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Autore: kurojulia_    28/11/2019    0 recensioni
«Me ne stavo lì, in piedi... e poi mi dissi: ma che stavo facendo? Per me, era tutto finito. Quindi... che stavo facendo? Perché provavo a fare qualcosa? Perché continuavo, testardamente, a cercare una soluzione per... salvarmi? Mi coprii il viso con le mani. Volevo piangere, ma non una sola lacrima varcava i miei occhi. “Non fermarti”. Così udii alle mie spalle. Una voce, femminile, dolce, vellutata. Quando la sentii, iniziai a piangere senza nemmeno rendermene conto. Mi voltai di scatto, ma qualcosa mi spinse e caddi oltre la porta, in quel buio senza fondo. L'ultima cosa che vidi fu un bagliore dorato».
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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09.





«Sai, è da un po' che ci sto pensando... ».

«Cosa?».

«I tuoi capelli».

«I miei capelli?», ripeté Takeshi, girandosi con la fronte aggrottata verso Yuki. «Cosa... che cos'hanno i miei capelli?».

«Beh, sai, mi fanno chiedere come accidenti fai a vederci».

«Stai dicendo che... sono... lunghi?».

«Bravo!».

«Dai, andiamo; non sono così lunghi. Ci vedo perfettamente».

«Quante dita sono queste?».

«Yuki».

«Okay... quindi quante sono?».

«Tre. Ora mi credi? Sei contenta?». Yuki sorrise, allegra. «Sì, sono contenta», cantilenò. «Ma che ne dici di una spuntatina?».

Takeshi rivolse lo sguardo al cielo, sospirante. «Sarà un viaggio lungo... ».

 

 

Il piccolo paese ad est, poco più grande del villaggio nei pressi di Shizuoka, era un'ora a piedi. Non una grande fatica per il gruppetto, ognuno di loro contraddistinto da resistenza e forza insolita. Ad aggiungerci, il tempo era parecchio favorevole, il ché rendeva Sayumi felice come una pasqua – cosa molto evidente da come saltellava lungo il sentiero di terra, costeggiato da enormi distese di verde.

«Ehy, Yumi!», gridò l'albina, avvicinando le mani a coppa alle labbra, cercando di richiamare l'attenzione dell'amica. «Non ti allontanare! ... ah, niente da fare. Ormai è andata».

«È nel suo mondo», commentò il biondo, con un leggero sorriso.

«Non voglio che ci stia per troppo. La raggiungo». Takeshi e Tetsuya seguirono con lo sguardo la mezzosangue mentre si allontanava, veloce, per approdare al fianco di Sayumi. Le videro avvicinarsi l'una all'altra e scambiarsi una battuta, un sorriso, infine una risata. Yuki infilò il suo braccio sotto quello di Sayumi, cozzando piano la spalla con la sua.
Entrambi i ragazzi le osservavano, improvvisamente rasserenati. «È bello vederle di nuovo unite», bisbigliò il bruno.

«Già», il vampiro tentennò, stringendo le labbra. «Non avrei mai creduto di poterle vedere di nuovo così».

Takeshi fece un leggero cenno col capo. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare una cosa simile.

 

Il paesaggio intorno a loro era quanto più pacifico ci potesse essere. Una specie di oasi terrestre. Se si girava a guardare la strada percorsa, vedevano il profilo confuso di Shizuoka, di qualche collina, e infine delle alte montagne; di fronte a loro, invece, il sentiero sterrato e il verde senza confini e la figura del paese, che si faceva sempre più vicino.
Non avevano incontrato molte persone, non ancora; strano, poiché i commercianti e i viaggiatori non erano una rarità, e quell'ora era una delle migliori per muoversi e spostarsi fra i paesi e le città. Avevano visto qualche donna viaggiare insieme ai figli, qualche contadino e qualche cavallo, ma si potevano contare sulle dita di una mano.

 

«Dì un po'», riprese il moro, dopo un attimo di pausa, spiando con la coda dell'occhio i passanti. «Tu credi che Kazumi sia ancora viva?».

«Francamente, sono ancora in dubbio sulla questione. Non credo che le possibilità siano così remote... d'altro canto, la testimonianza di Yuki è di un certo spessore. Ma ancora, non posso fare a meno di pensare che sia un enorme buco nell'acqua. Dettato da una vana speranza».

«È questo a preoccuparmi. Abbiamo assecondato la sua idea di andare a cercarla, ma... insomma, è una cosa campata per aria». Takeshi corrugò la fronte. «Eppure, a vederla adesso, sembra felice da morire».

«Perché sta mettendo le mani su tutto ciò che voleva», sulle labbra del vampiro si affacciò un sorriso. Era un sorriso che l'amico non gli aveva mai visto. Era addolcito, malinconico e nostalgico al tempo stesso – era come dare un'occhiata ad un album di ricordi.

 

 

Continuarono a camminare. Quando furono a poco più di dieci metri dalle porte del paese, Takeshi sentì su di sé l'ombra degli edifici. Sollevò il volto, in tempo per vedere un grande portone spalancato, fiancheggiato da guardie armate, con un enorme arcata che vegliava sull'ingresso. «Ragazze», chiamò Tetsuya. «Venite qua».

Yuki e Sayumi indietreggiarono, fino a raggrupparsi insieme ai ragazzi. «Qualcosa non va?», chiese Sayumi.

«Non lo so ancora», rispose Tetsuya. «ma tutte queste guardie non mi fanno sentire per niente sicuro».

«Ho un brutto presentimento», disse Takeshi.

 

 

Temettero di essere fermati e perquisiti – soprattutto perché una di loro aveva una katana e l'altro era pieno di pugnali – ma le guardie si limitarono ad adocchiarli attentamente. Dedussero che stavano cercando qualcosa in particolare, forse una persona, forse un oggetto molto noto.
Entrarono in paese senza problemi, ogni caso. Superarono il portone, infilandosi in una vivacissima e rumorosa strada commerciale; sulla destra e sulla sinistra si allungavano una sfilza di negozi, dall'abbigliamento agli animali, e poco più avanti si intravedeva un imponente quercia, le cui radici si stiracchiavano per svariati metri, spaccando le piastrelle che adornavano la pavimentazione.
L'asfalto era interamente ricoperto di pietra bianca anticata e non c'era una sola cartaccia. Era così pulito da sembrare una foto.

Yuki si passò la lingua sui canini. «Notevole».

«Preoccupante», la corresse Tetsuya.

«Eh?», fece Takeshi.

«Sì, sai... le vedi le persone che affollano questa strada?», Yuki indicò la folla. C'era chi usciva da un negozio e attraversava la strada per andare in quello di fronte, chi sedeva sulla panchina in dolce compagnia, chi si fermava a giocare con i cagnolini e anche chi... guardava il quartetto. Fermandosi come uno stoccafisso. «Il 20% di loro non è umana».

Takeshi quasi si strozzò con la saliva.

«Ahia. Non va affatto bene». Sayumi si guardò intorno, con discrezione. Notò dei civili, girati verso i quattro, e alzò le sopracciglia. «Aspetta, allora... vuol dire che quelle due donne che ci fissano... ».

Tetsuya strinse la mano della ragazza, una presa salda e protettiva. Lentamente, e con la coda degli occhi viola, fulminò freddamente le due donne demone sedute al bar. «E non solo loro». Si rivolse all'albina, a voce bassa, in modo che potesse sentirlo solo lei. «Tieniti stretta Take. Muoviamoci da qui, cerchiamo un posto appartato. Poi daremo inizio alle ricerche».

Yuki annuì.

 

 

Senza perdersi in altre chiacchiere, i quattro cominciarono a camminare, spediti, verso la quercia. Dovevano quindi attraversare quel viale commerciale, pieno zeppo di persone. Non avevano idea di dove dirigersi, ma senz'altro non potevano trattenersi in quel punto; la prima opzione era di trovare un posto – come un albergo – dove potersi sistemare per un giorno o due, in modo che potessero svolgere con calma le loro ricerche.
Passarono frettolosamente di fronte alla quercia, cercando di non schiacciare le radici, evitandole con passi spediti. Il gruppo di bambini che stava giocando con la palla si fermò, sollevò i visi e seguì con lo sguardo i quattro.

«Non riesco a capire», borbottò Sayumi, stretta sotto al braccio del vampiro biondo. «Perché ci fissano così tanto? Siete vampiri e demoni anche voi, dov'è la novità?».

«Vampiri e demoni forestieri», rispose Yuki. «in compagnia di umani forestieri».

«Troppe novità in una volta sola?», ironizzò l'altra.

 

Dopo pochi minuti di pellegrinaggio, finalmente trovarono un albergo. Era piccolo ma apparentemente accogliente. In ogni caso, non si sarebbero messi a cercare alternative, sembrava pericoloso.
Entrarono nell'edificio, subito accolti da un bancone e una donna, seduta al di dietro, come segretaria. Sulla destra c'era un appendiabiti, sotto una cassapanca. Sulla sinistra, invece, c'era una scala che conduceva ai piani superiori e proprio accanto una porta con su scritto “kitchen”.

Yuki si fece avanti. Si avvicinò al bordo del bancone, appoggiandoci le dita, e alzò gli occhi sulla donna. «Salve. Avete stanze libere?».

«Salve! Sì, signorina, abbiamo ancora alcune stanze a disposizione».

«Bene, grazie al cielo. Allora prendiamo una stanza per quattr–».

«Ehm– cherì!». La mezzosangue, proprio quando stava per completare la sua frase, si sentì prendere dolcemente dalle spalle e tirare indietro, fino a picchiare contro il petto di Takeshi. Ma l'aveva già riconosciuto dalla voce e dal nomignolo – era da parecchio che non la chiamava così.

Doveva ammettere che l'aveva un po' presa in contropiede.

«Cosa c'è?».

Ma Takeshi la ignorò, rivolgendosi invece alla donna al bancone, in diligente attesa. «Prendiamo due stanze. Siamo in quattro. Molto gentile».

«Ehy, Take!», brontolò Yuki, mentre la segretaria registrava i dati sul suo computer. «A parte il fatto che me ne stavo occupando io, stavo per chiedere una stanza per quattro... ».

«Sì, me ne sono accorto». Takeshi inclinò la schiena, quel tanto che gli bastava per accostare il suo viso a quello della fidanzata. Le sue labbra le sfioravano la guancia e lei riusciva quasi a sentirne il calore – e ne scorgeva il colore fiammeggiante. Takeshi sorrise, sollevando l'angolo della bocca. «Ma non pensi che Tetsu e Yumi vorranno stare da soli, almeno di notte?».

«Ah. Da soli». Lei sbatté le palpebre. «Di notte».

«E magari», continuò lui. «anch'io vorrei stare da solo con la mia ragazza».

«Ah. Capisco».

«Stupida».

 

L'ultima cosa che lei vide fu il sorrisetto sulle sue labbra e una sorta di imbarazzo sui suoi bellissimi tratti.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Lasciate valige, borse e katana, i ragazzi si rincontrarono nel corridoio. Il piano era semplice: si dividevano, ognuno armato di fotografia e descrizione, e setacciavano tutto il paese. Era ciò che Yuki aveva pensato durante il tragitto. Tuttavia, dal momento che quel posto pullulava di vampiri e demoni, potevano tranquillamente scartare l'idea di separarsi. A dir il vero, Takeshi avrebbe potuto anche cavarsela da solo, se faceva attenzione, ma non sapevano se sarebbe stato lo stesso per Sayumi. La ragazza sapeva difendersi, ma era solo qualche principio di autodifesa. Troppo poco per creature notturne.

Come alternativa, si divisero in due gruppi. Yuki e Sayumi avrebbero investigato all'entrata del paese, dove erano passati appena mezz'ora prima, mentre i ragazzi avrebbero provato in altre strade secondarie.

«Fate attenzione», disse l'albina, prima di dirigersi verso la quercia insieme a Sayumi. «Ci troviamo qui appena fa buio. Ragazzi, ve lo ripeto: appena fa buio», poi indicò verso Takeshi. «parlo soprattutto con te».

Il bruno sollevò le mani sopra la testa. «Okay, cherì. Ci vediamo qui appena farà buio, ricevuto».

 

E così, a raccomandazioni fatte, Yuki e Sayumi iniziarono a camminare verso la quercia. Per fortuna – o per sfortuna – erano appena le 12.00 e la maggior parte dei cittadini aveva lasciato i negozi e i quartieri per avviarsi verso casa e consumare il loro pranzo. C'è chi avrebbe mangiato un piatto di riso o una bistecca, e chi avrebbe dissanguato qualche povera preda umana.

«Stai bene?», chiese Sayumi, aggrottando la fronte.

«Sì, sto bene». Alla quercia i bambini non c'erano più. Poco distante da quel punto, su una panchina, c'era una coppia di uomini. «È solo che da quando siamo arrivati in questo paese non riesco a non sentirmi nervosa».

«Mmh. In un certo senso, ti capisco», bisbigliò l'altra. «c'è qualcosa di... non so. Non ti sembra che l'aria sia tesa?».

 

Yuki non rispose, osservando di fronte a sé, pensierosa. Sì, era esattamente la sua impressione. Che l'aria fosse tesa, disponibile a malapena per tutti quanti. Ma magari era solo perché brulicava di creature pericolose e fameliche.

Si avvicinarono alla coppia di uomini sulla panchina. La mezzosangue estrasse dalla tasca un piccolo quadrato bianco e lo spiegò, mostrando l'immagine di una bellissima donna dai capelli rossi e gli occhi color del sole. Sorrideva, guardando di lato, come se stesse ammirando qualcosa di confortante, con la guancia appoggiata alla mano e il mento su un tavolino.

«Chiedo scusa?», esordii l'albina. «Vorremmo chiedere un informazione».

I due uomini interruppero i loro discorsi e sollevarono i nasi verso l'alto, in direzione delle due ragazze. Gli occhi di entrambi erano vispi e piccoli e sulle teste portavano dei cappelli che, grazie all'ampia falda, riparavano dalla luce solare. Ci fu un lungo silenzio, seguito da espressioni concentrate. «Sì?», disse uno dei due.

«Per caso avete mai visto questa donna?», Yuki passò la fotografia agli uomini. Loro la osservarono, con sorprendente attenzione, e infine scossero la testa. «Se la nobile Kazumi Akawa fosse passata di qua, ce ne saremmo accorti».

La mezzosangue riprese la fotografia, senza scomporsi. Non era sorprendente se vicino alla prefettura di Shizuoka conoscessero la vampira. «Capisco».

«Ah, no, aspetta», esclamò l'altro. «Ora che ci penso... non sono sicuro fosse lei, però ieri notte è arrivata un'altra forestiera».

«Ah, è vero... ora mi ricordo. Indossava un mantello bello grande. Aveva il cappuccio calato sul viso, quindi non possiamo dire con certezza se fosse lei».

L'uomo sollevò leggermente il cappello dal bordo, rivelando le rughe sulla fronte. «Come avrete notato, signorine, questo paese non è del tutto ordinario», sorrise. «e non amiamo molto chi viene da fuori – per cui, tendiamo a farci molta attenzione».

«E voi, signori, sapete dove si è diretta?», domandò Sayumi.

Il duo sulla panchina spostò l'attenzione sulla ragazza umana. La osservarono, con freddezza calcolata. Se l'aria, poco prima, sembrava tesa... - adesso assomigliava sempre più ad una corda di violino in procinto di spezzarsi.

Ma la ragazza continuò a sostenere le profonde occhiate, senza batter ciglio.

«Beh?», sbottò Yuki. «Il primo che ride perde? Dove possiamo trovare la forestiera?».

L'uomo sulla sinistra si voltò lentamente verso di lei. «Non lo so. Dovete provare all'albergo».

«Grandioso, proprio il punto da cui proveniamo... », Yuki sospirò. Il suo sguardo ricadde sull'amica, ancora presa dalla guerra di sguardi con l'altro. Il secondo uomo, invece, si concentrò su Yuki.

«Hai un viso familiare», disse, in un sibilo. «Quei capelli bianchi... e gli occhi... ».

La mezzosangue afferrò l'amica per il gomito, tirandosela vicina, e girò i tacchi in fretta – meno la riconoscevano, meglio era.

 

 

Le indagini continuarono per tutto il pomeriggio, fino alla sera, senza fruttare molte novità. Quasi tutti conoscevano la donna nella foto ma nessuno l'aveva vista in paese. Tutti l'avrebbero riconosciuta all'istante e in molti furono sorpresi di sentir parlare di ricerche. A quanto pare, la comunità la dava per morta. Era sensato, purtroppo.
Quando una creatura moriva, di solito non si veniva a sapere subito. Ci voleva del tempo, se non erano di alto spicco. Ma se si trattava di un membro del Consiglio, allora era una questione del tutto diverso: l'informazione circolava alla velocità delle luce, in tutta l'Europa e in tutta l'Asia.

 

 

Quando il cielo cominciò a colorarsi di arancio, le ragazze decisero di tornare indietro, verso l'albergo, dove avrebbero provato a domandare della forestiera col mantello. Nel frattempo, parlarono, cercando di mettere insieme tutto ciò che avevano scoperto.

«Non pensavo che tua madre fosse così famosa», disse Sayumi, mentre passavano di fronte ad un locale che, velocemente, si stava riempiendo di clienti.

«Ha preso alla sprovvista anche me. Sapevo che aveva viaggiato e che aveva conosciuto molte persone... », l'albina corrugò la fronte, lanciando un'occhiata al locale. «Ma penso sia stato il cognome, più che i suoi viaggi... certo che è affollato, eh».

 

Sayumi seguì lo sguardo dell'amica, trovandosi ad osservare una mandria di uomini che aspettavano di poter entrare. Qualcuno, qualche sciocco inebriato dall'alcol, si rese conto della loro presenza e gli fece un sorriso, per poi invitarle a fargli compagnia, dal momento che si sentiva solo.
Yuki e Sayumi lo ignorarono, tornando a parlare. «L'unica possibilità è raccogliere informazioni all'albergo. Credi che ci diranno quello che ci serve?», domandò Sayumi.

«Non mi preoccupa. Se non vorranno parlare, li faremo parlare».

 

Sayumi ridacchiò nervosamente. Entrambe svoltarono a destra, notando Takeshi e Tetsuya di fronte alle porte dell'albergo. Di giorno nessuno dei quattro aveva dato molta importanza al locale, perché era silenzioso come una casa abbandonata. Ma con il calare della sera, l'aria notturna aveva preso il sopravvento sui compaesani, che adesso erano attirati dall'alcol e dalla promessa di divertimento.

«Trovato qualcosa?», esordì Sayumi, quando furono tutti insieme.

«Niente di davvero utile», rispose Takeshi. «Ma pare che conoscano Kazumi, quindi– ».

«Uguale. Tutti la conoscono, nessuno l'ha vista».

«Anche se un tizio diceva che ieri notte era arrivata una forestiera... e che si è diretta all'albergo», disse Yuki.

Tetsuya incrociò le braccia al petto. Tamburellò le dita sul bicipite, come se lo aiutasse a pensare. «Allora proviamo a chiedere».

 

Tutti e quattro tornarono dentro l'edificio. La maggior parte degli ospiti era in giro per il paesino quindi c'era parecchia calma. Tetsuya parlò con la segretaria, la stessa di quella mattina, ma la donna disse che non poteva rilasciare nessuna informazione per questioni di privacy.
«Come immaginavo», mormorò il vampiro – lui sollevò lo sguardo e lo puntò in quello della donna. Era da molto tempo che non usava i suoi poteri, era alquanto arrugginito.

Aveva quasi il dubbio di fallire – ma poi percepì le sue pupille stringersi, tagliarsi, e poi espandersi come buchi neri infallibili.

 

La donna rimase in silenzio. Si girò verso il suo computer, schiacciò qualche tasto. Poi tornò verso il vampiro biondo, e con voce atona disse: «La donna che cercate è uscita venti minuti fa. Non ha detto dove andava. Ma era uguale alla foto, quindi è sicuramente lei».
 

Tetsuya si tirò indietro dal bancone con una spintarella, indietreggiando in direzione degli amici. «Torniamo fuori», disse il vampiro.

 

Di nuovo fuori, in strada, ripeté ai tre le poche ma notevoli informazioni che la segretaria gli aveva rivelato. Yuki ascoltò in silenzio fino alla fine, almeno fin quando il vampiro non rivelò che Kazumi era effettivamente in quel paese.

«No, aspetta», esclamò, alzando il palmo della mano. «È possibile? L'abbiamo trovata? Davvero? Di già?».

«Capisco il tuo sentimento. Sembra troppo bello per essere vero, però... ».

«Però Tetsu l'ha soggiogata, quindi non può aver mentito, ed è difficile si sia sbagliata», ribatté Takeshi, mentre Sayumi annuiva vigorosamente.

«M-ma dove potrebbe... ?», Yuki si prese il viso fra le mani, confusa. Dove? Se era andata da qualche parte, e aveva lasciato l'albergo, qualcuno poteva averla vista. Quindi forse avrebbero dovuto continuare a chiedere ai passanti... ma se nel frattempo sua madre avesse deciso di lasciare il paese? O se avesse continuato a spostarsi, per tutta la città?


A quel punto, l'albina guardò verso il locale, ancora affollato. Da qualche parte, pensò, dovevano pur iniziare. «Perché non... proviamo ad andare lì?».


 


 


 

***


 


 

 

L'affollato e festoso locale, situato di fronte all'albergo, a danneggiare il silenzio notturno, era gremito fino a scoppiare di clienti – per lo più uomini di una certa età.
La facciata era semplice ma accogliente, con due grandi finestre ai lati della porta troppo piccola. Lo stile in sé era rustico, antico, ma si sposava bene con ciò che lo circondava. Riuscivano a sentire risate e voci esuberanti anche prima di iniziare ad avvicinarsi.
I ragazzi si trovavano dinanzi alla grossa e imponente insegna del locale. Yuki fece un passo in avanti, per affacciarsi all'interno, ma per poco non venne spintonata da una coppia di uomini che usciva.

«Yuki», disse Takeshi, ad alta voce, per coprire il trambusto – prima di prenderla per il gomito. «Non andare avanti da sola».

«Scusa», borbottò la mezzosangue, guardando dentro il locale.


Dopo qualche tentativo per passare e troppo tempo speso a cercare una via, i quattro riuscirono finalmente ad entrare.

L'interno era spazioso e largamente illuminato dalla luce gialla di svariate lanterne polverose. Il design interno, così come l'esterno, sembrava ispirato all'epoca medievale; i tavoli, in legno intarsiato, erano sparpagliati un po' dappertutto, ma abbastanza distanti dal bancone del bar, dove c'era una fila di sgabelli rossi occupati. Dietro al bancone si scorgeva l'impianto per la birra e alle spalle di un paio di baristi indaffarati un ricco assortimento di alcolici. In generale, c'era un forte odore di alcol, simile a grappa.

Sayumi si tappò il naso con l'indice e il pollice. «Bleah. Quasi quasi preferisco l'odore del sangue», si lamentò, per poi voltarsi verso gli altri. Sia Tetsuya che Yuki avevano un espressione particolarmente nauseata, sebbene stessero cercando di trattenersi per non darlo a vedere.

«Ehy, avete la faccia di chi sta per rigettare il pranzo di Natale», esclamò la ragazza dai capelli rosa.

«L'odore è così intenso da farmi girare la testa», sibilò l'albina. «Lo sopporto a malapena».

In effetti, come creature sovrannaturali, i loro sensi – compreso l'olfatto – erano amplificati il triplo. E per due giovani creature come Yuki e Tetsuya, che non bevevano alcol, quello era un pugno allo stomaco. Invece Takeshi non faceva una piega. Lontano dalla conversazione degli amici, ispezionava la taverna come un cane da caccia, guardando ogni singola persona.

«Dobbiamo farci strada», disse, dopo qualche secondo. «Da questo punto non si riesce a vedere granché».

L'albina lo guardò aggrottando la fronte, il viso bianco. «Okay, allora cerchiamo di avvicinarci».


Takeshi cominciò a camminare in mezzo alla folla, stringendo la mano di Sayumi, che a sua volta teneva quella di Tetsuya e, infine, Yuki che chiudeva quella sorta di catena umana. L'albina era stordita dal puzzo acidognolo e fitto dell'alcol, e a malapena riusciva a concentrarsi sui suoi passi. Non si era mai trovata in una situazione simile. Era come un'ondata, in piena faccia. Ad aggiungerci, ogni due passi rischiava di essere colpita mortalmente dal gomito di qualcuno, o che le venissero pestati i piedi. Anche tenendo la guardia alta, non riusciva a prevedere ogni singolo movimento di quella dannata calca.


 

Un uomo indietreggiò all'improvviso, bruscamente, e Yuki perse la mano di Tetsuya. «Merd– », non era una situazione pericolosa, ma era meglio stare insieme. «Cavolo».

«Yu?!», esclamò Tetsuya. Ben presto, però, lo spazio tra lui e l'amica si riempì di gente. Yuki sentiva la voce dell'amico, chiamarla e cercarla, ma in men che non si dica lo perse di vista.

«Tetsu! Sono qui!», Yuki si mise a saltare sul posto, alzando le braccia. Il vampiro le rispose qualcosa, ma la sua voce venne coperta dalla moltitudine di rumori e suoni e risate.


 

Incastrata fra cinque persone – o duecento, la sensazione era uguale – Yuki era sul punto di provare ad usare i suoi poteri. Era un'ottima occasione per vedere se i suoi fulmini funzionavano come tre anni fa. Cercò di aprire le braccia, chiuse le palpebre. Respirò profondamente. Avrebbe usato solo il 2%. Piccole scosse, piccoli serpenti. Quel tanto che bastava per farsi largo tra la folla.

 

Percepì le mani caricarsi di adrenalina e pizzicare. Dietro le palpebre chiuse riusciva a vedere una fioca luce azzurrognola.

Ma quando fu sul punto di lasciar andare l'elettricità, una mano l'agguantò con forza dal polso, trascinandola con uno scossone fuori dalla gabbia umana.

Yuki spalancò gli occhi e si voltò di scatto. «Chi– ». Una figura incappucciata. Un lungo mantello verde scuro. La figura sollevò il viso.


 

In penombra, i suoi occhi oro brillarono dolcemente.


 

 


 


 


 

NOTA:

Ahhhh, finalmente è finito. Ci ho messo un sacco di tempo a terminare questo capitolo, non finiva più- onestamente non sono molto convinta, penso che alcune parti siano un po' noiose, ma non ne potevo più di scriverci su e pensare a cosa accidenti fare. Quindi niente, spero che comunque ve lo godiate.

Inoltre, uhm.. durante quest'anno frequenterò un corso e lavorerò, per cui potrebbe capitare che non riesca ad aggiornare per tempo... e vi chiedo scusa in anticipo, cercherò di fare tutto il possibile per mantenere anche un minimo di qualità. ;;
Detto questo, corro a scrivere, che il tempo è poco e prezioso. BYE.

p.s: ho ingrandito il font del testo, fatemi sapere se è peggio o meglio rispetto a prima. :>
 

   
 
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