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Autore: vanessie    27/11/2019    1 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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FOLLOWING A STAR

 

Capitolo 189

“Graffi”

 

 

POV Kevin

Andai alla macchina con Evelyn, salimmo a bordo e guidai verso casa di Esther. Era stato bello dedicarci una serata fuori, ma Jennifer ci mancava, non eravamo mai usciti senza la nostra piccola da quando era nata. L’idea poi di averla lasciata a Esther non mi piaceva affatto, per fortuna anche Fox era con lei, speravo le facesse la guardia tenendo lontana la stregaccia cattiva. Fermai l’auto e scesi insieme a mia moglie. Suonammo il campanello e Esther venne quasi subito ad aprirci. “Ciao! Eccoci qua, com’è andata?” le domandò Evelyn “Abbastanza bene” rispose lei “Perché abbastanza? Jennifer ha pianto per caso?” chiese mia moglie con tono già allarmato “No è che…l’avevo lasciata un momento a giocare qui sul tappeto con Fox. Sono andata a prendere una cosa in cucina e, quando sono tornata, la bambina aveva tutte le guance graffiate” spiegò sua zia “Come graffiate? Che è successo? Jen dov’è?” “Calma Evy, sta bene, ha dei graffi ma sta bene” tentò di rassicurarla Esther. Ci portò in cucina da nostra figlia. Lasciai che Evelyn la prendesse in braccio e mi limitai ad accarezzarla. Povera piccola! Aveva due graffi sulla gota destra e tre a sinistra. Si vedeva che aveva pianto, perché aveva tutti gli occhietti rossi “Mam-ma” balbettò rimettendosi a piangere. Guardai Evy e capii che anche lei stava per piangere, sull’onda di quell’empatia madre-figlia che provava dal momento del parto. “Mi dispiace ma non so proprio cosa sia preso a Fox per graffiarla” precisò Esther. La guardai malissimo, Fox era sempre stato un cane dolcissimo e affettuoso, soprattutto con Jenny. Non potevo credere che fosse stato lui, secondo me era stata quell’arpia a farle del male, ma di certo non potevo accusarla così, senza una minima prova. “Andiamo dai, ne riparliamo” affermai mettendo un braccio sulle spalle di mia moglie e portando lei e Jen fuori da quella casa. Feci salire Fox in auto, mentre Evy sistemava la bambina sul suo seggiolino. Misi in moto e partii. “Dovremo medicarle le guance” disse lei “Sì, appena arriviamo a casa” risposi “Cosa possiamo usare? È così piccola!” esclamò “L’acqua ossigenata” “Credi che sia colpa di Fox?” mi chiese “No” affermai. Scendemmo di macchina e entrammo in casa. Mettemmo Jen seduta sul tavolo, Evy la sorreggeva mentre io le medicai i graffi. La bambina era uggiosa e piagnucolava, lo faceva sempre quando stava male o quando aveva bisogno di dormire, o quando aveva voglia di stare con noi. La presi in braccio e la portai sul lettone, in camera nostra. La misi sdraiata e restai a farle le coccole, mentre Evy andò a struccarsi e a mettersi il pigiama. Quando lei tornò mi diede il cambio. Mi stesi sul letto e diedi un bacio alle mie due donne. Fox saltò sul letto, Jen allungò la mano per accarezzarlo e lui si accucciò lì, leccandola. “Fox mobbido” (è morbido) disse la bambina “Vedi? Questa è la prova che non l’ha graffiata il cane! Se fosse stato lui, ora Jennifer non lo avrebbe ricercato, avrebbe pianto o avrebbe avuto un po’ di paura nel farsi avvicinare” dissi esternando la rabbia che covavo dentro. “Lo so amore, hai ragione. Che è successo secondo te?” “Te lo dico io cos’è successo: quella stronza l’ha graffiata dando poi la colpa al cane. Te l’ho sempre detto che ce l’ha con me, che odia l’idea di vederci felici” affermai “Perché fare del male alla bambina?” mi domandò “Per fare del male a noi Evelyn” “Ma la bimba cosa le ha fatto? È talmente innocente…” disse ricominciando ad avere gli occhi lucidi. Le diedi un bacio sulla fronte “Dai calmiamoci, cerchiamo di tranquillizzare Jen” la spronai. Facemmo un’ultima carezza a Fox, mandandolo poi a dormire nella sua cesta. Ci mettemmo tutti e tre sotto alle coperte, con la bambina in mezzo. Accesi la lampada sul comodino e restai a osservare quelle guanciotte da morsi rovinate dai graffi. “Credi che le rimarranno i segni Kevin?” “Penso di no, sembrano graffi superficiali” “Ho paura” disse “Amore stai tranquilla, ti prego. Vedrai che guarirà nel giro di una settimana al massimo” risposi. Accarezzai la piccola sul pancino e lei con la sua manina mi strinse le dita. “Papà” disse, mi avvicinai per darle un bacino sulla fronte e notai che iniziò a socchiudere le palpebre. Evelyn le accarezzava la testa, il nostro calore corporeo e la sensazione di avere accanto i propri genitori la fece addormentare nel giro di poco. “Mi sento uno schifo se penso al fatto che noi eravamo a cena fuori, a ridere e scherzare, mentre nostra figlia piangeva per quei graffi…” disse Evelyn “Ti capisco, provo le stesse cose, ma non potevamo certo prevederlo. So che Esther mi odia, ma sinceramente non pensavo che arrivasse a tanto” “Kevin io credo alla tua versione, ma non possiamo andare da mia zia e accusarla, non abbiamo prove di quello che pensiamo” “Lo so, non le diremo niente infatti, ma non pensare mai più di lasciarle Jen perché mi incazzo” dissi “Non lo farò” rispose. Spensi la luce e dormimmo anche noi.

 

POV Evelyn

La nostra piccola Jennifer era del tutto guarita dai graffi sulle guance, per fortuna non si notava neppure un piccolo segno. Esther aveva notato il mio diverso atteggiamento nei suoi riguardi, aveva tentato di starmi accanto venendomi a trovare a casa o telefonandomi, ma non riuscivo più ad essere la stessa con lei. Che avrei dovuto fare? Aveva fatto del male alla persona più importante della mia vita, a quella piccola creatura che avevo portato in grembo per 9 mesi e che avevo partorito, a colei che aveva cambiato drasticamente la mia vita, ovviamente in meglio. Jennifer ogni volta che vedeva la zia si aggrappava a me, forse voleva solo comunicarmi che aveva paura e che mi voleva al suo fianco. Anche quel pomeriggio Esther venne a casa. L’avevo fatta accomodare sul divano, tenendo mia figlia seduta accanto a me. “Perché non venite a cena da me? Sei sempre sola con la bambina!” esclamò “Preferisco restare a casa, almeno spero che Kevin torni in tempo prima che Jen si addormenti” affermai “Sbaglio o ultimamente Kevin fa sempre il turno di sera?” “Sì…ha dovuto sostituire dei colleghi” spiegai “Colleghi che hanno tutti il turno serale?” mi chiese con un sorrisetto sospettoso “Beh sì” dissi. “Di solito a che ora torna?” “Dipende. Quando ha il turno di sera di solito esce dalla clinica alle 24.00, però se gli capita qualche emergenza resta anche fino alle una, una e mezza” chiarii “Emergenze dici? Ai miei tempi si chiamavano diversamente” rispose. Captai al volo la sua allusione, voleva mettermi il dubbio sulla fedeltà di mio marito, ma perché? “Kevin è un tipo che lavora molto” troncai per giustificarlo. Lei scoppiò a ridere “Ohhhh su questo siamo d’accordo, poi dipende dall’attività nella quale è impegnato” disse “Che vorresti dire Esther?” chiesi spazientita e irritata “Non prendertela Evy. Gli uomini sono fatti così, sai che ne hanno bisogno” “Di cosa?” “Sei mamma da quasi un anno ed è comprensibile che i vostri ritmi da coppia sposata siano mutati” affermò.

 

cap.189

 

“Tra me e lui non è cambiato niente, per noi Jennifer è una ricchezza non qualcosa che ci ha allontanati” risposi fermamente. In quel momento sentii la suoneria che segnalava un messaggio ricevuto. Presi il telefono e controllai, notando che il messaggio proveniva da Kevin:

 

Ciao amore mio, mi dispiace ma stasera farò tardi perché devo restare con un tirocinante a controllare la sua relazione per l’università! Un bacio a te e Jenny, non aspettarmi sveglia! Scusami, ti amo

 

Mi sentii infastidita da quel suo ulteriore impegno. Avevo voglia di stare insieme, di vedere la tv abbracciati nel letto…e invece ultimamente era talmente stanco da addormentarsi appena entrava sotto alle coperte. “Ti ha detto che fa tardi vero?” domandò Esther “Sì” “Oh tesoro, non fare così. Si vede che ci sei rimasta male! Senti…vedila da questo punto di vista: finchè si diverte con qualche ragazza ma poi torna da te, puoi anche sopportarlo” “Si può sapere perché ci tieni tanto a convincermi che lui mi faccia le corna?” gridai perdendo completamente la pazienza. “Non rifartela con me adesso! Sono una donna anch’io e sono più grande di te, è mio dovere insegnarti come va il mondo” affermò “Cosa c’è in Kevin che non va?” “Non c’è nulla che non va, Evy. Credi che le altre ragazze non abbiano gli occhi per vedere che è bello e attraente? È proprio perchè hai sposato un tipo così che te lo dico” rispose mentre la bambina, che captava il mio stato d’animo, si innervosì. “Hai sempre un atteggiamento con lui che…mi ferisce. Forse non te ne rendi conto ma sono innamorata di Kevin e sentirti dire che potrebbe tradirmi, che altre donne hanno pretese su di lui mi fa incazzare” confessai “Beh io lo dicevo solo per tutelarti, per aprirti gli occhi. Sei libera di non credermi” concluse prendendo la sua borsa e avviandosi alla porta. Se ne andò indispettita. Lei era indispettita? E io cosa dovevo dire? Mi faceva passare per la cornuta di turno, continuando a ripetermi che da quando avevamo avuto la bambina io lo trascuravo, gettandolo dunque tra le braccia di altre donne e lei era quella ferita? E a me non pensava? “Dai amore calmati” sussurrai a Jenny per farla tranquillizzare, cullandola un po’. Presi il telefono e composi un sms.

 

Devi proprio restare al lavoro? Perché non rimandi ad un altro momento e vieni a casa appena puoi? Volevo stare con te <3

 

Sperai che mio marito mi accontentasse. Aspettai la sua risposta intrattenendo la bambina con qualche pupazzo. Ecco il messaggio di risposta:

 

Lo sai che anch’io ho bisogno di te, ma proprio non posso rimandare…mi farò perdonare appena possibile <3

 

E ti pareva? Cavolo volevo solo un po’ del suo tempo, non chiedevo granchè. Lasciai Jen con Fox e andai avanti e indietro per la stanza, facendomi assalire dai mille dubbi. Ero certa del suo amore per me, ma…maledetti dubbi…Esther mi aveva messo la pulce nell’orecchio alludendo alla sua continua mancanza da casa nell’ultimo periodo. Mi infilai il giubbotto e presi le scarpe mie e di Jen. Misi il giubbotto anche alla bambina e uscii fuori. Stava nevicando, aprii la macchina e la sistemai nel seggiolino apposito, poi restai per un attimo ferma là fuori a pensare se davvero volevo fare la moglie gelosa, che piombava sul suo posto di lavoro per controllare che fosse realmente lì.

 

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Sì…volevo seguire il mio istinto. Salii a bordo e mi diressi alla clinica veterinaria. Feci attenzione a guidare sotto alla neve, procedendo lentamente. Parcheggiai e presi Jennifer in braccio, avviandomi verso l’entrata. Alla reception c’era una signora diversa dalle solite che avevo trovato le altre volte. “Buonasera, avrei bisogno di vedere il dottor Black, sono sua moglie” le dissi “Attenda un attimo” rispose prendendo in mano il telefono per rispondere ad una chiamata. Quando riattaccò, la signora prese la manina di mia figlia “Ma quanto sei carina tesoro! Hai gli occhi di papà!” esclamò alludendo al loro identico colore di occhi. Le sorrisi e finalmente mi fece entrare. Camminai verso lo studio di Kevin e visto che la porta era chiusa, mi misi seduta ad aspettare che il cliente all’interno uscisse. Dopo circa venti interminabili minuti la porta si aprì. Ne uscì una bella ragazza sui vent’anni con in braccio un gattino. Bussai alla porta semisocchiusa e la varcai quando lui disse avanti. “Ciao, che ci fate qui?” chiese vedendoci “Ciao” risposi, lui si avvicinò prendendo nostra figlia in collo e poi dandomi un bacio sulle labbra “Qualche problema?” domandò “No” risposi sentendomi una stupida per il dubbio che mi aveva fatto sorgere Esther, sul fatto che lui potesse usare la scusa del lavoro per tradirmi. “Avevamo voglia di vederti” tentai di dire.

 

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Kevin mi fece una carezza sul capo e mi diede un abbraccio con il braccio sinistro, quello non impegnato a tenere la bimba. “Tutto bene?” chiese “Sì. Proprio non ce la fai a tornare in tempo stasera?” “Te l’ho detto Evy, non posso” “Ma…in queste settimane passate sei sempre stato impegnato…non riusciamo più a stare insieme!” esclamai con voce da bambina “Ti prometto che organizzerò qualcosa di speciale per noi tre, ok?” “Uhm…” “Cerca di sopportarmi, è un periodaccio qui al lavoro” aggiunse. Strinsi di più le mie braccia intorno al suo corpo e rimasi ad annusare il suo profumo.

 

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“Va bene, non fare tardi però” dissi “Ok e tu guida con prudenza, sta nevicando” mi raccomandò. Annuii e ci scambiammo un bacio prima di salutarci e tornare verso casa.  

 

NOTE:

Ciao, Esther influisce pesantemente in questo capitolo. I dubbi sul fatto che abbia accusato ingiustamente Fox per i graffi alla piccola Jennifer sono molto forti. Come se non bastasse interviene nuovamente per creare dubbi e fare insinuazioni verso Kevin. Molte di voi penseranno che Evelyn non doveva cascarci, ma ripeto che in questo momento della sua vita, Evelyn è molto più fragile, per questo si lascia prendere dalle insicurezze e dalle gelosie, appurando poi che Kevin non aveva niente da nascondere.

Vi ricordo il doppio appuntamento questa settimana, per cui vi aspetto venerdì 29!

Vanessie

   
 
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