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Autore: trenodicarta    27/11/2019    1 recensioni
Quando Claudia Barbieri apre gli occhi, scopre di aver perso i sensi nella metro della città in cui abita. Non solo, lividi e ferite le ricoprono la pelle diafana. A partire da questo momento, qualcuno sembra divertirsi a tormentarla, lasciandole messaggi minatori su un segreto che la riguarda e che è giunto il momento di svelare. Decisa a scoprire chi l'abbia aggredita e minacciata, la ragazza compila una lista dei sospettati. La situazione peggiora quando tutti coloro che vi sono segnati cominciano misteriosamente a scomparire, o peggio...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 4 

Pietro poteva anche non crederle, Claudia era certa di quanto avesse visto.
I tergicristalli presero a scacciare senza pietà le gocce di pioggia posate sul parabrezza. Il tempo avverso e il traffico intenso per un attimo convinsero Claudia a lasciar perdere, a imboccare l’uscita successiva e tornare a casa.
No, tornare indietro non era un’opzione. Prima di rifugiarsi nel piccolo appartamento a cui si era abituata, doveva fare un ultimo sforzo, doveva raggiungere un altro luogo.
Impiegò mezz’ora prima di parcheggiare davanti all’imponente edificio che al terzo piano, ospitava lo studio medico in cui era stata assunta esattamente tre anni prima.
All’epoca si era appena trasferita in città, era avvenuto tutto subito dopo la laurea.
Contrariamente a ogni previsione, non aveva dovuto faticare troppo per trovare un impiego adatto a lei, tutto era avvenuto tramite un semplice colpo di fortuna. La fortuna aveva sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita di Claudia, anche se pareva che negli ultimi tempi l’avesse abbandonata.
Quel giorno di tre anni prima però, la fortuna aveva girato a suo favore. Aveva conosciuto Sara in maniera del tutto casuale, in un piccolo negozio accanto al cinema vecchio. Era alla ricerca di nuovi mobili.
Vedendo Claudia indecisa tra due diversi colori, Sara le aveva consigliato un comodino beige, intromettendosi dal nulla nell’indecisione della ragazza.
Quest’ultima aveva infine comprato il comodino bianco.
«Il modo migliore per prendere una decisione è ricevere un consiglio. Nel momento in cui te lo danno, potrai esserne soddisfatta e seguirla, oppure sentirti insoddisfatta e capire che ciò che vuoi è l’opposto. Com’è accaduto a te.»
Le spiegò sapientemente Sara, riuscendo a guadagnarsi da Claudia la più completa attenzione.
Avevano qualche anno di differenza, Sara appariva inoltre ancor più adulta della sua reale età; ciò accadeva per via delle lievi rughette ai lati degli occhi e delle labbra, abituate a sorridere in continuazione.
Dopo averla ascoltata per un quarto d’ora, a Claudia venne naturale domandare: «Sei una psicologa?»
«Psicoterapeuta.» Le porse finalmente la mano. «Dottoressa Sara Agostini.»
Claudia le strinse la mano. «Dottoressa Claudia Barbieri. Assistente Sociale.»
Erano entrambe donne forti, indipendenti e intelligenti. C’erano tutte le carte in tavola affinché divenissero nemiche. Loro fecero molto di più: divennero amiche e colleghe.
Sara le offrì la possibilità di un colloquio all’interno del suo studio medico. Lo studio che aveva aperto con il suo ex marito, un brillante psicanalista. Le raccontò come dopo la laurea fosse stato difficile trovare lavoro.
«Così un giorno ho deciso di crearlo io. Un luogo alternativo agli ospedali, ai consultori e tutto il resto. Un luogo in cui ricevere ogni tipo di paziente, dal più ricco al più povero. Offriamo consulenza, supporto, visite mediche. Abbiamo psicologi, educatori, medici. Collaboriamo tutti, spesso qualcuno ha un paziente e si rivolge a un collega per un aiuto. Ad esempio, un pediatra che sospetta che una sua paziente soffra di bulimia, può chiedere a uno dei nostri psicologi aiuti e via così.»
Sara parlava del suo studio con una tale passione che Claudia se ne innamorò senza neanche averlo mai visto. Decise che voleva farne parte, voleva contribuire, divenire parte di quella piccola e accogliente realtà. Sara parve leggerle nel pensiero.
«Mi manca un’assistente sociale, ora che ci penso.» Sussurrò pensierosa, mentre sorseggiava il suo spritz. «Te la senti di sostenere un colloquio? –
«Vuoi farlo ora? Potevi dirmelo prima di farmi bere due calici di prosecco.»
Entrambe scoppiarono a ridere e Sara si affrettò a scuotere il capo.
«Non sarò io a sottoporti al colloquio, ma mio marito.» Si frenò, arrossendo di colpo. «Volevo dire ex.»
Solo in seguito, quando sarebbero divenute amiche, Claudia avrebbe scoperto che Sara provava ancora qualcosa per quell’uomo che l’aveva fatta tanto soffrire ma al tempo stesso sentire così viva come nessun’altro.
«Fosse per me ti assumerei subito, ma lui ci tiene a esaminare ogni singola persona. Allora, ti interessa?»
Claudia finse di pensarci, giocherellò con il proprio bicchiere vuoto, per poi dire: «Solo se ci facciamo un altro giro.»
«Questo sì che è il modo perfetto per corrompere il tuo capo.»
 
Il colloquio con Marco, l’ex di Sara, fu ben più tosto di quanto Claudia pensasse. Ingenuamente, la ragazza era convinta che il posto di lavoro fosse già suo, ma quando si trovò dinnanzi a una sfilza di candidati, ben più preparati e sciolti di lei, comprese di essersi sbagliata. Per non parlare di quanto severo e serio fu Marco. L’uomo era sulla trentina, aveva origini sudamericane a giudicare dal colorito della pelle e i lineamenti del viso. Ritrovandoselo davanti, Claudia comprese come mai Sara faticasse così tanto a dimenticarlo: l’uomo trasudava fascino e intelligenza da ogni poro. Era pacato mentre parlava, ma al tempo stesso deciso. Era elegante, la camicia perfettamente stirata e la giacca abbottonata. Ed era ancora, terribilmente, in grado di metterle soggezione. Le pose una serie di domande precise, mirate, ascoltandola con attenzione, senza lasciar sfuggire alcun segno o alcuna smorfia. Non lasciava intravedere alcuna emozione. Claudia non riusciva a comprendere se stesse rispondendo bene o male, se l’uomo fosse soddisfatto o no. La fissava con quegli occhi scuri, fissi, pareva non sbattere nemmeno le palpebre.
Come aveva fatto Sara, così esuberante e aperta, a sposare un uomo tanto freddo?
A metà colloquio, Claudia si rassegnò al fatto che non avrebbe mai ottenuto il lavoro. Era troppo giovane, inesperta. Aveva fatto qualche tirocinio, tra un esame e l’altro, alle volte aveva collaborato con il Tribunale dei minori, con dei centri di accoglienza, ma nulla di che. In tutti quei lavori le avevano sempre detto come agire, in quello studio invece, sarebbe stata lei a seguire i propri clienti, avrebbe fatto tutto da sola. E non ci sarebbe riuscita. Questo Marco lo sapeva, per questo non l’avrebbe assunta.
«La ringrazio Dottoressa Barbieri, credo possa bastare.» La liquidò con quelle parole, interrompendola mentre lei stava ancora rispondendo alla domanda appena fatta. Si era forse stancato di ascoltarla, per questo l’aveva interrotta? Aveva già deciso che non fosse idonea?
Claudia sorrise a fatica e quasi si fosse gelata, si alzò dalla sedia con lentezza.
«Sono io a ringraziarla per avermi concesso questo colloquio.»
Si pentì nell’immediato di aver usato quel verbo. Concesso. Suonava patetico, disperato, come se lei fosse un inferiore a cui Marco doveva concedere qualcosa. Pazienza, ormai ho sbagliato tutto, almeno mi mantengo coerente fino alla fine. Disse tra se e se mentre l’uomo le porgeva la mano. Per la prima volta lo vide sorridere.
«Arrivederci Dottoressa, le farò sapere.»
Claudia strinse la sua mano, trovandola fredda e poco accogliente rispetto a quella di Sara. In quel frangente comprese un dettaglio importante: quell’uomo era uno stronzo. Uno stronzo che però le diede il lavoro.
 
Tutti i timori di Claudia erano svaniti nel momento in cui aveva iniziato a lavorare all’interno studio. Inizialmente Sara l’aveva aiutata molto, contagiandola con la sua allegria e voglia di fare. Marco si vedeva raramente, per fortuna, se ne stava sempre nel suo ufficio, controllando la finanza, i conti dello studio. Cose burocratiche, come diceva Sara.
Claudia si era dimostrata molto abile fin dall’inizio nel suo lavoro. Aveva iniziato aiutando i colleghi con i propri pazienti e da lì quei pazienti erano divenuti suoi. Ex alcolizzati, tossicodipendenti, minori e qualsiasi altra persona a cui potesse offrir il suo aiuto bussava alla sua porta. Oppure era lei ad andare a cercarli. Vagava per le strade malfamate, parlava con le persone che ancora potevano essere salvate, che meritavano di essere salvate. A volte andava bene, a volte veniva mandata al diavolo.
Ad ogni modo, era la miglior assistente sociale che Sara avesse mai conosciuto e anche Marco dovette riconoscerlo. Claudia era precisa, attenta, empatica e soprattutto non si soffermava sul fare il proprio lavoro, andava oltre, faceva molto di più. Il che la rendeva speciale.
Qualcuno non doveva pensarla così, quel qualcuno aveva deciso di aggredirla e infliggerle la più temibile delle ferite: la paura.



Angolo autrice
Ciao a tutti, ecco il quarto capitolo della storia.  Scusate per il ritardo! Spero che finora il tutto vi stia piacendo e incuriosendo, nel caso abbiate suggerimenti o commenti da muovere, lasciatemi un commento, per me è importante conoscere l'opinione dei lettori. 
Se volete, potete inoltre seguirmi sul mio blog personale, dedicato alla scrittura e a ciò che spero un giorno di poter pubblicare. 
http://trenodicarta.it/

 
   
 
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