabbrividire.

"Ulfric... hai già una guerra da combattere, non voglio che ti parlino alle spalle più di quanto non lo stiano facendo ora solo per colpa mia. Se tutto questo ti da... fastidio, io-"
"Non mi importa di queste sciocchezze." tagliò corto Ulfric. "Nemmeno a loro non dovrebbero importare." disse tornando serio mentre lo guardava nuovamente negli occhi.

"Siamo Manto della Tempesta, siamo compagni, fratelli e sorelle che combattono fianco a fianco, ci proteggiamo, ci aiutamo, ma dobbiamo... anche rispettarci per quello che siamo. Ti vogliamo esattamente così come sei, Damien." parlò Ulfric. Abbassò per un attimo lo sguardo prima di aggiungere, con tenerezza, "Soprattutto io." sfiorandogli poi una guancia.

"Quanta saggezza, in queste parole..."
"Con te sto... comprendendo che non mi devo fermare solo all'apparenza."
"Stai migliorando." rise il giovane prima di essere interrotto piacevolmente dalle labbra di Ulfric che si posarono sulle sue, in un bacio dapprima delicato che prese poi un andamento passionale.

"Resteresti con me, stanotte?" esalò Ulfric a fior di labbra. "Sei libero di rifiutare, non è un ordine."
"No... cioè- si! Si, io... lo desidero." sussurrò mentre si lasciava incatenare dallo sguardo fiammeggiante di Ulfric. "Ti voglio."

E dopo non ci furono parole, lasciando spazio a sguardi, gesti, sorrisi complici, gemiti e sospiri, che valevano più delle semplici parole.










  
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