Most everything
#8: love is a ghost train rumbling
through the darkness
Era
scappata senza dire nulla. Aveva stretto i pugni, serrato le labbra ed era
corsa via. Neppure due parole. Neanche una. Neanche mezza.
Aveva
imboccato il corridoio e si era intrufolata nella prima aula libera, a caso. La
Signora Grassa, dal ritratto, doveva averle urlato dietro qualcosa ma non si
era fermata ad ascoltarla. Aveva troppa paura di ascoltare, Hermione. Aveva paura che, fermandosi, avrebbe sentito
tutte quelle cose che la sua razionalità si affannava, da anni, a soffocare. E
lei non voleva altro che affogare nel silenzio, e basta. Altre inutili parole –
te l’avevo detto, che non saresti stata
tu. Lo sapevi, lo sapevi – sarebbero servite solo a sotterrare
ulteriormente la già provata stima di se stessa.
Eppure
sarebbe bastato così poco...
Che
lui l’avesse guardata, ecco.
Che
lei gli avesse sorriso, appena ma in modo inequivocabile, come a voler dire ‘che ti avevo detto? Sei stato il migliore,
lì in campo. Meglio pure di Harry’.
Che
lui fosse avanzato piano, tra la folla, con gli occhi azzurri puntati su di
lei.
Che
lei...che lei non fosse stata la brillante, perfezionista, noiosa Hermione Jean
Granger.
La studentessa
più intelligente degli ultimi tempi, quella che non sapeva piangere neppure a
pagare – dannati occhi asciutti, asciutti
come il deserto più arido, come una torrida giornata estiva – ma che
riusciva a far apparire stormi di uccellini dal nulla, anche quando non ce n’era
affatto bisogno.
Forse,
se fosse stata più carina, più superficiale, più divertente, più interessante,
più tutto...forse, ecco, allora lui l’avrebbe
notata e ci sarebbe stata lei tra le sue braccia.
O forse
no.
Avere
una media invidiabile e un cervello geniale come il suo, non le forniva sempre
le risposte che stava cercando – ma è perché
vengono dal cuore, quelle che cerchi, e il cuore l’hai lasciato nell’altra
stanza, in un lago di cocci consumati -.
La porta
si aprì in quello stesso istante e con un nodo all’altezza della gola Hermione
si rispecchiò in due iridi verdi.
Era
Harry – di che si era illusa? -.
Era
solo Harry.
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La prima di –ipoteticamente-
31 fanfiction tutte dedicate Alla Coppia per eccellenza: Ron/Hermione.
Questa mi è venuta in
mente guardando il film (che, per inciso, credo sia venuto su un piccolo
capolavoro, ecco) e andando a rileggere quella scena nel libro. Come avrete
capito, si colloca alla fine del capitolo 14, qualche manciata di secondo prima
che Harry vede il buco nel ritratto chiudersi. Volevo semplicemente dare sfogo
ai pensieri eventuali di Hermione quando vede Ron e Lavanda baciarsi. Il resto,
beh, lo conoscete già (canarini, oppugno,
e mesi e mesi di musi lunghi da smaltire).
Volevo soffermarmi sul
fatto che, quando entra Harry, Hermione non sta versando una lacrima –almeno nel
libro-. La cosa mi ha colpita, ecco. La prossima, comunque, vedrò di farla meno
depressiva. ^-^
Per quanto riguarda la
raccolta, lo scopo è quello di ripercorrere, analizzare e nel caso aggiungere
alcuni momenti Drunk che ci hanno fatto amare la coppia. O a me, perlomeno.
I temi vengono dalla
community 31 Days, come da titolo. Mese: agosto 2009. Perché Ron/Hermione? Perché
sì. Sinceramente, credo sia la coppia meglio riuscita del secolo.
Che dite, me lo lasciate
un commentino? Solo per farmi sapere che ne pensate. O per lanciarmi i pomodori
in faccia, va bene lo stesso.
Ve ne sarei immensamente
grata, comunque.
Baci.
memi