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Autore: killer_joe    28/11/2019    2 recensioni
In una città in cui le formalità valgono più dei sentimenti, cinque ragazzi, amici da sempre, prenderanno strade diverse lasciandosi alle spalle i precedenti legami e, per qualcuno, l'amore.
Pochi anni dopo, una notizia lascerà le loro coscienze in subbuglio, invadendoli di dubbi. "La Fazione prima del sangue" è quello che è stato loro insegnato. Ma può essere una Fazione più importante della loro amicizia?
-..-..-..-
La storia è un cross-over tra One Piece e Divergent, ma si sviluppa in modo completamente diverso da entrambe le opere. Per chi non avesse letto Divergent non c'è pericolo, basta l'introduzione inizale per capire la storia.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Nami/Zoro
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti/e! Che dire... 
Non aggiorno questa storia da anni, e pensavo davvero che sarebbe rimasta incompiuta. Tuttavia, un recente commento mi ha fatto tornare l'ispirazione per scrivere qualcosa di più. 

Non posso promettere nulla, perché sono vicina alla laurea e sto completando la mia tesi, un lavoro che mi tiene molto impegnata. Spero comunque che ci sia qualcuno che ha voglia di seguirmi in questa avventura. 

Okay, vi ho tediato abbastanza. Meglio se vi lascio al capitolo :)





Capitolo quarto


Anno 14015: Fazione Eruditi

 

Le mani si spostarono, veloci, da una provetta all’altra. Gli occhi color caramello osservarono, attenti, prima il becher e poi il cronometro. Nella stanza silenziosa i battiti del cuore sembravano amplificati.
Cinque, quattro, tre, due, uno…
Il cronometro si azzerò e Nami espirò il fiato che stava trattenendo. Esperimento concluso in maniera magistrale. Anche la prova di chimica era superata.
Nami concluse la sua relazione e sistemò l’attrezzatura del laboratorio. L’iniziazione della fazione degli eruditi non era una passeggiata, e i suoi esaminatori richiedevano la massima perfezione. Non che fosse preoccupata, lei era una delle migliori promesse di quell’anno… ma il raggiungimento del risultato impeccabile richiedeva tempo, fatica e studio. Per questo motivo si trovava ancora, sola, in laboratorio.
Sentì bussare leggermente alla porta e una risata allegra rimbalzare per le pareti bianche della stanza.

“Sapevo che ti avrei trovata ancora qui…”

A parlare era stata Nefertari Bibi, l’unica amica che Nami era riuscita a farsi in quei pochi mesi da erudita. Bibi aveva un anno in meno di lei ed era nata erudita, aveva grandi occhi scuri dall’espressione gentile e lunghi capelli azzurro cielo. Era la figlia di uno dei maggiori rappresentanti della Fazione. Bibi voleva unirsi alla fazione dei Candidi, ma la sua famiglia la voleva Erudita; Nami l’avrebbe appoggiata nella sua battaglia, forte dell’esperienza di Nojiko. La rossa le sorrise.

“Anche questa è fatta”

Bibi l’aiutò a sistemare il laboratorio e, insieme, si avviarono verso la mensa, chiacchierando del più e del meno. Ad un tratto Bibi esclamò, guardandola ammirata:

“Stavo pensando… tu hai scelto la Fazione giusta per te. Sembri trovare la massima gioia solo nella conoscenza!”

Nami si trovò a riflettere su quell’affermazione, e non poteva negare la verità di quello che aveva detto l’amica. Lo studio la rendeva interessata, e sentiva la sua vita assumere finalmente un senso. Il conoscere, applicare, scoprire l’affascinava, e non poteva più immaginare la sua vita lontana da tutto quel sapere.
Nonostante tutto, però, aveva trovato lo stesso senso di appagamento anche in altre occasioni… e la mente volò verso un ricordo recente.

Nami si guardò allo specchio, impeccabile nella sua nuova divisa da erudita. Si lisciò la gonna e sistemò il colletto della camicia, beandosi del fatto che, finalmente, aveva la possibilità di passare a guardare la sua immagine riflessa per tutto il tempo che ritenesse necessario. Questa e molte altre conquiste la rendevano sempre più sicura della sua scelta.
Quel giorno sarebbe uscita dalla sede della Fazione: l’avevano scelta per tenere il conto della quantità di grano che serviva agli eruditi per i prossimi quattro mesi. Il lavoro non era difficile, bastava moltiplicare la quantità di cibo per ogni membro della Fazione per il numero di pasti. Tuttavia, era stupita che la rappresentante della Fazione, la sempre perfetta sotto ogni aspetto Dottoressa Nico Robin, avesse chiesto di avere proprio lei al suo fianco, quel giorno, nonostante fosse solo un’iniziata degli Eruditi da poco più di due mesi. Nami sospettava fosse una mossa politica per mettere in cattiva luce suo padre, ma non poteva esserne sicura; ed era troppo entusiasta di andare al Mercato principale per preoccuparsene troppo.

Il suo lavoro era ormai terminato e, mentre la Dottoressa Robin e l’uomo che le aveva accompagnate, un estroso meccanico dal ciuffo azzurro di nome Franky, discutevano di chissà quali mosse politiche con i rappresentanti di altre Fazioni, Nami si godeva il tiepido sole primaverile accarezzarle la pelle. Era persa nei suoi pensieri quando, dietro di lei, qualcuno esclamò:

Ohi! Qui ho finito”

Nami sapeva a chi apparteneva quella voce, non poteva dimenticare. Si voltò di scatto e lui era lì: Zoro.
In piedi sul carro che trasportava il grano per gli Intrepidi, con gli abiti in pelle nera che non lasciavano niente del suo splendido corpo alla immaginazione e la carnagione dorata che brillava sotto i raggi del pomeriggio inoltrato, Nami non poteva distogliere lo sguardo. Era bello come un dio.
Zoro girò la testa e i loro occhi si incontrarono. Il caramello si mescolò con la pece e ne venne sommerso.
Nami si voltò di scatto, dandogli le spalle. Sentiva le guance in fiamme, si era fatta cogliere a fissare come fosse la sua unica ragione di vita il membro di un’altra Fazione! Rossa di vergogna e desiderio, Nami cercò di ricomporsi nella figura di Erudita che sarebbe dovuta diventare, glaciale e superiore al mondo degli uomini, quando sentì alle sue spalle il calore di un altro corpo e una mano sfiorare delicatamente il suo palmo. Si irrigidì di colpo.

Sono un’egoista…” le sussurrò all’orecchio, con la voce roca di un uomo ormai adulto. La schiena di Nami fremette e le sue dita si strinsero attorno a quelle di lui.

Perché?” chiese, una domanda che ne conteneva un milione. Perché si era unito agli intrepidi, perché l’aveva lasciata, perché… era felice? Perché lei non era stata abbastanza per lui… quello che sentì non le diede nessuna risposta, ma non ne avrebbe più avuto bisogno.

Perché ti desidero come allora. Perché ti amo”

Dopo quello non ci furono parole. Solo loro due, nascosti nel buio del magazzino ormai vuoto. Solo le mani di Zoro, brucianti come le ricordava, sul suo corpo, solo le sue labbra incenerenti sulla sua bocca e sul suo collo, solo i baci leggeri sui suoi capelli e poi un sussurro, quasi un respiro, che le diceva quanto, anche a lui, lei fosse mancata.

Nami tornò alla sua Fazione accanto alla Dottoressa Robin, impeccabile nella sua divisa da erudita. Ma le labbra erano stirate in un sorriso perenne; Nami tornava dagli Eruditi con un’esperienza di felicità e con la promessa di un nuovo incontro.

“Hai ragione, Bibi. La conoscenza è l’unica cosa a dare significato alla mia vita”.
‘Quella, e un intrepido tutto muscoli’ concluse dentro di sé Nami. Ma non serviva che l’altra ragazza lo sapesse.

Bibi osservò l’amica e si coprì le labbra con le dita per nascondere un risolino. Non sapeva a cosa avesse pensato in quel momento Nami, ma di sicuro non era la chimica. Qualunque cosa fosse era bene che se la tenesse stretta, perché gli occhi della rossa non brillavano in modo così sfolgorante nemmeno davanti ai libri di testo.

 

Fazione Intrepidi

Zoro osservò il tabellone e constatò, con estrema soddisfazione, che il primo della lista era uno della sua squadra. Con un ghigno di sfida si voltò verso Kidd che, di rimando, gli fece il dito medio.

“Muovete il culo, imbecilli! Non abbiamo tutto il giorno” sbraitò l’intrepido dai capelli rossi ai suoi più che terrorizzati iniziati. Accanto a lui, il suo secondo sospirò sconfitto.
“Andiamo Kidd, così non li metti certo a loro agio…”
“Non sono tenuto a ‘mettere a loro agio’ questo gruppo di frocetti senza palle! L’unica cosa che devono fare è rompere il culo al gruppo di Roronoa!”

Il suddetto Roronoa, a pochi metri di distanza, si fece una grassa risata prima di riportare l’attenzione alla sua squadra di giovani iniziati. Sanji, dal canto suo, passava a dare consigli e a rinfrancare gli spiriti, più alle donne che agli uomini ovviamente, il mandrillo.
“Ragazzi, ascoltatemi bene. Questa è l’ultima sfida di questo periodo e quindi, alla fine del ruba-bandiera, sapremo chi di voi resterà e chi, invece…” Zoro non finì la frase, non ne ebbe cuore. I ragazzi davanti a lui annuirono con fervore e ricominciarono a prepararsi per la sfida. Purtroppo, nonostante Rufy fosse il primo della lista (Zoro ci aveva messo la mano sul fuoco già prima di scoprire che sarebbe stato lui ad allenarlo), alcuni dei suoi ragazzi erano al di sotto della banda rossa che indicava la linea di salvataggio. Mentre osservava i nomi dei molto presto Esclusi che aveva imparato a conoscere, Sanji gli si avvicinò e gli posò la mano sulla spalla.
“Sei stato in gamb… bravetto. Non buttarti giù, hai fatto del tuo meglio”.
Zoro annuì. Se a dirglielo era Sanji, di certo meglio di così non sarebbe riuscito.

 

*

'E' andata meglio di quanto sperassi'.

Zoro seguì con lo sguardo le giovani reclute che avevano superato l'iniziazione. Ne aveva persi meno di quindici, un record per il gruppo dei trans-fazione. Certo, quella ragazzina dei Candidi che aveva deciso di gettarsi nella gola... aveva fatto male. Sanji era stato il suo miglior alleato in quel momento difficile, ma il dolore sarebbe rimasto.

Zoro scosse la testa e prese un sorso di birra fredda, che gli altri capo-fazione gli avevano schiaffato in mano nel momento stesso in cui era entrato in mensa. Lui stesso aveva il sentore di esserselo meritato.
Sanji crollò poco dopo sul posto accanto a lui, anche il biondo con in mano una birra e un'espressione ebete in volto. Quante ne aveva bevute, due? Il biondino era sempre stato un pusillanime quando si trattava di reggere l'alcool.

“Signori, devo fare un annuncio!” trillò Sanji, alzando il bicchiere per richiamare l'attenzione e versandone prontamente metà del contenuto in testa a Killer. Il tavolo scoppiò in una fragorosa risata, mentre Killer si limitava ad un sospiro affranto. Lui aveva smesso di preoccuparsene, davvero.

“Un annuncio? Chi hai messo incinta?” chiese Ace, ironico. La battuta di spirito ebbe l'effetto di rimandare l'intera tavolata in una crisi di risate. Sanji sbuffò indignato.

Spero sia chiaro a tutti che io non farei mai una cosa simile ad una donna! Loro sono creature che vanno omaggiate, onorate, protette come delicati fiori pieni di...” Kidd mollò un lamento sconfitto, seguito a ruota dal resto della tavolata.
“Eccolo che riparte con la solfa” sbottò Marco, che ne aveva le scatole piene delle tirate di Sanji. Ace gli tenne bordone.
“E poi, Sanji, delicate? Non sei quasi finito in infermeria dopo il tuo têt a têt con Tashigi?” rimbeccò canzonatorio. Di nuovo il tavolo rimbombò di risate a spese di Sanji che, troppo ubriaco per formulare una risposta a tono, decise per una più pacata linea d'azione e mise il broncio. Zoro nascose la sua risatina nel bicchiere, per non alterare ulteriormente il carattere già incazzoso del biondo. Da buon amico qual era, gli diede un apertura.

“Quindi, l'annuncio?”

Sanji sbarrò gli occhi, come se si fosse già dimenticato di averli voluti rendere partecipi dell'informazione solo pochi minuti prima. Cristo, Zoro doveva aiutarlo a crearsi una resistenza all'alcool, davvero, perché così era patetico. Poi Sanji fece un sorriso a trentadue denti e si voltò verso il tavolo.

“Giusto, l'annuncio! Signori... sono innamorato!”

E lo disse con tale convinzione... questa volta Zoro non riuscì a trattenere le risate, e quasi si soffocò con la birra. Attorno a lui gli altri capo-fazione non erano messi meglio.

“Ma no, Sanji, non mi dire?”
“E' la stessa della scorsa settimana o qualche altra malcapitata?”
“Seriamente, biondo, dopo la centesima volta la notizia perde di originalità...”

Il broncio di Sanji aveva raggiunto livelli mai visti. Zoro provò quasi pena per lui, se non fosse stato impegnato a sputacchiare birra ovunque. Il punto che la maggior parte degli altri non coglieva era che Sanji, benedetta la sua anima romantica, era davvero innamorato di ogni gonnella su cui posasse gli occhi. Zoro lo capiva, o meglio, poteva fare uno sforzo di comprensione, ma il fatto che il cuore del biondo saltasse ad una ragazza diversa ad un ritmo più sostenuto di quello con cui si cambiava la biancheria non gli aveva regalato una gran reputazione. Non di certo tra le ragazze, almeno.

“Ma... ma io...” Sanji cercò di giustificarsi, ma aveva il cervello talmente annebbiato che riuscì solo a balbettare. Zoro gli batté una mano sulla spalla in segno di sostegno.
“Dai, non te la prendere, stanno solo scherzando. Di chi ti sei innamorato?” chiese, limitandosi a pensare 'stavolta' senza dirlo ad alta voce. Gli occhi di Sanji si illuminarono.
“E' una ragazza bellissima, Zoro! La più bella che abbia mai visto” cominciò, con aria sognante. Zoro roteò gli occhi e si versò un'altra birra, rassegnandosi ad un lungo monologo. Ponderò se spegnere il cervello e pensare ai cazzi suoi, ma non voleva rischiare un calcio in faccia da parte del biondo. Quindi, per mantenere la conversazione pacifica, si limitò ad annuire.
“Ha i capelli azzurro cielo, e gli occhi neri come ossidiana. I lineamenti gentili, e un sorriso dolcissimo” Sanji aveva quell'espressione idiota tipica degli infatuati, gli occhi rivolti verso il cielo e persi in un ricordo. Zoro aggrottò le sopracciglia, confuso. Quella descrizione non gli ricordava nessuna delle ragazze della Fazione. Anche se, ad onor del vero, Zoro era poco interessato agli esponenti del gentil sesso che non fossero Nami.
“Ah sì? E come si chiama, questa visione paradisiaca?” chiese, non sicuro che Sanji sarebbe stato in grado di rispondergli. Il biondo tendeva ad 'innamorarsi' dell'idea dell'amore più di quanto fosse salutare. L'espressione di Sanji si fece seria, e il biondo avvicinò il suo viso a quello di Zoro.
“Non lo so, e non potrei nemmeno cercare di scoprirlo. L'ho vista al mercato... è una erudita” sussurrò, con fare confidenziale. Forse la sua confessione sarebbe rimasta tra lui e Zoro se, complice la troppa birra, non l'avesse sussurrato con un tono di voce sufficientemente alto da farsi sentire da Ace, seduto davanti a loro.

“Sanji, ma sei impazzito? È di un'altra Fazione!” esclamò il moro, con gli occhi spalancati. Il commentò zittì il resto della tavolata e Sanji, improvvisamente al centro dell'attenzione di tutti, arrossì.
“Uhm... lo so” rispose, abbassando lo sguardo in un raro momento di vulnerabilità. Killer tossicchiò, senza dire una parola, mentre Kidd alzò gli occhi al cielo.
“Ma sei serio, biondo? Perché cercare guai con altre Fazioni, con tutta la figa che c'è qui?” commentò, senza notare che Bonney stava passando proprio dietro di lui. La rosa gli mollò uno scappellotto sul collo che gli fece battere la fronte sul tavolo e Ace sghignazzò di gusto, ignorando lo sguardo di fuoco del rosso.
“Che tempismo perfetto, Bons” complimentò Marco, mentre il resto del tavolo rideva di Kidd. La ragazza si limitò a sbuffare.
“Siete un gruppo di coglioni” commentò lapidaria, per poi girare sui tacchi ed allontanarsi da loro con passo sostenuto. Kidd lanciò un'occhiata mesta alla sua schiena.
“Qualcosa mi dice che ti sei bruciato ogni possibilità” lo canzonò Ace.
“Oh, 'fanculo alla mia vita” rispose Kidd, affogando la faccia nella sua birra.

 

Zoro si stava godendo la scena più divertente della giornata, gongolando davanti alla disavventura del rosso, quando sentì la mano di Sanji battere leggermente sul suo avambraccio. Si voltò subito verso il di lui.
“Mmh?” chiese, sovrappensiero. Lo sguardo di Sanji era affranto, e Zoro si raddrizzò sulla panca.
“Dici... dici che dovrei lasciar perdere?” mormorò Sanji, gli occhioni cobalto offuscati da quelle che Zoro poteva riconoscere come lacrime mal trattenute. Sentì una stretta al cuore, e la mente gli saltò ad un ricordo della settimana prima...

Gli occhi di Nami erano spalancati, le pupille talmente estese da far scomparire il color caramello delle iridi. La bocca della rossa era semiaperta, e le labbra gonfie a causa dei lunghissimi baci che si erano scambiati. Zoro la prese tra le braccia e la aiutò a stendersi su quel materasso improvvisato fatto di vestiti e sacchi di iuta rattoppati.
“Sei bellissima” le mormorò sull'orecchio, godendo del brivido che le passò su tutto il corpo. Lei avvinghiò le braccia attorno al suo collo, annullando le distanze tra i loro corpi, e Zoro affondò il viso tra i capelli rossi. Le baciò la tempia, poi l'orecchio, poi la guancia, e proseguì a coprire di baci tutto il viso. Lei ridacchiò, e Zoro pensò che il suono fosse la cosa più musicale che avesse mai sentito.
“Smettila di dire smancerie e spogliami” rispose Nami, facendogli l'occhiolino. Inutile dire che Zoro non se lo fece ripetere due volte.
Erano soli, di notte, lontani dalle loro Fazioni, nascosti in un magazzino in rovina che faceva da riparo agli Esclusi. Eppure era esattamente dove Zoro voleva essere. Tra le braccia di Nami si sentiva a casa.

“Zoro?”
Il ragazzo dai capelli verdi si riscosse, e puntò lo sguardo su Sanji. Il suo secondo in comando, e il suo migliore amico. Si sentì pervadere da un senso di vergogna mai provato prima.
“Io... penso di sì. È la cosa migliore, Sanji, non può uscirne niente di buono da una relazione clandestina trans-fazione”. Il viso di Sanji si contorse in una espressione addolorata, ma il biondo annuì.
“Mmh, hai ragione. Credo”. Gli occhi blu si chiusero, e Sanji deglutì attorno al nulla. Zoro fece per posargli una mano sulla spalla, ma Sanji si alzò di scatto.
“Io... vado a dormire. Ho bevuto troppo” sussurrò a mo' di scusa, girando sui tacchi e allontanandosi subito, la sua camminata un po' instabile. Zoro lo lasciò andare, sentendosi un verme. Sapeva che dimenticare quell'erudita era la cosa migliore per Sanji, considerando che in ogni caso si sarebbe 'innamorato' di nuovo nel giro di una settimana. Tuttavia, era consapevole di essere stato un ipocrita.
'Dovresti seguire il tuo stesso consiglio' si rimproverò internamente, girandosi veloce e prendendo un gran sorso di birra. Meglio affogare ogni rimorso nell'alcool.

   
 
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