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Autore: Ofeliet    26/11/2019    2 recensioni
Tutto sommato quando viene trasferito all'ambasciata di Roma Ludwig si scopre a non protestare in alcuna maniera, e dopo una settimana ha già il biglietto aereo in mano. Una nuova vita lontano da casa in un condominio forse un po' troppo fuori dalle righe, un ambiente completamente diverso, tutto stravolgeva i suoi piani.
Ma, nonostante tutto, si era innamorato.
{ GerIta | HumanAU }
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Feliciano gli aveva chiesto di vestirsi in maniera formale.
Gilbert non si era risparmiato con le prese in giro per tutto il tempo che aveva trascorso davanti allo specchio. Inizialmente suo fratello aveva protestato, volendosi unire anche lui, ma una volta saputo che si trattava di una mostra tutto il suo entusiasmo a riguardo si era spento, e si era ritirato sul divano senza troppe proteste.
Alla fine era riuscito a trovare la combinazione migliore e finalmente si era messo l’anima in pace. La sua immagine allo specchio lo soddisfava. Non gli rimaneva altro che aspettare Feliciano, che non gli aveva più risposto per tutto il pomeriggio. Era un comportamento strano, ma non aveva voluto insistere troppo, lasciandosi il pomeriggio per riflettere. Aveva pensato tanto a ciò che si erano detti.
Finalmente lo ammetteva. Feliciano gli piaceva, e voleva piacergli a sua volta. Aveva messo insieme i pezzi dei suoi sentimenti e aveva compreso che pure l’altro non desiderava essergli semplicemente un amico. Sapeva di dover fare qualcosa, eppure ogni volta che pensava di vedere Feliciano qualcosa in lui si scioglieva, rendendolo facilmente maneggiabile nelle mani dell’altro.
Con calma si dà un’ultima controllata allo specchio, per poi uscire dalla camera. Gilbert era ancora sul divano.
« Esci, West? »
« Sì, torno tardi. »
« Non preoccuparti, stasera vado da Francis, sai, nel caso avessi bisogno della casa libera. » si sente arrossire, e tira un coppino in testa al fratello, cercando di levargli l’espressione maliziosa.
« Ti prego di non fare sciocchezze mentre non ci sono. » Gilbert non gli risponde, ma è piuttosto certo che avrebbe dovuto tenere il telefono vicino per ogni evenienza.
« Non ti ansiare West, so che la serata per te è importante. » si trova a guardare il fratello, ma non trova le parole giuste con cui rispondergli. Gilbert aveva decisamente ragione, la serata che si prospettava per lui era fondamentale.
Una volta uscito sul pianerottolo, Feliciano non c’è, e lui cerca di non appoggiarsi alla porta nel timore di sporcarsi. Era certamente in anticipo, ma era la sua smania che l’aveva portato a uscire così presto. La porta di Feliciano si apre, e finalmente la persona che aveva desiderato tanto esce dall’uscio.
« Ludwig? »
« Sì. »
« Scusa se ci impiego così tanto, è che la cravatta mi sta dando un po’ di problemi. » lui sospira, avvicinandosi.
« Posso? » Feliciano non sembra reagire, ma poi gli si avvicina, offrendogli il collo. Lui armeggia velocemente con la stoffa, facendogli un nodo che reputava soddisfacente. « Ecco fatto. »
Feliciano guarda in basso, gli sorride. « Grazie, non so come farei senza di te. Vado a mettermi le scarpe e sono subito da te. »
Lo osserva tornare dentro, e lasciare la porta aperta. Può osservare la figura dell’altro dalla sua posizione, in quella mise alla quale non era abituato, alla sua figura che si chinava ad allacciare le scarpe lasciando intravedere la curva del suo-
Scuote la testa, spostando lo sguardo. Non poteva di certo degradare la figura di Feliciano a quello.
« Ora sono pronto. » sente dire, e si sposta per farlo passare. « Lovino, io esco! Non aspettarmi alzato! » dall’interno dell’appartamento sente provenire qualcosa, ma non riesce a coglierne il significato, perché Feliciano chiede subito la porta.
Con calma si avviano verso l’uscita. Feliciano gli appare particolarmente silenzioso, e non sa che dire. Vorrebbe fare domande, ma non ne trova alcuna adatta.
« Per fortuna che ci sei tu a farmi arrivare puntuale, o Kiku ci lascerebbe entrambi a piedi. »
« Kiku? »
« Ah, mi sono scordato di parlartene. É un mio amico, andiamo con lui all’esposizione, altrimenti col cavolo che riuscivo a imbucarmi a una festa simile. »
Feliciano sembrava conoscere un sacco di gente strana. Una volta fuori dal cancello la prima cosa che nota è una limousine, e sposta lo sguardo su Feliciano in cerca di risposte. Questi sorride, scostandosi e aprendo la portiera, infilandosi velocemente dentro la macchina. Lui rimane a fissare il vuoto per un attimo, e poi decide di seguire l’altro dentro. Con cura abbassa la testa per non battere contro il tettuccio, e finalmente entra nell’ambiente. Feliciano si era seduto, e gli stava facendo segno di avvicinarsi. Seduto di fronte a lui c’era un altro uomo. Sembrava sperso nel vuoto, ma poi lo vede spostare lo sguardo su di lui.
« Questo è Ludwig, te ne ho parlato. » l’altro annuisce, esibendosi in un lieve inchino. Lui si sente di ricambiare, e finalmente prende posto accanto a Feliciano.
« Io sono Kiku. » gli dice. Aveva un tono di voce particolare, come se non appartenesse al loro stesso mondo. « É la prima volta che porti qualcuno con te. » dice a Feliciano, che sorride.
« Finalmente ho trovato qualcuno che apprezza l’arte come l’apprezzo io. » si sente intimamente lusingato, e persino Kiku appare sorpreso da simile constatazione.
« É curioso. » si sente nuovamente osservare, questa volta percependo un cipiglio critico. Lo stava valutando, ne era sicuro. « Che lavoro fate, Ludwig? »
Era strano sentire un linguaggio cortese, ma considerando come già fosse particolare la persona che aveva davanti non aveva più molto di cui stupirsi.
« Lavoro all’ambasciata tedesca. » vede l’altro piegare lievemente la testa.
« Un italiano, un tedesco e un giapponese. Potrebbe essere l’inizio di una barzelletta. » dice Feliciano, sorridendo divertito.
« O una riunione dell’asse. » commenta Kiku, ottenendo un sospiro esasperato da parte di Feliciano.
« Vedo che sei hai ancora un senso dell’humour molto pessimista. »
« É la mia natura. » nonostante avesse sempre più l’impressione di come quei due fossero diversi, sembravano andare molto d’accordo. Forse era a causa di Feliciano, che aveva un atteggiamento che lo portava a essere piacevole a chiunque avesse il piacere di interagirci. Non ne aveva alcuna idea, sentiva il suo corpo vicino al proprio e prestava attenzione ai discorsi degli altri due.
Una volta che la limousine si ferma, Kiku li ferma dall’uscire. « Ci tengo ad avvisarvi, ci sono esponenti molto importanti a questa serata. Non fate sciocchezze. Parlo soprattutto con te, Feliciano. »
« Non preoccuparti, ho Ludwig con me! » risponde lui, afferrandogli il braccio. L’altro uomo sembra soddisfatto dalla situazione, e finalmente esce dall’abitacolo. Lui lo segue, trovandosi davanti a una sontuosa villa. Nuovamente non sa dire di dove si trovi, ma ormai ha iniziato a farci l’abitudine con Feliciano. Osserva l’autista prendere una valigetta e consegnarla a Kiku, che inizia ad avviarsi. Feliciano lo segue subito dopo, spingendolo a chiudere quella strana fila che avevano creato.
C’erano già diverse persone all’interno, e il corridoio era già disseminato di opere d’arte. Vorrebbe fermarsi ad osservarle, ma Feliciano lo intercetta, portandosi accanto a lui.
« Non fermarti. Quelle che espongono qui sono sempre delle croste. » sussurra al suo orecchio, prendendolo sotto braccio. Si sente in imbarazzo per la cosa, ma non vuole essere duro con se stesso. Era la prima volta che partecipava a una festa dell’élite romana. Doveva rimanere con Feliciano per tutto il tempo, e il pensiero non gli dispiaceva. Sentiva il suo braccio sul proprio e si sentiva felice.
Seguono entrambi Kiku dentro la sala principale, illuminata ad arte per far risaltare un palcoscenico al centro. « Credo faranno dipingere qualcuno sul momento. » mormora Feliciano, lasciandogli il braccio. Lui si trova ad annuire, e finisce per perdere di vista entrambi gli accompagnatori con cui si era presentato. Non aveva alcuna idea di cosa dire nel caso qualcuno avesse fatto domande sulla sua presenza lì. Dopo poco, però, si rende conto che a nessuno importava l’identità dei presenti una volta varcata la soglia. Un cameriere gli offre un calice di champagne, che lui accetta mentre osserva una prima opera.
L’atmosfera era soffusa, rendendo il quadro che aveva di fronte più reale di come lo immaginasse. Ne osserva i dettagli, li imprime nella sua mente, cerca di capire quale tecnica sia stata usata e anche di coglierne l’autore. Non c’era alcuna targhetta esplicativa dell’opera, spingendolo a fantasticare sull’eventuale soggetto che aveva di fronte.
Una volta risolto il mistero del primo pezzo passa con calma all’altro. Questa volta era un paesaggio di montagna, probabilmente le alpi. Si trova a sorridere ingenuamente, cercando di coglierne i dettagli. Ogni albero, ogni sfumatura della roccia, ogni traccia di neve, sembravano tutti dipinti con molta cura.
« Ti piace quello che vedi? » una voce sconosciuta lo ridesta dalla sua perlustrazione, e si trova a voltarsi verso un altro uomo. La luce soffusa rende difficile vederne chiaramente i tratti, ma gli sta sorridendo. Annuisce.
« Sì, è uno splendido paesaggio. » l’altro uomo annuisce, facendosi più vicino.
« L’artista l’ha dipinto apposta per farsi osservare. »
« Non ne dubito. » parla quindi un’altra persona dietro di loro, e Ludwig si volta per vedere Feliciano, sorridente. « É certamente un ottimo pezzo da acquistare. » l’uomo fa qualche passo avanti, portandosi tra di loro. « Peccato che non sia in vendita. » l’altro fa una lieve smorfia, ma si allontana.
« Ti ho perso di vista. » dice, mentre Feliciano allunga la mano verso il colletto. Lui glielo lascia fare, e sente le dita dell’altro avvicinarsi alla pelle della sua gola mentre glielo sistemava.
« Non preoccuparti, ora ci siamo ritrovati. » la luce rendeva anche Feliciano diverso. Era una visione simile a quella avuta durante la loro cena insieme, e ora la situazione si stava replicando. « Hai trovato qualcosa di interessante? »
« Guardavo in giro. » Feliciano emette una lieve risata.
« I quadri esposti qui sono interessanti, ma sono una minima parte del patrimonio privato del padrone di casa. »
« Cosa intendi dire? » Feliciano fa una pausa, sembra indeciso su cosa dire di preciso.
« Intendo che nelle sue stanze, nascoste, ha opere d’arte che è troppo geloso di mostrare agli altri. » simili parole lo colgono di sorpresa. « Non hai idea di quanti collezionisti privati vengano a queste feste per cercare di riuscire a dare solo un’occhiata. »
« Anche tu? »
« No, io qui cerco solo clienti. » ora che lo guardava, Feliciano aveva un’aria diversa. Sembrava più serio, più maturo. Più professionale, se doveva essere sincero, e ne capiva il motivo. « Ma non stasera. Oggi voglio godermi la tua compagnia. »
Simili parole lo fanno arrossire, tanto che prende un sorso dal bicchiere e cerca di dissimularlo. Avrebbe voluto avere la stessa scioltezza nel parlare in maniera così spontanea, ma sapeva di non averla.
« Sono contendo di trascorrere la serata in questa maniera. » risponde, facendo sorridere l’altro.
« Allora continuiamo il giro. Posso comunque dirti qualcosa a riguardo dei dipinti esposti. »
La serata prosegue con più calma, e Ludwig si lascia andare alla voce di Feliciano che, probabilmente con esperienza, gli racconta qualcosa di ogni quadro che hanno davanti. Nessuno pare importunarli, anche se con la coda dell’occhio vede aumentare il numero di persone che li segue a distanza, incuriositi dalla narrazione di Feliciano. Una scintilla di gelosia si accende in lui, e desidera avere la voce di Feliciano solo per sé, che non fosse ascoltata da altri.
Entrambi vengono richiamati da un uomo che era al centro della sala e che aveva dietro di sé un ragazzino molto giovane.
« Sono lieto della vostra presenza oggi. Vedo volti nuovi e vecchi. » dice, guardandosi intorno. « Spero la mia ospitalità sia stata gradita. » si alza un lieve applauso, che l’uomo riceve con una certa deferenza. Si avvicina, curioso, e sente Feliciano fare lo stesso. Gli tiene la mano, ora, e lui la stringe della sua. Gli sembra la cosa più giusta da fare.
« Ma non fare caso a me, so che volete vedere questo giovane prodigio all’opera. » l’uomo lascia il centro della casa, lasciando il centro dell’attenzione ad un ragazzino spaurito. Questi si guarda intorno con occhi grandi e chiari, per poi prendere tavolozza e colori e dirigersi verso l’enorme telo.
Sente Feliciano tirare la mano, e si percepisce allontanare da lì. Guarda l’altro uomo, che ha un’aria piuttosto cospiratoria.
« E se ti dicessi che possiamo assistere a della vera arte, Ludwig, tu cosa mi diresti? » lui batte un paio di volte le ciglia, confuso, ma si trova ad annuire. Feliciano continua a tenergli la mano e camminano al lato della sala, almeno finché non intravedono Kiku. Feliciano, allora, lo lascia andare. « Rimani qui. » mormora, avvicinandosi poi all’altro uomo. Questi non sembrava minimamente interessato all’evento principale, tanto che gli dava le spalle e fissava distratto oltre la finestra. Una volta che Feliciano gli è vicino sembra reagire alla sua presenza. Questi gli si fa vicino, gli parla all’orecchio, e sorride quando questo annuisce. Feliciano torna da lui, riprendendogli la mano.
« Andiamo. » lui si lascia condurre, ed escono silenziosamente dalla villa. Kiku ha di nuovo la valigetta in mano, e si trova a chiedersi se riguardasse la loro destinazione. Il loro percorso non è particolarmente lungo e si svolge in silenzio. Lui pensa alla mano di Feliciano ancora nella sua, e alla serata che sta trascorrendo. Era consapevole che non avrebbe più avuto occasioni come quella.
Kiku si ferma davanti ad un portone, e finalmente apre la valigetta. Dentro, ordinate, c’erano chiavi scintillanti ed elaborate. Si trova a guardare Feliciano, che gli sorride in risposta, e la porta davanti a loro si apre. Lentamente salgono le scale mentre la grande porta si chiude dietro a loro. Una volta sul piano davanti a loro si staglia una grande finestra e la visione notturna della città. Un panorama unico e sconosciuto ai più.
« Da questa parte. » dice loro Kiku, e loro lo seguono senza proferire parola. Li fa entrare in un lungo corridoio disseminato di quadri e statue. Il primo che vede lo coglie di sorpresa. Lo aveva visto solo una volta dentro il libro di storia dell’arte. Era di una collezione privata, e ora lo aveva davanti. Con calma si avvicina, rimirando la fattura del dipinto.
« É molto bello vero? » si scopre ad annuire, guardandolo. Feliciano appoggia il viso contro la sua spalla, ed entrambi tornano a contemplare l’immagine.
« Come possiamo stare qui? »
« Kiku è amico della nobiltà, qui. La sua efficienza e discrezione lo ha fatto diventare il padrone delle chiavi di tutta Roma. »
« Conosci persone singolari. » Feliciano annuisce, ma rimane appoggiato al suo braccio. Con calma si spostano ad osservare un altro dipinto, più esplicito, ma ugualmente attraente. Feliciano gli parla, racconta quello che sa, e lui aggiunge le proprie conoscenze e riguardo. Lentamente passano da marmo d’arte a tela dipinta, parlando piano, come se fossero in un luogo sacro. Sente Feliciano vicino e nel sentirlo inciampare passa una mano sul suo fianco per sorreggerlo. L’altro sembra apprezzare e fa lo stesso, mentre raggiungono Kiku, che apre loro un’altra porta.
La stanza successiva è molto più grande ed è spoglia. Si guarda confuso, ma poi osserva Kiku indicare in alto e alza gli occhi. L’affresco sul soffitto dipinge il paradiso, e le luci sapientemente posizionate fanno apparire lo scenario come ultraterreno.
« Credo sia in parte opera di Raffaello. » mormora Feliciano. « Sono sicuro che almeno le basi siano le sue. »
« Come fai a dirlo? »
« Le sue figure sono uniche. Le riconoscerei ovunque. » si trova a guardare lo stesso punto che l’altro sta fissando, in cerca di risposte. Feliciano sembrava sinceramente in estasi. La loro visita prosegue in una sala attigua, piena di nuove opere d’arte, e la loro pacata conversazione riprende. Ormai non fa nemmeno caso alla mano di Feliciano, gli sembra quasi che debba rimanere lì nella propria.
« E questo è l’ultimo. » dice Kiku, attirando la loro attenzione.
« Grazie per questo favore. » l’altro uomo esegue un breve inchino, e estende la mano verso l’uscita.
« Dobbiamo andare. » una volta fuori li coglie la brezza notturna, e quando guarda l’orologio si rende  conto che sono le due di notte.
« Abbiamo fatto tardi. » mormora Feliciano, passandosi le mani sulle braccia per scaldarsi.
« Sicuramente la festa di là è ancora in pieno svolgimento. Potete tornare lì. » dice Kiku, camminando davanti a loro.
« Non credo, avranno finalmente messo in circolo qualche sostanza nuova e saranno strafatti. » brontola Feliciano. Ludwig lo osserva tremare leggermente e si toglie la giacca, appoggiandola sulle sue spalle. L’altro lo osserva grato e se la infila meglio. L’effetto è piuttosto buffo vista la differenza tra i loro corpi, ma si sente più tranquillo nel saperlo al caldo.
« Probabilmente hai ragione. Ormai avranno riaccompagnato quel povero ragazzo a casa, non è rimasto niente se non un’élite annoiata. »
Ludwig osserva gli altri due uomini, evidentemente più esperti di lui di quel tipo di società. Lui non era mai stato a contatto con essa, e di certo non ne avrebbe avuto più l’occasione. « Allora vi riaccompagno a casa. » dice quindi Kiku, facendo aprire la porta dall’autista e infilandosi in macchina. Feliciano annuisce, per poi fermarsi.
« Ludwig, tu vuoi rimanere? » lui nega con la testa. La sua serata era stata con Feliciano, e così sarebbe finita.
« No, non ha senso rimanere quando tu vuoi andartene. » non sa se Feliciano sia arrossito sotto la luce dal lampione, ma lo osserva infilarsi in fretta nella macchina, e con più calma lo segue. Il tragitto si svolge nuovamente nel silenzio, ma Feliciano è nuovamente appoggiato sulla sua spalla e lui non ha alcuna voglia di parlare.
La macchina si ferma, e lui si trova a dover scuotere piano l’altro uomo, che si passa una mano sul viso.
« Grazie della serata Kiku. » mormora, e anche lui si trova a ringraziare di riflesso. L’uomo fa un altro inchino, e poi chiude la porta, mentre lui cerca le chiavi di casa. Con calma allunga le mani nella tasca della giacca, ancora addosso a Feliciano, che è girato in direzione della macchina, probabilmente ancora per salutare l’altro.
Con calma apre la porta, per poi prenderlo per mano e portarlo dentro. Feliciano ride debolmente, e nuovamente in silenzio fanno le scale. Era la seconda volta nel giro di poco tempo che rientravano così tardi, e stavolta era contento che non fossero sbronzi.
Una volta sul pianerottolo si ferma, indeciso su cosa dire.
« Grazie per la bella serata. » Feliciano piega la testa di lato, sorridendo.
« Grazie a te per avermi detto di sì. »
« Non ho mai avuto occasione di vedere così tanto. »
« Non ci vuole molto, basta chiedere alla persona giusta. E poi volevo tirarti su il morale. »
« Cosa intendi? »
« Gilbert mi ha raccontato del vostro cane di famiglia. » una parte di lui si stringe, addolorata e imbarazzata per simile rivelazione. « So che non abbiamo questo gran rapporto perché non me ne hai parlato, ma volevo comunque fare qualcosa per te. »
Qualcosa dentro di lui si stringe ancora di più. Con calma si avvicina a Feliciano, e lo stringe a sé. « Grazie. » mormora contro di lui. Feliciano avvolge le mani sui suoi fianchi, lasciandosi andare a quel contatto. Non ha idea di quanto tempo rimangono così, ma quando si stacca si percepisce a farlo controvoglia.
« Avrei preferito me lo dicessi tu. » mormora allora Feliciano, abbassando lo sguardo. « Siamo amici, no? »
La sua domanda era più che legittima, eppure lui sapeva che non era quella la verità. Lui non era amico di Feliciano, lui non voleva essere suo amico.
« No, non lo siamo. » qualcosa negli occhi di Feliciano si spezza, ma lui continua a tenerlo vicino a sé. Gli prende il viso, tentando di tenerlo accanto. « La verità è che io non posso considerarti un amico, Feliciano. » le parole nella sua gola di fanno più pesanti. Sa che sta per cambiare tutto ciò che lo circonda, e non sa come reagirebbe l’altro alle sue parole, e forse sta per fare un grandissimo errore, ma lo deve dire. « Tu mi piaci. »
C’è improvvisamente silenzio. Silenzio da parte di Feliciano, silenzio nella sua mente. « Io non ti ho detto di Axel perché ogni volta che ti vedo qualsiasi cosa passa in secondo piano. Sono giorni che penso solo a noi due che ci siamo quasi- »
Viene interrotto dalle labbra di Feliciano sulle sue. L’altro gli getta le braccia al collo, alzandosi probabilmente sulla punta dei piedi. Lui porta le mani sui suoi fianchi, attirandolo fino a sé. Mentirebbe a se stesso se dicesse di non averci pensato a come sarebbe stato baciarlo.
E baciare Feliciano era diverso. Aveva baciato altra gente, eppure ora aveva tra le mani la prima persona che avesse mai baciato. Non era strano. Lo sentiva perfetto. Percepiva le sue labbra morbide, il suo profumo che nonostante la serata non era svanito, il suo lieve tremare per essere in punta di piedi. Era tutto perfetto.
Lentamente Feliciano si stacca, e lo guarda negli occhi. Anche lui aveva desiderato la stessa cosa, lo comprende.
Lo percepisce avvicinarsi con più calma, e piega il viso di lato, stringendolo a sé e permettendogli di tornare sui suoi piedi. Dal sorriso che sente capisce che Feliciano apprezza il suo gesto. Questa volta il loro contatto è meno improvviso, più dolce e calcolato e gliene è grato. Feliciano gli dà diversi baci sulle labbra, uno dopo l’altro, facendolo arrossire. Gli appare particolarmente contento. Sente una delle sue mani passargli tra i capelli, e lui per replicare gli tocca il viso.
Non sente alcun bisogno di parlargli, i baci che si stanno scambiando parlano già abbastanza.
Non sa dire quanto tempo sia passato da quando hanno iniziato a baciarsi, ma quando finalmente si staccano col fiato corto e le labbra che pizzicano, Ludwig capisce che di tempo speso a baciarsi ne hanno speso abbastanza. Quelle di Feliciano sono arrossate, e lo vede portarsi una mano alla bocca.
« Buonanotte, Ludwig. » mormora, e gli rivolge un breve saluto, per poi vederlo sparire dietro la porta di casa. Rimane lì a fissare il vuoto per un po’, cercando di capire se ciò che aveva vissuto fosse frutto di qualche allucinazione.
No, tutto ciò che aveva provato era reale. Feliciano tra le sue braccia era reale, l’averlo baciato era più che reale. Il solo pensiero del suo sapore in bocca bastava per fargli girare la testa. Prende un lungo respiro, prendendo le chiavi e aprendo la porta, percependosi sorridere. Gilbert non c’era. Probabilmente non lo aveva visto rientrare ed era rimasto a dormire al piano di sopra. Forse era un bene, non aveva alcuna voglia di dare spiegazioni o essere particolarmente descrittivo.
Con calma si sposta verso la camera da letto, iniziando a spogliarsi. Sentiva ancora su di sé le mani di Feliciano, erano una sensazione che non se ne stava andando. Gli piaceva.
Una volta cambiato si rende però conto di come mancasse un pezzo al suo completo. La giacca era rimasta tutto il tempo addosso a Feliciano. Si percepisce arrossire al pensiero dell’altro che portava addosso qualcosa di suo. Un gesto innocente si era trasformato in qualcosa di terribilmente malizioso.
Sospira.
Sarebbe stata una buona scusa per poterlo rivedere l’indomani dopo il lavoro. Era certo che dovevano comunque parlare della loro situazione e chiarire.
Con un leggero sorriso si butta sul letto, affondando il viso dentro il cuscino. Tutto quello lo avrebbe fatto il giorno successivo. Ora, in quel momento, rimaneva su di lui la sensazione delle labbra di Feliciano sulle sue, delle sue braccia sulle spalle, del suo corpo premuto contro il proprio. Ed era felice così.

   
 
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