Libri > Mitologia greca
Ricorda la storia  |      
Autore: _Sherazade_    28/11/2019    2 recensioni
La giovane Medea si è appena sposata. Dovrebbe essere al settimo cielo, ma non è con il suo grande amore Deucalione che è convolata a nozze, bensì con Eete, il cugino di lui.
Deucalione è morto pochi giorni prima di sposarsi con Medea, tutto per un banale incidente. Medea, però, sa che non vi è stato nulla di accidentale, il suo amato è stato volutamente assassinato dal cugino per poterne prendere il posto.
Medea è distrutta, non vuole dividere la sua vita con Eete, e la sua unica salvezza è racchiusa in quella boccetta che sta stringendo fra le mani.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Persefone, Thanatos
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Traccia: Vai alla pagina “La parola del giorno” sul sito di Zanichelli, scrivi una storia basata sulla parola visualizzata.
La parola di oggi 28/11/19 è SORSO

Genere: Angst, malinconico, drammatico
Fandom: Mitologia greca
Lunghezza: OneShot 1149
Un sorso per la salvezza
 

Medea fissò la boccetta che teneva con delicatezza fra le dita marmoree, facendone oscillare il contenuto lentamente per poterne ammirare il colore ceruleo che sembrava brillare grazie alla luce del sole.
Il cielo aveva le tinte del fuoco, la giornata stava per giungere al termine, e Medea avrebbe tanto desiderato che il tempo si fermasse o, meglio ancora, che si riavvolgesse di soli sei mesi.
Sei mesi soltanto per evitare la catastrofe.
Ma Medea, per quanto avesse pregato gli Dei, sapeva che non le avrebbero concesso quell'unica cosa che lei aveva tanto desiderato, ma le era stata offerta una soluzione. Una soluzione che teneva fra le mani.
Le sarebbe bastato un solo sorso e tutto sarebbe finito.
Un solo sorso e tutte le sue sofferenze sarebbero cessate.
Un solo sorso e sarebbe stata finalmente salva, raggiungendo l'Ade potendosi così ricongiungere con l'amato perduto.


Il banchetto era distante, ma anche lì, sulla spiaggia, con le onde che le accarezzavano i piedi, Medea riusciva a sentire il vociare di tutti gli invitati presenti a quell'evento.
Un matrimonio dovrebbe essere motivo di felicità, e Medea aveva sempre sognato il giorno delle proprie nozze, fin da bambina aveva sempre amato teneramente il suo Deucalione, ed era con lui che avrebbe voluto poter coronare quel sogno così a lungo accarezzato.
Ma Deucalione non c'era più, e quella mattina era stata unita in matrimonio al cugino del suo amato, Eete, che lei non aveva mai potuto soffrire.


Neanche sei mesi prima, i due innamorati stavano per convolare a quelle tanto sospirate nozze, ma una battuta di caccia, fatta un paio di giorni prima del lieto evento, portò alla morte di Deucalione.
Un incidente, così dissero, ma Medea sapeva che era solo una bugia.
Dissero che il vento, scostando le foglie, fece scivolare un raggio di sole all'altezza degli occhi di Eete che stava per scoccare la freccia in direzione del cervo, questo lo destabilizzò, la freccia partì e invece che colpire il cervo, trafisse a morte il suo stesso cugino.
Il giovane era costernato, sembrava distrutto per ciò che aveva commesso, ma non aspettò che pochi giorni prima di chiedere la mano di Medea, della quale era sempre stato follemente innamorato, ma mai ricambiato.
Il padre di Medea, Sicheo, che aveva sempre avuto un occhio di riguardo per Eete, che era, per sfortuna della giovane, anche il suo figlioccio in quanto figlio del suo migliore amico, accettò con gioia la proposta del ragazzo. Una parte di lui temeva che l'adorata figlia potesse chiudersi per sempre in sé stessa a causa del lutto, e lui non poteva permetterlo.
Acconsentire a quel matrimonio avrebbe, secondo lui, portato alla felicità della figlia, unendo le due famiglie come i due amici avevano sempre sperato.
Sicheo aveva acconsentito al matrimonio fra Medea e Deucalione, ma aveva sempre segretamente sperato che la giovane mostrasse interesse per il suo prediletto, e quella tragedia sembrava essere stata la risposta degli Dei alle sue preghiere. Non aveva chiesto la morte del fidanzato della figlia, ma quella situazione, per quanto orribile, sembrava essere stata la giusta soluzione che gli Dei gli avevano offerto.
Medea si era ritrovata fidanzata nuovamente senza che avesse potuto dire o fare niente per impedirlo. Era ancora così sconvolta che non capì la gravità di quello che stava accadendo fino a pochi giorni dallo sposalizio. E lei pregò, stava al tempio a pregare tutti i giorni, chiedendo agli Dei una soluzione. Una qualsiasi per evitare il disastro.
E fu allora che una delle sacerdotesse della Dea, Madre di tutti gli Dei, Era, impietosita dalla disperazione della giovane, le consegnò quella fiala che conteneva un veleno letale.
Medea vide in quella fiala e nel suo prezioso, quanto pericoloso, contenuto, la salvezza.


Aspettò fino a quel giorno per poterla usare, stava solo attendendo che il sole calasse per andarsene proprio al tramonto, il momento del giorno che aveva sempre preferito.
«Medea, mia adorata, non vieni a festeggiare? I tuoi ospiti ti stanno aspettando per l'ultimo brindisi!» le disse il padre con allegria.
«Non mi ero neanche accorta che mi avessi raggiunta, padre. Dammi solo qualche minuto ancora» Medea ebbe un attimo di esitazione, e Sicheo sorrise abbracciandola teneramente, ignaro delle intenzioni della figlia.
«Ti voglio bene, bambina mia». Medea aveva la gola chiusa per i singhiozzi che riusciva a malapena a trattenere. Non poteva dirgli che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.
«Te ne voglio tanto anche io, papà».
Sicheo non colse il segnale, non capì che quella reazione della giovane non era frutto dell'emozione di felicità mista a tristezza perché si era sposata, aprendosi a un suo futuro, con tuttavia un certo peso nel cuore per il fatto di dover abbandonare la casa paterna.
«Non metterci troppo», disse baciandola sulla fronte, ripercorrendo i suoi passi per tornare alla loro bella villa dai numerosi ospiti per continuare coi festeggiamenti.


Medea si sedette sulla sabbia tiepida, con gli occhi ancora pieni di lacrime vide il sole che si congiungeva col mare, aprì la boccetta e bevve tutto quel liquido viscoso con un sol sorso.
Fu un istante, il suo corpo cedette, facendola accasciare a terra.
Si sentì come se qualcuno la dividesse in due, materia e anima, e allora vide Thanatos, il Dio della morte che le tendeva la mano. Medea si girò scorgendo sua madre avvicinarsi di corsa al suo corpo, steso a terra sotto ai suoi piedi, la donna gridò non appena ebbe compreso cosa era capitato alla sua bambina.
«Addio, madre» pensò lei con dispiacere.
Dopo di lei accorsero altre persone, ma lo spirito di Medea era già disceso negli Inferi scortata dal Dio, e non poté quindi vedere quanto dolore si era lasciata alle spalle.
La giovane venne condotta nel gran salone dove le anime venivano giudicate, ma invece dei tre giudici o del Signore dell'Averno, vi trovò la sua amorevole sposa che, come i bardi avevano narrato, non solo era bellissima, ma molto gentile e dolce.
La Dea la prese sottobraccio, e cominciò a parlare, dicendo all'umana quanto le sue sofferenze erano riuscite a toccarle il cuore. Il suicidio non era una bella cosa, ma capiva il perché lo aveva fatto, e le confermò che i suoi sospetti sul tradimento commesso da Eete nei confronti del cugino, erano fondati.
Persefone condusse Medea fino al gran portone.
«Da qui dovrai proseguire da sola» le disse esibendo un dolcissimo sorriso indicandole la via.
Medea era spaventata dall'idea di quello che avrebbe trovato dall'altra parte: era forse destinata a subire un supplizio eterno nel Tartaro?
Vedendola esitante, Persefone non riuscì a trattenersi: «Ti sta aspettando, non farlo più attendere».
Per Medea fu questione di un attimo, il volto si illuminò, e abbracciò d'istinto la Dea, ringraziandola e gettandosi nella luce che vedeva al di là del portone.


Ad attenderla, c'era un uomo a braccia aperte.
«Finalmente insieme...» disse lui con le lacrime agli occhi.
«Per sempre» concluse lei stringendosi a lui.


 
L'angolo di Shera♥

Buon pomeriggio :D.
Eccomi di ritorno con uno dei miei vecchi cavalli di battaglia, e grande amore: la mitologia.
La mia Medea non è quella "classica", ho solo scelto il nome, e da lì ho costruito la mia storia, con due guest d'eccezione.
Il tema era di usare la parola del giorno del sito della Zanichelli, che nel mio caso era SORSO. Spero sia uscito qualcosa di buono.

Un abbraccio e a presto

Shera
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Mitologia greca / Vai alla pagina dell'autore: _Sherazade_